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Max Weber. La città prima dello Stato [parziale]

2022, in: La città oltre lo Stato (a cura di F. Pizzolato, G. Rivosecchi, A. Scalone), Torino, Giappichelli

MAX WEBER. LA CITTÀ PRIMA DELLO STATO 1. La città prima dello Stato. Incipit. 2. Conjurationes. 3. Essere cittadini. L'essere umano e le cose. 4. Essere cittadini. Da Antiochia alle città medievali.

«» MAX WEBER. LA CITTÀ PRIMA DELLO STATO MICHELE BASSO SOMMARIO: 1. La città prima dello Stato. Incipit. – 2. Conjurationes. – 3. Essere cittadini. L’essere umano e le cose. – 4. Essere cittadini. Da Antiochia alle città medievali. 1. La città prima dello Stato. Incipit La città in cui noi oggi viviamo può essere pensata oltre lo Stato proprio perché la sua origine ha preceduto lo Stato. In questo breve testo si cercherà di indagare questa origine, ripercorrendo alcune tappe della riflessione sulla città svolta da un pensatore classico quale Max Weber. Nel primo paragrafo viene fornita una rapida ricognizione dei due testi fondamentali in cui Weber affronta più nello specifico la questione. Nel secondo, l’attenzione sarà focalizzata su quel peculiare tipo di affratellamento giurato, la conjuratio, che sta a fondamento di alcune città. Il terzo paragrafo sarà dedicato alla specificità del mutamento delle relazioni sociali che avviene all’interno dei contesti urbani, in particolare quelli nati attraverso conjurationes. Nel quarto si daranno alcune indicazioni sul fondamento politico-religioso che ha reso possibile la conjuratio cittadina, e si svolgerà una breve conclusione del ragionamento. I testi in cui Max Weber si occupa della questione della città sono principalmente due 1. In primis, in termini cronologici, vi è la sua tesi di dottorato, di cui 1 I testi dell’edizione critica tedesca delle opere di Max Weber sono stati citati con la consueta abbreviazione “MWG” seguita dal numero del volume e dal numero di pagina. La traduzione italiana dell’edizione critica di Economia e Società, edita da Donzelli e curata da M. Palma, è citata riportando i titoli dei singoli volumi qui citati (Comunità religiose, 2006; Dominio, 2012; Diritto, 2016; La città, 2016), seguiti dal numero di pagina. Altri luoghi in cui Weber affronta il tema della città si ritrovano nelle pagine dei Rapporti Agrari (cfr. in particolare la versione del 1909 in MWG I/6, 300-747), in diversi altri passaggi di Economia e Società e negli articoli oggi raccolti sotto il titolo di L’Etica economica delle religioni universali o Sociologia della religione (MWG I/19, I/20, I/21-1, I/21-2); infine, passaggi interessanti sulla città si ritrovano nell’ultimo corso tenuto in vita da Weber, sulla storia economica universale, di cui è stata pubblicata la riproduzione stenografica da parte degli studenti delle lezioni orali (MWG III/6). – 13 – una parte viene pubblicata nel 1889 con il titolo di Storia delle società commerciali nel medioevo 2. Si tratta della prima pubblicazione weberiana. Sebbene il testo si occupi specificamente di rintracciare la genesi di due istituti giuridici, la società in accomandita e la società in nome collettivo, l’argomentazione è svolta attraverso un confronto in particolare con le fonti statutarie delle città italiane: vengono citati – solo per indicare alcuni riferimenti principali – gli statuti di Vicenza, Padova, la collegantia veneziana, il peculiare caso della città di Genova; a Firenze e Pisa Weber dedica un intero capitolo. Il secondo testo in cui Weber si occupa della città, qui monograficamente, è un ampio frammento scritto probabilmente a più fasi tra il 1911 e il 1914, mai pubblicato, e che almeno in parte sarebbe dovuto confluire nel grande progetto, anch’esso destinato a rimanere incompiuto, che oggi noi conosciamo come Economia e Società 3. Ad un primo sguardo, Weber sembra svolgere in queste pagine un’analisi comparativa delle tipologie di città a livello mondiale: si va dalla polis greca e romana, allo sviluppo della città in Russia, India, Giappone, ai centri cittadini dell’antica Mesopotamia, alle città di Gerusalemme e Persepoli, alle città in Arabia e in Cina. Vi è anche un accenno alle città in Costa d’Avorio. Tuttavia, la parte decisamente più consistente è dedicata all’analisi delle formazioni urbane europee del Basso Medioevo, con ampi riferimenti alle città italiane, alla stessa stregua della tesi di dottorato del 1889. In termini generali, è possibile affermare che l’intento comparativo di Weber tende ad evidenziare le ragioni della specificità della formazione cittadina occidentale rispetto a tutte le altre città sviluppatesi in altre parti del globo. La riflessione di 2 Cfr. MWG I/1. Per un’edizione italiana del testo M. WEBER, Storia delle società commerciali nel Medioevo (in base a fonti dell’Europa meridionale), a cura di R. Marra, tr. it. di L. Udvari, in Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, CDXIII/2016, serie IX, vol. XXXVII, fasc. 2, Roma, 2016. Tra la bibliografia secondaria relativa a questo testo, un riferimento fondamentale è R. MARRA, Dalla comunità al diritto moderno. La formazione giuridica di Max Weber 1882-1889, Torino, 1992. 3 Oggi questo testo costituisce il volume I/22-5 della Max Weber Gesamtausgabe. Su questo frammento weberiano si è riflettuto e scritto molto. Ci dobbiamo limitare, in questa sede, a richiamare solo alcuni contributi essenziali: A. SCAGLIA, Max Weber e la città democratica. Idealtipo del potere non legittimo, Roma, 2007; A. PETRILLO, Max Weber e la sociologia della città, Milano, 2000; H. BRUHNS, Webers „Stadt” und die Stadtsoziologie, in H. BRUHNS-W. NIPPEL (a cura di), Max Weber und die Stadt im Kulturvergleich, Göttingen, 2000; Die okzidentale Stadt nach Max Weber: zum Problem der Zugehörigkeit in Antike und Mittelalter, in Historische Zeitschrift, Beihefte, Bd. 17, München, 1994; K. SCHREINER, Die mittelalterliche Stadt in Webers Analyse und die Deutung des okzidentalen Rationalismus. Typus, Legitimität, Kulturbedeutung, in J. KOCKA (a cura di), Max Weber, der Historiker, Göttingen, 1986, 119-150; G. DILCHER, La città di Weber nella storiografia e nella globalizzazione, in Scienza&Politica, 53/27, 2015, 279-293; M. PALMA, Linee di lettura de La città di Max Weber. L’intrico del dominio non legittimo, in G.M. LABRIOLA (a cura di), La città come spazio politico. Tessuto urbano e corpo politico: crisi di una metafora, Napoli, 2016, 185-238; S. BREUER, Blockierte Rationalisierung. Max Weber und die italienische Stadt des Mittelalters, in Archiv für Kulturgeschichte, 66, 1984, 47-85; F. FERRARESI, Genealogie della legittimità. Città e Stato in Max Weber, in SocietàMutamentoPolitica, 9/5, 2014, 143-160. Per quanto riguarda i primi tre paragrafi del presente testo, ho sviluppato il ragionamento in maniera più ampia e articolata in M. BASSO, La città, alba dell’Occidente. Saggio su Max Weber, Macerata, 2020. – 14 – queste pagine parte proprio da questo intento, espresso nel testo in un passaggio breve ma molto significativo: […] né il moderno capitalismo né lo Stato moderno sono sbocciati sul terreno delle città antiche, mentre lo sviluppo delle città medievali non fu in alcun modo l’unico stadio preliminare determinante di entrambi né l’unico loro veicolo, ma certo non va ignorato in quanto fattore massimamente decisivo della loro genesi 4. La città medievale, in particolare sul territorio italiano, va considerata un “fattore massimamente decisivo” per la nascita di Stato e capitalismo. L’indagine della specificità della città medievale europea come formazione autonoma sarà svolta cercando di dipanare il senso di questa citazione. 2. Conjurationes Nella prima parte del lungo frammento, Weber presenta una tipologia delle possibili nascite o rinascite 5 delle formazioni urbane nel Basso Medioevo. L’analisi è articolata, e non la si ripercorrerà qui nel dettaglio. Basti ricordare che “in linea di principio la città può essere fondata in modo duplice. E precisamente in presenza della sede di una signoria fondiaria […] la seconda caratteristica che deve presentarsi è l’esistenza nel luogo di insediamento di uno scambio di prodotti – non soltanto occasionale ma regolare, quale elemento essenziale del guadagno e della copertura del fabbisogno degli abitanti: l’esistenza di un mercato” 6. Weber pone quindi una distinzione tipologica tra la città fondata a partire da un preesistente centro fondiario e quella fondata a partire dal luogo del mercato. Come è usuale in Weber, i tipi ideali non si presentano mai in modo puro, e l’articolata tipologia contiene i più svariati intrecci a partire da questa duplicità di fondo. Al suo interno, ci interessa qui focalizzare l’attenzione su un tipo particolare, vale a dire sulla città sorta a seguito di una conjuratio. Si tratta di un giuramento comune fatto da aggregati tra loro differenti, con lo scopo di dare vita a un primo nucleo urbano. Weber lo definisce anche affratellamento (Verbrüderung), e, perlomeno per quanto concerne le città medievali, il termine tedesco e quello latino sono usati come sinonimi. Le “parti” coinvolte nel giuramento comune possono essere le più differenziate: nuove figure emergenti quali i cives meliores o i capitanei possono trovarsi associate assieme a signori fondiari o vescovi. Vi sono tuttavia alcuni casi in cui “la cittadinanza si arroga la prerogativa di violare il di4 MWG I/22-5, 233 (La città, 108). A seconda che la formazione cittadina sorga ex novo o a partire da una preesistente fondazione di origine greco-romana. 6 MWG I/22-5, 61 (La città, 108). 5 – 15 –