AT
DVANCED
HERAPIES
ISSN 2281-485X
TERAPIE D’AVANGUARDIA
anno IX - n. 19 - 2020
Del Prete - Lozzi
Jadwiga Wyrebowska
Giuseppe Spinelli
TGF-b: il fattore di crescita
coinvolto nel controllo
dell’infiammazione e nel processo di
restitutio ad integrum
Infezioni virali da HRP, EBV, CMV
in età pediatrica (terapia allopatica e
omotossicologica a confronto)
2a parte
L’omeopatia in Italia dalle origini ad
oggi
L’omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
*
Giuseppe Spinelli
Responsabile Relazioni Pubbliche e Attività Formative
CeMON Presidio Omeopatia Italiana
Le origini
L’Omeopatia sbarca in Italia a Napoli nel 1821. La portano i
medici dell’esercito austriaco, chiamato dai regnanti borbonici per sedare i moti rivoluzionari che stanno imperversan-
do. Uno di questi medici, il boemo Necker di Melnik, dopo la
partenza dell’armata, si stabilisce nella città partenopea e apre
un dispensario, per visitare i poveri. I suoi successi in campo
* Riedizione ampliata dell’articolo originale “Die Homöopathie In
Italien – Von den Ursprüngen bis heute” pubblicato su Spektrum
der Hoömopathie – 2017 n° 3 – ISSN 1869-3091.
20
Advanced Therapies. Numero 19 - 2020
terapeutico attraggono l’attenzione dei medici napoletani, in
particolare di Cosmo Maria de Horatiis e Francesco Romani
che diventeranno suoi allievi. Il particolare humus culturale
della città, caratterizzato in quei secoli dalla libera circolazione di un pensiero aperto e senza pregiudizi, infatti a Napoli
non c’è mai stata una sola condanna a morte per eresia, né un
Tribunale dell’Inquisizione, favorisce l’attecchire della nuova
arte del guarire, soprattutto nei salotti buoni della classe medica, tra le classi dirigenti. Lo stesso Cosmo Maria de Horatiis, colui che ne sarà il vessillo annunciatore in Spagna, era il
medico del Re, Francesco I di Borbone. La città partenopea è
quindi culturalmente preparata, a essere un eccellente incubatore della “rivoluzione in medicina”. L’Italia tutta in generale, ha il merito, attraverso il Monachesimo prima e il Rinascimento poi, di strappare l’Europa dai secoli bui del Medioevo,
riportando al centro del pensiero lo studio dell’uomo, nella
filosofia, nell’arte e nella scienza. Napoli accende la scintilla perché meno subisce i contraccolpi della Controriforma e
precocemente si apre al secolo dei lumi, diventando in Italia
e non solo, la capitale della cultura e soprattutto della cultura
scientifica. Già quindi nel 1821 il barone, generale von Köller,
affezionato paziente omeopatico, dona all’Accademia Reale
Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
delle Scienze l’Organon e la Materia Medica Pura, di Hahnemann e la stessa
Accademia incarica
il dott. Alberto de
Schoemberg, anch’egli medico dell’armata austriaca, di
rivolgersi allo stesso
Hahnemann,
per
approfondire
la
nuoCosmo Maria de Horatiis.
va dottrina. Di ritorno da Köthen, de
Schoemberg esporrà
i risultati delle sue
ricerche davanti agli
scienziati napoletani, che ne faranno
pubblicare la relazione nel 1822 con il
titolo Il sistema medico del dott. Samuel
Hahnemann esposto
alla Reale Accademia delle Scienze
di Napoli. È questo
Francesco Romani
il primo scritto di
Omeopatia pubblicato in Italia. Nel 1824, con la traduzione
del prof. Bernardo Quaranta, è la volta dell’Organon, in lingua italiana, dalla seconda edizione dell’opera. Questa è in
assoluto la prima stampa del testo fondamentale dell’Omeopatia, in una lingua diversa dal tedesco.
Dopo Napoli, le altre zone d’Italia raggiunte dalla nuova metodologia del medico sassone Hahnemann, sono la Sicilia,
legata a Napoli dalla identità statuale, Roma e gli Stati Pontifici, con particolare fermento nelle Marche e in Abruzzo, la
Lombardia e il Piemonte. Il primo medico omeopata a stabilirsi a Roma è, con tutta probabilità, il dott. Settimio Centamori, amico personale di Hahnemann e imparentato con
Napoleone Bonaparte. Un discorso a parte per la rilevanza e
la precocità dei contatti con la nascente Omeopatia, lo merita
il Teramano. Qui, un gruppo di medici e intellettuali, guidati dal filosofo e grande uomo di cultura Melchiorre Delfico,
riporteranno addirittura gli studi di chimica di un Hahnemann pre-omeopatia, seguendo i suoi lavori successivi con
interesse, tanto che lo stesso Delfico definirà il genio tedesco “il gran fondatore del medico sapere”. I personaggi più
rilevanti di questa autentica avanguardia abruzzese, operanti
a Napoli, saranno Francesco Romani, considerato il principe dei clinici omeopati della sua epoca e Rocco Rubini, che
qualche anno più tardi avrà un ruolo di primo piano, coronato da inimmaginabili successi, nel contrasto alle epidemie di
colera, come possiamo dedurre dal prezioso saggio di Sandro
Galantini. Se la Germania è stata la culla dell’Omeopatia, là
dove tutto è nato, l’Italia e in particolare Napoli, sono stati
l’epicentro da dove si è diffusa come un incendio d’estate, in
tutto il mondo.
Da Napoli, come abbiamo già ricordato, passa in Spagna; il
primo medico omeopata inglese, il dr. Quinn, l’apprenderà
a Napoli dal Melnik, durante il suo Grand Tour; arriva in
Francia, prima che Hahnemann si stabilisca a Parigi, tramite
il Conte Sebastiano de Guidi, che al di là della lettura francesizzata del cognome, era campano e l’aveva appresa a Napoli
dal dr. Romani, che gli aveva guarito la moglie. De Guidi sarà
portatore del Similia cum Similibus anche in Svizzera. Dalla
Sicilia, il grande apostolo Benôit Mure, anche lui guarito dai
granuli, dalla tubercolosi, la traghetterà in Brasile e in Egitto.
Questa grande affermazione fa sì che tra il 1830 e il 1840 i
medici omeopati sfiorino il ragguardevole numero di un migliaio (se ne contavano quasi 200 solo in Sicilia).
Un altro terreno dove l’Omeopatia vince molte sfide è quello
epidemiologico. A partire dal 1801, anno in cui l’Osservatore
Medico di Napoli, riferisce l’uso della Belladonna, nella profilassi della scarlattina, alle epidemie di colera che si ripresentano con triste regolarità nella penisola. Dal 1830 in poi
queste vengono affrontate con rimarchevoli successi dagli
omeopati, Rocco Rubini e Tommaso Cigliano su tutti, contribuendo alla diffusione
della nuova terapia.
L’Omeopatia vive in Italia, tra il 1830 e il 1870,
quattro decenni di grandi successi e popolarità.
Quando il XIX secolo sta
volgendo al termine, la
spinta propulsiva iniziale
si esaurisce e si trasforma presto in declino. Le
ragioni sono molteplici
e difficili da sintetizzare,
probabilmente incidono
da una parte litigi e inviTommaso Cigliano
die tra gli stessi omeopati,
la rafforzata ostilità del mondo accademico ufficiale che vuole
trattenere sotto il suo controllo il potere di dispensare salute e
malvolentieri lo divide con altri, dall’altra la scoperta della teoria
microbica e gli studi di Pasteur e Koch, che spostano la causa
delle malattie dall’interno all’esterno, cozzando con l’impostazione omeopatica e anche la difficoltà intrinseca del metodo omeopatico, che presuppone uno studio lungo, serio e
approfondito. Tutto questo lascia molte macerie nel campo
omeopatico.
Nel 1900, secondo quanto riferisce il dott. Bonino, presidente dell’Istituto Omiopatico Italiano e tra i fondatori nel
1890 dell’Ospedale omeopatico di Torino, rimangono solo
37 omeopati in Italia, quasi tutti legati a tradizioni famigliari come Cigliano a Napoli e Mattoli in Umbria. Questo maTerapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020
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Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
nipolo di coraggiosi, mantiene viva la brace sotto la cenere,
passando la loro conoscenza a discepoli, scelti con cura, che
la accompagnano con amore e dedizione fino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso, anni in cui, in Italia, la fenice
risorge dalle sue ceneri e si sviluppa in pochi decenni fino
ad arrivare ad oggi in cui il 17% degli italiani utilizza abitualmente rimedi omeopatici (EMG Aqua, ottobre 2018).
Ma procediamo con ordine. Nel corso dei primi cinquant’anni del ‘900, come abbiamo detto, l’Omeopatia vive un lungo
sonno letargico. Il grande progresso scientifico che rivoluziona la pratica della medicina, sembra non consentirgli speranze.
Dalla sintesi della penicillina e degli altri antibiotici, fino
alla geniale scoperta del genoma umano, che una volta interamente mappato, si crede, permetterà di ottenere una cura
infallibile per ogni malattia (abbiamo poi visto che era una
vana speranza), il determinismo in medicina, è autore di una
inarrestabile marcia che sembra escludere qualsiasi rivale.
Ma già dai tempi di Pasteur, il fronte così apparentemente
compatto, mostra qualche crepa, lo stesso scienziato francese
affermerà, si dice sul letto di morte, ossia, una delle poche situazioni in cui gli uomini difficilmente mentono: “il microbo
è nulla, il terreno è tutto”. Le scoperte dell’endocrinologia sui
micro-dosaggi, le scoperte della fisica e della chimica portano a rivalutare l’azione dell’infinitesimale. In questo contesto
in forte dialettica evolutiva si staglia una personalità forte,
decisa, colui che ancora oggi è percepito come il padre dei
medici omeopati italiani.
La storia recente
Nel 1950 il prof. Antonio
Negro, nativo di Alassio
(SV), fonda a Roma il Centro Ippocratico Hahnemanniano e pochi anni dopo
l’Accademia Italiana di Medicina Omeopatica, con il
fine di insegnare la dottrina
hahnemanniana. Nel 1954
è la volta della Rassegna
Italiana di Medicina Omeopatica, che dirigerà con
passione e rigore scientifico,
importante sostegno a una
diffusione culturale della
Anronio Negro
materia. Questi sono i primi, ma fondamentali atti del
risorgere dell’Omeopatia nel belpaese, il prof. Antonio Negro ne compirà moltissimi e di grande significato nel corso della sua lunga e operosa vita, si spegnerà serenamente a 102 anni nel marzo del 2010, dopo aver visitato i suoi
affezionati e numerosi pazienti fino a pochi mesi prima.
Se il prof. Antonio Negro ha avuto il grande merito di preservare il verbo omeopatico e di cominciare il lungo percor-
22
Advanced Therapies. Numero 19 - 2020
so della sua penetrazione
in tutti gli strati sociali, se
la sua figura è universalmente riconosciuta, come
quella del padre nobile
dell’Omeopatia
italiana,
la dr.ssa Alma Rodriguez,
è considerata la mamma
degli omeopati italiani. Il
suo amore per l’Omeopatia scocca negli anni ’50, a
Caracas in Venezuela, dove
presso la sua farmacia è il
dr. Martin Kelber, omeoAlma Rodriguez
pata belga, a indirizzare i
pazienti per la preparazione dei rimedi. All’inizio poco convinta di quei medicinali, la cui diluizione le sembra portarli in un campo di inefficacia terapeutica, si deve ricredere,
vedendo gli strepitosi risultati ottenuti dai pazienti. Con entusiasmo inizia lo studio dell’Omeopatia e ritornata in Italia
nel decennio successivo, aggiunge alla sua laurea in farmacia
quella in medicina. Gli anni ‘70 sono gli anni della rinascita
culturale dell’Omeopatia, sulla scorta dei profondi cambiamenti politici e sociali che il paese sta vivendo. E ancora una
volta è Napoli a dare il via a quella che la dottora (così la chiamano i suoi allievi e i colleghi) ha chiamato la “Rivoluzione
in Medicina”. Nel 1971, la dott.ssa Adele Alma Rodriguez assieme al Antonio Negro, fonda a Napoli il Ce.M.O.N. – Centro di Medicina Omeopatica Napoletano Tommaso Cigliano,
con il fine specifico dell’insegnamento e della diffusione della Medicina Omeopatica Pura. Nel novembre del 1970, alla
presenza di personalità del mondo della Medicina, della Cultura, della Chiesa e della Politica, viene inaugurato il primo
anno accademico 1970/71, al quale si iscrivono 70 persone
tra medici e studenti in medicina. Il corso, triennale, si sviluppa parallelamente anche a Roma. Dopo il primo triennio
i medici diplomati cominciano a praticare, ma la difficoltà di
reperire i rimedi crea grosse difficoltà.
Il CeMON Presidio Omeopatia Italiana, costituisce perciò
una divisione farmaceutica e inizia a importare prima e produrre poi, medicinali omeopatici unitari, per consentire ai
giovani omeopati di trattare i pazienti che cominciano ad affluire ai loro studi, rimanendo sempre fedele alla farmacopea
omeopatica tedesca (HAB) per fornire, come diceva lo stesso
Hahnemann “… le medicine più pure e più potenti che sia
possibile, per poter essere sicuro della loro azione terapeutica…” (§ 264 Organon). In quegli anni si iniziano a tessere
importanti relazioni internazionali, anche grazie ai congressi
della LMHI, fino ad arrivare, nel 1977 alla costituzione della
LUIMO (Associazione per la Libera Università Internazionale di medicina Omeopatica) i cui fondatori sono Alma Rodriguez, Antonio Negro, Tomàs Pablo Paschero e Proceso Sanchez Ortega. L’obiettivo è creare un modello di insegnamento
evolutivo in Omeopatia, partendo da esperienze diverse, per
Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
formare omeopati esperti. Da quell’esperienza pionieristica
e di risveglio nella nostra penisola, delle attività didattiche
omeopatiche, in continuità con l’Accademia Italiana di Medicina Omeopatica (A.I.M.O.H.) fondata da Antonio Negro,
alla fine del 2020 si inaugurerà la 65° Corso Triennale di
Medicina Omeopatica della LUIMO. Alla presidenza Carlo
Melodia, sempre a fianco di Alma Rodriguez e ora suo degno
successore, con la direzione didattica di Andrea Aversa e la
collaborazione determinante di Maria Luisa Agneni e Francesco Eugenio Negro, in un percorso di studio elaborato in
oltre sei decenni allo scopo di formare “Il Medico del Futuro”.
Per otto anni si tengono due corsi di una settimana all’anno,
oltre a seminari, convegni, forum, a cui partecipano medici
studenti da tutt’Italia, molti dei quali diventeranno la classe
dirigente dell’omeopatia dei nostri giorni. Il vento di rinascita
che parte ancora una volta dal sud e da Napoli, non rimane
isolato, tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80 molte nuove realtà si affacciano prima e si affermano dopo. La società,
che ha speso la maggior parte delle energie, nelle fatiche della
ricostruzione del dopoguerra, avendo ormai consapevolezza
di un riacquistato benessere e di una situazione internazionale più stabile, comincia a evolvere rapidamente, anche grazie a conquiste tecnologiche importanti. Non sempre questi
cambiamenti sono armonici, anzi spesso sono frutto di duri
confronti e di lotte violente. Dalla rivolta giovanile del 1968
e dalle lotte operaie e civili che si protraggono per gran parte
degli anni 70, esce un Italia diversa, affrancata da retaggi feudali, ricca di nuove idee ma anche di aspre contraddizioni. Il
mondo della Medicina non è naturalmente esente da questo
vero e proprio terremoto dei costumi e della cultura. I giovani
medici hanno un’idealità diversa dai loro predecessori, sono
entrati in contatto con realtà e visioni che hanno una concezione olistica dell’uomo. Non sono più disposti ad accettare
l’insegnamento dell’Università come una verità assoluta, inconfutabile. L’omeopatia è quasi un simbolo, un paradigma,
di questo cambiamento, dimostrando nei suoi duecento anni
di storia e proiettandosi nel futuro, attraverso le promesse di
una sua lettura da parte della fisica quantistica, di poter ricoprire un ruolo di ineguagliabile metodologia clinica sempre
incredibilmente attuale.
Ma torniamo alla nuova spinta propulsiva che favorisce la creazione, in diverse parti d’Italia, di centri di studio, scuole, ambulatori, associazioni. A Milano già nel 1978, grazie alla spinta
dell’omeopata belga Jacques Imberechts, fondatore di Homeopathia Europea, il gruppo di studio tenuto da Mario Garlasco
e, tra gli altri, Carlo Cenerelli, tutti allievi di Pierre Schmidt,
si organizza nell’Associazione Lycopodium. Viene costituita
una scuola e un ambulatorio che favoriranno la diffusione
dell’Omeopatia in quell’area. In seguito, molti docenti si trasferiranno in Toscana e costituiranno a Firenze la Scuola Mario Garlasco e l’Associazione Lycopodium, ancora oggi attiva.
A Verona a metà degli anni Ottanta è la volta della Società
Omeopatica Veronese che ha come figure di spicco l’indimenticato omeopata argentino Hugo Carrara, proveniente
dalla scuola di Paschero, Maurizio Castellini, Maurizio Albano e Stefano Barni. Anche qui i primi anni sono ruggenti,
con aule piene di medici giovani e meno giovani, che vogliono apprendere questa “nuova” metodica di 200 anni fa.
Intanto a Roma, nel 1975 viene fondato dai fratelli Antonio
e Roberto Santini L’Istituto di Studi di Medicina Omeopatica. Dal 1975 al 2010 l’ISMO ha tenuto 35 edizioni del Corso
Triennale di Medicina Omeopatica, con il quale ha formato
più di 5.000 medici omeopatici secondo il modello costituzionale. Dal 2011 i contenuti del Corso ISMO sono reperibili all’interno della Scuola Nazionale di Omeopatia Clinica
della SIOMI. L’attuale Direttore dell’Istituto è Gino Santini,
coordinatore dell’attività ambulatoriale e di ricerca. Nel 1980
nasce il Gruppo Omeopatico Dulcamara a Genova, animato
dai dottori Tonello, Merialdo e Mangini, che si collega con la
Faculty of Homeopathy di Londra, fornendo la possibilità, ai
partecipanti ai corsi da loro organizzati di conseguire, dopo
apposito esame, i diplomi con il prestigioso riconoscimento
dell’istituzione britannica. Ora la Scuola, dopo una fusione
con un’altra realtà didattica è attiva con il nome di Scuola di
Omeopatia di Genova. A Roma, prima come Med.Om e poi
come IRMSO, Pietro Federico, allievo di Antonio Negro e
in seguito del messicano Ortega, dà vita a un’altra scuola tra
le più importanti e frequentate, che continuano ancora oggi
l’importante lavoro della formazione di base. Oggi l’IRMSO
sta partendo con il XXXIII anno di corso, prevedendo anche
la formazione a distanza, un traguardo importante, conseguito grazie alla volontà e alla sagacia dei suoi docenti, tra cui
Pietro Gulia, attuale vicepresidente per l’Italia della LMHI.
Anche in Sicilia c’è il desiderio di rinverdire i fasti del dei
primi anni del 1800 e sia a Catania, dove alcuni allievi della
LUIMO, coordinati da Salvo Coco, fondano il COS (Centro
Omeopatico Siciliano), che a Palermo, dove viene rinfocolata, dal lavoro serio di Ciro D’Arpa e dei suoi colleghi, la brace
mai spenta dell’Accademia Omiopatica Palermitana, fondata
nel 1844 e rifondata nel 1992. L’esperienza palermitana si collega con quella dell’AMHSO (Associazione Medica Hahnemanniana per lo studio dell’Omeopatia) di Giuseppina Bovina e Andrea Valeri e alla già citata Società Omeopatica
Veronese, dando vita alla SIMO (Società Italiana di Medicina
Omeopatica) la società scientifica dell’Omeopatia italiana,
che avrà il grande merito di tessere il lavoro di contatti e di
scambi di documentazione, che culminerà nel 2002 a Terni, il
18 maggio, durante il Consiglio Nazionale della FNOMCeO,
che raggruppa tutti gli Ordini dei Medici delle 103 province
italiane, in cui l’Omeopatia viene dichiarata “Atto Medico”. È
questa probabilmente, dal punto di vista del riconoscimento
istituzionale, la più importante conquista del mondo omeopatico nell’Italia di oggi.
Il dinamismo e il successo tra la gente comune degli ultimi
anni del XX secolo, porta a comprendere che gli omeopati,
da soli, possono fare ben poco, ma che associandosi possono
dare forza alle loro istanze e favorire in maniera determinante la diffusione e l’utilizzo della metodologia che praticano.
Terapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020
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Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
Nel maggio del 1990, dopo alcune esperienze associative minori, nasce la FIAMO (Federazione Italiana Associazioni e
Medici Omeopati), sotto la presidenza di Giorgio Liotti, con
l’ambizioso programma di dotare le scuole di Omeopatia
classica e i medici omeopati di una casa comune. Programma realizzato in larghissima parte, grazie all’impegno profuso dai suoi presidenti e da tutti gli associati, la FIAMO è ormai considerata, a livello nazionale e internazionale, il punto
di riferimento a cui rivolgersi per dialogare con gli omeopati
classici italiani. Infatti, dal 2004 entra a far parte della FISM
(Federazione italiana delle Società Medico-Scientifiche). Impossibile non ricordare alcuni dei membri propulsori della
FIAMO, come Pindaro Mattoli, che continua l’ininterrotta
tradizione omeopatica della sua famiglia, che risale ai suoi
albori in Italia, e Antonella Ronchi che da diciotto anni regge
l’associazione con saggezza ed equilibrio, portandola a una
crescita di iscritti costante e soprattutto guidandola a rappresentare presso le istituzioni e il pubblico, la comunità omeopatica italiana, proponendo documenti, organizzando incontri e promuovendo una corretta informazione sulla medicina
omeopatica. Nel suo instancabile lavoro di testimonial e di
rappresentante dell’Omeopatia, Antonella Ronchi riceve il
più che valido aiuto di Giuseppe Fagone, di Francesco Marino, vicepresidente FIAMO e di un’altra grande donna dell’Omeopatia italiana, Giovanna Giorgetti, da moltissimi anni
Segretaria dell’Associazione. La FIAMO dal 1996 pubblica
una rivista di altissima qualità, Il Medico Omeopata, diretta,
fin dalla sua fondazione, dall’instancabile Gustavo Dominici.
La rivista, quadrimestrale, viene distribuita in oltre 3.000 copie, con contenuti in maggioranza scientifici, di elevato pregio, destinati ai professionisti del settore. La FIAMO, come
la LUIMO è membro istituzionale della LMHI ed incaricata
dell’organizzazione del congresso mondiale della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis del 2019 in Italia. Per
inciso è importante ricordare che dal 2013 al 2016, la LMHI
ha avuto, per la prima volta, una presidenza italiana, nella
persona di Renzo Galassi, omeopata di grande esperienza,
allievo prediletto di Ortega, che ha saputo creare all’interno
dell’associazione, un clima
dinamico e di collaborazione, con le realtà omeopatiche di quasi 100 nazioni, al
punto di essere successivamente insignito del titolo di
“President of Honor” della
LMHI, riconoscimento ricevuto nei quasi 100 anni
di vita dell’associazione solo
da altri sette presidenti. Per
quanto riguarda la LMHI,
un’altra istituzione di grande
rilevanza culturale e scientifica, come membro istituzionale è la FOI (FondazioEmilio-Del-Giudice
24
Advanced Therapies. Numero 19 - 2020
ne Omeopatica Italiana) creata nel 1980 e portata avanti con
passione ed entusiasmo dagli indimenticabili fratelli Nicola e
Emilio Del Giudice, il primo omeopata di valore, proveniente da una lunga esperienza alla LUIMO e il secondo fisico
di caratura internazionale attivo insieme ad altri colleghi, tra
cui il Nobel Montagnier, nell’indagare in profondità i meccanismi di azione dell’Omeopatia.
Particolare rilevanza, ha costituito e costituisce tutt’oggi il
rapporto della FIAMO con l’European Commitee for Homeopathy, ECH, che già dal 1994, in seguito alla pubblicazione
da parte di quest’ultima organizzazione, del documento dal
titolo Homeopathy in Europe che traccia per la prima volta
le linee guida per la formazione, aggiornate nel 2005, subito
adottate in Italia dalle scuole aderenti alla FIAMO. In seguito, aderisce anche la SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e
Medicina Integrata), nota soprattutto per aver lavorato alacremente all’apertura, nel febbraio 2011, del Centro di Medicina Integrata dell’ospedale Petruccioli di Pitigliano (GR);
dove l’utilizzo della medicina ufficiale è applicato in maniera
integrata con le medicine complementari (omeopatia, agopuntura, omotossicologia e fitoterapia). In questo progetto,
come in altri della sanità pubblica della regione Toscana,
la più avanzata in questo settore, importantissimo il lavoro
di Elio Rossi (Associazione Lycopodium) e Simonetta Bernardini, presidente SIOMI dalla sua fondazione nel 1999.
Da menzionare per la rilevante quantità e qualità del lavoro
di formazione svolto, sia rivolto ai medici che ai farmacisti,
SMB Italia (Società Medica Bioterapica) fondata nel 1983,
grazie al propulsivo impegno di Valter Masci, Gianfranco
Trapani e Sandro Paladino.
L’Omeopatia internazionale in Italia
La circolazione delle idee è in ogni cultura e in ogni settore
un potente strumento di progresso. Abbiamo già visto che la
rinascita dell’Omeopatia in Italia, a partire dagli anni Settanta, è coincisa con frequenti contatti con altri paesi e con la
presenza nel Belpaese di grandi maestri internazionali, venuti a tenere lezioni e seminari. Oltre ai già citati Paschero, Ortega, Imberechts, non si può dimenticarne altri, del calibro
di Alfonso Masi Elizalde, che influenzerà una generazione
intera di omeopati, di cui molti ancora in attività, Eugenio
Candegabe, Joseph Reves.
International Accademy of Classical Homeopathy – Alonissos Grecia – Prof. George Vithoulkas
Un capitolo a parte, per il grande impatto, anche numerico
degli omeopati coinvolti, merita l’avventura greca. A metà
degli anni Novanta, il famosissimo omeopata George Vithoulkas, sposta la sua scuola da Atene all’isola di Alonissos,
nelle Sporadi, fondando l’International Academy of Classical
Homeopathy, ai cui corsi partecipa, per svariati anni, una nutrita colonia italiana, alla quale poter unire le vacanze estive
con una formazione omeopatica di qualità, non sembra vero.
Questi Master hanno l’effetto di migliorare la pratica clini-
Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
XXI Seminario Internazionale di Medicina Omeopatica – Rajan Sankaran – La semplicità dell’Omeopatia 10-12 giugno 2016 – Sirmione.
ca di un’intera generazione di omeopati italiani e di formare molti dei docenti che, attualmente, costituiscono la spina
dorsale di molte scuole. Tra essi ricordiamo i compianti Ruben Techiouba che a Livorno creerà un polo omeopatico di
grande dinamismo e Massimo Bassetti, fondatore dell’AIOP
(Accademia Italiana di Omeopatia Pediatrica). Alla fine degli
anni ’90, cogliendo il suggerimento di Bruno Galeazzi e invitando Roger Morrison e Nancy Herrick, famosi omeopati
californiani, CeMON Presidio Omeopatia Italiana inaugura
la lunga serie dei seminari internazionali, che ad oggi ha raggiunto il ragguardevole numero di venticinque.
Questi seminari hanno permesso agli omeopati italiani di
ascoltare l’insegnamento di alcuni tra i più importanti maestri a livello planetario, appartenenti alle principali scuole,
con l’intento di tenere vivo l’interesse per lo studio dell’Omeopatia. Di volta in volta si sono succeduti omeopati della “vecchia scuola” e pensatori originali con nuove idee di
grande interesse, come Rajan Sankaran, Jan Scholten, Jeremy
Sherr, Farokh Master, George Dimitriadis, Frederik Schroyens, Frans Vermeulen, Dario Spinedi, Radhe e Alok Pareek,
Eugenio e Marcelo Candegabe, Zalman Bronfman, Jonathan
Shore, André Saine e tanti altri. Una menzione speciale merita il ciclo di seminari, quest’anno ci dovrebbe essere, sebbene
via webinar, il tredicesimo, con la coppia di omeopati indiani
Shachindra e Bhawisha Joshi, riconosciuti maestri internazionali, portati in Italia prima da Giovanna Gallerani che ha
passato il testimone a Federico Audisio di Somma, fondatore
di Medicina Umanistica e pluripremiato scrittore di romanzi.
Il successo di queste iniziative ha favorito progetti editoriali,
con numerosi libri tradotti in italiano specialmente da due
case editrici, che si dedicano quasi esclusivamente all’Omeopatia, grazie ai loro fondatori entrambi omeopati, la Salus
Infirmorum, di Roberto Gava e Nuova Ipsa di Claudio Mazza. Una menzione speciale la merita senz’altro Carlo Rezzani,
che dividendosi tra i suoi pazienti e l’informatica, oltre ad
essere l’autore della cartella clinica informatizzata WinCHIP,
ha supportato gli omeopati italiani fornendo formazione e
assistenza per l’utilizzo del repertorio su personal computer.
Ma il contagio delle idee non è stato eterodiretto nel senso
dell’importazione, ci sono anche omeopati italiani che hanno un largo seguito e sono notevolmente apprezzati all’estero,
come Roberto Petrucci, direttore del Centro di Omeopatia
di Milano e Massimo Mangialavori. Tutti e due vengono regolarmente invitati a tenere seminari e workshop in tutto il
mondo e, in Italia, svolgono anche il delicato e importante
compito, di fornire una qualificata formazione avanzata. Entrambi sono universalmente apprezzati per il loro originale
approccio clinico e per il modo incisivo ed efficace di insegnarlo.
La Ricerca
Quando parliamo di ricerca in Italia, possiamo risalire addirittura al 1828 anno in cui Cosmo Maria de Horatiis effettuò, due
sperimentazioni cliniche presso l’ospedale della Trinità dei Pellegrini di Napoli, con la collaborazione di Francesco Romani,
famose anche per i tentativi fatti dagli allopati di boicottarle.
Per venire ai nostri giorni abbiamo da un lato un fronte interno, fondamentale per lo sviluppo della medicina omeopatica, costituito dai proving e uno esterno, con ricerche di
base e cliniche. Ricerca di grande rilevanza, oltre a preceTerapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020
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Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
denti storici, ad esempio il proving di Cactus grandiflorus
sperimentato nel 1864 da Rocco Rubini, è stata la sperimentazione pura, transnazionale, organizzata dalla LUIMO nel
1980 a cui partecipano 600 omeopati da tutto il mondo. Una
sperimentazione di tale portata è stata utile soprattutto per
redigere un protocollo di sperimentazione, che ha costituito la base dei disegni sperimentali successivi. Dagli anni
Novanta ad oggi, sono state decine i proving organizzati
precipuamente all’interno delle scuole FIAMO, sia con fini
scientifici che didattici. Fra gli omeopati che si sono dedicati
con passione e duro lavoro a organizzarli troviamo Gustavo Dominici, Andrea Signorini, Vincenzo Falabella e Sergio
Segantini. Tra i rimedi sperimentati, alcuni risperimentati, riportiamo Piper methysticum (kawa-kawa), Etna lava,
Hydrogenium peroxidatum, premiato come miglior lettura
al Congresso LMHI del 2008 a Ostenda, Colibacillinum,
Ilex paraguaiensis (mate) e la lista è ancora molto lunga.
Sul fronte della ricerca di base, sull’onda degli studi del purtroppo scomparso Emilio del Giudice, dell’Istituto nazionale
di Fisica Nucleare, sui modelli biofisici dell’acqua, sono molti
e di notevole interesse i lavori pubblicati che hanno dato lustro a ricercatori italiani come Vittorio Elia, del dipartimento di Chimica dell’Università Federico II di Napoli che si è
occupato e ancora si occupa delle proprietà chimico fisiche
dell’acqua, con risultati sorprendenti, nelle soluzioni ultradiluite, mostrando comportamenti molto anomali, che travalicano le ferree leggi della chimica. Di assoluta rilevanza
i numerosi lavori, anche sul campo, di Lucietta Betti dell’Università di Bologna, sugli effetti che le soluzioni ultra-molecolari hanno sulle piante e le fitopatologie, oggi continuati
da prof. Dinelli. Il più conosciuto, tra i ricercatori italiani che
si occupano di omeopatia è certamente Paolo Bellavite, già
professore di Patologia Generale presso l’Università di Verona, autore di numerosissimi articoli e studi di base e clinici.
Questi e altri autori sono da lodare maggiormente, perché
progettano ed eseguono le loro ricerche con fondi molto limitati, coendo spesso fare i conti con una comunità scientifica pronta a criticarli a prescindere dai contenuti e con
notevoli difficoltà nel trovare riviste scientifiche disposte a
pubblicare i loro lavori, a causa delle influenze negative e dai
pregiudizi dell’establishment scientifico.
A supporto di questa attività, oltre ad approfittare delle risorse open source e alle riviste internazionali del settore per
diffondere gli articoli, è stato costituito, grazie al gran lavoro
di Francesco Marino, supportato dalla FIAMO, il Database
della Ricerca in Omeopatia, che contiene oltre 1.000 articoli
che vanno dal 1949 ai giorni nostri, selezionati con criteri di
attendibilità e qualità. La casa italiana delle evidenze scientifiche della Medicina omeopatica.
Skeptics, situazione rimedi e prospettive
Già da diversi anni i rapporti del mondo dell’Omeopatia
con i media e il mondo accademico sono molto discontinui e perlopiù contrastati. Nel 2005, con la pubblicazione
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Advanced Therapies. Numero 19 - 2020
dell’articolo di Lancet “La fine dell’Omeopatia”, titolo dal
tono, almeno per un italiano, iettatorio, si apre la caccia alle
streghe. I giornali più importanti, la tv, i media di internet,
amplificano in modo sorprendente un articolo per addetti
ai lavori, pubblicato su un giornale superspecializzato, letto
quasi esclusivamente da medici e scienziati. A ondate vengono prese d’assalto le certezze di un pubblico che, andando
a valutare le ricerche demoscopiche di quegli anni, sta sempre più premiando l’uso delle medicine non convenzionali,
su tutte dell’Omeopatia. Una dopo l’altra notizie di scarso
valore o legate a contesti molto specifici, come, nel 2014, le
conclusioni della metanalisi del National Health and Medical Research Council Australiano, in cui si afferma che non
ci sono evidenze sull’efficacia dell’Omeopatia, diventano per
giorni e settimane argomento di primo piano sui mezzi di
informazione, creando sconcerto e dubbi. Con un crescendo
che fa pensare a un’orchestra molto ben organizzata, diretta
e finanziata, a fine 2015 l’attacco viene sferrato direttamente
a livello nazionale.
Quello che viene considerato il leader degli skeptics italiani,
immancabile nei programmi televisivi in cui si tratta l’argomento, il farmacologo Silvio Garattini, autorevole esponente
dell’establishment e nume tutelare di Big Pharma, pubblica
il libro “Omeopatia acqua fresca”. È il tentativo di un attacco
mortale, definitivo, la “soluzione finale”. Il momento è quello
giusto, le aziende omeopatiche sono impegnate nelle registrazioni dei rimedi omeopatici e stanno cercando di trattare con
l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, per ottenere procedure
meno complesse e onerose. Le norme attuative, recependo
la direttiva europea 92/73, sono molto più rigide di quelle
adottate in altri paesi europei e rischiano di far scomparire
il 70% dei rimedi dal mercato. Inoltre, rimane di fondo una
campagna pro-vaccini che tende a identificare gli omeopati
come i nemici anti-vax, fino ad arrivare a un episodio gravissimo, in cui l’Ordine dei Medici di Treviso, istruendo un
processo senza prove di alcuna infrazione del codice deontologico, in cui si fa accusatore e giudice, ha radiato Roberto
Gava, medico omeopata di chiara fama, per le sue opinioni sui vaccini, prudenziali, assolutamente non identificabili
con il pensiero no-vax e soprattutto molto ben documentate.
Questo vero e proprio assalto finale ha prodotto nel mondo
dell’Omeopatia e più in generale delle medicine tradizionali
complementari e non convenzionali, la coscienza che l’unione fa la forza. Si sono distinte molte associazioni che hanno
lavorato e lavorano seriamente per coordinare una difesa da
questo brutale attacco. In particolare, l’Associazione Medicina Centrata sulla Persona-Ente Morale, con il suo competente presidente Paolo Roberti di Sarsina, ha svolto un intelligente lavoro, per compattare le varie associazioni e sigle
del mondo della medicina olistica, sfociato nell’importante
simposio nazionale presso il Senato della Repubblica, del
29 settembre 2016, Le Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali nel Servizio Sanitario Nazionale
per l’uguaglianza dei diritti di salute. L’Associazione si è poi
Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
trasformata nella Fondazione per la Salutogenesi ONLUS e
ancora sotto la lungimirante guida di Paolo Roberti di Sarsina ha ulteriormente allargato il suo benefico raggio di azione. Altre azioni sono state messe in atto dalla FIAMO, dalla
SIOMI, dalla LUIMO e dalle associazioni dei pazienti, come
l’APO, Associazione Pazienti Omeopatici, con la sua attivissima presidente Marisa Certosino e l’ADIMO, Associazione
di Informazione Medicina Omeopatica. Insomma, una cosa
è certa, il mondo dell’Omeopatia italiana si sta difendendo
con orgoglio e forza, cercando di creare una rete con altre
realtà contigue nel pensiero e nei comportamenti. Di pochi
giorni fa la buona notizia che l’Ombudsman del Commonwealth, in Australia, ha accettato la denuncia presentata
con la collaborazione dell’HRI, Homeopathic Research Institute, volta a dimostrare le pesanti irregolarità e i conflitti
di interesse, celati sotto il rapporto dell’NHMRC sull’omeopatia. E Dio sa se abbiamo bisogno di notizie come queste!
Nel corso degli ultimi due o tre anni sono saliti alla ribalta
personaggi mediatici di fama incerta, che hanno pubblicato
libri, aperto siti e blog specificamente diretti a distruggere l’Omeopatia. La loro presenza presso talk-show e i programmi
televisivi più disparati, così come uno strenuo attivismo sui
loro profili social, sempre unidirezionalmente diretta a deridere l’Omeopatia e a definirla implausibile, ha fatto venire il
sospetto di una campagna studiata a tavolino da esperti nella
manipolazione della comunicazione. La vicenda Covid-19
li ha ridimensionati in larga parte, quando la stessa stampa
mainstream ha messo a nudo conflitti di interesse, appoggi
politici inopportuni per degli uomini sedicenti appartenenti
alla scienza. Ma è importante non abbassare la guardia e vigilare costruendo una narrativa etica e semplice per mettere
le persone comuni nella condizione di saper scegliere il loro
orientamento terapeutico, in piena libertà e consapevolezza.
Attualità dell’Omeopatia in Italia
Scrivendo questo articolo, mi rendo sempre più conto che
descrivere la storia e l’attualità dell’Omeopatia in Italia, in
poche cartelle è impresa ardua. Mi sono cimentato in questa
impresa perché ritengo che sia importante per tutti conoscere, almeno da quel poco che sono riuscito a raccontare,
una realtà così peculiare, ma così variegata. In Italia abbia-
mo rappresentate tutte le correnti del pensiero omeopatico
del mondo, questa è una grande ricchezza che, dall’altro lato
della medaglia, ha presentato anche tanti problemi, soprattutto di disunità e a volte di lotta intestina, poco funzionale
a uno sviluppo coerente e costante. Se gli attacchi che l’Omeopatia riceve in questi anni, saranno funzionali a ritrovare uno spirito di unità e il desiderio di lavorare insieme,
per il bene di quell’umanità ammalata che guarda all’Omeopatia come soluzione rapida, duratura ed efficace dei
problemi legati alla salute, saranno stati attacchi benedetti.
Se gli omeopati riusciranno a ricordare ai colleghi allopati
che il lavoro del medico non è di comunicare evidenze ai pazienti, ma di prendersi cura di essi, individualmente, come
persone e non come numeri, allora tutti gli sforzi, le amarezze, le ferite, non saranno state sopportate invano.
Il Museo dell’Omeopatia di Piazza Navona
Il 17 giugno 2013 viene aperto a Roma, nella Storica ed elegante cornice di piazza Navona, il Museo dell’Omeopatia.
Il Museo nasce da un progetto di Antonio Negro, il padre
spirituale di tutti gli omeopati italiani, di cui abbiamo già
parlato, e viene inaugurato nel giorno del suo compleanno,
dai figli Francesco, omeopata e Paolo, chirurgo addominale
di fama internazionale. Lo scopo, attraverso l’acquisizione,
la raccolta e la conservazione di documenti e pubblicazioni, è di ricostruire la storia dell’Omeopatia, dai suoi esordi
a oggi, allo scopo di fornire un contributo culturale al suo
ulteriore sviluppo. Il Museo, autentico gioiello nel cuore di
Roma, grazie alla passione e alla competenza dei due fratelli Negro, Francesco è autore di numerosi libri di omeopatia
e di storia dell’omeopatia, e conserva oltre 5.000 tra volumi
e riviste, manoscritti, autografi (tra i quali alcuni di Samuel
Hahnemann), fotografie, diplomi, medaglie commemorative, pubblicità, curiosità, trousse & case, filatelia, numismatica e archivi privati di omeopati italiani dell’800 e del 900.
Dalla collaborazione tra il Museo di Roma, la LUIMO, il
CeMON Presidio Omeopatia Italiana e grazie alla lungimiranza e all’apertura mentale di Gennaro Rispoli, direttore
del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e primario chirurgo
di un importante ospedale, presso quest’ultima prestigiosa
struttura, situata all’interno del monumentale Ospedale degli
Incurabili, nel cuore del centro antico di Napoli, a febbraio
del 2016 viene inaugurata la sezione Omeopatia, che contiene, tra gli altri preziosi reperti, una rara copia dell’edizione
dell’Organon in lingua italiana, di Bernardo Quaranta, datata
1824.
Omeopatia Veterinaria
Un’altra realtà che dona lustro all’Omeopatia italiana è la Veterinaria. Il capostipite, decano e fondatore della disciplina in
Italia è stato Franco Del Francia scomparso nel 2011, che ha
formato decine e decine di omeopati veterinari e dato lustro
alla sua professione con pubblicazioni, ricerche e fondando
la prima scuola, nel meraviglioso borgo antico della Toscana,
Terapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020
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Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
Cortona, dedicata solo ai veterinari. Accanto a lui si sono
distinti per abnegazione e
qualità dell’insegnamento,
il suo braccio destro Mario
Sciarri, Andrea Brancalion,
Maurizio Testadura e Mauro
Dodesini, oggi tra i migliori
medici veterinari omeopati in Italia. Dall’esempio del
Maestro Franco Del Francia, alcuni suoi allievi, quali
David Bettio, Barbara RigaFranco Del Francia
monti, Marina Nuovo e Roberto Orsi, hanno fondato la
SIOV, Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, che oltre a
tenere un corso di base triennale, rappresenta, con successo,
la categoria con le istituzioni e gli Ordini dei Veterinari. Nel
2017, il loro congresso annuale, in ottobre a Bologna, è stato
anche il congresso della IAVH, International Association for
Veterinary Homeopathy, la LMHI dei veterinari omeopati.
Il vivace mondo dell’Omeopatia Veterinaria italiana fornisce
anche nuovi strumenti di formazione e aggiornamento, come
quelli messi a disposizione, attraverso i webinar, da Francesca Pisseri. Molto richiesti i periodici incontri di confronto
metodologico e clinico, su piattaforma web messa a disposizione dalla FIAMO, coordinati da Marco Mortari.
Agro-Omeopatia
In occasione dell’Expo di Milano 2015, la più grande esposizione universale che promuove il dialogo e la cooperazione
tra i vari Paesi, in quell’anno con il tema “Nutrire il Pianeta”, è
partito un altro grande progetto, all’interno del creativo mondo omeopatico italiano: lo sviluppo dell’Agro-Omeopatia. Il
progetto ha portato alla realizzazione di un orto, seguito nella
sua crescita con l’uso di medicamenti omeopatici, per “curare
quel che ci nutre per nutrire il pianeta”. L’iniziativa promossa
dalla FIAMO con Giuseppe
Fagone e coordinata da Raffaella Pomposelli, instancabile ed energica docente di
omeopatia, con l’appoggio
della ricercatrice Lucietta
Betti, ha incontrato l’appoggio del comune di Milano
che ha assegnato un’area,
all’interno del Museo BoLucietta Betti
tanico della città, presso la
quale sono state seminate
numeroso specie di verdure, la cui crescita è stata seguita e
curata con l’uso di rimedi. Collateralmente alle attività agresti, si sono tenute numerose conferenze, incontri seminari,
per diffondere e confrontarsi sull’argomento. Questi incontri,
che hanno attirato una numerosa partecipazione di pubblico,
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Advanced Therapies. Numero 19 - 2020
hanno visto anche la partecipazione come relatrici, di due
omeopate tedesche, Heidi Brand e Christiane Maute. Degli
ultimi anni è anche il progetto di formazione che parte dal
Messico con il ricercatore Radko Tichavsky. Egli viene in Italia nel 2017 dove vengono organizzati corsi secondo il suo
originale metodo che cerca di adattare il metodo omeopatico
allo status biologico delle piante, sganciandolo dal processo,
spesso non efficace, di analogia con la Materia Medica utilizzata in umana. Esso parte dalla considerazione che l’approccio sistemico messo a punto da Hahnemann venga trasferito
con la dovuta attenzione a un organismo biologico diverso
dall’uomo, con sue peculiari individualità. L’oggetto di analisi
e di intervento non è più la singola pianta o il singolo impianto agrario, ma diventa l’intera azienda agricola, considerata
come sistema in cui portare di nuovo l’equilibrio seguendo il
principio di similitudine metabolica delle singole specie vegetali in quel momento attaccate dalla patologia. Questo entusiasmante capitolo, frutto di ricerca e applicazione sul campo è sostenuto in Italia dal Giorgio Ciaccio, da Francesco Di
Lorenzo, agronomo siciliano, ora incaricato a livello europeo
dall’ECH di sviluppare l’area dedicata all’Agro-omeopatia e
dal prof. Giovanni Dinelli ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna, che prosegue
con entusiasmo i pionieristici e illuminanti lavori di ricerca
di Lucietta Betti.
74° Congresso mondiale LMHI settembre 2019 – Sorrento
Dopo 23 anni il mondo dell’Omeopatia si ritrova a congresso
in Italia, da Capri a Sorrento. Di nuovo viene scelto il meraviglioso golfo in cui la Medicina dei Simili sbarcò 200 anni
prima e dal quale si diffuse nel mondo intero. La sera del 24
settembre nella sala delle Sirene dell’Hilton Sorrento Palace,
davanti a un pubblico entusiasta si svolge il concerto “Note
di Omeopatia“ dedicato ai grandi musicisti che sono stati
trattati con l’omeopatia: Chopin, Beethoven, Schumann, Paganini, Ravel, Malibran , Cole Porter, Gershwin, organizzato
da Francesco Negro, al quale è stato affidato l’onore e l’onere di tenere la opening lecture il mattino dopo. Il titolo del
Congresso è evocativo e rappresenta alla perfezione la realtà
della nostra amata disciplina: “Omeopatia, la Medicina del
Futuro dal Cuore Antico”. Sono intervenuti oltre 800 medici,
veterinari e farmacisti omeopati, provenienti da 48 Paesi e da
5 continenti: tutti hanno apprezzato l’altissimo livello scientifico (Presidente del Comitato Scientifico Antonella Ronchi),
culturale (Presidente del Congresso Renzo Galassi) ed organizzativo (Presidente Comitato Organizzatore Francesco
Marino). La presenza di 23 key speaker ha nobilitato il congresso e ha permesso agli intervenuti di ascoltare relazioni
magistrali di altissimo spessore, come quelle di Fritjof Capra,
Giampaolo Donzelli, Paolo Bellavite, Vittorio Elia, Rachel
Roberts e Alex Tournier (questi ultimi due per HRI). Grandi
maestri dell’Omeopatia classica hanno dato il loro importante contributo, come gli italiani Roberto Petrucci, Massi-
Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
74° Congresso mondiale LMHI settembre 2019 – Sorrento
mo Mangialavori e Bruno Zucca; gli indiani Farokh Master,
Alok Pareek (Presidente della LMHI uscente), Shachindra e
Bhawisha Joshi; gli europei Dario Spinedi, Klaus-Henning
Gypser, Ulrich Fischer, Frederick Schroyens, Marc Brunson
e Philippe Servais; in rappresentanza del continente americano André Saine, Antonio Sanchez Caballero, Gustavo Cataldi, René Torres Garçia e anche un rappresentante dell’estremo oriente, Aaron To, da Hong Kong. Molto vivaci e ricche
di contenuti le sessioni dei veterinari omeopati e la bellissima
Relazione di Francesco Di Lorenzo per l’Agro Omeopatia.
Sono stati giorni indimenticabili, perfettamente incorniciati
dalla bellezza dei luoghi e dal grande piacere di incontrarsi,
confrontarsi, creare relazioni umane e scientifiche. Un altro
fiore all’occhiello per l’Omeopatia italiana. A completare un
quadro più che lusinghiero, il 28 settembre alla chiusura del
congresso è avvenuto il passaggio di consegne triennale della presidenza della LMHI ed è stato eletto nuovo presidente
Gustavo Cataldi, argentino e allievo diretto di Tomàs Pablo
Paschero. Un doppio riconoscimento all’Italia, primo per
l’indubbia origine nostrana dettata dal cognome e secondo
per le fortissime radici che l’Omeopatia italiana del secondo Novecento ha con la scuola argentina. Buon lavoro dottor
Cataldi, possa essere il suo un triennio di completa rinascita
e affermazione per l’Omeopatia.
Covid-19
La pandemia di cui ancora soffriamo gli esiti e che in molte
parti del globo non accenna ancora a scemare, ha fatto irruzione in modo violento e inaspettato nella nostra comunità
umana e tra le prime nazioni colpite c’è stata purtroppo l’Italia. Le certezze di un sistema sanitario basato sull’EBM e su
un processo di privatizzazione del sistema, prospettato come
più efficace e innovativo, si sono improvvisamente infrante
contro la nuova situazione creatasi che ha messo a nudo una
visione non adatta ad affrontare la situazione. Sia sul piano
della prevenzione, che su quello clinico, la mancanza di una
organizzazione sistemica e di una impostazione “paziente
centrica” ha senza dubbio pesato, soprattutto in alcune aree
del paese particolarmente colpite. I parziali successi ottenuti
nella clinica sono figli di uno slittamento dai consueti binari
del protocollo. La medicina dell’esperienza è stata più efficace della medicina dell’evidenza. L’utilizzo di tecniche “antiche” come quella del plasma iperimmune, che è veramente
molto vicino all’isopatia, già praticata da diversi omeopati ai
tempi di Hahnemann, per la contiguità con il principio dei
simili, hanno dimostrato un’efficacia solida e affidabile. In
questo periodo la comunità omeopatica ha messo in campo, in ogni angolo del pianeta, tutte le energie disponibili,
dedicandosi a quello che meglio riesce a fare: dedicarsi ai
malati. In alcuni paesi le istituzioni governative hanno accettato questa mano tesa disinteressatamente, come in India in
cui lo Stato del Kerala ha addirittura provveduto a distribuire Arsenicum album, indicato dagli esperti dell’AYUSH (il
ministero indiano che si occupa delle medicine tradizionali
e di cui fa parte l’Omeopatia) come il genio epidemico della
pandemia. In Italia la campagna denigratoria portata avanti
da più anni ha impedito questo tipo di collaborazione. Gli
omeopati non sono stati però con le mani in mano, continuando a visitare i propri pazienti, anche via video quando
la situazione non consentiva la presenza e sempre con ottimi
risultati. Le associazioni omeopatiche hanno stretto ancora
di più comunicazioni e relazioni con i loro corrispettivi di
altri paesi, fornendo tra l’altro preziose indicazioni, dato che
in Italia il virus si è diffuso precocemente. Andrea Valeri,
Terapie d’avanguardia. Numero 19 - 2020
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Spinelli G. | L'omeopatia in Italia: dalle origini ad oggi
Ciro D’Arpa e Raffaella Pomposelli hanno pubblicato uno
studio descrittivo italiano su pazienti sintomatici Covid-19
trattati con l’Omeopatia, un interessantissimo articolo in
cui si descrive come il metodo omeopatico potrebbe essere
di grande aiuto nella diagnosi precoce del Covid-19 e una
raccolta di 62 casi, in cui vengono indicati i medicinali omeopatici prescritti, al fine di collaborare con altre iniziative del
genere sorte in altre nazioni e creare una banca dati a beneficio di tutti. Così come il progetto Clificol, per una banca
dati dei casi trattati, ideato da Carlo Rezzani è stato adottato
dall’ECH con lo stesso scopo. Simonetta Tassoni, fondatrice e direttrice della Scuola di Omeopatia Effatà di Lucca ha
proposto, ottenendo apprezzamento, dall’Ordine dei Medici
della sua provincia, la disponibilità dei docenti della scuola a collaborare come consulenti dei loro colleghi nei casi
trattati a casa di pazienti sospetti Covid-19 in fase iniziale.
La lezione della pandemia non l’abbiamo ancora compresa
appieno e chissà quanto tempo occorrerà per farlo. La miglior posizione da adottare è probabilmente quella di porsi
dei quesiti. Quello fondamentale, a mio avviso, è se il Coronavirus sia causa o effetto. Ma al di là delle sentenze che
sgorgheranno solo da una comprensione piena della complessità del fenomeno, una risposta, dal punto di vista dell’Omeopatia, a cui 600 milioni di persone nel mondo affidano
la loro salute, c’è già ed è presente da oltre 200 anni. In ogni
situazione epidemica è fondamentale focalizzare l’attenzione
sulla necessità di agire per ottenere un buono stato di salute
individuale, in modo di essere sani, forti e resistenti. Da questo punto di vista la Medicina omeopatica è per sua natura
orientata a un percorso curativo individualizzato e di consapevolezza. Rappresenta quindi una risorsa particolarmente
idonea al rafforzamento dello stato di salute per rispondere
ad eventuali aggressioni esterne.
Conclusione
Come abbiamo visto l’Italia è stata attraversata, dal 1821 a
oggi, da tutte le correnti del pensiero omeopatico. Questa è
da una parte la sua ricchezza, dall’altra il suo tallone di Achille, a causa della scarsa coesione interna degli omeopati, che
non ha consentito di costituire una base associativa comune, veramente unita e rappresentativa, per portare le proprie
istanze alle istituzioni in modo compatto. C’è inoltre da prendere con serietà a impegno un altro problema da risolvere: il
decrescere degli studenti iscritti ai corsi di base. Un fenomeno contradditorio, perché, mentre la domanda di omeopatia
cresce tra la popolazione, l’offerta di una classe di professionisti dotati di una formazione validata e certificata, è in calo.
Le crisi e gli attacchi degli ultimi anni, mi auguro stiano modificando in positivo questa situazione e le associazioni cominciano ad acquisire forza e nuove energie per combattere
la difficile battaglia. La crisi della medicina accademica è sotto gli occhi di tutti, la mancanza di risorse per mantenere un
sistema sanitario che migliora solo negli sprechi, non si potrà
durare a lungo senza un cambiamento, una vera e propria
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Advanced Therapies. Numero 19 - 2020
rivoluzione. Qui l’Omeopatia può dare il suo grande e peculiare contributo, grazie all’efficacia del suo metodo, al peculiare rapporto medico paziente, alla sua chiara possibilità
di curare malattie croniche e, molto importante attualmente,
consentendo risparmi a volte incredibili. Per fare questo ci
vorranno omeopati preparati ad affrontare la situazione, preparati e disposti a confrontarsi con i colleghi allopati. In una
parola dovranno rispecchiare la frase di Albert Einstein “Solo
quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo
cambiano veramente”. Mi piace terminare questo articolo citando Alma Rodriguez, la dottora, colei che mi ha fatto innamorare perdutamente dell’Omeopatia, non con le parole, ma
con l’esempio, con i comportamenti: “L'omeopata, il medico
del futuro oggi”.
Bibliografia
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