Philogelos

Este artigo faz um retrospecto da condição servil do antigo pedagogo grego e discute, com base no Filógelo, um livro de anedotas do séc. IV e V A.D., e em Paladas de Alexandria, um poeta do séc. IV A.D., se ocorreu, de fato, uma transição no estatuto social e econômico do pedagogo que o colocou, a partir do séc. II A.D., como modelo educacional da paideia greco-romana.

Che cosa raccontava la nutrice al piccolo Cicerone prima di metterlo a letto? Quali barzellette circolavano nelle botteghe dei barbieri di Atene? Nell'antichità, esattamente come oggi, nella vita di tutti erano presenti fiabe, facezie, fake news. Soltanto in pochissimi casi, tuttavia, questa "letteratura orale", considerata triviale e poco seria, è riuscita ad approdare alla pagina scritta, e spesso solo sotto forma di allusioni. Non tutto è perduto, però: combinando filologia e folklore si può tentare di ricostruire questo capitolo dimenticato della vita degli antichi. Ad aiutarci saranno le storie che, dal Medioevo fino a oggi, rispecchiano i racconti popolari di Greci e Romani, con differenze altrettanto significative delle somiglianze. Seguendo così le tracce narrative del dio Pan e di un gatto diabolico, del poeta Archiloco e del bluesman Robert Johnson, di imperatori, lupi cattivi e molti altri ancora, il libro getta nuovi squarci di luce sull'"enciclopedia culturale" degli antichi e, contemporaneamente, ci permette di comprendere meglio la nostra.

Projekt okładki: Stanisław Stosiek ISBN: 978-83-8090-000-0 (wersja drukowana) ISBN: 978-83-8090-000-0 (wersja elektroniczna) Skład i łamanie tekstu: Renata Witkowska Wydawnictwo Naukowe Uniwersytetu Kardynała Stefana Wyszyńskiego w Warszawie 01-815 Warszawa, ul. Dewajtis 5, tel. 22 561 89 23 e-mail: [email protected] www.wydawnictwo.uksw.edu.pl Druk i oprawa: Oficyna Wydawniczo-Poligraficzna "Adam" 02-729 Warszawa, ul. Rolna 191/193

Part of a repertoire of texts that I plan to employ in a LATN 400 course called “Text as Artifact.” Still in the development stage, but I've begun making them available in case anyone might find them useful, or be willing to pass along corrections, suggestions, etc.

An analysis of the religious vocabulary of Philogelos, the only self-standing collection of jokes that has come to us from antiquity, shows in many cases a substantial overlap between pagan and Christian lexicon. Among the most markedly pagan elements, the mentions of the deities (like Artemis or Zeus) often can be understood as mere quotes or literary parodies, while the use of "gods" in the plural creates more difficulties and leads, probably, to the disappearance of some jokes in some medieval manuscripts.

SOMMARIO: 1. Introduzione.-2. Materiale epigrafico non giuridico.-3. Testi giuridici.-4. Conclusioni.-Abstract. 1.-Introduzione Tra i disagi che angustiavano gli abitanti delle città antiche assai fastidioso era quello dei rifiuti, spesso marcescenti, causa di insopportabili odori. Insopportabile anche il chiasso, specie di notte, allorché le città si aprivano al traffico dei carri. Fenomeni penosi anche per i Romani. Ne era ben noto il culto dell'igiene (dove c'erano Romani, c'erano le terme). Ma Roma puzzava. Per colpa delle fulloniche, che per sbiancare i tessuti usavano soluzioni a base di urina, raccolta in grandi tini in cui ogni passante era libero di sfogarsi; per colpa delle latrine, sentine di fetori nonostante l'acqua corrente; e per colpa dell'immondizia lasciata imputridire per strada. Si provava a provvedere con annunci privati e ufficiali, di cui si ha ampia testimonianza tanto epigrafica quanto indiretta. In questa sede se ne cercherà di appurare l'utilità giuridica, prendendo le mosse da una facezia del Philogelos[1], un almanacco databile al IV-V sec. d.C.[2], ma non parco di storielle dell'età repubblicana. Una barzelletta sa disvelare timori, debolezze, briciole del quotidiano: deformando, coglie la realtà. Qui interessa il giorno per giorno nell'antica Roma. In una storiella del Philogelos un geloso muore perché preferisce farsi scoppiare la vescica che sfogarsi in una fullonica[3], in un'altra un centurione vuol punire un cocchiere che, attraversando un mercato, ha violato il divieto di traffico diurno[4]. Un'altra ancora prende di petto il problema dell'immondizia lasciata marcire per strada. Philogelos 85: Scolastiko; " eij " oij kiv an kainh; n metoikisqei; " kai; ta; pro; tou' pulw' no" kaqhv ra" ej pev grayen: $O" a] n kov pria bav lh/ , aj pov llusin auj tav. Un dottorello traslocò, diede un colpo di ramazza al cortile davanti all'ingresso e vi annunciò per iscritto: "Chi in questo luogo lascerà l'immondizia, non l'avrà indietro". Protagonista di questa storiella[5] è uno dei personaggi principali del Philogelos: il dottorello-scolastikov ", ben istruito, ma spesso a corto di buon senso. Scholastikos le scuole le ha fatte, ma scarseggia di esperienza e saggezza al punto da sembrare strano. Uno qui non intellegit quod omnes intellegunt[6]: questo il giudizio che ne avrebbero dato i giuresperiti romani. D'altro canto, ha il pallino della ricerca, dunque uno scienziato con la testa tra le nuvole[7]. Giova notare che scolastikov " poteva significare anche giurista[8] in un'accezione piuttosto spregiativa. Il protagonista di questa facezia[9] aveva appena traslocato. Non è chiaro se fosse proprietario o affittuario della "nuova casa", sebbene proprio quest'ultima dizione indichi piuttosto la prima ipotesi. Sicuramente era sensibile al decoro della dimora: per prima cosa aveva fatto le pulizie davanti al suo ingresso. Con la scritta (in forma di targhetta: libellus fixus[10], o di un graffito murale) intendeva premunirsi dall'immondizia sotto casa. 2.-Materiale epigrafico non giuridico Graffiti di simile tenore furono ritrovati a Pompei ed Ercolano[11], in cui in vari luoghi campeggia la scritta: Cacator cave malum[12], un deterrente all'indirizzo dei passanti che per sfogarsi lordassero muri, altrui proprietà, templi[13]. Costoro potevano prendere di mira anche i sepolcri[14], come si evince da epigrafi: "Chiunque emetta qui le orine o le feci, scatenerà l'ira delle divinità del cielo e ctonie"[15]. Nel Satiricon di Petronio Trimalcione dichiara di aver provveduto a non subire offese da morto, investendo per testamento un

This article analyzes the servile condition of the ancient Greek pedagogue and discusses, based on the Philogelus, an anecdote book from the fourth or fifth century A.D., and Paladas of Alexandria, a poet of the IV century A.D., if there was indeed a transition in the social and economic status of the pedagogue that placed him, starting in the II century A.D., as a model for Greco-Roman education.

Tous droits réservés pour tous pays. Aux termes du Code de la Propriété Intellectuelle, toute reproduction ou représentation, intégrale ou partielle, faite par quelque procédé que ce soit (photocopie, photographie, microfilm, bande magnétique, disque optique ou autre) sans le consentement de l'auteur ou de ses ayants droit ou ayants cause est illicite et constitue une contrefaçon sanctionnée par les articles L 335-2 à L 335-10 du Code de la Propriété Intellectuelle.

IF YOU WOULD LIKE A PDF OF THE FULL ARTICLE PLEASE SEND AN EMAIL TO IK6MG -AT- VIRGINIA.EDU!

David Hume, the Scottish Enlightenment philosopher, found solace in reading the works of Lucian of Samosata on his deathbed, in particular his works about death and dying. According to Adam Smith, Hume enjoyed the piece Downward Journey, and possibly also some of the Dialogues of the Dead, during the final days of his life. In the former piece Charon, Hermes, and Clotho transport the tyrant Megapenthes, whose name means 'greatly suffering,' to the underworld, along with the poor cobbler Micyllus, whose name can be translated as 'little one.' While Micyllus gladly leaves his humdrum earthly existence behind, Megapenthes keeps trying to convince the underworld personnel to let him stay among the living a little longer, but without any success. Dialogues of the Dead is a collection of exchanges between philosophers, poets, kings, and, occasionally, regular people set in the underworld. As in Downward Journey, in these exchanges dying is much harder for the formerly rich and powerful than for the detached philosopher or the poor man. In Lucian's writing the underworld is presented as an egalitarian utopia: wealth or power do not matter anymore, finally everybody is equal.

Kuin, I.N.I. 2021. ‘Laughter in Lucian’s Utopia Of the Dead,’ in P. Destrée; J. Opsomer; G. Roskam (eds.), Utopias in Ancient Thought. De Gruyter, Berlin, 255—276.

https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110733129/html?lang=en

This article analyzes the servile condition of the ancient Greek pedagogue and discusses, based on the Philogelus, an anecdote book from the fourth or fifth century A.D., and Paladas of Alexandria, a poet of the IV century A.D., if there was indeed a transition in the social and economic status of the pedagogue that placed him, starting in the II century A.D., as a model for Greco-Roman education.

The aim of the article is to present the selected fragments of the
ancient jest book Philogelos, interesting from the linguistic and literary standpoint. Epigrams from the Greek Anthology, analogical in contents, shall be also presented. A short linguistic analysis of the selected fragments shall also be conducted.

La comica apocalisse nella poesia del Trecento e del Quattrocento


I secoli XIV e XV videro l'esplosione dei generi comici basati sulla parodia dei generi alti e sull'uso di innesti lessicali, semantici e tecnici tolti direttamente dalle discipline se non scientifiche tout-court certamente non letterarie in senso stretto. Questa commistione era sintomatica di un nuovo paradigma di conoscenza che preparava il terreno alla scienza moderna e al suo linguaggio attraverso un procedimento distruttivo. Non dovrebbe stupire che proprio il genere comico – per sua costituzione aperto alle commistioni (cfr. Auerbach) – diventò il mezzo ideale per irradiare nuovi saperi tramite scenari parodico-apocalittici che minavano la pretesa di un sapere dogmatico tipico della cultura ufficiale e, in particolare, di quella ecclesiastica. Dietro la risata, gli autori nascondevano una nuova concezione del mondo e del sapere. Se la Coena Cypriani costituisce una forma archetipica di questa comicità parodica, si pensi poi agli esiti nei ludi infernali di Dante fino al collasso lessicale in Burchiello (celebri gli antecedenti di Sacchetti, Orcagna e Niccolò Povero) e la corporeità esplosiva e ostinatamente parodica del Morgante dove il corpo è il rovesciamento del logos. Sono tutte rappresentazioni lampanti di un modo innovativo di concepire non solo la poesia, ma il sapere in generale, correndo spesso il rischio di una alterità eretica. In base a quanto accennato, essendo frutto di una consuetudine ben stabilita e di una sorta di naturale e reciproca attrazione, questo rapporto tra comicità e apocalisse merita un’indagine attenta.