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L’Omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi

2020, Advanced Therapies

L'Omeopatia è sbarcata in Italia 200 anni fa a Napoli nel 1821 e dll'Italia si è diffusa in numerose nazioni, come Francia, Spagna, Svizzera, Inghilterra, Brasile. Nonostante le molte opposizioni si è affermata come il secondo sistema medico più utilizzato al mondo con oltre 600 milioni di utilizzatori (quasi 10 milioni in Italia). L'articolo racconta l'epopea dei suoi esordi nella penisola, dall'arrivo con l'esercito austriaco, agli anni della massima diffusione tra il 1850 e il 1870, l'apparente declino a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del "secolo breve" e la sua rinascita a partire dal 1970, fino ad arrivare ai giorni nostri con la celebrazione del 74° Congresso mondiale LMHI a Sorrento nel settembre 2019 e il lavoro degli omeopati durante la crisi sanitaria del Covid19.

AT DVANCED HERAPIES ISSN 2281-485X TERAPIE D’AVANGUARDIA anno IX - n. 19 - 2020 Del Prete - Lozzi Jadwiga Wyrebowska Giuseppe Spinelli TGF-b: il fattore di crescita coinvolto nel controllo dell’infiammazione e nel processo di restitutio ad integrum Infezioni virali da HRP, EBV, CMV in età pediatrica (terapia allopatica e omotossicologica a confronto) 2a parte L’omeopatia in Italia dalle origini ad oggi L’omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi * Giuseppe Spinelli Responsabile Relazioni Pubbliche e Attività Formative CeMON Presidio Omeopatia Italiana Le origini L’Omeopatia sbarca in Italia a Napoli nel 1821. La portano i medici dell’esercito austriaco, chiamato dai regnanti borbonici per sedare i moti rivoluzionari che stanno imperversan- do. Uno di questi medici, il boemo Necker di Melnik, dopo la partenza dell’armata, si stabilisce nella città partenopea e apre un dispensario, per visitare i poveri. I suoi successi in campo * Riedizione ampliata dell’articolo originale “Die Homöopathie In Italien – Von den Ursprüngen bis heute” pubblicato su Spektrum der Hoömopathie – 2017 n° 3 – ISSN 1869-3091. 20 Advanced Therapies. Numero 19 - 2020 terapeutico attraggono l’attenzione dei medici napoletani, in particolare di Cosmo Maria de Horatiis e Francesco Romani che diventeranno suoi allievi. Il particolare humus culturale della città, caratterizzato in quei secoli dalla libera circolazione di un pensiero aperto e senza pregiudizi, infatti a Napoli non c’è mai stata una sola condanna a morte per eresia, né un Tribunale dell’Inquisizione, favorisce l’attecchire della nuova arte del guarire, soprattutto nei salotti buoni della classe medica, tra le classi dirigenti. Lo stesso Cosmo Maria de Horatiis, colui che ne sarà il vessillo annunciatore in Spagna, era il medico del Re, Francesco I di Borbone. La città partenopea è quindi culturalmente preparata, a essere un eccellente incubatore della “rivoluzione in medicina”. L’Italia tutta in generale, ha il merito, attraverso il Monachesimo prima e il Rinascimento poi, di strappare l’Europa dai secoli bui del Medioevo, riportando al centro del pensiero lo studio dell’uomo, nella filosofia, nell’arte e nella scienza. Napoli accende la scintilla perché meno subisce i contraccolpi della Controriforma e precocemente si apre al secolo dei lumi, diventando in Italia e non solo, la capitale della cultura e soprattutto della cultura scientifica. Già quindi nel 1821 il barone, generale von Köller, affezionato paziente omeopatico, dona all’Accademia Reale Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi delle Scienze l’Organon e la Materia Medica Pura, di Hahnemann e la stessa Accademia incarica il dott. Alberto de Schoemberg, anch’egli medico dell’armata austriaca, di rivolgersi allo stesso Hahnemann, per approfondire la nuoCosmo Maria de Horatiis. va dottrina. Di ritorno da Köthen, de Schoemberg esporrà i risultati delle sue ricerche davanti agli scienziati napoletani, che ne faranno pubblicare la relazione nel 1822 con il titolo Il sistema medico del dott. Samuel Hahnemann esposto alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli. È questo Francesco Romani il primo scritto di Omeopatia pubblicato in Italia. Nel 1824, con la traduzione del prof. Bernardo Quaranta, è la volta dell’Organon, in lingua italiana, dalla seconda edizione dell’opera. Questa è in assoluto la prima stampa del testo fondamentale dell’Omeopatia, in una lingua diversa dal tedesco. Dopo Napoli, le altre zone d’Italia raggiunte dalla nuova metodologia del medico sassone Hahnemann, sono la Sicilia, legata a Napoli dalla identità statuale, Roma e gli Stati Pontifici, con particolare fermento nelle Marche e in Abruzzo, la Lombardia e il Piemonte. Il primo medico omeopata a stabilirsi a Roma è, con tutta probabilità, il dott. Settimio Centamori, amico personale di Hahnemann e imparentato con Napoleone Bonaparte. Un discorso a parte per la rilevanza e la precocità dei contatti con la nascente Omeopatia, lo merita il Teramano. Qui, un gruppo di medici e intellettuali, guidati dal filosofo e grande uomo di cultura Melchiorre Delfico, riporteranno addirittura gli studi di chimica di un Hahnemann pre-omeopatia, seguendo i suoi lavori successivi con interesse, tanto che lo stesso Delfico definirà il genio tedesco “il gran fondatore del medico sapere”. I personaggi più rilevanti di questa autentica avanguardia abruzzese, operanti a Napoli, saranno Francesco Romani, considerato il principe dei clinici omeopati della sua epoca e Rocco Rubini, che qualche anno più tardi avrà un ruolo di primo piano, coronato da inimmaginabili successi, nel contrasto alle epidemie di colera, come possiamo dedurre dal prezioso saggio di Sandro Galantini. Se la Germania è stata la culla dell’Omeopatia, là dove tutto è nato, l’Italia e in particolare Napoli, sono stati l’epicentro da dove si è diffusa come un incendio d’estate, in tutto il mondo. Da Napoli, come abbiamo già ricordato, passa in Spagna; il primo medico omeopata inglese, il dr. Quinn, l’apprenderà a Napoli dal Melnik, durante il suo Grand Tour; arriva in Francia, prima che Hahnemann si stabilisca a Parigi, tramite il Conte Sebastiano de Guidi, che al di là della lettura francesizzata del cognome, era campano e l’aveva appresa a Napoli dal dr. Romani, che gli aveva guarito la moglie. De Guidi sarà portatore del Similia cum Similibus anche in Svizzera. Dalla Sicilia, il grande apostolo Benôit Mure, anche lui guarito dai granuli, dalla tubercolosi, la traghetterà in Brasile e in Egitto. Questa grande affermazione fa sì che tra il 1830 e il 1840 i medici omeopati sfiorino il ragguardevole numero di un migliaio (se ne contavano quasi 200 solo in Sicilia). Un altro terreno dove l’Omeopatia vince molte sfide è quello epidemiologico. A partire dal 1801, anno in cui l’Osservatore Medico di Napoli, riferisce l’uso della Belladonna, nella profilassi della scarlattina, alle epidemie di colera che si ripresentano con triste regolarità nella penisola. Dal 1830 in poi queste vengono affrontate con rimarchevoli successi dagli omeopati, Rocco Rubini e Tommaso Cigliano su tutti, contribuendo alla diffusione della nuova terapia. L’Omeopatia vive in Italia, tra il 1830 e il 1870, quattro decenni di grandi successi e popolarità. Quando il XIX secolo sta volgendo al termine, la spinta propulsiva iniziale si esaurisce e si trasforma presto in declino. Le ragioni sono molteplici e difficili da sintetizzare, probabilmente incidono da una parte litigi e inviTommaso Cigliano die tra gli stessi omeopati, la rafforzata ostilità del mondo accademico ufficiale che vuole trattenere sotto il suo controllo il potere di dispensare salute e malvolentieri lo divide con altri, dall’altra la scoperta della teoria microbica e gli studi di Pasteur e Koch, che spostano la causa delle malattie dall’interno all’esterno, cozzando con l’impostazione omeopatica e anche la difficoltà intrinseca del metodo omeopatico, che presuppone uno studio lungo, serio e approfondito. Tutto questo lascia molte macerie nel campo omeopatico. Nel 1900, secondo quanto riferisce il dott. Bonino, presidente dell’Istituto Omiopatico Italiano e tra i fondatori nel 1890 dell’Ospedale omeopatico di Torino, rimangono solo 37 omeopati in Italia, quasi tutti legati a tradizioni famigliari come Cigliano a Napoli e Mattoli in Umbria. Questo maTerapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020 21 Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi nipolo di coraggiosi, mantiene viva la brace sotto la cenere, passando la loro conoscenza a discepoli, scelti con cura, che la accompagnano con amore e dedizione fino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso, anni in cui, in Italia, la fenice risorge dalle sue ceneri e si sviluppa in pochi decenni fino ad arrivare ad oggi in cui il 17% degli italiani utilizza abitualmente rimedi omeopatici (EMG Aqua, ottobre 2018). Ma procediamo con ordine. Nel corso dei primi cinquant’anni del ‘900, come abbiamo detto, l’Omeopatia vive un lungo sonno letargico. Il grande progresso scientifico che rivoluziona la pratica della medicina, sembra non consentirgli speranze. Dalla sintesi della penicillina e degli altri antibiotici, fino alla geniale scoperta del genoma umano, che una volta interamente mappato, si crede, permetterà di ottenere una cura infallibile per ogni malattia (abbiamo poi visto che era una vana speranza), il determinismo in medicina, è autore di una inarrestabile marcia che sembra escludere qualsiasi rivale. Ma già dai tempi di Pasteur, il fronte così apparentemente compatto, mostra qualche crepa, lo stesso scienziato francese affermerà, si dice sul letto di morte, ossia, una delle poche situazioni in cui gli uomini difficilmente mentono: “il microbo è nulla, il terreno è tutto”. Le scoperte dell’endocrinologia sui micro-dosaggi, le scoperte della fisica e della chimica portano a rivalutare l’azione dell’infinitesimale. In questo contesto in forte dialettica evolutiva si staglia una personalità forte, decisa, colui che ancora oggi è percepito come il padre dei medici omeopati italiani. La storia recente Nel 1950 il prof. Antonio Negro, nativo di Alassio (SV), fonda a Roma il Centro Ippocratico Hahnemanniano e pochi anni dopo l’Accademia Italiana di Medicina Omeopatica, con il fine di insegnare la dottrina hahnemanniana. Nel 1954 è la volta della Rassegna Italiana di Medicina Omeopatica, che dirigerà con passione e rigore scientifico, importante sostegno a una diffusione culturale della Anronio Negro materia. Questi sono i primi, ma fondamentali atti del risorgere dell’Omeopatia nel belpaese, il prof. Antonio Negro ne compirà moltissimi e di grande significato nel corso della sua lunga e operosa vita, si spegnerà serenamente a 102 anni nel marzo del 2010, dopo aver visitato i suoi affezionati e numerosi pazienti fino a pochi mesi prima. Se il prof. Antonio Negro ha avuto il grande merito di preservare il verbo omeopatico e di cominciare il lungo percor- 22 Advanced Therapies. Numero 19 - 2020 so della sua penetrazione in tutti gli strati sociali, se la sua figura è universalmente riconosciuta, come quella del padre nobile dell’Omeopatia italiana, la dr.ssa Alma Rodriguez, è considerata la mamma degli omeopati italiani. Il suo amore per l’Omeopatia scocca negli anni ’50, a Caracas in Venezuela, dove presso la sua farmacia è il dr. Martin Kelber, omeoAlma Rodriguez pata belga, a indirizzare i pazienti per la preparazione dei rimedi. All’inizio poco convinta di quei medicinali, la cui diluizione le sembra portarli in un campo di inefficacia terapeutica, si deve ricredere, vedendo gli strepitosi risultati ottenuti dai pazienti. Con entusiasmo inizia lo studio dell’Omeopatia e ritornata in Italia nel decennio successivo, aggiunge alla sua laurea in farmacia quella in medicina. Gli anni ‘70 sono gli anni della rinascita culturale dell’Omeopatia, sulla scorta dei profondi cambiamenti politici e sociali che il paese sta vivendo. E ancora una volta è Napoli a dare il via a quella che la dottora (così la chiamano i suoi allievi e i colleghi) ha chiamato la “Rivoluzione in Medicina”. Nel 1971, la dott.ssa Adele Alma Rodriguez assieme al Antonio Negro, fonda a Napoli il Ce.M.O.N. – Centro di Medicina Omeopatica Napoletano Tommaso Cigliano, con il fine specifico dell’insegnamento e della diffusione della Medicina Omeopatica Pura. Nel novembre del 1970, alla presenza di personalità del mondo della Medicina, della Cultura, della Chiesa e della Politica, viene inaugurato il primo anno accademico 1970/71, al quale si iscrivono 70 persone tra medici e studenti in medicina. Il corso, triennale, si sviluppa parallelamente anche a Roma. Dopo il primo triennio i medici diplomati cominciano a praticare, ma la difficoltà di reperire i rimedi crea grosse difficoltà. Il CeMON Presidio Omeopatia Italiana, costituisce perciò una divisione farmaceutica e inizia a importare prima e produrre poi, medicinali omeopatici unitari, per consentire ai giovani omeopati di trattare i pazienti che cominciano ad affluire ai loro studi, rimanendo sempre fedele alla farmacopea omeopatica tedesca (HAB) per fornire, come diceva lo stesso Hahnemann “… le medicine più pure e più potenti che sia possibile, per poter essere sicuro della loro azione terapeutica…” (§ 264 Organon). In quegli anni si iniziano a tessere importanti relazioni internazionali, anche grazie ai congressi della LMHI, fino ad arrivare, nel 1977 alla costituzione della LUIMO (Associazione per la Libera Università Internazionale di medicina Omeopatica) i cui fondatori sono Alma Rodriguez, Antonio Negro, Tomàs Pablo Paschero e Proceso Sanchez Ortega. L’obiettivo è creare un modello di insegnamento evolutivo in Omeopatia, partendo da esperienze diverse, per Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi formare omeopati esperti. Da quell’esperienza pionieristica e di risveglio nella nostra penisola, delle attività didattiche omeopatiche, in continuità con l’Accademia Italiana di Medicina Omeopatica (A.I.M.O.H.) fondata da Antonio Negro, alla fine del 2020 si inaugurerà la 65° Corso Triennale di Medicina Omeopatica della LUIMO. Alla presidenza Carlo Melodia, sempre a fianco di Alma Rodriguez e ora suo degno successore, con la direzione didattica di Andrea Aversa e la collaborazione determinante di Maria Luisa Agneni e Francesco Eugenio Negro, in un percorso di studio elaborato in oltre sei decenni allo scopo di formare “Il Medico del Futuro”. Per otto anni si tengono due corsi di una settimana all’anno, oltre a seminari, convegni, forum, a cui partecipano medici studenti da tutt’Italia, molti dei quali diventeranno la classe dirigente dell’omeopatia dei nostri giorni. Il vento di rinascita che parte ancora una volta dal sud e da Napoli, non rimane isolato, tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80 molte nuove realtà si affacciano prima e si affermano dopo. La società, che ha speso la maggior parte delle energie, nelle fatiche della ricostruzione del dopoguerra, avendo ormai consapevolezza di un riacquistato benessere e di una situazione internazionale più stabile, comincia a evolvere rapidamente, anche grazie a conquiste tecnologiche importanti. Non sempre questi cambiamenti sono armonici, anzi spesso sono frutto di duri confronti e di lotte violente. Dalla rivolta giovanile del 1968 e dalle lotte operaie e civili che si protraggono per gran parte degli anni 70, esce un Italia diversa, affrancata da retaggi feudali, ricca di nuove idee ma anche di aspre contraddizioni. Il mondo della Medicina non è naturalmente esente da questo vero e proprio terremoto dei costumi e della cultura. I giovani medici hanno un’idealità diversa dai loro predecessori, sono entrati in contatto con realtà e visioni che hanno una concezione olistica dell’uomo. Non sono più disposti ad accettare l’insegnamento dell’Università come una verità assoluta, inconfutabile. L’omeopatia è quasi un simbolo, un paradigma, di questo cambiamento, dimostrando nei suoi duecento anni di storia e proiettandosi nel futuro, attraverso le promesse di una sua lettura da parte della fisica quantistica, di poter ricoprire un ruolo di ineguagliabile metodologia clinica sempre incredibilmente attuale. Ma torniamo alla nuova spinta propulsiva che favorisce la creazione, in diverse parti d’Italia, di centri di studio, scuole, ambulatori, associazioni. A Milano già nel 1978, grazie alla spinta dell’omeopata belga Jacques Imberechts, fondatore di Homeopathia Europea, il gruppo di studio tenuto da Mario Garlasco e, tra gli altri, Carlo Cenerelli, tutti allievi di Pierre Schmidt, si organizza nell’Associazione Lycopodium. Viene costituita una scuola e un ambulatorio che favoriranno la diffusione dell’Omeopatia in quell’area. In seguito, molti docenti si trasferiranno in Toscana e costituiranno a Firenze la Scuola Mario Garlasco e l’Associazione Lycopodium, ancora oggi attiva. A Verona a metà degli anni Ottanta è la volta della Società Omeopatica Veronese che ha come figure di spicco l’indimenticato omeopata argentino Hugo Carrara, proveniente dalla scuola di Paschero, Maurizio Castellini, Maurizio Albano e Stefano Barni. Anche qui i primi anni sono ruggenti, con aule piene di medici giovani e meno giovani, che vogliono apprendere questa “nuova” metodica di 200 anni fa. Intanto a Roma, nel 1975 viene fondato dai fratelli Antonio e Roberto Santini L’Istituto di Studi di Medicina Omeopatica. Dal 1975 al 2010 l’ISMO ha tenuto 35 edizioni del Corso Triennale di Medicina Omeopatica, con il quale ha formato più di 5.000 medici omeopatici secondo il modello costituzionale. Dal 2011 i contenuti del Corso ISMO sono reperibili all’interno della Scuola Nazionale di Omeopatia Clinica della SIOMI. L’attuale Direttore dell’Istituto è Gino Santini, coordinatore dell’attività ambulatoriale e di ricerca. Nel 1980 nasce il Gruppo Omeopatico Dulcamara a Genova, animato dai dottori Tonello, Merialdo e Mangini, che si collega con la Faculty of Homeopathy di Londra, fornendo la possibilità, ai partecipanti ai corsi da loro organizzati di conseguire, dopo apposito esame, i diplomi con il prestigioso riconoscimento dell’istituzione britannica. Ora la Scuola, dopo una fusione con un’altra realtà didattica è attiva con il nome di Scuola di Omeopatia di Genova. A Roma, prima come Med.Om e poi come IRMSO, Pietro Federico, allievo di Antonio Negro e in seguito del messicano Ortega, dà vita a un’altra scuola tra le più importanti e frequentate, che continuano ancora oggi l’importante lavoro della formazione di base. Oggi l’IRMSO sta partendo con il XXXIII anno di corso, prevedendo anche la formazione a distanza, un traguardo importante, conseguito grazie alla volontà e alla sagacia dei suoi docenti, tra cui Pietro Gulia, attuale vicepresidente per l’Italia della LMHI. Anche in Sicilia c’è il desiderio di rinverdire i fasti del dei primi anni del 1800 e sia a Catania, dove alcuni allievi della LUIMO, coordinati da Salvo Coco, fondano il COS (Centro Omeopatico Siciliano), che a Palermo, dove viene rinfocolata, dal lavoro serio di Ciro D’Arpa e dei suoi colleghi, la brace mai spenta dell’Accademia Omiopatica Palermitana, fondata nel 1844 e rifondata nel 1992. L’esperienza palermitana si collega con quella dell’AMHSO (Associazione Medica Hahnemanniana per lo studio dell’Omeopatia) di Giuseppina Bovina e Andrea Valeri e alla già citata Società Omeopatica Veronese, dando vita alla SIMO (Società Italiana di Medicina Omeopatica) la società scientifica dell’Omeopatia italiana, che avrà il grande merito di tessere il lavoro di contatti e di scambi di documentazione, che culminerà nel 2002 a Terni, il 18 maggio, durante il Consiglio Nazionale della FNOMCeO, che raggruppa tutti gli Ordini dei Medici delle 103 province italiane, in cui l’Omeopatia viene dichiarata “Atto Medico”. È questa probabilmente, dal punto di vista del riconoscimento istituzionale, la più importante conquista del mondo omeopatico nell’Italia di oggi. Il dinamismo e il successo tra la gente comune degli ultimi anni del XX secolo, porta a comprendere che gli omeopati, da soli, possono fare ben poco, ma che associandosi possono dare forza alle loro istanze e favorire in maniera determinante la diffusione e l’utilizzo della metodologia che praticano. Terapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020 23 Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi Nel maggio del 1990, dopo alcune esperienze associative minori, nasce la FIAMO (Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati), sotto la presidenza di Giorgio Liotti, con l’ambizioso programma di dotare le scuole di Omeopatia classica e i medici omeopati di una casa comune. Programma realizzato in larghissima parte, grazie all’impegno profuso dai suoi presidenti e da tutti gli associati, la FIAMO è ormai considerata, a livello nazionale e internazionale, il punto di riferimento a cui rivolgersi per dialogare con gli omeopati classici italiani. Infatti, dal 2004 entra a far parte della FISM (Federazione italiana delle Società Medico-Scientifiche). Impossibile non ricordare alcuni dei membri propulsori della FIAMO, come Pindaro Mattoli, che continua l’ininterrotta tradizione omeopatica della sua famiglia, che risale ai suoi albori in Italia, e Antonella Ronchi che da diciotto anni regge l’associazione con saggezza ed equilibrio, portandola a una crescita di iscritti costante e soprattutto guidandola a rappresentare presso le istituzioni e il pubblico, la comunità omeopatica italiana, proponendo documenti, organizzando incontri e promuovendo una corretta informazione sulla medicina omeopatica. Nel suo instancabile lavoro di testimonial e di rappresentante dell’Omeopatia, Antonella Ronchi riceve il più che valido aiuto di Giuseppe Fagone, di Francesco Marino, vicepresidente FIAMO e di un’altra grande donna dell’Omeopatia italiana, Giovanna Giorgetti, da moltissimi anni Segretaria dell’Associazione. La FIAMO dal 1996 pubblica una rivista di altissima qualità, Il Medico Omeopata, diretta, fin dalla sua fondazione, dall’instancabile Gustavo Dominici. La rivista, quadrimestrale, viene distribuita in oltre 3.000 copie, con contenuti in maggioranza scientifici, di elevato pregio, destinati ai professionisti del settore. La FIAMO, come la LUIMO è membro istituzionale della LMHI ed incaricata dell’organizzazione del congresso mondiale della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis del 2019 in Italia. Per inciso è importante ricordare che dal 2013 al 2016, la LMHI ha avuto, per la prima volta, una presidenza italiana, nella persona di Renzo Galassi, omeopata di grande esperienza, allievo prediletto di Ortega, che ha saputo creare all’interno dell’associazione, un clima dinamico e di collaborazione, con le realtà omeopatiche di quasi 100 nazioni, al punto di essere successivamente insignito del titolo di “President of Honor” della LMHI, riconoscimento ricevuto nei quasi 100 anni di vita dell’associazione solo da altri sette presidenti. Per quanto riguarda la LMHI, un’altra istituzione di grande rilevanza culturale e scientifica, come membro istituzionale è la FOI (FondazioEmilio-Del-Giudice 24 Advanced Therapies. Numero 19 - 2020 ne Omeopatica Italiana) creata nel 1980 e portata avanti con passione ed entusiasmo dagli indimenticabili fratelli Nicola e Emilio Del Giudice, il primo omeopata di valore, proveniente da una lunga esperienza alla LUIMO e il secondo fisico di caratura internazionale attivo insieme ad altri colleghi, tra cui il Nobel Montagnier, nell’indagare in profondità i meccanismi di azione dell’Omeopatia. Particolare rilevanza, ha costituito e costituisce tutt’oggi il rapporto della FIAMO con l’European Commitee for Homeopathy, ECH, che già dal 1994, in seguito alla pubblicazione da parte di quest’ultima organizzazione, del documento dal titolo Homeopathy in Europe che traccia per la prima volta le linee guida per la formazione, aggiornate nel 2005, subito adottate in Italia dalle scuole aderenti alla FIAMO. In seguito, aderisce anche la SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata), nota soprattutto per aver lavorato alacremente all’apertura, nel febbraio 2011, del Centro di Medicina Integrata dell’ospedale Petruccioli di Pitigliano (GR); dove l’utilizzo della medicina ufficiale è applicato in maniera integrata con le medicine complementari (omeopatia, agopuntura, omotossicologia e fitoterapia). In questo progetto, come in altri della sanità pubblica della regione Toscana, la più avanzata in questo settore, importantissimo il lavoro di Elio Rossi (Associazione Lycopodium) e Simonetta Bernardini, presidente SIOMI dalla sua fondazione nel 1999. Da menzionare per la rilevante quantità e qualità del lavoro di formazione svolto, sia rivolto ai medici che ai farmacisti, SMB Italia (Società Medica Bioterapica) fondata nel 1983, grazie al propulsivo impegno di Valter Masci, Gianfranco Trapani e Sandro Paladino. L’Omeopatia internazionale in Italia La circolazione delle idee è in ogni cultura e in ogni settore un potente strumento di progresso. Abbiamo già visto che la rinascita dell’Omeopatia in Italia, a partire dagli anni Settanta, è coincisa con frequenti contatti con altri paesi e con la presenza nel Belpaese di grandi maestri internazionali, venuti a tenere lezioni e seminari. Oltre ai già citati Paschero, Ortega, Imberechts, non si può dimenticarne altri, del calibro di Alfonso Masi Elizalde, che influenzerà una generazione intera di omeopati, di cui molti ancora in attività, Eugenio Candegabe, Joseph Reves. International Accademy of Classical Homeopathy – Alonissos Grecia – Prof. George Vithoulkas Un capitolo a parte, per il grande impatto, anche numerico degli omeopati coinvolti, merita l’avventura greca. A metà degli anni Novanta, il famosissimo omeopata George Vithoulkas, sposta la sua scuola da Atene all’isola di Alonissos, nelle Sporadi, fondando l’International Academy of Classical Homeopathy, ai cui corsi partecipa, per svariati anni, una nutrita colonia italiana, alla quale poter unire le vacanze estive con una formazione omeopatica di qualità, non sembra vero. Questi Master hanno l’effetto di migliorare la pratica clini- Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi XXI Seminario Internazionale di Medicina Omeopatica – Rajan Sankaran – La semplicità dell’Omeopatia 10-12 giugno 2016 – Sirmione. ca di un’intera generazione di omeopati italiani e di formare molti dei docenti che, attualmente, costituiscono la spina dorsale di molte scuole. Tra essi ricordiamo i compianti Ruben Techiouba che a Livorno creerà un polo omeopatico di grande dinamismo e Massimo Bassetti, fondatore dell’AIOP (Accademia Italiana di Omeopatia Pediatrica). Alla fine degli anni ’90, cogliendo il suggerimento di Bruno Galeazzi e invitando Roger Morrison e Nancy Herrick, famosi omeopati californiani, CeMON Presidio Omeopatia Italiana inaugura la lunga serie dei seminari internazionali, che ad oggi ha raggiunto il ragguardevole numero di venticinque. Questi seminari hanno permesso agli omeopati italiani di ascoltare l’insegnamento di alcuni tra i più importanti maestri a livello planetario, appartenenti alle principali scuole, con l’intento di tenere vivo l’interesse per lo studio dell’Omeopatia. Di volta in volta si sono succeduti omeopati della “vecchia scuola” e pensatori originali con nuove idee di grande interesse, come Rajan Sankaran, Jan Scholten, Jeremy Sherr, Farokh Master, George Dimitriadis, Frederik Schroyens, Frans Vermeulen, Dario Spinedi, Radhe e Alok Pareek, Eugenio e Marcelo Candegabe, Zalman Bronfman, Jonathan Shore, André Saine e tanti altri. Una menzione speciale merita il ciclo di seminari, quest’anno ci dovrebbe essere, sebbene via webinar, il tredicesimo, con la coppia di omeopati indiani Shachindra e Bhawisha Joshi, riconosciuti maestri internazionali, portati in Italia prima da Giovanna Gallerani che ha passato il testimone a Federico Audisio di Somma, fondatore di Medicina Umanistica e pluripremiato scrittore di romanzi. Il successo di queste iniziative ha favorito progetti editoriali, con numerosi libri tradotti in italiano specialmente da due case editrici, che si dedicano quasi esclusivamente all’Omeopatia, grazie ai loro fondatori entrambi omeopati, la Salus Infirmorum, di Roberto Gava e Nuova Ipsa di Claudio Mazza. Una menzione speciale la merita senz’altro Carlo Rezzani, che dividendosi tra i suoi pazienti e l’informatica, oltre ad essere l’autore della cartella clinica informatizzata WinCHIP, ha supportato gli omeopati italiani fornendo formazione e assistenza per l’utilizzo del repertorio su personal computer. Ma il contagio delle idee non è stato eterodiretto nel senso dell’importazione, ci sono anche omeopati italiani che hanno un largo seguito e sono notevolmente apprezzati all’estero, come Roberto Petrucci, direttore del Centro di Omeopatia di Milano e Massimo Mangialavori. Tutti e due vengono regolarmente invitati a tenere seminari e workshop in tutto il mondo e, in Italia, svolgono anche il delicato e importante compito, di fornire una qualificata formazione avanzata. Entrambi sono universalmente apprezzati per il loro originale approccio clinico e per il modo incisivo ed efficace di insegnarlo. La Ricerca Quando parliamo di ricerca in Italia, possiamo risalire addirittura al 1828 anno in cui Cosmo Maria de Horatiis effettuò, due sperimentazioni cliniche presso l’ospedale della Trinità dei Pellegrini di Napoli, con la collaborazione di Francesco Romani, famose anche per i tentativi fatti dagli allopati di boicottarle. Per venire ai nostri giorni abbiamo da un lato un fronte interno, fondamentale per lo sviluppo della medicina omeopatica, costituito dai proving e uno esterno, con ricerche di base e cliniche. Ricerca di grande rilevanza, oltre a preceTerapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020 25 Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi denti storici, ad esempio il proving di Cactus grandiflorus sperimentato nel 1864 da Rocco Rubini, è stata la sperimentazione pura, transnazionale, organizzata dalla LUIMO nel 1980 a cui partecipano 600 omeopati da tutto il mondo. Una sperimentazione di tale portata è stata utile soprattutto per redigere un protocollo di sperimentazione, che ha costituito la base dei disegni sperimentali successivi. Dagli anni Novanta ad oggi, sono state decine i proving organizzati precipuamente all’interno delle scuole FIAMO, sia con fini scientifici che didattici. Fra gli omeopati che si sono dedicati con passione e duro lavoro a organizzarli troviamo Gustavo Dominici, Andrea Signorini, Vincenzo Falabella e Sergio Segantini. Tra i rimedi sperimentati, alcuni risperimentati, riportiamo Piper methysticum (kawa-kawa), Etna lava, Hydrogenium peroxidatum, premiato come miglior lettura al Congresso LMHI del 2008 a Ostenda, Colibacillinum, Ilex paraguaiensis (mate) e la lista è ancora molto lunga. Sul fronte della ricerca di base, sull’onda degli studi del purtroppo scomparso Emilio del Giudice, dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare, sui modelli biofisici dell’acqua, sono molti e di notevole interesse i lavori pubblicati che hanno dato lustro a ricercatori italiani come Vittorio Elia, del dipartimento di Chimica dell’Università Federico II di Napoli che si è occupato e ancora si occupa delle proprietà chimico fisiche dell’acqua, con risultati sorprendenti, nelle soluzioni ultradiluite, mostrando comportamenti molto anomali, che travalicano le ferree leggi della chimica. Di assoluta rilevanza i numerosi lavori, anche sul campo, di Lucietta Betti dell’Università di Bologna, sugli effetti che le soluzioni ultra-molecolari hanno sulle piante e le fitopatologie, oggi continuati da prof. Dinelli. Il più conosciuto, tra i ricercatori italiani che si occupano di omeopatia è certamente Paolo Bellavite, già professore di Patologia Generale presso l’Università di Verona, autore di numerosissimi articoli e studi di base e clinici. Questi e altri autori sono da lodare maggiormente, perché progettano ed eseguono le loro ricerche con fondi molto limitati, coendo spesso fare i conti con una comunità scientifica pronta a criticarli a prescindere dai contenuti e con notevoli difficoltà nel trovare riviste scientifiche disposte a pubblicare i loro lavori, a causa delle influenze negative e dai pregiudizi dell’establishment scientifico. A supporto di questa attività, oltre ad approfittare delle risorse open source e alle riviste internazionali del settore per diffondere gli articoli, è stato costituito, grazie al gran lavoro di Francesco Marino, supportato dalla FIAMO, il Database della Ricerca in Omeopatia, che contiene oltre 1.000 articoli che vanno dal 1949 ai giorni nostri, selezionati con criteri di attendibilità e qualità. La casa italiana delle evidenze scientifiche della Medicina omeopatica. Skeptics, situazione rimedi e prospettive Già da diversi anni i rapporti del mondo dell’Omeopatia con i media e il mondo accademico sono molto discontinui e perlopiù contrastati. Nel 2005, con la pubblicazione 26 Advanced Therapies. Numero 19 - 2020 dell’articolo di Lancet “La fine dell’Omeopatia”, titolo dal tono, almeno per un italiano, iettatorio, si apre la caccia alle streghe. I giornali più importanti, la tv, i media di internet, amplificano in modo sorprendente un articolo per addetti ai lavori, pubblicato su un giornale superspecializzato, letto quasi esclusivamente da medici e scienziati. A ondate vengono prese d’assalto le certezze di un pubblico che, andando a valutare le ricerche demoscopiche di quegli anni, sta sempre più premiando l’uso delle medicine non convenzionali, su tutte dell’Omeopatia. Una dopo l’altra notizie di scarso valore o legate a contesti molto specifici, come, nel 2014, le conclusioni della metanalisi del National Health and Medical Research Council Australiano, in cui si afferma che non ci sono evidenze sull’efficacia dell’Omeopatia, diventano per giorni e settimane argomento di primo piano sui mezzi di informazione, creando sconcerto e dubbi. Con un crescendo che fa pensare a un’orchestra molto ben organizzata, diretta e finanziata, a fine 2015 l’attacco viene sferrato direttamente a livello nazionale. Quello che viene considerato il leader degli skeptics italiani, immancabile nei programmi televisivi in cui si tratta l’argomento, il farmacologo Silvio Garattini, autorevole esponente dell’establishment e nume tutelare di Big Pharma, pubblica il libro “Omeopatia acqua fresca”. È il tentativo di un attacco mortale, definitivo, la “soluzione finale”. Il momento è quello giusto, le aziende omeopatiche sono impegnate nelle registrazioni dei rimedi omeopatici e stanno cercando di trattare con l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, per ottenere procedure meno complesse e onerose. Le norme attuative, recependo la direttiva europea 92/73, sono molto più rigide di quelle adottate in altri paesi europei e rischiano di far scomparire il 70% dei rimedi dal mercato. Inoltre, rimane di fondo una campagna pro-vaccini che tende a identificare gli omeopati come i nemici anti-vax, fino ad arrivare a un episodio gravissimo, in cui l’Ordine dei Medici di Treviso, istruendo un processo senza prove di alcuna infrazione del codice deontologico, in cui si fa accusatore e giudice, ha radiato Roberto Gava, medico omeopata di chiara fama, per le sue opinioni sui vaccini, prudenziali, assolutamente non identificabili con il pensiero no-vax e soprattutto molto ben documentate. Questo vero e proprio assalto finale ha prodotto nel mondo dell’Omeopatia e più in generale delle medicine tradizionali complementari e non convenzionali, la coscienza che l’unione fa la forza. Si sono distinte molte associazioni che hanno lavorato e lavorano seriamente per coordinare una difesa da questo brutale attacco. In particolare, l’Associazione Medicina Centrata sulla Persona-Ente Morale, con il suo competente presidente Paolo Roberti di Sarsina, ha svolto un intelligente lavoro, per compattare le varie associazioni e sigle del mondo della medicina olistica, sfociato nell’importante simposio nazionale presso il Senato della Repubblica, del 29 settembre 2016, Le Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali nel Servizio Sanitario Nazionale per l’uguaglianza dei diritti di salute. L’Associazione si è poi Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi trasformata nella Fondazione per la Salutogenesi ONLUS e ancora sotto la lungimirante guida di Paolo Roberti di Sarsina ha ulteriormente allargato il suo benefico raggio di azione. Altre azioni sono state messe in atto dalla FIAMO, dalla SIOMI, dalla LUIMO e dalle associazioni dei pazienti, come l’APO, Associazione Pazienti Omeopatici, con la sua attivissima presidente Marisa Certosino e l’ADIMO, Associazione di Informazione Medicina Omeopatica. Insomma, una cosa è certa, il mondo dell’Omeopatia italiana si sta difendendo con orgoglio e forza, cercando di creare una rete con altre realtà contigue nel pensiero e nei comportamenti. Di pochi giorni fa la buona notizia che l’Ombudsman del Commonwealth, in Australia, ha accettato la denuncia presentata con la collaborazione dell’HRI, Homeopathic Research Institute, volta a dimostrare le pesanti irregolarità e i conflitti di interesse, celati sotto il rapporto dell’NHMRC sull’omeopatia. E Dio sa se abbiamo bisogno di notizie come queste! Nel corso degli ultimi due o tre anni sono saliti alla ribalta personaggi mediatici di fama incerta, che hanno pubblicato libri, aperto siti e blog specificamente diretti a distruggere l’Omeopatia. La loro presenza presso talk-show e i programmi televisivi più disparati, così come uno strenuo attivismo sui loro profili social, sempre unidirezionalmente diretta a deridere l’Omeopatia e a definirla implausibile, ha fatto venire il sospetto di una campagna studiata a tavolino da esperti nella manipolazione della comunicazione. La vicenda Covid-19 li ha ridimensionati in larga parte, quando la stessa stampa mainstream ha messo a nudo conflitti di interesse, appoggi politici inopportuni per degli uomini sedicenti appartenenti alla scienza. Ma è importante non abbassare la guardia e vigilare costruendo una narrativa etica e semplice per mettere le persone comuni nella condizione di saper scegliere il loro orientamento terapeutico, in piena libertà e consapevolezza. Attualità dell’Omeopatia in Italia Scrivendo questo articolo, mi rendo sempre più conto che descrivere la storia e l’attualità dell’Omeopatia in Italia, in poche cartelle è impresa ardua. Mi sono cimentato in questa impresa perché ritengo che sia importante per tutti conoscere, almeno da quel poco che sono riuscito a raccontare, una realtà così peculiare, ma così variegata. In Italia abbia- mo rappresentate tutte le correnti del pensiero omeopatico del mondo, questa è una grande ricchezza che, dall’altro lato della medaglia, ha presentato anche tanti problemi, soprattutto di disunità e a volte di lotta intestina, poco funzionale a uno sviluppo coerente e costante. Se gli attacchi che l’Omeopatia riceve in questi anni, saranno funzionali a ritrovare uno spirito di unità e il desiderio di lavorare insieme, per il bene di quell’umanità ammalata che guarda all’Omeopatia come soluzione rapida, duratura ed efficace dei problemi legati alla salute, saranno stati attacchi benedetti. Se gli omeopati riusciranno a ricordare ai colleghi allopati che il lavoro del medico non è di comunicare evidenze ai pazienti, ma di prendersi cura di essi, individualmente, come persone e non come numeri, allora tutti gli sforzi, le amarezze, le ferite, non saranno state sopportate invano. Il Museo dell’Omeopatia di Piazza Navona Il 17 giugno 2013 viene aperto a Roma, nella Storica ed elegante cornice di piazza Navona, il Museo dell’Omeopatia. Il Museo nasce da un progetto di Antonio Negro, il padre spirituale di tutti gli omeopati italiani, di cui abbiamo già parlato, e viene inaugurato nel giorno del suo compleanno, dai figli Francesco, omeopata e Paolo, chirurgo addominale di fama internazionale. Lo scopo, attraverso l’acquisizione, la raccolta e la conservazione di documenti e pubblicazioni, è di ricostruire la storia dell’Omeopatia, dai suoi esordi a oggi, allo scopo di fornire un contributo culturale al suo ulteriore sviluppo. Il Museo, autentico gioiello nel cuore di Roma, grazie alla passione e alla competenza dei due fratelli Negro, Francesco è autore di numerosi libri di omeopatia e di storia dell’omeopatia, e conserva oltre 5.000 tra volumi e riviste, manoscritti, autografi (tra i quali alcuni di Samuel Hahnemann), fotografie, diplomi, medaglie commemorative, pubblicità, curiosità, trousse & case, filatelia, numismatica e archivi privati di omeopati italiani dell’800 e del 900. Dalla collaborazione tra il Museo di Roma, la LUIMO, il CeMON Presidio Omeopatia Italiana e grazie alla lungimiranza e all’apertura mentale di Gennaro Rispoli, direttore del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e primario chirurgo di un importante ospedale, presso quest’ultima prestigiosa struttura, situata all’interno del monumentale Ospedale degli Incurabili, nel cuore del centro antico di Napoli, a febbraio del 2016 viene inaugurata la sezione Omeopatia, che contiene, tra gli altri preziosi reperti, una rara copia dell’edizione dell’Organon in lingua italiana, di Bernardo Quaranta, datata 1824. Omeopatia Veterinaria Un’altra realtà che dona lustro all’Omeopatia italiana è la Veterinaria. Il capostipite, decano e fondatore della disciplina in Italia è stato Franco Del Francia scomparso nel 2011, che ha formato decine e decine di omeopati veterinari e dato lustro alla sua professione con pubblicazioni, ricerche e fondando la prima scuola, nel meraviglioso borgo antico della Toscana, Terapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020 27 Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi Cortona, dedicata solo ai veterinari. Accanto a lui si sono distinti per abnegazione e qualità dell’insegnamento, il suo braccio destro Mario Sciarri, Andrea Brancalion, Maurizio Testadura e Mauro Dodesini, oggi tra i migliori medici veterinari omeopati in Italia. Dall’esempio del Maestro Franco Del Francia, alcuni suoi allievi, quali David Bettio, Barbara RigaFranco Del Francia monti, Marina Nuovo e Roberto Orsi, hanno fondato la SIOV, Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, che oltre a tenere un corso di base triennale, rappresenta, con successo, la categoria con le istituzioni e gli Ordini dei Veterinari. Nel 2017, il loro congresso annuale, in ottobre a Bologna, è stato anche il congresso della IAVH, International Association for Veterinary Homeopathy, la LMHI dei veterinari omeopati. Il vivace mondo dell’Omeopatia Veterinaria italiana fornisce anche nuovi strumenti di formazione e aggiornamento, come quelli messi a disposizione, attraverso i webinar, da Francesca Pisseri. Molto richiesti i periodici incontri di confronto metodologico e clinico, su piattaforma web messa a disposizione dalla FIAMO, coordinati da Marco Mortari. Agro-Omeopatia In occasione dell’Expo di Milano 2015, la più grande esposizione universale che promuove il dialogo e la cooperazione tra i vari Paesi, in quell’anno con il tema “Nutrire il Pianeta”, è partito un altro grande progetto, all’interno del creativo mondo omeopatico italiano: lo sviluppo dell’Agro-Omeopatia. Il progetto ha portato alla realizzazione di un orto, seguito nella sua crescita con l’uso di medicamenti omeopatici, per “curare quel che ci nutre per nutrire il pianeta”. L’iniziativa promossa dalla FIAMO con Giuseppe Fagone e coordinata da Raffaella Pomposelli, instancabile ed energica docente di omeopatia, con l’appoggio della ricercatrice Lucietta Betti, ha incontrato l’appoggio del comune di Milano che ha assegnato un’area, all’interno del Museo BoLucietta Betti tanico della città, presso la quale sono state seminate numeroso specie di verdure, la cui crescita è stata seguita e curata con l’uso di rimedi. Collateralmente alle attività agresti, si sono tenute numerose conferenze, incontri seminari, per diffondere e confrontarsi sull’argomento. Questi incontri, che hanno attirato una numerosa partecipazione di pubblico, 28 Advanced Therapies. Numero 19 - 2020 hanno visto anche la partecipazione come relatrici, di due omeopate tedesche, Heidi Brand e Christiane Maute. Degli ultimi anni è anche il progetto di formazione che parte dal Messico con il ricercatore Radko Tichavsky. Egli viene in Italia nel 2017 dove vengono organizzati corsi secondo il suo originale metodo che cerca di adattare il metodo omeopatico allo status biologico delle piante, sganciandolo dal processo, spesso non efficace, di analogia con la Materia Medica utilizzata in umana. Esso parte dalla considerazione che l’approccio sistemico messo a punto da Hahnemann venga trasferito con la dovuta attenzione a un organismo biologico diverso dall’uomo, con sue peculiari individualità. L’oggetto di analisi e di intervento non è più la singola pianta o il singolo impianto agrario, ma diventa l’intera azienda agricola, considerata come sistema in cui portare di nuovo l’equilibrio seguendo il principio di similitudine metabolica delle singole specie vegetali in quel momento attaccate dalla patologia. Questo entusiasmante capitolo, frutto di ricerca e applicazione sul campo è sostenuto in Italia dal Giorgio Ciaccio, da Francesco Di Lorenzo, agronomo siciliano, ora incaricato a livello europeo dall’ECH di sviluppare l’area dedicata all’Agro-omeopatia e dal prof. Giovanni Dinelli ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna, che prosegue con entusiasmo i pionieristici e illuminanti lavori di ricerca di Lucietta Betti. 74° Congresso mondiale LMHI settembre 2019 – Sorrento Dopo 23 anni il mondo dell’Omeopatia si ritrova a congresso in Italia, da Capri a Sorrento. Di nuovo viene scelto il meraviglioso golfo in cui la Medicina dei Simili sbarcò 200 anni prima e dal quale si diffuse nel mondo intero. La sera del 24 settembre nella sala delle Sirene dell’Hilton Sorrento Palace, davanti a un pubblico entusiasta si svolge il concerto “Note di Omeopatia“ dedicato ai grandi musicisti che sono stati trattati con l’omeopatia: Chopin, Beethoven, Schumann, Paganini, Ravel, Malibran , Cole Porter, Gershwin, organizzato da Francesco Negro, al quale è stato affidato l’onore e l’onere di tenere la opening lecture il mattino dopo. Il titolo del Congresso è evocativo e rappresenta alla perfezione la realtà della nostra amata disciplina: “Omeopatia, la Medicina del Futuro dal Cuore Antico”. Sono intervenuti oltre 800 medici, veterinari e farmacisti omeopati, provenienti da 48 Paesi e da 5 continenti: tutti hanno apprezzato l’altissimo livello scientifico (Presidente del Comitato Scientifico Antonella Ronchi), culturale (Presidente del Congresso Renzo Galassi) ed organizzativo (Presidente Comitato Organizzatore Francesco Marino). La presenza di 23 key speaker ha nobilitato il congresso e ha permesso agli intervenuti di ascoltare relazioni magistrali di altissimo spessore, come quelle di Fritjof Capra, Giampaolo Donzelli, Paolo Bellavite, Vittorio Elia, Rachel Roberts e Alex Tournier (questi ultimi due per HRI). Grandi maestri dell’Omeopatia classica hanno dato il loro importante contributo, come gli italiani Roberto Petrucci, Massi- Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi 74° Congresso mondiale LMHI settembre 2019 – Sorrento mo Mangialavori e Bruno Zucca; gli indiani Farokh Master, Alok Pareek (Presidente della LMHI uscente), Shachindra e Bhawisha Joshi; gli europei Dario Spinedi, Klaus-Henning Gypser, Ulrich Fischer, Frederick Schroyens, Marc Brunson e Philippe Servais; in rappresentanza del continente americano André Saine, Antonio Sanchez Caballero, Gustavo Cataldi, René Torres Garçia e anche un rappresentante dell’estremo oriente, Aaron To, da Hong Kong. Molto vivaci e ricche di contenuti le sessioni dei veterinari omeopati e la bellissima Relazione di Francesco Di Lorenzo per l’Agro Omeopatia. Sono stati giorni indimenticabili, perfettamente incorniciati dalla bellezza dei luoghi e dal grande piacere di incontrarsi, confrontarsi, creare relazioni umane e scientifiche. Un altro fiore all’occhiello per l’Omeopatia italiana. A completare un quadro più che lusinghiero, il 28 settembre alla chiusura del congresso è avvenuto il passaggio di consegne triennale della presidenza della LMHI ed è stato eletto nuovo presidente Gustavo Cataldi, argentino e allievo diretto di Tomàs Pablo Paschero. Un doppio riconoscimento all’Italia, primo per l’indubbia origine nostrana dettata dal cognome e secondo per le fortissime radici che l’Omeopatia italiana del secondo Novecento ha con la scuola argentina. Buon lavoro dottor Cataldi, possa essere il suo un triennio di completa rinascita e affermazione per l’Omeopatia. Covid-19 La pandemia di cui ancora soffriamo gli esiti e che in molte parti del globo non accenna ancora a scemare, ha fatto irruzione in modo violento e inaspettato nella nostra comunità umana e tra le prime nazioni colpite c’è stata purtroppo l’Italia. Le certezze di un sistema sanitario basato sull’EBM e su un processo di privatizzazione del sistema, prospettato come più efficace e innovativo, si sono improvvisamente infrante contro la nuova situazione creatasi che ha messo a nudo una visione non adatta ad affrontare la situazione. Sia sul piano della prevenzione, che su quello clinico, la mancanza di una organizzazione sistemica e di una impostazione “paziente centrica” ha senza dubbio pesato, soprattutto in alcune aree del paese particolarmente colpite. I parziali successi ottenuti nella clinica sono figli di uno slittamento dai consueti binari del protocollo. La medicina dell’esperienza è stata più efficace della medicina dell’evidenza. L’utilizzo di tecniche “antiche” come quella del plasma iperimmune, che è veramente molto vicino all’isopatia, già praticata da diversi omeopati ai tempi di Hahnemann, per la contiguità con il principio dei simili, hanno dimostrato un’efficacia solida e affidabile. In questo periodo la comunità omeopatica ha messo in campo, in ogni angolo del pianeta, tutte le energie disponibili, dedicandosi a quello che meglio riesce a fare: dedicarsi ai malati. In alcuni paesi le istituzioni governative hanno accettato questa mano tesa disinteressatamente, come in India in cui lo Stato del Kerala ha addirittura provveduto a distribuire Arsenicum album, indicato dagli esperti dell’AYUSH (il ministero indiano che si occupa delle medicine tradizionali e di cui fa parte l’Omeopatia) come il genio epidemico della pandemia. In Italia la campagna denigratoria portata avanti da più anni ha impedito questo tipo di collaborazione. Gli omeopati non sono stati però con le mani in mano, continuando a visitare i propri pazienti, anche via video quando la situazione non consentiva la presenza e sempre con ottimi risultati. Le associazioni omeopatiche hanno stretto ancora di più comunicazioni e relazioni con i loro corrispettivi di altri paesi, fornendo tra l’altro preziose indicazioni, dato che in Italia il virus si è diffuso precocemente. Andrea Valeri, Terapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020 29 Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi Ciro D’Arpa e Raffaella Pomposelli hanno pubblicato uno studio descrittivo italiano su pazienti sintomatici Covid-19 trattati con l’Omeopatia, un interessantissimo articolo in cui si descrive come il metodo omeopatico potrebbe essere di grande aiuto nella diagnosi precoce del Covid-19 e una raccolta di 62 casi, in cui vengono indicati i medicinali omeopatici prescritti, al fine di collaborare con altre iniziative del genere sorte in altre nazioni e creare una banca dati a beneficio di tutti. Così come il progetto Clificol, per una banca dati dei casi trattati, ideato da Carlo Rezzani è stato adottato dall’ECH con lo stesso scopo. Simonetta Tassoni, fondatrice e direttrice della Scuola di Omeopatia Effatà di Lucca ha proposto, ottenendo apprezzamento, dall’Ordine dei Medici della sua provincia, la disponibilità dei docenti della scuola a collaborare come consulenti dei loro colleghi nei casi trattati a casa di pazienti sospetti Covid-19 in fase iniziale. La lezione della pandemia non l’abbiamo ancora compresa appieno e chissà quanto tempo occorrerà per farlo. La miglior posizione da adottare è probabilmente quella di porsi dei quesiti. Quello fondamentale, a mio avviso, è se il Coronavirus sia causa o effetto. Ma al di là delle sentenze che sgorgheranno solo da una comprensione piena della complessità del fenomeno, una risposta, dal punto di vista dell’Omeopatia, a cui 600 milioni di persone nel mondo affidano la loro salute, c’è già ed è presente da oltre 200 anni. In ogni situazione epidemica è fondamentale focalizzare l’attenzione sulla necessità di agire per ottenere un buono stato di salute individuale, in modo di essere sani, forti e resistenti. Da questo punto di vista la Medicina omeopatica è per sua natura orientata a un percorso curativo individualizzato e di consapevolezza. Rappresenta quindi una risorsa particolarmente idonea al rafforzamento dello stato di salute per rispondere ad eventuali aggressioni esterne. Conclusione Come abbiamo visto l’Italia è stata attraversata, dal 1821 a oggi, da tutte le correnti del pensiero omeopatico. Questa è da una parte la sua ricchezza, dall’altra il suo tallone di Achille, a causa della scarsa coesione interna degli omeopati, che non ha consentito di costituire una base associativa comune, veramente unita e rappresentativa, per portare le proprie istanze alle istituzioni in modo compatto. C’è inoltre da prendere con serietà a impegno un altro problema da risolvere: il decrescere degli studenti iscritti ai corsi di base. Un fenomeno contradditorio, perché, mentre la domanda di omeopatia cresce tra la popolazione, l’offerta di una classe di professionisti dotati di una formazione validata e certificata, è in calo. Le crisi e gli attacchi degli ultimi anni, mi auguro stiano modificando in positivo questa situazione e le associazioni cominciano ad acquisire forza e nuove energie per combattere la difficile battaglia. La crisi della medicina accademica è sotto gli occhi di tutti, la mancanza di risorse per mantenere un sistema sanitario che migliora solo negli sprechi, non si potrà durare a lungo senza un cambiamento, una vera e propria 30 Advanced Therapies. Numero 19 - 2020 rivoluzione. Qui l’Omeopatia può dare il suo grande e peculiare contributo, grazie all’efficacia del suo metodo, al peculiare rapporto medico paziente, alla sua chiara possibilità di curare malattie croniche e, molto importante attualmente, consentendo risparmi a volte incredibili. Per fare questo ci vorranno omeopati preparati ad affrontare la situazione, preparati e disposti a confrontarsi con i colleghi allopati. In una parola dovranno rispecchiare la frase di Albert Einstein “Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano veramente”. Mi piace terminare questo articolo citando Alma Rodriguez, la dottora, colei che mi ha fatto innamorare perdutamente dell’Omeopatia, non con le parole, ma con l’esempio, con i comportamenti: “L'omeopata, il medico del futuro oggi”. Bibliografia Associazione Medicina Centrata sulla Persona – Atti del Simposio Le Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali nel Servizio Sanitario Nazionale per l’uguaglianza dei diritti di salute, Advanced Therapies – Nuova Ipsa, anno VI, n. 10, 2017. Audisio Di Somma F. – L’Ospedale omeopatico di Torino, La Med. Biol., 2012/3; 41-47. Bonino G. – Ricordo Cronografico dell’Omeopatia in Italia, L’Omiopatia in Italia, 1907. Bovina G., Galassi R. e Ronchi A., Medicina Omeopatica, capitolo del libro Le Medicine non convenzionali in Italia, a cura di Giarelli G., Roberti di Sarsina P., Silvestrini B., Franco Angeli Ed. 2007. Cipolla C., Roberti di Sarsina P. (a cura di), Le peculiarità sociali delle medicine non convenzionali. – Franco Angeli Ed. 2009. D’arpa C. – Pomposelli R. e Valeri A., Diagnosi precoce della malattia COVID-19: l’esperienza sul campo ed il metodo dei medici omeopati italiani, ResearchGate, luglio 2020. 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