In occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, avvenuta a Milano il 22 maggio 1873,... more In occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, avvenuta a Milano il 22 maggio 1873, la Fondazione Maria Cosway ha presentato al pubblico un articolato ciclo di conferenze volto a riscoprire le diverse figure femminili che tanta parte ebbero nella vita e nelle opere del celebre letterato. Questo itinerario oggi culmina nella mostra Le donne di casa Manzoni. Percorsi d’arte, amicizia e letteratura tra Parigi, Milano e Lodi, allestita nel nuovo Polo Culturale Maria Cosway in collaborazione con il Comune di Lodi e numerose istituzioni da sempre attente alle attività culturali del territorio lodigiano.
La componente naturalistica o realistica che dir si voglia, individuabile
nei “meriti di sostanza... more La componente naturalistica o realistica che dir si voglia, individuabile nei “meriti di sostanza, di materia, di aria, di luce e di tono”, rappresenta una prerogativa della scuola pittorica bresciana del Rinascimento e un antefatto fondamentale per comprendere l’esperienza intrapresa più tardi da Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Un nesso che, come rilevato per primo da Roberto Longhi e poi da una robusta tradizione critica che in parte discende dagli studi di Mina Gregori, si giustifica in virtù del lungo periodo di formazione in Lombardia di Merisi, che gli consentì di entrare in contatto con le opere di Alessandro Bonvicino detto Moretto, di Girolamo Romanino e di Giovanni Girolamo Savoldo, oltre che con quelle di Vincenzo Foppa. Si tratta di un argomento molto battuto dalla storiografia e che dunque non necessita di aggiunte, perlomeno in questa sede. Qui si intende piuttosto assestare la prospettiva sulle possibili relazioni tra il contesto storico e culturale bresciano della prima metà del XVI secolo – che costituisce l’argomento cardine di questa mostra – e la vicenda di Moretto, Romanino e Savoldo, cercando soprattutto di comprendere come si declini la loro “naturale predisposizione a tradurre in immagine le istanze ‘realistiche’ della sensibilità religiosa del tempo”, provando al contempo a verificare quanto la resa del dato di realtà fosse apprezzata in funzione delle aspettative dei committenti. Sono interrogativi di ampia portata che richiederebbero risposte di altrettanto impegno, come del resto avvenuto in occasione di ricerche anche recenti: in questa circostanza ci si limiterà a riflettere su alcuni snodi emblematici per inquadrare la questione.
Il contributo esamina l'attività di due pittori quadraturisti bresciani (uno dei quali, Giovanni ... more Il contributo esamina l'attività di due pittori quadraturisti bresciani (uno dei quali, Giovanni Battista Gattusi, sin qui sconosciuto) in relazione a quella di Pietro Ricchi detto il Lucchese, noto pittore di figura.
Trasporti e allestimento opere Arterìa Restauri Studio Restauro Daniela Bursi (cat. III.8) Carlot... more Trasporti e allestimento opere Arterìa Restauri Studio Restauro Daniela Bursi (cat. III.8) Carlotta Beccaria Studio di Restauro (catt. III.13, III.23) Roberta Grazioli Laboratorio di restauro (cat. III.14) Ornella Martinelli (cat. V.7
per il permesso di pubblicare le fotografie a corredo del testo, va rivolto un doveroso ringrazia... more per il permesso di pubblicare le fotografie a corredo del testo, va rivolto un doveroso ringraziamento alla dott.ssa Cristiana Beghini (Diocesi di Verona), a don Gianluca Gaiardi (Diocesi di Cremona), a don Stefano Savoia (Diocesi di Mantova), alla dott. ssa Anna Maria Bertoli Barsotti (Diocesi di Bologna), alla Direzione del Tribunale di Mantova, alla Direzione del Complesso Museale di Palazzo Ducale a Mantova, alla Direzione degli Spedali Civili di Brescia (sede di Montichiari) e infine alla Direzione del Regionálni Muzeum di Teplice. ** Funzionario storico dell'arte, Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova.
Il saggio ripercorre le vicende relative allo strappo e al successivo ingresso in una collezione ... more Il saggio ripercorre le vicende relative allo strappo e al successivo ingresso in una collezione privata di alcuni dipinti murali eseguiti da Gian Giacomo Barbelli, attorno al 1641, nel presbiterio della chiesa di San Giorgio a Casaletto Vaprio (CR). La recente acquisizione degli strappi da parte del Comune di Casaletto Vaprio, e la loro ricollocazione all'interno degli apparati a stucco del presbiterio della ex chiesa, non senza aver provveduto al restauro, costituiscono un'operazione indubbiamente meritoria, di cui, in questo saggio, si cerca di dare conto.
This article proposes a partial addition to the catalogue of the Cremonese painter Giovanni Batti... more This article proposes a partial addition to the catalogue of the Cremonese painter Giovanni Battista Trotti called il Malosso. A signed and dated painting by Malosso (Madonna of the Rosary with St. Dominique and St. Stephen, private collection) offers an opportunity to reflect on the artist’s creative processes, investigating his relationship with the workshop, with an approach that has characterized the recent monograph on the painter. the painting allows to verify the reuse of the same models, according to the usual approach by the artist. the author also presents an unpublished document, which clarifies the painter’s relationship with Gambara family, one of his main clients.
Introduzione giuseppe stolfi Aggiornamenti dal cantiere lAurA sAlA Giovan Pietro da Cemmo in San ... more Introduzione giuseppe stolfi Aggiornamenti dal cantiere lAurA sAlA Giovan Pietro da Cemmo in San Barnaba tra nuove suggestioni e vecchi problemi filippo piAzzA Note a margine del restauro pittorico delle pareti ovest ed est MArco fAsser L'intervento di restauro conservativo dei dipinti murali del Salone Pietro da Cemmo NicolettA gArAttiNi Appendice (schede tecniche): Studio chimico-stratigrafico giANNi MiANi Relazione tecnica sul restauro del Clipeo della parete nord del Salone da Cemmo AbeNi-guerrA Bibliografia generale * Ringrazio tutti coloro che hanno agevolato le ricerche, condividendo alcuni pareri:
Il contributo pubblica alcuni documenti relativi ai testamenti del pittore bresciano Tommaso Bona... more Il contributo pubblica alcuni documenti relativi ai testamenti del pittore bresciano Tommaso Bona, in grado di gettare un fascio di luce non solo sulla gestione della sua eredità, ma anche sulla sua attività artistica.
L'articolo rilegge la recente esposizione dedicata all'attività di Giacomo Ceruti in Valle Camoni... more L'articolo rilegge la recente esposizione dedicata all'attività di Giacomo Ceruti in Valle Camonica, verificando e confermando alcune ipotesi formulate nel catalogo.
La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basat... more La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata dal Comitato Scientifico del Dipartimento DIDA con il sistema di blind review. Tutte le pubblicazioni del Dipartimento di Architettura DIDA sono open access sul web, favorendo una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale.
Il saggio, ripercorrendo alcune tappe della vicenda personale di Francesco Gambara, ne ricostruis... more Il saggio, ripercorrendo alcune tappe della vicenda personale di Francesco Gambara, ne ricostruisce la quadreria perduta attraverso la lettura di inventari e lettere. Lo studio apre uno spaccato inedito che dà conto dell'alto livello di frequentazioni del Gambara tra Bologna, Roma, Venezia e Brescia, attestato anche dagli artisti con i quali entra in contatto, tra i quali si segnalano i nomi di Ludovico Carracci, Giovanni Battista Crespi il Cerano, Lavinia Fontana, Giovanni Battista Trotti il Malosso, Bartolomeo Manfredi, Alessandro Turchi l'Orbetto e molti altri.
In occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, avvenuta a Milano il 22 maggio 1873,... more In occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, avvenuta a Milano il 22 maggio 1873, la Fondazione Maria Cosway ha presentato al pubblico un articolato ciclo di conferenze volto a riscoprire le diverse figure femminili che tanta parte ebbero nella vita e nelle opere del celebre letterato. Questo itinerario oggi culmina nella mostra Le donne di casa Manzoni. Percorsi d’arte, amicizia e letteratura tra Parigi, Milano e Lodi, allestita nel nuovo Polo Culturale Maria Cosway in collaborazione con il Comune di Lodi e numerose istituzioni da sempre attente alle attività culturali del territorio lodigiano.
La componente naturalistica o realistica che dir si voglia, individuabile
nei “meriti di sostanza... more La componente naturalistica o realistica che dir si voglia, individuabile nei “meriti di sostanza, di materia, di aria, di luce e di tono”, rappresenta una prerogativa della scuola pittorica bresciana del Rinascimento e un antefatto fondamentale per comprendere l’esperienza intrapresa più tardi da Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Un nesso che, come rilevato per primo da Roberto Longhi e poi da una robusta tradizione critica che in parte discende dagli studi di Mina Gregori, si giustifica in virtù del lungo periodo di formazione in Lombardia di Merisi, che gli consentì di entrare in contatto con le opere di Alessandro Bonvicino detto Moretto, di Girolamo Romanino e di Giovanni Girolamo Savoldo, oltre che con quelle di Vincenzo Foppa. Si tratta di un argomento molto battuto dalla storiografia e che dunque non necessita di aggiunte, perlomeno in questa sede. Qui si intende piuttosto assestare la prospettiva sulle possibili relazioni tra il contesto storico e culturale bresciano della prima metà del XVI secolo – che costituisce l’argomento cardine di questa mostra – e la vicenda di Moretto, Romanino e Savoldo, cercando soprattutto di comprendere come si declini la loro “naturale predisposizione a tradurre in immagine le istanze ‘realistiche’ della sensibilità religiosa del tempo”, provando al contempo a verificare quanto la resa del dato di realtà fosse apprezzata in funzione delle aspettative dei committenti. Sono interrogativi di ampia portata che richiederebbero risposte di altrettanto impegno, come del resto avvenuto in occasione di ricerche anche recenti: in questa circostanza ci si limiterà a riflettere su alcuni snodi emblematici per inquadrare la questione.
Il contributo esamina l'attività di due pittori quadraturisti bresciani (uno dei quali, Giovanni ... more Il contributo esamina l'attività di due pittori quadraturisti bresciani (uno dei quali, Giovanni Battista Gattusi, sin qui sconosciuto) in relazione a quella di Pietro Ricchi detto il Lucchese, noto pittore di figura.
Trasporti e allestimento opere Arterìa Restauri Studio Restauro Daniela Bursi (cat. III.8) Carlot... more Trasporti e allestimento opere Arterìa Restauri Studio Restauro Daniela Bursi (cat. III.8) Carlotta Beccaria Studio di Restauro (catt. III.13, III.23) Roberta Grazioli Laboratorio di restauro (cat. III.14) Ornella Martinelli (cat. V.7
per il permesso di pubblicare le fotografie a corredo del testo, va rivolto un doveroso ringrazia... more per il permesso di pubblicare le fotografie a corredo del testo, va rivolto un doveroso ringraziamento alla dott.ssa Cristiana Beghini (Diocesi di Verona), a don Gianluca Gaiardi (Diocesi di Cremona), a don Stefano Savoia (Diocesi di Mantova), alla dott. ssa Anna Maria Bertoli Barsotti (Diocesi di Bologna), alla Direzione del Tribunale di Mantova, alla Direzione del Complesso Museale di Palazzo Ducale a Mantova, alla Direzione degli Spedali Civili di Brescia (sede di Montichiari) e infine alla Direzione del Regionálni Muzeum di Teplice. ** Funzionario storico dell'arte, Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova.
Il saggio ripercorre le vicende relative allo strappo e al successivo ingresso in una collezione ... more Il saggio ripercorre le vicende relative allo strappo e al successivo ingresso in una collezione privata di alcuni dipinti murali eseguiti da Gian Giacomo Barbelli, attorno al 1641, nel presbiterio della chiesa di San Giorgio a Casaletto Vaprio (CR). La recente acquisizione degli strappi da parte del Comune di Casaletto Vaprio, e la loro ricollocazione all'interno degli apparati a stucco del presbiterio della ex chiesa, non senza aver provveduto al restauro, costituiscono un'operazione indubbiamente meritoria, di cui, in questo saggio, si cerca di dare conto.
This article proposes a partial addition to the catalogue of the Cremonese painter Giovanni Batti... more This article proposes a partial addition to the catalogue of the Cremonese painter Giovanni Battista Trotti called il Malosso. A signed and dated painting by Malosso (Madonna of the Rosary with St. Dominique and St. Stephen, private collection) offers an opportunity to reflect on the artist’s creative processes, investigating his relationship with the workshop, with an approach that has characterized the recent monograph on the painter. the painting allows to verify the reuse of the same models, according to the usual approach by the artist. the author also presents an unpublished document, which clarifies the painter’s relationship with Gambara family, one of his main clients.
Introduzione giuseppe stolfi Aggiornamenti dal cantiere lAurA sAlA Giovan Pietro da Cemmo in San ... more Introduzione giuseppe stolfi Aggiornamenti dal cantiere lAurA sAlA Giovan Pietro da Cemmo in San Barnaba tra nuove suggestioni e vecchi problemi filippo piAzzA Note a margine del restauro pittorico delle pareti ovest ed est MArco fAsser L'intervento di restauro conservativo dei dipinti murali del Salone Pietro da Cemmo NicolettA gArAttiNi Appendice (schede tecniche): Studio chimico-stratigrafico giANNi MiANi Relazione tecnica sul restauro del Clipeo della parete nord del Salone da Cemmo AbeNi-guerrA Bibliografia generale * Ringrazio tutti coloro che hanno agevolato le ricerche, condividendo alcuni pareri:
Il contributo pubblica alcuni documenti relativi ai testamenti del pittore bresciano Tommaso Bona... more Il contributo pubblica alcuni documenti relativi ai testamenti del pittore bresciano Tommaso Bona, in grado di gettare un fascio di luce non solo sulla gestione della sua eredità, ma anche sulla sua attività artistica.
L'articolo rilegge la recente esposizione dedicata all'attività di Giacomo Ceruti in Valle Camoni... more L'articolo rilegge la recente esposizione dedicata all'attività di Giacomo Ceruti in Valle Camonica, verificando e confermando alcune ipotesi formulate nel catalogo.
La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basat... more La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata dal Comitato Scientifico del Dipartimento DIDA con il sistema di blind review. Tutte le pubblicazioni del Dipartimento di Architettura DIDA sono open access sul web, favorendo una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale.
Il saggio, ripercorrendo alcune tappe della vicenda personale di Francesco Gambara, ne ricostruis... more Il saggio, ripercorrendo alcune tappe della vicenda personale di Francesco Gambara, ne ricostruisce la quadreria perduta attraverso la lettura di inventari e lettere. Lo studio apre uno spaccato inedito che dà conto dell'alto livello di frequentazioni del Gambara tra Bologna, Roma, Venezia e Brescia, attestato anche dagli artisti con i quali entra in contatto, tra i quali si segnalano i nomi di Ludovico Carracci, Giovanni Battista Crespi il Cerano, Lavinia Fontana, Giovanni Battista Trotti il Malosso, Bartolomeo Manfredi, Alessandro Turchi l'Orbetto e molti altri.
L'anno di Brescia Capitale Italiana della Cultura ha lasciato un'importante eredità: con la mostr... more L'anno di Brescia Capitale Italiana della Cultura ha lasciato un'importante eredità: con la mostra "Il Rinascimento a Brescia. Moretto Romanino Savoldo. 1512-1552" intendiamo proseguire nel raccontarci come una città che, storicamente, ha dato il proprio contributo originale a momenti cruciali nella vita del nostro Paese. Illustriamo quindi-nelle sale di Santa Giulia, attraverso gli itinerari cittadini, e infine in questo volume-lo splendore e le vicende di una civitas che seppe uscire rinnovata da un periodo tragico e travagliato, culminato nella carneficina del Sacco perpetrato dalle truppe francesi nel 1512. L'occasione consente di fare luce sui protagonisti di quegli anni: non solo gli artisti, ma anche gli stampatori, i letterati, i prelati e i pensatori, in un intreccio di voci e visioni dal quale emergono figure nodali per la storia del Rinascimento ben al di fuori dei confini locali, come per esempio Angela Merici e Agostino Gallo. Era, la Brescia della prima metà del Cinquecento, una città fervida dove si rielaboravano complesse visioni dottrinali e teologiche, dove la devozione si accompagnava sempre alla carità e a un concreto impegno in favore dei deboli e dei bisognosi; dove il lusso e l'eleganza non erano mai disgiunti dalla ricerca della virtù; dove i pittori lavoravano a fianco dei liutai e degli organari; dove la natura e la musica erano riconosciute come spazi di conforto e di consolazione; dove le donne avevano voce, e ruoli sociali non marginali. Era una città nella quale fiorirono tre pittori eccellenti, le cui opere convergono a Santa Giulia per questo evento anche da oltreoceano. Invitiamo i bresciani, e i turisti che sempre più numerosi scelgono Brescia e i suoi tesori, a scoprire questi decenni eccezionali, e a lasciarsi guidare nelle visioni di quelle donne e di quegli uomini le cui inquietudini, incertezze, passioni e aspirazioni non sono forse così lontane da molte di quelle con cui si confronta anche il nostro tempo. Lo facciamo nella certezza che da questa esperienza non si possa uscire che arricchiti: dalla bellezza delle opere, dalla consapevolezza di essere parte di una storia importante e dalla possibilità di godere di un racconto sorprendente e quantomai sfaccettato e intenso.
Giacomo Ceruti, oltre la pittura della realtà: un volume restituisce gli esiti di un’indagine mul... more Giacomo Ceruti, oltre la pittura della realtà: un volume restituisce gli esiti di un’indagine multidisciplinare sull’importante “cantiere Gandino”, portando in luce una lettura alternativa del pittore. Promossa dalla parrocchia di Gandino e dal Gruppo Amici del Museo della Basilica, la pubblicazione Ceruti a Gandino. Arte, tecnica e restauro (Scalpendi Editore), a cura di Francesco Nezosi e Filippo Piazza, prova a risarcire il pittore dell’oblio in cui è stata fino ad oggi – e salvo rare eccezioni - relegata la sua produzione sacra.
All’interno della basilica di Santa Maria Assunta a Gandino si conserva il più ampio ciclo di tele realizzato da Giacomo Ceruti (1698-1767) durante la sua prolifica attività e il più significativo nel suo percorso di pittore del sacro. Un’impresa che annovera trentadue opere, talune di dimensioni imponenti, condotta a termine in un arco di tempo altrettanto esteso che va dal 1734 al 1739. Questo insieme, già noto alla critica sebbene spesso trascurato, viene ora riesaminato sotto molti punti di vista (storico-artistico e iconografico, documentario e conservativo), approdando a risultati per certi versi sorprendenti. Leggendo il libro si potrà infatti scoprire un altro Ceruti, che sveste con piena consapevolezza i panni del “pittore della realtà” per indossare quelli, inconsueti, di “pittore classicista”. Per questa e per altre ragioni il ciclo di Gandino costituisce pertanto una tappa fondamentale del suo percorso, rappresentando una vera e propria “cerniera” tra il soggiorno in Lombardia, terminato nell’estate del 1734, e il trasferimento a Venezia e poi a Padova: i dipinti realizzati tra il 1737 e il 1739 rivelano così il profilo di un maestro che tiene il passo con la lezione dei grandi veneti a lui contemporanei.
La rigorosa ricerca sul “caso Gandino” ha portato in luce novità assolute nello studio di Giacomo Ceruti e del suo soggiorno gandinese: i nuovi elementi emersi dall’analisi delle fonti documentarie, del contesto storico e della committenza in cui matura la commissione; la prima ricognizione delle fonti figurative a stampa per la pittura sacra dell’artista; il restauro delle tele “mai toccate” di San Pietro e San Ponziano in gloria, sostenuto da Fondazione Credito Bergamasco e affiancato da una campagna di indagini scientifiche, che aprono la strada allo studio della tecnica esecutiva cerutiana; la presentazione del Ritratto di Silvestro Ponziano Patirani, il notaio che predispose il contratto per le opere gandinesi, sino ad oggi mai analizzato dal vero e che si può
annoverare tra i migliori ritratti eseguiti dal maestro milanese prima di partire alla volta di Venezia; una riflessione di taglio teologico che prende il via dalla lettura comparata dei versetti biblici riportati nei cartigli della serie dei Profeti e figure dell’Antico Testamento.
Rinascimenti bresciani: dal culto della romanità ai maestri del Cinquecento Moretto, gli anni gio... more Rinascimenti bresciani: dal culto della romanità ai maestri del Cinquecento Moretto, gli anni giovanili Qui sopra: Ritratto virile a figura intera (1526); Londra, National Gallery.
Presentazione in anteprima del progetto di mostra che si terrà ai Musei di Santa Giulia dal 18 di... more Presentazione in anteprima del progetto di mostra che si terrà ai Musei di Santa Giulia dal 18 di ottobre del 2024.
Giacomo Ceruti, oltre la pittura della realtà: un volume restituisce gli esiti di un'indagine mul... more Giacomo Ceruti, oltre la pittura della realtà: un volume restituisce gli esiti di un'indagine multidisciplinare sull'importante "cantiere Gandino", portando in luce una lettura alternativa del pittore. Promossa dalla Parrocchia di Gandino e dal Gruppo Amici del Museo della Basilica, la pubblicazione Ceruti a Gandino. Arte, tecnica e restauro (Scalpendi Editore), a cura di Francesco Nezosi e Filippo Piazza, prova a risarcire il pittore dell'oblio in cui è stata fino ad oggi-e salvo rare eccezioni-relegata la sua produzione sacra. All'interno della basilica di Santa Maria Assunta a Gandino si conserva il più ampio ciclo di tele realizzato da Giacomo Ceruti (1698-1767) durante la sua prolifica attività e il più significativo nel suo percorso di pittore del sacro. Un'impresa che annovera trentadue opere, talune di dimensioni imponenti, condotta a termine in un arco di tempo altrettanto esteso che va dal 1734 al 1739. Questo insieme, già noto alla critica sebbene spesso trascurato, viene ora riesaminato sotto molti punti di vista (storico-artistico e iconografico, documentario e conservativo), approdando a risultati per certi versi sorprendenti. Leggendo il libro si potrà infatti scoprire un altro Ceruti, che sveste con piena consapevolezza i panni del "pittore della realtà" per indossare quelli, inconsueti, di "pittore classicista". Per questa e per altre ragioni il ciclo di Gandino costituisce pertanto una tappa fondamentale del suo percorso, rappresentando una vera e propria "cerniera" tra il soggiorno in Lombardia, terminato nell'estate del 1734, e il trasferimento a Venezia e poi a Padova: i dipinti realizzati tra il 1737 e il 1739 rivelano così il profilo di un maestro che tiene il passo con la lezione dei grandi veneti a lui contemporanei. La rigorosa ricerca sul "caso Gandino" ha portato in luce novità assolute nello studio di Giacomo Ceruti e del suo soggiorno gandinese: i nuovi elementi emersi dall'analisi delle fonti documentarie, del contesto storico e della committenza in cui matura la commissione; la prima ricognizione delle fonti figurative a stampa per la pittura sacra dell'artista; il restauro delle tele "mai toccate" di San Pietro e San Ponziano in gloria, sostenuto da Fondazione Credito Bergamasco.
A cent’anni dalla nascita e a trent’anni dalla morte, l’Ateneo di Brescia dedica un pomeriggio di... more A cent’anni dalla nascita e a trent’anni dalla morte, l’Ateneo di Brescia dedica un pomeriggio di studio alla fi-gura e all’opera di Giovanni Testori (1923-1993). Luca Daino parlerà del romanzo d’esordio, Il dio di Roserio (1954), opera emblematica e già esteticamente matura della narrativa testoriana. Roberta D’Adda analizzerà gli studi testoriani dedicati a Giacomo Ceruti, l’Omero dei disereda-ti. Giuseppe Carrara parlerà del teatro di Giovanni Testori. Infine Filippo Piazza prenderà in esame il linguaggio espressivo di Romanino in rapporto alla narrativa testoria-na.
Il convegno lucano è articolato in quattro topic dedicate al quadraturismo e alla grande decorazi... more Il convegno lucano è articolato in quattro topic dedicate al quadraturismo e alla grande decorazione, focalizzate rispettivamente su: 1. Italia settentrionale e centrale, 2. Italia meridionale e isole, 3. Italia ed Europa (secc. XVI-XX), 4. Conservazione e tutela degli apparati decorativi. Nelle definizioni di Andrea Pozzo (“congiungere il finto col vero”, ingannano l’occhio a maraviglia”) così ben sintetizzato, il macro tema dell’illusionismo architettonico, che dialoga con le forme, le tradizioni e le diverse tecniche (tra cui lo stucco) della grande decorazione particolarmente in voga nei secoli XVII e XVIII, viene indagato in questa occasione lungo le linee delle peculiarità territoriali, delle specificità della committenza e delle consuetudini delle botteghe nei diversi centri artistici. Declinazioni territoriali e finanche locali che colloquiano in un ambito di diffusione che assume nell’ancien régime connotazioni europee e anche extraeuropee.
L’incontro intende presentare una prima breve monografia dedicata al pittore lombardo-veneto Fran... more L’incontro intende presentare una prima breve monografia dedicata al pittore lombardo-veneto Francesco Crivelli, vissuto tra il 1520 e il 1580 circa. Nel giugno del 1577 al pittore Francesco Crivelli fu accordata una patente che gli consentisse di raggiungere Alessandria da Milano “con alcune tele et tavole de retratti”. Tra gli incarichi che questi avrebbe svolto in città è da riconoscere quello per i marchesi Cuttica di Cassine, alla cui committenza viene, per la prima volta, ricondotta una tela con un "Cristo in gloria tra la Vergine e san Giovanni con due donatori" apparsa recentemente in asta a Parigi come anonima. Si tratta di una prima aggiunta al catalogo di Francesco Crivelli. Il volume presenta un primo profilo biografico del pittore, contestualizzato nel panorama della scuola di pittura lombardo-veneta del secondo Cinquecento, e intende agevolare l’aggiunta di altre opere al suo ancora troppo esiguo catalogo.
Il Mortorino di San Fiorano custodisce molteplici vicende personali e collettive, che lo legano i... more Il Mortorino di San Fiorano custodisce molteplici vicende personali e collettive, che lo legano in modo inscindibile al territorio nel quale è inserito. Eppure oggi questo spazio, così carico di storia, versa in precarie condizioni di conservazione che mettono a rischio la sopravvivenza del suo rilevante apparato pittorico e architettonico. La conversazione tenuta da Filippo Piazza, funzionario della Soprintendenza, intende mettere in luce l’affascinante personalità artistica di Giovanni Battista Ronchelli, autore della decorazione, e, al tempo stesso, illustrare i primi passi finalizzati al complesso recupero del Mortorino.
Vi attendiamo il 16 ottobre alle 21:00 per un concerto presso la chiesa parrocchiale di Castiglio... more Vi attendiamo il 16 ottobre alle 21:00 per un concerto presso la chiesa parrocchiale di Castiglione d’Adda (LO), occasione in cui presenteremo la conclusione del restauro del “Grandioso Organo Serassi”. Lo strumento, di originaria costruzione settecentesca e proveniente dalla distrutta chiesa di Sant’Agostino a Crema (CR), da dove fu trasferito all’inizio dell’Ottocento e poi modificato, rappresenta una testimonianza unica, trattandosi, con oltre 2700 canne, di uno tra gli organi più grandi di Lombardia. Il restauro, finanziato dal Ministero della cultura, ha permesso di ampliare le conoscenze su questa straordinaria opera, il cui recupero si pone come l’esito di un complesso percorso di tutela durato oltre quattro anni.
Dopo due anni di lavoro siamo lieti di presentare i risultati del complesso intervento di restaur... more Dopo due anni di lavoro siamo lieti di presentare i risultati del complesso intervento di restauro che ha interessato un gruppo di affreschi strappati del pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli (1604-1656). A distanza di 75 anni gli affreschi, acquistati e restaurati dal Comune di Casaletto Vaprio (CR)sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di Mantova, sono stati finalmente ricollocati nel loro contesto di origine. Si tratta pertanto di uno recupero di grande rilevanza, che consentirà a tutti di fruire di un patrimonio artistico ad oggi dimenticato.
In occasione del quinto centenario del Sacco di Brescia, tragico evento compiuto il 19 febbraio 1... more In occasione del quinto centenario del Sacco di Brescia, tragico evento compiuto il 19 febbraio 1512 dalle truppe guidate da Gaston de Foix, il Liceo “Arnaldo da Brescia”, con il patrocinio del Comune di Brescia, ha dedicato una giornata di studi che vede la partecipazione di studiosi affermati e di giovani ricercatori. Gli interventi hanno spaziato dalla storia, alla letteratura, alla storia dell’arte, introucendo alcune significative novità rispetto a quanto già emerso nelle emerite opere Francia Spagna Impero a Brescia 1509-1516 (C. Pasero, 1958) e Il Sacco di Brescia (a cura di V. Frati, 1989-1990).
Viene presentata la recente acquisizione di una serie di strappi del pittore cremasco Gian Giacom... more Viene presentata la recente acquisizione di una serie di strappi del pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli, provenienti dalla antica parrocchiale di Casaletto Vaprio (CR). Verrà illustrato il progetto di restauro e di ricollocazione in situ delle opere.
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Milano e Lodi, allestita nel nuovo Polo Culturale Maria Cosway in collaborazione con il Comune di Lodi e numerose istituzioni da sempre attente alle attività culturali del territorio lodigiano.
nei “meriti di sostanza, di materia, di aria, di luce e di tono”, rappresenta
una prerogativa della scuola pittorica bresciana del Rinascimento e un
antefatto fondamentale per comprendere l’esperienza intrapresa più tardi
da Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Un nesso che, come rilevato per
primo da Roberto Longhi e poi da una robusta tradizione critica che in parte discende dagli studi di Mina Gregori, si giustifica in virtù del lungo periodo di formazione in Lombardia di Merisi, che gli consentì di entrare in contatto con le opere di Alessandro Bonvicino detto Moretto, di Girolamo Romanino e di Giovanni Girolamo Savoldo, oltre che con quelle di Vincenzo Foppa. Si tratta di un argomento molto battuto dalla storiografia e che dunque non necessita di aggiunte, perlomeno in questa sede. Qui si intende piuttosto assestare la prospettiva sulle possibili relazioni tra il contesto storico e culturale bresciano della prima metà del XVI secolo – che costituisce l’argomento cardine di questa mostra – e la vicenda di Moretto, Romanino e Savoldo, cercando soprattutto di comprendere come si declini la loro “naturale predisposizione a tradurre in immagine le istanze ‘realistiche’ della sensibilità religiosa del tempo”, provando
al contempo a verificare quanto la resa del dato di realtà fosse apprezzata in funzione delle aspettative dei committenti. Sono interrogativi di ampia portata che richiederebbero risposte di altrettanto impegno, come del resto avvenuto in occasione di ricerche anche recenti: in questa circostanza ci si limiterà a riflettere su alcuni snodi emblematici per inquadrare la questione.
Milano e Lodi, allestita nel nuovo Polo Culturale Maria Cosway in collaborazione con il Comune di Lodi e numerose istituzioni da sempre attente alle attività culturali del territorio lodigiano.
nei “meriti di sostanza, di materia, di aria, di luce e di tono”, rappresenta
una prerogativa della scuola pittorica bresciana del Rinascimento e un
antefatto fondamentale per comprendere l’esperienza intrapresa più tardi
da Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Un nesso che, come rilevato per
primo da Roberto Longhi e poi da una robusta tradizione critica che in parte discende dagli studi di Mina Gregori, si giustifica in virtù del lungo periodo di formazione in Lombardia di Merisi, che gli consentì di entrare in contatto con le opere di Alessandro Bonvicino detto Moretto, di Girolamo Romanino e di Giovanni Girolamo Savoldo, oltre che con quelle di Vincenzo Foppa. Si tratta di un argomento molto battuto dalla storiografia e che dunque non necessita di aggiunte, perlomeno in questa sede. Qui si intende piuttosto assestare la prospettiva sulle possibili relazioni tra il contesto storico e culturale bresciano della prima metà del XVI secolo – che costituisce l’argomento cardine di questa mostra – e la vicenda di Moretto, Romanino e Savoldo, cercando soprattutto di comprendere come si declini la loro “naturale predisposizione a tradurre in immagine le istanze ‘realistiche’ della sensibilità religiosa del tempo”, provando
al contempo a verificare quanto la resa del dato di realtà fosse apprezzata in funzione delle aspettative dei committenti. Sono interrogativi di ampia portata che richiederebbero risposte di altrettanto impegno, come del resto avvenuto in occasione di ricerche anche recenti: in questa circostanza ci si limiterà a riflettere su alcuni snodi emblematici per inquadrare la questione.
All’interno della basilica di Santa Maria Assunta a Gandino si conserva il più ampio ciclo di tele realizzato da Giacomo Ceruti (1698-1767) durante la sua prolifica attività e il più significativo nel suo percorso di pittore del sacro. Un’impresa che annovera trentadue opere, talune di dimensioni imponenti, condotta a termine in un arco di tempo altrettanto esteso che va dal 1734 al 1739. Questo insieme, già noto alla critica sebbene spesso trascurato, viene ora riesaminato sotto molti punti di vista (storico-artistico e iconografico, documentario e conservativo), approdando a risultati per certi versi sorprendenti. Leggendo il libro si potrà infatti scoprire un altro Ceruti, che sveste con piena consapevolezza i panni del “pittore della realtà” per indossare quelli, inconsueti, di “pittore classicista”. Per questa e per altre ragioni il ciclo di Gandino costituisce pertanto una tappa fondamentale del suo percorso, rappresentando una vera e propria “cerniera” tra il soggiorno in Lombardia, terminato nell’estate del 1734, e il trasferimento a Venezia e poi a Padova: i dipinti realizzati tra il 1737 e il 1739 rivelano così il profilo di un maestro che tiene il passo con la lezione dei grandi veneti a lui contemporanei.
La rigorosa ricerca sul “caso Gandino” ha portato in luce novità assolute nello studio di Giacomo Ceruti e del suo soggiorno gandinese: i nuovi elementi emersi dall’analisi delle fonti documentarie, del contesto storico e della committenza in cui matura la commissione; la prima ricognizione delle fonti figurative a stampa per la pittura sacra dell’artista; il restauro delle tele “mai toccate” di San Pietro e San Ponziano in gloria, sostenuto da Fondazione Credito Bergamasco e affiancato da una campagna di indagini scientifiche, che aprono la strada allo studio della tecnica esecutiva cerutiana; la presentazione del Ritratto di Silvestro Ponziano Patirani, il notaio che predispose il contratto per le opere gandinesi, sino ad oggi mai analizzato dal vero e che si può
annoverare tra i migliori ritratti eseguiti dal maestro milanese prima di partire alla volta di Venezia; una riflessione di taglio teologico che prende il via dalla lettura comparata dei versetti biblici riportati nei cartigli della serie dei Profeti e figure dell’Antico Testamento.
Nelle definizioni di Andrea Pozzo (“congiungere il finto col vero”, ingannano l’occhio a maraviglia”) così ben sintetizzato, il macro tema dell’illusionismo architettonico, che dialoga con le forme, le tradizioni e le diverse tecniche (tra cui lo stucco) della grande decorazione particolarmente in voga nei secoli XVII e XVIII, viene indagato in questa occasione lungo le linee delle peculiarità territoriali, delle specificità della committenza e delle consuetudini delle botteghe nei diversi centri artistici. Declinazioni territoriali e finanche locali che colloquiano in un ambito di diffusione che assume nell’ancien régime connotazioni europee e anche extraeuropee.
Lo strumento, di originaria costruzione settecentesca e proveniente dalla distrutta chiesa di Sant’Agostino a Crema (CR), da dove fu trasferito all’inizio dell’Ottocento e poi modificato, rappresenta una testimonianza unica, trattandosi, con oltre 2700 canne, di uno tra gli organi più grandi di Lombardia.
Il restauro, finanziato dal Ministero della cultura, ha permesso di ampliare le conoscenze su questa straordinaria opera, il cui recupero si pone come l’esito di un complesso percorso di tutela durato oltre quattro anni.