Carlo Persiani
Carlo Persiani graduated in 1984 with a research about Western Anatolia and the Aegean islands in the III mill. B.C. His Ph.D. research (1987-1990) focused on Central-Eastern Anatolia in the EB2, with a major topic about Arslantepe and Gelinciktepe (Malatya, Turkey). Since 1982 he has been a member of the Arslantepe Research team. In the meanwhile he carried out a series of researches on Italian prehistory, mainly about Southern Etruria Copper and Bronze Age. To date, Carlo works as an archaeologist for the Municipality of Rome, where he is responsible for the preservation and the enhancement of the archaeological heritage of the City. In recent years he developed a particular attention to the 14th-16th century military architecture in relation to the Rome rampart system. After retiring, as a freelance scholar he joined the Pantelleria-Mursia research project under the leadership of Prof. Maurizio Cattani, Alma Mater University, Bologna.
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Any comments about my papers is very well accepted, both favorable or negative, if supported by specific arguments.
Phone: +39 3381268954
Address: Via Como 12, 00161 Roma - Italy
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Papers by Carlo Persiani
Una delle caratteristiche notevoli della Necropoli di Selvicciola nel Lazio settentrionale, insieme al notevole stato di conservazione degli scheletri, alla grande serie di datazioni 14C che questi hanno dato e alle ricche informazioni sulla tafonomia di una necropoli rinaldoniana, è la presenza di una serie di perle e pendenti presenti nei corredi. Ancora più notevole è la composizione di alcuni di questi elementi: oltre all’osso e alla conchiglia, materie comuni nei contesti funerari preistorici, compaiono materiali molto più rari come l’argento, l’antimonio trasformato in valentinite dall’ossidazione e la faïence. Quest’ultima fa qui la sua prima apparizione in Europa, in un momento compreso tra il 3500 e il 3000 a.C. Gli ornamenti sono stati ritrovati associati con sepolture femminili o infantili, nella forma di collane o cavigliere.
One of the hallmarks of the Selvicciola necropolis in Northern Latium, Italy, together with the remarkable state of preservation of its skeletons, the large series of 14C dates they gave and the rich informations on the taphonomy of a Rinaldone culture Aeneolithic cemetery, is the presence of a series of beads as part of the funerary goods. Still more noteworthy is the compositions of some of these beads: beside bone and shell, quite common materials in prehistoric funerary contexts, much rarer fabric appear as silver, anthymony turned in valentinite by oxidisation, and finally faïence. The last one makes here its first appearance in Europe, between 3,500 and 3,000 BC. When found associated with a specific skeleton, beads appear as necklaces or anklets of women and children.
Sulla sponda sudorientale del lago di Bolsena, tra l’abitato di Capodimonte e Monte Bisenzo, è venuta alla luce una discreta quantità di reperti ceramici che indiziavano la presenza di un sito del Bronzo Recente e Finale distinto da quello di Monte Bisenzo ma non troppo distante da esso. Tale ipotesi è stata smentita dalla segnalazione di altri materiali ritrovati in precedenza nella stessa area, provenienti da dragaggi nel porticciolo di Capodimonte. L’indicazione della presenza di un sito in corrispondenza del colle dove sorge oggi il paese è stata confermata dal ritrovamento di altri frammenti analoghi alla base delle pendici, nella località di Mergonara. Questo ritrovamento si aggiunge alla fitta linea di siti del Bronzo Tardo lungo la sponda sud del Lago di Bolsena, dando forma a un paesaggio rivierasco particolarmente popolato, fino alla concentrazione della popolazione nei pochi insediamenti della prima età del ferro.
On the south-eastern shore of Lake Bolsena, a fair amount of pottery sherds came to light between the town of Capodimonte and Monte Bisenzo, suggesting the presence of a Late Bronze Age site distinct from that of Monte Bisenzo but rather near to it. This hypothesis was contrasted by the notice of other sherds of the same age reported to have been found among the rubble dug out from the small Capodimonte harbour. The hint for a Bronze age site on the Capodimonte town hill was finally supported by the finding of other Late Bronze pottery sherds at Mergonara, on the present shoreline bordering the town. This finding sums up to the thick line of Late Bronze Age sites around Lake Bolsena’s southern shore, so shaping a very crowded riverine landscape until the Iron Age concentration of people in few settlements.
Viene presentato un gruppo di frammenti ceramici ritrovati in un contesto di età classica, un santuario rupestre presso Cura di Vetralla (VT). I materiali provengono probabilmente da un contesto disturbato per la costruzione della cella del santuario. La composizione tipologica non indica una specializzazione orientata in senso rituale, ma l’alta percentuale di forme rispetto alle pareti costituisce un dato anomalo rispetto ai depositi d’abitato. Il complesso è attribuibile in gran parte al Bronzo recente e comprende una ciotola carenata d’ambiente terramaricolo del Bronzo Recente, un tipo individuato per la prima volta nella Tuscia. Livelli più antichi sono indiziati da una tazza con soprelevazione a manico attribuibile al Bronzo Medio 1-2.
The transition between the late third and early second millennium BC in the Middle Tyrrhenian region is not entirely clear, both for the unequal status of the documentation and for the confusion caused by placing in the Early Bronze Age a final moment of some Aeneolithic facies, that are currently considered as the EB1 phase.
In the writers’ view, this interpretation is not based on sufficiently solid foundations. The contribution presented here is critical against the immediate adoption of the Central European dendrochronological series framework. It proposes a different interpretation of the dendrochronological subalpine series and argues that the definition of Early Bronze should be restricted to the facies of Mezzano—Early Protoappenninic—Palma Campania, consistently characterized by a series of deep differences with the previous ones, in agreement with what was happening in the regions immediately south and north of the Alps. On the basis of these criticisms, in chronological terms, the distinction between final Aeneolithic and Bronze Age all over the Italian peninsula should not be placed in the XXIII century, but inside a time span between the end of the XXII and the mid XXI century BC.""
This is a strong mark, together with other excavation data, of the East Anatolian–Transcaucasian cultural continuity in the Malatya plain, which lasted almost 6 centuries along the middle and late EBA.""
The paper presents a synthesis of the research carried out by the Authors on the basis of the year 1996 excavation campaign at Montetto (Amorosi, Benevento). The excavation brought to light the remains of a long building with rock-cut base, similar to the Luni sul Mignone long houses, and occupied in a similar time span, from the Middle Bronze Age 1 (Protoappenine) to the Recent Bronze Age (Subappennine). For any other information, please ask C. Persiani.""
Besides pottery, grave goods comprise copper artefacts, three dagger blades and 5 awls, and a series of beads: one of silver, one of frit and several of stone (antimony oxide a.k.a. valentinite). The least were found in three tombs of the Eastern group close to each other, t. 21, t. 23 and t. 35. The grave t. 21 contained also an awl butt end and the frit bead, whilst t. 35 contained the silver one. On the basis of 14C dates and pottery style, this tomb group appears as the earliest one of the necropolis, closely related to the final Neolithic pottery complexes of the Italian Peninsula. Copper artefacts were found only in the Northern group: daggers and awls never appear together, nor are they exclusively related to single,
double or multiple burials. The three daggers from t. 14, t. 15 and t. 34 belong to different types whose distribution stretches all over the Italian Peninsula. Chemical analyses show that awls and daggers were produced using different ores and smelting techniques.
In questo lavoro viene presentato il considerevole nucleo di reperti metallici restituito fino ad oggi dalla necropoli di Selvicciola: perle d’argento e di ossido d’antimonio dalla t. 23, un frammento di punteruolo, un pendaglio a forma di trapezio in fritta e molte perline in ossido d’antimonio dalla t. 21, simili a quelle della t. 23. Molte perline eguali a quelle appena citate sono state restituite anche dalla t. 35. Per quanto riguarda la distribuzione di questi oggetti di ornamento si verifica una notevole concentrazione di oggetti di antimonio in tre tombe tra loro vicine, che si contrappone alla distribuzione degli oggetti di rame, che provengono, in sei casi su sette, da tombe del settore N. Alla differenza di materia prima si aggiunge quella relativa alla classe dei reperti: solo oggetti di ornamento sono prodotti con l’antimonio e l’argento, mentre 4 punteruoli sono concentrati nella fila N. Dal gruppo più occidentale provengono anche il pugnale della t. 15, la lamina della t. 14, per la quale è da valutare un’assimilazione ai pugnali a lama lunga e stretta dai contesti Gaudo e da Monte Bradoni, ed infine la lama di pugnale dalla t. 34. I reperti sono presentati in relazione ai loro contesti e ai risultati delle analisi chimiche e agli aspetti che riguardano i processi di fabbricazione.
Una delle caratteristiche notevoli della Necropoli di Selvicciola nel Lazio settentrionale, insieme al notevole stato di conservazione degli scheletri, alla grande serie di datazioni 14C che questi hanno dato e alle ricche informazioni sulla tafonomia di una necropoli rinaldoniana, è la presenza di una serie di perle e pendenti presenti nei corredi. Ancora più notevole è la composizione di alcuni di questi elementi: oltre all’osso e alla conchiglia, materie comuni nei contesti funerari preistorici, compaiono materiali molto più rari come l’argento, l’antimonio trasformato in valentinite dall’ossidazione e la faïence. Quest’ultima fa qui la sua prima apparizione in Europa, in un momento compreso tra il 3500 e il 3000 a.C. Gli ornamenti sono stati ritrovati associati con sepolture femminili o infantili, nella forma di collane o cavigliere.
One of the hallmarks of the Selvicciola necropolis in Northern Latium, Italy, together with the remarkable state of preservation of its skeletons, the large series of 14C dates they gave and the rich informations on the taphonomy of a Rinaldone culture Aeneolithic cemetery, is the presence of a series of beads as part of the funerary goods. Still more noteworthy is the compositions of some of these beads: beside bone and shell, quite common materials in prehistoric funerary contexts, much rarer fabric appear as silver, anthymony turned in valentinite by oxidisation, and finally faïence. The last one makes here its first appearance in Europe, between 3,500 and 3,000 BC. When found associated with a specific skeleton, beads appear as necklaces or anklets of women and children.
Sulla sponda sudorientale del lago di Bolsena, tra l’abitato di Capodimonte e Monte Bisenzo, è venuta alla luce una discreta quantità di reperti ceramici che indiziavano la presenza di un sito del Bronzo Recente e Finale distinto da quello di Monte Bisenzo ma non troppo distante da esso. Tale ipotesi è stata smentita dalla segnalazione di altri materiali ritrovati in precedenza nella stessa area, provenienti da dragaggi nel porticciolo di Capodimonte. L’indicazione della presenza di un sito in corrispondenza del colle dove sorge oggi il paese è stata confermata dal ritrovamento di altri frammenti analoghi alla base delle pendici, nella località di Mergonara. Questo ritrovamento si aggiunge alla fitta linea di siti del Bronzo Tardo lungo la sponda sud del Lago di Bolsena, dando forma a un paesaggio rivierasco particolarmente popolato, fino alla concentrazione della popolazione nei pochi insediamenti della prima età del ferro.
On the south-eastern shore of Lake Bolsena, a fair amount of pottery sherds came to light between the town of Capodimonte and Monte Bisenzo, suggesting the presence of a Late Bronze Age site distinct from that of Monte Bisenzo but rather near to it. This hypothesis was contrasted by the notice of other sherds of the same age reported to have been found among the rubble dug out from the small Capodimonte harbour. The hint for a Bronze age site on the Capodimonte town hill was finally supported by the finding of other Late Bronze pottery sherds at Mergonara, on the present shoreline bordering the town. This finding sums up to the thick line of Late Bronze Age sites around Lake Bolsena’s southern shore, so shaping a very crowded riverine landscape until the Iron Age concentration of people in few settlements.
Viene presentato un gruppo di frammenti ceramici ritrovati in un contesto di età classica, un santuario rupestre presso Cura di Vetralla (VT). I materiali provengono probabilmente da un contesto disturbato per la costruzione della cella del santuario. La composizione tipologica non indica una specializzazione orientata in senso rituale, ma l’alta percentuale di forme rispetto alle pareti costituisce un dato anomalo rispetto ai depositi d’abitato. Il complesso è attribuibile in gran parte al Bronzo recente e comprende una ciotola carenata d’ambiente terramaricolo del Bronzo Recente, un tipo individuato per la prima volta nella Tuscia. Livelli più antichi sono indiziati da una tazza con soprelevazione a manico attribuibile al Bronzo Medio 1-2.
The transition between the late third and early second millennium BC in the Middle Tyrrhenian region is not entirely clear, both for the unequal status of the documentation and for the confusion caused by placing in the Early Bronze Age a final moment of some Aeneolithic facies, that are currently considered as the EB1 phase.
In the writers’ view, this interpretation is not based on sufficiently solid foundations. The contribution presented here is critical against the immediate adoption of the Central European dendrochronological series framework. It proposes a different interpretation of the dendrochronological subalpine series and argues that the definition of Early Bronze should be restricted to the facies of Mezzano—Early Protoappenninic—Palma Campania, consistently characterized by a series of deep differences with the previous ones, in agreement with what was happening in the regions immediately south and north of the Alps. On the basis of these criticisms, in chronological terms, the distinction between final Aeneolithic and Bronze Age all over the Italian peninsula should not be placed in the XXIII century, but inside a time span between the end of the XXII and the mid XXI century BC.""
This is a strong mark, together with other excavation data, of the East Anatolian–Transcaucasian cultural continuity in the Malatya plain, which lasted almost 6 centuries along the middle and late EBA.""
The paper presents a synthesis of the research carried out by the Authors on the basis of the year 1996 excavation campaign at Montetto (Amorosi, Benevento). The excavation brought to light the remains of a long building with rock-cut base, similar to the Luni sul Mignone long houses, and occupied in a similar time span, from the Middle Bronze Age 1 (Protoappenine) to the Recent Bronze Age (Subappennine). For any other information, please ask C. Persiani.""
Besides pottery, grave goods comprise copper artefacts, three dagger blades and 5 awls, and a series of beads: one of silver, one of frit and several of stone (antimony oxide a.k.a. valentinite). The least were found in three tombs of the Eastern group close to each other, t. 21, t. 23 and t. 35. The grave t. 21 contained also an awl butt end and the frit bead, whilst t. 35 contained the silver one. On the basis of 14C dates and pottery style, this tomb group appears as the earliest one of the necropolis, closely related to the final Neolithic pottery complexes of the Italian Peninsula. Copper artefacts were found only in the Northern group: daggers and awls never appear together, nor are they exclusively related to single,
double or multiple burials. The three daggers from t. 14, t. 15 and t. 34 belong to different types whose distribution stretches all over the Italian Peninsula. Chemical analyses show that awls and daggers were produced using different ores and smelting techniques.
In questo lavoro viene presentato il considerevole nucleo di reperti metallici restituito fino ad oggi dalla necropoli di Selvicciola: perle d’argento e di ossido d’antimonio dalla t. 23, un frammento di punteruolo, un pendaglio a forma di trapezio in fritta e molte perline in ossido d’antimonio dalla t. 21, simili a quelle della t. 23. Molte perline eguali a quelle appena citate sono state restituite anche dalla t. 35. Per quanto riguarda la distribuzione di questi oggetti di ornamento si verifica una notevole concentrazione di oggetti di antimonio in tre tombe tra loro vicine, che si contrappone alla distribuzione degli oggetti di rame, che provengono, in sei casi su sette, da tombe del settore N. Alla differenza di materia prima si aggiunge quella relativa alla classe dei reperti: solo oggetti di ornamento sono prodotti con l’antimonio e l’argento, mentre 4 punteruoli sono concentrati nella fila N. Dal gruppo più occidentale provengono anche il pugnale della t. 15, la lamina della t. 14, per la quale è da valutare un’assimilazione ai pugnali a lama lunga e stretta dai contesti Gaudo e da Monte Bradoni, ed infine la lama di pugnale dalla t. 34. I reperti sono presentati in relazione ai loro contesti e ai risultati delle analisi chimiche e agli aspetti che riguardano i processi di fabbricazione.