In questo saggio ci occupiamo innanzitutto dell'immigrazione di massa e della crisi umanitaria che si sono abbattute prima sull'Italia e poi sull'intera Europa nel 2015. Dopodiché analizziamo l'interazione tra il problema...
moreIn questo saggio ci occupiamo innanzitutto dell'immigrazione di massa e della crisi umanitaria che si sono abbattute prima sull'Italia e poi sull'intera Europa nel 2015. Dopodiché analizziamo l'interazione tra il problema dell'immigrazione e le drammatiche sfide che si è trovata ad affrontare l'Italia diventando un paese d'immigrazione in un periodo di recessione. Nel paese non si è sviluppato finora un dibattito esaustivo su come gestire una sempre maggiore diversità, un dibattito che a questo punto è ormai ineludibile. Il discorso generale sul multiculturalismo è stato inasprito dalle evidenti implicazioni del movimento, vieppiù numeroso, che chiede coesione sociale, identità nazionale, difesa dei valori religiosi, sicurezza e una vera politica estera. Affrontiamo le due questioni descrivendo prima l'andamento complessivo delle nuove pressioni migratorie che gravano sull'Italia-perché il cambiamento si può giudicare solo sulla base dei trend preesistenti-e poi cercando di capire cosa significa il multiculturalismo nel contesto italiano. Su questi due sfondi analizziamo infine i tentativi messi in atto nel 2015 dal governo Renzi per gestire l'immigrazione e la diversità, e i relativi conflitti interni, sia a livello dei partiti politici sia a livello della società nel suo complesso. Segue una parte sulla dimensione esterna, in particolare quella dell'Unione Europea (Ue), a cui il governo Renzi ha rivolto tante pressanti richieste di aiuto. Il capitolo si chiude con la ricostruzione di alcuni eventi di carattere religioso, sia per l'importanza che riveste ancora la Chiesa cattolica sia per la mal sopportazione che circonda l'Islam in Italia, prima di tentare alcune conclusioni sintetiche e di abbozzare alcune indicazioni per il futuro. 1. Pressioni migratorie Tra il gennaio 2014 e il gennaio 2015 il numero totale di immigrati provenienti da paesi esterni all'Ue che vivevano in Italia è cresciuto di 55.000 unità (ossia dell'1,4%) arrivando a sfiorare i quattro milioni di persone [Istat 2015]. Il paese ha visto crescere sensibilmente anche il numero dei disperati che arrivano sui barconi, da meno di 43.000 nel 2013 a 170.000 nel 2014; a ottobre del 2015 aveva già accolto 136.432 tra rifugiati politici e immigrati clandestini, mentre altri tremila avevano perso la vita durante il tragitto [Ministero dell'Interno 2015]. La dimensione e la portata globale di questa crisi sono emerse in tutta la loro evidenza dopo la fine della missione di soccorso Mare Nostrum, patrocinata dalla Commissione Europea e guidata dall'Italia; nel mese di aprile del 2015 due spaventosi naufragi hanno fatto quasi 900 morti, e l'UNCHR ha spiegato che il numero delle vittime su questa rotta dei disperati era aumentato di quasi cinquanta volte rispetto all'anno prima 1. I continui sbarchi sono un problema immane per lo Stivale, posizionato al centro del Mediterraneo, specie se teniamo presente che fino a metà degli anni ottanta l'immigrazione era pressoché inesistente in Italia. Da allora è cresciuta esponenzialmente, ponendo enormi sfide a un sistema culturalmente e amministrativamente impreparato. Al di là della disputa sulla sicurezza dei confini, il problema diventa ancora più complicato se pensiamo che il costante afflusso di migranti è venuto ad alterare le caratteristiche demografiche e religiose, relativamente omogenee, del paese, nonché la stabilità delle relazioni tra Chiesa e stato. Per esempio, i musulmani che vivono in Italia sono passati da poche centinaia di migliaia nei primi anni novanta a più di un milione (ossia circa il 2% della popolazione italiana) a metà del primo decennio del nuovo millennio [Allievi 2008]. Nonostante l'indisponibilità di dati relativi agli ultimi anni 2 , secondo le stime del Pew Forum on Religion and Public Life [2011] nel 2010 vivevano in Italia 1.583.000 musulmani, che potrebbero raddoppiare entro il 2030.