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2018, M.S. Busana, M. Gleba, F. Meo, A.R. Tricomi (eds.) "Textiles and Dyes in the Mediterranean Economy and Society", Atti del VI Purpurae Vestes International Symposium (Padova 2016), Valencia 2018, pp. 71-78. [ISBN 978-84-7956-179-6]
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The fabrics in Late Antiquity could be used to wrap the holy relics and preserve them in a reliquary, or to become themselves ex contactu relics. The textiles not in contact with the relics were of different type. In this regard, we distinguish the curtains, that marked restricted areas of the sanctuary, from vestes, mentioned in the Liber Pontificalis; like the liturgical furnishings, they adorned the venerated tombs or altars. Sometimes the hagiographic sources associate the saint with a particular garment, which becomes an iconographic attribute. The belief that objects that came in contact with a saint or his remains, especially clothing and handkerchiefs, acquired the characteristics and powers of true relics, was rather rooted in the mentality of the early Christians. It was based on Holy Scriptures, was maintained by Church Fathers and remained alive up to Middle Ages. The veneration of contact relics led the ecclesiastical hierarchies to organize confessional spaces to ensure their production. Architectural details, hypothetically associated with this practice, were found at the tombs of Saints Felix in Cimitile, Gervasius and Protasius in Milan, Paul in Rome. The fabrics that wrapped the bones in their reliquary are known for several medieval contexts. The purple cloth interwoven with gold thread which wrapped the bones of Peter in the Vatican seems to date to an earlier period. Even the curtains are little known but often represented in iconography, as documented by the Samagher's capsella. Stando alle fonti storico-archeologiche, i tessuti erano variamente utilizzati nei contesti confessionali tardo-antichi. Potevano essere impiegati per avvolgere i resti santi e stiparli in un reliquiario, o divenire essi stessi reliquie ex contactu, da venerare debitamente. Di diverso tipo erano i tessuti non a contatto con le reliquie. Distinguiamo, a tal proposito, i tendaggi, che delimitavano aree riservate del santuario, dalle vestes, ricordate nel Liber Pontificalis. Qualche volta sono le fonti agiografiche ad associare al santo in vita un particolare indumento, che diviene un attributo in iconografia, come per Abdon e Sennen. La convin-zione che gli oggetti venuti in contatto con un santo o le sue spoglie, soprattutto indumenti e fazzoletti, acquisissero le caratteri-stiche e i poteri di una vera reliquia, era piuttosto radicata nella mentalità dei primi cristiani: si fondava sulle Sacre Scritture, fu recepita dai Padri della Chiesa, si mantenne viva fino al Medioevo. La venerazione delle reliquie da contatto indusse le gerarchie ecclesiastiche ad organizzare gli spazi confessionali per garantirne la produzione. Particolari espedienti architettonici, da mettere ipoteticamente in relazione a questa pratica, sono stati riscontrati presso i sepolcri dei Santi Felice a Cimitile, Gervasio e Protasio a Milano, Paolo a Roma. I tessuti che avvolgevano i resti santi nel loro reliquiario sono noti per diversi contesti medievali, mentre il drappo purpureo intessuto con fili d'oro presso le ossa di Pietro in Vaticano sembra riconducibile ad epoca più antica. Anche i tendaggi sono poco noti archeologicamente, ma sovente rappresentati in iconografia, come sulla capsella di Samagher.
La documentazione dell’architettura è la base imprescindibile del restauro in quanto non è possibile salvaguardare e quindi recuperare, restaurare o riqualificare un bene che non si conosce. Il territorio italiano è ricco di edifici storici, la maggior parte dei quali ancora completamente sconosciuti, soprattutto se si considerano i contesti di provincia. Studiare i casi meno importanti apre la conoscenza ad infinite casistiche che arricchiscono il panorama culturale e portano talvolta alla ridefinizione di uno stile o filone architettonico. In Sardegna questo fenomeno è molto frequente in quanto l’architettura è quasi sempre frutto della commistione di diverse culture, stili e saperi e ogni piccola realtà indagata aggiunge un tassello fondamentale alla conoscenza di una complessità di espressioni e forme. Nell’ambito dello studio sulla architettura tardo gotica nell’isola, ed in particolare delle chiese dei centri minori, si è notato che in numerosi edifici è presente la decorazione pittorica delle volte a crociera del presbiterio o delle cappelle laterali. Tali dipinti, molto probabilmente, non risalgono all’epoca della costruzione della chiesa, in quanto non era prassi nell’architettura gotica, anche tarda, decorare le volte generalmente lasciate in pietra a vista. La pratica di dipingere o affrescare le volte si è diffusa successivamente, quando con il mutamento del gusto architettonico si è sentita l’esigenza di un cambiamento. Vista la vastissima produzione architettonica di epoca spagnola in gran parte del territorio sardo, soprattutto nei centri più piccoli era improbabile pensare ,anche a causa degli elevati costi, ad un rifacimento dell’intero edificio religioso o comunque ad un intervento importante sulla sua struttura, per modificarne i principali caratteri costruttivi. Per cui è probabile che i costruttori dell’epoca abbiano “modernizzato” secondo il proprio gusto gli edifici esistenti attraverso l’uso del colore di alcune parti di esso. Le tracce più antiche di questa prassi decorativa si trovano nella volta della capilla mayor nella chiesa di Nostra Signora d’Itria a Orani che viene datata 1678. Questo pratica si diffonde sul territorio regionale in diverse forme e prosegue nel tempo fino primi decenni del novecento. Lo studio mira a definire una casistica finalizzata alla creazione di una base scientifica di conoscenze da cui partire nei futuri interventi di restauro. Non esiste infatti al momento uno studio sistematico su tale argomento e questo contributo può costituirne l’avvio ponendo le basi per futuri approfondimenti. L’analisi riguarda individuazione delle tipologie decorative, la distribuzione geografica, le tecniche utilizzate e i cromatismi più ricorrenti. Vengono presi in considerazione vari esempi, tra cui le chiese di Santa Croce a Mammoiada, San Pietro a Nuraminis, San Sperate nell’omonimo paese, in cui i dipinti impreziosiscono l’intradosso delle volte. In alcuni casi come a San Giorgio di Ovodda, oltre all’ornamento pittorico viene inserito un elemento in stucco a completare la decorazione. In altri casi vengono dipinti i costoloni e le gemme come in Sant’Antonio Abate a Decimomannu o nella Vergine Assunta a Villaspeciosa. Spesso gli elementi decorativi e il colore vengono utilizzati per dare maggiore profondità alla volta e farla sembrare così più alta. Il dipinto diventa quindi elemento architettonico e l’uso del colore assume un nuovo significato prettamente funzionale.
During the restoration of St. Bernard’s liturgical vestments, cloth fragments were selected from the chasuble, the braiding, the gloves, the miter and the chalice veil. The samples were characterized chromatically by means of the Munsell system in conditions of transmitted light. The morphology of the different fibers was investigated with an image analyzer. Chasuble: The components of the blue embroidery, the braiding and the lining were studied. The outer fabric of the chasuble consists of silk fibers and Calotropis sp. The lining is made of Gossypium sp. and Hibiscus sp. fibers. Chasuble braiding: The partly green ribbon sewn at the center of the chasuble is made of Cannabis sp. The weave is made of silk and Hibiscus sp. filaments. The red braiding is made of Gossypium sp., and the brown braiding of Cannabis sp. fibers. Chalice veil: The cloth is made of Calotropis sp. The Glove is made of filaments of Gossypium sp. and Calotropis sp., and its red braiding of Hibiscus sp. Miter: The morphological investigation was performed on the outer part. The miter is made of degummed silk and has a Z torsion. The lining is made of Linum usitatissimum L.. fibers. Conclusions: The combination of all the identified elements points to a moment in the history of the natural landscape that is associated with the agrarian and commercial organization that arose in Italy out of the gradual breakdown of the late Roman world. In early medieval times, the cultivation of flax, hemp and cotton crops that were relatively easy to grow and process reflected a domestic type of economy. Silk was reintroduced to Italy at the beginning of the tenth century by merchants from Amalfi who imported it from Constantinople.
Biblioteca di storia
This study, through the use of hundreds of archival documents over a period of about two centuries, highlights the total reversal in the silk trade that occurred from the beginning of the 15th century: silk cloth no longer crossed the Mediterranean from East to West, as in previous centuries, but from West to East. Jewish, Turkish and Syrians merchants, and above all the Sublime Porte showed continued appreciation for Florentine silks. Through the analysis of the sources, every phase of such export is described in detail: the purchase of the cloths in Florence, their shipment, transport and finally the sale through Florentine correspondents in Constantinople. This flow of silks continued until the first decades of the 16th century, only to decline rapidly around the middle of the century.
2021
Eng The cult of relics caused the transformation of late-Antique Italian landscape, first of all in suburban areas. The saint’s cult was especially promoted by Emperor Constantine, pope Damasus and bishops Ambrose of Milan and Paulinus of Nola. The promotion of martyrs’ tombs led to the birth of large santuaries. They were composed of funerary and religious buildings but also service facilities, accommodations for pilgrims and monasteries. The most important sanctuaries, such as those of saints Peter in Vatican, Paul on via Ostiense, Erasmus in Formia, Alexander in Nomentum, Felix in Cimitile, Januarius in Naples, Felix in Venosa, Marcianus in Syracuse and Apostles in Concordia Sagittaria became very popular, validating the Jerome’s expression: movetur urbs sedibus suis et currit ad martyrum tumulos. In the 5th and 6h centuries, the sanctuaries spread in rural areas too, usually along important routes, as the site of San Canzian d’Isonzo exemplifies. Analysing hypogeal and subdial contexts, the book describes the evolution of loca sancta: from simple tombs to memoriae, then to place of worship and finally to well-structured sanctuaries. For the first time the contexts of Rome are methodically compared with the others from the rest of Italy. Ita Il culto delle reliquie, incentivato tra gli altri dall’imperatore Costantino, da papa Damaso e dai vescovi Ambrogio di Milano e Paolino di Nola, ha determinato la trasformazione del paesaggio italiano tardoantico, delle aree suburbane in particolare. Il processo di graduale valorizzazione delle tombe martiriali, infatti, condusse alla nascita di estesi santuari, generalmente composti da edifici funerari e cultuali, oltre che da strutture di servizio, alloggi per pellegrini e monasteri. I santuari più importanti, come quelli dei santi Pietro in Vaticano, Paolo sull’Ostiense, Erasmo a Formia, Alessandro a Nomentum, Felice a Cimitile, Gennaro a Napoli, Felice a Venosa, Marciano a Siracusa, nonché degli Apostoli a Concordia Sagittaria, divennero così popolari da giustificare la locuzione di Girolamo: movetur urbs sedibus suis et currit ad martyrum tumulos. Tra V e VI secolo i santuari si diffusero anche in aree rurali, di solito lungo importanti percorsi viari, come documenta il sito di San Canzian d’Isonzo. Analizzando contesti ipogei e subdiali, il volume delinea l’evoluzione degli spazi santificati da reliquie, in un processo che portò le tombe venerate a divenire dapprima memoriae, quindi luoghi di culto e infine articolati santuari. Per la prima volta nella storia degli studi, i contesti di Roma sono messi organicamente a confronto con quelli del resto d’Italia.
in Fili d’oro e dipinti di seta. Velluti e ricami tra Gotico e Rinascimento, Catalogo della mostra (Trento, Castello del Buonconsiglio, 13 luglio-3 novembre 2109), a cura di L. Dal Prà-M. Carmignani-P. Peri, Trento, Castello del Buonconsiglio, 2019, pp. 69-77
Edipuglia, 2010
Volume pubblicato con il contributo dell'Università degli Studi di Bari PER UNA STORIA DELL'ITALIA TARDOANTICA CRISTIANA 6 1 Cfr. J. Daniélou, Message évangélique et culture hellénistique aux II e et III e siècles, Tournai 1961; M. Simonetti, Cristianesimo e cultura greca, Roma 1983. 2 Sulle diverse accezioni della fortunata espressione di Mazzarino cfr. L. Cracco Ruggini, La storiografia: qualche riflessione sugli interventi, Antiquité tardive 9, 2001, pp. 63-67. 3 S. Mazzarino, Antico, tardo-antico ed èra costantiniana, I, Bari 1974, pp. 74-98. una diversa «volontà d'arte» (Kunstwollen), che non poteva definirsi decadente: posizione ormai largamente condivisa dalla critica storica 4 .
Tutti i colori dell'Italia ebraica. Tessuti preziosi dal Tempio di Gwerusalemme al pret-a-porter, 2019
Il contributo, compreso nel volume -Scultura lignea sacra nel Cusio dal Medioevo all'Ottocento. Arte e devozione, a cura di Marina Dell'Omo e Fiorella Mattioli Carcano, Borgomanero 2012 -, prende in esame la statuaria con Madonne e Santi presenti nelle chiese del Lago d'Orta, con una prima ricostruzione delle botteghe degli intagliatori artefici, per lo più provenienti da Arona (Lago Maggiore).
Revista de Estudios Filológicos, 2024
Archaeological Prospection, 2024
Global Energy Network Institute, 2006
Working Paper for Makkah Strategic Planning Project, 2010
Animal Frontiers, 2012
Archaiologikon Deltion , 2017
Journal of Marine Science and Engineering
2019
International Journal of Learning and Development, 2013
Educational Quest- An International Journal of Education and Applied Social Sciences, 2016
Profile: Issues in Teachers' Professional Development, 2024
Anais do Encontro Virtual de Documentação em Software Livre e Congresso Internacional de Linguagem e Tecnologia Online, 2017
Scientific Papers Series Management Economic Engineering in Agriculture and Rural Development, 2013
Journal of Magnetism and Magnetic Materials, 2009