Scienza
numero III - maggio - luglio 2014
I iziati a ealizzata o il o t i uto dell’a.di.s.u. Puglia e ofi a ziato dal CI“MU“, ell’a ito del a do u i o pe la ealizzazione
ealizzazione di
iniziative a carattere formativo, culturale e sociale promosse dagli studenti degli Atenei e delle istituzioni AFAM pugliesi.
&
Cultura
A BARI IL
PALEODAYS 2014
Un racconto per immagini
DA DIAGNOSTA A RESTURATORE
A Bari un nuovo
corso di laurea professionalizzante
CONSERVARE GLI ALIMENTI
CON UNA PELLICOLA DA MANGIARE:
È DAVVERO POSSIBILE?
La Prof.ssa Carla Severini ci racconta
le nuove ricerche dell’UniFg
DALL’UNIBA IL RESTAURO AMICO
DELL’AMBIENTE: LA PULITURA ENZIMATICA
Intervista a Giulia Germinario,
dottoranda in Scienze e Chimiche Molecolari
I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi,
hanno diritto di raggiungere
i gradi più alti degli studi.
Costituzione Italiana ART. 34
2
N
uovi ragazzi pronti a collaborare, docenti
disponibili a raccontarci delle loro ricerche,
blogger e giornalisti felici di pubblicizzare le nostre
iniziative. Con questa nuova edizione di Scienza&Cultura
abbiamo conosciuto tanto, ma non solo. Abbiamo anche
fatto conoscere tanto. Ricerche e conferenze universitarie,
siti archeologici e musei pugliesi, curiosità e applicazioni
di discipline scientifiche.
Paolo Rossi, storico della scienza, diceva “Molti fanno un
uso continuo e quotidiano di macchine della più vasta
specie e natura e insieme detestano tutto ciò che è
artificiale, odiano l’industria, la chimica, la tecnologia, la
modernità”. Tutto ciò che facciamo è strettamente
scientifico, dobbiamo riconoscerlo, e quindi, perché non
conoscere e non seguire la scienza un po’ più da vicino?
Chi ha letto i numeri precedenti di Scienza&Cultura, sa
già cosa aspettarsi sfogliando il giornale ma, per chi si
fosse appena sintonizzato, ci auguriamo che possa trovare
anche un semplice spunto per continuare a leggere di
scienza, per interessarsi al mondo della ricerca
universitaria e, perché no, appassionarsi al nostro modo
di comunicare.
Per questo secondo numero ringraziamo i docenti delle
Università degli Studi di Bari e di Foggia per averci
raccontato le loro ricerche, i laureati che hanno condiviso
le loro storie di vita nelle prime pagine, chi ha voluto
promuovere le nostre iniziative, i relatori degli eventi
realizzati, i redattori che si sono messi in gioco e che
hanno scritto con passione, l’A.di.s.u. Puglia e il CISMUS,
finanziatori del nostro progetto. Grazie anche a te,
destinatario delle nostre parole che ci invogli a continuare
edizione dopo edizione.
Quattro pubblicazioni che hanno coinvolto una trentina
di studenti e due Università pugliesi, sei eventi che hanno
visto un centinaio di partecipanti, 200 like sulla nostra
pagina Facebook, TeleBari, RadioBari, portali e testate
giornalistiche che hanno promosso le nostre iniziative.
Questi i numeri della seconda edizione di
Scienza&Cultura. Crediamo di aver tenuto fede
all’impegno preso tempo fa: “allargare gli orizzonti”.
A te la risposta.
Gianluca Capuano
Doriana Debellis
Doriana Filannino
Matteo Granatiero
Concetta Lapomarda
Maria Carmela Miccardi
Ruggiero Tupputi
Iolanda Dicosola
Arturo Del Muscio
Antonia Tigrano
Concetta Lapomarda
Maria Carmela Miccardi
3
Giusj Sabino
Cosimo Damiano Papa
FISICA QUANTISTICA
E POST SU FACEBOOK
di Elisa Storace
Q
ualche settimana fa mi sono imbattuta nel seguente post su facebook:
«Lei disse: “Dimmi qualcosa di bello!”. Lui rispose: “(∂ + m) ψ = 0”. La risposta è l’equazione di Dirac, dove m è la massa del sistema considerato, ∂ è una variabile di Feynman e Ψ è la funzione d’onda
che descrive lo stato fisico del sistema. L’equazione più bella della fisica. Grazie ad essa si descrive il
fenomeno dell’entanglement quantistico. Il principio afferma che: “Se due sistemi interagiscono tra
loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due
sistemi distinti, ma, in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a
uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”. Praticamente
l’equazione del vero amore…».
Paul Adrien Maurice Dirac (1902 - 1984) fu un eminente fisico britannico, fondatore della meccanica
quantistica insieme a colleghi del calibro di Max Planck, Albert Einstein e John Von Neumann. Fu lui
che nel 1928 formulò l’equazione, nota con il suo nome, usata per descrivere il moto dei “fermioni”,
particelle chiamate così in onore di Enrico Fermi. Solo che - errore n°1 - l’equazione di Dirac non descrive l’entanglement (che invece è espresso da formule un tantino più complesse) e il concetto stesso
di entanglement è - errore n°2 - giusto un po’ più complicato di quello che risulta dal post. Per spiegarlo ci vorrebbe un fisico (su internet si trova solo che, letteralmente, entanglement vuol dire
“ingarbugliato” o “annodato” ed è un aggettivo che descrive “la reciproca dipendenza di due o più
sistemi fisici spazialmente separati”), ma io tenterò di farlo con un esempio, gentilmente offertomi da
un amico fisico, che spero di riportare in modo corretto. Dunque: due elettroni vengono preparati nello stesso sistema, come potrebbe essere l’orbitale di un atomo; la caratteristica degli elettroni è che
possono avere un valore, detto “spin”, che vale A o B, e quando vengono preparati nello stesso stato
non possono avere lo stesso valore di spin, per cui se uno è A l’altro è B e viceversa. Ammettiamo allora di avere questi due elettroni nello stesso stato e di misurare il valore di spin di uno dei due. La misura fornisce il valore A. Ciò vuol dire che automaticamente l’altro è B. Faccio una verifica ed effettivamente misuro B come mi aspettavo. Ora immaginiamo di rimescolare questi due elettroni, di prenderne uno a caso e di spedirlo da un amico che abita dall’altra parte del mondo. Misuro il valore di
spin di quello che è rimasto con me ed esce fuori che è A, poi chiamo l’amico e gli chiedo di misurare
quello dell’elettrone che gli ho mandato. Effettivamente risulta essere B. Decido allora di ripetere
l’esperimento e misuro di nuovo il valore di spin del mio: stavolta è B. Richiamo il mio amico, lui fa lo
stesso e trova che anche il suo elettrone ha cambiato valore, che infatti misura A. Ripetiamo
l’esperimento un centinaio di volte e i due elettroni fanno sempre lo stesso giochetto: se uno è A
l’altro è B. Solo che la storia, al contrario di quello che lascia supporre il post su facebook - errore n°3
- non finisce così. Dopo un mese, infatti, richiamo l’amico e ripetiamo l’esperimento, ma stavolta gli
elettroni fanno come gli pare: se uno è A, l’altro è A, oppure B, a caso. I due elettroni, a un certo punto (non si sa perché) hanno smesso di essere entangled… altro che vero amore!
Ognuno può trarre da questa storia le conclusioni che crede (che facebook è un ottimo diffusore di
bufale, che la fisica quantistica è affascinante o che l’amore eterno non esiste, a seconda delle sensibilità), personalmente mi ha fatto riflettere sulle potenzialità divulgative dei social network. Se infatti il
post fosse stato scientificamente corretto avrebbe raggiunto migliaia di persone con delle informazioni
vere, a costo quasi zero e in tempo reale. Da cui a me viene spontaneo fare un appello a tutti gli scienziati “in ascolto”: abitate il web, usatelo per diffondere curiosità e interesse per le vostre materie, condividete contenuti. La scienza (a anche l’amore) ringrazieranno…
PS: per chi, digiuno di fisica come me, volesse approfondire quest’argomento, suggerisco un articolo
pubblicato sulla rivista online dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Asimmetrie: http://
www.asimmetrie.it/index.php/as-radici-l-equazione-di-dirac …con foto di Paul D. acclusa!
4
Scienza
&
Cultura
Direttore
Elisa Storace
Referee board
Prof. Francesco Adduci
Prof. Marcello Ciminale
Prof.ssa Olinda Ferrieri Caputi
Prof.ssa Caterina Laganara
Prof.ssa Annalisa Marra
Prof. Alessandro Monno
Prof. Achille Pellerano
Prof. Nicola Pugliese
Prof.ssa Luigia Sabbatini
Prof. Paolo Spinelli
Prof. Angelo Tursi
Segreteria di Redazione
Concetta Lapomarda
Maria Carmela Miccardi
Redazione
Gianluca Capuano
Doriana Debellis
Arturo Del Muscio
Iolanda Di Cosola
Doriana Filannino
Matteo Granatiero
Concetta Lapomarda
Maria Carmela Miccardi
Cosimo Damiano Papa
Giusj Sabino
Antonia Tigrano
Ruggiero Tupputi
Impaginazione e grafica
Concetta Lapomarda
Maria Carmela Miccardi
Foto
Arturo Del Muscio(pagg.21 - 26)
Iolanda Dicosola (pagg.62 - 64)
Maria Carmela Miccardi (pagg.39 - 41)
Ringraziamenti
Adisu Puglia
CISMUS
Accademia Pugliese delle Scienze
Prof. Pasquale Acquafredda
Prof. Donato Coppola
Prof. Pierfrancesco Dellino
Prof.ssa Clelia Gattagrisi
Prof.ssa Luigia Sabbatini
Prof. Eugenio Scandale
Prof.ssa Carla Severini
Dott. Ruggero Francescangeli
Dott.ssa Giulia Germinario
Dott. Bruna Giorgio
Dott.ssa Cinzia Montemurro
Dott. Marco Petruzzelli
Sig. Nicola Mongelli
L’uso delle immagini, laddove possibile,
è stato concordato con gli autori.
In caso contrario la redazione è pronta ad ovviare
ad eventuale uso illegittimo
5
6
Eventi & Conferenze
maggio - luglio 2014
15
SCIENZA&CULTURA PER VOI
Salutarsi con un evento alle spalle
e ritrovarsi con altri cinque...sulle spalle!
18
TEATRO PETRUZZELLI: UNIVERSITÀ... A SUON
DI MUSICA
Cronaca di un ’ inaugurazione
21
A BARI IL PALEODAYS 2014
Un racconto per immagini
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DA DIAGNOSTA A RESTURATORE
A Bari un nuovo corso di laurea professionalizzante
La Scienza al servizio
della Società
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CONSERVARE GLI ALIMENTI CON UNA PELLICOLA DA MANGIARE: È DAVVERO POSSIBILE?
La Prof.ssa Carla Severini ci racconta le nuove ricerche dell ’ UniFg
35
OGM: ALLA SCOPERTA DI UN MONDO PROIBITO
Intervista alla Dott.ssa Cinzia Montemurro, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze
del suolo della pianta e degli alimenti dell ’
Università degli Studi di Bari
39
DALL ’ U NIBA IL RESTAURO AMICO DELL ’
AMBIENTE: LA PULITURA ENZIMATICA
Intervista a Giulia Germinario, dottoranda in
Scienze e Chimiche Molecolari
7
Pagine di Archeologia:
Santa Maria di Agnano
(Ostuni)
42
SANTA MARIA DI AGNANO:
maggio - luglio 2014
Il Parco Archeologico brindisino ci rivela i suoi
tesori
44
LA “ GESTANTE ”
DI
OSTUNI
Simbologia e ritualità celebrano la figura femminile
47
LAVORI IN CORSO A SANTA MARIA DI AGNANO
Il Prof. Donato Coppola ci illustra gli studi tra
passato, presente e futuro
Rubriche
10
STORIE - Laureati e laureandi si raccontano
12
NOTIZIE IN UN FLASH
50
ARTE E SCIENZA - LA GIOCONDA È MONNA
LISA? La verità tra scienza e leggenda
53
MATERIALI E RESTAURO - La pergamena
56
LA SCIENZA NEL QUOTIDIANO - Abbigliamento...made in nature
59
PILLOLE DI TECNONOVITÀ
60
DI STORIA E DI SCIENZA - Rizzi Zannoni, il cartografo rivoluzionario dell’ e tà moderna
62
A SPASSO TRA I MUSEI DELLA PUGLIA Il Museo di Zoologia dell'Università degli Studi
di Bari Aldo Moro
65
CURIOSITÀ
66
LA SCIENZA È SERVITA!
68
LIBERAMENTE - Recensione di "L ’ atomo inquieto"
70 IN AGENDA
74 ...A PENNELLO - Alla scoperta di Paolo Finoglio
8
I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi,
hanno diritto di raggiungere
i gradi più alti degli studi.
Costituzione Italiana ART. 34
Sede di Bari
Via G. Fortunato n. 4/g
Orario di apertura al pubblico:
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00
martedì e giovedì anche dalle ore 15.00 alle ore 16.30
Contatti Telefonici
Tel. 080.5438111 - 080.5438065
NUMERO VERDE 800.63.79.79
Fax 080.5576028
9
Indirizzi e-mail
Generale:
[email protected]
PEC:
[email protected]
Storie
laureati e laureandi si raccontano
Qualche mese fa, nel dietro le quinte del nostro Scienza&Cultura, abbiamo
pensato che potesse essere bello chiamare dei “volontari” a raccontarsi, così
da poter ascoltare le voci di coloro che hanno concluso il loro percorso universitario o che si stanno impegnando per portarlo a termine. Voci distanti da
quelle che raccogliamo abitualmente, diverse ed altrettanto preziose. Così, dopo avvisi verbali e post sul noto facebook, abbiamo avuto la possibilità di selezionare tre brevi racconti, diversissimi tra loro per esperienze, prospettive e
stile. Non vi rubo altro tempo prezioso e lascio la parola ai nostri amici Marcello, Silvana e Stefano.
Marcello Giannuoli
Scienze Geologiche
Dottore, due caffè.
Se scegli la geologia, la scegli per due ragioni: uno, la natura (Homo sapiens escluso) e i meccanismi che ne regolano il funzionamento; due,il terrore della scrivania dietro cui hai visto invecchiare i tuoi. Mentre molti amici,
finite le superiori, seguono percorsi prestabiliti, tu decidi di andare contro corrente, assecondando le tue inclinazioni: vulcani, dinosauri, grotte, gemme e terremoti.
Così u el gio o e t i i u ’aula e s op i da su ito he a he u si golo f a
e to di o ia, o più a i di
quanti tu riesca ad immaginarne, può avere più storie da narrare di un intero plotone di reduci e ti senti minuscolo rispetto allo spazio e al tempo. Le escursioni didattiche, i laboratori, smartellare qua e là in cerca di fossili,
è la tua uo a ita. No l’a a do i ea he el te po li e o; si o ti ua o la speleologia, o spo t he ti
tengono lontano dal grigiore cittadino e con gite nelle gravine o per boschi, in compagnia dei cugini naturalisti a
imparare gli uni dagli altri.
Pu t oppo pe ò, p esto s op i a he, a tue spese, he l’u i e sità, affossata da politi he s elle ate o t o
l’ist uzio e, o ha a asta za fo di pe i seg a ti tutto uello he do e e. Di e ta a he più o pli ato
apprendere, spesso per dogmi. Si sa, ognuno ha i suoi tempi ma, statistiche alla mano, quanti alla fine si laureao i te po? Qua ti poi t o a o u la o o dig itoso? Allo a ’è hi a i Aust alia, Messi o, B asile, a ui? La
verità chiedetela ai 110 e lode che lavorano nei bar.
10
Stefano Pavone, Bari.
Scienze e Tecnologie per i Beni Culturali
Un percorso lungo, caratterizzato da pause lavorative, iniziato e portato avanti grazie ad una
fo te passio e e so l’a te e la s ie za, due a biti che, il corso di laurea in Scienze e Tecnologie
per i Beni Culturali sintetizza perfettamente.
I primi approcci con il mondo del lavoro sono
a e uti o l’Ate eo a ese: u a selezio e pu blica per personale tecnico amministrativo da
inserire nel CISMUS (Centro Interdipartimentale
di Servizi per la Museologia Scientifica) terminato, personalmente, da vincitore non selezionato
e che, pochi mesi dopo, mi ha permesso di prestare servizio presso lo stesso centro in qualità di
volontario per il Servizio Civile Nazionale.
Ci a t e a i fa, pe ò, u ’alt a passio e ha ominciato a farsi sentire in modo ben più evidente: la Musica. Suo avo la chitarra elettrica già da
diversi anni quando venni a conoscenza di un
nuovo corso accademico che sarebbe partito, di
lì a poco, presso il Conservatorio Statale di Musica Arrigo Boito di Parma: Triennio in Chitarra Jazz ad indirizzo Popular Music.
Fissati quelli che sarebbero stati gli obiettivi futui, e ai d’i peg a i al assi o pe o ludere gli studi. Quasi per caso, durante una chiacchierata nel laboratorio del liutaio Piero Pascale
venni a sapere di una ghironda portata da un
p i ato pe u te tati o di estau o: l’a go e to
perfetto per la mia tesi di laurea.
Arrivò il mese di giugno 2013 e, con esso,
l’esa e di a
issio e i Co se ato io. L’esito
mi venne comunicato telefonicamente mentre
ero nel bel mezzo del mio turno di lavoro
(lavoravo in un call center). Ero stato ammesso.
La musica stava diventando un importante stimolo per concludere gli studi in tempo utile da
potermi trasferire a Parma e il 23 Ottobre 2013
ho discusso la mia tesi in Tecnologia del Legno
dal titolo “tudio e Restau o di u a ghi o da
otto e tes a . Die i gio i dopo sta o già seguendo le prime lezioni presso il Conservatorio
di Parma.
Attualmente vivo nella città emiliana. Studio e
lavoro part-time. Il mio curriculum è finito in
tutti i Musei di Parma e provincia ma, a quanto
pare, circa quindici anni fa è avvenuto un
a io ge e azio ale pe il uale, al e o pe
ora, ogni eventuale selezione è interdetta. Speravo di sfruttare il qualche modo il titolo acquisito ma, a conti fatti, sono qui per un altro motivo
e, per coltivare il mio più grande sogno, in attesa
di calcare importanti palchi o registrare in rinomati studi, il lavoro in un supermarket mi permette di provvedere a tutte le spese. E va bene
così.
Silvana Dimatteo, Barletta
Matematica
Una riflessione sulla mia esperienza postuniversitaria? Sembrerebbe immediata ma non
lo è anche se parliamo solo di un arco temporale di tre anni. Non è semplice perché riflessione vuol dire bilanci e ogni bilancio dipende
da parametri di valutazione sempre molto personali.
Queste considerazioni mi portano indietro al
vicino e lontano 13 ottobre 2011 quando, con
il mio vestito elegante, la tesi tra le mani e tanta emozione, sono stata proclamata
Dotto essa i Mate ati a a e do o seguito la laurea magistrale in Matematica
all’U i e sità di Ba i.
In genere la domanda che segue dopo i primi
giorni di euforia, rilassamento e confusione è:
E o a? . Io uesta do a da olto fo tu atamente non ho dovuto pormela perché, già da
qualche mese prima della seduta di laurea,
la o a o a te po pie o p esso u ’azie da pugliese che si occupa di consulenza di processo,
se izi te ologi i e soluzio i ell’a ito
dell’I fo atio Te h ology, u gioielli o data
la sua rilevanza e massiccia presenza sul mercato italiano (e non solo). Qui ho trovato un
ambiente dinamico, giovanile, stimolante in cui
mettere in gioco più che le proprie competenze universitarie la capacità di analisi, determinazione e orientamento al problemsolving,
tutti elementi per cui una facoltà come la mia
sicuramente è formativa. Per la stessa azienda
ho o i iato u ’espe ie za a Ro a. Il la o o
era molto tecnico e ad un certo punto ho sentito l’esige za di ede e a he alt o, al fi e di
aumentare la mia formazione in maniera trasversale. Quando ne ho avuto la possibilità, mi
so o spostata ell’a ito a a io, issuto
sempre dal punto di vista informatico. Attualmente lavoro come analista funzionale presso
la Direzione Informatica di una banca. Il lavoro
è olto sti ola te: i o upo dell’ideazio e e
dell’otti izzazio e dei p o essi di i fo atizzazio e ell’a ito azie dale.
Questi anni mi hanno insegnato il lavoro in
tea , l’atteggia e to isoluti o, p opositi o e
proattivo, mi hanno dato competenze tecniche, e anche se non applico direttamente gli
studi universitari (in questo senso sarebbe stato più indicato un percorso più orientato alla
ricerca) sono molto soddisfatta di quanto ho
appreso e fiduciosa di apprendere ancora molto altro. Un consiglio per tutti? Usare la passione!
11
N OTIZIE IN UN FLASH
UniBa e Croce Rossa Italiana: un accordo storico
Dal 18 febbraio scorso, l’Università degli Studi di Bari e la Croce Rossa italiana
(CRI) sono “soci”. Hanno sottoscritto, infatti, un accordo per sviluppare relazioni accademiche, culturali e scientifiche, realizzare progetti di ricerca, creare
un Osservatorio dei diritti umani ed approfondire la storia della CRI. Inoltre,
gli associati di quest’ultima potranno partecipare alle attività di formazione e
ricerca universitaria. Un’occasione di condivisione e crescita al fine di migliorare i servizi offerti alla cittadinanza.
Alghe a tavola…anche in
Puglia!
Apulia Kundi, associazione di ricerca e divulgazione scientifica formata da quattro giovani pugliesi, ha dato vita a “Spirulina – Cibo
degli dei”, progetto vincitore del bando regionale Principi Attivi
2012. La Spirulina, una microalga di colore verde-blu, è stata definita dalla FAO il cibo del futuro per i suoi tanti campi di applicazione. Dall’alimentazione umana ed animale al trattamento delle acque, dalla cosmetica all’energia rinnovabile, quest’alga ha un
elevato interesse scientifico per lo sviluppo del green business. In Italia ci sono solo tre allevamenti di alga Spirulina a
cui si aggiunge quello pugliese di Apulia Kundi.
Turismo 2.0 nel napoletano
Napoli. Sono passati 18 mesi dall’inizio del progetto finanziato dal MIUR nell’ambito del programma turismo, patrimonio culturale e mobilità e, il 13 giugno, si sono presentati i risultati ottenuti. Sono state sviluppate soluzioni tecnologiche, gestionali ed organizzative al fine di garantire la
fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale,
della città di Napoli. Durante la manifestazione, conclusa
con un app…eritivo in piazza, sono stati presentati i prototipi e le app che promuovono un turismo smart che faccia
conoscere il territorio, le tradizioni e le opere d’arte di questa meravigliosa città.
12
Nuovo look per il borgo medievale di Balsignano a
Modugno
Il 23 maggio scorso si sono conclusi i lavori di recupero dell’antico
borgo fortificato di Balsignano, testimonianza dell’età medievale
pugliese, sito nel territorio di Modugno (BA). I lavori, durati oltre
vent’anni, sono stati progettati ed eseguiti dalla Soprintendenza
per i Beni architettonici e paesaggistici della provincia di Bari e
Foggia.
Amici celiaci, all’UniFg stanno lavorando per voi!
GlutenFriendly, il glutine amico, è il risultato delle ricerche
dell’Università degli Studi di Foggia, che ancora una volta si
distingue nel settore alimentare per i suoi studi. La notizia, diffusa il 16 giugno scorso, sta facendo il giro del mondo perché
potrebbe rivoluzionare le abitudini alimentari dei celiaci. Il
gruppo di ricerca guidato dal prof. Aldo Di Luccia e dalla
prof.ssa Carmen Lamacchia, coadiuvati dalla dott.ssa Carmela
Gianfrani, nel corso di diversi anni ha messo a punto il metodo
che modifica il seme del frumento prima della molitura, evitando che si scateni l’intolleranza. Le proprietà tecnologiche delle
farine restano inalterate e ciò che si ottiene è un prodotto da
forno paragonabile per gusto ed aspetto a quelli comunemente usati nell’alimentazione mediterranea.
“Potremmo essere di fronte ad una scoperta scientifica di valore assoluto- dichiara il rettore dell’Università di
Foggia, prof. Maurizio Ricci- e sono orgoglioso di rappresentare questa Università”.
Nuovi Sentieri
per riconquistare la propria identità
Accrescere e sostenere le abilità al lavoro e le capacità
produttive dei soci diversamente abili, valorizzandone
le risorse individuali. Questo l’obiettivo della cooperativa sociale Nuovi Sentieri, nata dalla volontà di un gruppo di persone con disturbi psichiatrici. Di cosa si occupano? Coltivano, escludendo l’uso di fito-farmaci, piante interne e da giardino, ma anche piante aromatiche e
prodotti orticoli in collaborazione con la facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari ed il CNR.
Inoltre, le piante aromatiche sono destinate al mercato
della Coop e della SIDIS. In questi piccoli inserimenti
lavorativi, i partecipanti al progetto, hanno la possibilità di riconquistare quella cittadinanza che, con la malattia, è stata perduta.
13
14
EVENTI
&
CONFERENZE
Scienza&Cultura per voi
Salutarsi con un evento alle spalle
e ritrovarsi con altri cinque...sulle spalle!
della segreteria di redazione Scienza&Cultura
D
opo Testa a testa: conservazione e ricostruzione al servizio dei
Beni Culturali, evento di cui abbiamo già scritto nel precedente numero (“Testa a testa: conservazione e ricostruzione al servizio
dei Beni Culturali” Diario di una giornata di Marica Miccardi), abbiamo organizzato e realizzato Liberiamo gli elettroni! La termoluminescenza svela l’età delle ceramiche.
Il Prof. Francesco Adduci, docente di fisica della materia, e la giornalista Elisa Storace, docente di Comunicazione Scientifica nonché nostro direttore, sono i due docenti dell’ateneo barese che seguono il nostro progetto fin dalla prima edizione e che hanno introdotto il secondo incontro.
La tecnica di datazione della termoluminescenza è stata
l’argomento centrale della giornata. Nell’arco dell’intervento, storia e fisica si sono intrecciate e il passato è tornato in vita grazie alle
nuove tecnologie e alle ricerche della Dott.ssa Valentina Dimitri e
del Dott. Fabio Tamborra, relatori per l’occasione.
Subito dopo, siamo corse a preparare
l’iniziativa Maggio, il mese di Scienza&Cultura che ha visto la partecipazione
di un gran numero di studenti e di ben
sette relatori. Un ciclo di quattro eventi
per testimoniare la passione per la ricerca
e l’innovazione che sbocciano
nell’Università, organizzati nel mese in
cui anche la natura fiorisce. Diverse sono
state le tematiche toccate ma, tutte, con
un unico filo conduttore: la ricerca applicata ai beni culturali.
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In alto: locandina di
Liberiamo gli elettroni!
In basso: uno scatto
dell’iniziativa
L’identità dei minerali.
Intuizioni e metodi per l’identificazione
da Keplero al Nobel Max von Laue
Villa La Rocca - Via Celso Ulpiani, 27 - Bari
6 maggio 2014, ore 10:30
Protagonista indiscussa della giornata è stata
la Mineralogia grazie a due lavori di ricerca.
La dott.ssa Concetta Lapomarda ha presentato la Collezione degli strumenti storicoscientifici usati per l’identificazione dei minerali custoditi nel Museo di Scienze della
Terra.
La studentessa Antonia Tigrano ha illustrato
la mostra “Un secolo di onde e cristalli”,
allestita nello stesso Museo, per rivivere la
scoperta della diffrazione dei raggi X da parte dei minerali.
Titolo
Dove
Quando
Tema
Dinosauri di Puglia. A tu per tu con il
paleontologo Marco Petruzzelli.
Villa La Rocca - Via Celso Ulpiani, 27 - Bari
13 maggio 2014, ore 15:00
Marco Petruzzelli, che abbiamo avuto il
piacere di intervistare, ci ha raccontato la
sua esperienza partita da una tesi di laurea e
sfociata in importantissime scoperte. La più
recente riguarda Lama Balice e risale allo
scorso ottobre.
16
Titolo
Dove
Quando
Tema
Abiti d'epoca tra storia e conservazione.
Indagini diagnostiche applicate a tessuti
antichi.
Villa La Rocca - Via Celso Ulpiani, 27 - Bari
19 maggio 2014, ore 15:00
La dott.ssa Delia Taccarelli ci ha raccontato
la storia dei bellissimi abiti d'epoca custoditi
nel Museo Santomasi di Gravina e le problematiche relative alla loro conservazione,
proponendoci diverse soluzioni espositive.
Mentre, la dott.ssa Lucia Magarelli ci ha fatto conoscere da vicino un abito da sposa del
novecento su cui ha individuato, utilizzando
diverse tecniche, una comunità batterica.
Titolo
Dove
Quando
Tema
Tra carte di pergamena. Studio e restauro di un codice del XV secolo.
Musa - Sapori & Saperi - Corso Benedetto
Croce 18, Bari
26 maggio 2014, ore 15:00
La dott.ssa Giorgio ci ha presentato il suo
studio di ricerca bibliografica e restauro di
un libro d’ore del XV secolo. In un secondo
momento, la segreteria di redazione di Scienza&Cultura ha ricordato, per immagini, tutti
gli eventi realizzati nel corso del progetto.
17
Titolo
Dove
Quando
Tema
Teatro Petruzzelli: Università... a suon di musica
Cronaca di un’inaugurazione
di Antonia Tigrano
L
Locandina della
manifestazione
unedì 24 marzo, Teadi Angela D’Onghia, sottosetro Petruzzelli. La cerigretario di stato per
monia di apertura dell’anno
l’Istruzione, l’Università e la
accademico 2013/2014
Ricerca, del presidente della
dell’Università degli Studi di
Regione Puglia Nichi Vendola,
Bari Aldo Moro inizia in musie del professor Stefano Paleari,
ca: il coro universitario HarmoPresidente della CRUI. Al ternia, infatti, apre la mattinata
mine dei saluti, interviene Gaecon l’esecuzione di O Fortuna
tano Prudente, direttore genedai Carmina Burana seguita da
rale dell’Università di Bari, che
q u e l l a
spiana il terdell’inno
reno al primo
I ragazzi e i giovani devono
goliardico
discorso inauessere i soggetti ai
gurale
del
Ga ud eamus
Igitur,
da
Rettore, Anquali destinare impegno e
sempre contonio Felice
risorse, allo scopo di
siderato
Uricchio, agli
dotarli degli strumenti
l’inno interinizi del suo
indispensabili per
nazionale
mandato. Di
acquisire conoscenza,
degli studenrilievo è stato
sapere e capacità critica, speti universital’intervento
ranza, futuro.
ri. Con la
di Donatella
Il rettore,
splendida
Azzone, giorAntonio Felice Uricchio
cornice del
nalista di Teteatro,
la
lenorba, che
giornata procede con il saluto e
ha mostrato un video realizzato
l’ingresso delle autorità
dagli studenti del Master in
dell’Università, professori e
giornalismo. Il video raccontadirettori dei vari Dipartimenti.
va per immagini la nostra UniSubito dopo ci si addentra nelversità e le sue strutture, e ha
la parte più formale della giordato il via alla successiva fase di
nata, con l’intervento e i saluti
conclusione della programma-
18
Il teatro Petruzzelli,
Bari
zione mattutina: quella di riflessione e dibattito sulle difficoltà
e le prospettive future
dell’ateneo barese. La cerimonia pomeridiana ha quindi assunto un carattere diverso: presentata da Donatella Azzone e
Antonio Stornaiolo, ha puntato
allo spettacolo e al coinvolgimento degli studenti. Dopo i
saluti del Rettore Uricchio e del
Presidente della CRUI, si è così
aperta la premiazione di alcuni
studenti meritevoli da parte di
personalità come Giuseppe De
Tomaso, Luca Montrone, Attilio Romita, Sergio Rubini, Nicola Serra ed Emilio Solfrizzi, il
tutto intervallato da momenti
musicali.
Un video della giornata è disponibile a quest’indirizzo:
http://www.uniba.it/
o r g a n i z z a z i o n e /
amministrazione/dirgen/cso/
settore-videoweb/archivio/
inaugurazioni/#inaugurazioneaa-2013-2014.
Programma della giornata
Accoglienza
Coro Harmonia, O Fortuna dai Carmina Burana
e Gaudemus Igitur
Saluti
Angela D’Onghia, Sottosegretario di Stato per
l’istruzione, l’Università e la Ricerca
Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia
Stefano Paleari, Presidente della CRUI
Discorso Inaugurale
Antonio Felice Uricchio, Rettore dell’Università
degli Studi di Bari Aldo Moro
Gaetano Prudente, Direttore Generale
dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Interventi
Franco Gallo, Presidente Emerito della Corte
Costituzionale
Filippo Patroni Griffi, Consigliere di Stato
Alberto Quadrio Curzio, Vice Presidente
dell’Accademia Nazionale dei Lincei
Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione
per la Sussidiarietà
Antonio Incampo, Università degli Studi di Bari
Aldo Moro
Marco Volpe, Presidente del Consiglio Studenti
dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro
19
20
A Bari il Paleodays 2014
Un racconto per immagini
di Arturo Del Muscio
G
iunti alla quattordicesima edizione, i Paleodays sono arrivati a Bari. Una tre
giorni di dibattito e confronto accademico
tenutasi nel salone degli affreschi
dell’Ateneo. La manifestazione, nata come
momento di incontro della Comunità Paleontologica Italiana, si articola in azioni di
divulgazione scientifica e di escursione.
Quest’anno è stata colta l’occasione per fare
il punto sulla situazione dei siti di interesse
paleontologico in Puglia, ponendosi domande sulla loro tutela e gestione, oltre che della
loro fruizione, con un focus particolare sul
più famoso sito ad orme di dinosauro della
Puglia, la cava Pontrelli nell’agro di Altamura.
Oltre a dare spazio ai più celebri luminari
italiani ed europei, le giornate di paleontologia rappresentano anche un’opportunità
per i giovani paleontologi di dare voce alle
proprie ricerche: agli under 35 è infatti riservato il concorso "Migliore Presentazione
Orale" e "Migliore Poster" . Classico immancabile dei Paleodays è poi rappresentato
dall’escursione, per quest’edizione realizzata
grazie alla collaborazione scientifica di Federico Fanti, Marco Petruzzelli, Luisa Sabato,
Luigi Spalluto, Marcello Tropeano e Domenico Capolongo. Un’escursione alla scoperta di importanti siti paleontologici della terra di Bari, quali il Pulo di Altamura, il sito
ad orme di dinosauro di Cava di San Leonardo presso Molfetta e la già citata cava
Pontrelli, nell’agro di Bisceglie, sito dove
affiora il "Livello Corato", ricco in rudiste e
importante marker della stratigrafia regionale del Mesozoico.
21
Durante i Paleodays, inoltre, grazie al sostegno della Sovrintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, presso il Museo di Scienze
della Terra della nostra Università sarà esposto il calco ad alta risoluzione dello Scipionyx samniticus, meglio noto come
“Ciro”, il fossile di dinosauro più completo
mai ritrovato in Italia. Nella struttura espositiva sarà inoltre allestita una mostra fotografica, dedicata alla collezione di sezioni sottili
e lastre fotografiche della professoressa Elena
Luperto Sinni, di cui sarà possibile la visione
al microscopio ottico. L’edizione barese
2014 delle giornate di paleontologia è stata
organizzata dai professori Ruggero Francescangeli, Angela Girone, Rafael La Perna,
Patrizia Maiorano e Maria Marino.
22
Salone degli Affreschi - Marino, Antonio Felice Uricchio, Rettore dell’Università degli Studi di Bari,
il Prof. Pierfrancesco Dellino, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali
Salone degli Affreschi - concorso poster
23
Cava Colonnella
Molfetta - Cava San Leonardo
24
Trani - Cattedrale
Altamura - Centro visite Uomo di Altamura
25
Pulo di Altamura
Museo di Scienze della Terra
26
27
Da diagnosta a restauratore
A Bari un nuovo
corso di laurea professionalizzante
di Concetta Lapomarda
P
ennelli di varia forma e
dimensione sparsi qua
e là, solventi dagli odori pungenti, vernici diverse a seconda
del materiale da trattare. Questo è ciò che si può facilmente
trovare in un laboratorio di
restauro.
I corsi che preparano e, soprattutto, abilitano alla professione
di restauratore, in Italia si possono contare sul palmo di una
mano. Strano. Il Bel Paese è
conosciuto in tutto il mondo
proprio per i suoi Beni Culturali: è una delle maggiori risorse
che abbiamo.
Sotto questo aspetto,
l’Università degli Studi di Bari
si è sempre difesa bene, avviando, già per l’anno accademico
2000/2001, il Diploma Universitario quadriennale in Scienza
e Tecnologia per la diagnostica
e conservazione dei beni culturali dopo aver visto la risposta
positiva a progetti di ricerca e a
corsi di perfezionamento attivati dal 1994. Durante questi ultimi quindici anni, tante sono
state le modifiche -dall’offerta
formativa all’organizzazione del
piano di studi- dettate da un
ambito, quello dei beni culturali, in continua evoluzione ed
innovazione.
Quest’anno però, ci sarà un
cambiamento radicale: il percorso didattico-scientifico di
Scienze e Tecnologie per i Beni
Culturali evolverà in quello di
Conservazione e Restauro dei
Beni Culturali. Un nuovo corso
professionalizzante che, forte
dei buoni risultati del passato,
conserverà alcuni elementi accanto alle
innovazioni che
renderanno i laur e a t i
competitivi sul
m e rc at o
del lavoro e competenti
nelle attività pratiche.
Infatti,
ben il 50
per cento
delle ore
totali
28
Palazzo Simi -sito a
Bari vecchia-, uno
dei laboratori di
restauro accreditati
per il nuovo corso di
laurea
A LUGLIO E
SETTEMBRE!
Giornate informative e
di preparazione alla
prova d’ingresso
vincente, già accennato sopra, è
il ritorno al “ciclo unico”: una
laurea quinquennale che, per
una formazione completa, evita
la doppia preparazione della
tesi di laurea, esperienza sì formativa ed importante ma anche
molto dispendiosa in termini di
tempo e risorse. In questo modo, il laureando avrà la possibilità di realizzare un lavoro di
ricerca unico ed approfondito.
Dal momento che, per via degli
spazi limitati messi a disposizione dai laboratori accreditati,
l’accesso sarà riservato a soli
dieci studenti, Luigia Sabbatini,
coordinatrice del nuovo corso e
prof.ssa di Archeometria delle
ceramiche, fa notare che “per i
mesi di luglio e settembre, sono
previste delle giornate informative e di orientamento, oltre a
corsi di preparazione alla prova
d’ingresso. Un modo per andare incontro agli studenti e guidarli già dai primi passi”.
L’Italia ha bisogno di diagnosti
e restauratori per tutelare e valorizzare il suo prezioso patrimonio storico, artistico e culturale.
Quindi, al “neo(nato)” corso i
nostri in bocca al lupo!
sarà svolto in laboratorio, o
meglio, in laboratori delle Soprintendenze, dove tutti gli studenti potranno restaurare direttamente degli oggetti già considerati “beni culturali”. “Non è
un’esercitazione -precisa Pasquale Acquafredda, coordinatore del nuovo corso di laurea e
già professore di petrografia nel
precedente-. Alla fine del percorso formativo, i laureati avranno già restaurato dei beni
culturali. Possiamo dire che
lavoreranno su oggetti che sono
da restaurare. Infatti, l’80%
delle attività tecnico didattiche
sarà svolta su manufatti qualificabili come beni culturali ai
sensi del Codice”.
Conservazione e Restauro dei
Beni Culturali si fonda
sull’esperienza pluriennale dei
docenti e sulle competenze dei
Dipartimenti coinvolti. In particolare, nel percorso formativo
Dipinti murali, stucchi, lapidei
fa riferimento
al Dipartimento di Scienze
Conservazione e Restauro
della Terra e
Geoambientali,
dei Beni Culturali
mentre quello
Ceramica, ve Abilita alla professione di
tro, metalli al
“Restauratore di Beni Culturali”
Dipartimento
di Chimica.
50% della didattica svolto in Laboratori di Restauro
Un altro punto
delle Soprintendenze
Durata quinquennale
Corso a numero chiuso
29
30
La Scienza al servizio della Società
Conservare gli alimenti con una pellicola
da mangiare: è davvero possibile?
La Prof.ssa Carla Severini ci racconta le nuove ricerche dell’UniFg
di Matteo Granatiero
D
ipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente
dell’Università degli Studi di
Foggia. È l’inizio del 2014 e il
team di Tecnologie alimentari,
coordinato dalla professoressa Severini, ha
raggiunto il suo obiettivo: è stata creata la
pellicola edibile per
ricoprire le merendine senza conservanti.
Questo splendido
risultato, frutto del
Prof.ssa Carla Severini,
lavoro di un gruppo
coordinatrice del gruppo
di diciotto persone,
di ricerca
permette di avere a
disposizione delle merendine
più salutari.
L’idea di preparare un muffin a
ridotto contenuto di grassi e
privo di conservanti, addensanti e coloranti, è nata dal risulta-
31
to di un’indagine di mercato
svolta nell’ambito di una tesi di
laurea: sono stati proposti dei
questionari e, dalle risposte
degli studenti universitari e dei
genitori di alunni delle scuole
elementari, è emersa l’esigenza
di avere delle merendine più
salutari con pochi o nessun
additivo.
Trasformato il laboratorio in
una piccola pasticceria artigianale, il team di ricerca ha preparato un muffin con farcitura a
base di frutta, privo di grassi,
conservanti e addensanti.
Ma proviamo a fare una torta
togliendo un ingrediente e otterremo un dolce molto diverso: i prodotti da forno sono
molto complessi. Infatti, la nuova formulazione del muffin senza additivi è risultata meno stabile ed andava protetta.
In laboratorio, il dott. Antonio
Derossi e la dott.ssa Teresa
De Pilli, collaboratori “storici”
della prof.ssa Severini
Da qui è nata l’idea di ricoprire
la merendina con una pellicola
edibile fatta di ingredienti naturali.
Il risultato è stato un muffin
che mantiene intatta fragranza e
morbidezza interna e che ha la
stessa conservabilità dei prodotti commerciali.
Per saperne di più ho incontrato Carla Severini, professore
associato presso l’Università
degli Studi di Foggia nel settore scientifico-disciplinare di
Scienze e Tecnologie Alimentari (AGR/15).
sono
dei
classici esempi
di
film edibile.
Gli ingredienti che
usiamo sono
tutti
naturali.
Per la pellicola
per
prodotti da forno abbiamo usato costituenti normalmente
presenti negli alimenti e la ricerca tecnologica ci ha poi permesso di creare un’emulsione
stabile.»
Che cos’è il film edibile che
avete creato?
Come si usa la pellicola edibile
e su quali prodotti?
«Il film edibile è una pellicola
molto sottile che ha la funzione
di proteggere, come qualsiasi
altro imballaggio per alimenti.
Rispetto agli imballaggi classici,
fatti di plastica, vetro e metallo,
la nostra pellicola è commestibile e si può consumare insieme
al prodotto che ricopre.
Tutti siamo entrati almeno una
volta in una pasticceria: le glassature di zucchero e cioccolato
«I prodotti possono essere ricoperti dalla pellicola mediante
spalmatura, copertura tramite
spray o immersione; all’inizio è
fluida ma solidifica immediatamente dopo il contatto con
l’alimento.
La prima pellicola è stata ideata
per ricoprire il nostro muffin
“salutare” e in seguito
nell’ambito di un progetto finanziato dal MIUR (Ministero
32
dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca) di cui sono la
coordinatrice, abbiamo cominciato a studiare la realizzazione
di altri tipi di pellicole che potessero proteggere altri prodotti
come mozzarelle, frutti di mare,
ortaggi e frutta.
Poiché ogni alimento presenta
delle problematiche nuove e
diverse, stiamo lavorando a delle formulazioni che si adattino
ai vari prodotti, ma sempre
commestibili, addizionate con
sostanze naturali e con azione
antimicrobica.»
Quali sono i vantaggi del suo
utilizzo?
«I vantaggi sono tanti. L’utilizzo
della pellicola per i prodotti da
forno ci permette di evitare
l’uso di conservanti e di mantenere comunque fragrante e
morbido il prodotto.
Per esempio, il film edibile permette di togliere dagli ingredienti l’etanolo, additivo usato
Da sinistra (seconda
fila): Claudio Cassia,
Roma Giuliani, Simona Guida, Alice Iliceto, Arcangela Del
Mastro, Mauro Maroni, Maria Antonietta
Palermino, Aurelia
De Filippis, Domenico Azzollini, Valerio
Gatto.
Da sinistra (prima
fila): Gabriella Alfonzo, Anna Fiore, Antonio Derossi, Carla
Severini, Ofelia Alessandrino, Teresa De
Pilli, Ilde Ricci, Maria Montemitro.
IL GRUPPO DI RICERCA
La professoressa Carla Severini è la coordinatrice del gruppo di tecnologie alimentari che si occupa di fare
ricerca sui prodotti “funzionali” e che ha creato la pellicola edibile.
Fanno parte del team: i ricercatori Teresa De Pilli e Antonio Derossi, collaboratori storici della Severini
insieme a due post-doc Anna Fiore e Roma Giuliani; altri tredici giovani ricercatori, tra cui un dottorando
di ricerca, borsisti e contrattisti di ricerca, tutti a tempo determinato.
Due tra i borsisti di ricerca, sotto la guida della dottoressa De Pilli, sono impegnati al cento per cento nella
ricerca sul film edibile: Valerio Gatto e Maria Antonietta Palermino.
Il dottorando Domenico Azzollini è stato tra i 20 selezionati in tutta Italia per la EXPO School, che si è
conclusa a metà aprile a Milano, e sarà uno dei due referenti foggiani per gli eventi decentrati legati
all’EXPO.
Va ricordato anche che la dottoressa De Pilli, insieme a Maurizio Prosperi, ricercatore di economia e estimo rurale, sono stati i relatori della tesi di laurea interdisciplinare da cui è partita la ricerca sulla preparazione della merendine con caratteristiche salutari e prive di additivi.
33
Una ricerca tira l’altra
Indagine di mercato √
Sfornare una merendina salutare √
Proteggere la merendina con una pellicola edibile √
Nuove pellicole per altri alimenti in corso
come antimuffa, e, dato che i
maggiori consumatori di merendine sono bambini e adolescenti che non hanno ancora
l’organismo pronto a metabolizzarlo, è importante poterne fare
a meno.
C’è poi il risparmio di alcuni
imballaggi: in una confezione
non sarebbe necessario un incarto per ogni merendina.
Vantaggi ci sono anche per gli
altri prodotti come per le mozzarelle, che potrebbero fare a
meno del liquido di governo
perché una volta ricoperte non
asciugherebbero, o per la frutta
in pezzi che non imbrunirebbe.»
Durante le ricerche come e
quando vi siete resi conto di
aver raggiunto la meta?
«Innanzitutto, i risultati delle
analisi microbiologiche, chimiche, fisiche e meccaniche hanno mostrato l’efficacia dei film
edibili messi a punto. Molto
importante è stato valutare
l’accettabilità del consumatore
attraverso l’analisi sensoriale e
il test d’assaggio.
Quando hanno cominciato a
contattarci per sperimentare la
nuova pellicola abbiamo capito
che l’invenzione funzionava ed
aveva una grande quantità di
potenziali
ni.»
applicazio-
Chi sono i finanziatori della ricerca?
«Il lavoro oggetto della
tesi di laurea è stato,
come dire, una nostra
“libera espressione”,
mentre il progetto
successivo, ancora in
corso, è finanziato dal
MIUR.»
Il primo maggio 2015
si aprirà a Milano
EXPO 2015 e il tema
s c e l t o
p e r
L’Esposizione Universale è Nutrire il Pianeta,
Energia per la Vita.
Parteciperanno 144
paesi e 3 organizzazioni internazionali (ONU, CERN e Commissione Europea).
Per sei mesi ci si confronterà e si
cercherà di dare risposte al problema del nutrimento dell’uomo e
della Terra.
Nel futuro prossimo ci sarà bisogno di rafforzare la qualità e la
sicurezza alimentare e sarà importante ridurre gli sprechi; scoperte,
come quella fatta a Foggia, potranno contribuire a raggiungere questi obiettivi.
34
In alto: muffin ricoperto dalla
pellicola edibile.
Al centro: mozzarella ricoperta
dalla pellicola edibile (a sinistra
e non (a destra).
In basso: spicchi di mela ricoperti dalla pellicola edibile (a destra)
e non (a sinistra).
OGM: alla scoperta di un mondo proibito
Intervista alla Dott.ssa Cinzia Montemurro, ricercatrice presso il
Dipartimento di Scienze del suolo della pianta e degli alimenti
dell’Università degli Studi di Bari
di Doriana Filannino
“
lo alla dott.ssa Cinzia Montemurro, ricercatrice presso il
Dipartimento di Scienze del
suolo della pianta e degli alimenti dell’Università degli Studi di Bari.
Il DNA fa l’RNA, l’RNA
fa le proteine e le proteine
fanno noi”. Quando nel 1957
Francis Crick pronunciava questa storica frase, conosciuta come il dogma centrale della biologia, intendeva spiegare alla
comunità scientifica che il
DNA contiene tutte le istruzioni utili per costruire un organismo vivente. Forse non immaginava fino a che punto si sarebbe spinta la scienza in materia
di
manipolazione
dell’informazione genetica. Pensiamo ad esempio ai cosiddetti
“cibi OGM”, alimenti contenenti o costituiti da organismi
geneticamente modificati. Nonostante l’espressione possa
rievocare scenari fantascientifici, la produzione di questi alimenti è tutt’altro che avveniristica. L’Unione Europea continua a emanare leggi che consentono una diffusione sempre
più ampia dei cibi OGM, mentre la scarsa informazione fa
proliferare inutili allarmismi e
false leggende, distogliendo
l’attenzione dai reali rischi di
questa novità. Tra gli scenari
idilliaci presentati delle aziende
agricole e quelli apocalittici di
Greenpeace&Co qual è la verità? Abbiamo provato a chieder-
Cominciamo dal principio.
Cos’è un organismo geneticamente modificato?
Dott.ssa Cinzia Montemurro
«Un OGM è un organismo in
cui è stato inserito uno o più
geni. In questo modo si introducono nel genoma di un organismo almeno due geni, uno
dei quali responsabile della caratteristica che si vuole far assumere alla pianta.»
Il campo vegetale è l’unico coinvolto?
«No. In ambito vegetale più
che OGM sarebbe più corretto
parlare di PGM, piante geneticamente modificate, ma la stessa tecnica si può utilizzare per
organismi quali batteri e lieviti,
utili ad esempio per produrre
farmaci usati per le terapie ormonali o come vaccini e anticorpi.»
Qual è lo scopo di produrre
OGM in ambito vegetale?
12
35
OGM: ALCUNI ESEMPI
Contrariamente alla convinzione dei più, gli OGM non sono presenti solo nell’ambito vegetale, anzi quello agricolo è stato forse l’ultimo ad essere stato coinvolto, ma sicuramente è quello in cui i risultati delle biotecnologie sono
stati più appariscenti. Nei pesci, per esempio, poiché sia la fertilizzazione che lo sviluppo dell’uovo avvengono
all’esterno, il trasferimento del transgene (gene esterno, trasferito nell’organismo di interesse) è piuttosto facilitato.
Si pensa infatti che, dopo i necessari controlli di biosicurezza, probabilmente i pesci transgenici saranno i primi
animali ad entrare nella catena di produzione. Ma allora perché quando si parla di OGM pensiamo subito a prodotti di origine vegetale? Questo accade soprattutto perché molti prodotti sono in commercio già da diversi anni.
Esempi di prodotti vegetali OGM già in commercio sono molteplici e ormai molto noti. Il più famoso forse è il
mais Bt, in cui è stato inserito il gene Bt del batterio BacillusThurigiensis: il gene codifica per una prototossina, una
sostanza cioè che diventa tossica solo nell’intestino degli insetti. Questa prototossina non è tossica per l’uomo,
tant’è che da quarant’anni ne è consentito l’uso in spray in agricoltura biologica. Un altro esempio significativo è
quello della soia transgenica. Poiché
l’impiego di erbicidi riduce il raccolto di
soia del 10%, sono stati inseriti nel genoma
della soia alcuni geni di origine batterica in
grado di inattivare alcuni erbicidi. Ha fatto
molto discutere anche il famoso Golden
Rice, in grado di sintetizzare precursori
della vitamina A e utile nei Paesi poveri in
cui il riso rappresenta l’unica fonte di sostentamento e la carenza di questa vitamina
nell’alimentazione rappresenta un grave
problema.
«Quando si coltiva una pianta
è necessario effettuare trattamenti con erbicidi che eliminino le piante infestanti. Queste
sostante -conosciute come erbicidi ad ampio spettro- vengono
utilizzate prima della semina
perché non sono in grado di
discernere tra infestanti e pianta di interesse. Sono però meno
costosi ed inquinanti di altri
tipi di erbicidi. Negli anni ’80
alcune multinazionali si sono
impossessate della tecnica di
produzione degli OGM, mettendo quindi in commercio
OGM resistenti agli erbicidi ad
ampio spettro, di cui erano i
principali produttori. Questa
tipologia rappresenta la prima
generazione di OGM. In seguito la tecnologia è andata avanti
fino a produrre OGM resistenti
agli insetti (seconda generazione) e OGM con proprietà utili
per la salute dell’uomo (terza
generazione). Oggi si parla di
OGM di quarta generazione,
piante geneticamente modificate utili a produrre anticorpi a
scopo farmaceutico.»
Ci sono molti timori relativi
agli OGM, soprattutto riguardanti due importanti aspetti:
l’ambiente
e
la
salute
dell’uomo. In merito a
quest’ultimo, una delle più
grandi
polemiche
è
l’inserimento nelle PGM di
36
12
geni per la resistenza agli antibiotici. Perché questo? C’è davvero da preoccuparsi?
«Questa tipologia di geni viene
introdotta, insieme al gene di
interesse, per facilitare la selezione delle piante in cui è avvenuto l’inserimento (le uniche
cioè in grado di crescere su un
substrato contenente
l’antibiotico). La possibilità che,
con l’assunzione sistematica di
OGM, il gene per la resistenza
all’antibiotico venga trasmesso
ai batteri della nostra microflora intestinale non è stata ancora
documentata. È però un rischio
che non si può escludere a priori. Ma a questo problema si può
porre rimedio. C’è inoltre la
possibilità di utilizzare altri sistemi di selezione totalmente
innocui.»
Si è parlato anche del rischio
di allergenicità verso gli OGM.
Cosa ci dice in merito?
«L’attuale problema della tecnica di produzione delle PGM è
che ancora non possiamo guidare l’inserimento del nostro
trans gene. Questo vuol dire
che potrebbe posizionarsi in un
punto importante del genoma,
attivando per esempio un gene
normalmente non espresso che
codifica per una proteina fino
ad allora non presente nella
pianta. Questo rischio innanzitutto è molto raro. Inoltre può
essere facilmente evitato, localizzando il gene trasferito tramite sequenziamento del genoma
prima della messa in commercio del prodotto OGM.»
Immagini reperite sul web contrarie agli OGM
E riguardo i rischi ambientali?
«Su questo fronte ci possono
essere dei reali problemi se non
si prendono opportune precauzioni. Coltivare mais OGM per
esempio in Centro America,
territorio in cui è una specie
endemica, rappresenterebbe un
rischio perché si potrebbero
verificare flussi pollinici tra
mais OGM e non OGM
(rischiando di contaminare così
tutto il patrimonio genetico
della pianta spontanea). Al contrario, coltivare mais OGM in
Pianura Padana, che non presenta nessun progenitore ancestrale del mais, non comporterebbe nessun rischio.»
Molti ritengono che la produzione di OGM sia responsabile
dell’erosione genetica e metterebbe a rischio la biodiversità.
Lei cosa ne pensa?
L’ONCOBATTERIO AGROBACTERIUM TUMEFACIENS
Le PGM si possono ottenere con diverse tecniche, una delle quali prevede l’utilizzo dell’oncobatterio, un batterio
che, in natura, infetta le dicotiledoni provocando una manifestazione tumorale. Poiché questo organismo è in grado di introdurre frammenti di DNA in maniera stabile ed ereditaria nel genoma dell’ospite, gli scienziati hanno
pensato di utilizzarlo come veicolo per l’inserimento del transgene nel genoma delle piante di interesse. Prima di
utilizzarlo i ricercatori svuotano il genoma del batterio di tutti i geni responsabili della manifestazione tumorale e
che potrebbero danneggiare la pianta. Molti non addetti ai lavori hanno puntato il dito contro questo metodo,
temendo fosse pericoloso. In realtà la tecnica è del tutto innocua, sia per la pianta che per l’uomo, in quanto tutti
gli oncogeni vengono eliminati a monte e si sfrutta solo l’altissima capacità del batterio di inserire geni nel genoma
dell’ospite.
37
I responsabili dell’erosione genetica non sono gli OGM, ma
in generale tutti i lavori di miglioramento genetico classico
(che ormai si fanno dagli anni
’50). Tutta l’agricoltura moderna, tramite per esempio la selezione genetica e prediligendo la
coltivazione di poche varietà, ha
causato problemi alla biodiversità, provocando la scomparsa
di varietà come il pomodoro
San Marzano, costoso da coltivare poiché vittima di numerose fitopatie e quindi dimenticato dai coltivatori. Paradossalmente l’utilizzo di OGM potrebbe permettere di salvare
queste varietà in pericolo, per
esempio rendendo il San Marzano più resistente.»
Cosa ne pensa del principio di
precauzione adottato
dall’Italia?
«Ritengo che questo principio,
come quello della sostanziale
equivalenza, si fondi su motivi
legittimi. Il problema si presenta quando l’Italia, in virtù del
principio di precauzione, boicotta la ricerca pubblica. In questo modo la ricerca universitaria
ha poche conoscenze in merito
agli OGM, mentre le multinazionali continuano ad accrescere le loro. Questo significa che
IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE E IL
PRINCIPIO DI SOSTANZIALE EQUIVALENZA
Tutta la normativa italiana si basa sul Principio
di Precauzione, secondo cui il commercio e lo
sviluppo dei prodotti OGM viene bloccato fin
quando non si ha la prova che questi alimenti
hanno dei connotati negativi. L’America invece
ha preferito il Principio di Sostanziale Equivalenza, che permette l’utilizzo dei prodotto
OGM fin quando questi sono sostanzialmente
uguali ai prodotti originali.
noi subiamo il mercato delle
multinazionali senza avere di
contro un ente pubblico e indipendente da interessi commerciali che controlla l’effettiva
sicurezza dei prodotti OGM.
Nella stessa Università di Bari è
molto difficile presentare progetti nell’ambito delle PGM,
proprio
in
virtù
dell’atteggiamento cautelativo
adottato dal nostro Paese.»
La diatriba sugli OGM è ancora
ben lontana dall’essere risolta.
Tuttavia, alla luce di queste
considerazioni, è evidente che
schierarsi ciecamente con una
fazione o con l’altra, senza analizzare l’argomento con mentalità scientifica ma solo in balia di
pressioni mediatiche e/o commerciali, potrebbe rappresentare sia un pericolo sia un’inutile
battuta d’arresto per lo sviluppo
scientifico. L’opinione pubblica
quindi non deve mai smettere
di
documentarsi.
L’informazione è l’unico strumento a nostra disposizione per
proteggere sia i produttori che i
consumatori.
38
Dall’UniBa il restauro amico dell’ambiente:
la pulitura enzimatica
Intervista a Giulia Germinario, dottoranda in Scienze e Chimiche Molecolari
di Maria Carmela Miccardi
I
l periodo di crisi economica, la spending review,
unite ai crescenti allarmi sui
rischi del nostro pianeta, ci offrono l’assist (perdonate il riferimento calcistico) per parlare di
un argomento di notevole interesse sia per coloro che si lasciano affascinare dall’arte che per
gli amanti della natura. Per farlo raggiungiamo Giulia Germinario, dottoranda in Scienze e
Chimiche
molecolari
presso
l’Università degli Studi di Bari,
che ci accoglie in uno dei laboratori del Dipartimento di Chimica, tra computer e strumentazioni sofisticate.
canici finora utilizzati possono
in qualche modo danneggiare
la superficie della pietra e
l’operatore che li impiega. Oggi
esistono tecnologie più moderne, tra cui il laser e la pulitura
enzimatica, che invece hanno
come obiettivo la sostenibilità
ambientale e la sicurezza
dell’operatore. La prima metodologia è molto selettiva, ma è
un’operazione lenta e costosa.
La pulitura enzimatica, di cui ci
stiamo occupando, vede invece
l’utilizzo di enzimi che catalizzano una specifica reazione, in
particolare l’idrolisi, della resi-
Dott.ssa Germinario, abbiamo
chiesto di incontrarla perché
sappiamo che si sta occupando
di biorestauro. Saremmo curiosi di scoprire cosa bolle in
pentola qui, nei laboratori
dell’Università di Bari.
«Più che di biorestauro noi ci
occupiamo principalmente della pulitura di graffiti realizzati
come atti vandalici su superfici
di interesse artistico. Stiamo
cercando di trovare metodi di
rimozione che ci permettano di
preservare il materiale lapideo.
Infatti i metodi chimici e mecLa Dott.ssa Giulia Germinario
39
na sintetica contenuta nella
vernice spray.»
Di cosa esattamente vi state
occupando al momento?
«Insieme all’applicazione
dell’enzima, la cosa più importante è la caratterizzazione del
materiale. Se io non conosco la
composizione di una vernice
non posso sapere quale enzima
usare per la sua rimozione.
Quindi chiaramente un approccio diagnostico deve precedere
l’attività di restauro: prima conosciamo il materiale e poi ci
occupiamo di rimuoverlo. Ora
ci stiamo occupando della caratterizzazione delle vernici.»
Vuol dire che state lavorando
per conoscere nei dettagli la
composizione chimica di pennarelli e bombolette spray? “
«Esatto. Qui la caratterizzazione
chimica è fondamentale. Le
formulazioni di questi prodotti
sono brevettate, infatti guardando il retro di una comune bomboletta non ne troveremo la
composizione. Noi la scopriamo tramite alcuni metodi di
indagine.»
La dottoressa Germinario ci
confessa che ha potuto reperire
i primi dati relativi a questo
ambito in rete: appartengono a
studi forensi, i primi effettuati
nell’ambito delle vernici per
comprendere le dinamiche ed i
coinvolgimenti di veicoli in
incidenti. L’ennesima testimonianza della capacità della scienza di far rete. Una rete che verrà ulteriormente implementata
con questo progetto grazie alla
creazione di una banca dati con
le composizioni delle vernici e
dei pennarelli analizzati. La
pubblicazione avverrà tramite il
sito dell’Università di Bari, in
particolare sul quello del Centro Interdipartimentale di Diagnostica. Sarà una banca dati
libera, consultabile e in continuo aggiornamento.
Detto questo, torniamo a chiedere alla Dott.ssa Germinario
quale sia l’elemento innovativo
delle ricerche condotte.
«La novità è nell’obiettivo stesso della ricerca, vale a dire utilizzare gli enzimi per la rimozione di resine sintetiche laddove
fino ad oggi il loro utilizzo è
stato sperimentato e limitato
40
Strumentazioni in funzione
presso i laboratori
del Dipartimento di Chimica
solo a materiali naturali. Ma
con questa ricerca ci si apre
anche alle resine acriliche di
consolidanti come il paraloid,
ampiamente utilizzato in restauro e attualmente rimosso, con
difficoltà, facendo uso di solventi. Inoltre, dal momento che
la finalità è trovare l’optimum di
condizioni di applicazione, tutto il lavoro viene pensato
nell’ottica della trasportabilità
su un cantiere di restauro.»
Sarebbe giusto dire che, in
questo contesto, l’Università di
Bari si pone come portabandiera di questo tipo di ricerca?
«Sicuramente sì. Il progetto su
cui stiamo lavorando rientra
nei PRIN, Progetti di Ricerca di
Interesse Nazionale. Noi ci stiamo lavorando da 3 anni e siamo stati i primi. Altre realtà
universitarie in questi anni si
sono inserite in questo contesto, sviluppando il lavoro in
pura collaborazione. Inoltre c’è
una partecipazione della Spagna, dove è in atto uno studio
sui batteri e dove abbiamo sperimentato l’applicazione di basidiomiceti, i cosiddetti funghi
del legno.»
Stiamo dunque parlando di
ricerche organiche in cui ogni
realtà universitaria coinvolta
inserisce un tassello per comporre insieme un disegno ben
più complesso. Sarete in tanti
ad occuparvi di un lavoro così
articolato.
«Sulla caratterizzazione io sto
collaborando con la Prof.ssa
Luigia Sabbatini, Professore
Ordinario di Chimica Analitica, e la Dott.ssa Inez van der
Werf, assegnista di ricerca. Inoltre non possiamo dimenticare il
contributo che i laureandi danno nell’ambito delle analisi.
Mentre per quel che riguarda
l’approccio alla pulitura vera e
propria ce ne stiamo occupando in collaborazione con il Dipartimento di Chimica Fisica
nella persona del prof. Gerardo
Palazzo, presidente del Corso di
Laurea in Chimica.»
Salutiamo la Dott.ssa Germinario e la lasciamo allo studio di
un campione di pennarello invecchiato, con la speranza che
queste ricerche col tempo diventino sempre meno necessarie e che la più comune forma
di conservazione diventi presto
il rispetto dell’arte e del
bello.
Esempi di graffiti su materiale lapideo
41
PAGINE DI ARCHEOLOGIA:
SANTA MARIA DI AGNANO (OSTUNI)
Santa Maria di Agnano:
il Parco Archeologico brindisino ci rivela i suoi tesori
di Gianluca Capuano e Cosimo Damiano Papa
P
reistoria. A cosa pensate se vi dicono questa
parola? Forse la vostra mente
corre indietro nel tempo alle
lontane reminiscenze scolastiche, quando vi si raccontava del
periodo della storia umana che
precede convenzionalmente la
scrittura? Oppure pensate ai
tanti documentari visti in televisione in cui si parla di evoluzione dell'uomo, delle sue scoperte, del suo stato di arretratezza?
I “primitivi”, così siamo soliti
definire gli uomini di quel tempo tanto lontano dal nostro,
quasi volessimo dare un senso
dispregiativo non ritenendoli
nostri pari.
Eppure quegli stessi uomini,
pur non conoscendo la scrittura, ci hanno lasciato in eredità
un linguaggio particolare, fatto
di segni tutti da interpretare. A
42
dispetto di quanto si possa credere, testimonianze di questa
“simbologia”, legata per certi
aspetti anche a noi, possiamo
riscoprirle in luoghi geograficamente vicini.
Proprio in Puglia, nel territorio
della città di Ostuni (BR), è
stata infatti rinvenuta una delle
più importati sepolture del Paleolitico Superiore.
Ci troviamo in un paesaggio,
contraddistinto da altopiani,
scarpate e piana costiera, il cui
elemento caratterizzante è la
presenza, nella zona interna, di
numerose cavità carsiche. Cavità che, per la loro conformazione, si sono prestate ad essere
luoghi di frequentazione fin dai
tempi più remoti.
Infatti, in quello che diventerà
il Parco Archeologico di Santa
Maria di Agnano è presente
Santa Maria di Agnano,
ingresso della grotta
una grotta-riparo in una posizione preminente rispetto ai
terrazzamenti e alla pianura
sottostanti. Questo complesso
carsico è suddiviso in tre settori: l'interno (a sua volta scisso in
cavità orientale e cavità occidentale), il riparo sotto roccia e
l'esterno.
Nel 1991 il Prof. Donato Coppola, attualmente docente di
Archeologia della Preistoria e
Paletnologia all'Università degli
Studi di Bari, iniziò una sistematica attività di scavo che si
rivelò fin da subito promettente ed estremamente interessante grazie alla scoperta di una
giovane donna (nome scientifico: “Ostuni 1”), deposta all'interno della cavità orientale della grotta, insieme al suo bambino mai nato.
L'attestazione più antica della
storia del legame tra madre e
figlio: questo fu l'incipit per la
lettura di un sito archeologico
che, in vent'anni di indagini, ha
restituito testimonianze di fre-
43
quentazione che vanno dal Paleolitico al Medioevo. Infatti,
oltre a sepolture posteriori ad
Ostuni 1 e risalenti a periodi
diversificati e vari strumenti di
industria litica, l'attenzione è
stata indirizzata verso alcuni
elementi riguardanti la presenza di un santuario iapigiomessapico, di un affresco del
'500 raffigurante la Madonna
con Bambino e di una cappella
seicentesca, ricavata entro il
riparo sotto roccia tra gli ingressi delle grotte est e ovest.
Siamo insomma di fronte ad
un piccolo scrigno di ricchezze
da scoprire, in un viaggio che
ha mosso i suoi primi passi in
un'età tanto lontana da noi ma
che, grazie alla “gestante di Ostuni”, racchiude in se un profondo significato, tutto da svelare.
Paleolitico Superiore:
terza fase dell'età Paleolitica (dal greco: “età
della pietra antica”), compresa in un periodo
che va dai 40.000 ai 10.000 anni fa circa e
corrispondente all'era geologica del Pleistocene Superiore.
Iapigio-messapico:
Gli Iapigi furono un'antica popolazione proveniente dall'Illiria che giunse nell'odierna
Puglia e si integrò con la popolazione indigena. Diede così vita a tre gruppi etnici, i Dauni, i Peucezi e i Messapi che popolavano
zone diverse della regione.
La “gestante” di Ostuni
Simbologia e ritualità celebrano la figura femminile
di Gianluca Capuano e Cosimo Damiano Papa
2
4 Ottobre 1991. Doveva
essere un’occasione, per
gli studenti dell'Università di
Roma Tor Vergata, di approfondire lo studio e la ricerca sui
sistemi di caverne del territorio
pugliese e la loro frequentazione da parte degli uomini del
Paleolitico. Si rivelò invece l'opportunità di assistere ad una
sensazionale scoperta paleoantropologica.
Durante il sopralluogo qualcosa
attirò l'attenzione del Prof. Donato Coppola, che volle verificare di cosa si trattasse. Inoltrandosi in una cavità della
grotta notò un cedimento del
livello superiore. Grazie a questo cedimento si rese visibile
l'importante sepoltura.
Adagiata sul fianco sinistro,
rannicchiata, con una mano a
protezione del ventre: così si
presenta quella che verrà definita “la madre più antica del
mondo”, la donna di Ostuni.
La giovane, di circa 20 anni,
morì a 4-5 settimane dal parto e
fu deposta insieme al suo feto,
ormai pienamente sviluppato.
La datazione al radio-carbonio
(vedi pag. 51 per approfondire
la tecnica) non lascia dubbi: la
gestante risale all'età Gravettiana
e viene datata al 24.410 ± 320
B.P.
Il corpo dell'inumata si presenta arricchito da bracciali di conchiglie ai polsi (Cyclope neritea,
Hinia mutabilis, Cyprea lurida e
Trivia) e un copricapo costituito
da più di seicento conchiglie
marine Cyclope neritea, impastate di ocra rossa. Inoltre sono
stati rinvenuti vari strumenti
litici e moltissimi resti di fauna,
posti lì volutamente. Questi
ultimi elementi ci permettono
di capire quale fosse lo scenario
in cui viveva la giovane donna,
quali fossero gli animali che
popolavano la zona e quindi
come vivevano gli uomini del
gruppo a cui lei apparteneva. Il
cavallo (equus caballus) e l'uro
(bos primigenius) coGravettiano:
stituivano certamenfase media del Paleolitico Superiore che
te la principale cacprende il nome dal riparo di La Gravette in
ciagione del gruppo
Dorgogna in cui sono state rinvenute le
nomade che utilizza“gravettes”, punte a dorso realizzate tramite
va molto probabiltecniche di scheggiatura della selce, roccia
sedimentaria largamente usata nel Paleolitimente il riparo di
co.
Agnano come sede
dell'accampamento,
dove le carni venivaB.P.:
no trasportate, maL'acronimo B.P (Before Present) è utilizzato
cellate, cotte e conin archeologia (o in altre discipline), in sostituzione dei soliti “a.C.-d.C”, per indicare una
sumate.
specifica datazione, quella al radio-carbonio:
Tuttavia la sepoltuil punto di partenza della scala, da cui occorra Ostuni 1 racchiure procedere a ritroso nel tempo, è il 1950,
anno importante per la ricerca in questo
de in se un significacampo.
Uro:
nome del “Bos Taurus Primigenius”, un grande bovino ormai estinto.
44
to che va ben oltre la presenza
dei due consanguinei più antichi della storia. Si tratta anche
di un esempio particolare di
un linguaggio che poteva essere
espresso al meglio, in questo
periodo storico, solo attraverso
una ritualità di gesti estremamente complessa. In altre parole, il gruppo di cacciatori del
paleolitico, oltre alle attività di
venagione, dedicavano molto
del loro tempo a cerimonie
cultuali, e la gestante ne è un
esempio lampante. Particolarmente sentiti erano infatti i
momenti dedicati alla sepoltura dei defunti, quando la maggior parte dei componenti della “comunità” poteva manifestare quelle che erano le caratteristiche proprie della mentalità collettiva.
Il tutto si realizzava attraverso
un rituale complesso: la donna, dopo l'accensione di un
focolare interno, veniva adagiata su un letto di ciottoli dentro
una fossa; elemento fondamentale è il posizionamento, sopra
ed intorno al corpo, di conchiglie -intenzionalmente raccolte
e lavorate per la creazione di
“monili”- e di strumenti che
parlano dell'appartenenza al
gruppo.
Il rito si svolgeva all’interno
della grotta, luogo esclusivamente cultuale e deposizionale
che da questo momento assumerà anche carattere sacro.
È stato compreso che questa
complessa tipologia di deposizione non mirava all'annullamento del corpo, ma era un
modo per “divinizzare” quella
condizione di madre che la
donna in vita non aveva rag-
45
Ricostruzione della
Sepoltura Ostuni 1
Venere di Willendorf:
giunto. Questa spiegazione risulta più facilmente comprensibile ricordando che il ruolo
della donna all'interno dei
gruppi di cacciatori paleolitici è
stato fortemente legato alla procreazione e alla cura della prole.
Infatti
dietro
la
“trasformazione” della donna
in divinità-madre si nasconde
una richiesta alla “dea” di protezione della comunità. Chi di
noi non ricorda la Venere di
Willendorf? Si tratta di un altro
importante esempio risalente al
Paleolitico
Superiore.
L’immagine femminile viene
raffigurata con un copricapo
molto simile a quello della donna di Ostuni.
Si tratta di una cultualità che
avrà numerose ripercussioni
anche in tempi posteriori. Pensiamo ad esempio a quella che
viene definita ceramica in Stile
Serra d'Alto, risalente al Neolitico Superiore. Tra i suoi elementi decorativi alcuni rimandano
nome di una statuetta paleolitica in
pietra calcarea, raffigurante una
donna. Rinvenuta nel sito austriaco
di Willendorf, rappresenterebbe
una “venere paleolitica”, per il particolare riferimento all'esaltazione
della femminilità.
alla divinizzazione: una figura
umana, raffigurata nei suoi
tratti essenziali,
è in atteggiaCeramica in stile “Serra d'alto”:
mento orante
particolare produzione ceramica riferibile alla
verso la divinità.
fase recente dell'età Neolitica.
Infine non possiamo dimenticare la presenza
dell'affresco
cinquecentesco
della Madonna con Bambino
all'interno della stessa grotta
della gestante di Ostuni: un
divario temporale enorme separa le due testimonianze che tuttavia sono accomunate da un
significato comune, quello della
maternità, e che sottolineano
ancora una volta il rispetto per
un luogo ritenuto sacro.
Capire simbologie e ritualità
preistoriche potrebbe essere il
modo migliore per l’uomo moSepoltura Ostuni 1
derno per svelare legami antichi
attualmente
collocata nel
e vicinanze che vanno al di là
Museo di Civiltà
del tempo passato.
Preclassiche della Murgia
Meridionale
46
Lavori in corso a Santa Maria di Agnano
Il Prof. Donato Coppola ci illustra gli studi
tra passato, presente e futuro
di Gianluca Capuano e Cosimo Damiano Papa
S
anta Maria di Agnano.
“Una delle aree più importanti dal punto di vista archeologico nel vasto panorama
del mediterraneo”. Con queste
parole di entusiasmo il Prof.
Donato Coppola, che abbiamo
avuto il piacere di incontrare,
descrive il sito che ha certamente rivestito un ruolo fondamentale nella storia e concesso molte opportunità nel corso degli
ultimi tempi.
Basti pensare ai vent'anni di
ricerca sistematica che, dal
1991 al 2011, non solo hanno
migliorato la conoscenza del
sito, ma hanno anche offerto a
tanti studenti dell'Università
degli Studi di Bari l'occasione
di ampliare le loro conoscenze e
mettere in pratica ciò che hanno appreso durante il loro percorso di studi.
Grazie alla lunga esperienza del
Professore, maturata all'estero
in contesti simili, si è avuta,
come la definisce lui, la
“fortuna/sfortuna di trovare
subito uno dei reperti più importanti dal punto di vista paleoantropologico”, e ciò ha com-
portato inesorabilmente “una
nuova pianificazione della strategia generale di indagine”.
Questo ha avuto l'effetto sperato: numerosi sono stati gli elementi portati alla luce nella
vasta area del parco archeologico, a partire dal rinvenimento
delle tracce di fondazione del
presunto recinto sacro del santuario iapigio-messapico. Il ritrovamento, in questo contesto,
di frammenti di ceramica a vernice nera di IV secolo a.C. permetterebbe la datazione del
peribolo alla fase ellenistica.
Altre evidenze archeologiche
sono state riscontrate anche
nell'area del riparo esterno, antistante la grotta est, dove è stata
rinvenuta un'altra sepoltura
(Ostuni 7), priva di corredo e
ascrivibile al XII-XIV secolo e
sono stati indagati livelli di terreno riferibili sempre al Paleolitico superiore, per la presenza
di strumenti litici e fosse create
per la cottura delle carni.
In breve, un sito che non finisce mai di affascinare e dalle
parole del Prof. Coppola capiamo che “la sua esplorazione è
47
ancora agli inizi e ci rivelerà
eccezionalità sia dal punto di
vista del santuario e sia dal punto di vista della stratigrafia paleolitica. Nel 2011 purtroppo si è
interrotta la ventennale attività
di scavo e ricerca ma ci sono
forti segnali per una imminente
ripresa nel 2015”.
Siamo insomma ad un punto di
svolta in cui l'area archeologica
potrà nuovamente tornare a far
parlare di sé, grazie anche alle
strutture che concorrono alla
sua valorizzazione.
Infatti il sito è ormai compreso
in un'area di ben 13 ettari, acquisita per la creazione di un
Parco Archeologico e Naturale
dove oggi è possibile ammirare
anche la ricostruzione di un
villaggio Neolitico.
“Tutto ciò è stato possibile”
-continua il Professore- “solo
grazie al poderoso contributo
della Regione Puglia e dell'amministrazione comunale di
Ostuni, che nell'arco di un periodo che va dal 1989 ad oggi ha
investito circa 6 milioni di euro
per attrezzare queste aree e soprattutto dar vita ad un importante polo per la musealizzazione dei reperti: il museo di Civiltà Preclassiche della Murgia
Meridionale.”
Il museo nasce nel 1981 per
volere dello stesso Prof. Coppola, che si è occupato della sua
progettazione e che attualmente
lo dirige, con il desiderio di
porre sotto la giusta luce alcune
importanti testimonianze del
nostro passato, frutto di un'instancabile e continua ricerca sul
campo.
Fu così identificata una struttura idonea per la sua realizzazio-
ne e si procedette all'acquisto dell'ex monastero carmelitano di Santa
Maria Maddalena dei Pazzi,
con l'annessa
chiesa di San
Vito Martire.
Dopo la lunga
ristrutturazione
dell'immobile e
la
successiva
inaugurazione,
Il prof. Donato Coppola
il museo è ormai
entrato pienamente a far parte
del complesso sistema museale
di Ostuni-Fasano, grazie alla
significativa presenza di reperti
preistorici e protostorici provenienti anche da siti limitrofi.
Tra questi, una posizione preminente spetta al diorama ricostruito con la sepoltura della
“donna di Ostuni”. Attualmente infatti nella grotta è visibile il
calco della gestante, mentre
“l'originale”, per motivi di sicurezza e preservazione, è conservato all'interno di una sala della
struttura museale, inaugurata
nell'agosto 2011 con la mostra
“Ostuni dalla preistoria al Medioevo: la vita quotidiana e il
sacro nelle testimonianze archeologiche”.
La madre più antica del mondo, punto di inizio di questo
“viaggio” nei meandri e nelle
simbologie della Preistoria, può
finalmente stupire ed essere
protagonista di una storia che,
seppur a volte poco considerata,
fa parte di noi. Sta alla nostra
saggezza preservarla e tramandarla.
48
I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi,
hanno diritto di raggiungere
i gradi più alti degli studi.
Costituzione Italiana ART. 34
Sede di Taranto
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Orario di apertura al pubblico:
Tutti i giorni escluso il sabato dalle ore 09.00 alle ore 12.00
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49
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La gioconda è Monna Lisa?
La verità tra scienza e leggenda
di Giusj Sabino
L
La Gioconda,
opera di Leonardo da Vinci
a Monna Lisa,
meglio conosciuta come “la Gioconda” è sicuramente il quadro
più famoso del
mondo,
noto
non solo per il
suo valore artistico o per il
pittore che lo
d i p i n s e
(Leonardo Da
Vinci,
14521519) ma, soprattutto, per il
mistero che da sempre lo avvolge. Chi è la Monna Lisa? Nel
corso dei secoli in molti hanno
cercato di assegnare un nome a
quel volto che tanto affascina.
Critici d’arte, storici e studiosi
si sono domandati chi sia la
fanciulla dipinta da Leonardo.
È davvero Lisa Gherardini, nobildonna appartenente alla fa-
50
miglia fiorentina dei Gherardini di Montagliari che, secondo
il Vasari, sarebbe la donna ritratta nella Gioconda? La lista
delle candidate è lunga e i nomi
probabili sono molteplici, ma
oggi probabilmente più che la
storia può venirci in aiuto la
scienza, quella scienza da cui
Leonardo era tanto attratto e
affascinato. Nel 2012, nel sotterraneo del convento di
Sant’Orsola a Firenze, sono
stati effettuati degli scavi. Qui
era stata sepolta Lisa Gherardini insieme con altre suore perché, dopo la morte del marito,
Francesco del Giocondo, aveva
trascorso gli ultimi anni di vita
come consacrata. Gli studiosi,
con l’aiuto del georadar, hanno
scavato per riportare alla luce
questi corpi e datarli al Carbonio 14 (14C-), tecnica usata frequentemente per accertare non
solo l'età dei manufatti ma anche, appunto, quella dei corpi
umani. Gli scavi hanno restituito tre corpi, sui quali sono state
eseguite delle analisi molto accurate, realizzate in collaborazione dall’Università del Salento e da quella di Bologna. A
partire dallo smalto dei denti, è
stato così possibile accertare che
due dei tre corpi rinvenuti non
appartengono certamente alla
“Monna Lisa”, poiché risultati
di alcuni decenni precedenti
alla morte di Lisa Gherardini,
storicamente datata al 15 Luglio 1592. Lo studio è stato realizzato dal Professor Calcagnile,
responsabile del Centro di Datazione dell’Università del Salento (CEDAD), che ha eseguito i primi esami del C-14 con la
tecnica AMS, Accelerator Mass
Spectrometry (Spettrometria di
Massa con Acceleratore). Purtroppo sul terzo corpo non è
stato possibile eseguire la datazione con il C-14 a causa del
pessimo stato di conservazione
dei resti, su cui è stata riscontrata una forte diagenesi e mancanza di collagene. Per questo
motivo su quest’ultimo corpo
adesso si dovrà effettuare
l’analisi del DNA, per confrontarlo con alcuni campioni di
materiale genetico dei parenti
di Lisa Gherardini sepolti nella
chiesa dell’Annunziata a Firenze e portati alla luce nell’agosto
DIAGENESI
Trasformazione
dovuta ad infiltrazioni d’acqua
o alla presenza
di organismi.
del
2013,
precisamente
quelli
del
marito Francesco e dei
figli Piero e
Bartolomeo.
Secondo Silvano Vincenti, responsabile della ricerca avviata dal
Comitato
Nazionale per
la valorizzazione dei beni
storici culturali e artistici
(CONVAB),
l’esame del
DNA è la
prova definitiva di questa
lunga e complessa ricerca:
«le incognite
da superare sono molteplici -ha
affermato Vincenti- ma auspichiamo un risultato positivo».
Se il DNA confermasse che il
corpo ritrovato a Sant’Orsola è
effettivamente quello di Lisa
Gherardini il più grande mistero
della storia dell’arte sarebbe finalmente svelato.
Gli scavi del 2012
nel sotterraneo del convento
di Sant’Orsola a Firenze
IL CARBONIO 14
Il radiocarbonio, meglio conosciuto come Carbonio
14 o C14, si produce negli strati alti dell’atmosfera ed
è normalmente assorbito dagli esseri viventi. Quando
una pianta o un animale muoiono, ha inizio un lento
processo di trasformazione del carbonio radioattivo
dei tessuti in azoto. Conoscendo il ritmo di decadimento del C14 e misurando la quantità di carbonio
rimasta, si può determinare con una certa precisione
la data di morte del campione, e quindi la sua età.
51
52
Materiali e restauro: la pergamena
Il caso del libro d’Ore di Gravina di Puglia,
un codice del XV secolo
di Maria Carmela Miccardi
C
’era una volta, tanto
tempo fa, un oggetto prezioso chiamato libro,
quello che oggi guardiamo con
aria di sufficienza, fatto di carta.
Oggi. Fino a qualche tempo fa
si trattava invece di un oggetto
prezioso non solo per il suo
contenuto, ma anche per i materiali con cui veniva realizzato.
È il caso di un codice del XV
sec. conservato presso la Biblioteca Capitolare Finia di Gravina di Puglia.
Questo manoscritto in pergamena è stato ritrovato casualmente durante i lavori di ristrutturazione che hanno interessato la biblioteca e oggi lo
riscopriamo come il volume più
antico conservato a Gravina. Si
tratta di un libro d’Ore,
l’equivalente laico del breviario
per i religiosi, raccolta di preghiere pensata per accompagna-
re i fedeli nella loro quotidianità.
Dopo il ritrovamento il volume
è stato accuratamente studiato
dalla Dott.ssa Bruna Giorgio
che, sotto la guida della Prof.ssa
Clelia Gattagrisi, lo ha reso protagonista di un lavoro di tesi di
laurea ormai concluso, ma allo
stesso tempo aperto alle molteplici forme che la ricerca sa offrire. Proprio alla Dott.ssa Giorgio dobbiamo il racconto della
storia di questo libro antico e
degli interventi che ha necessariamente dovuto subire.
Possiamo certamente dire che
lo stato di abbandono non ha
giovato alla sua conservazione.
Per porre rimedio ai danni che
il tempo (e l’uomo) gli hanno
arrecato, il codice è stato sottoposto ad un minuzioso intervento di restauro realizzato a
Roma dalla ditta Cover.
53
Biblioteca Capitolare Finia, Gravina di Puglia
Premettiamo che la pergamena
di cui è composto è davvero
pregiata perché molto sottile, al
punto da rasentare la trasparenza. Questo ci fa capire che
l’animale da cui è stata ricavata
doveva essere molto giovane.
Tralasciamo la spolveratura e
l’ammorbidimento delle carte,
interventi di routine nel restauro
pergamenaceo, utili ad eliminare eventuali depositi e a restituire elasticità ad un materiale
che, con il tempo, tende a diventar rigido.
La problematica maggiore è
stata senza dubbio la presenza
di lacune e di tagli realizzati
durante un intervento scellerato che ha privato questo codice
della maggior parte dei capilettera miniati. Questa pratica era
un tempo purtroppo molto
diffusa e andava ad alimentare
un fiorente mercato nero di
oggetti d’arte. Una pratica che
non solo ha privato il manoscritto di parte della sua bellezza
e di interessanti elementi di
studio, ma ha anche inciso i
fogli sottostanti, danneggiando-
li.
I recenti restauri hanno risarcito manualmente le lacune con
della carta giapponese, una speciale carta
per restauro costituita esclusivamente da
cellulosa pura, senza
la presenza di collante. Si tratta senza
dubbio di un lavoro
certosino che parte
dalla scelta accurata
della carta, considerando spessore e tonalità, per concludersi con le minuzie
della
preparazione
e
dell’applicazione con un adesivo adeguato.
Ci sarebbero altre operazioni da
raccontare, ma lasciamo qualcosa all’immaginazione. Quel che
importa è che oggi, a conclusione del restauro, questo piccolo
e prezioso volume ha trovato
una più consona sistemazione:
una
bacheca
tutta
sua
all’interno della Biblioteca Finia, dove verrà custodito gelosamente. E probabilmente sarete
d’accordo con me
nel concludere
questo breve racconto nella più
classica delle maniere possibili: “E
vissero tutti felici
e contenti”.
Una delle rifilature presenti all’interno del codice
54
55
La scienza nel quotidiano
di Doriana Debellis
Abbigliamento… MADE IN NATURE
Latte, eucalipto, noci di cocco,... ingredienti per una ricetta? Ma no! Sono gli ingredienti giusti per un
perfetto look ecosostenibile. Dopo il cibo e l’alimentazione, la tendenza ai prodotti sani e naturali
arriva anche nell’abbigliamento. I tessuti che indossiamo, in genere, derivano dal petrolio e i coloranti
usati che sono a contatto con la nostra pelle a volte contengono nichel, altri metalli pesanti e sostanze
tossiche. Gli abiti naturali non soltanto non fanno male ma addirittura hanno proprietà benefiche.
Tra le fibre naturali di notevole successo ci sono quelle di bambù e latte
ma anche fibre derivanti da piante che non ti aspetti... come l’ortica!
Nell’immaginario comune
l’ortica è una pianta urticante e
infestante ma dalle sue fibre si ottengono
filati sottili, flessibili e morbidi, traspiranti
come il lino e brillanti come la seta.
Dopo i processi di estrazione naturale si
procede alla trasformazione da fibra a filato
e a seconda della lavorazione di
torcitura, la fibra diventa protettiva
come la lana o assume caratteristiche
simili al cotone.
56
La capacità di catturare
cattivi odori, per poi eliminarli con
l’esposizione e il lavaggio,
è anche tipica di materiali derivanti dagli
scarti di caffè. I fondi di caffè sono utilizzati
fin dall’antichità per la tintura degli abiti,
ma possono anche essere riciclati per la
creazione di capi ecosostenibili.
È stato infatti brevettato un giubbotto
idrorepellente i cui interni derivano da scarti
di caffè che, oltre ad avere proprietà
antiodore, proteggono dai raggi solari
nocivi UVA e UVB.
Anche la fibra di latte è altamente
ecologica: per la produzione si utilizzano
i grassi di scarto della lavorazione del latte,
riducendo drasticamente tanto le emissioni di
anidride carbonica quanto l’uso di combustibili
fossili. Il latte viene disidratato e scremato,
ammorbidito, impastato e poi lavorato con moderne
tecniche di bio-ingegneria da cui si ottiene la
cosiddetta “seta di latte”.
Il risultato del processo di filatura è una fibra
comoda, morbida, rinfrescante, ecologica
e salutare per la pelle. Infatti, contenendo
caseina, la proteina del latte che possiede
numerosi amminoacidi, nutre e cura la
pelle, come del resto è noto
da millenni.
57
La fibra di bambù offre
un'eccellente traspirazione e
conservazione del calore, creando
una sensazione di freschezza e relax.
Grazie ad un bioagente presente
all'interno della struttura molecolare
della cellulosa del bambù, la fibra
garantisce anche una protezione
permanente antibatterica e
un’azione di
deodorante naturale.
La canapa come rimedio all’inquinamento
Le recenti notizie che riguardo aree inquinate d’Italia come la terra dei fuochi o le zone di
Taranto, pongono l’attenzione sui possibili rimedi all’inquinamento provocato dall’uomo.
Le piante sembrano essere sempre più le migliori amiche dell’uomo, confermandosi come
una della risorse più importanti di cui l’umanità può disporre nella lotta all’inquinamento
e per la salvaguardia dell’ambiente.
In particolare, le piantagioni di canapa si sono rivelate molto utili per la bonifica dei
terreni vicini all'Ilva. La canapa, infatti, non ha bisogno di alcun pesticida o diserbante per
crescere rigogliosa e, con le sue profonde radici, rigenera i terreni inquinati dove è
sconsigliato coltivare prodotti per l’alimentazione umana o animale. Il principale effetto
positivo delle coltivazioni di canapa è la capacità di realizzare una sorta di fitobonifica dei
terreni. Le radici arrivano in profondità (fino a tre metri) con la capacità di assorbire
inquinanti e metalli pesanti. Contestualmente si ottiene un miglioramento della fertilità.
dei suoli, e dai semi, dallo stelo, dalle foglie e dalla polvere si possono ottenere prodotti
alimentari, legno, carta, tessuti e cosmetici, con un'infinità di prodotti derivati e
usi possibili.
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NOV
ITÀ
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TEC
TECNO
NO
TECNO
NOV
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CN
TE
O
CN
TE
di Concetta Lapomarda
PROMETEA
CAMBIA LE REGOLE
DEL FOTOVOLTAICO
Calpestabile, impermeabilizzante e molto
conveniente: queste le caratteristiche di
Prometea. Il rivoluzionario pannello fotovoltaico è stato presentato dall’azienda
italiana ENERGYKA in occasione
dell’Intersolar Europe dal 4 al 6 giugno a
Monaco di Baviera.
Tre gli aspetti che lo rendono unico: un
nuovo standard green, la flessibilità e la
leggerezza, il rapporto qualità-prezzo.
Inoltre è realizzato senza cadmio né piombo in linea con le direttive europee.
Maggiore qualità ed un prezzo accessibile
a tutti: cosa chiedere di più?
A Tokyo la tecnologia
prende forma...umana
10 app utili selezionate da
Scienza&Cultura
1. AVG AntiVirus. Al primo posto sempre la sicurezza del dispositivo!
2. Clean Master per evitare il sovraccarico di file
inutili. Dall’interfaccia semplice ed intuitiva, renderà il tuo smartphone veloce ed efficiente.
3. WhatsApp per essere sempre in contatto con
la tua rubrica.
4. Amazon. Il colosso degli acquisti online ha creato una app davvero all’altezza delle aspettative!
Puoi comprare comodamente ciò di cui hai bisogno ed usare la Lista Desideri come promemoria
per i futuri acquisti.
5. Con Wps office creare e modificare documenti,
slide e fogli elettronici non sarà più un problema quando non sei a casa.
6. Befunky è un pratico strumento per modificare
e dare un tocco personale alle immagini.
7. Se gestisci una o più pagine Facebook, non puoi
fare a meno del Gestore pagine Facebook!
8. Google sky map ti farà scoprire un nuovo...cielo. Provare per credere!
9. Dolphin è un browser veloce ed intuitivo,
un’ottima alternativa a Chrome.
10. E poi, ovviamente, i vari social a tua discrezione: Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest, G+
per condividere contenuti ed immagini online!
Al Miraikan Science Museum di Tokyo fanno il loro ingresso due guide museali fuori
dal comune: due robot.
A presentarli al pubblico il loro creatore,
dottor Hiroshi Ishiguro dell’Università di
Osaka, che dichiara: L’umano è il mezzo più facile con cui gli esseri umani riescono ad interfacciarsi.
Più la tecnologia andrà avanti più prenderà la forma umana . Lo scienziato già vanta imprese simili infatti, tempo fa, aveva realizzato una copia di sé stesso per rispondere al telefono quando non era a casa.
I due androidi sono diversi tra loro sia per la corporatura -un adulto e un bambino- sia per il ruolo che avranno all’interno del Museo. Il bambino è dotato di un lettore di news per i ragazzi ed avrà il
compito di incuriosirli ed informarli, mentre l’adulto sarà il comunicatore del Museo.
Per renderli fisicamente umani , la loro pelle è realizzata con il
silicone e, inoltre, l’utilizzo di muscoli artificiali li rende davvero
molto simili a noi.
http://www.thedigeon.com/it/robot/umanoidi/le-guide-del-museo-di-tokyo-sono-umanoidi.html
59
Di storie e di Scienza
Rizzi Zannoni, il cartografo rivoluzionario dell’età moderna
di Ruggiero Tupputi
2
014: una data da non
dimenticare per gli
amanti della cartografia. Ricorre infatti quest’anno il bicentenario dalla morte del geografo,
astronomo e cartografo Giovanni Antonio Bartolomeo Rizzi
Zannoni, nato a Padova nel
1736 e scomparso a Napoli nel
maggio 1814. Geniale ed eclettico, Rizzi Zannoni fu un vero
protagonista della scena europea, come dimostra il luogo in cui
avvenne uno dei più importanti
incontri della sua vita: Parigi.
Qui conobbe il Segretario
dell’Ambasciata partenopea in
Francia, l’abate Ferdinando
Galiani, rappresentante
dell’illuminismo napoletano.
Un incontro che nel 1781 portò Rizzi Zannoni alla colta e
vivace corte di Napoli, nota per
la sua apertura intellettuale ed
internazionale. Nella capitale
dei Borbone ricevette da re Ferdinando IV il compito di redigere una nuova e moderna rappresentazione cartografica del
Regno. Il lavoro si concretizzò
con la realizzazione di una carta
topografica a grande scala misurata geodeticamente e rilevata
sul terreno e non più basata
sull’elaborazione di precedenti
mappe. Un incarico di primissimo piano sia dal punto di vista
strategico-militare, sia economi-
co, in grado di
fornire gli strumenti necessari
per
l’utilizzo
razionale e sistematico dei territori e delle risorse del Regno.
La
mole
e
l’intensità
dell’opera risultano evidenti in
un passo della
biografia
dell’abate Galiani scritta da
Diodati: «Si fecero molti viaggi per
le provincie e furonvi
spediti
Il cartografo Rizzi Zannoni
architetti, astronomi, disegnatori, piloti e diversi
altri per prendere le misure, nonché
girar tutto il litorale e i luoghi mediterranei del Regno». Un lavoro
certosino che portò ad una descrizione minuziosa di «tutte le
provincie, terre, strade, ponti, passi,
poste, montagne, miniere, boscaglie,
e tutto ciò che è necessario a sapersi
per l’economia dello Stato, e nella
carta nautica tutto il litorale del
Regno, coi varî porti, spiaggie, lidi,
scogli, secche, profondità ed altre
cose, che servono per la regola di
bastimenti e della navigazione».
Nacquero così l’Atlante Geogra-
60
fico del Regno di Napoli, in 31
fogli, disegnati da Rizzi Zannoni
e incisi su rame da Giuseppe
Guerra, in scala 1:114.545, ultimato in un trentennio di lavoro
(1781-1812), e l’Atlante Marittimo delle Due Sicilie, terminato
nel 1792, in 23 grandi fogli in
scala 1:90.000 ca.
Per l’incisione e la stampa dei
fogli dell’Atlante Geografico si
scelse per precisa volontà politica di partire dalla Calabria meridionale. Ciò allo scopo di
avere i più moderni ed efficienti strumenti operativi per avviare con precisione e sicurezza
l’opera di ricostruzione dei centri colpiti a sud dell’istmo di
Catanzaro dal terremoto del
1783 e per la bonifica dei numerosi ristagni che si erano
formati a seguito di frane e
smottamenti.
Oltre alla maestosa descrizione
cartografica del Regno di Napoli, a Rizzi Zannoni si deve anche la nascita del primo laboratorio cartografico negli Stati
Italiani con finalità civili, ammi-
nistrative e militari sulle cui
basi nacque l’Officio Topografico del Regno di Napoli nel
1814 e successivamente
l’Istituto Geografico Militare
nel 1872.
Tra i più illustri cartografi di
età moderna nel panorama della penisola italiana, Rizzi Zannoni ben merita le celebrazioni
in suo onore partite quest’anno
a Napoli da Castel Sant’Elmo,
lì dove lo stesso cartografo pose
il punto valevole quale centro
delle coordinate per la costruzione delle sua nuova e rivoluzionaria carta topografica del
Regno di Napoli.
GEODETICA
La geodetica rappresenta il cammino più breve
tra due punti sulla superficie della Terra e corrisponde all’arco di circonferenza massimo. Ad
esempio, osservando l’immagine, gli archi dei
meridiani e dell’equatore (in rosso) sono geodetiche, mentre gli altri paralleli (in blu) no.
"La linea di minor cammino
tra due punti è la geodetica" Teorema di Darboux
61
A spasso tra i musei della Puglia…
di Iolanda Di Cosola
Il nostro pianeta è un complesso condominio in cui abita non solo l’uomo, ma anche moltissime
specie di animali, insetti, uccelli e pesci. Conoscere l’immenso patrimonio vivente sulla Terra è
ancora oggi argomento di studio per molti.
Ma conosciamo le specie che popolano l’Italia e la Puglia?
I
La collezione
di farfalle
l museo del
Dipartimento di
Biologia,
intestato alla Prof.ssa
Lidia Liaci, presso il Palazzo degli Istituti Biologici, si dedica all’esplorazione
dell’ambiente marino e terrestre pugliese, italiano e della
vicina Africa Nord Orientale,
attraverso un migliaio di reperti
zoologici raccolti in ampie bacheche e in ricostruzioni “reali”
di ambienti naturali, chiamati
diorami
to dell’unione di collezione
private del Generale Augusto
Lettini, di ritorno dalle colonie
in Africa durante il periodo
fascista, e del naturalista leccese
Liborio Salomi.
Esteso su 170m2, è suddivisibili
in 4 sale che guidano il visitatore attraverso un percorso esplorativo che ha inizio nelle profondità marine, attraverso la
collezione degli invertebrati di
circa 200 esemplari di spugne,
coralli, molluschi, crostacei
mediterranei e
tropicali. Si passa, quindi, alla
collezione ittio-
Il Museo di Zoologia nasce negli anni '20 in parallelo con la
nascita dell'Università degli
Studi di Bari e con la Cattedra
di Biologia della
IL DIORAMA
Facoltà
di MediIl diorama è la ricostruzione in scala
cina ed è
reale di una porzione di ambiente nail risultaturale con tutti gli elementi che lo caratterizzano: rocce, piante ed animali,
realizzata con intenti didattici (Fogato,
1992).
Inventato da L.J. M. Daguerre e C.
Boutone nel 1822.
L’effetto tridimensionale nella rappresentazione di luoghi è dato da poster dipinti disposti
verticalmente ed opportunamente illuminati da fonte di
luce nascoste allo spettatore (Treccani).
62
PESCI CARTILAGINEI E PESCI OSSEI
logica che comprende pesci cartilaginei,
come
squali, mante e
razze, e pesci ossei
del Mediterraneo
e del Mar Rosso.
La parola “pesci” ha un significato troppo generico secondo gli studiosi di SISTEMATICA, scienza che si occupa della ricerca delle relazioni di parentela tra gli organismi per ricostruirne il percorso evolutivo.
Uno squalo ed un pesce spada non hanno “parenti” in comune. Gli squali, come le
razze e le mante, discendono da un antenato che aveva lo scheletro cartilagineo, le
branchie a fessura, occhi piccoli e pinne robuste. Queste caratteristiche sono rimaste nelle generazioni successive e hanno permesso di definire i suoi discendenti
CONDROITTI o pesci cartilaginei.
Invece i pesci spada, come i tonni, le spigole e le sardine, discendono da un antenato provvisto di uno scheletro osseo e le branchie protette da una specie di coperchio, detto “opercolo”, che si apre e si chiude sincronizzandosi con i movimenti
della bocca. I suoi discendenti sono stati raccolti sotto il nome di OSTEITTI, molto più numerosi e diversificati rispetto a quello dei condroitti.
Un vero tuffo nel profondo blu
dei mari tropicali lo si può vivere attraverso 9 vasche, dove
sono ricostruiti alcuni habitat
marini ed un prototipo di sistema di allevamento sostenibile.
Continuando il nostro percorso, si esce dalle profondità marine per conoscere i predatori
degli specchi d’acqua, che sono
raccolti nella collezione erpetologia che comprende una serie
di grandi tartarughe, coccodrilli, varani, agamidi africani, alcuni serpenti, tra cui un enorme
pitone Seba di oltre 4 metri e
una raccolta di anfibi e rettili
pugliesi.
Si raggiunge, così, la sala dei
mammiferi. Nella quale spiccano carnivori, erbivori delle regioni africane e roditori.
Nell’ultima sala sono esposte
antiche stampe naturalistiche,
collezioni entomologiche che
includono 500 esemplari di
insetti pugliesi, tra cui
una bellissima collezione di farfalle e, infine,
il calco di una tomba
contenente reperti umani
del Neolitico
locale.
È
proprio
l’uomo a concludere il
percorso evolutivo mettendo in evidenza che
questi è solo un anello
63
Le testuggini marine
ALLEVAMENTO SOSTENIBILE
L’allevamento sostenibile è un progetto
indirizzato all’allevamento di più specie, al
fine di migliorare, da un lato le caratteristiche dell’acqua, (biofiltrazione), e dall’altro,
a parità di volumi d’acqua ed energia impiegata nelle fasi di allevamento, di ottenere un surplus di biomassa di valore economico. Il prototipo nasce per avere dei sistemi controllati per l’allevamento di madrepore ed invertebrati marini per
l’acquariofila di barriera corallina, la cui
richiesta è aumentata in maniera considerevole nel corso degli anni.
dell’imponente catena
Biodiversità terrestre.
della
Il museo di Zoologia partecipa
ogni anno alle edizioni della
“Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica”, organizzando cicli di conferenze sulla
conservazione della fauna invitando relatori di importanza
nazionale ed internazionale.
Collabora inoltre con vari enti
per lo studio e la tutela degli
ecosistemi pugliesi, tra cui la
Regione Puglia, il Museo Provinciale di Storia Naturale di
Foggia, l’Osservatorio Faunisti-
co della Provincia di Foggia, il
Parco Nazionale del Gran Paradiso, il Parco Nazionale del
Gargano, il Parco Nazionale
dell’Alta - Murgia, il Dipartimento
di
Zoologia
dell’Università di Napoli. Inoltre, aderisce al
QUANDO?
Centro Interdipartimentale dei
Dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 13:00;
Servizi per la
martedì e giovedì anche dalle 15:00 alle
Museologia
17:00. Chiuso ad agosto.
Scientifica
Visite guidate a pagamento su prenotazione
(CISMUS).
COME?
Tel: 0805443360, 0805443357
Fax: 0805443358
www.dipartimentodibiologiabari.it/museo/
scienzasalento.unile.it/biografie/liborio_salomi.htm
DOVE?
via Orabona 4, Bari
Campus universitario - Dip. di Biologia
Ingresso portatori di handicap:
via Amendola 165/A, Bari
64
?
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di Concetta Lapomarda
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STRANEZZE DAL MONDO
L’Agenzia britannica per il turismo ha
pubblicato una lista con alcune delle
più bizzarre richieste di informazioni rivolte ai propri
operatori. Ecco qualche esempio: Edimbugo è a Glasgow? , Il Galles è chiuso d’inverno? , Quanto costa
il biglietto d’ingresso per Brighton? , Quale autobus
devo prendere per andare dalle Isole Orcadi alle Isole
Pesca al mare. Se si cala la lenza
fino a toccare il fondale, può capitare che, invece che un pesce, abbocchi un granchio. Il crostaceo inizia
subito a dibattersi per liberarsi dando l’impressione che si sia preso un
pesce di grandi dimensioni.
Da questa delusione, l’espressione
Prendere un granchio .
Shetland? , A che ora emerge il mostro di Loch
Ness?
Il nome del più famoso motore di ricerca del
mondo è, in realtà, frutto di un errore. Infatti,
Larry Page e Sergey Brin, i futuri fondatori di
Google, avrebbero voluto registrare il dominio come googol. Googol è il nome del numero 10100, ossia 1 seguito da 100 zeri, ipotizzando che avrebbe, come poi è successo, lavorato con grandi numeri. Purtroppo digitarono Google e, dal momento che il dominio
era ancora libero, decisero di tenere il nome.
3
MAT MAT1C4
...fashion
È ora di uscire ma...che scarpe
indossare?
L’Institute of Physics di Londra
ha elaborato la formula del tacco a spillo!
h = Q*12+3s
8
Q è il fattore sociologico (da 0 a
1) mentre s corrisponde al numero di scarpe.
A New York, lo studio creativo The Partners
ha realizzato il Museum of the Mundane
(MoMu per fare il verso al MoMA), un museo
a cielo aperto dove si celebrano oggetti di
uso quotidiano come biciclette, mattoni o
segnali stradali. In giro per la città, proprio
sugli oggetti in questione, sono stati attaccati dei cartellini per raccontarne la storia
ma anche per attirare lo sguardo dei cittadini sulle semplici meraviglie che vede ogni
giorno.
65
di Matteo Granatiero
Sapevi che...
PROFUMO D’ESTATE
Il grano saraceno in realtà non è un cereale,
ma il frutto della Fagopyrum Esculentum.
Questa pianta cespugliosa annuale appartiene,
come il rabarbaro, alla famiglia delle Poligonacee.
Dal chicco, di forma triangolare, si ottiene una
farina priva di glutine e quindi adatta per celiaci.
Pesto, pizza margherita, pasta pomodoro e basilico… odori e sapori d’Italia conosciuti in tutto il mondo e con un pizzico di sangue blu.
La parola basilico deriva dal termine
greco basilicòs e significa reale, regio.
Questa pianta erbacea annuale è molto
presente nella cucina mediterranea e
comprende circa sessanta varietà.
Si usa fresco, meglio se aggiunto prima
di servire dato che con la cottura perde
gran parte del suo profumo. Per conservarlo non va fatto seccare, si può congelare o mettere sott’olio.
L'erba cipollina è una pianta aromatica dal
sapore dolce e delicato ed è la più piccola
della famiglia delle cipolle.
I piccoli steli cavi e appuntiti si utilizzano
come condimento: è preferibile non
strapparli ma tagliarli in modo che possano
ricrescere per essere usati ancora.
La cannella è una delle spezie più antiche utilizzate
dall’uomo: una delle prime testimonianze sul suo
uso risale infatti al 2800 a.C. Si ricava dalla corteccia
essiccata dell'albero Cinnamonum che appartiene,
come l'alloro, alla famiglia delle Lauracee.
I COLORI DELLE STAGIONI
Ogni stagione si accompagna a colori, odori e sapori caratteristici.
Da maggio fino alla fine dell'estate, mentre nei giardini fioriscono le rose, i banchi della
frutta si riempiono di ciliegie, pesche, nespole, albicocche e susine.
Ebbene: tutti questi frutti, di colori e forme diverse, e le circa 150 specie di rose esistenti
appartengono alla stessa famiglia: le Rosaceae.
Tra le circa 2000 specie di Rosaceae, ci sono anche altri alberi da frutto come il pero, il
melo, il cotogno ed il mandorlo.
Una così grande varietà rende questa famiglia di piante importante sia a livello economico
che alimentare: l'olio essenziale di rosa viene usato in profumeria e cosmetica mentre i
frutti commestibili vengono venduti freschi o utilizzati a livello industriale per conserve
ed altri prodotti.
66
I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi,
hanno diritto di raggiungere
i gradi più alti degli studi.
Costituzione Italiana ART. 34
Sede di Lecce
Via Trieste, 14
Orario di apertura al pubblico:
lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.00
martedì e giovedì dalle ore 8.30 alle ore 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00
Contatti Telefonici
Tel. centralino: 0832 387311
67
Indirizzi e-mail
E-mail:
[email protected]
Pec:
[email protected]
LiberA
Mente
Claudio Tuniz
“L’atomo inquieto
Breve storia della radioattività
e delle sue applicazioni”
di Concetta Lapomarda
L
stata applicata nell’agricoltura e
a parola “radioattività”
nella medicina con ottimi risulci fa subito pensare a qualcosa
tati validi ancora oggi, mentre i
di tossico e dannoso per la saluprodotti che contenevano radiote, riportandoci alla mente il
nuclidi senza
disastro
di
che fosse neČernobyl’ o il
Il
contatore
di
neutroni
cessario sono
classico funstati
ritirati
go delle einiziò a ticchettare
dal mercato.
splosioni
velocemente, annuncian- Il titolo un
nucleari. La
po’ bizzarro
radioattività
do la prima reazione a
di questo liperò non è
catena prodotta
b r o ,
solo questo.
“L’atomo
Nella secondall’uomo:
inquieto”,
da metà del
un buon momento per
nasconde un
Novecento,
testo ricco di
quando i raaprire la bottiglia di
inter es s anti
dionuclidi
Chianti
che
E.
Wigner
approfondierano usati in
menti
che
aveva tenuto pronta per
cosmetici,
scorre fluido
giocattoli ed
l’evento.
e veloce, doalimenti,
ve il valore e
l’opinione
la responsabilità della ricerca
pubblica era divisa in due schiescientifica vengono chiaramente
ramenti: curiosi e spaventati. In
messi in risalto: dietro le quinte
positivo, in quegli stessi anni è
68
Scienza&Cultura consiglia
Alchimie nell’arte. La chimica e l’evoluzione
della pittura.
Adriano Zecchina - Zanichelli Editore.
Prezzo di copertina 13,30 €
La fisica della domenica. Brevi escursioni nei quatto
elementi.
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Due gradi e mezzo di separazione. Come il network facilita
la circolazione delle idee (e fa girare l’economia).
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Prezzo di copertina 17 €
di ogni tecnologia o invenzione
c’è sempre un gruppo di lavoro
che prova, valuta e verifica le
potenzialità e la riuscita della
sperimentazione. Claudio Tuniz,
con grande maestria, ci prende
per mano e ci guida nelle controversie storiche sul tema della
radioattività, facendoci scoprire
le tante applicazioni che elettroni, particelle e radiazioni ionizzanti hanno nella nostra vita.
Dalla costruzione
della prima bomba
atomica
del
“Progetto Manhattan” alle più moderne terapie contro il
c a n c r o ,
dall’eliminazione dei
parassiti allo studio
delle emissioni inquinanti degli inceneritori, la radioattività è
onnipresente non
come una matrigna
cattiva ma come una tecnologia
che, se usata nel modo giusto,
risolve importanti problematiche. Come scriveva già Enrico
Fermi nel 1949: «Lo studio delle
sostanze radioattive, sostenuto
da una certa dose di immaginazione, può trovare applicazione
nei campi più disparati di ricerca, oltre che in quelli più naturali
della chimica, della biologia e
della medicina».
69
Titolo: L’atomo inquieto
Autore: Claudio Tuniz
Casa editrice: Carocci editore
Numero pagine: 165
Prezzo di copertina: 12 €
Pubblicazione: aprile 2014
In agenda…
appuntamenti ed eventi in Puglia…
a cura di Concetta Lapomarda
INDAGINE SUL CONSUMO CONSAPEVOLE NELLA CITTA DI BARI:
DALLA SICUREZZA DEGLI ALIMENTI AGLI ASPETTI NUTRIZIONALI
10 luglio 2014, dalle 16.00 alle 19:00
Dalla sicurezza degli alimenti ad una guida pratica per acquistare, trasportare, conservare, cucinare e
o su a e gli ali e ti, uest’ulti a p ese tata dal dott. Atzo i -coordinatore commissione Igiene,
Sicurezza e Qualità dell’o di e Nazio ale dei Biologi-. Diversi saranno gli interventi previsti durante
l’i o t o o ga izzato dall’Asso iazio e Biologi A ie talisti Pugliesi.
Sala Consiliare Provincia di Bari, Lungomare Nazario Sauro n°29, Bari
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24 SCATTI BIKE
18 maggio - luglio
16.30 alle 20:30
, dal
artedì alla do e i a dalle .
alle
.
e dalle
Il paesaggio può esse osse ato ad o hio udo o att a e so l’o ietti o della a hi a fotog afi a. È
la le tezza di u a pedalata, pe ò, a fa e la diffe e za o ede do u ’osse azio e p i ilegiata.
Nel cuore di Brindisi, nella sala al piano terra del Palazzo Granafei Nervegna, sono in mostra gli scatti
i ito i del o o so i te azio ale L’uo o e la i i letta p o osso e o ga izzato
dall’asso iazio e Ae esis
.
Palazzo Granafei Nervegna, Via Duomo n° 16, Brindisi
0831229643
ANTICA SPEZIERIA
18 maggio - 31 luglio, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 19.30 alle 23.30
Antichi recipienti che, un tempo, custodivano unguenti miracolosi, polveri medicamentose ed erbe
curative. Le maioliche del XVI e XVII secolo si possono ammirare presso il Palazzo Marchesale di Laterza i attesa dell’ape tu a del useo della Maioli a, p e ista a ge aio
5.
Per sperimentare l'arte del ceramista, ogni giovedì dalle 19.00 alle 22.00, gli artigiani di Laterza fanno
i e e l’i solita espe ie za di to i e u a pi ola ope a a tutti i isitato i.
Palazzo Marchesale, Piazza Plebiscito, Laterza (TA)
0998866021, 3358405897
70
ACCARDI, BORGHESE E FACCINCANI IN CONTEMPORANEA
10 luglio - 20 agosto, dalle 20:30 alle 00:00
Angelo Accardi, dopo le esposizioni in famose gallerie italiane ed estere, continua ad evolversi sempre alla ricerca di nuove sensazioni da scoprire.
Athos Faccincani, artista di fama europea, durante gli anni Settanta si avvicinò agli emarginati e, il suo
Ciclo della Resistenza fu pre iato dall’ex Preside te Perti i.
Franz Borghese, pittore del secondo Novecento, si dilettava nel rappresentare una borghesia con
vena ironica e fantastica, attraverso un linguaggio metaforico.
Grazie al patrocinio del Comune di Vieste, è possibile ammirare le opere di una triade di artisti che
meritano davvero di essere osservate ed apprezzate.
Ex Convento Dei Cappuccini, lungomare Vespucci, Vieste (FG)
[email protected]
3382139499
VISITA GUIDATA A CASTEL DEL MONTE
Castel del Monte: maestoso e suggestivo edificio sede di misteri e leggende. Dalle sue bifore e trifore
si può ammirare il paesaggio che si estende fino al Gargano, apprezzando appieno la bellezza naturalistica del territorio pugliese. Dopo il Castello, la visita continua presso il Museo del Confetto, ospitato
all’i te o della sede sto i a della Co fette ia Mu i, do e si posso o degusta e i fa osi o fetti Tenerelli.
Castel del Monte, Strada Provinciale 234, Andria
www.iatbisceglie.it,
[email protected]
0803968554, 3881496597
RENKONTI
RENKONTIĜO
ĜO - INCONTRI TRA ARTE E TERRITORIO
6 giugno - 31 agosto, dalle 17:30 alle 22:30
Partendo dalla Villa Comunale di Trani, in visita ad alcuni dei giardini storici che, un tempo, erano dei
luoghi di illeggiatu a e t e oggi so o zo e i ili o t a e t o e pe ife ia. Pe l’o asio e, al fi e di
riqualificare questi luoghi di interesse storico, i giardini sono sede di installazioni, interventi di video
a t e pe fo a e. L’i iziati a, p o ossa da Co te po a y Cultu es, ede ella e hia i i ie a,
struttura abbattuta nel 2009 perché dichiarata instabile, il simbolo di questi interventi.
Villa comunale, Piazza Plebiscito, Trani
www.renkontigo.com,
[email protected]
3277909162, 3474905514
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In agenda…
appuntamenti ed eventi in Puglia...
OPEN DAYS BARLETTA
Ogni sabato dal 5 luglio al 27 settembre, dalle 20.00 alle 23.00
Il sa ato se a si olo a di ultu a a Ba letta o l’ape tu a st ao di a ia dei Be i Cultu ali ittadi i o
visite guidate gratuite al Castello, al Museo Civico, al Palazzo della Marra, e alla Chiesa di Santa Maria
degli Angeli -anche detta Chiesa dei Greci-. L’i iziati a è p o ossa dall’Assesso ato al Medite a eo,
Cultu a e Tu is o della Regio e Puglia o l’aiuto dell’U io e e dell’Age zia Regio ale del Tu is o
Puglia P o ozio e .
Corso Vittorio Emanuele, Barletta
CORRADO GIAQUINTO. INEDITI DALLA COLLEZIONE PIEPOLI
PIEPOLI--SPADAVECCHIA
12 giugno - 13 dicembre, dalle 19.00 alle 22.00
Ci ua ta ope e t a ozzetti e studi p epa ato i di ope e d’a te di ote ole i po ta za pe i ost uie il pe o so dell’a tista olfettese. Il o pus diseg ati o è ate iale di studio e di i e a a li ello
nazionale ed europeo sia sulla sua figura sia per approfondire le conoscenze del periodo artistico
compreso tra il XVII e il XVIII secolo.
La mostra, curata dal prof. Gaetano Mongelli, è organizzata dal Museo Diocesano e dalla cooperativa
FeA T o il pat o i io dalla Dio esi di Molfetta, del Co u e di Molfetta, dell’U i e sità degli “tudi di
Ba i e della Pi a ote a P o i iale di Ba i Co ado Gia ui to .
Museo Diocesano Molfetta, Via Entica della Chiesa, Molfetta (BA)
www.museodiocesanomolfetta.it/00_Eventi.html,
[email protected]
3484113699
ESCURSIONE DI GEOLOGIA & TURISMO NEL SALENTO
Un viaggio nel tempo dal Mesozoico fino ai nostri giorni navigando su quelle che, un tempo, furono le
a ie e o alli e t opi ali del p o o to io Af i a o Apula , e e se e so
e se più olte du a te
la collisione con la placca Euroasiatica. Una splendida giornata da trascorrere nel Parco Naturale Regionale "Costa d'Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase".
Porto Di Otranto, Via Porto n° 1, Otranto (LE)
www.geotask.it,
[email protected]
347.8162807
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...e in Italia
KLIMT ALLE ORIGINI DI UN MITO
12 marzo - luglio, lu edì dalle . alle . ; artedì, er oledì e do e i a
dalle 9.30 alle 19.30; giovedì, venerdì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
Alfred Weidinger, uno dei massimi esperti di Gustav Klimt, ha selezionato i 20 rari dipinti dell'artista
in mostra al Palazzo Reale di Milano. Dalle opere giovanili fino alla nascita della Kunstler-Compagnie
(Compagnia degli Artisti) e alla successiva fondazione della Secessione, l'i te to è di far co pre dere
come Klimt raggiunse la fama internazionale di cui gode.
Palazzo Reale, Piazza Duomo n°12, Milano
9 7 dal lu edì al ve erdì dalle . alle 7.
www.tiket.it/klimt www.tiketone.it/
1564 - 2014 MICHELANGELO. INCONTRARE UN ARTISTA UNIVERSALE
27 maggio - sette re, dal artedì alla do e i a dalle . alle .
Pittura, scultura, poesia e architettura. Le quattro arti in cui si espresse Michelangelo raccontate in
ben nove sezioni espositive in occasione del 450° anniversario dalla sua morte. Un'occasione da non
perdere perché alcuni capolavori potranno essere osservati, in molti casi per la prima volta, affiancati
e contrapposti. Un esempio su tutti è la presenza del grande capolavoro del Michelangelo politico, il
Bruto, che potrà essere ammirato accanto a busti classici.
Musei Capitolini, Roma
www.museicapitolini.org/
SPOLETO ARTE
30 giugno - 24 luglio
Nuova edizione delle mostre di arte contemporanea, curate da Vittorio Sgarbi nel cuore della cittadina umbra, che accolgono opere significative di artisti italiani e stranieri. Tra gli autori, importanti personalità come Dario Fo, che presenta venti tele a raccontare la sua passione, e Antonella Laganà, pittrice calabro-toscana di fama internazionale. "Una maga che coglie l'emozione e la rappresenta nella
forma che essa esige", così si definisce la Laganà che, con i vortici luminosi delle sue tele, conduce
l'osservatore in un viaggio onirico tra il fantastico e il reale. "Notevole -spiega Sgarbi- sarà la proposta
di s ultu e dell’a tista usso Mi hail Misha Dolgopolo he ha oluto off i e u a p ese tazio e del
te a a te e afia i elazio e o il Museo della Mafia he da “ale i e à allestito a Ne Yo k."
Palazzo Racani Arroni, Via Stretta, Spoleto (PG)
0276280638
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...A pennello
Alla scoperta di P AOLO F INOGLI
INOGLIO
O
di Maria Carmela Miccardi
L’ARTISTA. Proseguiamo il nostro viaggio nel mondo della pittura. Questa volta incontriamo un artista di origini napoletane che
ha lasciato un segno indelebile nell’arte del nostro territorio: Paolo Finoglio. Nato presumibilmente ad Orta d'Atella (Napoli) sul
finire del ‘500, pare abbia prodotto le sue prime opere intorno al 1610. Sposò giovanissimo Rosa Lolli, leccese, da cui ebbe due
figli. Visse viaggiando essenzialmente tra Puglia e Campania. A lungo considerato dalla critica un pittore minore, è stato recentemente rivalutato come artista di spicco nell'arte meridionale del Seicento, al pari dei più importanti pittori della Napoli del suo
tempo. L’artista morì a Conversano nel 1645.
TRA LE VITE DI SAN MARTINO…
La vicenda biografica ed artistica del Finoglio si snoda tra
diversi luoghi. In primo piano troviamo Napoli. Quasi sicuramente l’artista deve essersi formato presso una delle tante
botteghe attive nella città partenopea, facendo propri gli elementi della pittura manierista successiva al Concilio di Trento. Probabilmente la più importante commissione ottenuta
dal pittore a Napoli fu la decorazione della cappella di San
Martino nell’omonima certosa. Gli affreschi, perfettamente
conservati e raffiguranti le Storie di San Martino, furono
oggetto di ammirazione da parte di artisti del calibro del Solimena. Gli studiosi concordano nel leggere in queste opere
un Finoglio tecnicamente maturo ed in possesso di un ricco
linguaggio narrativo.
Affreschi della volta della Cappella di San Martino
Napoli,Certosa di San Martino
"Per lo genio ch'egli avea alla pittura
fu messo sotto la direzione di Battistello Caracciolo,
nella cui scuola fece molto profitto"
De Dominici,1743
… E LA GERUSALEMME LIBERATA
Altro luogo caro al Finoglio fu Conversano. Qui tra 1640 e
1643 fu autore del più importante ciclo pittorico del Seicento italiano dedicato al poema di Torquato Tasso La Gerusalemme liberata. Le dieci tele dipinte ad olio furono realizzate
presso la corte di Giangirolamo II d'Acquaviva, detto
il Guercio delle Puglie. Nel ciclo, noto come vertice dell’arte
del Finoglio, è possibile riconoscere l’influenza caravaggesca,
soprattutto nell’oscurità di alcune scene. I personaggi, protagonisti della riconquista di Gerusalemme, emergono rispetto
al contesto, mentre è totalmente assente la componente arcadico-pastorale, singolare anomalia nell’arte seicentesca. I personaggi dominano la scena con giochi di sguardi: lo si nota
in particolare nell’incontro tra Rinaldo e Armida nel giardino incantato, dove i due protagonisti hanno sullo sfondo
scene di invasione. Inoltre, grazie al recente restauro, il ciclo
pittorico è stato rivalutato, mettendo in luce la ricchezza di
sfondi di alcune scene non visibile prima.
Il primo scontro fra Clorinda e Tancredi
Conversano, Pinacoteca “Paolo Finoglio”, Castello
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SCIENZA&CULTURA
È UN PROGETTO DI COMUNICAZIONE SCIENTIFICA
FINANZIATO DALL'ADISU
PUGLIA
NELL'AMBITO DEL
BANDO UNICO PER LA REALIZZAZIONE DI INIZIATIVE
A CARATTERE FORMATIVO, CULTURALE E SOCIALE
PROMOSSE DAGLI STUDENTI DEGLI ATENEI E DELLE ISTITUZIONI AFAM PUGLIESI
PER L'ANNO ACCADEMICO 2013-2014
E COFINANZIATO DAL CISMUS
(CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI SERVIZI PER LA MUSEOLOGIA SCIENTIFICA)
PER INFO E CONTATTI:
[email protected]
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