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Tessuti per i santi. L'epoca tardoantica

2018, M.S. Busana, M. Gleba, F. Meo, A.R. Tricomi (eds.) "Textiles and Dyes in the Mediterranean Economy and Society", Atti del VI Purpurae Vestes International Symposium (Padova 2016), Valencia 2018, pp. 71-78. [ISBN 978-84-7956-179-6]​​

The fabrics in Late Antiquity could be used to wrap the holy relics and preserve them in a reliquary, or to become themselves ex contactu relics. The textiles not in contact with the relics were of different type. In this regard, we distinguish the curtains, that marked restricted areas of the sanctuary, from vestes, mentioned in the Liber Pontificalis; like the liturgical furnishings, they adorned the venerated tombs or altars. Sometimes the hagiographic sources associate the saint with a particular garment, which becomes an iconographic attribute. The belief that objects that came in contact with a saint or his remains, especially clothing and handkerchiefs, acquired the characteristics and powers of true relics, was rather rooted in the mentality of the early Christians. It was based on Holy Scriptures, was maintained by Church Fathers and remained alive up to Middle Ages. The veneration of contact relics led the ecclesiastical hierarchies to organize confessional spaces to ensure their production. Architectural details, hypothetically associated with this practice, were found at the tombs of Saints Felix in Cimitile, Gervasius and Protasius in Milan, Paul in Rome. The fabrics that wrapped the bones in their reliquary are known for several medieval contexts. The purple cloth interwoven with gold thread which wrapped the bones of Peter in the Vatican seems to date to an earlier period. Even the curtains are little known but often represented in iconography, as documented by the Samagher's capsella. Stando alle fonti storico-archeologiche, i tessuti erano variamente utilizzati nei contesti confessionali tardo-antichi. Potevano essere impiegati per avvolgere i resti santi e stiparli in un reliquiario, o divenire essi stessi reliquie ex contactu, da venerare debitamente. Di diverso tipo erano i tessuti non a contatto con le reliquie. Distinguiamo, a tal proposito, i tendaggi, che delimitavano aree riservate del santuario, dalle vestes, ricordate nel Liber Pontificalis. Qualche volta sono le fonti agiografiche ad associare al santo in vita un particolare indumento, che diviene un attributo in iconografia, come per Abdon e Sennen. La convin-zione che gli oggetti venuti in contatto con un santo o le sue spoglie, soprattutto indumenti e fazzoletti, acquisissero le caratteri-stiche e i poteri di una vera reliquia, era piuttosto radicata nella mentalità dei primi cristiani: si fondava sulle Sacre Scritture, fu recepita dai Padri della Chiesa, si mantenne viva fino al Medioevo. La venerazione delle reliquie da contatto indusse le gerarchie ecclesiastiche ad organizzare gli spazi confessionali per garantirne la produzione. Particolari espedienti architettonici, da mettere ipoteticamente in relazione a questa pratica, sono stati riscontrati presso i sepolcri dei Santi Felice a Cimitile, Gervasio e Protasio a Milano, Paolo a Roma. I tessuti che avvolgevano i resti santi nel loro reliquiario sono noti per diversi contesti medievali, mentre il drappo purpureo intessuto con fili d'oro presso le ossa di Pietro in Vaticano sembra riconducibile ad epoca più antica. Anche i tendaggi sono poco noti archeologicamente, ma sovente rappresentati in iconografia, come sulla capsella di Samagher.

TESSUTI PER I SANTI. L’EPOCA TARDOANTICA Alessandro Luciano* Abstract: The fabrics in Late Antiquity could be used to wrap the holy relics and preserve them in a reliquary, or to become themselves ex contactu relics. The textiles not in contact with the relics were of different type. In this regard, we distinguish the curtains, that marked restricted areas of the sanctuary, from vestes, mentioned in the Liber Pontificalis; like the liturgical furnishings, they adorned the venerated tombs or altars. Sometimes the hagiographic sources associate the saint with a particular garment, which becomes an iconographic attribute. The belief that objects that came in contact with a saint or his remains, especially clothing and handkerchiefs, acquired the characteristics and powers of true relics, was rather rooted in the mentality of the early Christians. It was based on Holy Scriptures, was maintained by Church Fathers and remained alive up to Middle Ages. The veneration of contact relics led the ecclesiastical hierarchies to organize confessional spaces to ensure their production. Architectural details, hypothetically associated with this practice, were found at the tombs of Saints Felix in Cimitile, Gervasius and Protasius in Milan, Paul in Rome. The fabrics that wrapped the bones in their reliquary are known for several medieval contexts. The purple cloth interwoven with gold thread which wrapped the bones of Peter in the Vatican seems to date to an earlier period. Even the curtains are little known but often represented in iconography, as documented by the Samagher’s capsella. Keywords: Saints, Relics, Brandea, Vestes, Sanctuaries, Christianity, Late Antiquity Riassunto: Stando alle fonti storico-archeologiche, i tessuti erano variamente utilizzati nei contesti confessionali tardo-antichi. Potevano essere impiegati per avvolgere i resti santi e stiparli in un reliquiario, o divenire essi stessi reliquie ex contactu, da venerare debitamente. Di diverso tipo erano i tessuti non a contatto con le reliquie. Distinguiamo, a tal proposito, i tendaggi, che delimitavano aree riservate del santuario, dalle vestes, ricordate nel Liber Pontificalis. Qualche volta sono le fonti agiografiche ad associare al santo in vita un particolare indumento, che diviene un attributo in iconografia, come per Abdon e Sennen. La convinzione che gli oggetti venuti in contatto con un santo o le sue spoglie, soprattutto indumenti e fazzoletti, acquisissero le caratteristiche e i poteri di una vera reliquia, era piuttosto radicata nella mentalità dei primi cristiani: si fondava sulle Sacre Scritture, fu recepita dai Padri della Chiesa, si mantenne viva fino al Medioevo. La venerazione delle reliquie da contatto indusse le gerarchie ecclesiastiche ad organizzare gli spazi confessionali per garantirne la produzione. Particolari espedienti architettonici, da mettere ipoteticamente in relazione a questa pratica, sono stati riscontrati presso i sepolcri dei Santi Felice a Cimitile, Gervasio e Protasio a Milano, Paolo a Roma. I tessuti che avvolgevano i resti santi nel loro reliquiario sono noti per diversi contesti medievali, mentre il drappo purpureo intessuto con fili d’oro presso le ossa di Pietro in Vaticano sembra riconducibile ad epoca più antica. Anche i tendaggi sono poco noti archeologicamente, ma sovente rappresentati in iconografia, come sulla capsella di Samagher. HGLQGRVVDUHLQWHUDJLYDQRFROFXOWRPDUWLULDOHDGLYHUVROLYHOOR(UDQRLQFRQWDWWRFROVDQWRQHSURWHJJHYDQR le reliquie da sguardi indiscreti e mani smaniose, erano VWDWHLQGRVVDWHGDOVXRVWHVVRFRUSRVHPSUHHFRPXQTXHQHDFTXLVWDYDQRXQSR¶GHOODVDFUDOLWjÊWUDOHSDJLQHGHO1XRYR7HVWDPHQWRFKHV¶LQWUDYHGRQRDOFXQH YLHDWWUDYHUVRFXLVHPSOLFLVWRIIHDFTXLVLYDQRGLJQLWj Introduzione ൾආඉඅංർංID]]ROHWWLGDVDQWL¿FDUHWHVVXWLFRQEURFFDto in oro, tendaggi dispiegati a proteggere un tesoro celeste, arredi ricamati, indumenti semplici o sfarzosi. Che fossero o meno purpureae, le vestes che in epoca tardoantica era possibile toccare, ammirare, scorgere S 8QLYHUVLWjGHJOL6WXGLGL1DSROL6XRU2UVROD%HQLQFDVD ,WDOLD  PURPUREAE VESTES VI Textiles and Dyes in the Mediterranean Economy and Society (M.S. Busana, M. Gleba, F. Meo, A.R. Tricomi eds.), 371-378. 371 Alessandro Luciano 372 YDORUHHSRWHULSRUWHQWRVL)DFHQGRLQWHUDJLUHWHVWLPRnianze più tarde e documenti archeologici, l’importan]DGHLWHVVXWLHLOORURGLYHUVL¿FDWRXWLOL]]RQHLFRQWHVWL confessionali si palesa più chiaramente. È quello che si è cercato di fare in questa sede, prendendo spunto da una tradizione di studi consolidata. 1. Brandea, reliquie da contatto. I tessuti dei fedeli L’aspirazione dei cristiani a possedere una seppur picFRODUHOLTXLDVWDQWHODOHJJHURPDQDFKHYLHWDYDODYLROD]LRQHGHOVHSROFURHODYLYLVH]LRQHXPDQDOLLQGXVVH D³SURGXUUH´QXRYHUHOLTXLHPHGLDQWHO¶DFFRVWDPHQWR GLVWRIIHROLTXLGLDOOHVSRJOLHYHQHUDWH4XHVWLRJJHWWL VDQWL¿FDWLDORURYROWDGLYHQLYDQRUHOLTXLHex contactu. /DFRQYLQ]LRQHFKHJOLRJJHWWLYHQXWLLQ FRQWDWWRFRO santo o le sue spoglie acquisissero le caratteristiche e LSRWHULGLXQDYHUDUHOLTXLDHUDSLXWWRVWRUDGLFDWDQHOOD PHQWDOLWj GHL SULPL FULVWLDQL H VL IRQGDYD VXOOH 6DFUH 6FULWWXUH/¶HPRUURLVVDDGHVHPSLRHUDFRQYLQWDFKH ODVRODYLFLQDQ]DDOPDQWHOORGL&ULVWRSRWHVVHJXDULUOD H GLIDWWL QRQ DSSHQD WRFFDWROR ³OH VL IHUPz LO ÀXVVR di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male” (0ർ 5, 28-29, 0ඍ 9, 20-22 e /ർ 8,   6L WUDWWz GL XQ SULYLOHJLR QRQ HVFOXVLYR SHUché furono molti gli infermi che guarirono toccando la frangia di quella cappa (0ർ 6, 56, 0ඍ 14, 35-36). (VWUHPDPHQWH LQGLFDWLYD q O¶LQIRUPD]LRQH ULSRUWDWD negli Atti degli Apostoli ($ർඍ19, 11-12), secondo cui: 'LR RSHUDYD SURGLJL QRQ FRPXQL SHU RSHUD GL 3DROR DO SXQWR FKH VL PHWWHYDQR VRSUD L malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a FRQWDWWRFRQOXLHOHPDODWWLHFHVVDYDQRHJOL VSLULWLFDWWLYLIXJJLYDQR ÊHYLGHQWHFKHO¶HVWHQVLRQHGHLSRWHUL³GDFRQWDWWR´D 3DRORHDJOLDOWULDSRVWROLJLXVWL¿FDYDO¶DWWULEX]LRQHGL DQDORJKHYLUWDQFKHDOOHUHOLTXLHGLPDUWLULHFRQIHVsori. Negli atti di Pietro e Paolo (testo apocrifo databile tra IV e VII sec.) è confermato il potere taumaturgico dell’apostolo di Tarso, quando una tale Perpetua guarì GDOOD FHFLWj DFFRVWDQGR DOO¶RFFKLR PDODWR XQ VXGDULR irrorato dal suo sangue. Quest’ultimo era considerato SDUWLFRODUPHQWHSRUWHQWRVRVH3UXGHQ]LRVRVWHQHYDFKH 1 2 3 4 5 6 7 8 ODYHVWHGLOLQREDJQDWDLQTXHOORGHLPDUWLULSRWHYDHVVHUHFRQVHUYDWDLQFDVDFRQIXQ]LRQHDSRWURSDLFD1 Non a caso, i fedeli che assistettero al martirio di Vincenzo LPPHUVHURQHOVXRVDQJXHOHSURSULHYHVWLFRVuFRPH IHFHURLVHJXDFLGL3ROLFDUSRDOPHQRDYROHUGDUHFUHdito al resoconto riportato da Eusebio.2 Stando a queVWHSUHPHVVHDQFKHL3DGULGHOOD&KLHVDSHQVDYDQRFKH QXRYHUHOLTXLHSRWHVVHURJHQHUDUVLSHUFRQWDWWR3 CirilORGL*HUXVDOHPPHDGHVHPSLRVRVWHQHYDFKH³DOFXni oggetti esterni come fazzoletti e indumenti hanno guarito i malati dopo che erano stati messi a contatto col corpo del martire”.4 A tal proposito, Ambrogio ricorda che, in occasione dell’inventioGL*HUYDVLRH3URWDVLRLIHGHOLVLDFFDOFDYDQRSHUDFFRVWDUHLSURSULLQGXPHQWLDOOHORURUHOLTXLH DI¿QFKp DFTXLVLVVHUR LO SRWHUH GL JXDULUH5 Paolino di 0LODQRQHOGHVFULYHUHOHFHULPRQLHFKHVHJXLURQRSURSULRODPRUWHGLTXHOYHVFRYRULFRUGDODFRPPR]LRQH GLXQDJUDQPDVVDGLIHGHOLHLOORURWHQWDWLYRGLSURdurre reliquie mediante il lancio di fazzoletti e cinture presso la salma.6 L’apprezzamento per questa pratica si protrasse a lungo, come dimostra il resoconto sulla tomba di Pietro scritto da Gregorio di Tours: 6H GHVLGHUD SRUWDU YLD GDOOD WRPED XQD UHOLTXLD GHYH VRSSHVDUH FRQ FXUD XQ SH]]R GL stoffa e appenderlo quindi all’interno della tomba. Poi prega ardentemente e se la sua IHGH q DEEDVWDQ]D IRUWH OD VWRIID XQD YROWD ULPRVVDGDOODWRPEDVLWURYHUjDGHVVHUHFRVu SLHQD GHOOD JUD]LD GLYLQD FKH VDUj PROWR SL SHVDQWHGLSULPD,QWDOPRGRVDSUjFKHOHVXH preghiere sono state esaudite.7 $QFRUD QHOO¶$OWRPHGLRHYR L SHOOHJULQL FRQWLQXDYDQR DG DFFRVWDUH SH]]L GL VWRIID DOOH WRPEH YHQHUDWH SHU VDQWL¿FDUOLHDQFKHLOVXGDULRGHLSDSLHUDFRQVLGHUDWR YHQHUDELOH DO SXQWR FKH WUD LO FOHUR Y¶HUD O¶DELWXGLQH GLGLYLGHUVHOR8 Tra i brandeaFRQWLQXDYDQRDJRGHUH GL YHQHUD]LRQH TXHL WHVVXWL FKH QRQ HUDQR VDQWL¿FDWL semplicemente dall’accostamento alle reliquie ma che HUDQRYHQXWLLQGLUHWWRFRQWDWWRFROVDQWRGDYLYRRGD PRUWR,QXQDOHWWHUDGL3DVTXDOH,UHODWLYDDOODWUDVOD]LRQHGL&HFLOLD  VLQDUUDLOULWURYDPHQWRSUHVVR 3උඏൽ perist. 5, 341-344. (ඏඌൾൻ&ൺൾඌ$QFKHLSDQQLLQWULVLGHOVDQJXHGL&LSULDQRYHVFRYRGL&DUWDJLQHIXURQRJHORVDPHQWHFRQVHUYDWL $FWD&\SU. 4, 2). 6ඎආඉඍංඈඇ 31-32. &ඒඋංඅඅ-ൾඋFDWK $ආൻඋ epist. 22, 9. 3ൺඎඅ0ൾൽYLWD$PEU *උൾ඀7ඏඋ glor. mart. 27. 5ං඀ൺඇൺඍං2005, 17-32. Tessuti per i santi. L’epoca tardoantica 373 Fig. 1. 'LVSRVLWLYLFRQforamina presso le sepolture di: a) San Felice a Cimitile (da (ൻൺඇංඌඍൺ E &HSHULRQHD6LUDFXVD (da 6඀ൺඋඅൺඍൺ F *HUYDVLRH3URWDVLRD0LODQR GD/ඎඌඎൺඋൽං6ංൾඇൺ G 3DQ¿ORD5RPD GD)ංඈർർඁං1ංർඈඅൺං  H 3DRORVXOO¶2VWLHQVH GD7ൾඌඍංඇං1980, 195). LO VXR FRUSR GL XQ LQYROXFUR FRQWHQHQWH linteamina intrisi di sangue, forse gli stessi ricordati nella Passio. 1.1. La produzione dei brandea. Gli espedienti architettonici /D YHQHUD]LRQH GHOOH UHOLTXLH GD FRQWDWWR LQGXVVH OH gerarchie ecclesiastiche ad organizzare gli spazi confessionali per garantirne la produzione. A Cimitile, ad esempio, la copertura della tomba di Felice, decorata con l’immagine del crioforo, era munita di due fori confessionali (Fig. 1a). Uno dei due foraminaVHUYLYD FHUWDPHQWH SHU OH OLEDJLRQL H OD VDQWL¿FD]LRQH GL VRstanze oleose,9PDO¶DOWURDJHYRODYDSUREDELOPHQWHOD 9 10 11 3ൺඎඅ1ඈඅ carm. 18, 38. SGARLATA 2003, 40-41. 0ൺඋർඁං 2010, 215-216. produzione di reliquie da contatto, mediante l’accostamento di brandea e pallae. Analogamente, nella cataFRPEDVLUDFXVDQDGL6*LRYDQQLODWRPEDSDYLPHQtale del presunto Ceperione (cd. Tomba del Santo), era coperta da una lastra con tre fori in corrispondenza del capo del defunto (Fig. 1b).106WDQGRDLYHFFKLGDWLGL VFDYRXQRGLHVVLHUDDWWUDYHUVDWRGDXQWXELFLQREURQ]HRHGRFFXSDWRGDXQFROLQRGLUDPHXWLOHD¿OWUDUHOH HVVHQ]HPDJOLDOWULGXHSRWHYDQRHVVHUHXWLOL]]DWLSHU FDODUYL WHVVXWL$YHYD SUREDELOPHQWH TXHVWD IXQ]LRQH DQFKHODODVWUDGLFKLXVXUDGHOODWRPEDGHOVDQWRYHQRVLQRULQYHQXWDVRWWRLOWUDQVHWWRGHOOD&KLHVD9HFFKLD all’altezza del petto dell’inumato, infatti, era un foro circolare, in corrispondenza del quale, sullo scheletro, VRQRVWDWLULQYHQXWLSURSULRIUDPPHQWLGLVWRIID11 374 Alessandro Luciano Fig. 2. 5DSSUHVHQWD]LRQLGLWHQGDJJLLQVSD]LFRQIHVVLRQDOLD GDOODPHGDJOLDGL6XFFHVVDE GDOODFDSVHOODGL6DPDJKHU GDChristiana Loca II 2001, 143-144). Non sempre era possibile predisporre soluzioni che LQWHUDJLVVHUR GLUHWWDPHQWH FRO VHSROFUR YHQHUDWR VRSUDWWXWWRTXDQGRODVXDYDORUL]]D]LRQHDYYHQLYDDGLstanza di tempo dalla depositio. In questi casi, si faceYDULFRUVRDVROX]LRQLDOWHUQDWLYH7UDOD¿QHGHO,,,H JOL LQL]L GHO ,9 VHFROR XQ SR]]R YRWLYR LQ PXUDWXUD ULYHVWLWR HVWHUQDPHQWH GD ODVWULQH GL PDUPR ELDQFR si addossò alla parte Nord del sepolcro di S. Loren]RVXOOD7LEXUWLQDFRQ¿JXUDQGRVLFRPHFDWDUDWWDFKH FRQVHQWLYD DL IHGHOL GL YHGHUH OH VSRJOLH YHQHUDWH HG DFFRVWDUYLbrandea.12 Quando la tomba di S. Erasmo a Formia, monumentalizzata e sormontata da mensa, fu LQJOREDWDLQXQDEDVLOLFKHWWDPRQRQDYHLQYHFHQHOOH sue adiacenze fu predisposto un pozzetto, dalla presumibile analoga funzione.13 ,QDOFXQLFDVLTXDQGRFRPLQFLzDYHUL¿FDUVLO¶DVVLPLlazione tra pratiche funerarie e riti liturgici, le sistemazioni interagirono con gli altari. La mensa sui sepolcri PLODQHVLGL*HUYDVLRH3URWDVLRDGHVHPSLRHUDFRVWLWXLWDGDXQDODVWUDGLSRU¿GRIRUDWDIRUVHXQDGLTXHOOH praetiosissimeFKH$PEURJLRDYHYDDGLVSRVL]LRQHQHO 392 (Fig. 1c).14 Analogamente, nel santuario romano di 3DQ¿ORXQDOWDUHDEORFFRIRGHUDWRGLODVWUHGLSRU¿GRH SDYRQD]]HWWRPXQLWRGLORFXORFRQIHVVLRQDOHULYHVWLWR da epigrafe pagana, fu addossato alla parete occupata dalle reliquie (Fig. 1d).15All’epoca di Gregorio Magno, LQ¿QHVXOODQRWDODVWUDPDUPRUHDGL63DRORVXOO¶2- stiense, che era stata riutilizzata come mensa d’altare, altri due fori quadrangolari furono accostati al precedente, intaccando il nome Paulo (Fig. 1e). In merito al ORURXWLOL]]RVLSHQVDFKHTXHOORFLUFRODUHVHUYLVVHSHU YHUVDUHVRVWDQ]HOLTXLGHPHQWUHLTXDGUDQJRODULSHUOD SURGX]LRQHGLUHOLTXLHGDFRQWDWWRXQXVRGLYHUVL¿FDWR JLjVSHULPHQWDWRD&LPLWLOHH6LUDFXVD16 2. Recinzioni e vestes, tra delimitazione ed arredo. I tessuti nello spazio /H UHFLQ]LRQL LQ DPELWR FRQIHVVLRQDOH DVVROYHYDQR alla funzione di delimitare e proteggere aree a fruizione ristretta, occupate da sepolcri e altari, nonché FDQDOL]]DUHLOÀXVVRGHLGHYRWL178QUXRORGHFLVLYROR JLRFDYDQRLWHQGDJJLVSHVVRDWWHVWDWLLQIRQWLOHWWHUDULHHGLFRQRJUD¿FKHSRVWLWUDJOLLQWHUFROXPQLHSUHVso cibori e pergulae. Erano solitamente annodati alle FRORQQHGXUDQWHOHFHOHEUD]LRQLSHUJDUDQWLUHODYLVWD della confessione, dispiegati nelle altre circostanze. Si YHGDQRODSUHVXQWDVLVWHPD]LRQHGHOVHSROFURSHWULQR VXOODFDSVHOODHEXUQHDGL6DPDJKHU PHWj9VHFROR 18 H OD UDSSUHVHQWD]LRQH VXO YHUVR GHOOD FG PHGDJOLD GHYR]LRQDOHGL6XFFHVVDIRUVHULIHULELOHDOODmemoria di Lorenzo (Fig. 2).19 Tende annodate in intercolumni VRQR UDI¿JXUDWH DQFKH D 6DQW¶$SROOLQDUH 1XRYR PD 6ൾඋඋൺ 2007, 359-360. 3ඎඇඓඈet al. 1992. 14 $ආൻඋ epist. 25, 4. 15 1ංൾൽൽඎ 2008, 354. 16 )ංඅංඉඉං 2011, 110. 17  *OLVWXGLVXOODGLVSRVL]LRQHGHOOHUHFLQ]LRQLLQDPELWRFRQIHVVLRQDOHFKHQRQSUHYHGDQRXQPHURDSSURFFLRVWLOLVWLFRVRQRUHODWLYDPHQWH UHFHQWLPDTXDVLHVFOXVLYDPHQWHOLPLWDWLDOO¶DQDOLVLGHJOLHOHPHQWLODSLGHLHVVHQGRSHUGXWLTXHOOLLQPDWHULDOHGHSHULELOH WHVVXWLOHJQRVWXFFR HFRUGH $OFXQHHYLGHQ]HWXWWDYLDFRPHWUDFFHLQQHJDWLYRODVFLDWHQHOSLDQRSDYLPHQWDOHRODGLVSRVL]LRQHGHLWDSSHWLPXVLYLFRQVHQWRQRGL ricostruire l’articolazione delle recinzioni ('ൾඌඍൾൿൺඇංඌ 2012, 137-153). 18 Sulla capsella di Samagher, Christiana Loca II 2001, 144. 19 Christiana Loca II 2001, 143. 12 13 Tessuti per i santi. L’epoca tardoantica 375 Fig. 3. $EGRQH6HQQHQYHVWLWLFRQDELWLSHUVLDQLQHOODUDSSUHVHQWD]LRQHGHOODORURcoronatio: a) catacomba di Ponziano (da %ൺඋඍඈඅංඇං 1859, WDY,9  E GLSLQWRGL+-DXPH;9VHFROR ZZZVWDUWJDOOHU\FRP  QRQqVFRQWDWRDGLVSHWWRGHOODFRQWLJXLWjDOFRUWHRGHL PDUWLUL FKH LO FRQWHVWR UDI¿JXUDWR DOOXGHVVH DG XQR spazio confessionale. /DELOL WUDFFH PDWHULDOL SURYHQJRQR GDOOD EDVLOLFD DRVWDQD GL 6 /RUHQ]R ODGGRYH IX GHSRVWR LO YHVFRYR Agnello (528), in un sarcofago trapezoidale di pieWUDROODUHULYHVWLWRGDODVWUHPDUPRUHH,OVHSROFURVL WURYDYD DOO¶HVWHUQR GHO UHFLQWR DEVLGDWR SUHVELWHULDOH presso un reliquiario. Le pareti erano ricoperte da un tessuto, fermato sui bordi da un doppio strato di malta rossa, sulla quale è rimasta impressa la trama.20 La carenza di dati materiali circa gli arredi liturgici tardoantichi ci porta a considerare fonti più tarde, che possano fornire informazioni su un fenomeno che, FRPXQTXHHUDFDUDWWHUL]]DWRGDXQFHUWRFRQVHUYDWRrismo. Nel /LEHU 3RQWL¿FDOLV, ad esempio, tra VIII e IX secolo, si riscontrano numerosi riferimenti a tessuti OHJDWLDOFXOWRVDQWRUDOHOHFXLGHQRPLQD]LRQLYDULDQR a seconda degli utilizzi. In particolari occasioni e ricorUHQ]HOLWXUJLFKHLQIDWWLLSRQWH¿FLVRSUDWWXWWRLQHSRFD FDUROLQJLDXVDYDQRGRQDUHvestes per ornare i sepolcri R JOL DOWDUL GHL VDQWXDUL SL YHQHUDWL FRPH 6 3LHWUR 63DRORH6/RUHQ]R,PDQXIDWWLVSHVVRSURYHQLHQti dall’Oriente bizantino, erano candidi o riccamente GHFRUDWL WDOYROWD DQFKH FRQ VFHQH FRPSOHVVH GHULYDWHGDOOH6DFUH6FULWWXUHRFRQUDI¿JXUD]LRQLGLVDQWLH PDUWLUL FRPH TXHOOH FKH ULSRUWDYDQR LO FLFOR SHWULQR 0ROWL GL HVVL DOFXQL GHL TXDOL DQFRUD FRQVHUYDWL IXrono raccolti nel Tesoro del Sancta Sanctorum lateraQHQVH/¶DQWLFDWDYRODFKHHOHQFDYDOHVXHUHOLTXLHSL LPSRUWDQWLULSRUWDYDWUDJOLDOWULLOSDQQRXWLOL]]DWRGD &ULVWR SHU OD ODYDQGD GHL SLHGL LQ RFFDVLRQH GHOO¶8Otima Cena, nonché la tunica e uno dei lenzuoli che si WURYDYDQRQHO6DQWR6HSROFUR$OFXQLGHLWHVVXWLSRUWDWLLQGRQRDLVDQWXDULHUDQRYHUDPHQWHVIDU]RVLDOSDUL di quelli utilizzati dalle famiglie imperiali. 3. Indumenti e sudari. I tessuti dei santi La tradizione apocrifa ha contribuito in modo determiQDQWHDOODGLIIXVLRQHLQHSRFDWDUGDGLFXOWLUHODWLYLD reliquie da contatto di grandissima importanza, direttaPHQWHULFRQGXFLELOLDOODYLWDGL&ULVWRHGHOOD9HUJLQH21 Si pensi alla “Veronica”, il sudario posseduto dall’omonima emorroissa, o all’altro sudario cristologico, LQ FXL *LXVHSSH GL$ULPDWHDDYHYDIDWWRDYYROJHUHLO FDGDYHUH22 4XHVWL WHOL VRQR VWDWL YDULDPHQWH LGHQWL¿FDWL QHO FG 6XGDULR GL 2YLHGR UHOLTXLD GRFXPHQWDWD LQ6SDJQDDOPHQRQHO0HGLRHYR QHOODQRWD6LQGRQH di Torino, o nel Mandylion, l’immagine “acheropita” ricordata ad Edessa tra V e VI secolo, su cui si è VYLOXSSDWDXQDIDQWDVLRVDWUDGL]LRQH In riferimento alla Vergine, il Vangelo dello Pseudo-Giuseppe d’Arimatea ricorda la Sacra cintola, da lei donata a Tommaso al momento dell’Assunzione: ³/DIDVFLDFRQFXLJOLDSRVWROLDYHYDQRFLQWRLOFRUSR VDQWLVVLPRYHQQHODVFLDWDFDGHUHGDOFLHORSHU7RPPDso”   /D &LQWXUD GHOOD9HUJLQH HUD YHQHUDWD QHOOD basilica costantinopolitana della Chalkoprateia almeno nel V secolo, e godette di un culto molto sentito in epoca giustinianea. Il MaphorionLQYHFHHUDLOPDQWRGL 3ൾඋංඇൾඍඍං1986, 143-156. 1ංർඈඅඈඍඍං 2011. 22  *LRYDQQLO¶(YDQJHOLVWDULFRUGDYDOHEHQGHHLOVXGDULRYLVWLGD6LPRQ3LHWURQHO6DQWR6HSROFURWHVWLPRQLGHOOD5HVXUUH]LRQH (Y-R 6-7). 20 21 376 Alessandro Luciano Fig. 4. a) ,FRQDGDOPRQDVWHURGL6&DWHULQDDO6LQDLFRQ$EJDUGL(GHVVDFKHULFHYHLOMandylion GD7DGGHRE PRVDLFRGL Madonna con MaphorionGD66R¿DD&RVWDQWLQRSROL(da1ංർඈඅඈඍඍං 2011). SRUSRUDGHFRUDWRGDWUHVWHOOHFKHOD9HUJLQHXVDYDSHU coprirsi, la cui rappresentazione ebbe molta fortuna nelle chiese bizantine. Stando alle fonti, la reliquia era FRQVHUYDWDQHOODEDVLOLFDGL6DQWD0DULDGHOOD&KHUQH nel quartiere delle Blacherne. 4XDOFKHYROWDOHIRQWLDJLRJUD¿FKHDVVRFLDQRDOVDQWR LQYLWDXQSDUWLFRODUHLQGXPHQWRFKHGLYLHQHXQDWWULEXWRLQLFRQRJUD¿DFRPHSHU$EGRQH6HQQHQJLXQWL a Roma con ricchi abiti persiani.23 Lo documenta la ULSURGX]LRQH IDWWD GHOO¶DIIUHVFR UDI¿JXUDQWH OD ORUR coronatio, a cui pare ispirarsi, molti secoli più tardi, LO SLWWRUH +XJXHW -DXPH )LJ   4XHVWR FRQVHUYDWRULVPR LFRQRJUD¿FR FL FRQIRUWD 3RVVLDPR DPPLUDUH OH UDI¿JXUD]LRQL DOWRPHGLHYDOL GHO mandylion e del maphorion (Fig. 4) sperando che ricalchino, con buona SUREDELOLWjLOPRGHOORLFRQRJUD¿FRWDUGRDQWLFRVHQ]D necessariamente illuderci che rappresentino fedelmenWHTXHLWHVVXWLYHQHUDELOLVHPDLUHDOPHQWHHVLVWLWL 4. Il drappo petrino. I tessuti per le reliquie Fu probabilmente tra il 321 e il 326, che le reliquie GL3LHWURLQ9DWLFDQRIXURQRSUHOHYDWHGDOODVXDIRVVD HGDYYROWHLQXQGUDSSRSXUSXUHR GLPXULFH LQWHVVXWR FRQ¿OLG¶RURSHUHVVHUHGHSRVWHLQXQORFXORULYHVWLWR di marmo del cd. muro g.24 Era intonato alla regaliWjSRU¿UHWLFDGHOPRQXPHQWRFRPPHPRUDWLYRYROXWR da Costantino nella soprastante basilica. La porpora LQWHVVXWDFRQ¿OLLQRURSRWUHEEHDSSDUWHQHUHDTXHOOD categoria di manufatti ricordata nel Liber come blatyn bizantea aurotextaHGqGRFXPHQWDWDGDGLYHUVLIUDP- %ൺඋඍඈඅංඇං *ඎൺඋൽඎർർං,OSUHOHYDPHQWRGDOODIRVVDGHOOHRVVDDSRVWROLFKHHODVHJXHQWHVLVWHPD]LRQHQHOGUDSSRSXUSXUHRVRQRWHVWLmoniati dalle tracce di terriccio e colore rosso aderenti alle ossa. 23 24 Tessuti per i santi. L’epoca tardoantica 377 PHQWLULQYHQXWLQHJOLVFDYLDVVLHPHDGDOFXQL¿ODmenti di lino o cotone placcati d’oro e rame (Fig. 5).25 Le decorazioni auree erano quasi onnipresenti nei WHVVXWL D FRQWDWWR FRL UHVWL YHQHUDWL 1HO VDUFRIDJR delle reliquie di S. Paolo, sotto l’altare confessionale GHOODEDVLOLFDWHRGRVLDQDVRQRVWDWLLQGLYLGXDWLUHVWL di ossa umane e di due tipi di tessuti, uno blu e uno SRUSRUD OLQR RUQDWRGL¿OLG¶RUR1HOODFDWDFRPED di S. Ermete a Roma, la nicchia di S. Giacinto fu ULQYHQXWDFRPSOHWDPHQWHLQWHJUD$OVXRLQWHUQRVL WURYDYDQROHRVVDEUXFLDWHGHOGHIXQWRHIUDPPHQWL GL XQD WHOD G¶RUR FKH IRUVH OH DYYROJHYD$QDORJDPHQWHQHOOD%DVLOLFD0DUW\UXPYROXWDGD$PEURJLR D0LODQRLORFXOLDGLDFHQWLFKHRVSLWDYDQRULVSHWWLYDPHQWHLUHVWLGL*HUYDVLRH3URWDVLRHTXHOOLGHO YHVFRYRIRQGDWRUHKDQQRUHVWLWXLWRWUDJOLRJJHWWLGL FRUUHGRDQFKH¿ODPHQWLDXUHLHQHOSULPRFDVRUHsti di un drappo purpureo. Meno noto è il caso della FHOODYROWDWDGL&DVWHO7LURORSUHVVR0HUDQRGRYHOH UHOLTXLHHUDQRDYYROWHQHOODVHWD Non mancano i casi in cui i tessuti non erano a diUHWWRFRQWDWWRFRLUHVWLVDQWLPDDYYROJHYDQRLUHOLTXLDUL6LYHGDQRVHPSUHD0LODQRLUHVWLGLWHVVXWR ULQYHQXWL QHO UHOLTXLDULR GL 6 1D]DUR D VXD YROWD sistemato nella Basilica Apostolorum, o le sfoffe seULFKHFKHDYYROJHYDQRO¶DPSROODFRQWHQXWDQHOO¶DOWDUHGHOODEDVLOLFDGHL66$QGUHD'RQDWRH*LXVWLQD ¿QH99,VHF QHOVXEXUELRGL5LPLQL,QDOWULFDVL sono stati i frammenti d’abito del defunto ad essersi SDU]LDOPHQWHFRQVHUYDWLFRPHTXHOOLFRQGHFRUD]LRQLDXUHHULQYHQXWLQHOODWRPEDGHOSUHVXQWRYHVFRYR VHSROWR DFFDQWR DO VDQWR YHQRVLQR &KLHVD YHFFKLD del complesso paleocristiano).26 Conclusioni I dati archeologici di cui si dispone, unitamente alle informazioni storiche, dimostrano chiaramente come l’impiego di tessuti nei contesti confessionali fosse VWDWRDPSLRHGLYHUVL¿FDWRVLQGDOOHRULJLQLGHO&ULVWLDQHVLPR *Lj LO 1XRYR 7HVWDPHQWR RIIUH VSXQWL FLUFD O¶XVRDOORUDLQYDOVRGLDFFRVWDUHID]]ROHWWLHSDUWLG¶LQGXPHQWR DG XRPLQL YHQHUDELOL LQ SDUWLFRODUH DO ORUR VDQJXH VLPERORGHOVDFUL¿FLRHVWUHPR SHUVDQWL¿FDUOL1HOODWDUGD$QWLFKLWjTXHVWRIHQRPHQRSURGXVVHGD un lato, la circolazione di reliquie cristologiche e maULDQH DQFKHFRQQRWDWHGDOO¶LPSUHVVLRQHGHOYROWRVDQ25 26 6ඍൾංඇe 0ൺඅൺඍൾඌඍൺ1996, 129.  6XTXHVWLFRQWHVWLVLYHGD/ඎർංൺඇඈ2014. Fig. 5. Frammenti del drappo purpureo petrino fotografati al PLFURVFRSLR DE  ¿OL GL ODQD URVVD F  WHVVXWR G¶RUR G  UDPH FRQ placcature d’oro (da *ඎൺඋൽඎർർංWDYY,999,9,,  to, come nel Mandylion), soprattutto in ambito costanWLQRSROLWDQRGRYHLOFXOWRGHOOHLPPDJLQLHUDSLXWWRVWR VHQWLWRHLQUDJLRQHGHOODPDJJLRUHYLFLQDQ]DDOOD7HUUD Santa, dall’altro la predisposizione di accorgimenti architettonici particolari che consentissero, ad ogni feGHOHRSHOOHJULQRLQYLVLWDDGXQVHSROFURPDUWLULDOHGL SUHQGHUHSDUWHDOODVDQWLWjSRUWDQGRFRQVpXQRJJHWWR LPSUHJQDWRGHOO¶DORQHPLVWLFR,WHVVXWLVLSUHVWDYDQR EHQH D TXHVWD SUDWLFD SURSULR SHU OD ORUR FDSDFLWj GL DVVRUELUHOLTXLGLHPDWLFLHWUDFFHGLVXGRUHTXDQGRYL HUD OD SRVVLELOLWj GL FDWWXUDUHOH WUDFFHELRORJLFKHGHO VDQWRDQFRUDLQYLWDRSSXUHGLVRVWDQ]HROHRVHODVFLDWHGHÀXLUHVXOOHRVVDVHSROWH1RQqHVFOXVRSHUDOWUR che i brandea potessero anche impregnarsi dei liquidi SURYHQLHQWLGDOODGHFRPSRVL]LRQHGHOFDGDYHUHLQSUHsenza di un decesso recente. 378 1RQVHPSUHLWHVVXWLVDQWL¿FDWLHUDQRGLSURSULHWjGHO IHGHOH ,Q DOFXQL FDVL DSSDUWHQHYDQR DO VDQWR VWHVVR HUDQR UHOLTXLH UDSSUHVHQWDWLYH DO SDUL GL DOWUL RJJHWWL QRQ QHFHVVDULDPHQWH LPSUHJQDWH GL OLTXLGL ELRORJLFL distinguiamo, a tal proposito, gli indumenti del santo LQYLWDGDLVXGDULGHOVDQWRGHIXQWRFRPHTXHOOLGL&ULsto o dei papi. , WHVVXWL FKH VL WURYDYDQR QHOOR VSD]LR FRQIHVVLRQDOH DYHYDQRIXQ]LRQHGLYHUVDHIDWWXUDEHQSLHODERUDWD 1RQVLWUDWWDYDGLUHOLTXLHex contactu, benché alcuni GLHVVLSRWHVVHURFRPXQTXHWURYDUVLDVWUHWWRFRQWDWWR FRLUHVWLVDQWLFRPHLOGUDSSRXWLOL]]DWRSHUDYYROJHUH e proteggere le ossa petrine. La porpora era adatta a TXHVWRVFRSRVLDSHUODVXDGLJQLWjUHJDOHVLDSHUFKp DOOXGHYDDLWHVVXWLLPSUHJQDWLGLVDQJXH/Hvestes e i WHQGDJJLDYHYDQRIXQ]LRQHG¶DUUHGRPDLQYLUWGHOOD ORURPDQHJJHYROH]]DLQWHUDJLYDQRFRQODOLWXUJLDRFcultando o dispiegando ai fedeli l’oggetto della loro GHYR]LRQHLQXQYHGRQRQYHGRFKHDOLPHQWDYDO¶HPpatia e il desiderio di comunione con le reliquie. QueVWLWHVVXWLSHUDOWURSRWHYDQRHVVHUHULFDPDWLFRQVFHQHRVLPEROLDOOXGHQWLDOODYLWDRDOPDUWLULRGHOVDQWR FUHDQGRXOWHULRUHFRLQYROJLPHQWRHVYROHQGRIXQ]LRQH pedagogica. Alessandro Luciano )ංඈർർඁං1ංർඈඅൺං  : V. Fiocchi Nicolai, Strutture funeUDULHHGHGL¿FLGLFXOWRSDOHRFULVWLDQLGL5RPDGDO,9DO VI secolo&LWWjGHO9DWLFDQR *ඎൺඋൽඎർർං  M. Guarducci, Le reliquie di Pietro in Vaticano, Roma. *ඎൺඋൽඎർർං  0Guarducci, La tomba di Pietro, Milano. /ඎർංൺඇඈ  A. Luciano, Santuari paleocristiani in Italia7HVLGLGRWWRUDWR8QLYHUVLWjGHJOL6WXGLGL8GLQH /ඎർංൺඇඈ  A. Luciano, “Roma e l‘Italia. 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