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Germania: si accendono i riflettori sulle fondazioni

2012, Edizioni l'Ornitorinco

Osvaldo Gnocchi Viani fu una figura centrale del socialismo italiano precedente alla Prima guerra mondiale. Sindacalista, giornalista e politico, fu tra i fondatori del PSI, della Camera del Lavoro di Milano e della Società Umanitaria milanese. Facendo ricorso alle fonti giornalistiche e al materiale d'archivio, questo saggio cerca di tratteggiarne la biografia attraverso un quattro casi specifici. E' il frutto di una relazione presentata a Mantova in occasione del convegno "Valori del socialismo mantovano" (27 novembre 2015).

a cura di Antonella Carenzi All’ultimo centesimo I conti dei partiti in Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti © 2012 Edizioni L’Ornitorinco Via Eustachi, 3 - Milano Tel. 02/87238511 email: [email protected] ISBN 978-88-6400-042-8 I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) ad uso interno e didattico sono LIBERI purchè sia citata la fonte. Indice INTRODUZIONE di Antonella Carenzi pag. 9 GOD SAVE THE ELECTORAL COMMISSION: TRASPARENZA E CONTROLLI A GARANZIA DEL FINANZIAMENTO PRIVATO IN GRAN BRETAGNA di Paola Bonesu pag. 19 LA FRANCIA DEI PARTIS DE POCHE di Mario Grasso pag. 39 GERMANIA: SI ACCENDONO I RIFLETTORI SULLE FONDAZIONI di Jacopo Perazzoli pag. 59 LA LEGGE SUL FINANZIAMENTO DEI PARTITI IN SPAGNA: APPUNTI DA MADRID di Antonella Carenzi pag. 79 GLI STATI UNITI TRA WATCHDOGS E SUPER PACS di Paola Bonesu pag. 93 7 Germania: si accendono i riflettori sulle fondazioni di Jacopo Perazzoli L a Germania è, a torto o a ragione, considerata un modello, a volte ingombrante, sotto tanti punti di vista. È così quando si pensa all'industria tedesca, al Welfare State, al federalismo, alla potenza economica. La situazione sfugge agli occhi italiani quando, invece, si parla del mondo politico tedesco e, più precisamente, del suo finanziamento. Come funziona? È pubblico o privato? Possono i privati, nel caso fosse pubblico, prendervi parte attivamente tramite delle donazioni? E qual'è il grado di trasparenza di queste ultime? La legge e i suoi meccanismi P er essere chiari fin dal principio, diciamo subito che i partiti tedeschi godono, prima di tutto, di un finanziamento pubblico. Esso si basa sia sui voti ricevuti sia sul radicamento del partito stesso nella società della Repubblica Federale. Anche il tasso di trasparenza è elevato: con un click sulla pagina web del Bundestag si controlla chi ha fatto la tale donazione al tale partito e ricavarne l'ammontare preciso (per esempio possiamo scoprire che il 16 maggio 59 2012 la SPD e la CDU hanno ricevuto 150.000 euro a testa dalla Daimler Benz). Volendo analizzare dalle origini la nascita di questo meccanismo, occorre ricordare che dal 1949 - ovvero l'anno in cui nacque la Repubblica Federale Tedesca - fino al 1966 non esiste una vera e propria regolamentazione della materia del finanziamento pubblico ai partiti. Però, di fronte ad una notevole crescita dei costi della politica, proprio nel 1966 il Tribunale Costituzionale Federale si vedeva costretto a dichiarare l'incostituzionalità di qualsiasi forma di sovvenzione pubblica alle organizzazioni partitiche, ammettendo come possibile il solo rimborso delle spese elettorali. A conferma di questa presa di posizione, il governo - guidato allora dalla Große Koalition CDU/CSU-SPD - ha varato, il 21 luglio 1967, la Parteigesetz (legge sui partiti) con l'obiettivo di disciplinare i rimborsi elettorali. Tuttavia ciò non è bastato a fermare la crescita dei costi della politica, tanto che il 9 aprile 1992 la Corte Costituzionale è intervenuta nuovamente denunciando come il contributo pubblico, sebbene presentato nelle vesti di un rimborso delle spese elettorali, era in realtà un finanziamento annuale delle formazioni politiche. Non solo, la Corte ha voluto evidenziare come illegittimi quei finanziamenti che giungevano ai partiti senza tener conto del loro effettivo seguito elettorale. Una situazione talmente tesa non è però durata a lungo. Dopo due anni, il 31 gennaio 1994 il Bundestag ha approvato una nuova legge sui partiti - tuttora vigente, anche se in parte emendata nel 2004 - così 60 strutturata nei suoi punti fondamentali: un contributo pubblico proporzionale ai voti ricevuti, pari a 85 centesimi per ogni voto valido, fino a 4 milioni di voti e a 70 centesimi per ogni ulteriore preferenza ottenuta da ciascuna formazione nelle ultime elezioni per il Parlamento Federale, per il Parlamento Europeo e per i Parlamenti dei Länder. A dimostrazione dell'importanza del radicamento territoriale di ciascuna forza politica, la legge prevede poi un contributo calcolato sulla quota dei finanziamenti versati da privati di 38 centesimi per ogni euro che i partiti abbiano ricevuto a titolo di quota di iscrizione o di donazione da persone fisiche, parlamentari inclusi. Inoltre, non tutti i partiti che prendono parte alla competizione elettorale possono accedere ai contributi, dal momento che per poterlo fare devono aver conseguito una percentuale di voti pari allo 0,5% o all'1 % (rispettivamente per le elezioni del Bundestag ed europee e per le elezioni dei Parlamenti regionali). In ultimo, è previsto un tetto massimo dei contributi federali annuali e un limite, anche se relativo, per la quota destinata al singolo partito. Il primo, absolute Obergrenze, è stato fissato a 149,1 milioni di euro per il 2011, 150,8 per il 2012, mentre per il 2013 verrà indicizzato in base al costo della vita e alle retribuzioni di lavoratori e impiegati degli enti locali, mentre il secondo, relative Obergrenze, prevede che il finanziamento al singolo partito non possa eccedere le entrate conseguite dal partito stesso nell’anno di riferimento. Oltre al finanziamento diretto ai partiti, dal 1977 sono stati introdotti anche i contributi ai gruppi parlamentari, decisi dal Bundestag ogni anno. Tali con61 tributi sono il frutto della somma di un importo di base per ogni gruppo, uno per ciascun membro e un supplemento per i gruppi che non sostengono il Governo (supplemento all’opposizione, Oppositionszuschlag). Per il 2011 sono stati pari a 80 milioni e mezzo di euro. È importante notare che questi principi rispondono alle critiche mosse dal Tribunale Costituzionale al mondo partitico tedesco, secondo il quale il finanziamento ai partiti sarebbe dovuto provenire sia dal risultato elettorale, sia dal radicamento di ciascuna forza nella società, misurabile anche grazie al riscontro con i contributi privati leciti. Il che ci porta alla disciplina del finanziamento privato, per l’appunto. Le donazioni, trasparenza e pochi limiti I l sistema di regolamentazione delle donazioni è basato su tre misure fondamentali: l’obbligo della pubblicazione del nome del finanziatore, la disciplina delle forme di utilizzo dei fondi stessi e la stesura di chiari divieti. In primis, alcuni articoli della legge sui partiti chiariscono che le donazioni superiori a 10mila euro debbano venire registrate nella rendicontazione contabile con l'indicazione del nome e dell'indirizzo donatore. Per le donazioni superiori ai 50mila euro è prevista una comunicazione immediata al Presidente dell'Assemblea parlamentare che, a sua volta, ha l'obbligo di renderle pubbliche. Secondariamente, la legge attuale stabilisce divieti 62 riguardo alla donazione dei privati, che riguardano l’esclusione dai possibili donatori di: organismi o imprese con una componente pubblica, fondazioni politiche, enti, associazioni non a fini di lucro, associazioni di categoria che le abbiano a loro volta ricevute a condizione di trasmetterle ad un partito politico, persone fisiche o giuridiche che perseguano vantaggi economici o politici, o donatori che provengano dall’estero - in questo caso, solo se le donazioni sono superiori ai 1000 euro. In ultimo, la Parteigesetz ricorda che i partiti “devono rendere conto pubblicamente della provenienza e dell'uso delle risorse finanziarie, così come anche del loro patrimonio”. (Articolo 21, comma 1 della Legge fondamentale della Repubblica Federale Tedesca). In altre parole, la presidenza di ciascuna forza politica ha l'obbligo di rendere conto non solo della provenienza ma anche dell'uso dei mezzi finanziari che sono affluiti al partito nel corso dell'anno, così come della consistenza del patrimonio del partito. Ciascuna organizzazione, dopo aver deliberato la propria rendicontazione, deve presentarla al Presidente del Bundestag, che in parte abbiamo già visto essere il perno dei meccanismi di erogazione e controllo del finanziamento pubblico. In caso di donazioni vietate non trasferite al Presidente del Parlamento, il partito perde il diritto a una somma pari al triplo degli importi illegali. In caso di donazioni non pubblicate, il partito perde una somma pari al doppio delle somme non pubblicate. I privati che partecipano al finanziamento dei partiti godono di alcune agevolazioni fiscali: le somme ver63 sate ai partiti a titolo di donazione o di versamento di quote sociali possono infatti essere dedotte dal reddito imponibile sino ad un massimo di 3.300 euro. Il controllo del Presidente del Bundestag P rimo punto per quanto riguarda i controlli sulla vita economica dei partiti è, come in parte abbiamo già visto, la rendicontazione al Presidente del Parlamento per tutti i partiti il cui patrimonio superi i 5000 euro. Tale rendicontazione riguarda: la provenienza e l’uso dei mezzi finanziari che sono affluiti al partito nel corso dell’anno, così come la consistenza del patrimonio del partito, ma anche il numero degli iscritti al partito soggetti al pagamento della quota d’iscrizione. Deve includere e far riferimento alle rendicontazioni fornite a livello regionale e territoriale. Prima di essere presentata al Presidente del Bundestag, però, la rendicontazione deve essere sottoposta al controllo di una società di revisione contabile. Il termine per la consegna è il 30 settembre dell’anno successivo a quello del rendiconto, prorogabile dal Presidente del Bundestag. In caso di ritardo, il partito perde il diritto ai contributi. La verifica del Presidente è formale, anche se, in caso di dubbio, può essere nominato un ulteriore revisore dei conti per una verifica, ed egli ne riferisce all’Assemblea e redige ogni due anni un rapporto sull’andamento delle finanze dei partiti. 64 In caso di inesattezze rilevate, il partito perde il diritto a godere di una somma pari a due volte le somme riportate in modo inesatto. Se le inesattezze riguardano proprietà immobiliari o partecipazioni ad imprese, il partito perde il diritto a una somma pari al 10% di tali valori patrimoniali. Per garanzia di trasparenza, i rendiconti dei partiti e le relative note di verifica sono pubblicati come atti del Bundestag. Il Presidente del Bundestag è a sua volta soggetto, nell’ambito di queste funzioni, oltre a quella di erogazione effettiva dei fondi statali, al controllo della Corte dei conti federale (Bundesrechnungshof). La legge prevede sanzioni penali in caso di occultamento dell’origine o dell’uso delle risorse economiche del partito o eludano la pubblica rendicontazione - che vanno dall’ammenda in denaro fino alla pena detentiva fino a tre anni. Le stesse sanzioni sono previste anche per i revisori dei conti - o i loro collaboratori - che abbiano verificato i conti inesatti dei partiti. Nel caso di dolo - compenso o intenzione di favorire o danneggiare un terzo soggetto - la pena va da un’ammenda in denaro alla detenzione fino a cinque anni. I finanziamenti alle fondazioni U no degli aspetti caratteristici della politica tedesca è l'affiancamento alle organizzazioni partitiche di fondazioni finalizzate alla formazione politico-sociale e alla cooperazione internazionale. 65 La nascita delle fondazioni ad opera dei maggiori partiti tedeschi, SPD e CDU in testa, risale agli anni Cinquanta ed è stata senz'altro favorita dalla volontà delle potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale di sensibilizzare la società civile verso i valori democratici. Il salto di qualità, però, risale al 1962, quando il Bundestag decide di inserire, all'interno del bilancio di previsione del neonato Ministero per lo sviluppo economico, un contributo di 130mila marchi a favore delle fondazioni vicine ai partiti, per la realizzazione di progetti di educazione politica nei paesi in via di sviluppo. Nascono in questo modo i cosiddetti “contributi a progetto”, che negli anni successivi sono cresciuti vertiginosamente fino a raggiungere, nel 1970, la somma di 45 milioni di marchi (nel 2011 sono stati 233 milioni), inaugurando la prassi di disporre il finanziamento pubblico a favore di questo tipo di organizzazioni. Hanno ragione i radicali italiani quando affermano, sulle pagine del loro sito web, che “le fondazioni politiche tedesche sono finanziate in larga misura dal governo federale e di ciascun Land. Il 97.3% dei fondi della Fondazione Konrad Adenauer deriva da fondi pubblici, mentre il 2.3% deriva da biglietti di ingresso ed entrate varie. Inoltre, fondi privati (da fondi e donazioni) costituiscono un altro 0.4%”. E se da una parte è giusto ricordare che la percentuale maggiore dei fondi che lo Stato trasferisce alle fondazioni politiche tedesche non è ad uso discrezionale, ma rientra all'interno di un finanziamento a progetto, dall’altra va ugualmente ricordato che tale progetto è deciso dal Consiglio dei Ministri. Nel 1966, in seguito alla già ricordata dichiarazione 66 del Tribunale Costituzionale che vietava il finanziamento pubblico all'attività quotidiana dei partiti, il Bundestag ha inserito nel bilancio per il 1967 la seconda gamba del finanziamento alla fondazioni, il “finanziamento globale”, tutt'ora in vigore, a favore delle fondazioni vicine ai partiti presenti nell'assemblea parlamentare. Beneficiari di tali sostegni economici sono, a tutt'oggi, la Fridrich-Ebert Stiftung per i socialdemocratici, la Konrad-Adenauer Stiftung per i cristiano-democratici, la Hanns-Seidel Stiftung per i cristiano-sociali, la Heinrich-Böll Stiftung per i verdi, la Friedrich-Naumann Stiftung per i liberali e, dopo la nascita della Linke nel 2007 per mano di Oskar Lafontaine e dei reduci del PDS, la Rosa-Luxemburg Stiftung. I finanziamenti globali, che fanno capo al Ministero dell’Interno, nel 2011 ammontavano a 98 milioni di euro. Nel definire il ruolo delle fondazioni politiche in Germania non si può, tuttavia, non citare la sentenza della Corte Federale del 14 luglio 1986. È fondamentale perché, prima di tutto, riconosce in via pressoché definitiva la validità del sostegno economico e, più precisamente, “la rispondenza dei finanziamenti globali fissati dalle leggi di bilancio annuali”. In seguito sottolinea che le fondazioni devono rimanere delle istituzioni indipendenti in grado di compiere le azioni formative dichiarate nei loro statuti e che devono anche dimostrare una chiara autonomia e distanza dai partiti ai cui principi, tuttavia, il loro operato deve ispirarsi. Di conseguenza, le fondazioni hanno l'obbligo di eleggere i loro organi di vi67 gilanza e di rappresentanza, così come i dirigenti amministrativi, in piena autonomia: al presidente e al portavoce del direttivo, ai dirigenti amministrativi e al tesoriere non è consentito svolgere alcuna funzione comparabile all'interno del partito di riferimento. Il che spesso e volentieri però significa che l’organigramma è composto semplicemente da ex esponenti di partito, più o meno defilati. La sentenza elenca anche una serie di divieti a cui le fondazioni politiche tedesche devono sottostare: è vietato sostenere il partito di riferimento durante il periodo elettorale così come produrre e diffondere materiale politico oppure permettere l'utilizzo, da parte delle organizzazioni partitiche, del proprio personale. Sempre nell'ambito dei divieti, viene definito come “inopportuno” qualsiasi trasferimento di denaro dalla fondazione al partito perché, se ciò avvenisse, vorrebbe dire permettere ai partiti di riferimento di godere delle agevolazioni fiscali previste esclusivamente per le fondazioni. Last but not least, la sentenza del 14 luglio 1986 obbliga gli istituti a pubblicare sui rispettivi siti internet i bilanci e l'elenco delle entrate e delle uscite. Si tratta, in sostanza, di rendere noto il proprio bilancio d'esercizio, che deve essere controllato anticipatamente da un revisore dei conti esterno. Tra scandali e scandaletti: tutto il mondo è paese? A nche in Germania non sono mancati diversi scandali che hanno coinvolto un aspetto deli- 68 cato come il finanziamento pubblico alle forze politiche. Vari partiti, anche di governo, hanno dovuto pagare pesanti pene pecuniarie in seguito a scorrettezze nella gestione dei loro bilanci e numerosi amministratori sono finiti nell'occhio del ciclone per aver accettato benefits personali da questo o da quell'imprenditore desideroso di un tornaconto politico. Nonostante il finanziamento pubblico abbia il fine dichiarato di rendere le forze politiche autonome da lobbies e gruppi d'interesse, i politici tedeschi non si sono mostrati, nel corso degli anni, così moralmente irreprensibili. E il clima doveva già essere abbastanza pesante anche in passato, se nel 1984 il settimanale “Spiegel” pubblicava un numero intitolato Flick - un uomo compra la Repubblica, nel quale si raccontava uno dei più rilevanti episodi di corruzione della storia tedesca. Le modalità di questa vicenda sono presto spiegate: Eberhard von Brauchtisch, amministratore delegato della Flick, la più grande holding familiare tedesca, cerca di esercitare fin dalla metà degli anni Settanta, attraverso un ufficio di informazioni politiche creato appositamente a Bonn, una costante ingerenza negli affari politici della capitale elargendo fondi neri un po' a tutti i partiti, ma principalmente alla CDU-CSU (15 milioni di marchi) e ai liberali (6,5 milioni di marchi) che, negli anni Ottanta, si apprestavano a scalzare dal governo la Socialdemocrazia (la quale ricevette comunque la non trascurabile somma di 4,3 milioni di marchi). Finanziamenti illeciti, come ricorda il “Die Welt” dell'11 settembre 2010, sono stati erogati direttamente anche a politici del calibro di Franz Josef Strauss e Willy Brandt, 69 mentre Helmut Kohl, a detta dello “Spiegel” del 13 dicembre 1999, avrebbe ricevuto 565mila marchi. Oltre a tale scandalo, conclusosi di fronte al Tribunale di Bonn con le condanne degli attori principali dell'affaire - von Brauchtisch su tutti -, Kohl è stato, suo malgrado, protagonista anche di un altro “fattaccio” che lo mise in cattiva luce di fronte all'opinione pubblica. Nel 1999, un anno dopo la sconfitta elettorale contro Gerhard Schröder che lo aveva trasformato in capo dell'opposizione dopo sedici anni di governo, Kohl viene travolto dalla scoperta di pagamenti in nero ricevuti non per sé, ma per il suo partito, la CDU. Ed è lo stesso Kohl, il 3 dicembre di quell'anno, ad assumersi le proprie responsabilità nel corso di una conferenza stampa: “Quand'ero presidente della CDU ho considerato necessario assumermi la cura confidenziale di sovvenzioni o raggruppamenti del partito, per finanziarne il lavoro politico... Mi ricresce che le conseguenze di questo comportamento possano essere state un'insufficiente trasparenza, un controllo insufficiente e la possibile violazione della legge sui partiti. Non volevo questo, anche se me ne assumo la responsabilità politica: volevo soltanto servire il mio partito”. Questo episodio ha significato la fine dell'era Kohl il quale, oltre ad aiutare personalmente il partito a pagare la multa comminatagli dallo Stato (fu costretto ad ipotecare la propria abitazione privata), si dimise dal ruolo di Presidente onorario. Lo scandalo indusse al passo indietro anche Wolfgang Schäuble 70 che - allora segretario generale - lasciò così il proprio posto ad una giovane pupilla di Kohl, chiamata Angela Merkel. Un altro fenomeno estremamente preoccupante è coinciso con la tendenza di alcune imprese, manifestatasi negli anni Novanta, ad elargire donazioni personali a favore di diversi amministratori regionali. Nel 1999 - un anno maledetto da questo punto di vista per la politica tedesca - Gerhard Glogowski, successore di Schröder alla presidenza della Bassa Sassonia, è stato costretto alle dimissioni perché accusato di avere accettato, senza averlo dichiarato, diverse “sponsorizzazioni” di alcune industrie della sua regione, di aver fatto gratuitamente il viaggio di nozze e di non aver pagato per quasi un anno l'appartamento di servizio ad Hannover. E ancora, in pieno spirito bipartisan, sei anni prima, nel 1993, Max Streibl, Presidente della CSU bavarese, è spinto alle dimissioni in seguito alle rivelazioni su regali ricevuti da potenti aziende della zona, consistenti soprattutto in viaggi in Paesi esotici. Werner Münch, Presidente cristiano-democratico della Sassonia-Anhalt, è costretto al ritiro perché coinvolto nello scandalo degli “stipendi gonfiati”, corrisposti a lui e ad alcuni ministri del suo governo. È toccato quindi a Lothar Späth, Presidente in quota CDU del Baden-Württemberg, che si dimette perché reo di aver accettato delle vacanze spesate da un'impresa. Anche Schröder, negli anni della sua presidenza in Bassa Sassonia, è sfiorato dal ciclone a causa di un biglietto da 24.000 marchi per l'Opera di Vienna regalatogli dal presidente della Volkswagen Ferdinand Piech e di un volo gratis sull'aereo di rappresentanza 71 della casa automobilistica, che il futuro cancelliere socialdemocratico si decise a saldare soltanto quando la vicenda venne alla ribalta. Se, tuttavia, negli anni passati fenomeni di questo tipo si sono fermati fuori dalla porta di Palazzo Bellevue (la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Federale), le dimissioni di Christian Wulff dalla massima carica dello Stato rappresentano una spiacevole novità per i tedeschi. Come è noto, tutto è iniziato il 13 dicembre 2011 quando la “Bild”, il tabloid più popolare sulle rive del Reno, ha pubblicato la notizia di un prestito (500.000 euro) concesso a tasso agevolato a Wulff dalla moglie dell'amico imprenditore Egon Geerkens. Ma questo non è il solo rapporto poco chiaro che Wulff ha intrattenuto con imprenditori a lui vicini: nel 2008 David Grönewold, un produttore cinematografico sconosciuto ai più, sembra avergli pagato la differenza per una stanza di lusso all’hotel Bayerischer Hof di Monaco, dove il futuro presidente alloggiava con la moglie in occasione dell’Oktober-Fest. Sempre Grönewold, nel 2007, quando Wulff era Presidente del Land della Bassa Sassonia, ha regalato alla futura coppia presidenziale un soggiorno sull'isola di Syt nel Mare del Nord. Anche se non è ancora chiaro se Wulff lo abbia fatto in cambio di favori politici, ciò che ha suscitato le maggiori perplessità tra i tedeschi, e che lo ha spinto di fatto alle dimissioni (rese il 17 febbraio 2012), è stato il tentativo, riportato il 16 gennaio sempre dalla “Bild”, di insabbiare l'intera questione, intimando al giornale stesso di non pubblicare più alcun articolo sulla vicenda. 72 Il finanziamento pubblico e la Germania del 2012 I numerosi scandali sopra citati si sono pressoché sempre conclusi con le dimissioni e il ritiro a vita privata di colui che aveva intascato i fondi neri oppure che aveva goduto i favori dell'imprenditore di turno. Ciò è dovuto al fatto che in Germania il finanziamento pubblico, sia esso destinato al partito o alla fondazione, viene sottoposto a regolamentazioni a tre livelli differenti: come scrive Michael Braun su “Internazionale” del 13 aprile 2012, tali misure coincidono con “l'autocontrollo della politica, il controllo dei tribunali amministrativi e infine il controllo dell'opinione pubblica”. Opinione pubblica, che, a detta di Braun, è sempre stata “molto sensibile a questa materia”, e si è fatta ancora più attenta dopo lo scandalo Wulff, chiedendo alla classe politica maggiore attenzione e trasparenza nella gestione dei finanziamenti sia pubblici che privati. In particolare, sotto la lente d'ingrandimento è finita la poca trasparenza relativa ai compensi incassati dai parlamentari che, come secondo impiego, svolgono il ruolo di consulenti temporanei per imprese private. In questo senso è indicativo quanto riporta lo “Spiegel” del 25 giugno 2012: Peer Steinbruck, già ministro delle Finanze socialdemocratico per la Große Koalition del 2005, ha rivestito il ruolo di consulente esterno per la banca americana JP Morgan, così come per la società finanziaria KPMG, senza però - ed ecco il punto della questione - dover precisare la cifra esatta del suo 73 compenso, limitandosi a dichiarare il valore “pari o superiore a 7000 euro”. Secondo la legge attualmente in vigore, i parlamentari tedeschi hanno l'obbligo di rendere pubbliche le loro entrate secondarie (consulenze, studi settoriali, ecc.) quando queste ammontano a 1000 euro al mese o a 10mila all'anno. Inoltre, il legislatore ha fissato tre fasce in cui inserire gli emolumenti di questo tipo: la prima racchiude le entrate tra i 1000 e i 3500 euro, la seconda le somme fino a 7000 euro mentre la terza quelle superiori a 7000. Un sistema così strutturato non può soddisfare né i partiti, che si sentono accusati di poca trasparenza dall'opinione pubblica, né tanto meno l'elettorato, che non vede chiaro sia nella gestione dei finanziamenti sia nel rapporto tra mondo politico e imprenditoria. Di conseguenza sono stati fatti numerosi tentativi per modificare questo aspetto della Parteigesetz. In prima battuta, il Comitato consultivo parlamentare ha predisposto un disegno di legge in base al quale i deputati avrebbero dovuto fornire informazioni dettagliate fino a compensi pari a 150.000 euro e sette diversi livelli invece dei tre attuali. È toccato poi al FDP - che, ricordiamolo, è oggi parte della maggioranza governativa - presentare le proprie proposte, elaborate dalla fondazione “ThomasDehler”, che allargavano il campo all'intera modalità di finanziamento della politica tedesca. I liberali chiedevano di allegare al rendiconto annuale delle attività finanziarie un elenco dettagliato di quanto ciascun partito ha ottenuto dalle sponsorizzazioni. Anche il gruppo parlamentare della Spd, dopo 74 un'intensa discussione interna, ha deliberato una proposta di legge con l'obiettivo di rendere più serrata la lotta contro la corruzione parlamentare dal momento che, come ricorda sempre lo “Spiegel”, in Germania “la compravendita dei voti e la corruzione dei parlamentari sono difficili da punire”. Tutte queste proposte hanno una caratteristica in comune: sono cadute nel vuoto. La mancata attenzione dedicata alla riforma del sistema dei finanziamenti da parte dell'attuale esecutivo è dimostrata anche dalla reazione di fronte al verbale pubblicato, nello scorso aprile, dal Group of States against corruption del Consiglio d'Europa (meglio noto come GRECO). Un documento che rappresenta un campanello d'allarme alquanto preoccupante per Berlino: in esso si sostiene come la Repubblica Federale sia indietro rispetto ai partner europei soprattutto perché restia a ratificare sia la Convenzione civile sulla corruzione, firmata a Strasburgo il 4 novembre 1999 (in Italia è entrata in vigore, dopo numerosi richiami, il 28 giugno di quest'anno), sia il protocollo addizionale del 2003. Ma non solo. Il GRECO ha chiesto alle forze politiche tedesche un cambiamento quanto mai deciso anche relativamente ad un'altra questione. Il rapporto del 9 dicembre 2011 ha infatti lanciato una duplice raccomandazione: se da una parte si è ritenuta fondamentale l'introduzione di “un sistema per la pubblicazione dei costi delle campagne elettorali a livello federale”, dall'altra i Länder sono stati invitati “ad adottare misure equivalenti valide però anche per organizzazioni politiche locali non partitiche”, come le liste civiche. In sostanza, a detta del gruppo 75 di lavoro, l'intero mondo politico tedesco dovrebbe diventare ancora più trasparente al fine di evitare gli scandali verificatisi. Per dirla senza troppe perifrasi, nell'ambito della legislazione anti-corruzione l'Esecutivo Merkel avrebbe dovuto rafforzare la persecuzione contro la corruzione parlamentare. A conferma di ciò, degli osservatori attenti come gli organizzatori della campagna “Gelbe Karte für Merkel” (cartellino giallo per Merkel) - ideata proprio con l'obiettivo di sensibilizzare maggiormente i cittadini tedeschi nei confronti di una trasparenza non così ampia nell'ambito del finanziamento pubblico ai partiti - hanno dichiarato che “le raccomandazioni del GRECO sono cadute nel vuoto”. La maggioranza governativa non sembra aver colto una questione di fondo: l'opinione pubblica, sulla falsariga di quanto richiesto dal GRECO, pretende una più ampia trasparenza nella rendicontazione delle spese dei partiti per le campagne elettorali. Oltre alle raccomandazioni dei controllori del Consiglio d'Europa, un movimento in netta ascesa come il Piraten Partei - cioè il partito dei pirati - sembra essere sulla medesima lunghezza d'onda dell'opinione pubblica tedesca. Questa nuova formazione è venuta alla luce soltanto sei anni fa, il 10 settembre 2006 - nata con la volontà di ampliare e di tutelare “la libertà nel web, la libertà di download, la libertà contro le censure, contro i controlli dall'alto” (M. Braun, In Germania arrivano i pirati, “Internazionale”, 6 giugno 2012), si è recentemente espressa a favore di un ampliamento della trasparenza nel finanziamento pubblico dei partiti tedeschi. Sulla “Suddeut76 sche Zeitung” del 16 febbraio 2012 il portavoce dei pirati Sebastian Nerz ha dichiarato: “È importante che anche i finanziamenti indiretti vengano conteggiati con precisione”. Nerz ha sollevato un velo che circonda le fondazioni politiche, affermando che i sostegni economici a tali fondazioni sarebbero in realtà finalizzati all'attività politica, perché queste coprirebbero un ruolo da think tank per il partito di riferimento, raggirando così il controllo legislativo. Proprio questa presa di posizione dei pirati potrebbe essere il pungolo necessario per l'intera classe politica tedesca. I Piraten, che già alle elezioni per il Parlamento regionale di Berlino del settembre 2011 hanno ottenuto un sensazionale 8,9%, potrebbero, in caso di mancata riforma del sistema di finanziamento dei partiti, aumentare vertiginosamente i consensi, già in forte crescita (ciò è testimoniato anche dai risultati delle elezioni del Land della Saar del maggio scorso in cui i pirati hanno ottenuto un positivo 7,4 per cento e quattro seggi parlamentari) e diventerebbero così il vero ago della bilancia nelle ormai prossime elezioni politiche del settembre 2013. 77