Wednesday, 19 October 2011

Granada un sogno di città

Granada -Alhambra con Surinye
Alla vigilia del matrimonio di Andrea, mitico milanese trasferitosi a Osuna (interno andaluso) nel lontano 2003...mi rivivo la splendida atmosfera carica di storia dei viottoli di questo paesone affascinante. Culla del flamenco, dicono, e anche meta di pellegrinaggio di appassionati di cultura, arte e musica.

Marco, Fiorenzo, el novio y Umberto

La boda del año! Con Stefi e Andrea -Osuna-

Parte la collaborazione tra Italia dall'estero e Il Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/18/i-mangiaspaghetti-riprendono-la-via-dell%E2%80%99esilio/164622/

I mangiaspaghetti di nuovo sulla via dell’esilio

Qui a Italiadallestero.info ci premuriamo di tenervi aggiornati su cosa dicono di noi all’estero. Per la serie, anche la reputazione conta. Una volta terminata la lettura di questo articolo di Le Monde, grazie alla stampa estera – in questo caso, francese – avremo (re)imparato le seguenti cose su di noi, infallibile popolo italico:

- Nonostante tutto, siamo storicamente un popolo di spostati. Ricordiamocelo, la prossima volta che guardiamo con distacco un immigrato.

- A Roma, il 19 settembre, è stato presentato un documentario su di… noi, popolo di spostati e mangiaspaghetti. Storie e cifre interessanti, per farci ricordare chi siamo. Leggere la stampa estera ci porta quindi a (ri)pensare a chi siamo davvero. La stampa nostrana, invece, il documentario l’ha pressochè ignorato. Googlare per credere.

- Esistono delle statistiche sull’emigrazione. L’Aire, Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, si occupa di fornirci i dati su fenomeni come quello della cosiddetta ‘fuga di cervelli’. Tutti coloro che scappano sono tenuti ‘a dichiarare spontaneamente, ai sensi dell’articolo 6 della legge 470/1988, di voler risiedere all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi.’

La realtà? Quasi nessun giuovincello italico si (re)iscrive ad alcuna anagrafe estera, né si premura di aggiornare i propri documenti. L’Italiano medio non è neanche a conoscenza di un simile dovere civico; e se lo è, spesso non se ne cura. Quando leggerete l’ennesimo report sul brain-drain italiano, ripensate a questo articolo: il buco nella nostra società è sempre più profondo di quanto sembri.

I mangiaspaghetti riprendono la via dell’esilio
Pubblicato il: 03.10.11
Autore: Philippe Ridet
Testata: Le Monde

La storia si ripete, ed è un brutto segno. Di fronte alla crisi economica e alla povertà, gli italiani del sud riprendono la via dell’emigrazione. 580 mila persone hanno lasciato il Mezzogiorno negli ultimi dieci anni. Napoli ha perso 108 mila abitanti, Palermo 29 mila, Bari 15 mila. Nel 2010, 134 mila terroni (come li chiamano i simpatizzanti della Lega Nord) si sono trasferiti al Nord e 13 mila sono emigrati per stabilirsi all’estero.

Queste le cifre allarmanti pubblicate martedì 27 settembre dallo Svimez, l’ente che monitora l’economia del mezzogiorno italiano dal 1946. “Se non si farà qualcosa, assisteremo a un vero e proprio tsunami demografico”, questa la conclusione del rapporto.

I giovani tra i 15 e i 34 anni rappresentano la fetta più grande di questo nuovo esodo. Se ci sarà un’inversione di tendenza, all’alba del 2050 il sud Italia sarà popolato solamente da 5 milioni di abitanti, contro i 7 di oggi. Gli ultra 75enni rappresenteranno allora il 18,4% della popolazione totale, contro l’odierno 8,3%. Le motivazioni sono evidenti. Al Sud, dove il tasso di disoccupazione giovanile tocca il 31,7%, le proiezioni di crescita nel 2011 non superano lo 0,1%, mentre per l’Italia dovrebbero essere dello 0,7%. Solo l’agricoltura offre ancora qualche attività. L’industria, molto semplicemente, corre il rischio di estinguersi.

Secondo lo Svimez occorrerebbe investire 60 miliardi di euro per permettere al Sud di recuperare il ritardo. Se lo Stato, il cui debito pubblico è pari al 120% del Pil, ha pochi mezzi e ancor meno volontà politica, l’Unione Europea ne possiede di più. Per il periodo 2007-2013 sono stati stanziati 35 miliardi di euro per l’Italia, in favore di aiuti alle regioni svantaggiate. Ma solo il 33% di tali fondi è stato utilizzato.

Non avevamo in mente tutte queste cifre quando, lunedì 19 settembre, a Roma abbiamo assistito alla prima di Ritals [mangiaspaghetti, termine dispregiativo col quale i francesi soprannominano gli italiani, N.d.T.], il documentario di Sophie e Anna-Lisa Chiarello, la cui diffusione sarà contesa dalle emittenti televisive dei due paesi transalpini. Le due sorelle Chiarello non sono andate lontano per parlarci di emigrazione. Tra i 30 milioni di italiani che hanno abbandonato il proprio paese negli ultimi 150 anni, hanno scelto di occuparsi anzitutto della propria famiglia: padre, madre, zii e zie che, tra la fine degli anni ’50 e ’60, hanno lasciato Corsano per trasferirsi a Enghien (Val-d’Oise).

Ma al di là di una semplice cronaca privata, piena di pezzi di filmini in super 8, Ritals racconta anche lo strazio dell’esilio. Vincenzo e Maria, i due protagonisti di questo tenero ed ispirato documentario, di fronte alla telecamera delle loro figlie, ricordano i loro anni di vacche magre (muratore lui, sarta lei) in un paese, la Francia, non del tutto ostile, ma nemmeno assolutamente accogliente nei confronti degli “mangiaspaghetti”. Qui, più che le statistiche dello Svimez, sono i dettagli che illustrano meglio il dolore mai cancellato dello sradicamento: il senso d’inquietudine di fronte agli alberi fitti fitti dell’Île de France per Maria, che conosceva solo i radi pini e gli olivi del Salento; la difficoltà, quasi insormontabile per un italiano, nel leggere la parola beaucoup, quando in Italia basterebbero quattro lettere per scriverla [bocù, N.d.T.].

Venticinque anni dopo, i Chiarello rifaranno il viaggio al contrario per ritornare a Corsano, dopo aver fatto fortuna (ma non del tutto). Dei 30 milioni di italiani emigrati, 10 milioni ritorneranno a casa. Dopo centinaia di domeniche trascorse a tavola a ricordare il paese natale, sono ritornati in Puglia. Troppo italiani per sentirsi francesi, si ritrovano ad essere troppo francesi per vivere di nuovo come degli italiani. Biculturali per sempre, fuori luogo, in ogni senso, i Chiarello ormai vivono “in due mondi”, mescolando le due lingue e intensificando i viaggi di andata e ritorno. Al contempo personale e universale, politico e sentimentale, Ritals ci svela ciò che i numeri non dicono. Partire è una sofferenza, ritornare anche.

Ritrovare delle tracce, fornire materiale alle statistiche, questo è anche lo scopo del Cisei, il Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana a Genova, luogo da cui sono emigrati una dozzina di milioni di italiani diretti in Brasile, Argentina e Stati Uniti. Dalla sua nascita, il Cisei ha già raccolto 3 milioni di “schede segnaletiche” di emigranti. Raccolte in una banca dati, sono consultabili in Internet dagli “Italiani in capo al mondo” e dai loro eredi, che sono invitati a completarle. Lettere, passaporti, fotografie: il Cisei accetta tutte le testimonianze per “conservare la memoria di questo esodo”, spiega il presidente Fabio Capoccia. Il 19 novembre sarà inaugurata una sala dedicata al mare e alla navigazione genovese, una sorta di museo al contrario di Ellis Island.

Stranamente, nonostante l’emigrazione di massa sia uno dei pilasatri dell’identità italiana, non esiste nessun museo nazionale, nessuna fondazione che si occupi del problema. Rifiuto? Pudore? Certamente un po’ di entrambi. Sentimenti mescolati, ben testimoniati dalle parole de Le rital, una canzone che Claude Barzotti [cantante franco-belga di origine italiana, N.d.T.] scrisse nel 1983, per niente banale come si credeva: “Sono e sarò un rital per sempre / Nelle parole e nei gesti / Ho fatto mie le vostre stagioni / La mia musica è italiana / Sono un rital quando mi arrabbio / Quando sono felice e quando prego / Ho i ricordi della mia gente / Sono e sarò un rital per sempre”.

Postilla: Di recente, la mia coinquilina milanese, con cui ho condiviso un’amorevole bettola di East London, è tornata a casa. No, non a Milano. E’ scesa ancora più giù, destinazione Palermo. E’ scesa a cercare lavoro, con la ferma intenzione di trovarlo. A pensarci bene, le scommesse che pagano di più sono sempre quelle con il quoziente più alto.

Tuesday, 25 January 2011

Uluru, Kata Tjuta and Kings Canyon -Update n 4




G'day mates!

Almost night here in Alice Springs, but you're still enjoying the lazy Sunday afternoon, aren't ya?
I'm back from 3 days tour into the deepest outback! Started off on Kata Tjuta (The Olgas), Uluru (Ayers Rock), then the Kings Canyon. It was an amazing experience to live into the desert (constant temperature 30-32 degrees) and sleep under a starred sky you can only see in remote areas. Away from light pollution. Obviously because we are on the Southern hemisphere the stars you see are different. Even the moon looks is upside down. But the experience of spotting a dotted sky like I have seen in Uluru is stunning! I camped 3 days in a swag, which is a bedroll you use as a tent. But you are actually sleeping in the open. Well to be honest, I didn't like the idea of being visited by all sort of insects at night, so I quickly made my way to sleep in the bus we used for the tour (I know...). It was bloody cold at night, plus didn't want to disturb the rest of the group with my snoring. That's the thing in the desert: freaking hot in the day, as freaking cold during the night.
We got to learn about bush tucker, and bush medicines the Aboriginals used to pick to feed and cure themselves. I also got to learn that Australia was divided into 250 countries 'till the British invaded it (let's call things by their names, guys).

Here's the map of Aboriginals Oz: http://www.healthinfonet.ecu.edu.au/map-aboriginal-australia

And the natives were just respecting the neighbour's border. So they never fought over land. Every native Australian was deeply attached to his/her own land. Which is something we should really look up to.
Sadly enough, these people are hanging around the city like zombies trying to sell their paintings to tourists, and grab enough money for the goon (Aboriginal word for grog).
And seem to have lost part of their cultural heritage. They seem to be on drugs, and social issues which is a shame...This is what colonization does, in the end. Doesn't it?

Anyway we climbed up the Olgas for 2 hours, walked around Uluru (something that took us 2 h 30 mins) and climbed up the Kings Canyon (3 h 30 mins)

http://www.google.com.au/images?q=kings%20canyon&oe=utf-8&rls=org.mozilla:en-US:official&client=firefox-a&um=1&ie=UTF-8&source=og&sa=N&hl=en&tab=wi&biw=1145&bih=860



The 3rd tour was unexpectedly the experience of a lifetime. The nature here is just stunning! No wonder the Aboriginals worshipped it so much. A M A Z I N G C O U N T R Y!!
I guess it was worth getting up at 4.30am, missing out breakkie, and toilet sessions (funny details), getting your tour guide growling at you like you were a small child, then sweat like a pig at 6am to witness the sunrise on the red rocks (gorgeous landscape btw) and reaching to the top of the canyon. You just melt from the inside then, and not only because it starts to get hot on the outside. :-)

I guess I'd have to come back, and visit Western Australia, driving from Darwin along the coast all the way to Melbourne, then flying into Tasmania, then visit Kiwiland! :-)
That's my next trip, it'll take approximately 3 months (roughly). Who wants to join?

Tomorrow I go back to Uluru, then fly back to Sydney. I guess my adventure has come to an end. But I am sure I'll have enough for the next couple of months.

Koala-hugs for you all!

Silvi@

Ps: there are wild camels in the Aussie desert! And they have camel races here too!
Forgot to mention the moon look upside down from here, and water circles in the opposite direction than in the Norther emisphere. Nothing special, but when you look at it, you freak out...

On my way to Uluru-update n 3

Hello dears,
Thanks very much for the birthday wishes!
I celebrated halloween-bday with the group of Korean guys I went camping with on Moreton Island. Which is another paradise island. Well worth visiting. I went on my first snorkeling experience but a red jelly fish stopped me from swimming farther. I thought to myself I belong to earth rather than to water...
What the heck am I doing in the Ocean? Made quickly my way on land.
on a side note I WON'T CLIMB UP the rock, just to respect Aboriginals beliefs. Let's hope I can join a didgeridoo workshop.
Also hope to have enough time to go to Coober Pedy. The Underground city, famous for its opal mines.
After Uluru, the Olgas, and Kings Canyon I hope to get to see the Great Ocean Road off from Melbourne.
Still have not found a buddy traveller, but I'm enjoying the people I meet on my way to this incredible adventure. I discovered Koreans are very funny and laid back! As a friend was telling me you could call them the Latins of Asia. :-)
I spotted a brown snake (deadly) when taking a picture at an old gas station, and a huge spider (15 cm) Also saw 3 dingos! Gold Coast and Sunshine coast are dotted with tea trees, and you can truly smell it. Nature here is very arty, you get to love it even if you fear it (see snakes, spiders, dingos...).
Thanks very much for birthday wish calls from Dubrovnik :-), sms, and e-mails! Promise to e-mail you individually as soon as I get off the track.

This is the cool gang I went partying with ☺




Big koala-hug (have not seen one yet),

Day 2 in Brisbane, unexpected reaction Update 2

(Brisbane -Sculpture on GoMa complex, Library, Gallery of Modern Art, Theater, and University)
http://qag.qld.gov.au/



G'day dears!

last update was rather short, merely because I was running out of credit on my card.
I left the the black-hole touristy location for another spacey city. Brisbane is literally growing up, and every time more towards the sky...
In the meantime I joined the couchsurfing club (for more info: couchsurfing.com) for the first time, and had my first go into this world entering into a caravan. Which has been reserved for me for a couple of nights. I though I might have showed all my travellers' skills to enter this (half-)vehicle, and try to build a decent nest to sleep in. In that real moment I missed my civilized home, to be true to you. The 40-years old caravan is only towed a couple of times a year out of its backyard, just to make a home during festivals of any sort. Which means bringing back home some of the festival's vibes. And last time it was used was in August :-). Well, it became a mosquito's nest, together with a storage room for all odd things that can't find a more appropriate place, and at first I just wanted to run away and find myself a 5-star hotel!!! But then my sense of humor made me cope with what I found despicable just a few seconds ago, and tried to see beyond the fact that I was going to sleep in a pen. Good for chooks maybe!
Anyway, once I stepped out of the caravan I discovered I was staying in what was once a valley. Nowadays it has been paved, but you could still paraglide on it...basically to climb up the hill walking you would need a good pair of hiking shoes still. With the shorterst heels you could find yourself tumbling down. I am not a genious in measuring angles, but I believe this street is at about 65. Will show you the pictures...
So today I settled into the Queeensland Gallery of Modern Art (stunning!) and run into the spacey library where I am now passing my time updating you.
Here is 7:17pm, and the sun has set a good hour ago already.
Tomorrow I will go with an organized excursion to Fraser Island where I should be able to see something like this:

http://www.google.com.au/images?q=fraser%20island&oe=utf-8&rls=org.mozilla:en-GB:official&client=firefox-a&um=1&ie=UTF-8&source=og&sa=N&hl=en&tab=wi&biw=1024&bih=578

(Actual picture taken on a dune on Fraser Island)

I always shunned organized tours, but since I am here I am starting to appreciate this option. Is the only chance to see a bit of nature and wildlife when travelling on your own.
Which means I have not found a buddy traveller yet, and I lost my hope.
Have to say one thing about Australia that really let me down: it is very Americanized.
I was thinking of how much I wanted to emigrate here, right I know I think I won't be able to live outside of Europe for too long.

My oz no (just in case): +61450047292

Big koala-hug,
Silvi@

Monday, 3 January 2011

La lettera morta

Una lettera che mi ha molto colpito perché dice le cose come stanno.
Forse proprio per questo rimane lettera morta.

Ecco il triste show mediatico dell'attuale ministro della difesa:

http://www.youtube.com/watch?v=n9rJgg3ZJzo

La riporto di seguito come pubblicata sul sito de Il fatto quotidiano:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/03/la-lettera-a-cui-il-ministro-non-risponde/84654/


La lettera a cui il ministro non risponde Ricevo e pubblico la lettera che una studentessa ci ha inviato dopo averla ripetutamente spedita al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, senza ricevere alcuna risposta. Inviate le vostre storie all’indirizzo [email protected].

Caro Ministro,

mi chiamo Claudia, sono una studentessa ventenne della facoltà di architettura della Sapienza di Roma.

Le confesso che, per partecipare ad una veglia funebre pochi sabati fa, organizzata con la mia facoltà per onorare la memoria della defunta università pubblica, avevo comprato, per di più con il benestare di mia madre, una veletta e un cappellino da cerimonia, ma le assicuro che i miei lineamenti sono rimasti ben visibili per tutto il corteo. Questo premetto per evitare che mi interrompa virtualmente mentre legge la mia lettera urlando addosso allo schermo che sono una vigliacca. Non lo sono.

Le scrivo perché, in qualche momento della mia vita, mi dev’essere stato spiegato che, essendo italiana, dovevo rifarmi ad una serie di persone che per lavoro governano il mio Paese, le quali, con estrema difficoltà e lungimiranza, devono tener conto di tutti gli abitanti del Paese stesso, e conciliare le esigenze di ciascuno per una buona riuscita della vita sulla terra, o quantomeno in Italia. Dunque, confermo di essere italiana e considero Lei un ministro italiano, cioè mi aspetto che lavori per il bene mio, suo e degli altri quaggiù. Per questo, mi sentirei di pretendere che mi ascoltasse, ma per non essere troppo esuberante diciamo che la prego di ascoltarmi. Del resto le servirà pure per governare un paese, conoscerlo un tantino, o no?

In queste settimane ci sono state polemiche sugli atti degli studenti, qualche scalmanato che si è dato da fare con violenza, tanti che non hanno preso le distanze a quella vista, lei che si è risentito, qualcuno che ha visto in lei un revival fascista e via dicendo. Vorrei fare la mia parte con molta umiltà per cercare di arricchire il quadro della vicenda verso una giusta interpretazione.

E’ innegabile che ci siano studenti fuori corso tra i manifestanti, è innegabile che qualcuno abbia gioito perché il 14 poteva andare a manifestare e saltare quella lezione pallosa o quella consegna. E’ invece offensivo dell’intelligenza (della nostra, perché se poi volesse sarebbe libero di offendere la propria) guardare una tale massa di gente e vederci solo fuori corso o solo fannulloni. E’ molto probabile che la situazione sia ben più complessa, come sempre le cose che comprendono tanti individui. Magari, quelli che tengono di più all’università sono proprio gli studenti in gamba; magari, noi studenti che ci riteniamo ancora delle persone, e tali riteniamo anche gli aquilani, gli operai e tutti gli altri, non manifestiamo più solo per il secondo semestre, ma perché l’Italia si arroga il diritto di non volere alcune categorie di persone che il diritto di restare invece lo hanno. Magari, perché il malessere di tutti si somma, almeno fino a quando penseremo di essere tutti nello stesso Paese, di essere tutti uguali.

Mi permetto di provare a parafrasare quello che gli studenti ad Annozero hanno cercato di spiegare di fronte allo sdegno collettivo della generazione che li ha messi al mondo: fa schifo menare una persona, fa schifo quasi a tutti, anche a loro. Ma non è il centro della questione. Se ancora una volta, dopo anni di mobilitazione, dopo che a cascata tanti altri gruppi di italiani hanno dato e preso solidarietà agli studenti per la situazione di abbandono in cui il governo li poneva, bisogna convertire una grande manifestazione nazionale in un “evento rovinato da pochi esaltati”, beh quella è la morte di questi anni di lotte, di questa solidarietà tra distrutti che finalmente iniziava a farsi sentire. Gli studenti che ci sperano, non possono permettersi di sviare ancora una volta l’attenzione, di abbassare la voce aspettando di prendere la parola.

Vorrei che osservasse due aspetti: il primo è questo della violenza: ogni qual volta un gesto di violenza compare per descrivere un disagio, i politici e tutti i forniti di microfono intonano in coro “la violenza va condannata in ogni sua forma”. Premettendo che concordo con chi ha notato che senza violenza non avremmo visto nemmeno la Rivoluzione Francese, vorrei farle notare che tale affermazione risulta molto più ridicola di quanto voi politici potreste mai osservare: siamo un paese che spende miliardi su miliardi in armi da guerra, ma la violenza va condannata in ogni sua forma? Siamo quelli che fanno entrare allo stadio invasati stranieri con oggetti improbabili nelle tasche, ma la violenza va condannata in ogni sua forma? Siamo quelli che in parlamento si prendono a pizze in faccia e si tirano le biro da un banco all’altro, ma la violenza va condannata in ogni sua forma? Ah, le parlo così perché, come accennavo, ritengo che siamo entrambi delle persone, con pari dignità, e che inoltre le sia utile ascoltare le vere voci del paese che deve governare.

Le ripeto, mi fa orrore vedere poliziotti accerchiati e picchiati, macchine bruciate… ma il suo mestiere non è quello di giudicare, è quello di ascoltare e guarire il Paese. Che cosa ha sentito dal Paese negli ultimi anni? Niente? E il 14 dicembre, che cosa ha sentito?

Il secondo aspetto è proprio quello della difesa delle forze armate che proteggevano la roccaforte inespugnabile, tema che lei ha fatto il suo cavallo di battaglia. La sua strategia era delegittimare gli studenti per difendere la polizia. Non fa una piega, ma solo ad una prima occhiata. Mi segua nel ragionamento perché potrebbe tornarci utile: lei vede uno studente che picchia un poliziotto che non ha nessuna colpa se non quella di aver scelto questo disgraziato mestiere, ergo lo studente è cattivo e il poliziotto è vittima. Io vedo uno studente che vuole parlare con una persona che ha il dovere di ascoltarlo, ma non può farlo perché si frappone un uomo con la divisa che poverino, non si sarà inserito per sua volontà, ma ora deve restarci. Qui dirà “ah allora va bene picchiarlo?” e io le dico no, mi segua ancora: che mezzi ha uno studente che vuole farsi ascoltare da un ministro? Tanti in questi giorni hanno parlato agli studenti con il cuore in mano dicendo “abbandonate la violenza, ci vogliono altri mezzi, siamo cresciuti ormai, la violenza è roba vecchia”. Condivisibile, bello, toccante. Ma quali sono questi mezzi? Manifestazioni pacifiche? Fatto. Flash Mob? Fatto. Lettere ai giornali? Fatto. Lettere ai politici? Fatto. Incontri, assemblee, occupazioni? Fatto. Presenze in radio e in tv? Fatto. Evidentemente chi ha suggerito nuovi mezzi ha delle idee che a noi non vengono proprio in mente, vorrei implorarlo di trasmettercele, noi non vediamo l’ora.

Tornando a noi, ministro, possiamo ancora credere che siano stati pochi i ragazzi che hanno manifestato con violenza. In confronto alla totalità dei partecipanti, è stato così. E va bene, possiamo condannarli, ma il problema, mi dice lei, è perché tutti gli altri non prendono le distanze? Beh, c’è un motivo che potrebbe capire solo se scendesse giù tra noi, vedesse la politica per quello che è, per quello che sta facendo all’Italia e per quello che l’Italia ne pensa. Lo accenno, ma so che si risentirà e, l’avverto, in modo sinceramente fuori luogo.

Qualcuno ha esagerato? E’ stato troppo? Troppa, tutta questa violenza? Troppa, questa rabbia? Vuol dire che dovevate fermarvi prima.

E i poliziotti? Ci sono andati di mezzo ingiustamente? E’ giusto che il ministro li difenda mettendosi contro i ragazzi? Sì, ci sono andati di mezzo ingiustamente e no, il ministro così facendo non li difende affatto. Quando dei ministri prendono decisioni per l’Italia senza interpellare l’Italia, i poliziotti ascoltano le grida degli italiani al posto dei veri destinatari. Se gli italiani invece di gridare picchiano, i poliziotti prendono le botte al posto dei veri destinatari. Questo è un dato di fatto. La difesa dei poliziotti non si fa umiliando gli studenti, si fa prendendosi le proprie responsabilità, evitando che le prendano loro al posto vostro.

Tutto questo è troppo? Vuol dire che dovete scendere giù, guardare la gente, tornare a vivere dove viviamo noi, così forse capirete che, se è troppo, dovevate fermarvi prima.

Claudia

Ps. Tranquillo, nessuno la picchierà mai, noi siamo migliori di quelli che ci volete portare ad essere.

Sunday, 2 January 2011

Vipassana: a great disappointment

today 1st January I am just coming out of a 4-day course from The Glind (31-12-2010 4-1-2011), in the Netherlands where I was set at the door by the teacher Mr Junger Stowasser.

I was not able to attend one class in the afternoon from 14.30 to 15.30 because of severe dizziness and headache which I have been suffering from before starting the course, and reported in the form.
The teacher found that I had to leave because I was not getting better, and I was not practising along with the other students. This happened in one occasion (only during that single sitting in the afternoon) and he did not give me a second chance to try again.
I was obliged by Mr Stowasser to leave the building on 1st January at 17pm from the centre located in the middle of nowhere, dizzy and not really able to jump on a train and get home safe.
On 1st January not all friends are available to come and pick you up, as you might understand.
So I proposed to stay for the night inside my room, and leave safely the morning after.
He opposed to my proposal saying that it was not healthy for the other student. So he fancied dumping me on the street instead. Was this healthy for me? Or I guess he did not bother with that thought.

Now my questions are, what if I had an accident of some kind? Who is to blame for damages?
Why did this teacher not consider letting me stay for one night, instead to put me at the door right away?
In this story I can't see any trace of Dhamma whatsoever, and I am deeply disappointed by the whole organization.
What kind of rules do you follow in such a case? And do you know that rules can also affect your own organization, the name, the fame you put forth? And students that might be influenced by this facts before taking a course again?
Also, do you know that rules can be changed?

I am surely not going to attend any other course, and will do my best to persuade my friends not to do so.
Besides I am going to put this case in the hands of my lawyer. Simply because Mr Stowasser lacked to show any common sense.


Your sincerely,
Silvia De Cagna

Saturday, 1 January 2011

VIPASSANA: UNA GRANDE DELUSIONE

Questa è la mail che ho inviato, di getto, all'organizzazione che ha la pretesa di insegnarti a essere buddha. Siamo essere umani passibili di errori e dobbiamo capire chi siamo prima di imbarcarci in imprese di auto-santificazione.

Goodevening,

today 1st January I am just coming out of a 4-day course from The Glind (31-12-2010 4-1-2011), in the Netherlands where I was set at the door by the teacher Mr Junger Stowasser.

I was not able to attend one class in the afternoon from 14.30 to 15.30 because of severe dizziness and headache which I have been suffering from before starting the course, and reported in the form.
The teacher found that I had to leave because I was not getting better, and I was not practising along with the other students. This happened in one occasion (only during that single sitting in the afternoon) and he did not give me a second chance to try again.
I was obliged by Mr Stowasser to leave the building on 1st January at 17pm from the centre located in the middle of nowhere, dizzy and not really able to jump on a train and get home safe.
On 1st January not all friends are available to come and pick you up, as you might understand.
So I proposed to stay for the night inside my room, and leave safely the morning after.
He opposed to my proposal saying that it was not healthy for the other student. So he fancied dumping me on the street instead. Was this healthy for me? Or I guess he did not bother with that thought.

Now my questions are, what if I had an accident of some kind? Who is to blame for damages?
Why did this teacher not consider letting me stay for one night, instead to put me at the door right away?
In this story I can't see any trace of Dhamma whatsoever, and I am deeply disappointed by the whole organization.
What kind of rules do you follow in such a case? And do you know that rules can also affect your own organization, the name, the fame you put forth? And students that might be influenced by this facts before taking a course again?
Also, do you know that rules can be changed?

I am surely not going to attend any other course, and will do my best to persuade my friends not to do so.
Besides I am going to put this case in the hands of my lawyer. Simply because Mr Stowasser lacked to show any common sense.


Your sincerely,
Silvia De Cagna