so alla voluntà di Dio et in aIbitrio della fortuna. Sono stato in Lombardia tanti anni con la riputazione che ognuno sa~ el fine sarà forse infelice, ma non voglio per niente che sia dishonorevole". Così in effetti in una lettera del 20 dicembre 1521 al fratello Iacopo, durante l'assedio di Parma, da Guicciardini difesa con valore e con inaspettato successo. Va da sé che dalla specifica specola offerta da questi testi il lettore percorre anche anni ed eventi centralissimi per la storia degli stati italiani, i quali stavano vivendo all'ombra del conflitto franco-imperiale gli ultimi sprazzi della loro autonomia politica. E proprio di un disperato tentativo di resurrezione il Guicciardini, che di lì a poco sarebbe divenuto l'animatore della Lega di Cognac sarà uno dei massimi artefici, e forse il più consapevole degli sconfitti. Della sua intelligenza critica, e della amara sua disillusione, queste lettere per chi abbia la pazienza di seguire nel loro tessuto il lent...
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