Rivista anarchica Anno 49 n. 438 Novembre 2019 Escursionismo/ Apprendere camminando Dopo qualche tempo sono riuscito ad avere una giornata intera tutta per me, e diversamente dal solito ho deciso di ritornare a fare escursioni dopo tanti anni dall'ultima. Nella mia lunga escursione (8 ore) tra le cime che coprono le spalle del ponente genovese ho potuto riflettere sulle esperienze escursionistiche che i miei genitori mi hanno fatto vivere tra le montagne cuneesi e parallelamente sul significato del camminare a livello dell'apprendimento. Camminare, innanzitutto, lo si fa quotidianamente: in casa o fuori casa, chi più chi meno. Si cammina solitamente con un obiettivo: raggiungere un luogo, passare il tempo, calmarsi. Per raggiungere questo obiettivo, l'azione di camminare comporta un proprio inserimento all'interno del Tempo e dello Spazio. Dunque camminare ci aiuta ad apprendere come il nostro essere si inserisce all'esterno di noi stessi e nelle pieghe spazio-temporali. A un livello, a mio avviso, superiore esistono le escursioni. Esse, oltre a quanto appena scritto, hanno due particolarità in più: la fatica e l'obiettivo da raggiungere. Mentre per l'appunto cercavo di non perdere il sentiero E1 che mi avrebbe portato fino a Punta Martin, monte alle spalle di Genova, ho compreso quali conseguenze nascono dal percorrere sentieri più o meno impervi. La fatica di salire per il sentiero viene compensata dall'obiettivo di raggiungere la cima, la soddisfazione di aver sudato, magari imprecato durante i passaggi più difficili. Obiettivo-faticaraggiungimento-soddisfazione. Tuttavia l'obiettivo può cambiare anche in corso d'opera se all'improvviso la nostra attenzione viene attirata da un sentiero mai percorso o altro. Mentre salivo ho fatto un parallelismo tra le escursioni e la vita che viviamo. C'è chi si accontenta di non camminare e non avere obiettivi, o avere quelli a portata di mano; chi decide di passeggiare e quindi di avere un obiettivo sicuro, ma con relativa fatica, e chi ha deciso, decide o deciderà di fare delle escursioni e quindi si darà un obiettivo, il cui raggiungimento prevede fatica e sentieri non facili per raggiungerlo. Credo che personalmente ho avuto la fortuna di fare molte escursioni e ciò mi ha portato a darmi degli obiettivi non sempre raggiungibili facilmente. È importante sin dalla più giovane età, a mio avviso, fare conoscere questa meraviglia ai bambini e alle bambine, così che inizino a far provare al proprio corpo e alla propria mente la fatica che ci vuole per raggiungere un lago di montagna o una cima. Invito tutti dunque a farlo. Tralasciando il discorso ancora più ampio di tutte le conoscenze storicogeografiche-biologiche che si potrebbero apprendere.