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La ragazza dagli occhi verdi
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Un'educazione sessuale.
Quella notte, quando mi amò e si abbandonò dentro di me, pensai: È solo con i nostri corpi che ci perdoniamo davvero; la mente finge di perdonare, ma nutre e ricorda i momenti neri. E persino facendo l'amore, ricordai le nostre difficoltà, i mondi separati, diversi, da cui ognuno di noi proveniva; lui che, controllato, pieno di livore e di intolleranza, conosceva tutti e sapeva tutto - io, che vacillavano e mi impaurivo ad ogni alito di vento, sbadata, un po' pazza (come diceva lui), cresciuta (sempre come diceva lui) «nell'ignoranza dell'età della pietra e nell'inciviltà della religione». Pregai san Giuda, patrono dei casi disperati.
È proprio così come si descrive, Caithleen, la ragazza dogli occhi verdi e i capelli ramati, e come la descrive Eugene - «Tu tenera, sciocca birichina, hai un occhio matto» disse guardandomi negli occhi che, decise, erano verdi. «Occhi verdi e capelli ramati, mia madre non si fiderebbe di te» disse. Sua madre aveva freddi occhi blu, penetranti e astuti. L'avvolgeva un odore di olio, di eucalipto.: sbadata, un po’ pazza, cresciuta nell’ignoranza, tenera e sciocchina. Ma è curiosa, ha un occhio matto, è piena di vita, e soprattutto consapevole del fatto che la sua vita è solo sua e che va vissuta fino in fondo, a dispetto di ogni costrizione e di ogni abuso familiare, lontana da ogni imposizione religiosa e dalla campagna dov’è cresciuta.
Ricomincia a Dublino, la sua nuova vita, e ricomincia a Dublino il secondo capitolo della trilogia delle ragazze di campagna (la definizione è mia, ignoro se e come venga definita), dove Caithleen e Baba ormai vivono dopo essere state cacciate dal collegio religioso dove erano state mandate a studiare.
Ed è qui, in fuga dalla famiglia e dai pettegolezzi di un paese bigotto e pettegolo, dove scopre il sesso, l’amore, l’indipendenza e il prezzo della libertà, che anche la scrittura di Edna O’Brien si libera per diventare più intensa e coinvolgente; ed è sempre qui che amore e sesso, romanticismo e sensualità, finiscono per trovare l’equilibrio perfetto e trasformare la ragazza di campagna in una donna.
È qui che la lotta per l’emancipazione di Caithleen e delle donne irlandesi prende forma e scopre il proprio corpo.
Bello, ora pacato e ora vibrante, «La Ragazza agli occhi verdi» aggiunge tutta quella passione e quel calore che non ero riuscita a trovare in «Ragazze di campagna», arricchendo ulteriormente il ritratto della società irlandese degli anni Sessanta costretta fra il desiderio di indipendenza (anche privata) e la morale (in)civile dell’epoca mascherata da perbenismo sociale e sentimento religioso.
Mentre sedevamo accanto al camino dello studio disse: «Oh, tu povero fiorellino sempre solo, non è proprio una bella luna di miele, questa, vero? Cerca di pensare a delle cose belle… al sole, ai fiumi di montagna, alle fucsie…».
Rannicchiata tra le sue braccia, riuscivo però a pensare soltanto a quello che sarebbe successo di lì a poco. Aveva messo un disco e la musica riempie la stanza. Fuori la pioggia che picchiettava contro la finestra; sulla sporgenza interna del telaio si era raccolta dell’acqua. Regnava un grande silenzio, interrotto solo dalla musica e dalla pioggia. Ascoltava la musica tenendo gli occhi chiusi. La musica aveva uno strano effetto su di lui: il volto gli si addolciva, rispondeva ad essa con tutta l'anima.
«È Mahler» disse proprio quando mi aspettavo dicesse: «Puoi restare o andartene».
Quella notte, quando mi amò e si abbandonò dentro di me, pensai: È solo con i nostri corpi che ci perdoniamo davvero; la mente finge di perdonare, ma nutre e ricorda i momenti neri. E persino facendo l'amore, ricordai le nostre difficoltà, i mondi separati, diversi, da cui ognuno di noi proveniva; lui che, controllato, pieno di livore e di intolleranza, conosceva tutti e sapeva tutto - io, che vacillavano e mi impaurivo ad ogni alito di vento, sbadata, un po' pazza (come diceva lui), cresciuta (sempre come diceva lui) «nell'ignoranza dell'età della pietra e nell'inciviltà della religione». Pregai san Giuda, patrono dei casi disperati.
È proprio così come si descrive, Caithleen, la ragazza dogli occhi verdi e i capelli ramati, e come la descrive Eugene - «Tu tenera, sciocca birichina, hai un occhio matto» disse guardandomi negli occhi che, decise, erano verdi. «Occhi verdi e capelli ramati, mia madre non si fiderebbe di te» disse. Sua madre aveva freddi occhi blu, penetranti e astuti. L'avvolgeva un odore di olio, di eucalipto.: sbadata, un po’ pazza, cresciuta nell’ignoranza, tenera e sciocchina. Ma è curiosa, ha un occhio matto, è piena di vita, e soprattutto consapevole del fatto che la sua vita è solo sua e che va vissuta fino in fondo, a dispetto di ogni costrizione e di ogni abuso familiare, lontana da ogni imposizione religiosa e dalla campagna dov’è cresciuta.
Ricomincia a Dublino, la sua nuova vita, e ricomincia a Dublino il secondo capitolo della trilogia delle ragazze di campagna (la definizione è mia, ignoro se e come venga definita), dove Caithleen e Baba ormai vivono dopo essere state cacciate dal collegio religioso dove erano state mandate a studiare.
Ed è qui, in fuga dalla famiglia e dai pettegolezzi di un paese bigotto e pettegolo, dove scopre il sesso, l’amore, l’indipendenza e il prezzo della libertà, che anche la scrittura di Edna O’Brien si libera per diventare più intensa e coinvolgente; ed è sempre qui che amore e sesso, romanticismo e sensualità, finiscono per trovare l’equilibrio perfetto e trasformare la ragazza di campagna in una donna.
È qui che la lotta per l’emancipazione di Caithleen e delle donne irlandesi prende forma e scopre il proprio corpo.
Bello, ora pacato e ora vibrante, «La Ragazza agli occhi verdi» aggiunge tutta quella passione e quel calore che non ero riuscita a trovare in «Ragazze di campagna», arricchendo ulteriormente il ritratto della società irlandese degli anni Sessanta costretta fra il desiderio di indipendenza (anche privata) e la morale (in)civile dell’epoca mascherata da perbenismo sociale e sentimento religioso.
Mentre sedevamo accanto al camino dello studio disse: «Oh, tu povero fiorellino sempre solo, non è proprio una bella luna di miele, questa, vero? Cerca di pensare a delle cose belle… al sole, ai fiumi di montagna, alle fucsie…».
Rannicchiata tra le sue braccia, riuscivo però a pensare soltanto a quello che sarebbe successo di lì a poco. Aveva messo un disco e la musica riempie la stanza. Fuori la pioggia che picchiettava contro la finestra; sulla sporgenza interna del telaio si era raccolta dell’acqua. Regnava un grande silenzio, interrotto solo dalla musica e dalla pioggia. Ascoltava la musica tenendo gli occhi chiusi. La musica aveva uno strano effetto su di lui: il volto gli si addolciva, rispondeva ad essa con tutta l'anima.
«È Mahler» disse proprio quando mi aspettavo dicesse: «Puoi restare o andartene».
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La ragazza dagli occhi verdi.
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Reading Progress
September 22, 2014
–
Started Reading
September 29, 2014
–
Finished Reading
December 30, 2014
– Shelved