La ribellione di Landini è l’esercizio del domatore di fiere al circo che fa passare da una pedana all’altra, da un cerchio all’altro, tigri e leoni piuttosto rincoglioniti da qualche sedativo o satolli per il troppo cibo ingurgitato. Per poi stupire i bambini con l’atto più estremo: infilare la testa nelle loro fauci. Ohhhh…, com’è coraggioso questo Landini, com’è incredibile questo sindacalista che scalda la piazza del circo politico-mediatico a suon di parole che rimbombano come il colpo di frusta del domatore.
La ribellione di Landini è una ribellione di cartapesta a uso e consumo di quel circo sindacale che muove ancora qualche centinaio di persone. Poi esiste – ma è sganciato dal domatore – un mondo di disagio vero, profondo, di lavoratori già da anni abbandonati dal sindacato così come dalla politica: sono i cittadini che non votano.
Landini mimetizza il suo circo nel cantiere della sinistra, cerca il suo spazio e sicuramente lo troverà proponendo sempre il solito esercizio del domatore che finge di provocare tigri, leoni e felini mezzi rinco. La ribellione di Landini non fa paura, fa meravigliare la platea del circo: oohhh…. Quando si tratta di scuotere la frusta e affrontare vere belve feroci, Landini non c’è mai. Non molto tempio fa fece sponsorizzare il concertone del Primo Maggio anche da una multinazionale del delivery…
Non c’è traccia di ribellione, di lotta dura, di scioperi a oltranza, di sfrontatezza da opporre a quel che resta della ex Fiat, poi Fca, poi Stellantis: io me lo ricordo il Landini a capo della Fiom che affrontava Marchionne, me lo ricordo e lo rispettavo. In quegli anni di trasformazione del settore auto, il capo dei metalmeccanici faceva le barricate, scosse persino la Cgil e il partito. Di quel Landini non resta nulla. Non nell’attuale profonda crisi del settore auto abbiamo assistito alle dimissioni del manager più pagato del mondo e meno scalfito dalla Cgil: Landini aveva paura di non beneficiare più dell’attenzione di Repubblica e della Stampa, giornali della casa sabauda? Né, di quel Landini rivoluzionario, ho trovato traccia nei recenti anni in cui veri lavoratori ribelli facevano valere i diritti costituzionali e si opponevano alla narrazione miracolistica del vaccino e del green pass. Dov’era il ribelle Landini quando quei lavoratori – molti o dei quali oggi stanno vincendo delle cause davanti ai giudici – venivano umiliati, mobbizzati e licenziati? Lo so io dov’era il ribelle Landini: era nella stessa trincea di Big Pharma, della Von Der Leyen, di Conte, di Draghi, di Speranza, di Confindustria, degli Elkainn che facevano delle penose mascherine. E assisteva al massacro di lavoratori per bene. Vergognati, Landini!
Ps. Trump metterà Kennedy jr. alla Sanità, qui la Commissione sul Covid si sta limitando a un solfeggio. Ci svegliamo o no?