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Polieno come fonte per la storia di Dionisio il Vecchio

1988

Analysis of Polyaen. 5.2.20-22, three stratagems ascribed to Dionysius I of Syracuse: the source of the first passage appears to be Aeneas Tacticus, while the other two can be traced back to Greek works, historical or not, of the 4th century BC. This shows that the widespread opinion about Polyaenus allegedly drawing on late, historically irrelevant authors is not so well founded as it once seemed to be.

POLIENO COME FONTE PER LA STORIA * DI DIONISIO IL VECCHIO 1. L analisi delle fonti e del valore storico della raccolta di stratagernmi di Polieno fu intrapresa, per la prima volta in modo complessivo e minuzioso, dal Melber (l), alla fine del secolo scorso, in un ampio contributo che costituisce tuttora il punto di partenza fondamentale per chi voglia accostarsi a questo autore, cosl poco noto e poco studiato. Tra le cónclusioni più rilevanti dello studio del Melbcr, la dimostrazione che Polieno, nella composizione della sua qp€rq fece largo uso di fonti storiografiche, da Erodoto (2) a Tucidide (3), da Timeo (4) a Ieronimo di Cardia (5). A fianco di queste fonti, specialmente p€r quanto riguarda i personaggi cui è attribuito un maggior numero di stratagemmi, Polieno fece largo uso, secondo il Melber, di raccolte preesistenti di stratagemmi e aneddoti, fonti in genere non identificabili, ma di valore storico estremamente limitao (6). Nei casi in cui è possibile confrontare i passi di Polieno con le fonti da cui derivano, i primi si rivelano sostanzialmente degli excerpta, tendenzialmente pedissequi ed abbastanza accurati, tanto più vicini al modello quanto più quest'ultimo si prestava a produre dei brevi estratti di senso (*) Desidero ringraziare il prof. L. Braccesi, per la sua paziente e puntuale lettura di i suoi preziosi suggerimenti che hanno Ea laltro contribuio a rendere quesúo scritto e per il testo più intelligibile. (l) J. Melbea Úber die Qtulten und den Wert dcr Strategemensantmlung polydns, 'Tahrbilcher filr classische Philologie", suppl. 14, 1885, 417ó88 (da qui in avanti citato sempre come Melber) che supera nettamente, per ampiezza, profondità e rigore, i due studi precedoti di O.Knor",Defrde etfontihus Polyceni, 'tommentationes philologiae Ienens€s' 3, 1884,49-96, e di A. Schirmer, Úber díe Qtutlen des Polyaen, Altenburg 1884, Gymn. Progr. Eisenberg. (2) Cfr. Melber 483 sg.; per I'uso di Erodoo da parte di Polieno cfr. anche R. J. phillips, îlie Sources and Metlods of Polyacnus, 'HSPh" 76, 1972,298 (riassunto di una dissertazione di PhD). (3) Cfr. peres. Polyaen. 1.30.8 e Thrc. 1.137; analisi denagliara in Melber 52l-26. (4) Melber 520; cfr. Polyaen. 5.47 e Tim. FrGrHist 566812, con le osservazioni di Melber 517 sg. (5) Melber 660; cfr. mche Phillips,'HSPh' 76, L972,298. (6) Si veda per esempio Polyaen. 3.9.1-63, su lficrate, e Melber 565-73. POLIENO COME FONTE PER LA STORIA DI DIOMSIO... 165 compiuto (7). Ma pef la maggior pafte gli stratagefnmi derivano da fonti perdute, per cui la loro origine può essere ricostruita solo in via ipotetic4 in iimili casi, il valore storico di ogm stratagemma è definito dat Melber in base al confronto con altre fonti concernenti i medesimi eventi, e quando ciò non sia possibile, in base alla coerenza interna ed alla ncchezza di particolari dello stratagemma. Da un punto di vista metodologico, Io studio della storiografia antica non ha compiuto, in questo secolo, progressi tali da far apparire sup€rata l'opera del Melber; tuttavia, la disponibilita di nuovi stmmenti di ricerca" panicolarmente di raccolte di franrmenti più ampie e più accurate, ha permesso di approfondire notevolmente la conoscenza delle opere storiche antiche che la tradizione non ci ha conservato e, d'altra parte, il fatto stesso che 1o studio det Melber abbracci tutta I'opera di Polieno, lo rende un ideale punto di paftenr:.,più che un approdo definitivo, per ricostnrire nei particolari I'origine degli stratagemmi atnibuiti ad ogni singolo personaggio. Dei 19 stratagemmi di cui è protagonista Dionisio il Vecchio (8), due sono dal Melber riconnessi a Filisto (9), due a Timeo o a Eforo (10), menge i rimanenti 15 deriverebbero da fonti tarde e prive di qualsiasi valore storico (11). In questa sede si voÍebbero riprendere parzialmente in esalne alcune di queste conclusioni, partendo da tre stratagemmi sulla cui origine ci sembra possibile oggi forrrulare ipotesi più definite di quelle avanTatedalla crit, ' passata; ipotesi che forse potranno tornale utili nell'ambito del problema óomplessivo delle fonti usate da Polieno per la storia di Dionisio il Vecchio. 2. Nel primo degli stratagemmi che si prenderanno in esame (12) si narra come Dionisio, impadronitosi di una citta e non disponendo di tnrppe sufficienti a presidiarla, decise di dare le figlie e le mogli dei cittadini morti o fuggiti in spose a schiavi dei loro padri e mafiti, assicuandosi in tal modo la fedelta di questi schiavi. Uorigine di questo passo si può definirc in modo (7) Per il metodo con cui Polieno sinletlza,quando necessario, le zue fonti, particolarmente istruttivo è il confronto tra Polyaen. 3.12 e Thuc. 3.107; cfr. le osservazioni di ll'fielbr,r 522. (8) Polyaen. 5.2.1-22: gli sratagemmi sono in tutto ventidue, ma Ee di essi, preci,"r"trt" S.í.q e 5.2.7-8, siiiferiscono in realta a Dionisio il Giovane; cfr. Melber 497501. (9) Precisamente 5.2.5 e .6: cfr. Melber 498 sg. (10) Polyaen. 5.2.9 e.l0; cfr. Melber 501 sg. Bass, Zz if fi potí""n. 52.t-3 e 5.2.L1-22: cfr. Melber 496 sg. e 503. Ma si veda f. Polyaen. di valore storico del per rivalutazione una 148, 1880, 2, Potyaen V 2-.17,'WS' 5.2.18. (12) Polyaen. 5.2.20. N. LURAGHI prec$o, rn quanto esso comparc tal quale nel poliorceticmt dr Enea Tattico (13)' e la corrispondenza lessicale, pressoché completa, tra il testo di quest'ultimo e quello di Polieno induce a credere che in questo caso Enea Tattioo debba esser€ considerao la fonte dirctta dello stratagemma (14). Non si tratta quindi di una fonte storiografica, ma comunque di un'opera di fv secolo pienq lontana al più pochi decenni dai fatti che riferisce (15). Abbandonando momentaneamente it piano storiografico, è opportuno, per completezza, accennare, seppur brevemente, ai termini del problema della collocazione storica della notizia che si è discussa; il che significa, in sostanza, tentare di dare un nome alla citta in questione. Occorre rilevare preliminamrente un fatto: benché Enea Tattico prenda chiararnente sul serio la notizia che riferisce, al punto da citarla come esempio, essa ha decisamente l'aria di fare parte dell'ampio reperorio di aneddoti intesi a screditare e a rendere oggetto di scandalo la figura di Dionisio il vecchio, anddoti che aLneno in parte devono provenire dalla propaganda contemporanea (16). si tenga poi presente che da un lato Enea Tattico, scrivendo all'incirca intorno alla metadel secolo IV, difficilmente poteva dipendere gla da uno storico del rcgno di Dionisio (17) e d'altra pafe nessun'altra fonte consena memoria di (13) Aen. Tact4O.2-3. (f4) Salvo sviste di chi scrive, una dipendenza da Polieno di Enea Tattico non era ancora stata individuata- Da un rapido confrono ra i due testi non sono emerse altre concor- danze, anche se potnebbero far pensare ad un'ipotetica dipendenza da Enea Tarico i tifoli di alcuni dei capitoli perduti di Polyaen. 6. Si rcnga mmunque presente che dell'opera di Enea Tattico noi possediamo soliamente una parte; cfr. A.-lvl Bon, in A. Dain-A.-M. Bon, Enée Ie Tacticien, Poliorcétique, pp. )(II-XVIII e s. celao, Erca Tattico: iI problenu dell'autore e íl valore dcll'opera dal pwtto di vista militse,"AApar g0, l9tí26{i, 53 sg. (15) Per ltdentita del'autore e per la cronologia dellbpera, cfr. A.-M. Bon op. cit., e celato, "AAPat' 80, 1967168,53-59; le notizie su Dionisio riportate da Enea Tattico sono'lrobably obtained from oral communication' secondo ìv. L. Hunter e s. A. Hand- fcrd, Aíveíoo [Iox,rcprcearú,, oxford 1927,133 sg.; oonho l'ipotesi ventilata da H. griechisclu Polis bei Aeneas Tacticus, "Historia' ll,1962,460, secondo cui gli esempi stsici contenuti nellbpera di Enea Tatrico potrebbero derivare tutti da una, ed una sola, fonte storiografica, probabilmente Eforo, cfr. le osservazioni di celao, Bengsúon, Dre "AAPat" 80, 1967/68, 60; per I'uso di fonti soriche individuabili, Erodoùo, Tucidide e forse senofonte, da parte di Erpa Tanico, cfr. recenúemente T. S. Brown, Aencas Tclcticus, Herodotus and tlrc lonian Revo&, "Historia. 30, 1981, 385-93, spec. 3gg sg. (16) Sull'aneddotica awersa al tiranno, e sulla sua possibileprovenienza Oatta propa- ganda conîemporanea, cfr. K. F. stroheker, Dionysios I. Gesialt wd Geschichte des Tyrannen von syrahts, wiesbaden 1958, l&-zz,ed ultimamente L. J. sanders Dionysius , I of syracuse andGreekryranny,London-New york-Sydney lgg7,g-zg,con interpretazione discutibile delle implicazioni storiche del problema (17) Per la cronolqgia di Enea Tattico, cft. supra n. 15; sugli sorici del regno di Dionisio cfr. il parnrama in Stroheker, Dionysios I l l-13 ed in Sanders, Diony sius I 4l-71. POLIENO COME FONTE PER LA STORIA DI DIOMSTO... 167 fatti che si possano identificare chiaramente con quelli narrati da Enea Tattico, più tardi ripreso da Polieno. Tuttavia una eco ben precisa di questa notizia compafe in un altra fonte, ma questa volta la citta in questione è Siracusa. Parlando dellassedio Cartaginese a Siracusa, del 369/8, Diodoro riporta infatti il discorso pronunciato di fronte altassemblea da un oppositore di Dionisio, un certo Teodoro, il quale afferma che il tiranno, dopo aver ucciso i propri oppositori e mandato in esilio i cittadini più ricchi" aveva dato le mogli degli esuli in spose a degli schiavi (18). Ora, il discorso di Teodoro, owiamente fittizio, come sono norm .almente i disconi riportati dagli storiografr antichi (19), intende esprimere il punto di vista di un oppositore della tirannide, ed il confronto col passo di Enea Tattico, cui si può ben assegnare una funzione di terminus ante, iîdace a credere che I'estensore di questo discorso abbia recepito il motivo delle mogli di uomini liberi date in spose a schiavi dalla propaganda contemporanea, ed awersa, al tifanno (20). si potrebbe poi pensare che Enea Tattico, venendo a conoscenza di questa accusa, che probabilmente aveva qualche fondamento oggettivo, anche se non nei termini esatti in cui si trova nelle fonti (21), abbia ritenuto che I'espediente inventato da Dionisio fosse degno di memoria, e lo abbia semplificato per conferirgli un valore esemplificativo più immedi ato (22\. 3. Il secondo degli stratagemmi che si prenderanno in esame si riferisce ad un episodio che ha avuto una notevole fortuna nella tradizione antica, tanto da esserci giunto in cinque versioni, riportate rispettivamente dal II li- (18) Diod. t4.6.5: sul discorso di Teodoro cfr. A. Scarpa BotazzaBuorq LibertA c tirannide. (In discorso "siracusatw" di Diodaro Sicdo, Roma 1984, spec. Z sg. e l0G3; sul problema delle fonti cfr. anche L. J. Sanden, Diodorus Sicuhu and Dionysius of Sy' rocuse,"Hisúoria" 30, 1981,401-8, con discusione della bibliografra precedente, ripreso in ld., Dionysius I I344O. (19) In proposito, cfr. per es. F. W. Walbank, Speeches in Greek Historians,Oxford 1965. (20) La provenienza &l discorso di Teodoro da una fonte storiografica, sia essa lbpera di Filisto, di Eforo o di Timeo, è generalmente ammessa dagli studiosi; cfr. tra i tanti Stroheker, Dionysios I l7;K. Meister, Die Sizilische Geschichte bei Diodor, Milrchen 1967,92 sg., e da ultimo Sanders, "Historia" 30, 1981, 4$l'8i conya Scarpa Bonazza Buon,Líberta e tirannide 100-3, che considera il discorso un 'pastiche' composto da Dio- doro stesso. (21) In proposito, cfr. C. Mossé, Le r6le des esclaves dans les troubles politiqucs dn Abfine de l'époryc classique,"Clf'6, 1961,353-60. (22) Nel resoconto di Enea, infatti, quella che in Diodoro è una misura intesa a creare in Siracusa sostenitori della tirannide diviene'tout court' un metodo per mantenere il conrollo di una città. monde grec I N. LURAGHI 168 I I l" bro degli oeconomica (23), pseudo-aristotelico, da Diodoro (24), da stra- bone (25), da Polieno (26), daEliano Q7').Diqueste fonti, la più antica è la pseudo-aristotelica, che dovrebbe daursi all'incirca tra la fine del rv secolo ed il principio del III (28); secondo il suo rcsoconto Dionisio, sarpato da siracusa con 100 navi, saccheggiò il tempio di L,eucotea, in Etruria, e con uno stratagernîna riuscì a farsi consegnale dai soldati anche la parte di bottino che essi avevano tenuto per sé. La venione di Polieno differisce per tre particolari: in primo luogo, specifica che le 100 navi della flotta di Dionisio erano triremi ed inrclroloí, cioè navi per il trasporto di cavalri (29), inoltre quantifica l'entità del bottino in modo diverso dallo pseudo-Aristotele (30) e dice che, in cambio di quanto si fece consegnarc dai suoi soldati, Dionisio diede loro la paga di un mese. La versione di Eliano d'altra parte, che parla di santuario di Apollo e Leucotea, deriva chiaramente dalla contaminazione di due diversi aneddoti su Dionisio: uno, tramandalo anche da cicerone e da Ateneo, si riferisce alla sottrazione, apparentemente non violenta, di ar€di di un tempio da parte di Dionisio, mentre I'altno si riferisce al medesimo saccheggio di cui parlano lo pseudo-Aristotele e polieno. per questo motivo la menzione di Apollo che si ritnova in Eliano non ci sembra avere alcuna rile- vsuurdi carattere storico (31). Il resoconto diodoreo, posto nell'anno 38413, è il più circostanziato. Da (23) Oec.2.2.2Oi quest'opera viene qui citata secondo I'edizione di B. A. Van Groningen,Aristote. Iz second liwe de l'Économiquc, I_eyden 1933. (z) Diod. 15.14.3. (25) Súab. 5.2.8. (?6)Polyaen. 5.2.2t. Q7) Ael.VH r.20. (28)-Per !l cronologia di questbpcra, cfr. L. cracco Ruggini, E/oro nelto pseudo-Aistotele, oec. II?,"Athtenaeum" 44, L96f.,2Ll-l6,con discussione della bibliografia prece_ dente, cui si aggiungano B. A. van Groningen, in B. A. van Groningen - wartelle, Aristote. Economique , paris 1968, p. XrI, che ripropone la cronologialia sosúenufa nella sua precedente edizione del libro secondo, datando quest'ultimo aUà frne del IV secolo, e M. R. Cataudella, Oikonomikà, Firenze 19g4. Q9) Su quesfo tipo di navi, cfr. F. Meijer, A History of segaring in a tlv classical World ,Iondon-New York-Sydney 1986,43, con fonti. (30) Io pneudo-Arisotele parla genericamente di molto oro, argento ed arredi; polieno propolifo risula piuttosúo confuso: fa menzione di cinquecenó abnti di metallo coT niato, ed inoltre di mille talenti dbro ed una quantità ancora superiore di argeno: in proposito cfr . ir{ra n. 36. (31) cfr. Ps.-Arisr. oec.2.2.4t, cic. ND 3.34.934, Athen. 693c; su quesri e simili aneddoti, cfr. Scarpa lssazza Buor4 Libertò e tirannide 63 sg. Ia menzionà di Apollo in Eliano è stata recentements valonzzata da F. Prayon, Histurlsctu Daten ztr Geichichte von caere und Pyrgi,in Akten des coiloquiums arn Thema "Die Gótrin von pygt',Firtenzp 1981,45. POLIENO COME FONTE PER LA STORTA DI DIONISIO... r69 esso sappirmo che Dionisio condusse in Etruria una flotta di sessanta triremi, con lo scopo dichiarato di rcprimenc h ptateria etrusca, ma in realta per sacchegglare il tesoro di un santuario che si trovava a Pyrgi, il porto di Agilla (32). Giunto colà, dopo aver saccheggtato il santuario e devastao il territorio d Agttta sconfisse in uno sconrc gli Agi[ei e foce ritorno a Sira- cusa, dove, gr:a;ne all'ingente bottino, poté assoldare numerose truppe mercenarie. Strabone infine si limila ad accennare che a Pyrgi, il porto di Cere, si trovava il santuario di trizia, fondato dai Pelasgi (33), e che Dionisio lo saccheggiò menu€ navigava verso la Corsica Si ossenri chc la versione straboniana appare incompatibile con il gntppo cómposto dallo pseudo-Aristotele, da Polieno e da Eliano (con le precisazioni proposte per la testimonianza di quest'ultimo autore), in quanto Strabone attribuisce ad un'altra divinità il santuario di Pyrgi (34). Analoga incompatibilita si può riscontrare tra il resoconto di Diodoro e quello di Strabone, in quanto il primo afferma che, dopo la impresa, Dionisio tornò direttamente a Siracusa, menue per il secondo il tiranno navigò alla volta dclla Corsica (35); non si può $ttavia escludere tassativamente che tale incompatibifita derivi dalla estrema sinteticida del passo straboniano, o da un uso inaccurato delle proprie fonti da parte di Diodoro. D'altra parte, la versione diodorea pare compatibile con quella detlo pseudo-Aristotele e di Polieno. In primo luogo infatti Diodoro non dice a quale divinita fosse dedicato il santuario saccheggiato dal tiranno. Inoltre evidenzia che 1o scopo principale di Dionisio era procunirsi 1p{pcra, cosa che non è detta esplicitamente dallo pseudo'Aristotele né da Polieno, ma è da entrambi chiaramentc sottintesa (3O, e spiega come mai il primo abbia con- (32) Sul problerna del nome di Agilla{ere, cfr. D. Briquel, Izs Pélasges en ltalie, Roma 1984, 168-75. (33) Per le leggende pelasgiche di Cere cfr. ancora Briquel ,Izs PéIasges 169-D4. (34) Si tra$a naturalmente di due diverse interpretatiotus graccqe, che non necessariamente si riferiscono a due diverse divinià e6usche; cfr. M. Pallottino, Etruscologia,Milano 19776,25. Sul problema cfr. R. Bloch, Iz cult étrusco-ptuiqw & Pyrgi vers 5M avant J.C.,inAknn..."Die Góttia von Pyrgi" 122'9, che propone, per I'origine di questa interpretatio gracca, un famite latino, per la verita piutfosto macchinoso; filologicamente e storicamente più credibile la soluzione di G. Colonna , La fua di Pyrgi: bilancio aggiornato dei tuti scheoloqici (1978),ibA.n-32. (35) Su Dionisio e la Corsica, cfr. sop:attutÍo Stroheker, Dionisios / 127 sg.: più recentemenre P. Anello, Dioniio iI Vecchio. Politica adriatica c tinenica,Palermo 1980, f f 8-21, sostanzialmente nella scia dello Stroheker. (3O Diodoro, Polieno e lo pseudo-Aristotele discordano firttavia circa lentiÈ del bottino; degli ultimi due si è gia dets (supra n. 30): I'auOre del secondo libro degli Oecotwmica, nella menzione degli arrcdi, mosEa una sensibilita in carauere con un'epoca di grandi 170 N.LURAGHI siderato I'incursione su Pyrgl degna di figurare in un'antologia di espedienti atti a rimpinguare velocemente le casse di una città o di un condottiero. Infine, secondo queste tre testimonianze Dionisio da Brgt tornò direttamente a Siracusa; non vi è menzione alcuna della spedizione in Corsica, cui accenna Strabone, ed è proprio il ricorre.re di questo parricolare in tre fonti differenti che induce a credere che i passi di Strabone e di Diodoro non derivino dalla stessa fonte, e che invece Polieno e lo pseudo-Aristotele derivino in ultima analisi dalla medesima fonte di Diodoro (37), anche se non neressariamente in modo diretto. L'unica evidente discrepanza tra la versione di Diodoro e quella dello pseudo-Aristotele e di Polieno consiste nel numero delle navi che compongono la flotta di Dionisio. Diodoro infatti, come si è accennato, parla di sessanta triremi,lo pseudo-Aristotele di cento navi non meglio definite, Polieno infine di cento fra triremi ed tmoTcrryoí. La discrepanza può tuttavia essere agevolmente spiegata supponendo che Diodoro menzioni solo una parte della flotta, appunto le triremi, tralasciando le navi per il trasporto di cavalli, che invece sono espressamente incluse nel numero dato da Polieno, ed evidentemente anche in quello dello pseudo-Aristotele (38). Si noti Ea I'altro che la menzione delle irralroloí non ha particolare rtlevanza nel contesto di Polieno, il quale, interessato solo all'aspetto economico della vicenda, si limita a menzionare il saccheggio senza fornire palticolari in merito, mentre la presenza di navi per il trasporto di cavalfi trova una collocazione ed un senso ben definiti in base a quanto si sa da Diodoro, che cioè dopo il saccheggio Dionisio attese la reaztone dei Ceriti e Cconfisse in battaglia campale, ciò che lascia supporre che il tiranno disponesse di numerose truppe di terra. Confrontando la versione di Polieno con quella dello pseudo.Aristotele, come si è detto, la stretta analogia tra le due sembra innegabile. Tuttavia, la presenza in Polieno di alcuni particolari assenti nella notizia pseudo-aristotelica impedisce di considerare quest'ultima la fonte del primo, inducendo piuttosto a credere che ambedue dipendano dalla medesima fonte (39). Dare I saccheggi di santuari, una sensibilita che manca in Polieno, dove il bottino è integralmente monetizzato' fin dall'inizio. Si noti però che le due cifre presenti in Polieno si ritrovano, anche se non specificamente con lo stesso significato, in Diodoro; se quindi è possibile che l'ammontare del bottino secondo Polieno sia il risultato di una deformazione, è comunque probabile che la deformazione si sia esercitata sui dati medesimi che sono confluiti, nella loro versione originale, in Diodoro. (37\ ContraL. Cracco Ruggini, Eforo rcllo pseudo-Aristotele, Oec. II? ," Athenaeum" 45,1967,40 e Briquel, Les Pélasges 191 sg. (38) Cosl Van Groningen , Aistote. k second tiwe de l'Économiqw 139. (39) Così K. Riezler, Ùber Firwnzen und Monopole im alten Griechenland,Berlin 1907,25 sg., e Cracco Ruggini, "Athenaeum" 45, 1967,41; identità di fonte sembra POLIENO COME FONTE PER LA STORIA DI DIOMSTO... 17l un nome a questa fonte è impresa ardua, se non impossibile, ma qualcuna delle sue connota"ioni di fondo è afferrabile dal confronto tra le due notizie che ne dipendono. Innanzituno, essa doveva nanare la incursionc su Pyrgl in modo estrenramente stringalo, omettendo quasi dcl tutto le operazioni di Dionisio in terra cerite, per dare risalto solo alla navigazione di riorno verso Siracusa. In altre parole, non poteva contenere un resoconto simile, dal punto di vista delleconomia, a quello di Diodoro, perché è impensabile che lo pseudo-Aristotele e Polieno, indipendentemente funo dall'altro, abbiano ricavato da questa fonte due excerpta che, nella struttura narrativa, sono praticamentaidentici, omettendo entrambi esattamente le stesse notizie. È quindi piuttosto probabile che la fonte comune di Poteno e dello pseudo. Aristotele fosse a sua volta una raccolta di stratagemmi, owero unopera del tipo del Poliorceticum dt Enea Tattico, in cui una trattazione generale era corredata dr exempla storici. Per quanto riguada la cronologia di talc opera, tuto ciò che si può dire è che deve essere anteriore alla data di composizione del libro tr degli Oeconomica, che si fissa approssimuivamente tra la fine del fV secolo e I'inizio det Itr (,tO). A questo punto, rifacendoci ai possibili punti di contatto tra la versione diodorea e quella di Polieno, si potrebbero aggiungere alcune considerazioni che, per quanto largamente ipotetiche, possono tuttavia avere una certa rilevanz,a. Si consideri che la versione diodorea è generatnente ricondotta a Timeo o ad Eforo, con preferenzapr quest'ultimo (41). D'altra parte, le notízie su Dionisio presenti in Strabone sono ritenute di ascendenza timaica, nn- che se quasi sicuramente in modo indireuo (42). Ora,la fonte comune di Polieno e dello pseudo-Aristot€le non dovrebbe essere la medesima di Stra- ammettere anche Van Groningen, Artstote. Iz second liwe... l4l; contrcE. von Stern, Ps. Arist. ztveiten Oekorcmih "Hermes' 51, 1916,431. hrWernng &r (40) Cfr. supran.2Í3. (41) Fomire ragguagli bibliografici completi in materia è impresa ardua; ci si limitera pertanto a riccdare i contributi fondamentali. Chr. Volquardsen,Uúersuchuagen úer die Quclten der griechisclun wd sicilischen Geschichten bei Diodor. Buch XI-XW, Kiel 1868, che pure considera Timeo la fonte pressoctré csclusiva dei capioli di storia siciliana di Diodoro, non ritiene di origine timaica Diod. L5.67 e 15.13 (cfr. 72-5), ma riconneÉe a Timeo lbpisodio di PyrCr (p. lO4). I capioti su Dionisio il Vecchio in Diod. 15 sono riconnessi ad Eforo da Ed. Schwartz, RE V, 1903, s.v. Diodoros, cnl. 682. Uepisodio di Pyrgi proverrebbe da Timeo secondo R. l,aqueur, RE VI A, 193ó, s.v. Tímaios, col. 1149, da Eforo secondo IC Meister, Die sizilisclu Geschichte 101. Per lbrigine eforea si pronuncia Briquel, les Pélasges 193. Aggiornao riassunto della questione delle fonti di Diod. 15 in Sanders, Dionysins I ll9-23, che riconnettc (ibid. 128) il passo in questione direttamenúe a Filisto. Aly, Strabonis Geographica,IV, Bonn 1957,U7 e F. Lasserre, bon. Geographie,fr, Paris 1967, l4-8. (42) Così W. Src- r72 N.LURAGHI il motivo che si è detto, mentre non può essere Timeo per ragioni cronologiche (43). Si aggiunga poi che una dipendenza eforea è stata ipotizzata, indipendentemente dal confrono con Diodoro, per 1o pseudoAristotcle (M), e d'altra parte, se l'ipotetica fonte comune di Polieno e dello pseudoAristotele traeva la notizia da un'altra fonte scritta, è di per sé probabile che bone, per quest'ultima fosse proprio I'opera di Eforo. Queste considerazioni non bastano certo a chiarire il problema in modo definitivo, e tuttavia pennettono di ipotizzare, con un ragionevole grado di probabitta, che la fonte da cui Diodoro dipende direttamentc, e Polieno e lo pseudo-Aristotele in forma mediata, sia da identificare proprio in Eforo. 4.ILterzn degli stratagemmi che si prenderanno in esame, che è I'ultimo di quelli che Polieno attribuisce a Dionisio, è chiaramente una variante dell'aneddoo di Finzia e Damone, o meglio dell'aneddoo di Dionisio e i due pitagorici (45). Esso è documentato almeno tredici volte nella tradizione antica (46), ed un attento esame delle fonti che lo riferiscono dimostra chiarament€ che esso dovette circolare in versioni notevolmente diverse. Occorrc quindi, nei limiti del possibile, distinguere queste versioni, per cercare di definire in che rapporti stiano tra di loro e, in ultima analisi, per chiarime le origini. Un primo, elementare criterio di distinzione deriva dai nomi dei personaggi nelle diverse fonti. Solo in Polieno i due si chiamano Evefeno (47\ ed (43) Per la cronologia di Timeo, in verita piuttos8o difficile da fissare, cfr. Laqueur, RE VI A, s..t. Timaios, col. 1077; F. Jrcoby , FrGrflist III B, 530 sg.; A. Momigliano, Aterc nel III secolo e la scoperta di Roma nelle Storie diTimeo diTawomenio,"Rsl" 71, L959 = La snriogr$a grecc, Torino 1982,226 sg., che concordano nel fissare I'anivo di Timeo ad Atene nel penultimo decennio del IV secolo. Una cronologia leggermente più alta di queso evento è proposta da T. S. Brown, Timaew of Tauromeniun, Berkeley 1958, 4{; contra cîr. K. Meister, D as Exil des Tittwios von Tawomcnioa, "Kokalos" 16, 1970,54-7, che ritorna, con argomenti convincenti, alla cronologia bassa, datando lbsilio di Timeo intomo d 315. (4)Da L. Cracco Ruggini, "Athenaeum" 45, L967,42 sg. (45) Cfr. E. Wellmann, RE IV, 1901, sv. Damon,col.2074. Non ci è stato possibile consultare F. C. [.e Comte, De hístoría Damonis et Phintioc, I-eyden 1847. (46) Ambros. De virg.2.34: Cic. Fin.2.79; Off.3.10.45; Tusc. 5.63: Diod. 10.4.36; Hyg. Fab.257: Iambl. VP 233 sgg. = Aristox. fr. 3l W.; Lactant. Div. Inst. 5.17; Plut. De atníc. mult. 1.23; Polyaen.5.2.22: Porph. VP 59-ól; Ps.-Quint. Decl. 16; V. Max- 4.7, ext. l. (47) Il nome, in questa forma, non è altrimenti atúestato; il Melber, Polyaenus. Strategematon libriVIII, Stuttgart 1970 (=Lsip2it 1887),235, sarebbe propenso a sostituirlo con Eó9qpo6 o con Eùpóg1pog, enrambi attestati nella lista dei piagorici metapontini in Iambl. VP 267. Si tenga però presente che il nome EóqgÉvqE, derivato dal verbo eriqgevéor (L.S.J. "sono ricco", "prospero") è attesato epigraficamente (/G XII 8 n. 376, POLIENO COME FONTE PER LA STORIA DI DIOMSIO... 173 Eucrito, mentre i nomi di Finzia e Darnone compaiono in Porfirio e Giarnblico, entrambi dipendenti da Aristosseno (48), in Cicerone (49), in Diodoro, in Valerio Massimo ed in Plutarco. I duc sono chiamati Moerus e Selínuntius nella versione di lgino; di essa firttavia non sembra di poter tenere conto al fine di ricostruire la tradizione delfaneddoto. In Igino infatti il racconto è chiaramente rielaborato, con l'aggiunta di panicolari adatti ad accentuaÍie il tono patetico, e non si pqssono escludere del tutto contaminazioni (50). Nel gruppo di testimonianze in cui compaiono i nomi di Finzia e Damone, quelle di Porfirio e Giarrblico occupano un posto panicolare. In esse il racconto è attribuito ad Aristosseno, che afferma di averlo appreso dalla viva voce di Dionisio il Giovane, esule a Corinto (51). Così andarono i fatti secondo Aristosseno: Dionisio voleva metterc alla prova la ríottg rpò6 úl^î,{l,oog dei pitagorici, e per fare ciò fece catturare il pitagorico Finzia, lo accusò di congiurare contro di lui e lo condannò a mofte. Finzia allora chiese che gli fosse concessa la restante parte del giorno per prowedere agli.affari propri e di Damone, e quest'ultimo si consegnò al tiranno, garantendo con la propria vita il ritorno dell'amico. Allo scadere del termine fissato, Finzia si pî€sentò al tiranno per subire la condanna, ma Dionisio, aÍrmirato per la sua lealtà, lo fece liberare e chiese ai due amici che lo accogliessero a far parte della loro amicizia, cosa che i due rifiutarono. In Cicerone, Diodoro e Valerio Massimo, I'aneddoto è narrato in forma leggermente più sommaria, ma presenta alcune significative discordanze rispetto alla versione di Aristosseno. In particolare, tne varianti sembrano meritare attenzione: 1) secondo Cicerone e Diodoro, Finzia aveva effettivamente congiurato per uccidere Dionisio, per cui l'accusa rivoltagli era fondata; 2) secondo Cicerone, Diodoro e Valerio Massimo,la moratoria che Finzia ebbe dal tiramro aveva la durata di alcuni giorni, e senriva a Finzia per regolare degli affari familiari non meglio definiti; 3) infine Cice'rone, Diodoro e Valerio Massimo ricordano, come Aristosseno, il desiderio dcl tiranno di essere fatto par:tecipe di un'amicizia così salda, ma non riferiscono databile secondo l'ediOre al principio del IV secolo) a Taso, i cui legami con Faro, paÚia di Evefeno, sono ben noti; Jfr. F. Bechtel, Dic historisclu Personennanun des Griechischcn bis zw Kaiserzeit, llalle 1917, 563. Cfr. inottre IG XII 8 n. 238, d^ Samotracia. (48) La citazionc di Arisúosseno in Porfrio proviene dichiaraamente da Nicomaco; lo stesso si dovrebbe pensafe del passo di Giamblico secondo K. von FriA, Pytlngorean Po' Iitics in Soutlvrn ltaly, New York 1940,21. (49) Otr.3.10.4s. (50) In questo senso cfr. K. von Fntz, RE XX l, 1941, s.v. Phintias,cf,l'?A9' isfi Sifu possibile sloricita di questo incon6o cfr. Plut. Tim. L5.24:2 sg. e F. Wehrli, Die Sclwle dcs Aristoteles,ll, Aristoxerns, Basel 1954, 57 ' N.LURAGHI la risposta negativa dei due pitagorici, che si trova invece in Aristosseno. Pa:rebbe quindi di dover concludere che le versioni di Cicerone, Diodoro e Valerio Massimo non derivano direnamente da fuistosseno, e che, tra la fine del IV secolo e la prima meta del I, esistevq oltre a quella di Aristosseno, anche un'alua venione dell'aneddoto di Finzia e Damone (52). Per cercare di definire la provenienza di questa versione, sarebbe in primo luogo utile individuare la fonte diretta di Cicerone e di Diodoro. Nel caso di quest'ultimo, un ostacolo notevole è costituito dal fatto che il decimo libro della Bíbliotheca Hístorica, che contiene appunro l'aneddoto in questione, è conservato solo frammentariamente, glazie ad, excerpta di età bizantina, che coprono meno di un quarto della presumibile estensione originaria del libro, la cui economia complessiva non è quindi afferrabile con precisione. Poco meno di metà della parte conservata è dedicata al pitagorismo (53), e costituisce una sezione a sé, con chiara unita tematica, relitto di ciò che, nella redazione originaria del libro, doveva essere an excursus di notevole arrrpietzu Una delle caratteristiche satenti di questo excursus nsulta tutora evidente dagh excerpta: esso doveva costituire una vistosa eccezione alla disposizione cronologica dell'opera diodorea; infatti, accanto a notizie biografiche su Pitagora, ve ne sono altre in cui compaiono Liside, il maestro di Epaminonda (54), Tnnone di Elea (55) e Dionisio di Siracusa (56), scavalcando abbondantemenre il limite cronologico inferiorc del libro decimo, il48l/80. Se I'unita tematica di queso excursus implichi anche unità di fonte non è possibile dire. Alcune delle notizie riportate da Diodoro risalgono chiaramente ad Aristosseno, anche se non necessariamente in modo diretto (57). (52) Così von Fritz, Pytlwgorean Politics 23 sg. e Wehrli, loc. cit. (53) Diod. 10.3.11. (54) Diod. 10.1r.2. (55) Diod. 10.18; la collocazione di quesro paragrafo nell'ambito del librc 10, quale si presenta nelle edizioni del Vogel e dell Oldfather, è quasi sicuramenùe errata î a vtta dr7* none (per la cui cronologia cfr. per es. W. c. F. Guthrie, A History of Greek philosophy, II, cambridge 1965, 80 sg.) non cade comunque, salvo possibilmente negli anni della prima infanzia, nei rcrmini cronologici del libro l0; quindi I'unica spiegazione possibile per il fatto che un aneddoúo su Zenone si trovasse su questo libro è che Diodoro, o meglio la sua fonte, annoverasse Tpnone tra i pitagorici, come strab.6.1.l, seguendo una tendenza tipicamente timaica, su cui cfr. i$ra n 74 (a proposito di Empedocle). Ne consegue che il paragrafo l8 di Diod. l0 dovrebbe essere collocao prima del paragrafo 12. (56) Diod. 10.4.3{. (57) Cfr. per es. Diod. 10.2.4 = Diog. Laer. 1.118 = Aristox. fr. 18 W.; probabilmenle anche Diod. 10.7.4 = Iambl. vP 197, dove l'aneddoto è attribuito a Spintaro, probabilmente padrc di Adstosseno. POLIENO COME FONTE PER LA STORIA DI DIOMSIO... 175 Un'altra comparc per la prima volta in Eraclide Pontico (58), e sicuramente non figurava in Aristosseno (59), così come chiaramente non vi figurava la versione diodorea dell'aneddoto di Finzia e Damone. La notizia relativa a Tnnone è stata invece riconnessa a Timeo (60). Se dunque si deve pensare che Diodoro abbia tratto tutto I'ercursrs pitagorico da una sola fonte, essa dowa probabilmente essere considerata, secondo la definizione dello Schwartz (61), un'opera di tipo rctorico-biografico, da datare non prima del tardo Itr secolo" il cui estensore si sarebbe senrito delle principali fonti di fine lV-inizio Itr secolo sul pitagorismo (62). Dei tre passi ciceroniani che si riferiscono a Finzia e Damone, I'unico da cui si possono ricavare indicazioni utili in rnerio a problemi di fonte è quello delleTwculanac dispwartoncs (63), dove I'aneddoto è inserito, con valore esemplificativo, in un brano sulla solitudine del tiranno Dionisio; alcuni particolari pennettono di affermare, senza ombra di dubbio, che il Dionisio cui si riferisce Cicerone è Dionisio il Vecchio. Lc notizie ciceroniane su Dionisio sono riconnesse dallo Stroheker a Timeo (64), la cui trattazione fortemente ostile al tiranno costituì, secondo lo studioso, la fonte quasi esclusiva dell'aneddotica su Dionisio il Vecchio, a partire dal m secolo. Alla ricostruzione dello Stroheker bisogna però aggiungere che Cicerone conosceva an- (58) Si tratta della celebre notizia secondo cui Piagma sarebbe sfao l,a reincamazione dell'eroe Euforbo; il luogo in questione è Diod. 10.6, da confrontare con Heraclid. Pont fr. 89 W. (=pisg. Laer. 8.4.5). Per le numerose attpsazioni di questa notizra, cfr. A. Hófer, RE VI, 1907, col. ll73 s.v. Euphorbos. Per I'afrribuzione a Eraclide Pontico dell'origine di questa notizia, cfr. H. B. Gouschalk , Heraclides of Pontus, Oxford 1980, 116. (59) Così Gottschalk, Heraclides 116, secondo cui Aristosseno probabilmente rifiutava la dotfina pitago'rica dell'immortafiÈ dell'anima Per unacanfieúzzazione dellbpera di Aristosseno cfr. W. Bvrkqqlnre arú Scicnce in Ancient Pytlwgoreanism, Cambridge Mass. 1972, 106. (60) Così E. Irpore, Elea e l'eredità di Sibari,"PP" 2L,196,257 n. 4. Per la possibilc prescnza di materiali timaici nei capitoli pitagorici'di Diod. 10, cfr. anche Burkert, lnre and Scicnce lM n, 36, (61) Cfr. Schwartz, RE V, coll. 678-9, s.v. Diodor; dalla stessa fontc proverrebbe, secondo lo Schwartz, il lungo excursus sui seúe sapienti contenuto nel libro 9 di Diodoto. (62) Su queste fonti c sulle loro caratteristiche, cfr. K. von Fritz, RE XXIV, 1963, coll. 173 sgg., s.v. Pythagoreer. (63) îtac.5.63. (64) Cfr. K F. Sroheker,Timaios und Philistos,in Saura Weinreich, Baden-Baden 1952,157 sgg.; la dipendenza, anche indiretta, di Cicerone da Timeo è negata da F. Kothe, Timaias und Ciceros Tusculanen,'Tahrbticher fiir classische Philologie" 139, 1889,63740. Si noti che la cronologia del regno di Dionisio pr€sente in Cicerone parrebbe corrispondere a quella adoÍata da Tim€o, conEo qrnlla differente di Eforo; in questo senso, cfr. Brown, TimacusTT,elacoby,FrGrHistlÍl B, p. 585, commento a Tim. 566F110. 176 N.LURAGHI che I'opera di Filisto (65), ed alcuni particolari inducono a credere che I'avesse presente anche nel luogo in questione. In ogm caso, il contesto di Cicerone non è incentrato sul pitagorismo, ma sulla figura di Dionisio, e ciò pennette se non altro di credere che la versione ciceroniana non provenga, akneno dircttamente, da una fonte di ispirazione pitagorica. Ciò significa che Ianeddoto di Finzia e Darnone, ferma restando la sua origine pitagorica, fu ad un certo punto della tradizione, forse grà da Timeo, recepito nella vulgata aneddotica su Dionisio. Questa conclusione non sarebbe in contrasto con quanto detto a proposito di Diodoro, nel cui testo la presenza di notizie di origine timaica è stata per altra via ipoazzatu IJipotesi di un tramite timaico per la versione di Cicerone e Diodoro non risolve tuttavia il problema del rapporto tra questa versione e quella di Aristosseno. A favore di una preminenza di quest'ultima depone owiamente la dichiarazione di Aristosseno secondo cui il fato gli era stato nanato personalmente da Dionisio il Giovane, esule a Corinto. D'altra parte, come ha evidenziato il von Fritz (66), la versione di Aristosseno è estremamente macchinosa, c contiene una notevole incoerenza: è infatti per lo meno strano che Dionisio accusasse Finzia per mettere alla prova la níottg rpòg riluî,{l,oog dei pitagorici, dal momento che il tiranno non poteva owiamente prevedere ciò che sarebbe successo, cioè la richiesta di una dilazione da parte di Finzia e l'offerta di Damone di garantire con la propria vita la lealta de['amico. Da questa osservazione lo studioso deduce che la versione di Aristosseno deve esserc considerata una rielaborazione della forma originaria dell'aneddoto (67), con l'obiettivo di scagionare i due pitagorici dall'accusa di tentato tirannicidio (68). Il Wehrli (69), in parte sulla scorta del von Fritz, non esita a definire originaria la versione diodorea, affermando però che Aristosseno potrebbe effettivamente aver appreso I'aneddoto da Dionisio il Giovane, e averlo modifrcato. Se tuttavia si considera I'aneddoto di Aristosseno la deformazione di una tradizione orale, rimane da spiegale come la stessa tradizione si possa esserc conservata altrove nella sua forma originale, così da giungere a Diodoro ed a Cicerone. Non si dimentichi poi che la testimonianza ciceroniana induce a cder€ che tale versione si riferisse a Dionisio il Vecchio. non a Dionisio il Giovane. (60 Cfr. Philist" FtGrHkt 566T17, 566F17-18. (66) Cfr. vonFrie,, Pytlagorean Pohrtcs Vl. (67) Cfr. von Fritz, RE XXIV, coll. L74 sg.; si noti tuttavia che il medesimo studioso in precedenza(Pytlagorean Poliics2A) pareva considerare la versione di Arisosseno quella originale, rispefio alla versione di Diodoro. (68) Sulle ragioni che possono aver indotto Aristosseno a scagionare i due dall'accusa di aver complottaúo conto Dionisio, cfr. von Fitz, Pythagorean Politics 24. (69) Cfr. Wehrli, Die Schule... 57. POLIENO COME FONTE PER LA STORIA DI DIOMSIO... 177 A quesO punto è necessario, per procedere olfe, abbandonafe lter un attimo questo pfoblema per confrontare I'aneddoto di Finzia e Damone glg' balmente con [a testimonianza di Polieno. Quest'ultima si presenta, pervari motivi, come una lectio dfficilior dell'episodio. È infatti la versione che offre it maggior numefo di particotari stoficamente interpretabili (70). Solo nel passo di Polieno si specifica, per esempio, che Dionisio il Vecchio accusò Evefeno di fronte al oové[ptov dei gíloU cioè al consiglio personale del tifanno, ben documentato nella tradizione storica (71). Inolfe il contesto che aveva portato all'urto tra Dionisio e il pitagorico solo in Polieno è spiegato con una certa abbondanza di particolari ed una oefta coercnza. Ma sopratnrtto la testimonianza di Polieno colloca gli awenimenti nel lor0 giusto scenario storico, dicendo che i due pitagorici di Paro si trovano in 'Ita?r,íc; infatti, per quanto se ne sa, il pitagorismo non penetrò mai nel mondo siceliota. La lista dei pitagorici di Giamblico, piuttosto generosa nel conferire ai personagg più diversi la qualifica di pitagorici (72), conosce in tutto sette nomi di Sicetioti (?3); per due di essi, Caronda ed Empedocle, la qualifica parc inappropriata (?4), mentre per un altno si spiega probabilmente a livello politico, più che filosofico (75). Oltre a due nomi non altrimenti noti (76), rimangono (70) A favore della maggiore credibilita súorica di questa versione si pronuncia Snoheker, Dionisios I 190 n. 57 e 139 n. 229. (71) Cfr. in proposito fL Bene, Die Tyrannis bei dcn Griechen, Mitnchen 1967, I.239, cm le fonti raccolte in II.645, ed E. Frolov, Organisation wd Charakter der Herrsclwft Dionysios dcs Alteren, "Klio'58, 1976, 384 sg. (72) Cfu. per es. G. De Sanctis, Caulonía nelle fonti classichc,in Scritti minori lII, Roma 19?2,505 sg. (= "MonAL- 23,1914,coll.685698) sui ùre'litagorici" cauloniati Dicone e Callimbroo. (73) Cfr. lanùrl.VP 26i1. (74) Caronda, legislatore di Catania c frgura sernileggendaría, è escltso per owi motivi cronologici; sul pit4gorismo di Caronda cfr. A. Melc, Il pitagorismo e Ie popolazbni anelleniclu d'Italia,"AION (archeol.)" 3, 1981, 167.latúrzi^che fa di Empedocle un allievo di PiAgora proviene probabilmente da Tlmeo (cfu. FrGrHist 56óF14)' che tende a considerare pitagorici hrtti i filosofi greco-occidentali, cfr. Jacoby, FrGrHíst III B, p. 550 e, su Zenone, supra nt.55 e 60. Il pitagorismo di Empedocle è considerato "una falsita", anche per motivi cronologici, da C. Gallavogi, Empedocle. Poemafisico e lustrale,Milano 1975, L49 n.2. Un'interessante spiegazione delle somiglianze apparenti fra alcune dottrine pitagoriche e la filosofia di Empedocle è proposta da N. Demand, Phdar's Olimpian ll,Tlcron's Faith atd Empefucles' Kathumoi, "GRBS" 16,1975,U7-57. (75) Si tratra di Leptine di Siracusa, il frarllo di Dionisio. Sui probabili motivi per cui è annoverato Ea i pitagorici, cfr. G. De Sensi Sestito, La Calabia in etA arcaica e classica, Bari 1984, 106. (7O Uno dei due è Lisiade di Caania lalno Calaide di Selinunte (ammesso che non probabile, più Calaide e Selinuntio, nel qual caso sarebbero enè leggere, come debba si trambi Reggini). N.LURAGHI 178 solo i due siracusani Finzia e Damone. Tutto ciò awalora il sospetto che la versione originale dell'aneddoto, quella di Polieno, sia stata, ad un certo punto della radizione, semplificata trasferendo la scena a Siracusa ed inventando i nomi di Finziae Damone. si può ora tentarc di chiarire, tra le due versioni dell'aneddoto di Finzia e Damone, quale debba essere considerata quella originaria, dircttamente derivata dalla fonte di Polieno. Ie osservazioni del von Fritz indurrebbero a considerare più antica la versione di cicerone e Diodoro; si dowebbe così congetturafe una fonte a monte di Aristosseno, da collocare allincirca entro il terzo venticinquennio del rv secolo, che avrebbe recepito la versione che conosciamo da Polieno e I'awebbe modificata dandole la forma che essa ha in cicerone c Diodoro. Questa fonte ipotetica non potrebbe, per ragioni cronologiche, essere Timeo (77). Tuttavia, senza perder di vista le considerazioni del von Fritz e der wehrli, si potrebbe ugualmente pensare che la versione di cicerone e Diodoro derivi da quella di Aristosseno. se infatti si presume che questi conoscesse I'aneddoto nella forma in cui esso è giunto a Polieno, non sarebbe strano che lavesse deformato per conferirgli un tono più marcatamente piagorico. Infatti in Polieno è detto solo per inciso che i due amici erano (qÀ{oraì ftuOcyopeí<ov },ó1rov, e la loro fede pitagorica sembra essere evocata per giustificare la loro presena a Metaponto, più che la loro leaha ed il loro coraggio. Ben diversa la situazione in Aristosseno, dove addirittura la messa in scena operata da Dionisio il Giovane ha lo scopo dichiarato di met- tere alla prova la conclamata fermezzae lealta dei pitagorici. Naturalmente Aristosseno, poiché nella sua versione l"iniziativa scenica' pafte d]d dranno, è costretto a spostare totalmente lia scena dei fatti a Siracusa, presso la corte di Dionisio. Inoltre egli trasferisce I'aneddoo da Dionisio il vecchio a Dionisio il Giovane, per poter dare alla propria versione il sigillo dell'autenricità, dicendo che I'aveva appresa personalmente da Dionisio il Giovane, esule a Corinto. In tal caso, si potrebbe in via d'ipotesi considerare Timeo responsabile sia dell'ingresso dell'aneddoto di Finzia e Damone nella vulgata aneddotica su Dionisio, sia dell'elaborazione della seconda versione dell'aneddoto stesso, evitando di dover congetturare una fonte interrnedia a monte di Aristosseno. Tra I'altro, alcuni particolari potrebbero far pensare che la versione di cicerone e Diodoro risulti da una contaminazione tra la versione di Aristosseno e quella originale (78), quella cioè della fonte di polieno, una conQ7)Ch. supran.43. (78) Ad esempio, la durata della moratoria ottenuta da Finzia, che secondo Atistosseno abbracciava solo la rimanente parte della giornala, in Cicerone e Diodoro è di alcuni POLIENO COME FONTE PER LA STORIA DI DIOMSTO... r79 taminazione che difficilmente può aver avuto origine nella letteranrapitagorica posteriore ad Aristosseno, mentre si spiega bene in un autore come Timeo, nella cui opera lintercsse per il pitagorismo (79) è affiancato dall'uso di fonti stoîiografiche e pubblicistiche sul regno di Dionisio. Questa rico- struzione non si oppone in alcun modo alle riserve a'aflT:;te dal von Fritz circa la coef€nza della versione di Aristosseno, ma semplicemente modifica I'identificazione della versione originale che giunse ad Aristosseno stesso. Per quanto concerne infine ta natota della fonte della versione di Polieno, bisogna osservare che essa non confluì mai nella vulgata pitagorica' che derivava essenzialmente da Aristosseno, Diceafco e Timeo; i nomi stessi di Evefeno ed Eucrito sono assenti dall'elenco dei pitagorici di Giamblico, e più in generale da quanto della letteratura pitagofica è giunto frno a noi. Si à""" poi trattare di una fonte piuttosto antica, se gia Aristosseno (80) la conobbe, e quindi non è probabile che fosse già essa una faccolta di aneddoti o stratagemmi. L'estensione del passo di Polieno e la presenza in esso di particolari scarsamente rilevanti dal punto di vista dell'economia dell'aneddoto sembrerebbero suggerire una dipendenza diretta dalla fonte; se così fosse, alla luce di quanto ora detto, la chiusa del passo (81), ove si dice che la clemenza mostrata da Dionisio di fronte al coraggio dei due pitagorici gli valse molú consensi tra gli ltalioti, dovrebbe essere consid€rata un aggiunta di Polieno, intesa a spiegare come mai I'episodio fosse degno di essere riCgrdato in un'Opera, COme la sua, che voleva cOstinrire gna Sorta di manuale pratico per i due imperatori, Malco Aurclio e Lucio Vero, cui era dedicata In conclusione,la fonte, probabilmente diretta, del passo di Polieno dowebbe essef€ un'opera del pieno IV secolo, di intonazione non faziosamente ostile a Dionisio, e di carattere storiografico o slorico-pubblicistico5. Giovera a questo punto ricapitolare brevemente quello che si è detto fin qui a prroposito delle fonti dei tne stratagernmi giorni; inoltre, ed è questo il particolare più notevole, il tiranno protaSonista del fatfo è óionisio il Vecchio. Si noti che taffermazione che Finzia aveva effeúivamenîe congfurao per uccfulere il tiranno è coerente con il quadro timaico, secondo cui a Siracusa i'opposizione a Dionisio il Vecchio rimase costante per tutta la durata del zuo rcgno; in r""16, dopo una prima fase caratterizz.ara dL una forte oprposizione int€rna, la tirannide di Dionisio dove,tteconsolidarsi, anivando anche a riscuotere un @rto consenso a Siracusa; cfr. in questo senso S6oheker, Dionysios I 149 e C. Mossé, I'a tyrannic dans Ia Grèce antique ,Pais 1969, 114. (ZS) In proposito, cfr. soprattutto A. Rostagni, Pitagora e i pitagorici in Timeo'in Scnìfi miro;i,f.l, Torino 1956, 3-50 (='AAT" 49, L9l3ll4), e Brown, Tinucus fi sg. (80) Per la cronologia di Arisosseno cfr. Wehrli, Die Sclwle... II'47 sg' (81) Polyaen. 5.222.15. 180 N.LURAGHI Il primo di essi deriva da Enea Tattico; il confronto tra quest'|urtimo e Polieno depone a favore di un legame diretto, che tuttavia potrebbe essere messo in dubbio in base all'apparente assenza di altri luoghi di polieno provenienti da Enea Tattico. Tutto ciò che si può dire è che, se veramente occorîe congetturafe una fonte intermedia fra i due, questa fonte doveva riportare il luogo di Enea Tanico in modo straordinariamente fedele. Il secondo stratagemma sembra doversi riconnettere ad una fonte del tardo rv secolo, posteriore ad Eforo ed anteriore all'autore del secondo libro degli oeconomica. Trattandosi di una fonte perduta, non è possibile confrontarla col passo di Polieno per definire se questi ne dipenda direttamente o no; ad una dipendenzadnettapotrebbe forse far pensare I'estrema dovizia di particolari presenti nel passo di Polieno, difficilmente conciliabile con una dipendenza indiretta. In ogni caso,la fonte in questione non dowebbe essere I'opera di uno storico. Il terzo stratagemma, infine, proviene da una fonte che si colloca ar più tardi intorno al terzo venticinquennio del IV secolo, e potrebbe essere un'opera storiografica. Da queste considerazioni cronologiche e'tipologiche' potrebbero derivare alcune conseguenze di un certo rilievo, che qui segnaliamo conclusivamente. In primo luogo, i tre stratagemmi parrebbero proprio dipendere da tre fonti distinte, conclusione che, se awalorata, verrebbe ad insinuare un dubbio circa la validita assoluta di uno dei principi fondamentali dell'opera del Melber, dalla quale siamo paÍiti in questa ricerca, secondo cui due stratagemmi consecutivi che risultino anche in successione cronologica, come il primo e il secondo presi in esame in questa sede, devono dipendere dalla medesima fonte. In secondo luogo, la varietà delle ipotetiche fonti dei tre stratagemmi potrebbe contribuire ad evidenziare l'arirpiezza"e la polimorfia della letteratura nata, grà nel IV secolo, intorno alla figura di Dionisio il vecchio; si tratta di fanori di cui occorrerebbe tener conto in ogni ricostnrzione delle fonti di no. tizie riferentisi a questo personaggio. rnterzo luogo, i re stratagemmi ci forniscono un'importante indicazione circa l'uso, nelle pagine di Polieno dedicate a Dionisio, di fonti notevolmente antiche e vicine ai fatti; e per ciò stesso piuttosto fededegne, anche se non sempre precisamenre identificabili. NINO LURAGHI