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III giornata della Summer School PROSPETTIVE SULLA POLITICA DI ARISTOTELE - IV edizione (2 luglio)
Aristotele dedica l'ottavo e ultimo libro della Politica all'educazione del cittadino. Sebbene abbia l'apparenza di un'appendice o di una trattazione minore (tra gli otto è il libro più breve), costituisce una parte fondamentale nel progetto aristotelico di studio della politica. È qui che Aristotele sviluppa e completa i riferimenti all'educazione disseminati nei libri precedenti.
Politica e storia nella Retorica di Aristotele, 2019
Nella Retorica, Aristotele si concentra sulla persuasione come strumento atto a formare buoni oratori per la vita politica della città. Il trattato, che ha avuto nei secoli alterne fortune, è tornato da qualche anno al centro dell’interesse degli studiosi, grazie a una sua riscoperta da parte della filosofia del linguaggio. Dopo il recupero novecentesco, il fiorire dell’interesse sul tema è stato crescente: non esistono ambiti in cui la persuasione non abbia ripreso un ruolo centrale nella società e lo scritto di Aristotele, pur nella sua complessità, è tornato a collocarsi alla base di ogni ragionamento in merito. In questo volume, attraverso un’analisi storiografica degli esempi utilizzati dal filosofo greco, si ricostruisce l’uso della storia ai fini politici nell’Atene del Iv secolo. Oltre a restituire un’idea delle fonti dello Stagirita, il libro mostra come la democrazia ateniese sentisse la necessità di una precisa teorizzazione del discorso politico, in un momento in cui la libertà veniva minata dall’avvento della crescente potenza macedone. Persuadere ed essere persuasi liberamente, prima di attuare una scelta, sono infatti facoltà democratiche di inestimabile valore che, nel corso dei secoli, hanno subito notevoli modificazioni ma che restano fondamentalmente legate alle regole dell’Atene classica.
1. La causa materiale in generale 2. Il caso degli esseri animati 3. Le quattro cause nella Politica
2000
For several decades now, and for a number of different reasons, there has been a significant reawakening of interest in Aristotle's practical philosophy. In particular it is widely held that his philosophy can work as a model for safeguarding the fundamental ethical demands without having to deny the natural essence of the human being and without having to resort to a metaphysical basis. This article sets out to question this theoretical approach. It considers in particular two main problems: the responsability of the individual and the role of the knowledge of good in ethics. The comparison between two recent publications (Susan Sauvé Meyer, Aristotle on Moral Responsability. Character and Cause, Oxford UK-Cambridge USA 1993; AAVV, Aristotle, Kant and the Stoic. Rethinking Happiness and Duty, ed. by S. Engstrom and J. Whiting, Cambridge 1996), is directed towards demonstrating that Aristotle's ethical thought does not meet demands nowadays considered essential. As for responsability, Aristotle succeeds in justifying responsability for actions but not responsability for character: the results are hardly acceptable (in contrast to what S.Sauvé Meyer holds). With regard to the knowledge of good, it is broadly estabilished that, in his ethics, Aristotle does not consider it to be a central theme (as in Kant's). The question is whether the lack of this particular feature is really, as many maintain, a positive characteristic. This paper aims to demonstrate that it is not the case, or at least it is not when evaluating ethical theories from a general current perspective, because nowadays the fundamental ethical problem seems indeed to be the identification of an intersubjective consent on the notions of good and evil. If, in our search for an effective model for modern reflection, we wish to turn our attention to ancient philosophy, then the Socratic/Platonic approach seems to be much more promising than that of Aristotle.
In Istituzioni e costituzioni in Aristotele tra storiografia e pensiero politico (Atti del Convegno, Salerno, 30 settembre-1 ottobre 2010), Tivoli, 29-47, 2012
This paper considers three passages of Aristotle's Politics which mention nomophylakia and nomophylakes. Although we cannot clear up the historical and institutional context (surely not only Athenian) which inspires Aristotle's remarks, the nomophylakia seems to be an "aristocratic" institution, a sort of constitutional corrective which intends, on the one hand, to defend nomos and politeia from abuses by individuals and masses/groups, and, on the other hand, to ensure respect of nomos by magistrates and citizens. Furthermore, Aristotle's treatment of nomofulakiv a and nomofuv lake" leads to challenge the hypothesis that the Athenian nomofuv lake" were established by Ephialtes, as Jacoby thought and as it has been recently reproposed by O'Sullivan.
Schema dell’articolo (o abstract): - Presentazione lavoro (in nota 1) - Spiegazione dell’idea di “trattato” in merito a Politica VIII (1): - Riepilogo (2) - Otium (3; 4; 4.1; 4.2) - Esempi di altri contesti (politici, metafisici) in cui compare otium come esempio di attività che è fine a se stessa (4.2.1; 4.2.2; 4.3) - Rapporto fra otium e paidia: analogie formali e differenze sostanziali (4.4; 5; 6): passi a supporto da Metafisica ed Etica Nicomachea) - Ripresa dell’argomentazione aristotelica in chiave educativa dopo la digressione sull’otium: a) otium e diagoge (7.1); b) dicotomia fra i saperi (7.2); c) Aristotele cita Omero: Omero supporta l’idea di una schole/diagoge caratterizzata dal piacere: soluzione al problematico rapporto iniziale tra i due concetti (7.3); revisione dei rapporti fra le discipline (7.4)
F. Eustacchi-M. Migliori (a cura di), Per la rinascita di un pensiero critico contemporaneo. Il contributo degli antichi, Mimesis/Askesis, Milano, 2017, 2017
FELICITÀ E SCHOLÊ NEL PENSIERO ETICO-POLITICO DI ARISTOTELE 1. Premessa «In Oriente è libero uno solo, il despota; in Grecia sono liberi alcuni; nella vita germanica tutti sono liberi, cioè vige il principio che l'uomo è libero in quanto uomo».
2007
1. IL "RITORNO" DELLA POLITICA IN OCCIDENTE L'assenza di informazioni sulla storia del testo della Politica già a partire dall'antichità potrebbe essere giustificata dalla forma iniziale dell'opera; se, come è probabile, si trattava di logoi non omogenei, ma di contenuto affine, destinati ad un uditorio di specialisti (forse i discepoli stessi), il testo che oggi leggiamo è il frutto di un'opera di recupero, rimaneggiamento e accorpamento probabilmente già di un editore antico 1. Com'è noto, la prima prova documentata dell'esistenza di una Politica assimilabile a quella in nostro possesso viene dalle citazioni testuali di Alessandro di Afrodisia (II sec. d.C.) nel suo commentario alla Metafisica; poche e assai discusse invece le testimonianze-di tradizione indiretta-databili tra questo momento e l'arrivo provato della Politica in Occidente, nel XIII secolo (Giuliano imperatore, Proclo, uno scolio a Luciano, Ario Didimo in Stobeo, Michele di Efeso) 2. D'altra parte le scarne notizie sul suo passaggio dall'età antica a quella medievale vanno di pari passo con l'assenza di influenza del testo sulla cultura occidentale per oltre un millennio, mentre molte altre * Il contributo è frutto di un lavoro di équipe: nella stesura finale G. Besso ha curato in particolare i
Acta Psychiatrica Scandinavica, 2024
Microscopy and Microanalysis, 2019
Religions, 2024
Transportation Research Record: Journal of the Transportation Research Board, 2006
Métropolitiques, 2020
Uluslararası Sosyal Araştırmalar Dergisi, 2017
Quaderni di Psicologia Clinica, 2024
Antimicrobial Agents and Chemotherapy, 2017
Bulletin of the National Research Centre, 2020
Indian Journal of Traditional Knowledge, 2009
Southern African Journal of Infectious Diseases, 2019
Tobacco Induced Diseases, 2019
The Journal of Chemical Physics, 1998