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Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 215 (2020)
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PER UNO STUDIO TIPOLOGICO DELL'ARATRO CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA REGIONE TOSCANA (Estratto da "Archeologia medievale", IV-1977, Firenze, CLUSF, 1978 La forma dei campi è ovunque derivata da complesse ragioni di adattamento all'ambiente geografico e climatico, a queste si sovrappongono ragioni economiche sociali e anche etniche o di tradizione culturale, che non è il caso di esaminare in questa sede: basterà dire che esiste sempre una chiara relazione fra la forma dei campi e la maneggevolezza dell'aratro in ogni particolare regione e sub-regione1. Dal punto di vista tecnico l'aratro si evolve adattandosi alla forma dei carngi mutevole con l'evolversi dell'economia, dal punto di vista « stilistico » tale forma è legata alla tradizione della società o comunità rurale specifica, ed anche quando la popolazione dovesse emigrare in terre geograficamente diverse e lontane essa porterà con sé il « blueprint » dell'aratro del luogo d'origine. Tale blueprint, come ogni altro elemento culturale, definisce una cultura, così come ugualmente la identificano il linguaggio, la religione, il costume in senso lato, con la sola differenza che molti elementi della cultura materiale sembrano essere considerevolmente più stabili e radicati di quelli della cultura non materiale o intellettuale. A riprova di quanto abbiamo asserito esiste ancora oggi l'aratro antico egeo-levantino distribuito in quasi tutta l'area di espansione coloniale ellenica e punica o fenicia: dal sud della Spagna al nord Africa all'Italia meridionale2; l'aratro spagnolo e quello portoghese che si trovano, immutati, in America latina dove si insediarono i coloni iberici; gli aratri inglesi e germanici variamente distribuiti, a seconda degli insediamenti etnici, nel Nord America del secolo scorso3. Abbiamo visto, in altra sede, come ben poche relazioni intercorrono fra distribuzione linguistica e distribuzione di arnesi ed attrezzi nell'area tosco-emiliana4. Non sempre i terreni del Mediterraneo occidentale sono identici a quelli dell'area orientale dove verso il nono secolo a.C. si sviluppò la forma attuale dell'aratro greco. Totalmente diversi dai terreni iberici sono anche certi terreni dell'America centrale e del Sud America dove si trovano gli aratri spagnoli e portoghesi. In Toscana vi sono oggi tre tipi di aratro in legno tecnicamente non molto diversi fra loro se non per le dimensioni: più grossi nei terreni pesanti, più piccoli nei terreni leggeri. I primi sono in genere a due « manìcchie », i secondi sono a « stégola ». Fino ai primi del secolo era ancora possibile trovare nella Toscana orientale, e regioni limitrofe, un tipo di coltro in legno, il « perticaio », di chiara provenienza carpato-balcanica5. Anche se di tale provenienza non conosciamo le vicissitudini, [281] si nota una certa relazione geografica, sia pure tenue e discutibile, fra le distribuzioni di questo tipo di coltro ed un tipo fisico « adriatico ». Del resto anche il « piovo » della Romagna e delle Marche6, non solo per il suo nome (piovo-plov), suggerisce una origine celtica che può risalire sia all'antichità sia al Medioevo.
http://www.instoria.it/home/index.htm
Accademia Naz. Scienze, Lettere e Arti di Modena, "Memorie Scientifiche, Giuridiche, Letterarie", s. IX, v. I, 2017
Il tabernacolo di San Bartolomeo, nella chiesa modenese della Compagnia di Gesù, è opera tralasciata dagli studi benché esemplare dell’arte della Controriforma e fra le più fastose del Seicento estense. Sia l’architettura, “a tempietto” d’impianto ottagonale, che l’iconografia seguono i precetti di Carlo Borromeo sull’arredo liturgico post tridentino, oltre che i principi del fondatore della Compagnia, Ignazio di Loyola. Per la sua realizzazione, sul finire del 1620 i gesuiti si rivolsero al fonditore Giovan Battista Censori, all’orefice Cecilio Bezzi e al “maestro di legname” Giovan Battista Bassoli che ne avrebbe prodotto “i modelli”. Quest’ultimo, però, privo di una professionalità tale da farlo ritenere l’autore dell’opera. Committente fu p. Girolamo Bondinari, confessore dei duchi d’Este, che già aveva ordinato al Pomarancio la Crocifissione con i santi Ignazio e Francesco Saverio da porre nell’abside, come dal contratto ora rinvenuto. Le fonti archivistiche tacciono sul progettista e sull’esecutore del tabernacolo: su basi storiche e stilistiche, si ipotizza che spetti agli architetti e lapicidi reggiani Francesco e Prospero Pacchioni, autori di altari in San Bartolomeo nei modi della tarda Maniera. Il ciborio marmoreo, con colonne tortili e apparato statuario di Allegorie, rimarca la centralità prospettica e liturgica del tabernacolo e compone, con i portali del coro, una scenografica “macchina” barocca di pieno Seicento. La qualificazione del presbiterio coinvolgerà lo stesso Francesco I d’Este per varie commissioni, come quella della balaustrata eseguita nel 1632 reimpiegando marmi prelevati dalla Cappella del cortile nel Castello di Ferrara.
in C. Casi (ed.), Il mare degli antichi, Pitigliano 2010, pp. 193-232, 2010
Dopo un iniziale dibattito interno tra neutralisti e interventisti, prese il sopravvento nella massoneria del Grande Oriente d'Italia la componente interventista, che impegno l'intera Comunione in uno sforzo immane in ogni settore e livello. Il gran maestro Ettore Ferrari, subito dopo lo scoppio della guerra, informò il 31 luglio 1914 le logge italiane che l'istituzione era votata tradizionalmente per la pace ma <<se mai suoni l'ora delle dure prove, non mancherà la nostra voce per confortarvi ed affrontarla con spirito di sacrificio e con la fede dei padri>> 1 . E quell'ora suonò, trovando la massoneria italiana compattamente pronta all'intervento. Con circolare del 31 maggio 1915, gli fece eco il gran maestro aggiunto Gustavo Canti, apostrofando con solennità che <<ciascun massone sia oggi un soldato. Sui campi di battaglia come quelli delle civili provvidenze, ovunque si combatte col braccio e con la mente… Taccia in noi ogni altro sentimento che non sia la devozione alla Grande Madre: non divisioni, non parti politiche oggi>> 2 . Di seguito, le due componenti istituzionali del Grande Oriente, il Rito Scozzese Antico e Accettato, retto da Achille Ballori, ed il Rito Simbolico Italiano, retto da Alberto La Pegna, erano in perfetta sintonia col gran maestro. Ballori ripeteva nel 1917 che "non si poteva prendere da noi orientamento diverso, chè la Massoneria senza rinunziare ai suoi ideali doveva pur non dimenticare che pace e amore non possono vivificare le nazioni e con queste e per queste l'umanità, fino a quando nel mondo vi siano popoli ciechi che si mostrano pervasi dalla voluttà della prepotenza aggressiva , sprezzatori di ogni sentimento umano, violatori feroci del diritto delle genti…era invece giunta l'ora del risveglio di ogni energia popolare, e la nostra voce andò ripercuotendosi dal centro alla periferia, ora invocante la solidarietà civile a favore dei nostri connazionali obbligati a emigrare dalle loro terre, ora intesa a popolarizzare le ragioni del precipitare degli eventi, ora a risvegliare in ogni classe il sentimento patrio" 3 . D'altro canto, il vicepresidente del Rito Simbolico Italiano Giuseppe Blasucci ripeteva alle sue colonne che <<i fratelli, con ogni sacrificio, dessero opera attivissima, collettiva dentro le logge, individuale nel mondo profano, perché l'assistenza civile, in tutte le sue forme e manifestazioni, riesca organica e sufficiente ai bisogni molteplici infiniti dei nostri soldati e novelli martiri sul fronte, e delle 1 Circolare del 31.7.1914 in F. Conti, Storia della Massoneria italiana dal Risorgimento al fascismo, Ed. Il Mulino 2003, p. 239.
Nel 1987, Pierre Strauss riscoprì, dopo decenni di oblio numismatico, un'interessantissima moneta coniata dalla zecca di Londinium in nome di Costantino I per il suo secondo consolato.
2022
In questo VOLUME I di 704 si spiegano i PRINCIPI DI MATEMATICA FINANZIARIA BASILARI PER COMPRENDERE I FINANZIAMENTI RATEALI. https://www.youcanprint.it/la-truffa-del-regime-composto/b/4bdab782-76e6-54dd-a23f-209cb13e9c8b In particolare, vi è tutta la costruzione matematica inedita di Devis Abriani sulle diverse ponderazioni dei periodi rateali (anno civile corretto, anno civile non corretto, anno misto, anno commerciale) del Montante in Semplice e Composto, della rata costante posticipata (Francese) in Semplice e Composto e della rata variabile posticipata (Italiano) in Semplice e Composto. Dopo la pubblicazione del 23/09/2022 dei risultati della Commissione A.M.A.S.E.S sull'Anatocismo presieduta e coordinata da Flavio Pressacco, la mistificazione unanime della verità matematica utilizzando la normativa da parte dei nove componenti della stessa ha reso necessario la pubblicazione di una monografia matematica, empirica e giuridica sui finanziamenti rateali in due volumi vista la corposità della trattazione. Il Team Robyn Hode Italia ritiene che non sia più sufficiente alimentare l'informazione corretta unicamente attraverso gli articoli postati sul sito www.robynhodeitalia.it dove è anche presente una pagina di calcolo gratuita che consente a tutti di verificare che è possibile calcolare la rata costante posticipata nel lecito Regime Semplice ex art. 821, comma 3, c.c. Pertanto, l'utilizzo intenzionale da parte dei bancari latu sensu dell'illecito Regime Composto per precisare l'importo numerico della diffusa rata costante posticipata dell'ammortamento "Francese" e della rata variabile "Italiana" configura i reati di Truffa, di Autoriciclaggio e, in determinati casi, di Usura.
Come si fa a recensire il libro di un filosofo come Slavoj Žižek, star mondiale del pensiero pre/post/trans? Uno che, vivo e vegeto, a colazione può godersi la lettura dell'International Journal of Žižek Studies? Che dalle prime righe di un qualsiasi suo libro ti trascina su un ottovolante speculativo da cui atterri stordito? Se non sei un lettore ben temperato il rischio è di venire sballottato tra idee e contro idee e di sentirti, alla fine, un verme. Non mi risulta che tra le tipologie dell'argomentare filosofico ci sia la civetteria, anche se Georg Simmel gli ha dedicato un acuto saggio cent'anni fa. Žižek ti strizza l'occhio, poi ti volta le spalle e di nuovo ti prende per mano per abbandonarti subito dopo. Qualche volta sembra stupirsi da solo della propria arditezza intellettuale o della trita banalità che gli è appena sfuggita. Se poi ci mette di suo anche la meritoria casa editrice che traduce l'accademico titolo del libro qui in questione Paul's New Moment. Continental Philosophy and the Future of Christian Theology con San Paolo Reloaded. Sul futuro del cristianesimo, si capisce che non c'è solo Žižek a zizekkare.
Qui presentato non è lo scritto originale, ma solo una breve introduzione alla mia tesi di laurea triennale in storia (a.a. 2015-2016). Il fine del lavoro è raccontare la storia d'Aragona non limitandosi al solo regno omonimo, ma estendendo l'ambito di ricerca ad ogni singola presenza umana sul territorio che ha dato i natali al Regno d'Aragona. Si badi bene che ho detto «presenza umana» e non semplicemente «dominazione», questo perché lo scritto, avendo anche l'obbiettivo di raccontare la società, ha un'estensione temporale ben più ampia di quella che il solo titolo farebbe pensare, la linea del tempo, infatti, comincia con i primi stanziamenti ominidi nella penisola, cosa che parrebbe assurda ad una prima lettura, ma che ritengo utile per capire come, in che modi e quando si è evoluta la società aragonese e catalano-aragonese. A tal ragione si troveranno, dopo una brevissima parte dedicata alla preistoria e alle successive civiltà più complesse, nella prima componente dello scritto una sintetica storia delle varie dominazioni, da quella romana a quella visigota, dagli arabi ai Franchi, ecc… A tutto ciò segue la seconda e più consistente parte dell'opera: dal regno di Ramiro I (1035-1062) a quello di Giovanni II (1458-1479), ovvero da quando l'Aragona passò ad essere da contea a regno all'unificazione tra Aragona e Castiglia con la salita al trono di Ferdinando il Cattolico (1479-1516), che ho volutamente escluso perché lo ritengo appartenente, dal 1479, ad un'altra realtà storica, il Regno di Spagna. Questa seconda componente dello scritto, volendo mettere in risalto le vite e le gesta (politiche, culturali, economiche, ecc…) dei singoli re, si divide per tanti capitoli quanti furono i sovrani. Lo scritto, lo ammetto io stesso, è ancora incompleto, poiché molti aspetti devono e dovranno essere continuamente aggiornati e rivisti mano a mano che la ricerca andrà arricchendosi, cosa a cui sto provvedendo ancora oggi. La raccolta di tutte queste informazioni a primo impatto può destare critiche perché possibile causa di confusione, ma lo scopo dell'opera è quello di creare un manuale per futuri lavori specifici sull'argomento, che andranno poi ad accrescerlo e svilupparlo. Qui di seguito si troverà l'indice completo e la bibliografia utilizzata.
Civilistica.com, 2020
Revista Iuris Dictio, 2022
Publicado en la serie Theologie der Einen Welt editada por el Missionswissenschaftliches Institut Missio, Aachen, Alemania (November 2017).
Studime Historike, 2020
Cogent Psychology, 2019
Journal of Information Warfare, 2022
Revista FLAMMAE, 2024
Archivio di Filosofia, 2018
KỶ YẾU HỘI THẢO CAREES 2019 NGHIÊN CỨU CƠ BẢN TRONG LĨNH VỰC KHOA HỌC TRÁI ĐẤT VÀ MÔI TRƯỜNG, 2019
Microorganisms, 2020
Virology journal, 2018
Journal of High Energy Physics, 2012