a cura di Antonella Carenzi
All’ultimo centesimo
I conti dei partiti in Gran Bretagna, Francia,
Germania, Spagna, Stati Uniti
© 2012 Edizioni L’Ornitorinco
Via Eustachi, 3 - Milano
Tel. 02/87238511
email:
[email protected]
ISBN 978-88-6400-042-8
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica,
riproduzione e di adattamento totale o parziale
con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie
fotostatiche) ad uso interno e didattico sono LIBERI
purchè sia citata la fonte.
Indice
INTRODUZIONE di Antonella Carenzi
pag. 9
GOD SAVE THE ELECTORAL COMMISSION:
TRASPARENZA E CONTROLLI A GARANZIA
DEL FINANZIAMENTO PRIVATO IN GRAN BRETAGNA
di Paola Bonesu
pag. 19
LA FRANCIA DEI PARTIS DE POCHE
di Mario Grasso
pag. 39
GERMANIA: SI ACCENDONO I RIFLETTORI
SULLE FONDAZIONI
di Jacopo Perazzoli
pag. 59
LA LEGGE SUL FINANZIAMENTO DEI PARTITI
IN SPAGNA: APPUNTI DA MADRID
di Antonella Carenzi
pag. 79
GLI STATI UNITI
TRA WATCHDOGS E SUPER PACS
di Paola Bonesu
pag. 93
7
Germania: si accendono
i riflettori sulle fondazioni
di Jacopo Perazzoli
L
a Germania è, a torto o a ragione, considerata un
modello, a volte ingombrante, sotto tanti punti
di vista. È così quando si pensa all'industria tedesca,
al Welfare State, al federalismo, alla potenza economica. La situazione sfugge agli occhi italiani quando,
invece, si parla del mondo politico tedesco e, più
precisamente, del suo finanziamento. Come funziona? È pubblico o privato? Possono i privati, nel
caso fosse pubblico, prendervi parte attivamente tramite delle donazioni? E qual'è il grado di trasparenza di queste ultime?
La legge e i suoi meccanismi
P
er essere chiari fin dal principio, diciamo subito
che i partiti tedeschi godono, prima di tutto, di
un finanziamento pubblico. Esso si basa sia sui voti
ricevuti sia sul radicamento del partito stesso nella
società della Repubblica Federale. Anche il tasso di
trasparenza è elevato: con un click sulla pagina web
del Bundestag si controlla chi ha fatto la tale donazione al tale partito e ricavarne l'ammontare preciso
(per esempio possiamo scoprire che il 16 maggio
59
2012 la SPD e la CDU hanno ricevuto 150.000 euro a
testa dalla Daimler Benz).
Volendo analizzare dalle origini la nascita di questo
meccanismo, occorre ricordare che dal 1949 - ovvero
l'anno in cui nacque la Repubblica Federale Tedesca
- fino al 1966 non esiste una vera e propria regolamentazione della materia del finanziamento pubblico ai partiti. Però, di fronte ad una notevole
crescita dei costi della politica, proprio nel 1966 il Tribunale Costituzionale Federale si vedeva costretto a
dichiarare l'incostituzionalità di qualsiasi forma di
sovvenzione pubblica alle organizzazioni partitiche,
ammettendo come possibile il solo rimborso delle
spese elettorali. A conferma di questa presa di posizione, il governo - guidato allora dalla Große Koalition CDU/CSU-SPD - ha varato, il 21 luglio 1967, la
Parteigesetz (legge sui partiti) con l'obiettivo di disciplinare i rimborsi elettorali.
Tuttavia ciò non è bastato a fermare la crescita dei
costi della politica, tanto che il 9 aprile 1992 la Corte
Costituzionale è intervenuta nuovamente denunciando come il contributo pubblico, sebbene presentato nelle vesti di un rimborso delle spese elettorali,
era in realtà un finanziamento annuale delle formazioni politiche. Non solo, la Corte ha voluto evidenziare come illegittimi quei finanziamenti che
giungevano ai partiti senza tener conto del loro effettivo seguito elettorale.
Una situazione talmente tesa non è però durata a
lungo. Dopo due anni, il 31 gennaio 1994 il Bundestag
ha approvato una nuova legge sui partiti - tuttora
vigente, anche se in parte emendata nel 2004 - così
60
strutturata nei suoi punti fondamentali: un contributo pubblico proporzionale ai voti ricevuti, pari a
85 centesimi per ogni voto valido, fino a 4 milioni di
voti e a 70 centesimi per ogni ulteriore preferenza ottenuta da ciascuna formazione nelle ultime elezioni
per il Parlamento Federale, per il Parlamento Europeo e per i Parlamenti dei Länder. A dimostrazione
dell'importanza del radicamento territoriale di ciascuna forza politica, la legge prevede poi un contributo calcolato sulla quota dei finanziamenti versati
da privati di 38 centesimi per ogni euro che i partiti
abbiano ricevuto a titolo di quota di iscrizione o di
donazione da persone fisiche, parlamentari inclusi.
Inoltre, non tutti i partiti che prendono parte alla
competizione elettorale possono accedere ai contributi, dal momento che per poterlo fare devono aver
conseguito una percentuale di voti pari allo 0,5% o
all'1 % (rispettivamente per le elezioni del Bundestag
ed europee e per le elezioni dei Parlamenti regionali). In ultimo, è previsto un tetto massimo dei contributi federali annuali e un limite, anche se relativo,
per la quota destinata al singolo partito. Il primo, absolute Obergrenze, è stato fissato a 149,1 milioni di
euro per il 2011, 150,8 per il 2012, mentre per il 2013
verrà indicizzato in base al costo della vita e alle retribuzioni di lavoratori e impiegati degli enti locali,
mentre il secondo, relative Obergrenze, prevede che il
finanziamento al singolo partito non possa eccedere
le entrate conseguite dal partito stesso nell’anno di
riferimento.
Oltre al finanziamento diretto ai partiti, dal 1977
sono stati introdotti anche i contributi ai gruppi parlamentari, decisi dal Bundestag ogni anno. Tali con61
tributi sono il frutto della somma di un importo di
base per ogni gruppo, uno per ciascun membro e un
supplemento per i gruppi che non sostengono il Governo (supplemento all’opposizione, Oppositionszuschlag). Per il 2011 sono stati pari a 80 milioni e
mezzo di euro.
È importante notare che questi principi rispondono
alle critiche mosse dal Tribunale Costituzionale al
mondo partitico tedesco, secondo il quale il finanziamento ai partiti sarebbe dovuto provenire sia dal
risultato elettorale, sia dal radicamento di ciascuna
forza nella società, misurabile anche grazie al riscontro con i contributi privati leciti. Il che ci porta alla
disciplina del finanziamento privato, per l’appunto.
Le donazioni, trasparenza e pochi limiti
I
l sistema di regolamentazione delle donazioni è
basato su tre misure fondamentali: l’obbligo della
pubblicazione del nome del finanziatore, la disciplina delle forme di utilizzo dei fondi stessi e la stesura di chiari divieti.
In primis, alcuni articoli della legge sui partiti chiariscono che le donazioni superiori a 10mila euro
debbano venire registrate nella rendicontazione contabile con l'indicazione del nome e dell'indirizzo donatore. Per le donazioni superiori ai 50mila euro è
prevista una comunicazione immediata al Presidente dell'Assemblea parlamentare che, a sua volta,
ha l'obbligo di renderle pubbliche.
Secondariamente, la legge attuale stabilisce divieti
62
riguardo alla donazione dei privati, che riguardano
l’esclusione dai possibili donatori di: organismi o
imprese con una componente pubblica, fondazioni
politiche, enti, associazioni non a fini di lucro, associazioni di categoria che le abbiano a loro volta ricevute a condizione di trasmetterle ad un partito
politico, persone fisiche o giuridiche che perseguano
vantaggi economici o politici, o donatori che provengano dall’estero - in questo caso, solo se le donazioni
sono superiori ai 1000 euro.
In ultimo, la Parteigesetz ricorda che i partiti “devono
rendere conto pubblicamente della provenienza e
dell'uso delle risorse finanziarie, così come anche del
loro patrimonio”. (Articolo 21, comma 1 della Legge
fondamentale della Repubblica Federale Tedesca).
In altre parole, la presidenza di ciascuna forza politica ha l'obbligo di rendere conto non solo della provenienza ma anche dell'uso dei mezzi finanziari che
sono affluiti al partito nel corso dell'anno, così come
della consistenza del patrimonio del partito. Ciascuna organizzazione, dopo aver deliberato la propria rendicontazione, deve presentarla al Presidente
del Bundestag, che in parte abbiamo già visto essere
il perno dei meccanismi di erogazione e controllo del
finanziamento pubblico.
In caso di donazioni vietate non trasferite al Presidente del Parlamento, il partito perde il diritto a una
somma pari al triplo degli importi illegali. In caso di
donazioni non pubblicate, il partito perde una
somma pari al doppio delle somme non pubblicate.
I privati che partecipano al finanziamento dei partiti
godono di alcune agevolazioni fiscali: le somme ver63
sate ai partiti a titolo di donazione o di versamento
di quote sociali possono infatti essere dedotte dal
reddito imponibile sino ad un massimo di 3.300
euro.
Il controllo del Presidente del Bundestag
P
rimo punto per quanto riguarda i controlli sulla
vita economica dei partiti è, come in parte abbiamo già visto, la rendicontazione al Presidente del
Parlamento per tutti i partiti il cui patrimonio superi
i 5000 euro.
Tale rendicontazione riguarda: la provenienza e
l’uso dei mezzi finanziari che sono affluiti al partito
nel corso dell’anno, così come la consistenza del patrimonio del partito, ma anche il numero degli
iscritti al partito soggetti al pagamento della quota
d’iscrizione. Deve includere e far riferimento alle
rendicontazioni fornite a livello regionale e territoriale.
Prima di essere presentata al Presidente del Bundestag, però, la rendicontazione deve essere sottoposta
al controllo di una società di revisione contabile.
Il termine per la consegna è il 30 settembre dell’anno
successivo a quello del rendiconto, prorogabile dal
Presidente del Bundestag. In caso di ritardo, il partito
perde il diritto ai contributi.
La verifica del Presidente è formale, anche se, in caso
di dubbio, può essere nominato un ulteriore revisore
dei conti per una verifica, ed egli ne riferisce all’Assemblea e redige ogni due anni un rapporto sull’andamento delle finanze dei partiti.
64
In caso di inesattezze rilevate, il partito perde il diritto a godere di una somma pari a due volte le
somme riportate in modo inesatto. Se le inesattezze
riguardano proprietà immobiliari o partecipazioni
ad imprese, il partito perde il diritto a una somma
pari al 10% di tali valori patrimoniali.
Per garanzia di trasparenza, i rendiconti dei partiti
e le relative note di verifica sono pubblicati come atti
del Bundestag.
Il Presidente del Bundestag è a sua volta soggetto,
nell’ambito di queste funzioni, oltre a quella di erogazione effettiva dei fondi statali, al controllo della
Corte dei conti federale (Bundesrechnungshof).
La legge prevede sanzioni penali in caso di occultamento dell’origine o dell’uso delle risorse economiche del partito o eludano la pubblica
rendicontazione - che vanno dall’ammenda in denaro fino alla pena detentiva fino a tre anni. Le stesse
sanzioni sono previste anche per i revisori dei conti
- o i loro collaboratori - che abbiano verificato i conti
inesatti dei partiti. Nel caso di dolo - compenso o intenzione di favorire o danneggiare un terzo soggetto
- la pena va da un’ammenda in denaro alla detenzione fino a cinque anni.
I finanziamenti alle fondazioni
U
no degli aspetti caratteristici della politica tedesca è l'affiancamento alle organizzazioni partitiche di fondazioni finalizzate alla formazione
politico-sociale e alla cooperazione internazionale.
65
La nascita delle fondazioni ad opera dei maggiori
partiti tedeschi, SPD e CDU in testa, risale agli anni
Cinquanta ed è stata senz'altro favorita dalla volontà
delle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale di sensibilizzare la società civile verso i valori
democratici. Il salto di qualità, però, risale al 1962,
quando il Bundestag decide di inserire, all'interno del
bilancio di previsione del neonato Ministero per lo
sviluppo economico, un contributo di 130mila marchi a favore delle fondazioni vicine ai partiti, per la
realizzazione di progetti di educazione politica nei
paesi in via di sviluppo. Nascono in questo modo i
cosiddetti “contributi a progetto”, che negli anni
successivi sono cresciuti vertiginosamente fino a
raggiungere, nel 1970, la somma di 45 milioni di
marchi (nel 2011 sono stati 233 milioni), inaugurando la prassi di disporre il finanziamento pubblico
a favore di questo tipo di organizzazioni.
Hanno ragione i radicali italiani quando affermano,
sulle pagine del loro sito web, che “le fondazioni politiche tedesche sono finanziate in larga misura dal
governo federale e di ciascun Land. Il 97.3% dei
fondi della Fondazione Konrad Adenauer deriva da
fondi pubblici, mentre il 2.3% deriva da biglietti di
ingresso ed entrate varie. Inoltre, fondi privati (da
fondi e donazioni) costituiscono un altro 0.4%”. E se
da una parte è giusto ricordare che la percentuale
maggiore dei fondi che lo Stato trasferisce alle fondazioni politiche tedesche non è ad uso discrezionale, ma rientra all'interno di un finanziamento a
progetto, dall’altra va ugualmente ricordato che tale
progetto è deciso dal Consiglio dei Ministri.
Nel 1966, in seguito alla già ricordata dichiarazione
66
del Tribunale Costituzionale che vietava il finanziamento pubblico all'attività quotidiana dei partiti, il
Bundestag ha inserito nel bilancio per il 1967 la seconda gamba del finanziamento alla fondazioni, il
“finanziamento globale”, tutt'ora in vigore, a favore
delle fondazioni vicine ai partiti presenti nell'assemblea parlamentare. Beneficiari di tali sostegni economici sono, a tutt'oggi, la Fridrich-Ebert Stiftung per
i socialdemocratici, la Konrad-Adenauer Stiftung
per i cristiano-democratici, la Hanns-Seidel Stiftung
per i cristiano-sociali, la Heinrich-Böll Stiftung per i
verdi, la Friedrich-Naumann Stiftung per i liberali e,
dopo la nascita della Linke nel 2007 per mano di
Oskar Lafontaine e dei reduci del PDS, la Rosa-Luxemburg Stiftung.
I finanziamenti globali, che fanno capo al Ministero
dell’Interno, nel 2011 ammontavano a 98 milioni di
euro.
Nel definire il ruolo delle fondazioni politiche in
Germania non si può, tuttavia, non citare la sentenza
della Corte Federale del 14 luglio 1986. È fondamentale perché, prima di tutto, riconosce in via pressoché definitiva la validità del sostegno economico e,
più precisamente, “la rispondenza dei finanziamenti
globali fissati dalle leggi di bilancio annuali”.
In seguito sottolinea che le fondazioni devono rimanere delle istituzioni indipendenti in grado di compiere le azioni formative dichiarate nei loro statuti e
che devono anche dimostrare una chiara autonomia
e distanza dai partiti ai cui principi, tuttavia, il loro
operato deve ispirarsi. Di conseguenza, le fondazioni hanno l'obbligo di eleggere i loro organi di vi67
gilanza e di rappresentanza, così come i dirigenti
amministrativi, in piena autonomia: al presidente e
al portavoce del direttivo, ai dirigenti amministrativi
e al tesoriere non è consentito svolgere alcuna funzione comparabile all'interno del partito di riferimento. Il che spesso e volentieri però significa che
l’organigramma è composto semplicemente da ex
esponenti di partito, più o meno defilati.
La sentenza elenca anche una serie di divieti a cui le
fondazioni politiche tedesche devono sottostare: è
vietato sostenere il partito di riferimento durante il
periodo elettorale così come produrre e diffondere
materiale politico oppure permettere l'utilizzo, da
parte delle organizzazioni partitiche, del proprio
personale. Sempre nell'ambito dei divieti, viene definito come “inopportuno” qualsiasi trasferimento
di denaro dalla fondazione al partito perché, se ciò
avvenisse, vorrebbe dire permettere ai partiti di riferimento di godere delle agevolazioni fiscali previste esclusivamente per le fondazioni.
Last but not least, la sentenza del 14 luglio 1986 obbliga gli istituti a pubblicare sui rispettivi siti internet i bilanci e l'elenco delle entrate e delle uscite. Si
tratta, in sostanza, di rendere noto il proprio bilancio
d'esercizio, che deve essere controllato anticipatamente da un revisore dei conti esterno.
Tra scandali e scandaletti:
tutto il mondo è paese?
A
nche in Germania non sono mancati diversi
scandali che hanno coinvolto un aspetto deli-
68
cato come il finanziamento pubblico alle forze politiche. Vari partiti, anche di governo, hanno dovuto
pagare pesanti pene pecuniarie in seguito a scorrettezze nella gestione dei loro bilanci e numerosi amministratori sono finiti nell'occhio del ciclone per
aver accettato benefits personali da questo o da quell'imprenditore desideroso di un tornaconto politico.
Nonostante il finanziamento pubblico abbia il fine
dichiarato di rendere le forze politiche autonome da
lobbies e gruppi d'interesse, i politici tedeschi non si
sono mostrati, nel corso degli anni, così moralmente
irreprensibili.
E il clima doveva già essere abbastanza pesante
anche in passato, se nel 1984 il settimanale “Spiegel”
pubblicava un numero intitolato Flick - un uomo
compra la Repubblica, nel quale si raccontava uno
dei più rilevanti episodi di corruzione della storia tedesca. Le modalità di questa vicenda sono presto
spiegate: Eberhard von Brauchtisch, amministratore
delegato della Flick, la più grande holding familiare
tedesca, cerca di esercitare fin dalla metà degli anni
Settanta, attraverso un ufficio di informazioni politiche creato appositamente a Bonn, una costante ingerenza negli affari politici della capitale elargendo
fondi neri un po' a tutti i partiti, ma principalmente
alla CDU-CSU (15 milioni di marchi) e ai liberali (6,5
milioni di marchi) che, negli anni Ottanta, si apprestavano a scalzare dal governo la Socialdemocrazia
(la quale ricevette comunque la non trascurabile
somma di 4,3 milioni di marchi). Finanziamenti illeciti, come ricorda il “Die Welt” dell'11 settembre
2010, sono stati erogati direttamente anche a politici
del calibro di Franz Josef Strauss e Willy Brandt,
69
mentre Helmut Kohl, a detta dello “Spiegel” del 13
dicembre 1999, avrebbe ricevuto 565mila marchi.
Oltre a tale scandalo, conclusosi di fronte al Tribunale di Bonn con le condanne degli attori principali
dell'affaire - von Brauchtisch su tutti -, Kohl è stato,
suo malgrado, protagonista anche di un altro “fattaccio” che lo mise in cattiva luce di fronte all'opinione pubblica. Nel 1999, un anno dopo la sconfitta
elettorale contro Gerhard Schröder che lo aveva trasformato in capo dell'opposizione dopo sedici anni
di governo, Kohl viene travolto dalla scoperta di pagamenti in nero ricevuti non per sé, ma per il suo
partito, la CDU. Ed è lo stesso Kohl, il 3 dicembre di
quell'anno, ad assumersi le proprie responsabilità
nel corso di una conferenza stampa:
“Quand'ero presidente della CDU ho considerato
necessario assumermi la cura confidenziale
di sovvenzioni o raggruppamenti del partito,
per finanziarne il lavoro politico... Mi ricresce che
le conseguenze di questo comportamento possano
essere state un'insufficiente trasparenza,
un controllo insufficiente e la possibile violazione
della legge sui partiti. Non volevo questo,
anche se me ne assumo la responsabilità politica:
volevo soltanto servire il mio partito”.
Questo episodio ha significato la fine dell'era Kohl
il quale, oltre ad aiutare personalmente il partito a
pagare la multa comminatagli dallo Stato (fu costretto ad ipotecare la propria abitazione privata), si
dimise dal ruolo di Presidente onorario. Lo scandalo
indusse al passo indietro anche Wolfgang Schäuble
70
che - allora segretario generale - lasciò così il proprio
posto ad una giovane pupilla di Kohl, chiamata Angela Merkel.
Un altro fenomeno estremamente preoccupante è
coinciso con la tendenza di alcune imprese, manifestatasi negli anni Novanta, ad elargire donazioni
personali a favore di diversi amministratori regionali. Nel 1999 - un anno maledetto da questo punto
di vista per la politica tedesca - Gerhard Glogowski,
successore di Schröder alla presidenza della Bassa
Sassonia, è stato costretto alle dimissioni perché accusato di avere accettato, senza averlo dichiarato, diverse “sponsorizzazioni” di alcune industrie della
sua regione, di aver fatto gratuitamente il viaggio di
nozze e di non aver pagato per quasi un anno l'appartamento di servizio ad Hannover.
E ancora, in pieno spirito bipartisan, sei anni prima,
nel 1993, Max Streibl, Presidente della CSU bavarese,
è spinto alle dimissioni in seguito alle rivelazioni su
regali ricevuti da potenti aziende della zona, consistenti soprattutto in viaggi in Paesi esotici. Werner
Münch, Presidente cristiano-democratico della Sassonia-Anhalt, è costretto al ritiro perché coinvolto
nello scandalo degli “stipendi gonfiati”, corrisposti
a lui e ad alcuni ministri del suo governo. È toccato
quindi a Lothar Späth, Presidente in quota CDU del
Baden-Württemberg, che si dimette perché reo di
aver accettato delle vacanze spesate da un'impresa.
Anche Schröder, negli anni della sua presidenza in
Bassa Sassonia, è sfiorato dal ciclone a causa di un
biglietto da 24.000 marchi per l'Opera di Vienna regalatogli dal presidente della Volkswagen Ferdinand
Piech e di un volo gratis sull'aereo di rappresentanza
71
della casa automobilistica, che il futuro cancelliere
socialdemocratico si decise a saldare soltanto
quando la vicenda venne alla ribalta.
Se, tuttavia, negli anni passati fenomeni di questo
tipo si sono fermati fuori dalla porta di Palazzo Bellevue (la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Federale), le dimissioni di Christian Wulff
dalla massima carica dello Stato rappresentano una
spiacevole novità per i tedeschi. Come è noto, tutto
è iniziato il 13 dicembre 2011 quando la “Bild”, il tabloid più popolare sulle rive del Reno, ha pubblicato
la notizia di un prestito (500.000 euro) concesso a
tasso agevolato a Wulff dalla moglie dell'amico imprenditore Egon Geerkens. Ma questo non è il solo
rapporto poco chiaro che Wulff ha intrattenuto con
imprenditori a lui vicini: nel 2008 David Grönewold,
un produttore cinematografico sconosciuto ai più,
sembra avergli pagato la differenza per una stanza
di lusso all’hotel Bayerischer Hof di Monaco, dove
il futuro presidente alloggiava con la moglie in occasione dell’Oktober-Fest. Sempre Grönewold, nel
2007, quando Wulff era Presidente del Land della
Bassa Sassonia, ha regalato alla futura coppia presidenziale un soggiorno sull'isola di Syt nel Mare del
Nord. Anche se non è ancora chiaro se Wulff lo abbia
fatto in cambio di favori politici, ciò che ha suscitato
le maggiori perplessità tra i tedeschi, e che lo ha
spinto di fatto alle dimissioni (rese il 17 febbraio
2012), è stato il tentativo, riportato il 16 gennaio sempre dalla “Bild”, di insabbiare l'intera questione, intimando al giornale stesso di non pubblicare più
alcun articolo sulla vicenda.
72
Il finanziamento pubblico
e la Germania del 2012
I
numerosi scandali sopra citati si sono pressoché
sempre conclusi con le dimissioni e il ritiro a vita
privata di colui che aveva intascato i fondi neri oppure che aveva goduto i favori dell'imprenditore di
turno. Ciò è dovuto al fatto che in Germania il finanziamento pubblico, sia esso destinato al partito o alla
fondazione, viene sottoposto a regolamentazioni a
tre livelli differenti: come scrive Michael Braun su
“Internazionale” del 13 aprile 2012, tali misure coincidono con “l'autocontrollo della politica, il controllo
dei tribunali amministrativi e infine il controllo dell'opinione pubblica”.
Opinione pubblica, che, a detta di Braun, è sempre
stata “molto sensibile a questa materia”, e si è fatta
ancora più attenta dopo lo scandalo Wulff, chiedendo alla classe politica maggiore attenzione e trasparenza nella gestione dei finanziamenti sia
pubblici che privati. In particolare, sotto la lente d'ingrandimento è finita la poca trasparenza relativa ai
compensi incassati dai parlamentari che, come secondo impiego, svolgono il ruolo di consulenti temporanei per imprese private. In questo senso è
indicativo quanto riporta lo “Spiegel” del 25 giugno
2012: Peer Steinbruck, già ministro delle Finanze socialdemocratico per la Große Koalition del 2005, ha rivestito il ruolo di consulente esterno per la banca
americana JP Morgan, così come per la società finanziaria KPMG, senza però - ed ecco il punto della
questione - dover precisare la cifra esatta del suo
73
compenso, limitandosi a dichiarare il valore “pari o
superiore a 7000 euro”.
Secondo la legge attualmente in vigore, i parlamentari tedeschi hanno l'obbligo di rendere pubbliche le
loro entrate secondarie (consulenze, studi settoriali,
ecc.) quando queste ammontano a 1000 euro al mese
o a 10mila all'anno. Inoltre, il legislatore ha fissato
tre fasce in cui inserire gli emolumenti di questo
tipo: la prima racchiude le entrate tra i 1000 e i 3500
euro, la seconda le somme fino a 7000 euro mentre
la terza quelle superiori a 7000.
Un sistema così strutturato non può soddisfare né i
partiti, che si sentono accusati di poca trasparenza
dall'opinione pubblica, né tanto meno l'elettorato,
che non vede chiaro sia nella gestione dei finanziamenti sia nel rapporto tra mondo politico e imprenditoria.
Di conseguenza sono stati fatti numerosi tentativi
per modificare questo aspetto della Parteigesetz. In
prima battuta, il Comitato consultivo parlamentare
ha predisposto un disegno di legge in base al quale
i deputati avrebbero dovuto fornire informazioni
dettagliate fino a compensi pari a 150.000 euro e
sette diversi livelli invece dei tre attuali.
È toccato poi al FDP - che, ricordiamolo, è oggi parte
della maggioranza governativa - presentare le proprie proposte, elaborate dalla fondazione “ThomasDehler”, che allargavano il campo all'intera modalità
di finanziamento della politica tedesca. I liberali
chiedevano di allegare al rendiconto annuale delle
attività finanziarie un elenco dettagliato di quanto
ciascun partito ha ottenuto dalle sponsorizzazioni.
Anche il gruppo parlamentare della Spd, dopo
74
un'intensa discussione interna, ha deliberato una
proposta di legge con l'obiettivo di rendere più serrata la lotta contro la corruzione parlamentare dal
momento che, come ricorda sempre lo “Spiegel”, in
Germania “la compravendita dei voti e la corruzione
dei parlamentari sono difficili da punire”.
Tutte queste proposte hanno una caratteristica in comune: sono cadute nel vuoto.
La mancata attenzione dedicata alla riforma del sistema dei finanziamenti da parte dell'attuale esecutivo è dimostrata anche dalla reazione di fronte al
verbale pubblicato, nello scorso aprile, dal Group of
States against corruption del Consiglio d'Europa
(meglio noto come GRECO). Un documento che rappresenta un campanello d'allarme alquanto preoccupante per Berlino: in esso si sostiene come la
Repubblica Federale sia indietro rispetto ai partner
europei soprattutto perché restia a ratificare sia la
Convenzione civile sulla corruzione, firmata a Strasburgo il 4 novembre 1999 (in Italia è entrata in vigore, dopo numerosi richiami, il 28 giugno di
quest'anno), sia il protocollo addizionale del 2003.
Ma non solo. Il GRECO ha chiesto alle forze politiche tedesche un cambiamento quanto mai deciso
anche relativamente ad un'altra questione. Il rapporto del 9 dicembre 2011 ha infatti lanciato una duplice raccomandazione: se da una parte si è ritenuta
fondamentale l'introduzione di “un sistema per la
pubblicazione dei costi delle campagne elettorali a
livello federale”, dall'altra i Länder sono stati invitati
“ad adottare misure equivalenti valide però anche
per organizzazioni politiche locali non partitiche”,
come le liste civiche. In sostanza, a detta del gruppo
75
di lavoro, l'intero mondo politico tedesco dovrebbe
diventare ancora più trasparente al fine di evitare gli
scandali verificatisi.
Per dirla senza troppe perifrasi, nell'ambito della legislazione anti-corruzione l'Esecutivo Merkel
avrebbe dovuto rafforzare la persecuzione contro la
corruzione parlamentare. A conferma di ciò, degli
osservatori attenti come gli organizzatori della campagna “Gelbe Karte für Merkel” (cartellino giallo per
Merkel) - ideata proprio con l'obiettivo di sensibilizzare maggiormente i cittadini tedeschi nei confronti
di una trasparenza non così ampia nell'ambito del
finanziamento pubblico ai partiti - hanno dichiarato
che “le raccomandazioni del GRECO sono cadute
nel vuoto”. La maggioranza governativa non sembra aver colto una questione di fondo: l'opinione
pubblica, sulla falsariga di quanto richiesto dal
GRECO, pretende una più ampia trasparenza nella
rendicontazione delle spese dei partiti per le campagne elettorali.
Oltre alle raccomandazioni dei controllori del Consiglio d'Europa, un movimento in netta ascesa come
il Piraten Partei - cioè il partito dei pirati - sembra
essere sulla medesima lunghezza d'onda dell'opinione pubblica tedesca. Questa nuova formazione è venuta alla luce soltanto sei anni fa, il 10 settembre
2006 - nata con la volontà di ampliare e di tutelare
“la libertà nel web, la libertà di download, la libertà
contro le censure, contro i controlli dall'alto” (M.
Braun, In Germania arrivano i pirati, “Internazionale”,
6 giugno 2012), si è recentemente espressa a favore
di un ampliamento della trasparenza nel finanziamento pubblico dei partiti tedeschi. Sulla “Suddeut76
sche Zeitung” del 16 febbraio 2012 il portavoce dei
pirati Sebastian Nerz ha dichiarato: “È importante
che anche i finanziamenti indiretti vengano conteggiati con precisione”. Nerz ha sollevato un velo che
circonda le fondazioni politiche, affermando che i
sostegni economici a tali fondazioni sarebbero in realtà finalizzati all'attività politica, perché queste coprirebbero un ruolo da think tank per il partito di
riferimento, raggirando così il controllo legislativo.
Proprio questa presa di posizione dei pirati potrebbe
essere il pungolo necessario per l'intera classe politica tedesca. I Piraten, che già alle elezioni per il Parlamento regionale di Berlino del settembre 2011
hanno ottenuto un sensazionale 8,9%, potrebbero, in
caso di mancata riforma del sistema di finanziamento dei partiti, aumentare vertiginosamente i consensi, già in forte crescita (ciò è testimoniato anche
dai risultati delle elezioni del Land della Saar del
maggio scorso in cui i pirati hanno ottenuto un positivo 7,4 per cento e quattro seggi parlamentari) e
diventerebbero così il vero ago della bilancia nelle
ormai prossime elezioni politiche del settembre
2013.
77