C’era una volta…
Un bimbo molto piccolo. Si chiamava Tobia, aveva due grandi occhi verdi e succhiava teneramente un buffo ciuccio lilla.
Un giorno, preso per mano il suo orsacchiotto di peluche e la sua copertina di lana, partì per fare una passeggiata nei sogni.
Per primo incontrò un grande specchio con una sciarpa rossa e un cappello a bombetta.
“Chi sei?” chiese Tobia.
E lui rispose: “Sono lo Specchio magico e ho grandi poteri. I bambini possono specchiarsi dentro me ogni volta che nessuno sta a guardarli, ammirarli o ascoltarli ed io li faccio sentire importanti.”
“Caspita, – disse Tobia – mi piace il tuo lavoro! Ciao Specchio.”
Poi vide l’Aria. Indossava un bellissimo abito azzurro con tanti veli. Era pura, fresca, allegra e cristallina e fece un bell’inchino a Tobia.
“Perché sei felice?” chiese il bimbo.
“Qui da noi la polvere da sparo non c’è più, è stata bandita. Ecco perché canto e rido!”
“Che bello!” esclamò Tobia.
Poi incontrò il Silenzio. Un signore simpatico e muto, con un abito bianco e una pipa spenta in bocca, dalla quale uscivano coccinelle al posto del fumo. Prese il bimbo e l’orsacchiotto per mano e li fece danzare sopra nuvole rosa di zucchero filato.
“Che mito!” pensò Tobia.
Poi trovò il Buio, ma non ebbe paura. Lo guardò dritto negli occhi e lo abbracciò. Allora cominciarono a piovere coriandoli colorati. Tobia si fece prestare un ombrellino giallo e ripartì, salutando il Buio con la mano.
Infine incontrò una Fiaba. Viveva in un vecchio libro, con le figure un po’ sbiadite e le pagine stropicciate.
“E tu chi sei?” domandò Tobia.
“Io sono la fantasia. Nutro i bimbi quando hanno fame, li disseto quando hanno sete e li faccio sognare ogni volta che lo desiderano!”
Tobia si sedette, abbracciò il suo orsacchiotto, si coprì con la copertina e, con un grosso sbadiglio, disse: “Tanto piacere, signora Fiaba. Io sono Tobia!”
Il bimbo si addormentò e un sorriso illuminò il suo viso.