Itinera chartarum
150 anni dell’Archivio
di Stato di Mantova
Itinera chartarum
150 anni
dell’Archivio di Stato
di Mantova
Itinera chartarum
150 anni
dell’Archivio di Stato
di Mantova
a cura di Roberta Piccinelli,
Deanna Shemek, Luisa Onesta Tamassia
Saggi in onore di Daniela Ferrari
€ 30,00
9 788836 643431
www.silvanaeditoriale.it
Saggi in onore di Daniela Ferrari
“Ricordare, rintracciare, vedere, partecipare, costruire”: sono
queste le parole chiave che caratterizzano i capitoli in cui si
articola il volume dedicato a Daniela Ferrari per ringraziarla
e riconoscerle i meriti di una lunga e intensa attività di
studiosa e di direttrice dell’Archivio di Stato di Mantova.
Le charte non solo si ereditano, si conservano e si custodiscono,
ma parlano, si legano ad altre charte, creano itinerari,
indicano strade, antiche e inedite. I quarantotto saggi che
compongono questo volume elaborano le fonti storicoartistiche conservate nell’Archivio di Stato di Mantova,
che festeggia i 150 anni dalla sua istituzione (1868-2018), e
intrecciano fili rossi tra ambiti disciplinari diversi: dalla storia
alla storia dell’arte, dalla musica alla letteratura, dal teatro
all’archivistica.
Itinera chartarum
150 anni dell’Archivio
di Stato di Mantova
a cura di Roberta Piccinelli,
Deanna Shemek, Luisa Onesta Tamassia
Saggi in onore di Daniela Ferrari
Sommario
13
Roberta Piccinelli, Deanna Shemek, Luisa Onesta Tamassia
L’Archivio di Stato di Mantova nella ricorrenza dei 150 anni
dalla sua istituzione (1868-2018)
Ricordare: l’Archivio di Stato di Mantova,
laboratorio moderno e tesoro storico
17
Luisa Onesta Tamassia
Dall’Archivio Gonzaga all’Archivio di Stato di Mantova.
Sette secoli di custodia ininterrotta
37
Franca Maestrini
Il Portale Antenati e l’esperienza dell’Archivio di Stato di Mantova
46
Gilberto Zacchè
Le fonti per la storia di Mantova e dei Gonzaga nell’Archivio segreto estense
Rintracciare: personaggi e poteri fra le carte d’archivio
63
68
Christina Antenhofer
Paula Gonzaga’s Cassoni as Sources for Italian Renaissance Female Education
Axel Behne
Un “figliolo del duca de Saxonia” a Mantova. La sconosciuta biografia
di un principe ecclesiastico tedesco all’alba della Riforma
77
Molly Bourne
How to Survive a Nightmare: Caterina de’ Medici Gonzaga at the Mantuan Court
84
Chiara Continisio
Lettere del cardinale Federico Borromeo da Roma nell’Archivio di Stato di Mantova
91
97
Giuseppe Gardoni
“Ho pigliato scrivere questa mia pocha literina”.
Voci di donne dai chiostri mantovani alla fine del Medioevo
Giulio Girondi
“L’oggetto principale di tutte le mie operazioni è stato li tenere
sempre riunita l’eredità paterna”.
Le Istruzioni degl’interessi della casa di Pirro Maria II Gonzaga di Vescovato
107
Carolyn James
Isabella d’Este and the Mysteries of Being with Child
112
Jürgen Herold
Löwen für den Herzog. Über Tierhandel und Tiertausch der Gonzaga
mit ihren nordalpinen Verwandten im 15. Jahrhundert
123
Isabella Lazzarini
“Quia virtus laudata crescat”: una lettera di Ludovico Gonzaga al figlio Francesco
(Goito, 27 aprile 1462)
130
Giancarlo Malacarne
Simbologie comuni nel ‘transito’ di Massimiliano I d’Asburgo e Ferrante I Gonzaga
135
Annamaria Mortari
Incise memorie. Pagine di storia nel Palazzo comunale di Mantova
165
Blythe Alice Raviola
“Le carte disperse”. Gli studi pionieri sul Monferrato gonzaghesco
169
174
184
Marina Romani
Oggetti, monete e cultura materiale del debito tra basso Medioevo
e prima età moderna. Brevi riflessioni
Marzio Achille Romani
Di alcuni principi dell’economia politica delle corti
Peter Rückert
Von Frau zu Frau: Mechthild von der Pfalz und ihre Schwiegertochter
Barbara Gonzaga
195
Deanna Shemek
Isabella d’Este’s Employee Relations
201
Raffaele Tamalio
La torre della Gabbia in Mantova. Da torre comunale a torre della città?
Vedere: oggetti, luoghi e protagonisti attraverso i documenti
209
212
Gianluigi Arcari
Un disegno di piazza delle Erbe a Mantova di Filippo Luigi Montini
Ugo Bazzotti
Alberi con lingue di serpente, pietre di rospo e altri amuleti negli inventari
gonzagheschi del XIV secolo
233
Heraclio Astudillo-Pombo
Algunos aspectos históricos, paleontológicos y etnopaleontológicos
relativos a las piedras de santa Catalina (Micraster coranginum) de Badaya
245
Renato Berzaghi
Il “Leone Vermiglio”. Un frammento della mantovana porta Leona
250
Renata Casarin
La simbologia della natura nella Camera degli Sposi di Andrea Mantegna
257
Barbara Furlotti
Santi Ghetti, Orazio Grassi e il primo altare di san Luigi Gonzaga nella chiesa
della Nunziata presso il Collegio romano
262
Dirk Jacob Jansen, Gudula Metze
After the Antique and “all’Antica”: Recently Identified Drawings
from Jacopo Strada’s Workshop
270
Stefano L’Occaso
Fonti archivistiche per la scultura a Mantova nella seconda metà
del Quattrocento (1460-1506)
282
Sergio Marinelli
Lettere di Sironi a Ca’ Foscari
291
Francesca Mattei
Ercole Gonzaga, Adamo Scultori e le pitture nella torre di Paolo III in Araceli
296
Raffaella Morselli
La questione della titolazione di un quadro di Sebastian Vrancx a Rouen.
Ancora un indizio sul mecenatismo di Vincenzo I Gonzaga
303
Mariarosa Palvarini Gobio Casali
La coppa istoriata di Palazzo d’Arco
308
Roberta Piccinelli
I gioielli della duchessa Margherita Gonzaga di Lorena
320
Apparato iconografico
338
Amedeo Quondam
Piccoli oggetti di virtù
343
348
Guido Rebecchini
Un’amica di Isabella d’Este: Margherita Cantelmi, il suo studiolo e il monastero
di Santa Maria della Presentazione al Tempio
Valerie Taylor
Gonzaga Plate in Motion: Stories from the Silver Vaults
360
Paola Venturelli
Zanino Corradi e Domenico de Medici tra cofani “picti”, “cantinelle”
e informazioni archivistiche
Partecipare: letteratura, musica, spettacolo e teatro
367
Paola Besutti
Scelte editoriali monteverdiane
379
Cristina Grazioli
La scenotecnica della tradizione italiana vista dal primo Novecento:
lo sguardo mobile di Anton Giulio Bragaglia dalle pagine di “Comoedia”
386
Anne MacNeil
“I’ve Said Too Much”: Canon Antonio Ceruto’s Descriptions of Music
and Theater in Mantua, 1567
394
Licia Mari
Celebrazioni religiose e momenti devozionali per il soggiorno a Mantova
di Margherita d’Asburgo
402
Carlo Togliani
Le feste del 1608 per le nozze del principe Francesco Gonzaga.
I luoghi della rappresentazione
412
418
Paola Tosetti Grandi
Un florilegio dedicato alle dame del poeta Bartolomeo Pendaglia
Roberto Vetrugno
Corrispondenze europee di Isabella: il carteggio con Beatrice d’Aragona
regina di Ungheria
Costruire: urbanistica, architettura e cartografia
425
431
441
Claudia Bonora Previdi
La scomparsa della fortezza. Appunti per la storia urbana di Mantova
Irma Pagliari
Imago Italiae 1462. Un’antica rappresentazione cartografica della penisola italiana
in un manoscritto polironiano del 1462
Andrea Torelli
Il ducato dipinto di Francesco Zavanella
Raffaele Tamalio
Andrea Torelli
Il ducato dipinto di Francesco Zavanella
P
resso la Bibliothèque nationale de
France, nel fondo Cartes et Plans è conservata una mappa manoscritta e acquerellata del ducato di Mantova, datata 1703 e firmata
dall’agrimensore mantovano Francesco Zavanella1 (fig. 33).
Francesco Zavanella è autore di diverse mappe presenti presso
il fondo Mappe e disegni di acque e risaie dell’Archivio di Stato di
Mantova tra gli anni 1739 e 1754, redatte talvolta in occasione di
contenziosi o controversie tra confinanti, in cui si qualifica perito
agrimensore senatorio. La distanza di oltre cinquant’anni tra la
mappa di Parigi e la più tarda delle mappe mantovane tiene aperta
la duplice possibilità di un’attività straordinariamente longeva, o di
due autori omonimi della stessa famiglia. Un altro Zavanella, Carlo,
è presente con una mappa del 1693 nell’Archivio di Stato e una del
1712 presso la Biblioteca Teresiana2. Sembra quindi trattarsi di una
professione di famiglia che rende plausibile l’omonimia anche con
una cronologia parzialmente sovrapposta. La descrizione seguente
si avvale della versione digitale ad alta definizione resa disponibile
al sito in nota. La carta riporta, nel nastro a volute del cartiglio centrale, il titolo “DUCATO DI MANTOVA E SUOI CONFINI 1703”.
In alto a sinistra, all’interno di una semplice cornice, è manoscritto un testo poetico che recita
MANTOVA
Preggiasi forte per l’Acque, che la circondano,
e per hauere nel mezo di se il
SANGUE DI CHRISTO
Un picolo Oceano
Ch’è sempre borascoso à chi m’assale
Mura, che rendon vano
Ogni valor, ogni poter marciale:
E la profonda fossa
IL DUC ATO D IPIN TO D I FR AN CESCO ZAVAN ELLA
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Tragica tomba à l’Inimico rio
Mostran quanto, ch’io possa,
Con il Zelo fedel del Duce mio
Per mia forza maggiore,
Odi ò Istro inuman ? rendermi esangue
Mai creda il tuo furore,
Nelle viscere mie di Christo ho l’Sangue.
La composizione, che vanta l’inespugnabilità di Mantova a ragione delle difese idrauliche, dello zelo del duca e della protezione del ‘lateral sangue’, quattro anni prima del
tramonto indecoroso del primato gonzaghesco e settantatré anni dopo che il sacco
ha definitivamente archiviato la fama di imprendibilità, suona vanagloriosa. Eppure i
versi sono ispirati e convincenti, molto più di quanto la prosa di Zavanella nelle lettere
autografe renda plausibile. È probabile quindi che l’autore dei versi non coincida con
il cartografo.
Subito sotto la targa compare lo stemma Gonzaga-Nevers di Ferdinando Carlo,
che qualifica lo sfortunato ultimo duca come committente dell’opera.
Nell’angolo inferiore sinistro è presente una decorazione con armi, trombe e tamburi, e a seguire è riportata la scala di riferimento in miglia mantovane e la rosa dei
venti che segnala l’orientamento del Nord nell’angolo superiore sinistro. La scala utilizzata corrisponde approssimativamente al rapporto 1:90.000. Tutti questi ornamenti
sono disegnati con un tratteggio delle ombreggiature e una resa dei contorni che
suggerisce la predisposizione dell’opera per l’incisione.
Dal punto di vista cartografico, l’impostazione generale della mappa è derivata dalla
carta geografica realizzata e stampata nel 1690 da Vincenzo Coronelli intitolata Il Ducato
di Mantova nella Lombardia3 con la quale condivide l’orientamento con il Nord in alto a
sinistra, la descrizione del reticolo viario e la mancanza dei gradi di latitudine. Vi sono però
differenze macroscopiche nell’andamento idrografico e le due rappresentazioni non risultano sovrapponibili. Non è quindi possibile che la griglia sfumata che si può intravedere
nel disegno di Zavanella e che lo spartisce in ottocentocinquanta quadretti regolari dal lato
equivalente a due miglia mantovane sia servito per trasferire il disegno di Coronelli, ma
più probabilmente per definire un reticolo di riferimento che doveva poi essere cancellato.
Anche se adotta l’orientamento e l’impostazione del predecessore veneziano,
Zavanella effettua sicuramente un rilevamento ex novo sul territorio, perseguendo
un’accuratezza, una ricchezza e un dettaglio che nessuna mappa precedente aveva
mai registrato. Procede anche a censire tipologie di edifici e manufatti quali osterie, fornaci, mulini fissi o natanti, sabbioni e isole boschive che rappresentano una
novità nella cartografia mantovana precedente e suggeriscono ipotesi a cui tornerò
tra breve.
I confini del ducato, dichiarati nel titolo, sono evidenziati in arancione chiaro
e delineano anche diverse enclave amministrative quali lo stato di Bozzolo e le sue
frammentate pertinenze (Pomponesco, Ostiano e San Gaudenzio, Isola Gonzaga,
Santa Maria) e lo stato di Gazoldo o realtà confinanti come lo stato di Sabbioneta e
di Castiglione. Considerando che il ducato di Sabbioneta viene aggregato a quello
di Guastalla il 24 aprile 1703 e il 28 luglio dello stesso anno viene decretato l’accorpamento del principato di Bozzolo al ducato mantovano, la carta doveva essere già
definita nei primi mesi dell’anno.
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A N D R E A T O R ELLI
I limiti del ducato corrono sempre su un tracciato viario, anche nei tratti frequenti
in cui corrispondono al corso del Po, dell’Oglio, del Tartaro o della più esplicita Fossa
de Confine, come se fossero le strade arginali a decretare l’appartenenza dell’intero
corso d’acqua all’uno o all’altro dei confinanti. La rete viaria, a tratteggio, è estesa e
articolata, e ogni pur minuscolo borgo o agglomerato di case è collegato a essa. La
rete idrografica, capillare, porta la nomenclatura di ogni più piccolo rivo e disvela, per
diversi corsi d’acqua, la polla sorgiva (principio dell’Osone, principio del Tione). Sono
centinaia gli scoli anonimi e ramificati che concorrono a formare i corsi d’acqua, qualificati per portata o natura in fiumi, seriole, fosse, cavi, canali, fontanili, navigli. In molti
casi si tratta di dettagli che non compaiono in altri esemplari di cartografia del territorio, come per il canale Crostolina, tuttora presente nella toponomastica locale, utilizzato quale transito navigabile tra Crostolo e Po. Anche le piccole isole lungo il corso
del Po sono delineate con cura ed etichettate in base alla capacità produttiva come
da bosco, da ghiaia o mezzane. Accurata è anche la descrizione dei singoli manufatti:
ponti, chiuse e sostegni, botti passanti, i numerosi mulini, le fornaci e le osterie. Viene
esplicitata la toponomastica non solo dei paesi, ma anche delle corti, delle fortificazioni e delle ville padronali come il Palazzo di Madama, la Favorita, Poggio Reale o
l’Imperiala.
Per comprendere le finalità di una simile impostazione nella mappatura del territorio, bisogna ricondurla alla particolare situazione del duca Ferdinando Carlo in
quegli anni. Non è certo questa la sede per ripercorrere la biografia dell’ultimo duca,
o riproporre le ben documentate spese per cantanti e musici, feste e viaggi, privilegi
ai cortigiani e tutto ciò che nella trattatistica gonzaghesca passa sotto la dizione di
sfarzo e sperpero4. Ma il bisogno di rimpinguare le casse esangui del ducato, e forse il
sogno di risollevare la sua capitale ad antichi splendori, erano stati due decenni prima
la ragione della vendita mascherata di Casale al re di Francia, che porterà, quattro
anni dopo la redazione della mappa di Zavanella, alla privazione del titolo per fellonia da parte dell’imperatore tradito. È possibile considerare il lavoro dell’agrimensore
mantovano come il tentativo per il duca di disporre di un quadro chiaro delle risorse
fruibili, in mancanza di un vero catasto che vedrà la luce solo cinquant’anni dopo. Non
va sottovalutato il potenziale economico delle tipologie censite se, come ci ricorda
Romani5, nel 1709 il solo mulino di Marmirolo fruttava 1.260 lire annue, un sessantesimo dell’intero debito del duca al momento della morte l’anno precedente. E di
mulini nella carta se ne contano una dozzina, compresi quelli natanti che pagavano il
palatico in funzione del numero degli ormeggi. Altre imposte erano legate all’esercizio delle osterie e alla vendita del vino al minuto (dazio della spina), al passaggio dei
ponti (va sottolineato che nella mappa manca, tra quelli per cui il pontatico veniva
registrato, il ponte sull’Oglio tra San Martino e Marcaria, forse per dimenticanza, o
coperto nell’acquerellatura del fiume), le traversie per l’attraversamento fluviale delle
merci, i diritti per le peschiere6.
Forse la mappa di Zavanella può essere stata l’ultima risorsa che il Gonzaga
metteva in campo, nell’illusione di poter dare stimolo alla ripresa di Mantova. Eventi
di ben più ampia portata, politica oltre che geografica, hanno azzerato quella speranza. A noi rimane uno strumento prezioso e ricco per gli studi più di quanto non
sia stato per le finanze del duca.
Jean-Baptiste Nolin, un cartografo per due sovrani
IL DUC ATO D IPIN TO D I FR AN CESCO ZAVAN ELLA
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Negli stessi anni in cui l’agrimensore mantovano attende alla sua opera manoscritta,
numerose edizioni a stampa del territorio ducale vedono la luce a Parigi, Amsterdam,
Bruxelles7, ma si tratta di una committenza diversa, che si rivolgeva a un pubblico e
a una clientela specifici. Le carte descrivono i movimenti di truppe nel mantovano e
nei territori confinanti durante la guerra di successione spagnola e sono destinate a
testimonianza e studio di tattica militare di una vicenda di portata europea che permetteva agli stampatori una vendita diffusa. È invece di grande interesse e poco nota
un’altra mappa manoscritta riferibile agli stessi anni, realizzata da Jean-Baptiste Nolin
e conservata alla Biblioteca Nacional de Portugal8.
Prima di porla a confronto con l’opera mantovana di Zavanella, va registrata l’importanza per la biografia dell’autore francese di un suo lavoro manoscritto. Nolin infatti è
descritto nella saggistica più recente come uno stampatore ed editore che usurpa il titolo
di cartografo, anche perché nel 1706 soccombe in un famoso processo per plagio intentato
contro di lui da Guillaume Delisle dopo una disputa pubblica iniziata nel 17009. La carta
manoscritta di Lisbona va datata sicuramente a partire dal 170210 e probabilmente non
oltre il medesimo anno, in cui vede la stampa la carta Le Duché de Mantoue edita a Parigi
dallo stesso Nolin all’interno dell’opera Nouvelle édition du theatre de la guerre en Italie o al
massimo l’anno successivo. Mentre attendeva all’estensione della mappa, il francese era
appena stato coinvolto dalle prime accuse pubbliche di Delisle. In questo quadro diventa
significativo il cartiglio che recita Le Duché de Mantoue dressé sur des memoires comunique a
l’auteur ou sont marqué exactemant les mouvements des Armées confederées de France et d’Espagne et de celle de l’Empereur Dedié A SA MAJESTE CATHOLIQUE PHILIPPE V: ROY
D’ES-PAGNE et des INDES par son tres humble et tres obeissant serviteur I.B. Nolin Geographe
ordinaire du roy. A Paris.
La scelta di cancellare l’indicazione che le notazioni erano state comunicate all’autore,
e non erano quindi di prima mano ma raccolte da altri, testimonia uno scrupolo di sincerità subito represso. Significativa anche la dedica al re spagnolo, la cui nomina era all’origine del conflitto e che in quel momento sembrava prevalere sul campo. L’alleanza tra
Francia e Spagna consente a Nolin di dichiararsi contemporaneamente servitore di un re e
geografo dell’altro. Nella versione a stampa dello stesso autore la titolazione nel carteggio
è abbreviata ma abbastanza simile Le Duché de Mantoue dressé sur des memoires de F. Leandre
Alberti, de Magin, et de Cantelli par I.B. Nolin Geographe ordinaire du roy A Paris Rue du Petit
Pont a l’Enseigne de la Place des Victoires proche la fontaine St Sevrin11.
Il debito dichiarato verso i cartografi italiani, nel caso di Magini in realtà abbastanza
evidente, dimostra che negli esemplari a stampa, che dovevano avere grande diffusione,
adotta una maggiore modestia. Ai fini commerciali non si tratta di una concessione alla
concorrenza, visto che cita tre cartografi non più viventi. Sarebbe fuorviante ancor più
che riduttivo però considerare la mappa di Lisbona come il prototipo per l’edizione a
stampa dell’opera Nouvelle édition du theatre de la guerre en Italie. La carta manoscritta non
presenta i gradi di latitudine, copre un’estensione diversa, più limitata a nord ma più
estesa a sud e a ovest. Come ben precisano le differenze tra i cartigli, la rappresentazione
manoscritta è ricca di posizionamenti militari delle truppe di entrambi i fronti, del tutto
assenti nell’esemplare stampato, che pure è contenuto in un’opera dichiaratamente dedicata al conflitto.
Nel confronto tra le due carte manoscritte pur contemporanee di Zavanella e
Nolin emergono evidenti le differenze nella genesi delle due imprese. L’agrimensore
mantovano dispone di una conoscenza diretta e approfondita del territorio che gli
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A N D R E A T O R ELLI
consente di descriverlo a un grado di accuratezza eccellente per le strumentazioni
dell’epoca. Traccia una rete viaria che aveva modo di percorrere a più riprese per collocare con notevole precisione i dettagli desiderati. La confidenza con il lessico locale
non lo trascina a continui svarioni nella toponomastica. Come ipotizzato, deve rispondere ai dettami di una committenza esigente e pressante.
Nolin invece è un commerciante che cerca di costruire un racconto grafico sugli
episodi di cronaca militare. Certamente utilizza dei resoconti dal campo, ma non si
preoccupa di verificarli o di rendere coerente la collocazione sul territorio. Per lui è più
importante la creazione di un prodotto accattivante e commerciale, mentre l’accuratezza cartografica può essere approssimativa.
Come spesso succede, i dettagli più stimolanti sono le incongruenze e le difformità, rese stridenti dalla vicinanza temporale o addirittura dalla contemporaneità dei
due lavori.
1 Numero d’inventario GE C 4969. La carta misura 61
× 85 cm e da oltre un anno è disponibile online sul
sito Gallica delle biblioteche francesi (http://gallica.
bnf.fr/ark:/12148/btv1b53064454t) inizialmente con
l’errata attribuzione a Franco Lavanella, in seguito
prontamente corretta. L’erronea attribuzione permane invece in Europeana.
2 ASMn, Mappe Acque e Risaie, n. 615 “Risare Calandre
e Gazina, sotto Ostiglia della Contessa Beccaguti”, 1739.
ASMn, Mappe Acque e Risaie, n. 617 “Risara Gazina,
del signor Sordi Benedetto”, 1739.
ASMn, Mappe Acque e Risaie, n. 750 “Risara Parolara
dei marchesi Canossa, a Due Castelli”, 6 novembre 1739.
ASMn, Archivio del Magistrato Camerale Antico
Miscellanea mappe e disegni, n. 27 “Valle Piuda nel
territorio di Soave”, 14 marzo 1754, Biblioteca comunale Teresiana St. Alb. C 25, “Disegno di Borgoforte”,
1712.
3 Per gli studi di cartografia a stampa del territorio mantovano restano fondamentali il saggio di Irma Pagliari:
P. Carpeggiani, I. Pagliari, Mantova materiali per la storia
urbana dalle origini all’Ottocento, Gianluigi Arcari Editore,
Mantova 1983, p. 57, e la raccolta, quasi esaustiva, D.
Ferrari, Mantova nelle stampe. Trecentottanta carte, piante
e vedute del territorio mantovano, Grafo, Brescia 1985. A
Irma Pagliari sono anche debitore di numerose e utili
indicazioni.
4 Cfr. P. Cirani, Comici, musicisti e artisti di teatro alla corte
di Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers, Edizioni Postumia,
Mantova 2004.
5 M.A. Romani, Le finanze del Ducato di Mantova dalla
caduta di Ferdinando Carlo all’avvento di Maria Teresa, il
Mulino, Bologna 1982.
6 A. De Maddalena, Le finanze del ducato di Mantova all’epoca di Guglielmo Gonzaga, Istituto Editoriale Cisalpino,
Varese 1961.
7 Ferrari, Mantova nelle stampe cit., numeri 325, 326, 327,
328, 329 332, 333, 334 e 335. Si veda anche I. Pagliari,
Due carte per gli itinerari gonzagheschi, in “Archivio”, I,
1989, 5, p. 2.
8 Le Duché de Mantoue[...] ou sont marqués [...] les mouvements des Armées confederées de France et d’Espagne et
de l’Empereur. (cota) D-246-A. - 1 carta: tinta bistre e
aguadas; 50,3 × 35 cm consultabile al sito http://purl.
pt/26027.
9 “Jean-Baptiste Nolin [...] bien qu’il porte le titre de
‘Geographe de S.A. Royale Monsieur’, il n’est pas veritablement cartographe” da N. Broc, Une affaire de plagiat
cartographique sous Louis XIV: le procès Delisle-Nolin, in
“Revue d’Histoire des Sciences et de leurs Applications”,
XXIII, 1970, 2, pp. 141-153. Per la disputa e il processo
Delisle-Nolin si veda anche M. Sponberg Pedley, The
Commerce of Cartography, The University of Chicago
Press Books, Chicago 2005, pp. 105-118.
10 I posizionamenti di truppe sono annotati a settembre 1702, poco dopo la sanguinosa battaglia di Luzzara
del 15 agosto; Guastalla è segnata reunit a Mantoue,
quindi successivamente al 9 settembre. Cfr L. Mazzoldi,
Mantova. La Storia, C.I.T.E.M., Mantova 1963; Storia e
luoghi di una battaglia: Luzzara e Riva di Suzzara: 15 agosto
1702, a cura di E. Prandi, atti del convegno (Suzzara, 3
maggio 2002), Comune di Suzzara 2004.
11 Nella trascrizione sono state sottolineate le parole
che mutano nell’edizione stampata rispetto alla versione
IL DUC ATO D IPIN TO D I FR AN CESCO ZAVAN ELLA
445
In copertina
Archivio di Stato di Mantova,
Archivi giudiziari.
Fotografia di Luca Sironi, aprile 2017.
Silvana Editoriale
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