San Miniato

Le fonti narrative rappresentano un interessante bacino di informazioni, utili per ricostruire la storia toscana in epoca bassomedievale. Per quanto riguarda il territorio sanminiatese, l’abbondanza e il dettaglio con cui vengono riferiti e descritti gli accadimenti, ha in qualche modo suggerito la costituzione del presente regesto. Senza la pretesa di una trattazione specialistica, l’obiettivo del presente regesto è quello di offrire al pubblico più vasto una raccolta organica delle informazioni riguardanti episodi di vita sanminiatese in epoca medievale, desunte dalle varie “cronache”, tenuto conto dei vari autori e del loro punto di vista, talvolta particolarissimo. L’idea è anche quella di far apprezzare il tono e il lessico usato dai vari autori, che spesso rimangono noti solamente agli specialisti. Inoltre, laddove si renda necessario, in nota sono proposti riferimenti a studi e pubblicazioni che hanno trattato in maniera specifica l’argomento del singolo episodio, oppure ulteriori spunti e approfondimenti.

Nella sala storica del Palazzo Comunale di San Miniato è presente un affresco di Cenni di Francesco di Ser Cenni e del maestro della Madonna Lazzaroni. Oggi al centro della raffigurazione troviamo la Madonna con Bambino, ma un tempo, proprio al centro della composizione, circondata dalle virtù cardinali e teologali era certamente presente un'altra figura.

La figura di Barone dei Mangiadori (metà XIII sec. -1314), appartenente alla nota schiatta samminiatese rivale dei Ciccioni, è stata negli ultimi anni oggetto dell'attenzione proficua degli studiosi. In particolare F. Salvestrini, sul Dizionario Biografico degli italiani, ha tracciato un vivido ritratto di questo personaggio, celebre soprattutto per quanto di lui ebbe a scrivere Dino Compagni 1 . Il cronista fiorentino, dopo averlo definito «franco ed esperto cavaliere in fatti d'arme», ne riporta un breve ma significativo discorso, tenuto alla vigilia della battaglia di Campaldino : «Signori, le guerre di Toscana si sogliono vincere per bene assalire; e non duravano, e pochi uomini vi moriano, ché non era in uso l'ucciderli. ora è mutato modo, e vinconsi per stare bene fermi. il perché io vi consiglio che voi stiate forti, e lasciateli assalire» 2 . Stando al racconto del Compagni, il Mangiadori pronunciò queste parole fra le schiere guelfe contrapposte all'esercito di Guglielmino vescovo di Arezzo. Ben sapendo come destreggiarsi nelle turbinose vicende toscane della fine del XIII secolo, a Campaldino il Nostro si guadagnò una solida fama. Poco dopo il tracollo dello schieramento ghibellino, infatti, Barone ricoprì (fine 1289) gli incarichi di podestà e di capitano del Popolo di Siena in maniera simultanea, 1 Lista delle abbreviazioni: ASCV = Arcchivio Storico Comunale Volterra; ASDV = Archivio Storico Diocesano di Volterra; ASFi = Archivio di Stato di Firenze. BGV = Biblioteca Guarnacci Volterra; Tutte le date, generalmente in computo fiorentino, s'intendono riportate allo stile comune. Mi sia consentito ringraziare Francesco Fiumalbi e il prof. Paolo Morelli per i preziosi consigli. Cfr. F. SALVESTRINI, Mangiadori, Barone de', in Dizionario Biografico degli italiani, LXIX (2007), consultato on-line all'indirizzo: http://www.treccani.it/enciclopedia/barone-de-mangiadori_%28Dizionario-Biografico%29/. Su San Miniato si vedano anche i suoi il nido dell'aquila: San Miniato al Tedesco dai vicari dell'impero al vicariato fiorentino del Valdarno inferiore (secc. Xi -XiV), in il Valdarno inferiore, pp. 229-278; e San genesio. la comunità e la pieve fra Vi e Xiii secolo, in Vico Wallari-San genesio: ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del medio Valdarno inferiore fra alto e pieno Medioevo, atti della giornata di studio (San Miniato, 1 dicembre 2007), Firenze 2010, pp. 25-80. Ma cfr. anche i lavori di V. MAZZONI, in particolare la serie le famiglie del ceto dirigente sanminiatese (secc. Xiii-XiV) sulla «Miscellanea Storica della Valdelsa»: CXVI (. È nel terzo di questi contributi che l'A. stila un'accurata scheda biografica del Nostro (pp. 233-234), non prendendo tuttavia in considerazione il periodo volterrano.

I documenti d’archivio rivelano la presenza di diverse chiese situate a San Miniato e nelle aree suburbane, che sono scomparse negli ultimi secoli. Di queste è andata perduta non soltanto la memoria ecclesiastica, ma spesso anche la testimonianza architettonica. È il caso anche della chiesa di
Sant’Andrea, extra et prope San Miniato, iuxta Castrum Ciculum, che si trovava lungo la strata vallis putei, nella zona denominata Reggiana.

Il presente articolo vuole raggiungere un duplice scopo: quello di tracciare le storie di alcuni militari napoleonici sanminiatiesi attraverso la documentazione della medaglia di Sant’Elena e quella di stimolare una ricerca – anche partecipata - più approfondita e che interessi sia documenti che materiali vari, che sarà svolta in una seconda parte.
La difficoltà di accedere agli archivi negli ultimi anni ha ridotto la possibilità di effettuare ricerche ad ampio raggio su corpus documentali consistenti ma, da un certo punto di vista, permette di proporre anche un progetto di ricerca partecipata, in linea anche con la public history, dove si richiede ai lettori e ai cittadini dell’area di San Miniato di fornire eventuali informazioni in loro possesso sul periodo napoleonico, su eventuali cimeli, lettere, documenti e ogni altra informazione, anche orale, per ricostruire, a distanza di 200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte, cosa è ancora presente come memoria sul territorio.

Molte sono le persone cui siamo debitrici per questo volume. In primo luogo grazie ad Elisa Barani (Ufficio Beni Culturali della Diocesi di San Miniato), per l'apporto essenziale nell'organizzazione della ricerca e della campagna fotografica. Al Comune di San Miniato -Sistema Museale, nelle persone del direttore Lorenzo Fatticcioni e della Signora Manola Vincenti, ed a Federico Cantini (Università di Pisa), per averci cortesemente messo a disposizione la documentazione fotografica del sito e del Museo di Vico Wallari. Al personale della Biblioteca Comunale Mario Luzi, per la competenza, efficienza e gentilezza davvero straordinarie. Grazie anche a Roberto Boldrini, Alexander Di Bartolo e Marco Frati, per i preziosi consigli. A Francesco Fiumalbi, profondo conoscitore del territorio, va un ringraziamento speciale per lo scambio di idee e per i molti suggerimenti, ma soprattutto per la passione con cui ha condiviso questa ricerca. Infine siamo grate a tutti i parroci, che ci hanno sempre accolto con fiducia e disponibilità, nonché al personale del ristorante ospitato nella Villa dal Borgo di Palaia. Tutti costoro hanno contribuito a rendere questi mesi di lavoro un vero piacere: gravia levia.

Convegno Internazionale di studi sulla fondazione di San Miniato a Firenze nell’Europa del secolo XI - Abbazia di San Miniato, San Miniato al Monte, Firenze 23-25 maggio 2018.
Ildebrando, vescovo di Firenze dal 1008 al 1024, scelto tra coloro che accompagnarono a Roma Enrico II per essere incoronato dal papa Benedetto VIII, promosse nel 1018 la fondazione del più celebre monastero fiorentino, nel nome di san Miniato, che la tradizione voleva martire delle persecuzioni di Decio alla metà del III secolo. L’abbazia
avrebbe dovuto affiancarlo nella conduzione della diocesi e nell’iniziativa di riforma ed è in qualche modo uno degli eventi-segnale della grande trasformazione che investe l’Europa e, in essa la cristianità, nel passaggio dell’anno Mille. Una consapevolezza nuova del significato della persona comincia ad esprimersi, accompagnato dal maturare
di nuove forme della vita intellettuale ed istituzionale, nella realtà politica e in quella ecclesiastica. Processi nuovi e innovativi si avviano, tra le contraddizioni, generando energie impensate: in larga parte a fondamento di una nuova Europa. L’Abbazia di San Miniato, la Fondazione Ezio Franceschini e la Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino hanno ritenuto importante dedicare al tema un convegno internazionale di studio. Esso si articolerà in tre parti, ricostruendo la storia culturale e politica di Firenze e dell’area appenninica al passaggio dell’anno Mille.

Così anche nella fotografia: il bianco e nero è patentemente un’interpretazione della realtà, ma il colore troppo spesso, e purtroppo quasi sempre, è come se volesse essere una copia della realtà, senza avere la capacità di imprimere tutti, ma proprio tutti, i colori che i nostri occhi riescono a contemplare… Ancora non posso sapere quale sarà e quando sarà un’ultima epifania, ma credo che avvenga un’epifania continua, giorno per giorno, lo svelamento di un mistero che ci avvolge e ci penetra e continua a essere mistero per permetterci di continuare a essere uomini.

L’area del Valdarno inferiore compreso fra i rilievi del Montalbano e Santa Maria a Monte, e le colline della bassa Valdelsa e della Val d’Evola rappresenta ancora oggi uno dei paesaggi di maggiore suggestione in Toscana.  Il lavoro ne illustra brevemente l'eoluzione con particolare riferimento alle trasformazioni del XVIII secolo introdotte da G. B. Landeschi.