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Le cose che non ho detto
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Dopo "Leggere Lolita a Teheran" ritorno ad assaporare, a vivere il mondo di Azar Nafisi. Il mondo raccontato dalla Nafisi è un mondo affascinante per certi versi, in quanto ci permette di conoscere meglio Teheran, la sua terra natìa, ma è allo stesso tempo un mondo difficile e particolare in quanto vi sono leggi e divieti incomprensibili e deleteri per una donna.
"Le cose che non ho detto" è un viaggio che racconta cosa significa essere donna a Teheran dove tutti i tuoi diritti sono violati. E' una autobiografia alla quale si intreccia la storia di 40 anni di lotta, la guerra tra Iran e Iraq sino all'ayatollah Khomeini che ha reso difficile la vita alle donne e a tutti gli altri abitanti.
Ad ogni pagina, capitolo ci innamoriamo di Azar Nafisi, dei negozi nei quali era solita andare, dei bazar che ama frequentare, respiriamo i sapori, i profumi, gli odori di una terra lontanissima da noi per cultura, tradizioni, usi, ecc.
La Nafisi rimpiange la città delle feste, la città in cui era possibile circolare senza velo e senza guardiani, "la città della libertà o dell'illusione di libertà che si respirava un tempo, per troppo breve tempo". In questa città che ora non sente più sua, Azar sa che vi è un luogo, una casa formata dalle storie che il padre gli raccontava, "una casa dove posso conservare la memoria e resistere alla tirrania degli uomini e del tempo".
"Le cose che non ho detto" è un viaggio che racconta cosa significa essere donna a Teheran dove tutti i tuoi diritti sono violati. E' una autobiografia alla quale si intreccia la storia di 40 anni di lotta, la guerra tra Iran e Iraq sino all'ayatollah Khomeini che ha reso difficile la vita alle donne e a tutti gli altri abitanti.
Ad ogni pagina, capitolo ci innamoriamo di Azar Nafisi, dei negozi nei quali era solita andare, dei bazar che ama frequentare, respiriamo i sapori, i profumi, gli odori di una terra lontanissima da noi per cultura, tradizioni, usi, ecc.
La Nafisi rimpiange la città delle feste, la città in cui era possibile circolare senza velo e senza guardiani, "la città della libertà o dell'illusione di libertà che si respirava un tempo, per troppo breve tempo". In questa città che ora non sente più sua, Azar sa che vi è un luogo, una casa formata dalle storie che il padre gli raccontava, "una casa dove posso conservare la memoria e resistere alla tirrania degli uomini e del tempo".
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