ISSN 1676-3742
DOI:10.17771/PUCRio.ATeo.47835
La retorica biblica
A retórica bíblica
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
Roland Meynet
Riassunto
Questo articolo presenta la Retorica Biblica, come un Metodo di Analisi
per testi biblici e non biblici, con applicazioni ed esempi lungo questo testo.
Questo è un lavoro che è già stato presentato in altri momenti e in diverse lingue,
con la finalità di poter espandere la conoscenza e l’applicazione della Retorica
Biblica Semitica nell’ambiente accademico, presso le nostre istituzioni e centri
di studio in Teologia Biblica. Lungi dall’essere un metodo nuovo o recente,
l’Analisi Retorica ha le sue basi nella retorica greca e in quella romana, oltre
ad essere stata utilizzata nel corso dei secoli, come è ancora oggi. La novità
è la riscoperta dell’Analisi Retorica come Analisi Retorica Semitica Biblica,
ampiamente utilizzata nell’area geografica e culturale del Medio Oriente,
territorio in cui fiorirono i testi biblici dell’AT e de NT, che fanno parte della
vasta tradizione giudaico-cristiana. In questo senso, possiamo dire che è nei
testi biblici che l’Analisi Retorica Semitica è stata recentemente riscoperta.
Pertanto, vogliamo qui offrire le basi dell’Analisi Biblica Retorica Semitica,
i suoi passi, figure e frutti, anche a partire della sua applicazione nei testi
biblici, sia dell’AT che del NT, al fine di poter espandere la nostra conoscenza
nel campo degli studi biblico.
Parole chiave: Analisi retorica. Retorica Biblica. Retorica Remitica. Bibbia.
Parallelismo.
Resumo
Este artigo apresenta a Retórica Bíblica, enquanto Método de Análise
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
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para textos bíblicos e não bíblicos, com aplicação e exemplos ao longo deste
texto. Este é um trabalho que já foi apresentado em outros momentos e em
diferentes línguas, com a finalidade de se poder ampliar o conhecimento e
aplicação da Retórica Bíblica Semítica no meio acadêmico, junto às nossas
instituiões e centros de estudos em Teologia Bíblica. Longe de ser um método
novo ou recente, a Análise Retórica tem seus fundamentos na retórica grega
e e na retórica romana, além de ter sido sempre usada aos longo dos séculos,
como ainda hoje. A novidade é a redescoberta da Análise Retórica enquanto
Análise Retórica Biblica Semítica, usada amplamente na área gerográfica e
cultural do Oriete Médio, território onde floreceram os textos bíblicos do AT
e do NT, que fazem parte da ampla tradição judaico-cristã. Neste sentido,
podemos dizer que é nos textos bíblicos que a Análise Retórica Semítica
foi redescoberta recentemente. Por isso, queremos aqui, ofercer as bases da
Análise Retórica Bíblica Semítica, seus passos, figuras e frutos, inclusive a
partir de sua aplicação em textos bíblicos, tanto do AT como do NT, a fim de
poder ampliar nossos conhecimentos na área dos estudos bíblicos.
Palavras-chave: Análise Retórica. Retórica Bíblica. Retórica Semítca. Bíblia.
Paralelismo.
Introduzione
Non è la prima volta che presento la retorica biblica in modo sintetico
nei limiti di un articolo. Il primo che ho pubblicato sull’argomento raccontava
sostanzialmente la storia della sua scoperta.1 Quindi, su richiesta di una
rivista portoghese, ne ho fatto una presentazione per il grande pubblico,2 che
è stata poi tradotta in italiano, francese, arabo, inglese, giapponese, polacco e
spagnolo.3 Dopo di che ci sono tornato più volte, in diverse forme.4
La prima cosa da precisare è che bisogna distinguere tra retorica biblica e
retorica classica, greco-latina, insomma la nostra retorica occidentale.
MEYNET, R., Histoire de l’analyse rhétorique en exégèse biblique, p. 291-320.
MEYNET, R., A Análise retórica, p. 391-408.
3
ONISZCZUK, J., L’analisi retorica biblica e semitica, p. 479-501.
4
MEYNET, R., La rhétorique biblique et sémitique, p. 290-312; MEYNET, R., La rhétorique
biblique et sémitique, p. 44-77; MEYNET, R., Rhétorique biblique, rhétorique de l’énigme, p.
147-180; MEYNET, R., Une nouvelle présentation de la rhétorique biblique et sémitique.
1
2
432
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1. La retorica classica, occidentale
Questa retorica si chiama classica perché è quella che abbiamo appreso
da più di venti secoli e fino ad oggi nelle classi, cioè le aule scolastiche, dalla
scuola elementare all’università. La nostra retorica nacque in Grecia nel IV
secolo aC, con Aristotele. È nata dall’esperienza degli oratori che parlavano
sull’agorà, il luogo pubblico in cui erano discusse le questioni politiche, e
anche in tribunale dove uno doveva difendere la propria causa. In entrambi
i casi, si trattava di “convincere” gli ascoltatori e di piacere per convincere
meglio.5
Questo è esattamente ciò che continuiamo a fare oggi, non solo nelle scuole
di Scienze politiche dove si formano i politici, ma anche nei corsi di formazione
dei partiti e dei sindacati. Al liceo si impara a scrivere una dissertazione: i
professori insegnano come comporre un’introduzione (catturare l’attenzione
del lettore, annunciare la divisione o il piano della presentazione), quindi lo
svolgimento (spesso in tre fasi: tesi, antitesi, sintesi) infine la conclusione (che
include la ricapitolazione, e deve aprire il discorso sui possibili sviluppi).
Il discorso, come in matematica, è lineare: dalle premesse, il ragionamento
progredisce con tutta una serie di argomenti o prove, fino alla conclusione
in cui il lettore trova chiaramente espresso il punto in cui l’oratore voleva
guidarlo, per guadagnare il suo consenso, l’adesione alle sue idee. Quindi, a
grandi linee, questa è la retorica classica occidentale, quella che gradualmente
ha imposto le sue regole in tutto il mondo.
2. La retorica biblica, semitica
Contrariamente a quanto pensano molti occidentali, la retorica classica
non è l’unica al mondo! Un proverbio africano dice: “Chi non ha mai lasciato
il suo villaggio, crede che solo sua madre sappia preparare la minestra”.
Il “villaggio” in questione in questo caso può chiamarsi Parigi, New York
o Berlino... Vi è anche, tra le altre, una retorica biblica, e più ampiamente
semitica, vale a dire usata nell’intera area geografica e culturale del Vicino
Oriente. Lasciamo da parte i testi babilonesi, ugaritici o antichi egiziani e
concentriamoci sulla Bibbia. Semplicemente perché è nei testi biblici che è
stata scoperta questa retorica specifica.
5
MORTARA GARAVELLI, B., Manuale di retorica.
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Ho detto “scoperta”! Sì, perché quella retorica non faceva parlare di
se stessa; ed è per questo che non se ne parlava, o molto poco fino ad una
data relativamente recente. E anche perché si voleva trovare nella letteratura
biblica le stesse regole che nella retorica classica greco-latina. Ad esempio,
persone rispettabili come Flavio Giuseppe e Origene pensavano di trovare
pentametri o esametri nella poesia ebraica (come se dicessero ottonari o
endecasillabi, quei versi italiani che hanno otto o undici sillabe!).6 Ma il verso
ebraico non obbedisce alle leggi della poesia greca o latina, né a quelle della
poesia classica italiana. Dobbiamo uscire risolutamente dal piccolo villaggio
... Diciamo “scoperta”, perché, a differenza del mondo greco-romano, nessun
trattato di retorica è stato composto nel mondo biblico e semitico. Dunque,
questa retorica e le sue leggi hanno dovuto essere scoperte dai ricercatori.7
3. La scoperta fondamentale: il parallelismus membrorum
La scoperta della struttura del verso ebraico è attribuita a un professore di
poesia, Robert Lowth, che insegnò all’Università di Oxford nel diciottesimo
secolo. Nel 1753 pubblicò le sue Lezioni sulla sacra poesia degli Ebrei.8 Ciò
che i posteri hanno universalmente ritenuto è la sua diciannovesima lezione
su ciò che egli chiama “il parallelismo dei membri”. Ecco il primo esempio
che dà:
1
beṣē’t
bêt
yiśrā’ēl
ya‘ăqōb
mimmiṣrāyim,
mē‘am
lō‘ēz
1
Israele
di Giacobbe
dall’Egitto,
da un popolo
Quando uscì
la casa
straniero (Sal 114,1)
Come possiamo vedere, questo primo tipo di “verso” ebraico è composto
da due “membri” che, con parole diverse, dicono praticamente la stessa cosa:
“la casa di Giacobbe” è un altro modo di dire “Israele”, perché “Giacobbe”,
figlio di Isacco, ricevette dall’angelo con cui combatté tutta la notte il nome
KUGEL, J. K., The Idea of Biblical Poetry, p. 149-156.
MEYNET, R., Première partie, p. 23-173; ripreso e abbreviato nel mio MEYNET, R.,
Historique, p. 31-110; MEYNET, R., Histoire de l’analyse rhétorique en exégèse biblique, p.
291-320; e soprattutto, MEYNET, R., La rhétorique biblique et sémitique, p. 290-312.
8
LOWTH, R., De sacra poesi Hebraeorum.
6
7
434
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di “Israele” (Gen 32,23-33); inoltre, “la casa di Giacobbe” significa la sua
famiglia, il suo “casato”, vale a dire i suoi dodici figli, quelli che hanno dato il
loro nome alle dodici tribù di Israele.
Lo stesso vale per i seguenti versi, come possiamo vedere in questa
riscrittura:
3
rā’â
yissōb
wayyānōs,
le’āḥôr :
4
rāqdû
kibnê–
ke’êlîm,
ṣō’n :
5
mah–lekā
hayyardēn
hayyām
tissōb
kî tānûs,
le’āḥôr :
6
hehārîm
g bā‘ôt
tirqedû
kibnê–
ke’êlîm,
ṣō’n :
3
Il mare
Il Giordano
vide
tornò
e fuggì,
indietro.
4
Le montagne
le colline
saltarono
come figli
come arieti,
del gregge.
5
Che hai tu,
Giordano,
mare,
a tornare
a fuggire,
indietro?
6
a saltare
come figli
come arieti,
del gregge?
hayyām
hayyardēn
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hehārîm
gebā‘ôt
e
Montagne,
colline,
Si percepisce il ritmo originale dell’ebraico: ogni membro comprende tre
termini o tre “accenti”. I due membri di ciascuno di questi versi — che oggi
sono chiamati “segmenti” — sono complementari: “il mare” è il Mar Rosso
che Israele ha attraversato all’inizio dell’esodo, lasciando l’Egitto, il paese della
schiavitù; “Il Giordano” è il fiume che ha attraversato alla fine dell’esodo per
entrare nella terra promessa, la terra di Canaan. “Le montagne” sono grandi
come gli “arieti” e “le colline” sono piccole come gli agnelli che il testo chiama
letteralmente “i figli degli ovini”. “Il mare” è grande, il fiume Giordano è
piccolo.
Tutti questi segmenti, Lowth li chiama “sinonimici”, ma esiste una
seconda categoria di parallelismo, “il parallelismo antitetico”, in cui i due
membri si oppongono:
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ne’ĕmānîm
wena‘tārôt
piṣ’ê
nešîqôt
’ôhēb
śônē’
Sono fedeli
ma ingannevoli
le ferite
i baci
dell’amico
del nemico
(Pr 27,6)
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E infine una terza categoria, il “parallelismo sintetico”, ove la costruzione dei
due membri è simile, senza essere né sinonimici né antitetici, ma complementari:
’aḥat
štayim-
dibber
zû
’ĕlōhîm
šāmā‘tî
Una volta
due volte
ha parlato
questo
Dio,
ho sentito (Sal 62,12).
Questa tipologia che enumera tre tipi di parallelismo — sinonimico,
antitetico e sintetico o costruttivo — è quella che viene menzionata nei dizionari.
Ma c’è un’altra tipologia, meno apparente, che distingue il “bicolon”, il “tricolon”
e anche il “monocolon”, secondo il numero di cola (il colon è il nome greco di
ciò che il latino chiama il membrum) che contiene l’unità superiore al membro e
alla quale Lowth non assegna un nome. Nella terminologia dell’“analisi retorica
biblica”, questa unità è chiamata il “segmento”.
Lowth ha quindi notato — nelle pagine dedicate al parallelismo
sinonimico, poi all’interno delle pagine dedicate al parallelismo sintetico —
che non ci sono solo segmenti a due membri (i segmenti bimembri), ma anche
segmenti a tre membri (i “trimembri”):
1 e
l kû wenāšûbâ ’el-yhwh
kî hû’ ṭārāp
weyirpā’ēnû
yak
weyaḥbešēnû
2
yeḥayyēnû
bayyôm haššelîšî
e
w niḥyeh lepānāyw
1
miyyōmāyim
yeqimēnû
Venite, ritorniamo al Signore;
perché egli ci ha straziati ed egli ci guarirà,
egli ci ha percosso
ed egli ci fascerà.
2
Ci ridarà la vita
dopo due giorni,
il terzo giorno
ci farà rialzare;
e vivremo alla sua presenza (Os 6,1-2)
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Lowth ha anche rilevato l’esistenza del segmento “unimembro”, che nel
seguente esempio si trova tra due segmenti bimembri (egli chiama l’insieme
“pentacolon”):
’ašqelôn
wetāḥîl
wetîrā’
me’ōd
kî-hōbîš
mebbāṭāh
w ’ābad
we’ašqelôn
melek
lō’ tēšēb
mē‘azzâ
Vedrà
e Gaza,
Ascalon
e soffrirà
e temerà,
molto.
tēre’
we‘azzâ
we’eqrôn
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e
Ed Ekron,
E perirà
e Ascalon
perché svanirà la sua fiducia.
il re
di Gaza
non sarà più abitata
(Zc 9,5).
Queste sono le basi di ciò che si sarebbe sviluppato in seguito e ora è
chiamato “retorica biblica”.
Prima di andare oltre, bisogna dire che la scoperta di Lowth risale molto
più in là della metà del diciottesimo secolo: infatti, il professore di Oxford
rimanda, citandolo ampiamente, a un rabbino italiano del sedicesimo secolo,
Rabbi Azarias dei Rossi, che aveva evidenziato il sistema della poesia ebraica.
E si potrebbe risalire ancora molto di più. La consapevolezza del parallelismo
dei membri è certamente molto antica.
Una volta resi consapevoli dell’esistenza del parallelismo dei membri,
possiamo costatare che si trova ovunque, ad esempio nei Salmi. Basta aprire
il libro e leggere, ad esempio, il Sal 44, quello che inizia con il seguente
segmento:
2
’ĕlōhîm
’ăbôtênû
be’oznênû
sipperû -
šāma‘nû
lānû
2
con i nostri orecchi
hanno raccontato
abbiamo sentito,
a noi...
O Dio,
i nostri padri
e che prosegue fino alla fine con dei segmenti bimembri, sinonimici, antitetici
e sintetici.
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437
Ma il parallelismo dei membri si trova anche nei profeti e persino nei
testi narrativi sia dell’Antico Testamento sia del Nuovo Testamento.
4. Lo sviluppo: composizioni parallele e concentriche
4.1. Le composizioni parallele
Lowth aveva visto che due segmenti bimembri potevano formare un
insieme (che egli chiama “tetracolon”) di composizione parallela!
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13
miššāmayim
rā’â
’et kol-benê
HIBBÎṬ
Yhwh
hā’ādām
14
mimmekôn
‘el kol-yōšbê
šibetô
hā’āreṣ
HIŠGÎAḤ
13
Dai cieli
vede
GUARDA
il Signore;
di Adamo;
Dal luogo
tutti gli abitanti
della sua dimora
della terra
CONTEMPLA
14
tutti i figli
(Sal 33,13-14).
Per meglio far vedere le corrispondenze, abbiamo aggiunto gli
allineamenti verticali dei termini e le differenze di caratteri. Ecco un altro
esempio, sempre fornito da Lowth:
5
kî bō‘ălayik
Yhwh
wegō’ălēk
‘ĕlōhê
5
Perché tuo sposo
Signore
E il tuo redentore
Dio
‘ŌŚAYIK
ṣebā’ôt
E
Q DÔŠ
kol-hā’āreṣ
TUO CREATORE,
šemô
YIŚRĀ’ĒL
yiqqārē’
degli eserciti
il suo nome.
IL SANTO
D’ISRAELE,
di tutta la terra
sarà chiamato
(Is 54,5)
Negli ultimi due casi, i due segmenti formano un “brano” (nella terminologia
della retorica biblica).
Lowth avrebbe potuto fare un altro passo in avanti, notando la composizione
parallela dei quattro segmenti bimembri del suo primo esempio (Sal 114,3-6):
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=3
=
:4
rā’â
yissōb
wayyānōs,
le’āḥôr :
HEHĀRÎM
rāqdû
kibnê–
ke’êlîm,
ṣō’n :
hayyardēn
tissōb
le’āḥôr :
HEHĀRÎM
tirqedû
kibnê–
ke’êlîm,
ṣō’n :
MARE
Giordano
vide
tornò
e fuggì,
indietro,
MONTAGNE
SALTARONO
come figli
come arieti,
del gregge.
Giordano,
a tornare
indietro,
MONTAGNE,
a SALTARE
come figli
come arieti,
del gregge?
e
: g bā‘ôt
··································································································
mah–lekā
HAYYĀM
kî tānûs,
=5
=
:6
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
HAYYĀM
hayyardēn
e
: g bā‘ôt
= 3 Il
= il
: 4 le
: le
·································································································
Che hai tu,
MARE,
a fuggire,
=5
=
:
colline
6
:
colline,
Sono infatti due brani, ciascuno formato da due segmenti bimembri, che
costituiscono una “parte”. Quindi, con questo esempio, abbiamo tre livelli, quello
dei “segmenti” (qui solo bimembri), quello dei “brani” (qui ognuno formato da
due segmenti), e infine quello della “parte” (che qui comprende due brani).
4.2. Le composizioni concentriche
Lowth ha anche notato la composizione concentrica. Riprendiamo lo
stesso esempio:
+ 5 Vedrà
:: e Gaza,
Ascalon
e soffrirà
e temerà,
molto.
= Ed EKRON, perché svanirà la sua fiducia.
:: E perirà
+ e Ascalon
il re
di Gaza
non sarà più abitata
(Zc 9,5).
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439
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I nomi delle città filistee si corrispondono in modo concentrico: agli
estremi “Ascalon”, “Gaza” in seconda e penultima posizione, e infine “Ekron”
sola al centro.
I segni tipografici posti all’inizio di ogni membro aiutano a visualizzare
meglio la composizione: “più” all’inizio e alla fine, “doppio due punti” dopo
e “uguale” al centro.
Saranno due ricercatori degli anni 1820-25 che, sulle fondamenta
poste da Lowth, costruiranno il primo edificio della retorica biblica. Il
primo era irlandese, John Jebb,9 e il secondo inglese, Thomas Boys.10
Nella tradizione dell’empirismo anglosassone, hanno notato che, a
tutti i livelli, molti testi biblici sono composti in parallelo o in modo
concentrico.11
Ecco un primo esempio, molto semplice, di composizione parallela:12
7
Aivtei/te
zhtei/te
kai. doqh,setai
u`mi/n(
kai. eu`rh,sete(
kai. avnoigh,setai u`mi/n\
8
pa/j ga.r o` aivtw/n
kai. o` zhtw/n
kai. tw/| krou,onti
lamba,nei
eu`ri,skei
avnoigh,setai)
7
Chiedete
cercate
bussate
e sarà dato
e troverete,
e apriranno
Perché chiunque chiede
chi cerca
e a chi bussa,
riceve,
trova,
sarà aperto
krou,ete
8
a voi,
a voi;
(Mt 7,7-8).
JEBB, J., Sacred Literature.
BOYS, T., Tactica Sacra; BOYS, T., A Key to the Book of the Psalms.
11
LOWTH, R., De Sacra Poesi Hebraeorum; JEBB, J., Sacred Literature; BOYS, T., Tactica
Sacra; FORBES, J., The Symmetrical of Scripture.
12
JEBB, J., Sacred Literature, p. 156.
9
10
440
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
Eccone un altro, molto più sviluppato:13
+ 24 Pa/j ou=n
+ kai.
o[stij
avkou,ei
poiei/
mou tou.j lo,gouj
auvtou.j(
tou,touj
froni,mw|(
evpi. th.n pe,tran\
–
–
o[stij
o`moiwqh,setai
wv|kodo,mhsen
avndri.
auvtou/ th.n oivki,an
: 25
:
:
kai.
kai.
kai.
kate,bh
h=lqon
e;pneusan
h` broch.
oi` potamoi.
oi` a;nemoi
prose,pesan
th/| oivki,a|
······································································································
:: kai.
evkei,nh|(
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
·································································································
= kai. ouvk e;pesen(
=
teqemeli,wto ga.r
+ 26 kai.pa/j
+ kai.
o`
evpi. th.n pe,tran)
avkou,wn
mh. poiw/n
mou tou.j lo,gouj
auvtou.j
tou,touj
mwrw/(|
evpi. th.n a;mmon\
–
–
o[stij
o`moiwqh,setai
wv|kodo,mhsen
avndri.
auvtou/ th.n oivki,an
: 27
:
:
kai.
kai.
kai.
kate,bh
h=lqon
e;pneusan
h` broch.
oi` potamoi.
oi` a;nemoi
prose,koyan
th/| oivki,a|
······································································································
:: kai.
evkei,nh|(
·································································································
= kai.
= kai. h=n
13
e;pesen
h` ptw/sij auvth/j mega,lh)
JEBB, J., Sacred Literature, p. 213.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
441
+ 24 Chiunque dunque,
+e
–
– che
ASCOLTA
FA
ESSE,
sarà simile
ha costruito
a un uomo
la sua casa
QUESTE MIE PAROLE,
SAGGIO,
sulla roccia.
·············································································································
: 25
:
:
::
son caduti-contro
································································································
= Ed essa
NON È CADUTA,
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
= perché
+ 26 E chiunque
+e
–
– che
era stata fondata
sulla roccia.
ASCOLTA
non FA
ESSE,
sarà assimilato
ha costruito
a un uomo
la sua casa
QUESTE MIE PAROLE,
STOLTO,
sulla sabbia .
·············································································································
: 27
:
:
::
hanno colpito-contro
································································································
= Ed essa
È CADUTA,
= ed
era
la sua caduta
grande.
Questo testo ha le dimensioni di un “passo”; esso comprende due “parti”
parallele tra di loro: ciascuna è collocata in una cornice. Ogni parte è composta
da tre brani: i brani sono separati l’uno dall’altro da una linea punteggiata.
La riscrittura serve a visualizzare la composizione del testo ai suoi diversi
livelli di organizzazione: i membri in un’unica linea, i segmenti separati da
una linea bianca, i brani separati da una linea punteggiata, le parti messe in
una cornice. E perché tutto questo lavoro? Per far vedere la logica del testo. I
primi due segmenti dei primi brani nel versetto 24 stabiliscono un confronto
tra colui che ascolta e fa le parole di Gesù e la costruzione di una casa sulla
roccia; e poi nel versetto 26 tra colui che non fa e costruisce sulla sabbia. I
secondi brani includono un trimembro e un unimembro, il primo che descrive
la tempesta (“pioggia”, “fiumi” e “venti”) e il secondo il suo colpire contro
la casa. Infine gli ultimi brani comprendono un solo segmento bimembro che
442
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
dice le conseguenze opposte della tempesta per i due tipi di case: la prima è
caduta, l’altra no. Si noti che alla fine della prima parte, nell’ultimo membro è
detto il motivo per cui la casa non è caduta, mentre alla fine del passo l’ultimo
membro sottolinea il risultato della caduta, che è totale.
Altri testi sono composti in modo concentrico. Ecco una “parte” del Sal
14
115:
+ 4 ‘ăṣabbêhem
YEDÊ
wezāhāb
‘ādām
’AP
lāhem
welō’ YERÎḤÛN
YEDÊ RAGLÊ -
hem
hem
welō’ YEMΊÛN
welō’ YEHALLĒKÛ
biGRÔNām
yihyû
bōṭēaḥ
‘ŌŚÊHEM
bāhem
kesep
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
– MA‘ĂŚĒ
········································································
·5
PEHlāhem
welō’ YEDABBĒRÛ
:
‘ÊNAYIM lāhem
welō’ YIR’Û
6
:
’OZNAYIM lāhem
welō’ YIŠMĀ’Û
:7
:
·
lō’-YEHGÛ
········································································
– 8 kemôhem
+ kōl ‘ăšer-
+ 4 I loro idoli
– FATTI
argento
da mani
e oro
d’uomo.
···················································································
BOCCA
a essi
e non PARLANO,
· 5 Una
: degli OCCHI a essi
e non VEDONO,
: 6 degli ORECCHI a essi
e non SENTONO;
un
NASO
loro
e non
ODORANO;
7
MANI di essi
e non TOCCANO,
PIEDI di essi
e non CAMMINANO,
con la GOLA di loro.
MORMORANO
···················································································
: le
: i
· non
– 8 Come essi
+ tutti quelli che
saranno
confidano
CHI LI FA,
in essi
(Sal 115,4-8).
Jebb aveva notato la costruzione concentrica di Sal 135,15-18 (JEBB, J., Sacred Literature,
p. 57-58); la composizione di Sal 115,4-8, simile ma più sviluppato, è stata scoperta da LUND,
N. W., Chiasmus in the New Testament, p. 104-106.
14
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
443
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
I brani estremi si corrispondono: l’ultima parola, “loro”, si riferisce ai
primi, “i loro idoli”, cioè gli idoli delle nazioni pagane; allo stesso modo
“confidano” richiama “argento e oro” perché è in queste ricchezze che molte
persone ripongono la loro fiducia, “confidano”. Il verbo “fare” torna nel
secondo membro del v. 4 e nel primo membro del v. 8. I due segmenti si
corrispondono in modo speculare.
Mentre i brani estremi sono formati da un singolo segmento, il
brano centrale ne ha tre, due trimembri che incorniciano un unimembro.
In questo brano centrale anche gli organi degli idoli sono organizzati in
modo concentrico: alle estremità “bocca” e “gola”, ma che “non parlano”
o “mormorano”, poi ci sono le tradizionali coppie di “occhi” e “orecchie”,
“mani” e “piedi”, e infine al centro, il “naso”. Si noti che gli organi sono
sette, cifra biblica della totalità.
Dividere questo testo in quattro strofe di quattro membri, come nella
traduzione liturgica italiana, è imporgli una struttura di tipo occidentale.
Innanzitutto è non rispettare i limiti di un’unità molto compatta; una tale
organizzazione non è quella del testo; la “sfigura” perché non rispetta la sua
composizione, la sua “figura”:
Il nostro Dio è nei cieli:
tutto ciò che vuole, egli lo compie.
4
I loro idoli sono argento e oro,
opera delle mani dell’uomo.
3
Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
6
hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
5
Gli idoli hanno tutti gli organi di un essere vivente, ma nessuno funziona:
tutto è morto. Ed è quello che accadrà a quelli che li adorano: saranno morti
come loro. Ci si potrà chiedere cosa viene a fare “il naso” proprio al centro!
Si può pensare che sia l’unico organo che non è doppio, così come le mani e i
piedi, gli occhi e le orecchie. Ma questa è una spiegazione molto superficiale!
Anche la “bocca – gola” è posta in un posto di rilievo, alle estremità, e la
ripetizione enfatizza la sua importanza: un dio che non parla, che non ha nulla
da dire, è un dio povero, non è nulla!
444
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
Per quanto riguarda il “naso”, bisogna ricordare che, secondo il
racconto del secondo capitolo della Genesi, Dio ha soffiato nel naso di
Adamo un alito di vita (Gen 2,7). La fabbricazione di un idolo che non ha
alito in naso, è una caricatura della creazione... Un dio che ha una bocca da
cui non esce una parola, un naso in cui non entra il profumo delle offerte
fatte a lui, profumi o olocausti — vale a dire animali consumati interamente
dal fuoco, e il cui odore gradevole sale verso il Dio del cielo — questo è
un dio assolutamente inesistente. E anche coloro che fabbricano tali idoli e
li venerano sono inesistenti, non sono vere creature del Dio vivente. Ecco
dunque alcuni pensieri che la composizione concentrica di questo testo
invitava a produrre.
5. Qualche esercizio
E adesso, tocca a voi mettere le mani nella pasta: vi propongo di riscrivere
un testo come avete visto che ho fatto.
5.1. Primo esercizio. Iniziamo con un breve testo della Bibbia ebraica:
4
5
4
5
’attâ ṣiwwîtâ piqqudèkā, lišmōr me’ōd :
’aḥălay yikkōnû derākāy, lišmōr ḥuqqèkā :
Tu, hai comandato i tuo precetti, per osservare totalmente:
Possano essere stabilite le mie vie, per osservare i tuoi decreti.
Richiamo delle regole di riscrittura:
– un membro per riga,
– una riga bianca fra i segmenti,
– termini allineati verticalmente per far vedere il ritmo.
Vedi la soluzione alla fine dell’articolo.
5.2. Secondo esercizio. Un altro piccolo esercizio, appena più lungo:
1
2
3
’ašrê temîmê-dārek ; hahōlkîm betôrat yhwh :
’ašrê nōṣrê ‘ēdōtāyw, bekol-lēb yidrešûhû :
’ap lō’-pā’ălû ‘awlâ ; bidrākāyw hālākû :
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445
Beati i perfetti di via, i camminanti nella legge del Signore:
Beati gli osservanti i suoi ordini, con tutto il cuore lo cercano:
3
Mai non hanno commesso l’iniquità, nelle sue vie camminano.
1
2
Vedi la soluzione alla fine dell’articolo.
5.3. Terzo esercizio. Ancora uno, perché possiate verificare i vostri progressi:
‘āz lō’-’ēbôš behabbîṭî, ’el-kol-miṣwōtèkā :
’ôdkā beyōšer lēbāb ; belomdî mišpeṭê ṣidqekā :
8
’et-ḥuqqèkā ’ešmōr ; ’al-ta‘azbēnî ‘ad-me’ōd :
6
7
Allora non mi vergognerò, guardando verso tutti i tuoi comandamenti:
Ti loderò in rettitudine di cuore, istruito dei giudizi della tua giustizia:
8
I tuoi decreti osserverò, non abbandonarmi completamente:
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
6
7
Soluzione alla fine dell’articolo.
6. Funzione dell’analisi retorica biblica
All’inizio abbiamo detto che lo scopo della retorica classica, greco-latina
era di convincere, di piacere per convincere. Ora dobbiamo dire qual è la
funzione della retorica biblica e semitica. La sua funzione è interrogare il
lettore, per spingerlo a pensare e trovare la risposta da solo. La retorica biblica
è la retorica dell’enigma. “Il greco dimostra, l’ebreo mostra”. L’ebreo non
cerca di convincere, di sedurre per portare il lettore ad adottare il suo punto di
vista; mostra, indica la via in cui il lettore potrebbe andare se volesse capire:
“Se vuoi capire, potresti andare in questa direzione”.
Ecco un esempio, che permetterà di sperimentare questo tipo di retorica secondo
la definizione appena enunciata. Il Salmo 113 ha tre parti, incorniciate dallo stesso
“Alleluia”, tradotto letteralmente come “Lodate Yah”.15
15
MEYNET, R., Le Psautier, p. 101-109.
446
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1
Lodate-YAH
+ lodate
+ lodate
di YHWH
di YHWH
SERVITORI
il nome
········································································································
il nome
di YHWH
benedetto
:: 2 sia
-
:: lodato
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
+
+
-
3
il nome
di YHWH
········································································································
4
ESALTATO
al di sopra di TUTTE LE NAZIONI
YHWH
al di sopra dei CIELI
5
Chi è come
+ SI ALZA
+ 6 si abbassa
+ nei CIELI
YHWH
LA SUA GLORIA
nostro Dio?
PER SEDERE
per vedere
e SULLA TERRA
·····························································································
– 7 rialza
– dall’immondizia
dalla polvere
ESALTA
lo sprovveduto
il povero
+ 8 per FARLO-SEDERE con i principi
+ con i principi
del suo popolo
– 9 FA-SEDERE
+ madre
la sterile
di figli
di casa
felice
Lodate-YAH.
Nella prima parte (1b-4) notiamo solo la costruzione speculare del brano
centrale (2-3). Alle estremità due auguri sinonimi: “sia il nome di Yhwh
benedetto” e “lodato (sia) il nome di Yhwh”. Tra i due auguri, il complemento
di tempo che indica la totalità (“da ora fino a sempre”), quindi il complemento
di luogo che indica anche la totalità (“dal sorgere del sole fino al suo ponente”).
Al centro, una domanda, l’unica del salmo. Tutti gli articoli consultati su
questo salmo dicono che si tratta di una “domanda retorica”, cioè di una falsa
domanda, la cui risposta è ovvia: “non c’è nessuno come il Signore Dio nostro”.
Questa risposta non è sbagliata, ovviamente, ma è l’unica risposta? È questa la più
importante? Bisogna esaminare i rapporti tra le parti e prestare molta attenzione
alle parole identiche. E anche ai sinonimi: si può notare che il primo segmento
della terza parte (5b-6) corrisponde all’ultimo segmento della prima parte (4): alla
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coppia “i cieli e la terra” di 6 corrisponde quella delle “nazioni” e dei “cieli”.
Inoltre, le prime parole di questi segmenti, “Esaltato” e “Si alza”, sono sinonimi.
Una parola è ripetuta identicamente nelle due parti principali del testo:
“Esaltato” in 4 ed “esalta” in 7. La terza parte fornisce la risposta alla domanda
centrale. Quale altro dio ha fatto o farebbe ciò che ha fatto Yhwh per gli uomini?
Qual è il dio, la cui trascendenza assoluta, come descritta alla fine della seconda
parte (4), consiste nell’“abbassarsi” fino alla “polvere” et all’“immondizia”,
dove giacciono lo “sprovveduto” e “il povero”? Non solo il Signore si abbassa
al più basso; se lo fa, è per “esaltare” l’umiliato (7) come egli stesso è “esaltato”
sopra tutto (4). Quindi la risposta alla domanda che sembra ovvia — “Non c’è
assolutamente nessuno sulla terra e in cielo che è come il Signore nostro Dio!”
(vedi Sal 40,6; 86,8) — può essere completata o addirittura completamente
rovesciata: sono i poveri e gli sterili che sono “come il Signore nostro Dio”.
È davvero fantastico. Eppure, questo è ciò a cui l’uomo era stato invitato sin
dall’origine: “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; uomo
e donna li creò” (Gen 1,27).
Ecco ciò a cui serve l’analisi retorica biblica: a meglio capire il testo,
nella sua profondità.
Ma non fermiamoci a questo punto e andiamo un po’ oltre. Il Sal 113 è il
primo di un insieme che riunisce i sei salmi dell’Hallel egiziano (Sal 113–118);
l’Hallel è cantato dagli ebrei e dai cristiani durante la celebrazione della notte
di Pasqua. I salmi 113 e 114 formano una sequenza e, se possiamo ovviamente
leggerli separatamente, è ancora più significativo leggerli insieme:
I due salmi hanno in comune il nome “Dio” (113,5a; 114,7), “terra”
nelle ultime parti (113,6; 114,7), “figli” (113,9; 114,4.6) e “casa” le cui due
occorrenze svolgono il ruolo di termini mediani (113,9; 114,1).
“Egitto”, il “popolo barbaro”, vale a dire straniero (114,1), è una tra
“tutte le nazioni” (113,4).
I due salmi terminano con un capovolgimento: dal “debole” sollevato dalla
“polvere” fino alla “sterile” che diventa “madre di figli felice” nel primo salmo
(113,7-9); “la rupe” è cambiata “in lago d’acqua”, “la roccia in sorgenti d’acqua”
nel secondo salmo (114,7-8), in entrambi i casi grazie all’intervento di Dio.
448
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
113,1 Lodate Yah. Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. 2 Sia
benedetto il nome del Signore, da ora e fino a sempre; 3 dal sorgere del sole fino al suo
tramonto sia lodato il nome del Signore. 4 Esaltato sopra tutte le nazioni il Signore, sopra
i cieli la sua gloria.
5
Chi è come il Signore, nostro DIO?
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Si alza per sedere, 6 si abbassa per vedere sui cieli e sulla TERRA. 7 Solleva dalla polvere
il debole, dall’immondizia esalta il povero, 8 per farlo-sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi
del suo popolo; 9 fa-sedere la sterile di casa, madre di
felice. Lodate Yah.
114,1 Quando Israele uscì dall’Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, 2 Giuda
divenne il suo santuario, Israele il suo dominio.
3
Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro, 4 le montagne
saltellarono come arieti, le colline come
di un gregge. 5 Che hai tu, mare,
per fuggire, e tu, Giordano, per volgerti indietro? 6 Perché voi, montagne,
saltellate come arieti e voi, colline, come
di un gregge?
7
Trema, o TERRA, davanti al Signore, davanti al DIO di Giacobbe, 8 che muta la rupe in
un lago d’acqua, la roccia in sorgenti d’acqua.
La domanda centrale del Sal 113 richiama quella sulla quale è focalizzato
il Canto del Mare:
Chi è come te
fra gli déi
fra gli déi, Signore?
Chi è come te,
maestoso in santità,
terribile nelle imprese,
autore di prodigi? (Es 15,11)
Ora il Sal 114 celebra questo evento fondatore del popolo di Israele;
non solo l’uscita dall’Egitto all’inizio dell’esodo, ma anche la traversata del
Giordano che segna la sua fine e l’ingresso nella terra promessa. Quindi a
questo tipo di merismo che dice l’azione di Dio corrispondono gli altri due
merismi dell’inizio del Sal 113: “da ora e fino a sempre”, “dal sorgere del
sole fino al suo tramonto” che caratterizzano la lode degli uomini (113,2-3),
così come quello con cui termina la prima parte e il cui soggetto è di nuovo il
Signore: “sopra tutte le nazioni [...] sopra i cieli” (113,4).
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
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Il rapporto di senso tra i due salmi è lungi dall’essere evidente a prima vista.
Eppure, non appena abbiamo compreso il legame tra i rispettivi centri del Sal 113
e del Cantico del mare, tutto si illumina. L’uscita dall’Egitto, l’intero percorso
dell’esodo che porterà al “santuario” di Giuda (Sal 113,2; Es 15,17), rappresenta
il caso più emblematico dell’azione salvifica di Dio. Strappando i figli di Israele
dalla schiavitù nella terra d’Egitto, il Signore “esalta il povero” (113,7) ed è
così che manifesta “la sua gloria” “al di sopra di tutte le nazioni” (113,4) e che
“la terra” tremerà “davanti al Maestro [...] davanti al Dio di Giacobbe” (Sal
114,7). Perciò chi viene esaltato dal Signore esalta il suo salvatore in cambio.
Gli schiavi nel paese d’Egitto son diventati “servi del Signore” (Sal 113,1).16
7. Ancora qualche esercizio
I “brani” che avete già riscritto formano insieme il primo passo del Sal
119, il grande salmo della Legge.
Quarto esercizio. Ora potere riscriverlo in tre cornici (come il Sal 113
è stato riscritto in tre cornici). Adesso tuttavia non dovete più evidenziare
le relazioni interne di ciascuna delle tre parti come avete fatto finora, ma
evidenziate solo le relazioni tra le tre parti.
Vedi la soluzione dell’esercizio alla fine dell’articolo.
8. L’interpretazione
A che cosa serve tutto questo lavoro tecnico, molto lungo, molto
impegnativo? Semplicemente a capire meglio il testo. Questo è l’obiettivo di
ogni lavoro esegetico.
In questo caso, ecco alcuni punti di interpretazione:
8.1. Beato!
Come l’intero Salterio, il Sal 119 inizia proclamando “beati” coloro che,
evitando “l’iniquità”, si comportano secondo la legge del Signore (Sal 1).
Prima di entrare in scena, di parlare di se stesso, e prima di rivolgersi a Dio,
il salmista elogia coloro che custodiscono le sue testimonianze e le cercano.
Come se avesse bisogno di modelli da seguire, esempi da imitare, guide per
tracciare la via.
16
MEYNET, R., Le Psautier, p. 121-122.
450
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
8.2. Sulla stessa via
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Coloro le cui vie sono perfette sono quelli che camminano nelle vie
di Dio, sui sentieri tracciati dalla sua legge (1-2). Il più caro desiderio del
salmista, il primo che emette, è che le sue vie siano stabilite secondo i decreti
del suo Dio. I sentieri dell’uomo giusto e quelli del Signore s’incontrano. Più
esattamente, coincidono, sono le stesse strade, come se Dio e i suoi fedeli
camminassero insieme. “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che
richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare
umilmente con il tuo Dio” (Mi 6,8).
8.3. Un affare di cuore
“La legge” di Dio, i suoi “precetti”, i suoi “ordini”, i suoi “giudizi”, tutte
queste parole sono pronunciate per essere attuate, per mettere in moto l’uomo
invitato a seguire la via del suo Signore. Tuttavia, i suoi piedi non potrebbero
muoversi se non ci fosse il “cuore”. È infatti “con tutto il cuore” che i giusti
lo cercano (2), il cuore essendo la sede dell’intelligenza, della volontà e anche
dell’amore. È così che il salmista anch’esso promette al suo Signore di lodarlo
“nella rettitudine del cuore” (7), perché avrà ricevuto l’istruzione che cercava.
8.4. Con l’aiuto di Dio
Nel cuore del passo il salmista si rivolge a Dio. Di fronte all’esigenza del
Signore che chiede di osservare la sua legge “completamente” (4), egli spera di
essere in grado di rispondere a tale invito e il desiderio che esprime dinanzi al
suo Dio (5) suona come una richiesta di assistenza e supporto. Continua la sua
preghiera, sperando di essere all’altezza della sua chiamata osservando “tutti
gli ordini” del Signore. Ma alla fine, come se temesse di non poterlo fare, la
sua supplica è alquanto angosciata quando chiede a Dio di non “abbandonarlo
completamente” (8).
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
451
9. Un’intera sequenza
Adesso passiamo al livello superiore a quello del “passo”: studieremo
una “sequenza” che include diversi passi in un tutto unificato, organico.
Si tratta della sequenza centrale del Discorso sul monte in Mt 5–7
(Mt 6,1-18).17
9.1. Il primo passo: l’introduzione (6,1)
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
Un solo versetto introduce l’insieme:
+ 1 Prose,cete ÎdeÐ
= th.n dikaiosu,nhn u`mw/n
+ eiv de. mh, ge(
= misqo.n
+ 1 State-attenti
= la vostra giustizia
+ se no
= ricompensa
mh. poiei/n
e;mprosqen
tw/n avnqrw,pwn
auvtoi/j\
ouvk e;cete
para.
tw/| patri. u`mw/n
toi/j ouvranoi/j)
di non praticare
: per essere ammirati
davanti
agli uomini
da loro;
non avrete
: quello
presso
il vostro Padre
nei cieli.
: pro.j to. qeaqh/nai
: tw/| evn
Diciamo solo che questo breve passo mette in parallelo da una parte “la
vostra giustizia” e il suo “salario” o la sua “ricompensa” e dall’altra parte gli
“uomini” e “il vostro Padre”.
MEYNET, R., Traité de rhétorique biblique, p. 371; vedi soprattutto la tesi (sotto la mia
direzione) di LORI, G. Il discorso della montagna, dono del Padre (Mt 5,1-8,1). Le riscritture
sono mie.
17
452
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
9.2. Il secondo passo (Mt 6,2-4)
+ 2 {Otan ou=n
– mh. salpi,sh|j
– w[sper oi` u`pokritai.
: o[pwj
poih/|j
evlehmosu,nhn(
e;mprosqe,n
sou(
poiou/sin
evn tai/j sunagwgai/j kai. evn tai/j r`u,maij(
doxasqw/sin
u`po. tw/n avnqrw,pwn\
le,gw
to.n misqo.n
u`mi/n(
auvtw/n )
poiou/ntoj
evlehmosu,nhn(
h` avristera,
h` dexia,
sou
sou(
·········································································································
= avmh.n
= avpe,cousin
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
+ 3 sou/ de.
– mh. gnw,tw
– ti, poiei/
: 4 o[pwj
h=| sou h` evlehmosu,nh
evn tw/| kruptw/|\
o` ble,pwn
soi)
evn tw/| kruptw/|
·········································································································
= kai. o` path,r sou
= avpodw,sei
• 2 QUANDO DUNQUE
– NON suonare-la-tromba
– come gli ipocriti
FAI
L’ELEMOSINA,
FANNO
davanti a te,
nelle sinagoghe e le strade,
: affinché siano glorificati
DAGLI UOMINI.
······································································································
= In verità,
= tengono
• 3 MA TU,
+ NON sappia
+ ciò che
dico
la ricompensa
a voi,
di loro.
FACENDO
L’ELEMOSINA,
FA
la tua sinistra
la tua destra,
: 4 affinché la tua ELEMOSINA (sia)
nel segreto.
······································································································
= E IL TUO PADRE
= ridarà in cambio
che vede
a te.
nel segreto
Questo passo comprende due parti: ciò che non si deve fare (2) e ciò che
si deve fare (3-4). Le due parti sono parallele: la riscrittura lo fa vedere. I primi
brani hanno la stessa struttura sintattica: proposizione temporale, principale
seguita da una subordinata (comparativa in 2c, relativa in 3c) e infine proposizione finale. I secondi brani dicono quale sarà la ricompensa.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
453
9.3. Il terzo passo (6,5-6)
Il passo seguente è di composizione analoga:
• 5 Kai.
o[tan proseu,chsqe(
– ouvk e;sesqe
- o[ti filou/sin
- kai. evn tai/j gwni,aij
w`j oi` u`pokritai ,(
evn tai/j sunagwgai/j
tw/n plateiw/n
.. o[pwj fanw/sin
e`stw/tej proseu,cesqai(
toi/j avnqrw,poij\
······························································································
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
= avmh.n
= avpe,cousin
• 6 su. de.
le,gw
to.n misqo.n
u`mi/n(
auvtw/n)
o[tan proseu,ch|(
+ ei;selqe
+ kai. klei,saj
+ pro,seuxai tw/| patri, sou tw/|
eivj to. tamei/o,n sou
th.n qu,ran sou
evn tw/| kruptw/|\
······························································································
= kai. o` path,r sou o` ble,pwn
= avpodw,sei soi)
•5E
QUANDO
– non siate
– perché amano
– e negli angoli
: affinché appaiano
evn tw/| kruptw/|
PREGATE,
come gli ipocriti:
nelle sinagoghe
delle piazze
in piedi PREGARE,
AGLI UOMINI.
···································································································
= In verità,
= tengono
• 6 MA TU, QUANDO
+ entra
+ e chiusa
+ PREGA
dico
la ricompensa
a voi,
di loro.
PREGHI,
nella tua camera,
la tua porta,
il tuo Padre
che (è) nel segreto.
···································································································
= E IL TUO PADRE
= ridarà in cambio
454
che vede
a te.
nel segreto
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
9.4. L’ultimo passo (16-18)
Quinto esercizio. Adesso fate la riscrittura dell’ultimo passo:
E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti,
che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In
verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17 Tu invece, quando
digiuni, profumati la testa e lavati il volto, 18 perché la gente non veda che
tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel
segreto, ti ricompenserà.
16
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
9.5. L’intera sequenza (Mt 6,1-18)
E ora, vediamo l’intera sequenza, senza entrare in tutti i dettagli, per
mancanza di spazio. Si tratterà di capire i rapporti tra i passi; ognuno deve
essere interpretato in sé, ma il significato del tutto è più della somma dei sensi
di ciascun passo.
Le opere di “giustizia” sono tre: elemosina, preghiera, digiuno L’opera
centrale, la preghiera, è particolarmente sviluppata: al passo dei versetti 5-6,
che sono paralleli ai passi delle elemosine (2-4) e del digiuno (16-18), viene
aggiunto un lungo passo che fornisce nuovi consigli (7-8 e 14-15), e questi
nuovi consigli incorniciano la preghiera del Signore.18
Per l’interpretazione dell’intera sequenza, si tratta di capire qual è la
relazione tra le tre opere di “giustizia”.
La richiesta del pane non è solo la chiave di volta della preghiera del
Signore, è anche la chiave di lettura dell’insieme costituito da elemosina,
preghiera e digiuno. Una prima domanda potrebbe sorgere in questi termini,
come quelli di un enigma: cosa c’è in comune tra l’elemosina e il digiuno?
Queste due pratiche religiose devono essere correlate l’una all’altra, dal
momento che sono simmetriche, che si corrispondono da ciascun lato della
preghiera che incorniciano; inoltre, sono composte esattamente sullo stesso
modello.
18
MEYNET, R., La composition du Notre Père, p. 1-28; traduzione italiana, MEYNET, R., La
composizione del Padre nostro. Studia Rhetorica Biblica et Semitica, n.19, p. 1-20.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
455
1 State
attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro,
altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
2 Dunque,
QUANDO FAI L’ELEMOSINA, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti
nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già
ricevuto la loro ricompensa.
3 Invece, MENTRE TU FAI L’ELEMOSINA, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,
4 perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E QUANDO PREGATE, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle
piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già
ricevuto la loro ricompensa.
6 Invece, QUANDO TU PREGHI, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo,
che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
7 Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di
parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno
prima ancora che gliele chiediate. 9 Voi dunque pregate così:
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
5
Padre nostro che sei nei cieli,
+ sia santificato il tuo nome,
– 10 venga il tuo regno,
: sia fatta la tua volontà,
11 il
da
pane
come in cielo così in terra.
nostro quotidiano
a noi oggi
: 12 e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
– 13 e non abbandonarci alla tentazione,
+ ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà
anche a voi; 15 ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le
vostre colpe.
14
E QUANDO DIGIUNATE, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria
disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro
ricompensa.
17 Invece, QUANDO TU DIGIUNI, profumati la testa e làvati il volto, 18 perché la gente non veda
che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
16
In entrambi i casi, c’è l’accettazione di una mancanza: colui che dà
l’elemosina e colui che digiuna rinunciano al pane che hanno, che hanno chiesto
al loro Padre nella preghiera e hanno ricevuto da lui. L’elemosina è il pane del
quale ci si priva per darlo ai poveri, agli affamati. Con l’elemosina l’uomo
456
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
compie le opere di Dio, imita la generosità del Padre suo e si manifesta così
come suo figlio. Così parlava Giobbe: “Io ero il padre dei poveri” (Gb 29,16).
Colui che sta digiunando rinuncia anche, per un certo tempo, a mangiare il suo
pane. Significa così che non è l’origine di se stesso, che non è dal suo stesso
lavoro che deriva il suo sostentamento, che la vita non gli viene dal pane, ma da
Colui che gli dà il pane; in altre parole, davanti a Dio — davanti a Dio solo, dice
Gesù — riconosce la sua filiazione. In breve, praticare l’elemosina è essere un
padre, praticare il digiuno significa comportarsi da figlio. “Praticare la giustizia”
significa quindi trovare il suo giusto posto sulla linea della filiazione, quella che
si riceve e quella che si dà; come il pane che lo simboleggia.
10. Un’altra sequenza (Mt 5,3-16)
L’analisi di un altro testo (Mt 5,3-16), sempre nel Discorso sulla
montagna, ci riserva una bella sorpresa.19
Si dice spesso che le Beatitudini sono otto perché il versetto 10 fa
“inclusione” con il versetto 3. È vero che i loro secondi membri sono identici
(“perché a essi è il regno dei cieli”). Ma due frasi ripetute possono avere una
funzione diversa da quella di “termini estremi”, cioè, che segnano i limiti di
un’unità letteraria. Possono anche svolgere il ruolo di “termini iniziali”, vale a
dire che segnalano l’inizio di due unità diverse. È questo il caso. Inoltre, se le
prime sette beatitudini sono brevi (ciascuna è un segmento bimembro), l’ottavo,
quello della persecuzione è molto più sviluppato (10-12). La sua importanza è
sottolineata dal posto centrale che occupa al centro della sequenza.
Non si tratta qui di eseguire un’analisi dettagliata della sequenza, passo
dopo passo, quindi dell’intera sequenza. Bisognava solo osservare che il
primo passo (3-9) comprende sette beatitudini come il Padre Nostro include
sette richieste; osservare anche che la beatitudine centrale (6) corrisponde
alla domanda centrale del Padre nostro: al centro della preghiera del Signore
chiediamo il nostro pane, al centro delle beatitudini sono saziati coloro che
hanno fame e sete della giustizia. Quindi capiamo che “il pane” ha qualcosa
a che fare con la “giustizia”. Ma che cos’è questa “giustizia”? Il resto della
sequenza lo dirà. Infatti, la parola “giustizia” è ripresa all’inizio del secondo
passo (10a): la giustizia, è ciò “a causa di cui” i discepoli saranno perseguitati.
E nel seguente versetto impariamo che sono perseguitati “a causa di”
19
MEYNET, R., I frutti dell’analisi retorica, p. 403-436.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
457
Gesù. La “giustizia” è Lui! Quando interpretiamo il pane della preghiera
del Signore come il corpo di Cristo, non siamo lontani dall’identificare la
giustizia con Lui ...
. 3 Beati
. 5 Beati
i poveri in spirito,
i miti,
perché a essi è il regno
dei CIELI!
perché essi EREDITERANNO la terra!
······················································································································
: 4 Beati i piangenti,
6
perché essi saranno consolati!
Beati gli affamati e assetati della GIUSTIZIA, perché essi saranno saziati!
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
: 7 Beati i misericordiosi,
perché essi saranno misericordiati!
······················································································································
. 8 Beati
i puri di cuore,
perché essi Dio VEDRANNO !
. 9 Beati
i pacifici,
perché essi FIGLI di Dio saranno-chiamati!
10
Beati i perseguitati a causa de la GIUSTIZIA,
perché a essi è il regno
dei CIELI!
·················································································································
11
Beati siete
12
Rallegratevi ed esultate,
quando insulteranno voi e perseguiteranno
e diranno ogni male contro di voi a causa di ME.
perché il vostro salario è grande
nei CIELI!
·················································································································
Così infatti perseguitarono i profeti prima di voi.
+ 13 Voi, siete IL SALE
della terra.
·······························································
.. Ma se il sale perdesse il sapore,
con che cosa lo si salerà?
····································································································································
= A niente serve
=
+ 14 Voi, siete LA LUCE
che di essere gettato fuori
per essere calpestato dagli uomini.
del mondo.
·······························································
- Non può una città essere nascosta
:: 15 e non accendono una lucerna
:: ma sopra il lucerniere
sopra un monte collocata.
e la mettono sotto il moggio
e risplenda per tutti quelli nella casa.
····································································································································
= 16 Così risplenda la luce vostra davanti agli uomini
Perché VEDANO le
vostre buone opere
= e glorifichino IL PADRE vostro quello
nei CIELI.
458
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
Conclusione: il Padre nostro e una preghiera musulmana
Non si può riprendere in questa sede l’analisi dettagliata della Preghiera del
Signore;20 l’abbiamo appena vista nel suo contesto immediato. Analizzeremo
un testo musulmano per terminare la breve esposizione. È un testo che alcuni
chiamano il “Padre nostro musulmano” perché è molto simile alla preghiera
del Signore, ma con notevoli differenze.
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
hadîth al-ruqya (hadîth per la guarigione) IBN HANBAL, Musnad, n° 23839
(con qualche variante in ABÛ-DÂWUD, Sunan, Libro 22, Tibb, 19 bâb kayfa al-ruqy)
fî s-samâ’,
smu-ka
fî-s-samâ’i
Rabba-nâ lladî
: taqaddasa
: AMRU-KA
wa l-’arḍ
······································································
ALLAHUMMA
fî s-samâ’i
– kamâ AMRU-KA
– fağ’al
:: ‘alay-nâ
RAḤMATA-KA
ALLAHUMMA
rabba
fî l-’arḍ
ṭ-ṭayyibîna
–
– wa
ġfir la-nâ
dunûba-nâ
hûba-nâ
wa ḥaṭayânâ-nâ
– wa
– wa
šifâ’an
min šifâ’i-ka
··························································································
nazzil
RAḤMATA-KA
:: ‘alâ mâ bi-Fulân
:: fa-yabra’
20
min šakwa
MEYNET, R., A Análise retórica, p. 391-408.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
459
...da Fadâla b. ‘Ubayd al-Ansârî che ha detto: il profeta mi ha insegnato una preghiera
profilattica e mi ha ordinato di usarla per chi volevo, dicendomi: “Dì:
Signore nostro
che (sei)
: sia santificato
: IL TUO COMANDO (sia)
nel cielo,
il tuo nome
nel cielo
1
e la terra.
···························································································
ODDIO,
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
– come IL TUO COMANDO
– così metti
: SU di noi
ODDIO,
Signore
2
3
4
(è)
nel cielo
la tua misericordia
sulla terra
5
6
7
dei buoni,
8
–
–e
perdona a noi
i nostri peccati
le nostre colpe
e le nostre mancanze
9
10
–e
–e
fa’ scendere
una guarigione
la tua misericordia
delle tue guarigioni
11
12
soffre
13
14
···························································································
:: SU ciò di cui N.
:: e che guarisca.
I due brani della prima parte sono paralleli. Iniziano con un’apostrofe, il
“comando” e la “misericordia” che viene aggiunta in seguito devono essere
realizzati “in cielo” e “sulla terra”.
La seconda parte è anche introdotta da un’apostrofe: “Oddio, Signore
dei buoni” corrisponde a ” Signore nostro” all’inizio della prima parte. Nel
primo brano (8-10), la preghiera è fatta per “noi”, per ottenere il perdono dei
nostri peccati, mentre il secondo pezzo richiede la guarigione per il paziente
per il quale preghiamo. Notiamo la ripresa della “misericordia” da una parte
all’altra (6.11).
Le somiglianze tra questa preghiera e il Padre Nostro di Mt saltano agli
occhi, sin dalla prima apostrofe (linea 1). La prima richiesta (2) è identica
a quella della preghiera del Signore; la seconda (3) assomiglia alla terza
richiesta del Padre (“Sia fatta la tua volontà come nei cieli così sulla terra”);
la richiesta di perdono si trova sulle linee 9-10. Tuttavia non basta notare le
somiglianze, dobbiamo anche vedere cosa distingue questo testo dal Padre
nostro. La composizione è parallela mentre quella del Padre Nostro di Matteo
460
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
è concentrica. Questo dal punto di vista della forma. Dal punto di vista del
contenuto le differenze sono essenziali. Sin dalla prima parola, colui a cui è
rivolta la preghiera non è chiamato “Padre nostro” ma “Signore nostro”; tutta
la differenza è già lì. Molti cristiani, così abituati a considerare Dio come
Padre, non possono nemmeno immaginare che possa essere diversamente
negli altri credenti. Ora l’Islam differisce dalla fede cristiana su questo punto
fondamentale della filiazione divina. Per l’Islam, Gesù non è affatto il Figlio
di Dio; ancor di meno i suoi discepoli! Si capisce quindi perché la richiesta
centrale della Preghiera del Signore, la richiesta di pane che è la specifica
richiesta del figlio, è totalmente assente dalla preghiera che la tradizione
musulmana fa risalire a Maometto stesso. Si capisce anche che se questa
preghiera musulmana invoca il perdono di Dio, non riprende il “come noi
perdoniamo anche” della preghiera cristiana. Si sarà notato che un “come” si
trova nella terza richiesta (5), alla quale corrisponde un “così” (6); ma questo
“come” indica solo il lavoro dell’unico Dio “in cielo” e “sulla terra”. Nel
Padre nostro, al contrario, la volontà di Dio è affidata all’uomo perché sia
adempiuta “come nei cieli e sulla terra”, cioè sulla terra dagli uomini, come
in cielo da Dio.
Soluzioni
– 4 ’attâ
:: lišmōr
ṣiwwîtâ
me’ōd
piqqudèkā
– 5 ’aḥălay
:: lišmōr
yikkōnû
ḥuqqèkā
derākāy
– 4 Tu,
:: PER OSSERVARE
hai comandato
completamente.
I TUOI PRECETTI,
– 5 Possano
:: PER OSSERVARE
essere stabilite
LE MIE VIE
I TUOI DECRETI
(SAL 119,4-5).
Complementarità tra i due segmenti: il primo ha Dio come soggetto, il
secondo riguarda l’uomo, cioè l’io del salmista. Anche i secondi membri sono
complementari: uno è l’oggetto del desiderio di Dio (“perché siano osservati”),
l’altro della volontà dell’uomo. I “precetti” di Dio diventeranno le mie “vie”.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
461
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
Soluzione del primo esercizio:
+ 1 ’ašrê
.. HAHŌLKÎM
temîmêbetôrat
+ 2 ’ašrê
.. bekol-lēb
nōṣrê
yidrešûhû
‘ēdōtāyw
+ 3 ’ap
.. biDRĀKĀYW
lō’-pā‘ălû
‘awlâ
HĀLĀKÛ
+ 1 Beati
.. I CAMMINANTI
i perfetti
nella legge
di
,
del Signore!
= 2 Beati
.. con tutto il cuore
gli osservanti
lo cercano,
i suoi ordini
+ 3 Mai
.. nelle sue
non hanno commesso l’iniquità,
CAMMINANO.
DĀREK
yhwh
(Sal 119,1-3)
I primi due segmenti iniziano con la stessa parola “Beati” (fungono da
“termini iniziali”); “legge” e “ordini” sono sinonimi.
L’ultimo segmento dice la stessa cosa ma con la negazione: “l’iniquità”
si oppone a “la legge” e a “gli ordini”.
I segmenti estremi corrispondono, con la ripresa di “via/vie” e
“camminare” (svolgono la funzione di “termini estremi” o “inclusione”).
Soluzione del terzo esercizio:
= 6 ’āz
: behabbîṭî
7
462
lō’-’ēbôš
’el-kole
miṣwōtèkā
= ’ôdkā
: belomdî
b yōšer
mišpeṭê
lēbāb
ṣidqekā
= 8 ’et-ḥuqqèkā
:: ’al-ta‘azbēnî
’ešmōr
‘ad-me’ōd
+ 6 Allora
: guardando
non mi vergognerò
verso tutti
i tuoi comandamenti.
+ 7 Ti loderò
: istruito
in rettitudine
dei giudizi
di cuore,
della tua giustizia.
= 8 I tuoi decreti
:: non abbandonarmi
osserverò,
completamente.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
(Sal 119,6-8)
I primi due segmenti si corrispondono: i loro primi membri sono
complementari (lungi dal “vergognarmi”, “loderò”), i loro secondi membri
dicono il come, cioè l’osservanza della legge. Il terzo segmento è diverso: il
suo primo membro corrisponde al secondo membro dei primi due segmenti
(l’osservanza della legge), il suo secondo membro chiama l’aiuto di Dio, come
per dire che ha bisogno dell’aiuto del Signore per osservare la sua legge.21
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
Soluzione del quarto esercizio:
+ 1 ’ašrê
: hahōlkîm
temîmêbetôrat
dārek
yhwh
+ 2 ’ašrê
: bekol-lēb
nōṣrê
yidrešûhû
‘ēdōtāyw
– 3 ’ap
: bidrākāyw
lō’-pā’ălû
hālākû
‘awlâ
– 4 ’attâ
:: lišmōr
ṣiwwîtâ
me’ōd
piqqudèkā
– 5 ’aḥălay
:: lišmōr
yikkōnû
ḥuqqèkā
derākāy
= 6 ’āz
: behabbîṭî
7
lō’-’ēbôš
’el-kole
= ’ôdkā
: belomdî
b yōšer
mišpeṭê
= 8 ’et-ḥuqqèkā
: ‘al-ta‘azbēnî
’ešmōr
‘ad-me’ōd
21
miṣwōtèkā
lēbāb
ṣidqekā
Vedi la mia analisi retorica del Sal 119 in MEYNET, R., Le Psautier, p. 189-325.
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
463
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
+ 1 Beati
: i camminanti
i perfetti
nella LEGGE
di
,
del Signore!
+ 2 Beati
: con tutto il CUORE
gli osservanti
lo cercano.
I SUOI ORDINI,
– 3 Mai
: nelle sue
NON hanno
commesso
camminano.
l’iniquità,
:: 4 Tu,
= PER OSSERVARE
COMPLETAMENTE.
HAI COMANDATO
I TUOI PRECETTI,
:: 5 Possano
= PER OSSERVARE
essere stabilite
I TUOI DECRETI.
le mie
,
+ 6 Allora
: guardando
NON mi vergognerò
verso tutti
I TUOI COMANDAMENTI.
+ 7 Ti loderò
: istruito
in rettitudine
dei GIUDIZI
di CUORE,
della tua giustizia.
= 8 I TUOI DECRETI
: non abbandonarmi
OSSERVERÒ,
COMPLETAMENTE.
La parte centrale, come spesso accade, occupa un gran numero di
termini che si trovano negli altri due. Ha in comune con l’ultima parte, “tu
hai comandato” e “i tuoi comandamenti” (4a.6b), “osservare” (4b.5b.8a),
“totalmente” (4b.8b), “i tuoi decreti “(5b.8a); “Vie” di 5a si trova già agli
estremi della prima parte (1a.3b).
“Cuore” ritorna nei segmenti centrali delle parti estreme (2b.7a); “tutto”
di 2b sarà ripreso da “tutti” in 6b. Infine, notiamo che nell’ultimo segmento
della prima parte e nel primo segmento dell’ultima, i secondi termini sono i
verbi con la negazione (3a.6a).
La prima parte, che è tutta alla terza persona plurale, elogia i giusti che
osservano la Legge di Dio (1-2) evitando ogni iniquità (3). La terza parte
è in prima persona singolare, come se il salmista volesse contare se stesso
tra i giusti della prima parte. Proprio come i giusti “non hanno commesso
iniquità”, lui “non si vergognerà”. I due segmenti della parte centrale collegano
il Signore che ha dato i suoi decreti da osservare (4) e il salmista che chiede
di poterlo fare (5).22
22
MEYNET, R., Le Psautier, p. 195-197.
464
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
Soluzione del quinto esercizio:
• 16 {Otan de.
nhsteu,hte(
– mh. gi,nesqe
– avfani,zousin ga.r
: o[pwj fanw/sin
w`j oi` u`pokritai.
ta. pro,swpa
skuqrwpoi,(
auvtw/n
toi/j avnqrw,poij
nhsteu,ontej\
le,gw
to.n misqo.n
u`mi/n(
auvtw/n )
·······································································································
= avmh.n
= avpe,cousin
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
• 17 su. de.
nhsteu,wn
+ a;leiyai,
+ kai. to. pro,swpo,n sou
: 18 o[pwj mh. fanh/|j
: avlla. tw/| patri, sou
sou th.n kefalh.n
ni,yai(
toi/j avnqrw,poij
nhsteu,wn
tw/| evn tw/| krufai,w\|
·······································································································
= kai. o` path,r sou
= avpodw,sei
o` ble,pwn
soi)
• 16 QUANDO
evn tw/| krufai,w|
DIGIUNATE,
– non siate
– scompongono infatti
: affinché appaiano
come gli ipocriti
LE FACCE
DAL VOLTO-SCURO:
LORO,
agli uomini
DIGIUNANDO.
dico
la ricompensa
a voi,
di loro.
·······································································································
= In verità,
= tengono
• 17 MA TU,
DIGIUNANDO,
+ profuma
+ e LA TUA FACCIA
LA TUA TESTA
lava,
: 18 affinché tu non appaia
: ma al tuo Padre
agli uomini
DIGIUNANDO,
che (è) nel segreto.
·······································································································
= E il tuo Padre
= ridarà in cambio
che vede
a te.
nel segreto
ATeo, Rio de Janeiro, v. 24, n. 65, p. 431-468, mai./ago.2020
465
Riferimenti bibliografici
BOYS, T. A Key to the Book of the Psalms. L.B Seeley & Sons, London:
Seeley, 1825.
10.17771/ PUCRio.ATeo.49825
BOYS, T. Tactica Sacra: An Attempt to Develope and to Exhibit to the Eye
by Tabular Arrangements, a General Rule of Composition Prevailing in the
Holy Scriptures. T. Hamilton, London: T. Hamilton, 1824. Disponibile in:
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Roland Meynet
Docente de Teologia Bíblica na Faculdade de Teologia da Pontificia
Università Gregoriana
Roma – Itália
E-mail:
[email protected]
Recebido em: 28/01/20
Aprovado em: 14/07/20
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