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Quel che affidiamo al vento by Laura Imai Messina
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11 marzo 2011: al largo della costa della regione di Tōhoku, nel Giappone settentrionale, ci fu Il sisma, con epicentro in mare e con successivo tsunami, più potente mai misurato in Giappone e il quarto a livello mondiale.
Lo tsunami, a Otsushi, uccise quasi il 10% delle popolazione, oltre 16mila persone.

In quell’occasione Yui perse la madre e la figlia: furono ritrovate abbracciate.
Quella forza inarrestabile sconquassò la vita di tanti giapponesi.

«Cosa vi ha reso più semplice alzarvi la mattina e andare a letto la sera dopo un grande lutto? Cosa vi permette di stare bene quando vi sentite afflitti?»

“Quell’11 marzo del 2011 la barca del padre di Shio, anziché correre a riva, aveva fatto rotta verso il largo, così da cavalcare lo tsunami ed evitare l’impatto. E tuttavia l’onda era stata tale che l’imbarcazione s’era incagliata nella città in quel modo grottesco, appesa sopra a un palazzo come fosse un trofeo. A distanza di anni era diventato persino uno degli scatti-simbolo della catastrofe. C’erano stati quei cavalloni immensi, e la barca era salita verso il cielo per poi ricadere in picchiata sul mare. Il terrore pazzo sul volto dell’uomo glielo avevano raccontato più avanti. Non era solo sulla barca quel giorno, c’era una donna con lui.”

E così per elaborare il lutto, su una collina, installarono una cabina telefonica bianca, con un telefono vero, ma senza fili: questa è una cabina telefonica molto particolare, è un luogo dove sfogarsi, dove imparare a convivere con il dolore della perdita di una persona cara.

«E insomma» aveva esordito la voce che aspirava a stretti intervalli una sigaretta «c’è questa cabina telefonica in mezzo a un giardino, su una collina isolata dal resto. Il telefono non è collegato ma le voci le porta via il vento. Dico Pronto Yōko, come stai? e mi pare di tornare ad essere quello di una volta, mia moglie che mi ascoltava dalla cucina, sempre indaffarata sulla colazione o sulla cena, io che brontolavo perché il caffè mi bruciava la lingua.»

Yui in uno dei suoi tanti viaggi verso il telefono del vento incontra Taseki, che aveva perso la moglie. E così, “il momento in cui si incontravano iniziò ad apparire a entrambi non come il raccogliersi di due sconosciuti in un punto del mondo per poi raggiungerne un altro, bensì come un ritorno. Era lui che tornava a lei. Era lei che tornava a lui.”

E i due si innamorano. E Taseki glielo avrebbe spiegato a Yui “Che è un vero miracolo l’amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio.”

«L’amore è come la terapia, funziona solo quando ci credi». «Ma soprattutto» gli faceva eco lei «solo quando ti senti pronto a lavorarci.»

“suki, Yui no koto ga suki.”

[Ti amo, Yui ti amo.]



Tra 3 e 4 stelle.


Trailer
https://youtu.be/cECS989aY9g

Documentario
https://youtu.be/B1OVPaGRszU

Deejay nel vento
https://www.deejay.it/articoli/deejay...

La candidatura al Premio Strega, proposta da Lia Levi
https://www.premiostrega.it/quel-che-...
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Reading Progress

February 24, 2020 – Started Reading
February 24, 2020 – Shelved
February 24, 2020 – Finished Reading

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