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Recensione Devianza e crimine (Cirus Rinaldi e Pietro Saitta)

Recensione di "Devianza e crimine. Antologia ragionata di teorie classiche e contemporanee" libro curato da Cirus Rinaldi e Pietro Saitta, uscito nel 2017 ed edito da PM edizioni.

Recensione di Devianza e crimine. Antologia ragionata di teorie classiche e contemporanee Recensire “Devianza e crimine. Antologia ragionata di teorie classiche e contemporanee”, libro curato da Cirus Rinaldi e Pietro Saitta, uscito nel 2017 ed edito da PM edizioni, è compito arduo. È lo è sia per quel che riguarda la portata dell'opera scritta – 600 pagine di teorie criminologiche sviluppate a partire dall'Ottocento, in cui si ripercorrono le idee di un centinaio di autori – sia per l'obiettivo editoriale del libro. L’intento dichiarato dai due autori fin dall'introduzione è quello di ostacolare la particolare «forma di degrado di […] questi ultimi anni» (Rinaldi e Saitta 2017, p. 12) – che in Italia è aggravata da un'emersione di una «sensibilità collettiva […] di tipo giustizialista» (idem) – «consistente nella riduzione della moderna criminologia a mero apparato tecnico, oppure statistico-attuariale» piuttosto che una disciplina «che veda nelle condotte criminali il pretesto per parlare di trasformazioni complessive della società» (ibidem). Il raggiungimento di tale risultato è avvantaggiato dalla forma letteraria scelta: l'antologia. Grazie a tale impostazione – rara nel settore criminologico italiano 1 – la lettura non risulta mai pesante, coinvolgendo il lettore in “presa diretta” con il pensiero dei diversi autori. Nell'effettuare tale operazione poi, gli autori sopperiscono alla latitanza nel mercato editoriale italiano della traduzione e diffusione di molti autori classici e contemporanei. Infatti, oltre ai contributi dei sette autori del libro 2, sono una trentina i saggi e gli articoli inediti, o mai tradotti in italiano, o la cui ultima edizione uscita in Italia è molto addietro nel tempo. Tra i gli inediti possiamo citare “I problemi sociali come costruzioni sociali” di Best J. (cap. 35) e “Il panico morale nella società contemporanea” di Goode E. (cap. 37) . Tra i lavori mai tradotti in Italia ci sono i lavori di Braithwaite “Vergogna e crimine” (cap. 32) e di Katz “Seduzione del crimine” (cap. 33). Mentre quelli la cui ultima edizione è datata spiccano gli estratti di “Ragazzi delinquenti” di Cohen A.K. (cap. 5) pubblicato nel '743, e quelli di “Crimine dei colletti bianchi” di Sutherland (cap. 22) uscito in Italia l'ultima volta nell'87 4. Per quel che riguarda la struttura del testo, questo è suddiviso in nove “parti”. Ognuna tratta «una scuola oppure un indirizzo classico o un insieme di prospettive […] consolidate che, […] vedono gli autori a esse iscritte confluire verso oggetti di ricerca e modelli interpretativi tra loro accostabili» (p. 13). Anche dalla selezione degli autori e delle teorie prese in considerazione traspare l’obiettivo annunciato dai due curatori, ovvero sottrarre la questione criminale e la soggettività del deviante alla narrazione di una criminologia clinica e neopositivista, che legge il soggetto deviante attraverso un’analisi clinica che si snoda in un processo di diagnosi, prognosi e terapia. La prima parte raccoglie autori che hanno elaborato le proprie teorie partendo dal concetto di anomia di Emile Durkheim e dalla sua rielaborazione funzionalista offerta da Robert Merton. Questa sezione si conclude con un saggio inedito di Robert Agnew, La Teoria Generale della Tensione (pp. 83 - 93), il quale – sull’onda delle attuali influenze che la psicologia (sociale e cognitiva) ha sulle scienze sociali – arricchisce di una dimensione psico-sociale le prospettive incentrate sul concetto di tensione, spiegando le azioni criminali, o per lo meno alcune di esse, come episodi reattivi alla tensione di agenti stressanti (stressors) a cui l’individuo è sottoposto. La seconda sezione raccoglie autori che hanno sviluppato le proprie teorie sotto l’egida della Scuola di Chicago. Quindi, oltre ai preziosi insegnamenti dei “padri” della sociologia urbana sulla centralità delle dimensioni ecologiche e culturali nella spiegazione della devianza, troveremo in rassegna autori contemporanei che sviluppano – attraverso saggi inediti in Italia (cap. 17 e cap. 19) – due temi classici alla scuola suddetta, il fenomeno delle gang e le culture di strada. Con la quarta 1 2 3 4 Un'eccezione in tal senso è l'impostazione antologico-genealogica dell'interessante libro curato da Sabina Curti, Criminologia e sociologia della devianza. Un’antologia critica (2017), arrivato già alla sua seconda edizione. Che sono: Vincenzo Maria Di Mino, Valentina Punzo, Cirus Rinaldi, Vincenzo Romania, Pietro Saitta, Morena Tartari e Gianluca Tramontano. Cohen A. K., Ragazzi delinquenti, Milano, Feltrinelli, 1974. Sutherland E. H., Il crimine dei colletti bianchi. La versione integrale, Milano, Giuffré, 1987. parte del volume si approda alle teorie dell’apprendimento sociale, alveo di teorie in cui viene dato maggiore risalto, oltre all’ambiente sociale, ai meccanismi di relazione tra individui, gruppi e società, evidenziando come alla base del comportamento deviante degli individui ci siano meccanismi di apprendimento, socializzazione e razionalizzazione delle condotte. Ovviamente in questa sezione vengono presentati contributi che partendo dagli insegnamenti di Sutherland – «uno dei teorici più importanti del XX secolo» (Rinaldi e Saitta 2017, p. 182) – si misurano, arricchiscono e rielaborano la teoria dell’associazione differenziale proposta dal maestro di Chicago. La sesta sezione tratta del contributo sviluppato da Trevor Hirschi a partire dalla fine degli anni ‘60 del Novecento, presentando la prospettiva del controllo sociale che caratterizza l’autore e la sua Teoria Generale del Crimine che elaborò nel 1990 unitamente a Michael Gottfredson. La settima sezione invece – costituita da un singolo capitolo – introduce le teorie della scelta razionale, le quali a partire dagli anni '80 hanno riscosso un grande successo in ambito criminologico soprattutto per la propria vocazione preventiva e attuariale (De Giorgi 2002). Con le ultime due sezioni di questo volume, i curatori presentano prospettive, concetti e problematizzazioni elaborate negli ultimi anni dalla criminologia contemporanea. Sul punto è molto interessante il saggio scritto da Greg Barak (cap. 54) sulle teorie che adottano un approccio integrato nello studio del crimine, della devianza e della pena – approccio peraltro che la criminologia critica italiana, con i lavori di Alessandro Baratta (1980), Tamar Pitch (1975), Massimo Pavarini e Dario Melossi (1977), già aveva sviluppato, nei termini di una economia politica del crimine, del controllo e della pena, sul finire degli anni ‘70. Nonostante l’alto livello complessivo della produzione in oggetto, tra le diverse sezioni del libro spiccano quelle dedicate alle “Teorie della reazione sociale, teorie fenomenologiche e costruzione dei problemi sociali” (Sez. IV) e alle “Teorie del conflitto e teorie critiche” (Sez. V). Infatti, a dimostrazione della vocazione interazionista, fenomenologica e conflittualista dei due autori, queste due grosse sezioni centrali occupano circa un terzo dell’intera antologia. L’importanza di queste due famiglie teoriche – che nell’arco del Novecento svilupperanno tra loro numerosi link – è nota, ed è da addebitarsi al grande rinnovamento che queste hanno operato nel panorama criminologico. È con esse infatti che il focus di interesse criminologico subisce una traslazione, i diversi autori iniziano quindi ad osservare non «i criminali che venivano arrestati, in una prospettiva per così dire “dal di dentro” – delle auto della polizia verso l’esterno» (Melossi 2002, 185), quanto piuttosto «a guardare dentro le macchine della polizia» (idem), concentrandosi quindi suoi processi di controllo sociale. Quello che risulta evidente in queste pagine, è il cambiamento che lo scienziato sociale deve apportare nella sua postura rispetto alla realtà che lo circonda, infatti per dotarsi di una prospettiva analitica in grado di decostruire i fenomeni di criminalità e devianza lo studioso deve necessariamente “passare al microscopio” i processi giuridici, politici, fenomenologici, sociali e economici che sono alla base della costruzione della devianza stessa. Nella prima delle due sezioni menzionate quindi, troveremo autori che analizzano i campi di devianza e crimine attraverso una prospettiva interazionista e costruttivista, mentre nella seconda sono raccolti contributi che per leggere tale fenomeno fanno ricorso alle teorizzazioni della produzione marxiana e marxista. Questo libro, pur nella sua complessità, raggiunge l'obiettivo proposto dagli autori, ovvero mostrare come il fenomeno criminale sia «parte integrante della società e non un fenomeno a sé stante» (p. 13), ostacolando le visioni dominati della criminologia ancillare al potere. Nel conseguire questo risultato i due autori lanciano anche una sorta di sfida al lettore accademico, il quale attraverso un “finale aperto” con cui interagire è stimolato dal libro ad avviare una profondo riflessione sul terreno del sapere criminologico. Bibliografia Baratta A., Introduzione alla sociologia giuridico-penale. Criminologia critica e critica del diritto penale, (dispensa), Bologna, 1980. Cohen A. K., Ragazzi delinquenti, Milano, Feltrinelli, 1974. Curti S. (a cura di), Criminologia e sociologia della devianza. Un’antologia critica, Milano, Cedam, 2017. De Giorgi A., Il governo dell’eccedenza: postfordismo e controllo della moltitudine, Verona, Ombre Corte, 2002. Melossi D., Stato, controllo sociale, devianza, Milano, Bruno Mondadori, 2002. Melossi D. e Pavarini M., Carcere e fabbrica. Alle origini del sistema penitenziario, Bologna, l Mulino, 1977. Pitch T., La devianza, Firenze, La Nuova Italia, 1975. Rinaldi C., Saitta P. (a cura di), Devianza e crimine. Antologia ragionata di teorie classiche e contemporanee, Verazze, PM edizioni, 2017.