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Aula di Lettere
Percorsi nel mondo umanistico
ITALIANO
Letteratura ed ecologia
Sia la letteratura che l’ecologia si interessano
alla relazione tra gli individui e gli ambienti,
naturali o sociali. Ma in che modo queste due
discipline si incontrano e si integrano, in un
momento in cui l’ambiente che ci circonda è così
condizionato dall’attività dell’essere umano?
di Niccolò Scaffai
L’ecologia non è solo una disciplina scienti ca, ma coinvolge anche idee,
conoscenze, valori, rappresentazioni, la vita in comune nei suoi vari aspetti. In
quest’insieme, il ruolo della letteratura è cruciale: letteratura ed ecologia infatti
s’interessano entrambe alla relazione tra gli individui e gli ambienti, naturali o
sociali. Nei secoli, l’idea di ambiente e di relazione tra umano e naturale si è
formata anche attraverso la letteratura. Ma è soprattutto nell’epoca
contemporanea – esposta alle conseguenze della crisi climatica, al crollo della
biodiversità, al diffondersi delle pandemie – che letteratura ed ecologia trovano
elementi di reciproca implicazione. Da un lato, infatti, il discorso ecologico ha
adottato costruzioni narrative tipicamente letterarie (il best seller Spillover.
L’evoluzione delle pandemie, del divulgatore scienti co e scrittore David Quammen,
è costruito quasi come un romanzo). Dall’altro lato, la letteratura ha ricavato
dall’ecologia sia argomenti direttamente legati alle questioni ambientali (il tema
dei ri uti, per esempio, su cui hanno scritto autori come Italo Calvino, Roberto
Saviano; fuori d’Italia, Daniel Pennac, Michel Tournier, Don DeLillo); sia elementi
per rinnovare temi classici come quello della ne del mondo, presente in molta
ction letteraria e soprattutto cinematogra ca. Lo studio della letteratura in
chiave ecologica ha preso piede soprattutto negli Stati Uniti, a partire dagli anni
Novanta; è in quel decennio, infatti, che si è affermato il cosiddetto Ecocriticism.
Più di recente, lo studio ecologico della letteratura si è diffuso anche in Europa e
in Italia, con premesse e obiettivi in parte diversi dal modello americano. La
differenza principale dipende da una diversa idea di natura e paesaggio: nella
cultura americana prevale il valore della wilderness, la natura incontaminata e
disabitata; nel contesto italiano, ambienti e paesaggi sono determinati da una
stretta relazione con la Storia.
Temi e strutture
Molti esempi di scritture sui luoghi e gli ambienti sono di genere misto tra
racconto e saggio. Ciò dipende anche dal fatto che diversi autori sono scienziati,
storici, giornalisti abituati a esprimersi attraverso la scrittura argomentativa.
Inoltre, l’orientamento sul contesto – la natura, il paesaggio, il clima – invece che
sull’io di un protagonista rovescia le proporzioni tra racconto e digressione
storico-scienti ca: splendido esempio è Gli anelli di Saturno (1995) dello scrittore
tedesco W. G. Sebald. Quella che viene raccontata è la storia degli ambienti e dei
suoi abitanti, non necessariamente umani: i personaggi principali possono
essere gli animali o le piante, come nel recente Il sussurro del mondo (2018) dello
scrittore americano Richard Powers. Il fatto che al centro non siano più le
vicende individuali ma le "storie naturali" richiede in effetti, da parte del
narratore, una vocazione all’inchiesta: la narrazione dovrà infatti seguire le
tracce, attraverso il tempo, di gure e fenomeni collegati tra loro, partendo da
situazioni e premesse distanti. L’opera, insomma, diventa espressione di una
concatenazione, di una causalità complessa che rappresenta (e rivela) attraverso
la forma della narrazione, la connessione reciproca tra gli elementi che
intervengono nel sistema dell’ambiente. Questo perché, come ha scritto il
losofo inglese Timothy Morton, i fattori ecologici come il clima sono
"iperoggetti". Esempi di questo procedimento si trovano già in alcuni racconti di
Mario Rigoni Stern, in particolare nella raccolta Uomini, boschi e api (1980). Rigoni
Stern mostra proprio come gli eventi naturali possano essere colti e interpretati
insieme ai segni lasciati dalla Storia. È quello che accade nel racconto I ghiri, in
cui lo scrittore ricostruisce le cause di un’invasione di quei roditori, nocivi per le
piante, nei boschi della sua regione. Nella vicenda raccontata da Rigoni Stern, il
bosco, gli animali e le persone compaiono inevitabilmente legati. Storia e natura
si intrecciano anche nell’opera del poeta Andrea Zanzotto. Lo scenario del suo
Galateo in bosco (1978) è la selva del Montello, teatro di combattimenti nella Prima
guerra mondiale. In quel luogo emblematico Zanzotto fa con uire anche due
diverse gurazioni: l’immagine di una natura idealizzata e sublime, in cui
Giovanni della Casa scrisse il Galateo; e la meta degradata di un turismo che
inquina e altera secolari equilibri lasciando che la natura sia sommersa dalla
speculazione edilizia. Alla costruzione di una causalità complessa si lega un
classico dispositivo retorico, lo straniamento, che consiste nel rappresentare
oggetti e situazioni noti come se li vedessimo per la prima volta. All’origine del
pensiero ecologico c’è proprio uno sguardo originale sull’ambiente, attraverso la
comprensione del "punto di vista", o meglio delle attitudini e delle coordinate
sensoriali di animali e altre creature non umane. L’ecologia mette così in
discussione la prospettiva antropocentrica e, con essa, idee di natura inattuali
come la relazione asimmetrica basata sul controllo della natura da parte
dell’essere umano; l’idealizzazione del paesaggio; la distinzione rigida ed
esclusiva tra naturale e arti ciale. La letteratura ecologica spesso contesta tali
stereotipi: un autore può ad esempio contare sul meccanismo dello straniamento
per illustrare i danni prodotti dall’uomo sull’ambiente, facendoci guardare con
occhi diversi gli effetti di alcune nostre abitudini quotidiane. Lo stesso accade
quando un’opera di nzione racconta e giudica la civiltà umana dalla prospettiva
di altri esseri, reali o fantastici. Non si tratta di un procedimento adottato solo
dalla letteratura più recente ed ecologicamente consapevole; valga per tutti il
caso delle Operette morali di Giacomo Leopardi in cui il pensiero relativistico
leopardiano si esprime attraverso il punto di vista straniante di folletti, gnomi e
altre gure immaginarie.
Letteratura ed ecologia, dal Novecento all’epoca dell’Antropocene
La letteratura del secondo Novecento si è misurata con le trasformazioni epocali
del paesaggio, naturale e sociale, dell’Italia contemporanea. Tra gli scrittori che
più hanno ri ettuto su tali mutamenti ci sono Pier Paolo Pasolini, Paolo Volponi,
Italo Calvino, Anna Maria Ortese. Nel volume I racconti (1958), ad esempio,
Calvino rappresenta il rapporto tra l’uomo e la natura descrivendo proprio il
passaggio dalla sintonia quasi edenica dell’uomo con le creature a una
condizione di ostilità e alienazione (evidente in testi come La formica argentina,
La speculazione edilizia, La nuvola di smog). Nella letteratura italiana degli ultimi
anni, la relazione con l’ambiente può essere declinata in vari modi. Può
assumere un risvolto romantico-regressivo negli autori che privilegiano la
geogra a appartata delle zone d’Italia trascurate o remote: è il caso di Franco
Arminio, inventore della cosiddetta "paesologia". Altri autori si rifanno alla
dimensione della wilderness, innestandola su una tradizione più autoctona,
ispirata proprio da Rigoni Stern: è il caso tra gli altri di Paolo Cognetti, vincitore
del Premio Strega con il romanzo Otto montagne (2016). Altri ancora, attraverso
temi e questioni ecologiche, tentano un confronto più apertamente politico (si
pensi ai Wu Ming). La trasformazione dell’ambiente è un tema che entra anche
in romanzi italiani recenti che svolgono il tema ecologico in relazione con la
dimensione storico-sociale ed esistenziale: è il caso di Violazione di Alessandra
Sarchi (2012) e La vita in tempo di pace (2013) di Francesco Pecoraro. C’è poi
un’importante linea distopica, che dialoga con temi e modelli della letteratura e
della ction mondiali: si segnalano in questa categoria i libri di Laura Pugno,
Sirene (2007); di Paolo Zanotti, Bambini bonsai (2010); di Niccolò Ammaniti, Anna
(2015); di Luca Doninelli, Le cose semplici (2015); di Bruno Arpaia, Qualcosa, là
fuori (2016). La narrativa distopica ha uno speci co rilievo in ambito ecologicoletterario: praticano il genere autori e autrici contemporanei fra i maggiori, come
Margaret Atwood. Per capirne le ragioni, si può fare riferimento a un saggio
recente, La grande cecità (2016), dello scrittore di origine indiana Amitav Ghosh.
Ghosh osserva che il romanzo realistico, di derivazione ottocentesca, è spesso
inadeguato per rappresentare eventi come il cambiamento climatico. Gli effetti
della crisi ecologica incidono infatti su vasta scala, al di là della vita quotidiana
degli individui "medi", protagonisti del romanzo tradizionale. Perciò, spiega
Ghosh, «l’era del surriscaldamento globale s da sia l’immaginazione letteraria
sia il buonsenso contemporaneo». Per raccogliere questa s da, la letteratura ha
cominciato a misurarsi con il concetto di "Antropocene". Il termine, introdotto dal
biologo Eugene F. Stoermer e dal chmico Paul Crutzen, de nisce un’epoca
geologica – la nostra – in cui l’uomo è diventato un decisivo agente di
trasformazione sistemica, di cui fanno le spese l’ambiente e il territorio, la
biodiversità e il clima. Il racconto dell’Antropocene si concentra da un lato sulle
conseguenze apocalittiche di questa trasformazione (per certi versi irreversibile:
ne ha preso atto lo scrittore americano Jonathan Franzen, in opere come La ne
della ne della terra, 2018 e E se smettessimo di ngere?, 2019); dall’altro sulla
rappresentazione dell’umano in termini di specie, recuperando un tempo
profondo che precede e supera i limiti cronologici e sociali della Storia: si veda il
recente Underland (2019) di Robert Macfarlane. Lo scrittore Jonathan Safran
Foer, nel saggio Possiamo salvare il mondo prima di cena (2019) ha osservato come
ormai tutti sappiamo, più o meno bene, a quali rischi ci espone il riscaldamento
globale; ma, osserva Foer, sono pochi quelli che, pur sapendo, credono. Anche se
razionalmente sappiamo che la situazione è grave, non ci crediamo davvero, non
ci comportiamo come quando un pericolo certo e imminente sta per
raggiungerci. Credere e agire richiedono infatti, oltre alla conoscenza, anche una
reazione empatica che avviene al livello sociale e culturale. La letteratura al
tempo dell’Antropocene può avere questa preziosa funzione.
Bibliogra a
Testi citati: AMMANITI N. (2015), Anna, Einaudi, Torino. ARPAIA B. (2016),
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narrativa, Carocci, Roma. Niccolò Scaffai insegna Critica letteraria e letterature
comparate all’Università degli Studi di Siena, dove dirige il Centro
interdipartimentale di ricerca Franco Fortini in “Storia della tradizione culturale
del Novecento”. Ha insegnato dal 2010 al 2019 Letteratura contemporanea
all’Università di Losanna. È membro del direttivo di Compalit. Associazione di
Teoria e Storia Comparata della Letteratura. Collabora con diverse riviste
scienti che e testate culturali. Tra i suoi ultimi libri: Il lavoro del poeta (2015) e i
commenti alle opere di Montale per Mondadori (La bufera e altro, 2019; Farfalla di
Dinard, 2021). Allo studio ecologico della letteratura ha dedicato, oltre a vari saggi
e interventi, i volumi Letteratura e ecologia. Forme e temi di una relazione narrativa
(2017) e Ecopoetry. Poesia del degrado ambientale (2018). Crediti immagini:
Apertura: Guillaume De Germain, Unsplash (Unsplash License) Box: Markus
Spiske, Unsplash (Unsplash License)
CATEGORIE
Letteratura, Italiano
PAROLE CHIAVE
ambiente, cambiamento climatico, ecologia, Obiettivo 13 – Lotta contro il cambiamento
climatico, Obiettivo 15 – Vita sulla Terra, Obiettivo 4 – Istruzione di qualità