Papers by Roberto Barbolini
Lo humour esprime un personale stile di vita, ma a volte è la vita stessa a imporre il suo stile ... more Lo humour esprime un personale stile di vita, ma a volte è la vita stessa a imporre il suo stile umoristico agli eventi come agli individui. Il presente contributo suggerisce i nessi che esistono fra umorismo, comico e sacro, nella constatazione della fragilità dell'essere umano. A partire da testi e varie opere d'arte (di George Steiner, Altan, Moni Ovadia, Rabelais, Roland Topor) ci si può interrogare sui limiti dell'humour e sulla funzione dell'umorista. Parole chiave umorismo, comico, sacro, Bibbia, Rabelais. Ah ah ah… Scusate, ma l'umorismo è una cosa così seria che solo a parlarne mi scappa da ridere… No, questa battuta l'ho già usata da qualche altra parte. Ricominciamo. Sentite un po' questa storiella: Dio è davvero stufo di noi e fra dieci giorni scatenerà il diluvio universale. Ma stavolta niente Noé e niente arca. Il papa esorta i cattolici a perdonarsi a vicenda e ad
World Literature Today, 1990
... Nel profuso repertorio delle maschere, si va da Benjamin ad Alice e Pinocchio. ... passo la f... more ... Nel profuso repertorio delle maschere, si va da Benjamin ad Alice e Pinocchio. ... passo la finta opposizione fra sublime e ridicolo: come già aveva fatto Heinrich von Kleist, intuen ... l'umanità galante e frivola che affolla i foyers alle « prime » teme (e segretamente anela) di riflettersi. ...
Forum Italicum, Jun 1, 1979
Esplorando un'epoca così innamorata e attratta dalla vanità "riflessiva" degli spec... more Esplorando un'epoca così innamorata e attratta dalla vanità "riflessiva" degli specchi, qual è la fine del secolo, c'è la tentazione di saccheggiare l'allegorica Alice carrolliana, enigmatica enciclopedia di trucchi logici e giochi speculari. l La meta~ fora dello specchio, però, è singolarmente adoperabile anche per una figura ironica e irridente come quella di Socrate, le cui apparizioni-sotto varie maschere nude e/onere-sono un "topos" quasi inevitabile della fine del secolo. Scivolando sulla pelle degli specchi, l'elegante paradosso Socrate può stregarci svanendo in un astratto sorriso, illusorio quanto intrigante: l'univocità del vecchio "buonsenso" è abolita. Socrate, come il J abberwock, non sarà una terribile parola-baule? Anche abbandonando i "luoghi" carrolliani, è difficile scansare l'arduo simbolo dello Specchio: attraverso di esso, infatti, si realizza l'ennesimo paradosso del Socrate fine del secolo. Lo specchio è attributo orfico di Dioniso,2 e proprio con la maschera dell' An,tidioniso il filosofo greco ha avuto la sua più riuscita epifania "finesecolare," nella Nascita della Tragedia di Friedrich Nietzsche... Forse Socrate, come Dioniso, guardandosi allo specchio, anziché se stesso, vede riflesso il mondo ... Dunque, per alchimia di gioco, o visione, attraverso lo specchio "socratico" si riflette illabirintico paesaggio della fine del secolo, dove-tra statue ingombranti e vagabondi fantasmi-le due eccellenti figure di Gabriele D'Annunzio e Angelo Conti stanno (proprio ora ... ) discutendo sulla futura epifania della bellezza. È un'angolatura di certo parziale, quella che abbiamo scelto per affrontare i due esteti, e tuttavia pare lecita. Gabriele D'Annunzio fu senz'altro suggestionato dal vitalissimo fantasma di Socrate, e pose sotto il suo segno la figura del Superuomo, il Claudio Cantelmo delle Vergini delle Rocce. In quel libro sontuoso, nel sinfonico intrecciarsi di temi musicali, Socrate appare-sotto l'influsso incrociato di Nietzsche e \YJ alter
World Literature Today, 1992
Lo humour esprime un personale stile di vita, ma a volte e la vita stessa a imporre il suo stile... more Lo humour esprime un personale stile di vita, ma a volte e la vita stessa a imporre il suo stile umoristico agli eventi come agli individui. Il presente contributo suggerisce i nessi che esistono fra umorismo, comico e sacro, nella constatazione della fragilita dell'essere umano. A partire da testi e varie opere d'arte (di George Steiner, Altan, Moni Ovadia, Rabelais, Roland Topor) ci si puo interrogare sui limiti dell'humour e sulla funzione dell'umorista.
Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, 1979
Esplorando un'epoca così innamorata e attratta dalla vanità "riflessiva" degli spec... more Esplorando un'epoca così innamorata e attratta dalla vanità "riflessiva" degli specchi, qual è la fine del secolo, c'è la tentazione di saccheggiare l'allegorica Alice carrolliana, enigmatica enciclopedia di trucchi logici e giochi speculari. l La meta~ fora dello specchio, però, è singolarmente adoperabile anche per una figura ironica e irridente come quella di Socrate, le cui apparizioni-sotto varie maschere nude e/onere-sono un "topos" quasi inevitabile della fine del secolo. Scivolando sulla pelle degli specchi, l'elegante paradosso Socrate può stregarci svanendo in un astratto sorriso, illusorio quanto intrigante: l'univocità del vecchio "buonsenso" è abolita. Socrate, come il J abberwock, non sarà una terribile parola-baule? Anche abbandonando i "luoghi" carrolliani, è difficile scansare l'arduo simbolo dello Specchio: attraverso di esso, infatti, si realizza l'ennesimo paradosso del Socrate fine del secolo. Lo specchio è attributo orfico di Dioniso,2 e proprio con la maschera dell' An,tidioniso il filosofo greco ha avuto la sua più riuscita epifania "finesecolare," nella Nascita della Tragedia di Friedrich Nietzsche... Forse Socrate, come Dioniso, guardandosi allo specchio, anziché se stesso, vede riflesso il mondo ... Dunque, per alchimia di gioco, o visione, attraverso lo specchio "socratico" si riflette illabirintico paesaggio della fine del secolo, dove-tra statue ingombranti e vagabondi fantasmi-le due eccellenti figure di Gabriele D'Annunzio e Angelo Conti stanno (proprio ora ... ) discutendo sulla futura epifania della bellezza. È un'angolatura di certo parziale, quella che abbiamo scelto per affrontare i due esteti, e tuttavia pare lecita. Gabriele D'Annunzio fu senz'altro suggestionato dal vitalissimo fantasma di Socrate, e pose sotto il suo segno la figura del Superuomo, il Claudio Cantelmo delle Vergini delle Rocce. In quel libro sontuoso, nel sinfonico intrecciarsi di temi musicali, Socrate appare-sotto l'influsso incrociato di Nietzsche e \YJ alter
World Literature Today, 1992
World Literature Today, 1990
... Nel profuso repertorio delle maschere, si va da Benjamin ad Alice e Pinocchio. ... passo la f... more ... Nel profuso repertorio delle maschere, si va da Benjamin ad Alice e Pinocchio. ... passo la finta opposizione fra sublime e ridicolo: come già aveva fatto Heinrich von Kleist, intuen ... l'umanità galante e frivola che affolla i foyers alle « prime » teme (e segretamente anela) di riflettersi. ...
Papers di Mosaico Italiano by Roberto Barbolini
Mosaico Italiano, ISSN 21759537, 2020
Chissà se Juan Rodolfo Wilcock avrebbe mai accettato di partecipare a un convegno su Juan Rodolfo... more Chissà se Juan Rodolfo Wilcock avrebbe mai accettato di partecipare a un convegno su Juan Rodolfo Wilcock, lasciandosi contagiare da quella beneducata forma di vampirismo accademico che dissangua e mummifica un autore per trasformarlo in Festschrift. Probabilmente si sarebbe sentito come il protagonista di I’m Legend di Richard Matheson, unico essere umano rimasto in un mondo di vampiri, traendone la medesima conclusione: di essere lui il vero mostro. Tale, di sicuro, dovette sentirsi Wilcock alle prese con la cosiddetta realtà: cosa assai ardua da definire. Nel saggio Su verità e menzogna in senso extramorale Nietzsche ci aveva già messo in guardia sulle verità correntemente accettate: «illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria, (…) metafore che si sono logorate e hanno perduto ogni forza sensibile»1. In un’epoca in cui il mondo intero rischia di apparire un gigantesco fake, mi fa specie (come direbbe Darwin) che tanti scrittori continuino a sbandierare il feticcio della realtà, con la conseguente pretesa di raccontarcela. Basta però intendersi. C’è più realismo nella fantascienza profetica di Wells o di Vonnegut che nella narrativa mimetica stile New Italian Realism; in Kafka che nel diluvio di romanzi noir dilaganti sui banconi delle librerie; nelle divagazioni che mimano il caos della mente umana come il Tristram Shandy di Sterne o il Finnegans Wake di Joyce che in tante ombelicali autofiction.
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