Andrea Marcon
IL LIBRO, LA STAMPA, IL RASOIO
Correva l’anno 1769, un certo James Granger, curato di Shiplake (Oxon, Inghilterra) vede pubblicato il frutto della propria pluriennale attività di compulsatore di testi e collezionista di stampe: l’opera in due volumi intitolata Biographical History of England from Egbert the Great to the Revolution, Consisting of Characters Dispersed in Different Classes, and Adapted to a Methodical Catalogue of Engraved British Heads
Pubblicata a Londra per Thomas Davies, editore-libraio con sede «in Russel Street, Covent Garden».. L’idea dell’autore, all’epoca poco più che quarantenne, era di assemblare un catalogo che elencasse tutte le incisioni allora note raffiguranti personaggi eminenti della storia britannica, organizzati a seconda del periodo storico in cui questi fiorirono e suddividendoli in base alla classe sociale di appartenza (dalla famiglia reale a scendere); fra gli scopi espliciti in questa impresa v’era anche quello di incoraggiare il collezionismo di simili ritratti, al fine di «supply the defect, and answer the various purposes, of medals»
Così nei frontespizi delle varie edizioni, in un’espressione tesa ad anticipare i temi proposti nella prefazione. Sulla funzione della numismatica per i collezionisti di ritratti si veda anche l’accenno di Marta Zanuttini nel suo contributo nel presente volume alla nota 35.. Ogni voce biografica descriveva le relative stampe censite, indicando anche in quale libro (di storia, memorie personali, araldica, eccetera) fossero eventualmente reperibili. Granger poté avvalersi della collaborazione di alcuni importanti collezionisti e antiquari, tra i quali William Musgrave, James West, Horace Walpole (a quest’ultimo dedicò il proprio lavoro)
La raccolta Musgrave venne battuta all’asta da Richardson l’anno stesso della sua morte (1800): contava 10.000 pezzi. Per le stampe di James West, presidente della Royal Society, si attese invece un anno dalla dipartita: nel 1773 da Langford & Son si vendettero i libri, le monete, le opere d’arte; i ritratti dovrebbero essere stati inclusi nell’asta del 19 gennaio «of the entire collection of scarce and curious prints, books of prints, and drawings» e in quella del 31 marzo «of the large and capital collection of pictures, by the most admired Italian, French, Flemish and Dutch masters; also prints and drawings». La collezione di Horace Walpole (1717-1797), infine, rimase nelle mani degli eredi per un tempo maggiore, finché non si decise, nel 1842, di vendere interamente gli interiors di Strawberry Hill, il castello-museo alla periferia di Twickenham. L’asta dei lotti relativi a Rare Prints & Illustrated si tenne a Londra; cfr. A Catalogue of the extensive and most valuable Collection of Engraved Portraits of the most illustrious and other eminent British Characters that figure in the Annals of History and Biography ... as originally colletted by Horace Walpole, Earl of Orford; which will be sold by auction, by Mr. George Robins, at his Great Rooms in Covent Garden, on Monday, the 13th day of June, 1842, and nine following days, recante «1331 items»..
Nata col proposito di servire da modesto manuale per un ristretto numero di appassionati conoscitori, la Biographical History ebbe invece un inaspettato successo, forse in parte motivato dalla temperie culturale coeva, così intrisa di orgoglio patrio e tesa al rafforzamento dell’identità nazionale
Si era da poco conclusa la guerra dei Sette anni, che vide gli Inglesi riconquistare la supremazia sui mari in Europa e sconfiggere la Francia anche nelle Indie e nei territori canadesi. Un altro motivo che poteva scatenare l’orgoglio patrio era costituito dai moti di ribellione delle colonie americane.. Granger stesso pubblicò nel 1774 un volume supplementare e quindi una seconda edizione nel 1775 (l’autore morirà l’anno successivo); ulteriori tirature riviste e ampliate da altri curatori uscirono postume fino a metà Ottocento
L’ultima edizione risulta essere la quinta, edita nel 1824 da Bayns a Londa in sei volumi. Innumerevoli sono poi i cataloghi d’asta dedicati alle raccolte di ritratti illustranti la Biographical History of England (comprendenti o meno il testo): il 15 marzo 1826 (e i tre giorni successivi) Christie batteva la collezione di Elizabeth Cavendish Thynne, marchesa di Bath; dal 25 aprile al 5 maggio 1828 da Evans si potevano acquistare i pezzi raccolti da John Towneley; il 5 marzo 1849 (e gli otto giorni a seguire) Sotheby metteva all’incanto il Granger grangerizzato da Bucks Stowe; e così via. Nel 2004 la Thomson Gale ripubblica, nella sua Eighteenth Century Collection Online, la terza edizione del 1779.. Secondo alcuni commentatori contemporanei, l’impatto della Biographical History sul pubblico dei lettori accese una vera e propria mania, i numerosi seguaci della quale vennero appellati – con sfumatura lievemente disdegnosa, specie quando la moda si diffuse dall’alta nobiltà alla classe borghese – grangerites
Così li qualifica Dibdin nella prima attestazione del termine in letteratura (T. F. Dibdin, The Bibliomania; or, Book-Madness; Containing Some Account of the History, Symptoms, and Cure of this Fatal Disease. In an Epistle Addressed
to Richard Heber, London, Longman, 1809; ad es. a p. 317 «appetites of Grangerites to procure rather a rare portrait», a p. 507 «the Grangerite is madder than the Bibliomaniac»). Tredwell li apostrofa «race of Grangerites»; D.M. Tredwell, A Monograph on Privately-Illustrated Books. A Plea for Bibliomania, Brooklyn 1882, 44. Altri usano il termine grangerizers, come ad es. A.M. Broadley che intitola un suo libretto uscito nel 1903 per W. & E. Frost Granger, grangerizing and grangerizers.: avidi cercatori di incisioni da incollare o interfoliare nella propria copia dell’opera di Granger (o in altre simili). Va da sé che, in molti casi, l’unica modalità per procurarsi le agognate calcografie consisteva nel recuperarle mutilando altre pubblicazioni (con o senza il consenso del proprietario). L’Advertisement che l’editore (Baynes 1824) prepose alla quinta edizione della Biographical History vantava come «on the appearance of Mr. Granger’s work, the rage to illustrate it with portraits was so prevalent, that scarcely a copy of a book ornamented with portraits could be found in an unmutilated state: and books of this description rose in price to five times their original value»
La cit. è a p. iii..
L’avviso di Baynes, avendo un intento pubblicitario, enfatizzava sicuramente per eccesso il fenomeno; va inoltre ricordato che Granger stesso non potrebbe annoverarsi nella schiera dei grangerites: la sua favolosa collezione comprendente oltre 14.000 «portrait prints», venduta nel 1778, comprendeva fogli sciolti, e non incollati sui libri
R.A. Shaddy, Grangerizing. One of the unfortunate stages of bibliomania, «Book Collector» XLIX, 5 (2000), 535-546: 537.. La pratica di grangerizzare
«A “grangerized” book is one that has been supplemented with portraits and other images, often cannibalized from other books. (The grangerized book is the enriched one, not the mutilated victim.)». H.J. Jackson, Marginalia. Readers writing in books, Harrisonburg (Virginia) 2001, 186. i libri, variamente celebrata o stigmatizzata
Le posizioni dei due schieramenti sono descritte in R.A. Shaddy, Grangerizing., ebbe comunque una larga diffusione attestata lungo tutto l’Ottocento (il termine viene registrato per la prima volta dall’Oxford English Dictionary nel 1881) andando poi a scemare attorno alla metà del Novecento. Questa passione collettiva, che produsse veri e propri monstra bibliografici (una Bibbia, ora alla Huntington Library, composta originariamente da tre tomi in-ottavo esplose fino a comprendere sessanta volumi in-folio
Cit. da R.W. Wark, The Gentle Pastime of Extra-Illustrating Books, «The Huntington Library Quarterly» LVI, 2 (1993), 151-165: 151. Henry E. Huntington, magnate delle ferrovie, fondò la celebre biblioteca californiana che reca il suo nome nel 1919.) sembra non aver mai varcato i confini del mondo anglo-americano; anche il più discreto extra-illustrated, aggettivo piuttosto facile a trovarsi accanto a qualche titolo descritto nei cataloghi di vendita degli antiquari londinesi o newyorkesi, non ha trovato una traduzione in lingue romanze note allo scrivente
Nelle Condizioni di vendita che Sotheby’s pospone ai suoi cataloghi per aste che si svolgono in Italia, al punto c) del paragrafo 4 della sezione 2 (Obblighi di “Sotheby’s” nei confronti dell’acquirente), veniamo informati che, in caso di difetti, «“Sotheby’s” non effettuerà il rimborso all’“Acquirente”, qualora ... il lotto comprenda un atlante, un libro extra-illustrato, un volume con tagli illustrati, una pubblicazione periodica, una stampa o un disegno». La traduzione qui è un puro calco, che non mi risulta attestata altrove., segno manifesto che la pratica di arrichire i libri con illustrazioni aggiuntive non ha assunto, quantomeno in Italia, dimensioni endemiche
Ma, verosimilmente, nemmeno nulle. Si vendevano lo scorso settembre da Cambi Le metamorfosi di Ovidio ridotte da Gio. Andrea dell’Anguillara in ottava rima, Venezia, appresso Francesco de Franceschi, 1575, in un esemplare «‘unicum’ che un antico collezionista ha voluto arricchire aggiungendo anche il frontespizio e tutte le illustrazioni della famosa edizione veneziana di Giunti del 1584, con le belle tavole di Giacomo Franco»; cfr. Cambi casa d’aste in Genova, Libri antichi e rari in parte provenienti da due nobili famiglie liguri, 30 settembre 2009, lotto 239..
Ciò ovviamente non significa che nel ritaglio delle calcografie si siano cimentati solo gli inglesi durante il XIX secolo
Dalle case d’aste più prestigiose, al mercatino rionale delle pulci, ai siti à la ebay, la barbarie di fare letteralmente a pezzi i libri, perché le singole pagine recanti illustrazioni si vendono meglio e a più caro prezzo del libro intero, è variamente e, purtroppo, abbondantemente attestata.. La storia della bibliofilia (una storia parallela e parimenti affascinante a quella del libro) è costellata da casi più o meno gravi di bibliocleptomania o biblioclastia in cui compaiono inopinatamente forbici o lamette. Conosciamo, ad esempio, le malefatte del riformatore e filologo istriano Mattia Flaccio (Mattia Vlačić, 1520-1575) che si camuffava da monaco per farsi accogliere nei monasteri dove commetteva indisturbato ogni sorta di crimine bibliografico. Quando non poteva, o non desiderava, arraffare un intero volume, s’impossessava di alcune sue parti avvalendosi di quello che i bibliofili tedeschi sardonicamente chiamano «das Flacianische Messer» (cultellus Flacianus). L’operazione non prevedeva solo l’asportazione di singoli fogli, ma anche di interi fascicoli; particolare attenzione era rivolta alle pagine illustrate
Cit. da L.S. Thompson, Notes on Bibliokleptomania, in Books, Libraries, Librarians. Contributions to Library Literature, a cura di J.D. Marshall, W. Shirley, L. Shores, Hamden 1955, 28-73: 32. La notizia dei furti risale almeno alla voce biografica dedicata a «Flacius (Mathias)» da Christian Gottlieb Jöcher nel suo Compendiöses Gelehrten Lexicon (la prima edizione in due tomi è uscita a Leipzig per Gleditsch nel 1715; si è consultata invece la terza edizione del 1733 dove la voce occupa le colonne 1102-3 del primo volume).. In certe occasioni, invece, la causa dell’asportazione di una pagina poteva essere la censura: è questo forse il caso della tavola XXXIV (Astolfo con san Giovanni) incisa su rame da Girolamo Porro per una delle più preziose edizioni dell’Orlando Furioso, scomparsa nella quasi totalità degli esemplari – ormai rarissimi quelli supersiti – e integrata, nella copia ora alla Trivulziana, dal calligrafo friulano Amedeo Mazzoli nel 1767
G. Agnelli, G. Ravegnati, Annali delle edizioni Ariostee, Bologna 1933, 156-157; B. Gamba, Serie dei testi di lingua e di altre opere importanti nella italiana letteratura scritte nella italiana letteratura scritte dal secolo XIV al XIX, Venezia, co’ tipi del Gondoliere, 18394 (=Bologna 1982), 19. L’edizione è: Orlando furioso di m. Lodouico Ariosto nuouamente adornato di figure di rame da Girolamo Porro padouano et di altre cose che saranno notate nella seguente facciata, In Venetia, appresso Francesco de Franceschi senese e compagni, 1584. Su A. Mazzoli si veda la voce stilata da Alberta Maria Bulfon nel Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, 2. L’età veneta, 3 voll., a cura di C. Scalon, C. Griggio, U. Rozzo, Udine 2009, II, 1655-1656..
Anche l’atto di assemblare quelle che da noi si chiamano “raccolte fattizie”, ovvero “album di ritagli” (questi ultimi definiti scrapbooks
«A blank book in which extracts or pictures cut from books and papers may be pasted»; questa la definizione fornita da Alex Moth (che propone anche la versione italiana «album di ritagli, estratti tagliati») nel suo Technical terms used in Bibliographies and by the Book and Printing Trades, Boston 1915, 71. Sul genere citiamo solo The scrapbook in American life, a cura di S. Tucker, K. Ott, P.P. Buckler, Philadelphia 2006: una ricerca del termine Scrapbooking nell’Opac della Library of Congress ritorna 260 risultati. in inglese), è variamente attestato. Nel testamento che Lorenzo Scoto, abate commendatario di Chesery (attuale Chézery-Forens, piccolo comune montano dell’Alto Jura), redasse il 27 giugno 1662, egli legava al suo figlioccio Lorenzo Arpino, tra i vari oggetti, il «libro bianco dove sono impastate [i.e. incollate] varie stampe e disegni ed altre carte in rame figurate»
G. Claretta, Storia del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II duca di Savoia, 3 voll., Genova 1877-1878, I, 1877, 498.. A Firenze, nel 1830, il libraio Giuseppe Veroli vendeva una copia della Galeria nel Palazzo Farnese in Roma dipinta da Annibale Caracci intagliata da Carlo Cesio in cui le stampe risultavano «ritagliate e impastate»
Catalogo di libri che si trovano vendibili presso Giuseppe Veroli e comp. successori di Giuseppe Molimi, Firenze aprile l830, 30 (sez. “libri italiani”). La serie di 44 stampe, tratta dagli affreschi realizzati da Annibale Carracci per la galleria di palazzo Farnese a Roma, venne incisa da Carlo Cesio. La descrizione succinta non ci consente di verificare se si tratta della prima edizione, stampata a Roma nel 1657 da François Collignon, di una fra le successive o, com’è possibile, di un collage.
Rimanendo in tema: il catalogo settecentesco ms. della Galleria e Gabinetto dell’Illustrissimo Signore Caualliere Gaburri conservato alla BNCF indica a c. 109r «Qui finiscono le stampe sciolte. Seguitano adesso le stampe diverse in libri, impastate sopra carta Real Grande»; cfr. P. Innocenti, Il bosco e gli alberi. Storie di libri, storie di biblioteche, storie di idee, 2 voll., Firenze 1984, I, 434 (contributo in parte apparso precedentemente in «Bollettino di informazioni AIB» n.s. 17, 1977, 128-133).. Venendo al presente, possiamo citare il lavoro di indicizzazione svolto all’Archiginnasio di Bologna che ha individuato «circa 16.000 ritratti appartenenti a molte raccolte fattizie, spesso rilegate in volumi presenti in altri settori della Biblioteca, oltre che nel Gabinetto dei disegni e delle stampe»
Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Bologna, a cura di P. Bellettini, Fiesole 2001, 137 (33). A riguardo cfr. anche Le raccolte di ritratti della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, a cura di P. Ceccarelli, R. Micheletti, G. Tassinari, «L’Archiginnasio» LXXXV (1990), 87-381 e l’archivio digitale FACIES <http://badigit.comune.bologna.it /facies/index.asp>.. In Friuli, merita ricordare la più ridotta, ma non meno preziosa, collezione di simili album conservata presso la Biblioteca Delfiniana: parte dei cosiddetti Libri del Re Sole, testimonia un omaggio di Luigi XIV ai Delfino (sicuramente al patriarca Dionisio, forse anche ad altri membri della famiglia)
C. Pederoda, I Libri del Re Sole: il potere e la magnificenza. Esemplari presenti nella Biblioteca Delfiniana, in “… a pubblico e perpetuo commodo della sua Diocesi”. Libri antichi, rari e preziosi delle biblioteche diocesane del Friuli (secc. XV-XVIII), Catalogo della mostra, a cura di G. Bergamini, Udine 2009, 141-146, con precedente bibliografia..
Questo legame a doppio senso fra il libro e la stampa è ampiamente rintracciabile anche nella raccolta di stampe del Museo Diocesano di Arte Sacra. Delle oltre 500 schede, risultato del recente intervento di schedatura curato dal Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali
Catalogo delle stampe del Museo Diocesano di Arte Sacra di Pordenone, CD-Rom del 2009 a cura di A. Giacomello, M. Zanuttini (schede già presenti - con maggiori opzioni di ricerca - nel sito <http://www.sirpac-fvg.org/ricerche/cont.asp >)., almeno la metà allude (o potrebbe alludere) alla natura libresca dell’item descritto
Uso appositamente il termine generico item in quanto fra le 516 schede si possono trovare tanto le descrizioni delle singole xilografie/calcografie quanto quelle delle opere (volumi fisici) in cui le stampe sono contenute.. Il caso più banale è quello costituito da libri veri e propri: intere opere intese originalmente dall’editore come raccolte di stampe, ovvero volumi in cui il rapporto aritmetico fra testo e illustrazione è ≤ 1. Citiamo, a titolo di esempio, La Passione di N.S. Giesu Christo d’Alberto Durero di Norimberga stampata a Venezia nel 1612, copia della così detta “Piccola Passione” di Albrecht Dürer, accompagnata qui dal commento in ottava rima del ferrarese Maurizio Moro, canonico secolare della congregazione di San Giorgio in Alga a Venezia
Altri titoli appartenenti a questa categoria sono esemplificati alle tavv. VI, VII e VIII. . Per altro, nell’esemplare manca – perché asportata – una delle 36 xilografie che compongono questa fortunata edizione in quarto: precisamente la Crocifissione, soggetto fra i prediletti, come vedremo a breve, dei devoti al cultellus. Vista da questa angolazione, anche la Biblioteca del Seminario, che con il Museo spartisce spazi espositivi e gestione delle attività, potrebbe considerarsi a pieno titolo un “gabinetto stampe” che meriterebbe forse pari attenzione e analitica catalogazione. Al Dürer si andrebbero ad aggiungere, per citare due titoli fra i molti, il Piazzetta del Beatæ Mariæ Virginis Officium, prezioso 16° interamente inciso (il testo da Angela Baroni; le immagini – 15 rami a piena pagina, più 20 finalini – da Marco Alvise Pitteri)
Stampato a Venezia per Giambattista Pasquali nel 1740, coll. LIT HOR 7/79. Si deve malauguratamente segnalare che un novello Braghettone si è divertito in più punti a coprire con uno scarabocchio a penna le pudiche nudità di due angeli (c. B8v) e del Gesù Bambino nella mangiatoia (c. H7v)., o i vari artisti (tra cui Jan Luyken, Otto Elliger, Bernard Picart) coinvolti nell’Histoire du Vieux et du Nouveau Testament del teologo protestante David Martin
D. Martin, Histoire du Vieux et du Nouveau Testament, enrichie de plus de quatre cens figures en taille-douce, &c., 2 voll., A Amsterdam, chez Pierre Mortier libraire, 1700; l’opera fu poi ristampata con una traduzione olandese, ebbe quindi una seconda edizione ginevrina priva di figure in tre volumi in-12° e una terza in-4°, ancora ad Amsterdam, con delle incisioni più piccole., due tomi in-folio arricchiti, come riporta il frontespizio, de plus de quatre cens figures en taille-douce (taglio-dolce: incisione eseguita direttamente su rame col bulino, senza morsura chimica).
Fra le stampe strappate o ritagliate, i ritratti (lo spettro di Granger si aggira imperituro) rappresentano una buona percentuale. La loro posizione originaria nei libri, spesso in antiporta (benché il Barberi, concordando col Fumagalli, escluda dal loro novero questa tipologia d’illustrazione, che in effetti tende abbastanza velocemente nel tempo a scivolare dalla posizione canonica di un’antiporta – il recto della carta che precede il frontespizio – per stabilizzarsi al suo verso: il controfrontespizio)
F. Barberi, L’antiporta nei libri italiani del Seicento, in Id., Il libro italiano del Seicento, Roma 1985, 47-70: 50 (l’articolo era prececedentemente apparso in «Accademie e Biblioteche d’Italia» L, 4-5 (1982), 347-355). Sul ritratto in antiporta cfr. anche D. Bland, A history of book illustration: the illuminated Manuscript and the printed book, Cleveland & New York 1958, 140-142, che data la prima attestazione a stampa al 1479., sovente inserita fuori testo, aggiunta come corpo estraneo al fascicolo con una pecetta, suggerisce, quasi impone alla mano bramosa il distacco.
Il ritratto di Ferdinando Cortes (tav. XVIIIa) lo ritroviamo affiancato al frontespizio del terzo volume della Storia di America del Robertson presente nel fondo antico della Biblioteca: con la piccola variante di stato dovuta al nome del tipografo Gatti che qui appare parzialmente abraso
Storia di America del dottor Guglielmo Robertson, tradotta dall’originale inglese dall’ab. Antonio Pillori fiorentino. III, Venezia, Gatti, 1783 (coll. 7m/b/ROB3). Questa Edizione seconda veneta corretta e migliorata presenta la calcografia nel medesimo stato della terza edizione (1794).. Il non ben identificato Padre domenicano a mezzo busto (fig. 1) scorciato alla vista nei margini – che risultano coperti da cornice: in quello inferiore si sarebbe potuto leggere il nome del tipografo – compare nella prima edizione Le Monnier dei Scritti Vari del P. Vincenzo Marchese, domenicano
Edita nel 1855 (coll. 8m/I/MARC). La Biblioteca possiede anche la seconda edizione (1860) dove però il ritratto non compare. Per Le Monnier uscì anche una terza edizione nel 1892.: si tratta del genovese storico dell’arte (1808-1891), ricordato soprattutto per le sue Memorie dei più insigni pittori, scultori ed architetti domenicani
Per un profilo bio-bibliografico cfr. Scritti d’arte del primo Ottocento, a cura di F. Mazzocca, Milano-Napoli 1998, 1056-1057.. Il marchese Tommaso Gargallo di Castel Lentini in posa un po’ foscoliana, mirante l’infinito coi capelli artisticamente arruffati e la camicia aperta sul davanti (fig. 2a), nella stampa anonima – strappata all’edizione cremonese della sua traduzione delle Opere oraziane
Le opere di Q. Orazio Flacco recate in versi italiani da Tommaso Gargallo, I, Cremona, stamperia di Luigi De Micheli e Bernardo Bellini, 1827. – derivata da un dipinto di Vincenzo Camuccini eseguito dopo la nomina nel 1781 a membro dell’Accademia dell’Arcadia
«Infatti il 12 luglio 1781 ebbe la nomina a membro dell’Accademia dell’Arcadia, assumendo il nome arcadico di Lirnesso Venusio. E per l’Arcadia gli fu fatto un ritratto, dipinto da Vincenzo Camuccini. (poi ritrovato da Carlo De Franchis, direttore della rivista “Tripode”, fra i ritratti della celebre Accademia in un deposito di Palazzo Braschi).» L.S.M. Carta, L’Agro Priolese dal 2000 a. C. al 2003 d. C. V.1 Priolo: fondazione e vita dell’abitato, 1809-1914, Priolo Gargallo 2006, 17; v. anche C. Omodeo, Vincenzo Camuccini, Pietro Herzog e due ritratti inediti del marchese Tommaso Gargallo di Castel Lentini, «Bollettino dei Musei Comunali di Roma» n.s. XXI (2007), 83-96., vede due varianti – ci pare meglio eseguite – nella coeva edizione comasca e in quella di due anni posteriore pel tipografo veneziano Antonelli, entrambe nel fondo ottocentesco della Biblioteca
Il ritratto compare in entrambi i casi nel primo dei tre volumi di cui è composta l’opera, rispettivamente coll. 8/G/HOR5 e 8m/G/HOR1.: la versione di L. Radas (fig. 2b) risolta in una fisionomia più mascolina e quella di C. Dala (fig. 2c) dai toni più languidi e romanticheggianti.
Se in Biblioteca non si rinvengono gli Elogi di L uomini illustri italiani (con ritratti in litografia, Forlì, L. Bordandini, 1840), opera da cui è tratto il Fra Paolo Sarpi (scheda S502), in compenso si possono segnalare gli Elogi di uomini illustri scritti da varj nel secolo XVIII (Venezia, Tip. Alvisopoli, 1829) e la serie de I contemporanei italiani: galleria nazionale del secolo XIX (Torino, Unione Tipografica Editrice, 1860-)
Il volume con la biografia (e il ritratto) di Rossini è il 39° della serie, curato da Enrico Montazio, uscito nel 1862 e conservato nella Biblioteca del Seminario in 8m/V/Misc1. dove troviamo anche un maturo (e apparentemente affetto da lieve strabismo) Giovacchino Rossini, che fa il paio con la litografia di Pietro Bertotti (S9) nella raccolta del Museo (qui il celebre compositore è raffigurato in età giovanile e piglio più fiero). Il beato Bertrando (schedato al n. S5) manca – riteniamo non per difetto del legatore originario – in entrambe le edizioni della Vita compilata da Francesco Florio (Venezia, Simone Occhi, 1759 e Bassano, Remondini, 1791) possedute dalla Biblioteca del Seminario
Del Beato Bertrando inciso con medesimo rame è dato comunque per certo che circolassero anche stampe sciolte.; medesimo numero di prestidigitazione per il ritratto di Antonio Guadagnoli (n. S18) scomparso dalla copia in Seminario della Raccolta completa delle poesie giocose (Lugano 1858) dove avrebbe dovuto esser presente di seguito alla carta di guardia anteriore del tomo primo.
Il gioco di scoprire quanti ritratti mancano complessivamente nel fondo antico della Biblioteca del Seminario non si può fare, semplicemente perché manca una sistematica catalogazione che descriva nel dettaglio la consistenza fisica dei volumi: lavoro da eseguirsi contando carta per carta ogni esemplare, collazionandolo con una “copia ideale” integra (o con una sua buona rappresentazione bibliografica). Condizione necessaria (anche se non sufficiente) per la conservazione è quindi la conoscenza: non però quella del “mutilatore” alla Thomas F. Madigan (razza grangerite), che, paradossalmente, in un suo manuale sulla pratica dell’extra-illustrating giustificava l’asportazione delle stampe dai libri in quanto, spesso, quelle risultavano le uniche parti degne di esser conservate
«No one will deny that in many volumes the illustrations are the best part, sometimes indeed the only part of any value whatever. Thousand of ephemeral books have come in the past from the printer’s hand, as they still do, containing little or nothing worthy of preservation except the prints»: T.F. Madigan, Word Shadows of the Great: the Lure of Autograph Collecting, New York 1930, 239-240.
Merita qui ricordare la saggia osservazione di William Blades riguardo ai peggiori fra i nemici dei libri; in cima alla classifica dopo il fuoco, l’acqua, la polvere, le lampade a gas, l’ignoranza, i tarli, i topi, i rilegatori: i collezionisti. W. Blades, The enemies of Books, London 1880.. Forse la pensava così chi ha ritagliato da tutte le copie (tre) conservate in Seminario dell’Elogio storico alle gesta del beato Odorico dell’Ordine de’ Minori Francescani (Venezia, Antonio Zatta, 1761) la tavola – incisa da Filippo Pilaia che la trasse da un dipinto di Domenico Scaramuccia – riproducente il frate nell’atto di battezzare degli infedeli; o il ritratto di Rousseau da Il buon governo degli affari domestici (Venezia, Antonio Graziosi, 1764)
Traduzione italiana parziale della Nouvelle Héloïse: coll. 7m/K/Misc1. o quello di Celestino Sfondrati dalla Gallia vindicata che fu dei Cappuccini di Pordenone
Cfr.: A. Marcon, Loci Capuccinorum Portus Naonis: la Biblioteca dei Cappuccini di Pordenone, 2. Edizioni del sec. XVIII, «Atti dell’Accademia “San Marco” di Pordenone» 10, 2008, 387-454: 445-446., per segnalare solo alcuni dei casi noti allo scrivente.
Altra tipologia molto cara (anche e soprattutto nel senso della ricettazione) agli slashers (così in inglese – lingua quantomai prolifica in neologismi – si chiamano i ladri specializzati nei furti di illustrazioni contenute nei libri
Cfr. M. Harvey, L’isola delle mappe perdute: una storia di cartografia e di delitti, Milano 2001, 32 (la definizione, aggiunta dal traduttore italiano nel testo senza indicare l’atto di integrazione, non è presente - risultando ovvia -nell’originale; cfr. Id., The Island of Lost Maps. A true Story of Cartographic Crime, London 20023, 11).) è quella della cartografia. Sono pochissime le singole mappe in circolazione: se ne vedete una appesa sottovetro alla parete del salotto di un vostro amico, potete scommettere con buona approssimazione (nove volte su dieci) che provenga da un atlante o comunque da un testo di argomento geografico
Anche per questo soggetto abbondano gli scrapbooks, cfr. il non molto recente ma ancora valido M. La Corte, Catalogo di raccolte fattizie e di Atlanti dei sec. XVI-XVIII, in Atti del XX Congresso geografico italiano, Roma 1969, 265-298.. Il mercato è praticamente esploso negli ultimi trent’anni, sospinto da una sorta di bolla speculativa, gestita da alcuni abili intermediari, che ha fatto lievitare notevolmente i prezzi e moltiplicare esponenzialmente il numero di acquirenti: ad alimentare questo mercato dopato hanno contribuito infine anche una schiera di ladruncoli – più o meno organizzati – che con un minimo investimento (in prospettiva molto redditizio) di tempo e d’ingegno, hanno saccheggiato le biblioteche di mezzo mondo, spesso impreparate a fronteggiare tale assalto
Alcuni dei più eclatanti casi occorsi negli States si trovano in M. Harvey, L’isola delle mappe perdute, 175-182, ma il volume intero è incentrato sulla figura dello slasher Gilbert Blad.
Una semplice ricerca negli archivi storici dei principali quotidiani italiani degli ultimi anni, rivelerebbe diversi gravi episodi avvenuti in tutto il mondo (due esempi: Farhad Hakimzadeh, arrestato nel 2008 per innumerevoli furti alla British Library e alla Bodleiana, con danni stimati attorno al milione di sterline e Peter Joseph Bellwood, arrestato nel 2004 dopo aver fatto visita alle biblioteche di tutta Europa) Italia compresa (una certa risonanza mediatica ebbe l’affaire della Teresiana a Mantova, dove ci scappò anche il morto: un dipendente indagato - rivelatosi poi del tutto estraneo alle vicende - che si tolse la vita).
Un efficace e pratico sistema - adottato anche alla Braidense - per prevenire possibili mutilazioni da parte di slashers è proposto da E.C. Wilkie Jr., Weighing Materials in Rare Book and Manuscript Libraries as a Security Measure against Theft and Vandalism, «RBM. A Journal of Rare Books, Manuscripts, and Cultural Heritage» VII (2006), 2, 146-160 (in sostanza si suggerisce di pesare, con una bilancia di precisione con risoluzione al decigrammo, i volumi dati in consultazione: alla consegna e alla restitituzione).. Non è un caso quindi che le due carte geografiche presenti nella collezione del Museo fossero originariamente legate in volume: quella raffigurante il Brasile
Rispetto al moderno stato del Brasile, la mappa che qui si presenta - orientata, come si noterà, con l’est posto in basso - riporta la porzione di territorio comprendente approssimativamente la regione Nord-Est (Região Nordeste) che include le province: Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte, Sergipe. (fig. 3) nel celebre e ricercato Atlas Novus del Bleau (Amsterdam 1635), quella raffigurante Candia attaccata dal Turco (tav. II) nei Viaggi dell’Illustrissimo, & Eccellentissimo Sign. Marchese Ghiron Francesco Villa in Dalmatia, e Levante raccolti da Giovanni Battista Rostagno (Torino 1668). Così come non pare essere una mera coincidenza che – pescando nel mucchio – nessuna delle quattro edizioni veneziane della Geografia Universale del Buffier (1738, 1744, 1751, 1777) possedute dalla Biblioteca presenti la serie completa delle 19 tavole geografiche ripiegate e intervallate lungo il testo di piccolo formato (12°).
Accennevamo poco sopra al soggetto della Crocifissione. Ebbene, nella raccolta delle stampe troviamo quattro incisioni (S3, S351, S481 e S482) con questo motivo iconografico levate da altrettanti messali settecenteschi. A partire dal XI secolo diventa piuttosto usuale, quasi un complemento obbligatorio, inserire a mo’ di iniziale ingrandita dell’incipit del Canon missæ «Te igitur...» il Cristo in croce, a formare una T; col tempo l’immagine fuoriesce dalla gabbia costituita dallo specchio di scrittura e va ad occupare l’intera pagina. Sempre da messali provengono anche due Resurrezioni (S10 e S15): la prima di Andrea Zucchi (derivata da un dipinto del Tiepolo per il duomo di Udine)
Messale stampato nel 1741 a Venezia da Andrea Poletti: una copia è presente anche nel fondo della Biblioteca, proveniente dalla parrocchia di Fossalta di Portogruaro, coll. 7m/FOS/471: il Canon risulta sostituito e l’accoppiata Crocifissione-Resurrezione strappata; inoltre risultano ritagliate anche l’Annunciazione e l’Adorazione dei pastori. Cfr. G. Pavanello, Un messale illustrato da Giambattista Tiepolo, «Arte in Friuli Arte a Trieste» 23 (2004), 51-56., la seconda di Michael Heylbrouck (messale stampato da Nicolò Pezzana)
La schedatura del Centro di Catalogazione riporta il 1742 come data di edizione del messale: come rilevato nella tabella la medesima lastra è stata reimpiegata perlomeno nel 1749.. Tale raffigurazione, quando presente, precede ovviamente il testo del Proprium de tempore da recitarsi per la celebrazione della Dominica Resurrectionis, che nei messali veniva generamente a cadere subito dopo il Canon. Quest’ultimo, contenendo le formule comuni della liturgia eucaristica, adoperate sostanzialmente per tutte le messe, si usurava molto più rapidamente rispetto alle altre parti: non raramente veniva sostituito con un fascicolo proveniente da altra edizione, danneggiando così anche le immagini contigue. Un nutrito corpus di testi liturgici presenti nella sezione antica della Biblioteca – provenienti in gran parte da fondi parrocchiali diocesani – ci consente di compilare una piccola statistica. Limitandoci alle sole edizioni dei Pezzana – tipografi leader a Venezia durante il sec. XVII nella produzione del libro illustrato di qualità – possiamo contare tredici esemplari per undici edizioni uscite nell’arco di circa sessant’anni. Oltre a constatare l’inaspettata varietà nell’apparato illustrativo a corredo di un testo (il Missale romanum ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum, S. Pii V pontificis maximi jussu editum, Clementis VIII & Urbani VIII auctoritate recognitum) sostanzialmente uguale a se stesso nelle varie ristampe (le relativamente alte tirature del prodotto richiedevano, crediamo, una frequente reincisione delle lastre calcografiche), si devono lamentare: cinque crocifissioni strappate e due sostituite; tre Canones sostituiti; quattro resurrezioni strappate e una sostituita.
MIS
La colonna riferisce la collocazione dei volumi in Seminario, che sono stati collocati in una sezione in una sezione a parte colla segnatura LIT MIS (= Liturgici, Messali).
DATA
CROCIFISSIONE
CANON
RESSURREZIONE
23
1739
strappata
sostituito
strappata
08
1747
Jac. Leonardis sculp.
Il motivo usuale della crocifissione qui si trasmuta in una Deposizione.
sì
Jac. Leonardis sculp.
05
1749
strappata
sì
Mic. Heylbrouck
**
Depositato nell’Archivio Storico Diocesano: medesima edizione del messale precedente..
1749
Mic. Heylbrouck
sì
Mic. Heylbrouck
26
1760
strappata
sì
strappata
02
1771
strappata
sì
Ant. Gionima inv. Jac. Leonardis sculp.
Nonostante la medesima firma incisoria, il motivo è completamente diverso da quello raffigurato nell’ed. del 1747.
06
1772
anononima
Xilografia non firmata, ma il disegno ricalca il motivo della calcografia di Heylbrouck nell’ed. 1749; lo stesso vale anche per la pagina recante la Resurrezione (eseguita però su rame).
sì
anonima
10
1781
anononima
Calcografia non firmata, ma con disegno simile a quella di Heylbrouck nell’ed. 1749; lo stesso vale anche per la pagina recante la Resurrezione.
sì
anonima
01
1788
Piazzetta inv. Ant. Rossi sculp.
sì
anonima
21
1796
sostituita
La stessa crocifissione del messale nr. 17 (Venetiis, Apud Josephum Orlandelli, nomine q.m. Francisci ex Nicolao Pezzana, 1798).
sostituito
anonima (fig. 4)
12
1796
Nonostante riporti la stessa data di edizione (1796), la composizione tipografica dell’esemplare è completamente difforme dal messale precedente: non può trattarsi di una mera variante di stato, ma proprio di altra edizione.
strappata
sì
strappata
16
1798
Piazzetta inv. Ant. Rossi sculp.
Messale stampato da Giuseppe Orlandelli per i Pezzana; medesimo rame dell’ed. 1788.
sì
Jac. Leonardis sculp.
La stampa è verosimilmente una reimpressione, in altro stato, della Ressurrezione presente nell’ed. del 1747.
17
1798
Stessa ed. del precedente.
sostituita
sostituito
strappata
Restando nell’ambito del soggetto religioso, possiamo segnalare anche un Salomone riceve la regina di Saba (S501), ritagliato da La Sacra Bibbia, secondo la vulgata di Antonio Martini, illustrata da Gustave Doré, dove originariamente occupava la tavola 86: lo ritroviamo anche nelle due edizioni (Treves) in Seminario: la quarta (1885) e la quinta (1888).
Concludiamo questa breve carrellata con le opere enciclopediche: dal Dizionario delle arti e de’ mestieri di Francesco Griselini (tomo III, Venezia 1768) provengono le tavole con Scene di caccia schedate ai nr. S51-53, 55. Ça va sans dir che l’intero opus del Griselini (hélas decisamente mutilato dell’apparato illustrativo
Per non tediare eccessivamente il lettore riporteremo l’indicazione delle tavole mancanti nei soli primi due volumi. 1°: tavole VII e IX; 2°: tavole I, IV-VI, IX, XII-XIII.) è presente in Biblioteca (18 tomi, quelli successivi al quinto invero curati dall’abate Marco Fossandoni). Nelle medesime collezioni troviamo anche la «suprema tra le Enciclopédies»
Così Robert Darnton intitola il capitolo dedicato all’imponente impresa editoriale diretta da Charles-Joseph Panckoucke nel suo The Business of Enlightenment. A publishing History of the Encyclopédie 1775-1800 (tr. it. Il grande affare dei lumi: storia editoriale dell’Encyclopédie, 1775-1800, Milano 1998, 302-349). ovvero l’Encyclopédie méthodique, monstrum editoriale curato da Charles-Joseph Panckoucke, che riprende e dilata a dismisura l’impresa scientifica di Diderot e D’Alembert, recuperandone anche l’apparato illustrativo tirando 40 volumi di splendide planches.
DIDA:
fig. 1 – F. Livy, P. Vincenzo Marchese, domenicano, ante 1994. Pordenone, Museo Diocesano di Arte Sacra.
fig. 2a – Anonimo, Tommaso Gargallo di Castel Lentini, da Le opere di Q. Orazio Flacco recate in versi italiani da Tommaso Gargallo, I, Cremona 1827. Pordenone, Museo Diocesano di Arte Sacra.
fig. 2b – L. Radas, Tommaso Gargallo di Castel Lentini, da Le Opere di Orazio Flacco recate in versi italiani da Tommaso Gargallo, I, Como 1827. Pordenone, Biblioteca del Seminario.
fig. 2c – C. Dala, Tommaso Gargallo di Castel Lentini, da Le Opere di Orazio Flacco recate in versi italiani da Tommaso Gargallo, I, Venezia 1829. Pordenone, Biblioteca del Seminario.
fig. 3 – Anonimo, Brasile, da Theatrum orbis terrarum sive Atlas Novus, II, Amsterdam 1635. Pordenone, Museo Diocesano di Arte Sacra.
fig. 4 – Anonimo, Resurrezione, da Missale romanum, Venezia 1796. Pordenone, Biblioteca del Seminario.
fig. 5 – Tavola, dal Dizionario delle arti e de’ mestieri di Francesco Griselini, tomo XVI, Venezia 1774. Pordenone, Biblioteca del Seminario.
NOTE