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I marginalia del Liber Regulae

2018, Vivere la misericordia nel Trecento. Le miniature del Liber Regulae dell'ospedale romano di Santo Spirito in Sassia, a cura di Letizia Leli

L'apparato decorativo del Liber Regulae non si limita alle iniziali figurate, tese nella maggior parte dei casi ad illustrare concretamente il contenuto del capitolo relativo. Molte pagine, infatti, sono decorate anche da tralci vegetali policromi con foglie di acanto e fiori. Nel bas-de-page di nove fogli, inoltre, è inserita una coppia di medaglioni che costituiscono uno spazio pittorico definito, all'interno del quale - al pari delle iniziali - sono rappresentati alcuni aspetti del tema discusso nel corrispondente capitolo. Infine, sulla sommità della pagina, lungo il margine inferiore, accanto al testo o all'interno dei tralci d'acanto sono tratteggiati esseri umani, animali reali e fantastici colti in diverse posizioni. Non è pertanto individuabile un unico sistema decorativo: talvolta incontriamo un sovraffollamento di figure diverse, in altri casi è presente soltanto una figura. In talune pagine i marginalia costituisco-no l'unico elemento figurato accanto ad un'iniziale decorata. Queste immagini eterogenee a prima vista sembrano drôleries, presenti spesso nei codici illuminati medievali; in alcuni casi, però, sono pertinenti al testo. Di seguito verrà presentata una selezione di decorazioni marginali che possono essere divise in diverse categorie: 1. le coppie di medaglioni tondi nel bas-de-page; 2. figure in margine in evidente relazione con il testo o con la scena dell'iniziale; 3. marginalia probabilmente in relazione con il testo; 4. lettere iniziali composte da animali; 5. figure in margine su pagine prive dell'iniziale figurata; 6. animali araldici, naturali e fantastici.

I marginalia del Liber Regulae1 Philine Helas L’apparato decorativo del Liber Regulae non si limita alle iniziali figurate, tese nella maggior parte dei casi ad illustrare concretamente il contenuto del capitolo relativo. Molte pagine, infatti, sono decorate anche da tralci vegetali policromi con foglie di acanto e fiori. Nel bas-de-page di nove fogli, inoltre, è inserita una coppia di medaglioni che costituiscono uno spazio pittorico definito, all’interno del quale – al pari delle iniziali – sono rappresentati alcuni aspetti del tema discusso nel corrispondente capitolo. Infine, sulla sommità della pagina, lungo il margine inferiore, accanto al testo o all’interno dei tralci d’acanto sono tratteggiati esseri umani, animali reali e fantastici colti in diverse posizioni2. Non è pertanto individuabile un unico sistema decorativo: talvolta incontriamo un sovraffollamento di figure diverse, in altri casi è presente soltanto una figura. In talune pagine i marginalia costituiscono l’unico elemento figurato accanto ad un’iniziale decorata. Queste immagini eterogenee a prima vista sembrano drôleries, presenti spesso nei codici illuminati medievali; in alcuni casi, però, sono pertinenti al testo. Certamente ogni interpretazione non può che rimanere nell’ambito delle ipotesi. Bisogna infatti considerare quanto temi e motivi decorativi circolassero liberamente all’interno delle botteghe, oltre che tra botteghe diverse; risulta pertanto arduo capire se un artista si ispirasse al testo o inserisse in modo spontaneo un elemento figurativo senza considerare il contenuto trattato nel capitolo3. Per quanto riguarda la miniatura italiana del Due e Trecento, tale fenomeno non è stato oggetto di studi sistematici4. Di seguito verrà presentata una selezione di decorazioni marginali che possono essere divise in diverse categorie: 1. le coppie di medaglioni tondi nel bas-de-page; 2. figure in margine in evidente relazione con il testo o con la scena dell’iniziale; 3. marginalia probabilmente in relazione con il testo; 4. lettere iniziali composte da animali; 5. figure in margine su pagine prive dell’iniziale figurata; 6. animali araldici, naturali e fantastici. 1. Medaglioni nel bas-des-page come continuazione dello spazio narrativo dell’iniziale L’uso dei medaglioni nel bas-de-page del Liber Regulae trae ispirazione da una bibbia bolognese del Duecento – già dell’Ordine di Santo Spirito e oggi conservata all’Escorial – nella quale tale elemento compositivo si trova piuttosto di frequente5. Nel Liber Regulae i medaglioni creano un legame con l’immagine contenuta nell’iniziale, la quale fornisce un’illustrazione del testo6. Un caso particolare, tuttavia, è costituito da f. 15v dell’incipit: qui infatti le miniature a margine del bas-de-page descrivono il contenuto del testo molto più della I iniziale, raffigurante Cristo in piedi, a mo’ di statua, all’interno di una nicchia (tav. 1). Il bordo inferiore, invece, ospita una rappresentazione simbolica dell’istituzionalizzazione dell’Ordine di Santo Spirito: il papa in trono impugna con la mano sinistra un libro aperto – da interpretare come la Regola – mentre consegna con la destra l’abito dell’Ordine e l’immagine della Vera Icona ai confratelli in ginocchio, collocati all’interno dei due medaglioni. Dalla sinistra del campo pittorico si avvicina in volo un angelo che sorregge la doppia croce, simbolo dell’Ordine7. Per quanto riguarda la composizione, in questo caso i medaglioni e le figure marginali formano un continuum della narrazione, come è di uso comune anche nella miniatura bolognese di questo genere. Nel Liber Regulae, tuttavia, è presente un’eccezione: qui l’artista sfrutta tutto lo spazio a disposizione e usa a suo vantaggio anche le diverse sezioni del campo pittorico per mettere in luce la “natura altra” dell’angelo e del papa. Infatti Innocenzo III non viene presentato solo in qualità di fondatore dell’Ordine di Santo Spirito ma è raffigurato anche nell’atto di porre i piedi su un drago e un leone, alludendo alle parole del Vecchio Testamento e sottolineando così il significato allegorico del papato come potere spirituale in terra8. I fratelli all’interno dei medaglioni, invece, rappresentano in modo più concreto i membri dell’Ordine coevi e come tali tornano in tutti gli altri medaglioni. Philine Helas 96 In tutti gli altri casi i medaglioni si qualificano come una continuazione del tema già sviluppato nell’iniziale: al principio del cap. XIII dedicato all’accettazione dei malati, la lettera D configura lo spazio di una sala ospedaliera mettendo in scena la cura spirituale dei malati tramite la confessione, menzionata nel testo, e il sacramento della comunione, trattato nel capitolo seguente9 (tav. 16). Nei medaglioni è istoriata una processione che si muove in direzione di un gruppo di chierici che celebra la messa, evocando così le funzioni religiose dell’ospedale. Tuttavia sono presenti anche altre figure marginali che potrebbero essere messe in relazione con il tema della Regola: sul tralcio situato al di sopra della scena della confessione è aggrappato un uomo, completamente nudo ad eccezione degli stivali, aggredito da due uccelli, uno dei quali becca il suo pene. L’immagine potrebbe simboleggiare i peccati carnali come argomento della confessione e le conseguenti punizioni infernali previste10. Anche l’uomo villoso, dall’aspetto selvaggio, che si arrampica sul ramo lungo il margine sinistro della pagina, potrebbe alludere al male che fugge dal malato nel momento in cui questi riceve la comunione nel suo letto d’ospedale. Le decorazioni dei capp. XXIX11, XXXI12, XXXII13 e LXXXV14 replicano un medesimo schema compositivo (tavv. 35, 40, 41, 44), nel quale l’iniziale è dedicata alla rappresentazione dell’autorità del precettore, mentre i medaglioni mostrano i diversi tipi di penitenze assegnate ai membri dell’Ordine e al personale dell’ospedale, a seconda delle regole infrante. Particolarmente significativa sembra la scena rappresentata nell’ultimo capitolo menzionato, dedicato alla punizione inflitta agli inservienti litigiosi: la pena prevista per il colpevole era la fustigazione e la cacciata dall’ospedale privo di vesti (tav. 44). Questo momento viene illustrato mediante un espediente figurativo piuttosto interessante: l’espulso, infatti, non si trova più completamente all’interno del medaglione ma sulla sua cornice. La soglia reale tra l’interno dell’ospedale e l’esterno viene qui eloquentemente tradotta nello spazio pittorico: la persona lascia l’ambiente definito e sicuro del medaglione – che evidentemente simboleggia l’ospedale – per ritrovarsi nel mondo tendenzialmente inquietante dei marginalia. Invece la miniatura del cap. XXXIII, relativo all’ufficio delle ore, presenta una soluzione compositiva diversa15. Nell’iniziale vediamo i confratelli riuniti in chiesa sotto lo sguardo vigile del precettore mentre all’interno dei medaglioni sono ospitati sulla sinistra un fratello e sulla destra una sorella con l’abito dell’Ordine (tav. 28). Entrambi hanno in mano una corona di preghiera, già in uso prima della diffusione del rosario per rammentare l’esatto numero di preghiere da recitare. Le due figure, tuttavia, non sembra- no particolarmente raccolte in preghiera e il modo in cui vengono rappresentate ricorda più quello di una coppia di amanti. La messa in scena della prassi devozionale è inoltre accostata all’immagine più erotica di tutto il codice: lungo il lato sinistro dell’iniziale, infatti, una giovane donna, con una veste quasi trasparente che mette in evidenza il suo corpo, si stiracchia leziosamente; inoltre, mentre cerca di cogliere con la mano sinistra un bocciolo dai rami della decorazione sovrastante, alza con la destra la gonna, scoprendo la gamba e mostrando una deliziosa sottoveste di pizzo. Posizionata su un piedistallo, la figura muliebre sembra un idolo: con ciò si intende forse evocare le critiche formulate dalla Chiesa nei confronti delle statue antiche. Inoltre, il gesto del cogliere, nel suo riferimento ad Eva che prende la mela, ricorda il peccato originale, suggerito anche dall’atteggiamento del fratello che, pur essendo innanzi a un leggio, volge lo sguardo in direzione della donna. Nel cap. LVIII – dedicato alla cerimonia da seguire nell’eventualità che un fratello o un pellegrino morisse in ospedale – l’iniziale illustra la veglia funebre, mentre i medaglioni descrivono i momenti immediatamente successivi al rito, cioè la processione e la sepoltura del defunto16 (tav. 27). In conclusione: tutti i medaglioni si trovano in stretta relazione con la rispettiva iniziale e forniscono così un commento figurato al testo. In questo senso non fanno parte del mondo marginale. Ciò nondimeno è possibile osservare una certa organizzazione gerarchica delle varie sezioni della pagina: il precettore, il papa o altri dignitari compaiono sempre nell’iniziale figurata, mentre nei medaglioni sono rappresentati la comunità dell’ospedale, i confratelli, le sorelle e i servi, questi ultimi, frequentemente, nel ruolo di penitenti. 2. Figure in margine in relazione col testo o con l’iniziale In alcuni casi l’artista utilizza le figure marginali per sviluppare il tema dell’iniziale. Questa prassi è evidente nel cap. IX, in cui si dispone che durante la settimana un chierico debba occuparsi della lettura durante la mensa17 (tav. 34). Nell’iniziale si vedono cinque fratelli riuniti a tavola, mentre il chierico, posto sul margine sinistro della pagina – al di fuori quindi sia dell’iniziale che dei tralci vegetali – è seduto in cattedra e sfoglia un libro aperto. La figura che indossa un vestito rosso, posta al di sotto del chierico, sembra cadere, come a voler sottolineare una condizione di instabilità determinata dalla sospensione su di uno spazio vuoto. Mentre l’immagine della mensa e quella del chierico sono semanticamente connesse, gli animali che appaiono al di sopra e al di sotto della scrittura – alcuni dei quali dotati di notevole naturalismo – non sono collegati alle raffigurazioni principali. Di più difficile interpretazione è la relazione tra l’iniziale e la decorazione marginale nel cap. LXX dedicato all’ammissione nell’Ordine, rituale culminante nel pronunciamento dei voti al cospetto del precettore e della comunità18 (tav. 9). Nel margine inferiore appaiono tre figure: un danzatore con gli arti distorti e i vestiti ornati – in linea con il novizio, come si trattasse di un suo alter ego – che sembra muoversi a passo di danza seguendo la musica dei due suonatori di cornamusa, i cui strumenti sono contrassegnati dalla doppia croce dell’Ordine. Grazie alla presenza di questo segno i suonatori si qualificano come appartenenti all’ospedale, benché la loro funzione rimanga incerta19. Oltre al chierico impegnato nella lettura, queste sono le uniche figure marginali che si presentano esplicitamente come parte della comunità ospedaliera. I marginalia del Liber Regulae 3. Marginalia che possono essere interpretate come commento al tema del capitolo e all’iniziale Come già detto in merito alla decorazione del cap.XXXIII (tav. 28), le figure marginali possono talvolta essere interpretate, oltre che come un’illustrazione del testo, anche come un commento del miniatore. Questa, tuttavia, rimane un’ipotesi poiché di fatto nel Liber Regulae è presente più di un modo di concepire la composizione e sicuramente anche più di una mano d’artista. Il cap. III, dedicato all’accettazione del novizio, è l’unico decorato con due iniziali e mostra un arricchimento del mondo marginale nella seconda pagina20 (tavv. 12 e 15). Il serpente che si muove a sinistra in direzione dell’iniziale, all’interno della quale il precettore copre il novizio con il mantello dell’Ordine, può essere interpretato come una rappresentazione del male, dal quale il novizio viene protetto grazie al segno della croce, citato nelle parole del testo: «Per hoc signum crucis fugiat a te omne malignum et Christus te preducat ad regnum eternum. Amen». Un altro pericolo è costituito dal cane nero che si lancia dalla voluta sulla sinistra per inseguire la lepre che cerca riparo nella voluta posta sul lato destro (tav. 12). A partire dal f. 31v la maggiore ricchezza formale e cromatica sia delle iniziali che del mondo marginale suggerisce l’ipotesi dell’intervento di un altro artista. Il cap. V riporta la preghiera da recitare ogni volta che un bambino viene offerto all’Ordine21. Nell’iniziale vediamo una coppia di spalle – probabilmente i genitori – che assiste alla cerimonia mentre il bimbo viene sorretto da due confratelli sopra l’altare (tav. 8). La lettera D si conclude sulla sinistra in due volute d’acanto: all’interno di quella superiore è inserito un giovane uomo; in quella inferiore uno anziano. Entrambi sembrano lottare contro i tralci vegetali che chiudono il cerchio al cui interno sono raffigurati: non è da escludere che l’immagine simboleggi le restrizioni alle quali andrà incontro il bambino dalla gioventù fino alla vecchiaia. Il cap. VII regola il comportamento da seguire durante la mensa e ordina che tutti i confratelli si riuniscano insieme per il pasto22 (tav. 32). L’iniziale raffigura il precettore e altri quattro membri della comunità seduti attorno ad una tavola imbandita. Accanto a quest’immagine, lungo il margine sinistro, è ritratto un uomo barbuto con un vestito rosso, parzialmente coperto da un panno abbondante come un lenzuolo, colto nell’atto di indossare le calze. Si tratta forse di una persona che ha fretta e teme di arrivare in ritardo? Un altro elemento curioso è costituito dall’uccello nella sezione inferiore della pagina, caratterizzato da un lungo becco e che, al posto del ventre, mostra il volto di una giovane donna, le cui trecce si tramutano nelle zampe di un volatile. Figure fantastiche che hanno un secondo volto in luogo del corpo sono molto frequenti nell’arte cristiana e di solito impersonano figure demoniache. Tuttavia, anche se in questo caso manca una caratterizzazione chiaramente diabolica del viso, forse la sua presenza in questa pagina potrebbe alludere al vizio della gola, visto che l’uccello si trova al di sotto della ricca tavola imbandita, presso cui siedono un precettore e due personaggi alla sua destra in evidente sovrappeso23. Il cap. XLI è dedicato agli orfani e all’accoglienza delle partorienti nell’ospedale; ai due aspetti si allude nell’iniziale per il tramite di una balia impegnata ad allattare un neonato e di una donna visibilmente gravida, la quale viene accolta da una suora e da un confratello24 (tav. 25). A sinistra dell’iniziale, invece, appare un uomo barbuto che suona un lungo corno. La sua nudità non viene coperta dal panno rosso, che funge soltanto da accessorio in movimento (bewegtes Beiwerk), svolazzante e in posizione tale da esporre il suo membro maschile25. L’esposizione esplicita della nudità è qui chiaramente in relazione all’argomento della gravidanza e della nascita e si riferisce, quindi, all’atto della procreazione: l’erezione, infatti, viene simbolicamente figurata attraverso il corno. Il cap. LXXV contiene solo le parole del giuramento del precettore mentre l’iniziale riproduce la cerimonia al cospetto del papa26 (tav. 2). Nel bas-de-page si trovano quattro figurine, le quali – nonostante la loro collocazione apparentemente discontinua tra tralci vegetali e animali fuori misura – formano nell’insieme una scena mondana: una giovane donna danzante alza le braccia accompagnata da un suonatore di liuto, mentre due uomini con scarselle ben fornite di soldi assistono al balletto. Queste azioni, nel loro insieme, potrebbero simboleggiare i divertimenti dai quali il precettore deve astenersi. Solo in un altro caso, nel cap. LXX, dedicato all’ammissione del novizio, si trova nel bas-de-page una scena analoga di mu- 97 Philine Helas 98 sica e danza (tav. 9), mentre nel cap. LXXXVI, durante la cerimonia di accettazione di un fratello, una figura maschile nel margine fa risuonare un lungo corno27 (tav. 13). Sembra allora di un certo interesse notare come l’artista abbia incluso nella raffigurazione l’elemento della musica – relativamente poco presente in tutto il Liber Regulae – proprio in concomitanza dei tre capitoli, strutturalmente interconnessi, dedicati ai momenti cerimoniali e pubblici: la promessa, i voti e la designazione del precettore28. La musica esprime forse una sorta di ordine a cui l’individuo è tenuto a sottostare, così come il novizio, il fratello e poi il precettore devono sottomettersi alla Regola? Il f. 202v, che illustra il cap. LXXV, è tra quelli che presentano una cospicua quantità di animali (tav. 2). Sul tralcio nel margine superiore sono appollaiati due pappagalli in simmetria assiale, diversi solo nei colori, che sembrano richiamare gli uccelli ornamentali della Bibbia dell’Escorial29, mentre altri tre uccelli, dalle movenze più vivaci, si muovono lungo il margine sinistro su un tralcio d’acanto sul quale sta per arrampicarsi anche un piccolo orsetto, ovviamente rappresentato fuori scala. Nel bas-depage, invece, tra il suonatore e la danzatrice sono collocati una volpe e un altro uccello che sta beccando alcune bacche germogliate dalla decorazione ornamentale. Il foglio si presenta dunque sovraffollato ed eterogeneo, quasi frutto di una progressiva apposizione piuttosto che il risultato di un progetto unitario. Le figure marginali del f. 216v, dedicate al tema della caccia, non sono connesse al contenuto del cap. LXXXVI, relativo alla vestizione del nuovo confratello, momento culminante del Capitolo generale30 (tav. 13). Sebbene la caccia sia uno dei temi più popolari nella miniatura, nel Liber Regulae è presente solo qui. Nel margine superiore un selvaggio tende l’arco per colpire un cervo ferito e in fuga, mentre nel margine inferiore un capriolo si accorge di un cane alle sue spalle. Inoltre all’interno della voluta d’acanto, che conclude la lettera V miniata, è inserito un uomo di spalle a testa in giù – motivo figurativo preso in prestito dalla Bibbia dell’Escorial31 – che sembra volersi liberare dal viticcio. È interessante notare come tale raffigurazione, in stretta analogia con le figure sopra citate del f. 31v (tav.8), compaia in relazione ad un momento in cui il destino umano viene fissato: nel primo caso il bambino è destinato alla vita monastica, nel secondo l’uomo decide di lasciare il mondo laicale entrando definitivamente nell’Ordine. Ai due momenti di chiusura si ribellano queste figure che sembrano lottare, rendendo evidente la costrizione. L’iniziale del cap. XCII è un raro esempio in cui una figura isolata viene rappresentata in luogo di una scena. Il Fig. 1 - Liber Regulae, iniziale figurata con volto di santo, metà sec. XIV, ASR, Ospedale di S. Spirito, vol. 3193, f. 229v. vecchio santo con la barba lunga e un libro in mano potrebbe essere identificato come san Pietro, simbolo del papato32 (fig. 1). Nel testo viene prescritto che nessun membro dell’ospedale debba mai rivelare questioni disoneste riguardanti l’istituzione o i confratelli, se non al papa, ai confratelli o al visitatore. A quali episodi disonesti ci si riferisce? L’immagine posta lungo il margine sembra suggerire un’indicazione in merito: è presente un uomo che incede lungo una scala, sostenendo sulla spalla un grande boccale. Potrebbe essere un cellario che consegna il vino alla mensa dei fratelli, vino esibito in modo non proprio ascetico in ben cinque scene di lauti banchetti33 (tavv. 31-35). Forse il boccale allude anche alla capacità del vino di sciogliere la lingua, con il pericolo conseguente di diffondere impropriamente affari interni all’Ordine. Nei casi qui presentati a titolo esemplificativo sembra quindi esistere una relazione di significato tra testo, iniziali miniate e figure marginali che interagiscono tra loro e con il tema trattato nel capitolo. 4. Lettere iniziali composte da animali L’iniziale in forma di animale e le decorazioni marginali hanno due tradizioni diverse ma entrambe costituiscono dei “luoghi” dove riunire elementi decorativi con motivi legati al testo o in qualche modo interpretabili come Fig. 2 - Liber Regulae, iniziale figurata con volto barbuto, metà sec. XIV, ASR, Ospedale di S. Spirito, vol. 3193, f. 134v. 5. Figure marginali su pagine prive dell’iniziale figurata Sui folia in cui le iniziali sono decorate più semplicemente con forme geometriche e vegetali le figure marginali acquistano un peso preponderante. Si tratta di una manciata di occorrenze: su una cinquantina di iniziali decorate, sono dieci i casi in cui viene inclusa una figurazione marginale41. Come si è detto per ciò che concerne la decorazione delle lettere, anche in questo contesto figurativo ogni soluzione rappresenta un unicum, né è pertanto possibile isolare motivi o composizioni ripetute più volte. Questo riguarda ad esempio il f. 32r (fig. 3), dove al margine dell’iniziale vediamo un putto nudo intento ad arrampicarsi sul tralcio per afferrare un uccello che si difende beccandolo42. Non è da escludere che tale motivo sia una ricezione dall’antico: simili putti nudi che si muovono all’interno di viticci, infatti, erano visibili sulle colonne tortili in San Pietro43 (fig. 4). Poco al di sopra del putto nudo, all’interno della voluta d’acanto, è ritratta la testa di un giovane che, diversamente dalle altre figure del codice, sembra appena abbozzata: il viso e i capelli, infatti, sono modellati con grande cura ma non sono stati colorati. E proprio a partire da questo foglio si individua la mano di un altro artista, come è evidente nel confronto tra I marginalia del Liber Regulae tali. Nel Liber Regulae sono cinque i casi in cui l’iniziale zoomorfica si fonde con l’iniziale istoriata34 e in due casi queste sembrano contribuire alla comprensione del testo. Il cap. XXV, dedicato al rispetto del silenzio durante la mensa, espone come sia possibile comunicare senza parlare né disturbare chi legge35. La lettera A, in cui sono raffigurati i membri dell’ospedale seduti e serviti a tavola, è costituita da un drago, con la testa simile a quella di un lupo, immortalato nell’atto di addentare un uccello bianco, forse una gallina, che – letteralmente – è stata così messa a tacere36 (tav. 33). I tralci che circondano il testo sono popolati da diversi animali, in parte fantastici, come il drago in alto, e in parte studiati dal vero, come il cavallo e il rapace sulla roccia. Appare poi subito evidente il considerevole numero di volatili presenti: nella voluta d’acanto che si sviluppa a partire dalla lettera osserviamo un uccello nel nido con i piccoli, disegnato con grande naturalismo; altri due volatili si colpiscono vicendevolmente contendendosi un verme che sbuca dall’acanto, mentre un altro uccello aggredisce il collo di un drago. Al di sotto del testo, nell’angolo sinistro, siede una figura con i capelli ritti, ritratta nell’atto di battere le mani come per incitare due animali fantastici alla lotta37. L’atteggiamento di queste figure contrasta con il banchetto dei fratelli e con le parole del testo, relative all’ascolto della lettura sine tumultu, giacché il tumulto sembra essere il risultato della libera iniziativa dell’artista. La S iniziale del cap. XXX, che descrive il Capitolo tenuto dal precettore con i fratelli e le sorelle, è composta da due draghi, con teste di lupi, che separano i due gruppi come per evitare un contatto tra loro38 (tav. 5). Il capitolo seguente, infatti, è dedicato alle tentazioni che possono sorgere a causa di una condizione di promiscuità tra uomini e donne. La S iniziale del f. 132r, al contrario, non ha il corpo di un drago ma termina con la testa di un asino intento a ruminare l’acanto39 (tav. 21). Il capitolo descrive l’ospitalità offerta ai religiosi in viaggio: l’asino, pertanto, simboleggia qui l’umiltà a cui devono aspirare i religiosi, impersonati da un francescano e da un eremita agostiniano. La N iniziale del f. 134v, costituita da un drago che avvicina il muso ad una brocca, non contiene una scena narrativa ma la testa di un uomo anziano barbuto e con turbante (fig. 2). Il cap. XLVIIII affronta un argomento difficile da illustrare, poiché prescrive che nessun membro dell’Ordine debba edificare una chiesa o una casa40. Forse la figura con le sembianze di uno straniero si riferisce al testo del capitolo precedente, leggibile sopra la sua testa: «peregrinorum tantum et forensium poterit deposita custodire». L’uccello che dorme tranquillamente nella voluta d’acanto e il drago che non riesce ad infilare la testa nella brocca potrebbero rappresentare “il deposito sicuro”. 99 Philine Helas 100 Fig. 3 - Liber Regulae, iniziale decorata con putto sul margine sinistro, dettaglio, metà sec. XIV, ASR, Ospedale di S. Spirito, vol. 3193, f. 32r. Fig. 4 - Putto che si arrampica su colonna tortile antica, Roma, San Pietro, Loggia di Sant’Elena. i putti nudi sui ff. 25v (tav. 15), 26v (tav. 12) e 32r (fig. 3). Quest’ultimo infatti presenta una resa anatomica e un modellato più simile al vero in termini di tridimensionalità e naturalezza, come anche il soprastante giovane ritratto di tre quarti e rivolto verso l’osservatore, unico esemplare di questo tipo dell’intero codice. A parere di chi scrive il dettaglio è da leggere in corrispondenza con la decorazione dell’iniziale: questa al suo interno contiene un grande punto d’oro incorniciato come se fosse uno specchio tondo, tipicamente medievale, che riflette il viso di chi produce la miniatura. Si potrebbe dunque ipotizzare che il giovane immortalato sia un autoritratto dell’artista, il quale sarebbe stato da lì in poi l’unico artefice della decorazione miniata44. Il cap. XXVII è dedicato all’ordine che i chierici devono tener a mensa, sedendo in base al loro grado e in ogni caso prima dei laici45. Il lato sinistro della D iniziale, decorata solamente con foglie d’acanto ornamentali, è collegato ad un’architettura che consiste di un portale aperto e di una scala, dalla quale scende un vecchio barbuto affaticato sotto il peso di un cinghiale (tav. 30). L’animale potrebbe essere destinato alla cena per i membri dell’Ordine, riuniti a tavola nell’iniziale della pagina seguente46. Il cap. XXXIX disciplina i periodi e le modalità per fornire le vesti ai poveri47. Nel margine superiore un cane ibrido, con una zampa che si trasforma in ala, abbaia e digrigna i denti (tav. 20). Il motivo del cane che aggredisce è un attributo dell’allegoria della povertà così come veniva dipinta nella basilica inferiore di san Francesco ad Assisi (fig. 5). Già con le parole di Dante, che paragonava il furore dei diavoli a quello dei cani che assaltano i mendicanti, si alludeva all’atteggiamento della società nei confronti dei poveri48. Con questo significato appare a Firenze negli affreschi della cap- pella Baroncelli a Santa Croce (1332-1338) e nella cappella Strozzi a Santa Maria Novella (1365), oppure a Pistoia nella chiesa di San Francesco (prima del 1343)49. Nel Liber Regulae l’animale si volta in direzione della parola pauperum – che appare sotto di lui – ma anche in direzione di un uomo, posto accanto all’iniziale, che si allontana tenendo un panno sulle spalle. I suoi vestiti singolari potrebbero alludere alle vesti ricevute in elemosina. I marginalia del Liber Regulae 6. Animali tra naturalismo, araldica e fantasia Tra le figure marginali del Liber Regulae gli animali sono molto più numerosi degli uomini. Sono presenti sia animali eseguiti con grande naturalismo, sia animali che ricordano l’araldica, sia bestie mostruose composite e ibride. È impossibile elencarle tutte: di seguito, pertanto, saranno messi in luce alcuni esempi relativi alle diverse categorie enumerate. Una delle più belle rappresentazioni naturalistiche si trova nel cap. LV, dove gli animali sparsi attorno al testo formano quasi una scena pastorale (tav. 7): un rapace osserva la situazione da sopra un tralcio, al lato un vecchio munge un capriolo, in basso pascolano due capre e un riccio50, nella voluta è inserita la testa di un caprone dal fare arcigno51, mentre al termine dell’asta della F due draghi si intrecciano in modo ornamentale. Il folio sembra in qualche modo un luogo paradisiaco, all’interno del quale uomini, animali domestici, selvaggi e fantastici convivono pacificamente. L’animale araldico invece non è caratterizzato da uno spiccato naturalismo ma soggiace di norma allo stile dell’epoca, come i due leoni del cap. LVII, dai corpi snelli, e dalla chioma, unghie e code pronunciate (tav. 14). Visto che nel testo viene discusso il posizionamento sull’abito della doppia croce, segno distintivo dell’Ordine, i felini potrebbero rappresentare un segno distintivo del committente, ovvero il suo stemma contenente un leone rampante52. Lo stemma del committente è anche incluso nello spazio marginale del cap. XCI, inerente all’autorità del precettore sui confratelli53 (tav. 48). In parte gli animali marginali sono posizionati in modo tale da risultare elementi decorativi, disposti simmetricamente o in modo da conferire un accento alla composizione della pagina. Questo è il caso ad esempio del f. 171r dove, ad una semplice iniziale decorata, è accostato un tralcio terminante in due volute d’acanto, una nel margine superiore e una in quello inferiore, nelle quali sono disposti due cavalli, uno rosso e uno bianco, in posizione speculare54 (fig. 6). Si presentano invece in simmetria assiale i pappagalli sul f. 202v (tav. 2) e i draghi sul f. 148v (tav. 7). Mentre tanti animali quadrupedi sono ben riconoscibili e danno l’impressione di essere stati disegnati secondo natura, Fig. 5 - Bottega di Giotto, Allegoria della Povertà, dettaglio, prima metà sec. XIV, Assisi, San Francesco, basilica inferiore. gli uccelli, di solito molto colorati e con becchi lunghi, tendono al fantastico e sono spesso ibridati con altri animali non volatili55. Tra gli animali ibridi sono particolarmente originali un centauro col corpo di leone sul f. 93r, descritto mentre suona una cornamusa col segno della doppia croce, probabilmente un’altra allusione all’animale araldico del committente (tav. 40)56. Un’altra immagine insolita è il già menzionato uccello con il corpo trasformato in una testa di donna giovane e bella, le cui trecce si trasformano in zampe di volatile (tav. 32). 7. Conclusioni Riassumendo dobbiamo constatare come nel Liber Regulae manchi un’organizzazione compositiva uniforme della pagina e delle raffigurazioni marginali. Esiste uno schema 101 Philine Helas 102 per quanto riguarda l’iniziale – decorata, istoriata o figurata che sia – e il tralcio d’acanto stilizzato che affianca o circonda il testo; tuttavia, sia la struttura delle iniziali sia le forme del viticcio con i suoi abitanti sono molto differenti tra loro. Le figure marginali sono tutte originali, non si ripetono né diventano seriali. Inoltre non sono presenti in tutte le pagine: possiamo constatarne una concentrazione all’inizio del codice, l’assenza tra i capp. XIII e XXI, mentre fino al cap. XLIX ogni seconda iniziale è accompagnata da figure marginali, indipendentemente dal fatto che sia decorata o figurata. Tra i capp. LV e LXXV, e poi tra LXXXX e CIIII è possibile notare nuovamente una grande varietà di figure marginali. Nella parte centrale del codice si addensano le iniziali decorate accompagnate da figure marginali: qui forse potrebbe riconoscersi la mano di un altro artista, il quale sfrutta piuttosto il potenziale decorativo di queste immagini, senza mostrare l’intenzione di conferire loro una connessione semantica con il contenuto del testo57. Bisogna inoltre tenere nel debito conto la grave perdita di alcune pagine avvenuta durante il restauro settecentesco: i fogli 50v (tav. 29), 75v (tav. 36), 132r (tav. 21), 134r (tav. 24), 239r (tav. 49), 240v (tav. 50), 241v (tav. 46), infatti, sono stati rifilati soprattutto nella parte inferiore, dove avremmo forse trovato altre immagini. Non sappiamo se la causa del drastico intervento conservativo sia stata la muffa che aveva aggredito il codice o il deperimento causato dall’usura: queste pagine, infatti, essendo dedicate alle attività dell’Ordine riguardanti gli ospiti – ai quali con ogni probabilità erano mostrate – venivano sfogliate più frequentemente di altre. Come già detto, nella maggior parte dei casi il mondo marginale è collegato con il testo o con l’immagine che decora l’iniziale, si tratti dei medaglioni che si trovano nel basde-page o di figure singole, come il chierico che legge durante la cena e i suonatori di cornamusa contrassegnati con lo stemma della doppia croce dell’ospedale. Esistono tuttavia una pluralità di relazioni tra lettere iniziali, figure marginali e testo che difficilmente possono essere individuate in maniera univoca. In alcuni casi, a parere di chi scrive, l’artista sembra contrapporsi volutamente a quello che prescrive la regola, dipingendo ad esempio un “idolo” erotico accanto alla scena della messa o un uomo col membro maschile nudo accanto alla cura delle partorienti e dei trovatelli nel cap. XLI. In altri casi il miniatore sembra ispirarsi ad una parola che appare nel testo accanto all’immagine, come nel cap. XXV, dove il “tumulto” circonda il silenzio della mensa, o nel cap. XLVIIII, in cui un uomo barbuto appare vicino alla menzione nel testo dei pellegrini e dei forestieri. Benché diverse figure umane siano incluse nel mondo marginale, è di gran lunga superiore la rappresentazione di ani- Fig. 6 - Liber Regulae, iniziale decorata, sui margini due cavalli simmetrici, metà sec. XIV, ASR, Ospedale di S. Spirito, vol. 3193, f. 171r. mali reali o fantastici, in particolare di uccelli. Inoltre, mentre osserviamo diversi animali domestici e selvaggi dipinti con grande naturalismo, mancano sia quelli acquatici sia quelli esotici, come scimmie, cammelli o elefanti. Solo una volta compare un animale che ricorda una scimmia (f. 41v, tav. 34), pur essendo quest’ultima uno dei motivi preferiti nella miniatura francese e fiamminga tra il XII e il XIV secolo58. Questa, tuttavia, non è l’unica differenza con la miniatura nordica, anche l’uso dei marginalia è sostanzialmente diverso, soprattutto quando si tratta di scene figurate. Esemplificando, in quest’ultima si trovano di solito nel margine: 1. scene aventi come protagonisti esseri umani (scene quotidiane, di caccia, di gioco o cerimonie); 2. scene della vita umana interpretate da animali; 3. interazioni tra uomini e animali con ruoli invertiti (la lepre che dà la caccia al cacciatore); 4. interazioni tra uomini e animali fantastici, spesso in forma di lotta. In tutte le categorie spesso domina il carattere umoristico o burlesco, incluse le oscenità e le figure scatologiche. Nel Liber Regulae invece non troviamo animali nel ruolo di esseri umani, né modo di mostrare scene di vita quotidiana, è possibile isolare sempre lo stesso impaginato: scene nel bas-de-page e figure mostruose e grottesche di misura più grande nelle parti laterali, nonostante fossero quattro gli artisti al lavoro60. Il Liber Regulae invece si presenta proprio nelle parti marginali e nelle lettere iniziali decorate, tutte diverse tra loro, come un ambito di sperimentazione, il che potrebbe indurci a pensare a una bottega eterogenea entro la quale lavorassero artisti con esperienze diverse61. In tutte le pagine, tuttavia, sia le iniziali che le figure marginali sembrano realizzate sempre dalla stessa mano, ad eccezione dei ff. 3r e 26r e dei capp. LXII e LXIV che sono da attribuire ad un artista diverso dal maestro principale. Quest’ultimo potrebbe forse essere stato un giovane maestro che poteva dimostrare le sue abilità nella “terra di nessuno” romana e il fatto che non esista nessun’altra opera riconducibile alla sua mano potrebbe spiegarsi con una morte prematura. Il testo è una versione abbreviata di P. HELAS, Der Miniator als Kommentator? Zum Verhältnis von Initialen und Randfiguren im Liber Regulae, in Caritas im Schatten von Sankt Peter. Der Liber regulae des Hospitals von Santo Spirito in Sassia: Eine Prachthandschrift des 14. Jahrhunderts, a cura di G. DROSSBACH - G. WOLF, Regensburg, Pustet, 2015, pp. 111-128. Si ringraziano Carlo Caloro e Michela Corso per la revisione italiana del testo. 2 Per la ricerca sul tema delle figure marginali in generale, cfr. L.F. SANDLER, The Study of Marginal Imagery. Past, Present, and Future, in «Studies in Iconography», 18 (1997), pp. 1-49 e L. KENDRICK, Making sense of marginalized images in manuscripts and religious architecture, in A companion to medieval art. Romanesque and Gothic in northern Europe, a cura di C. RUDOLPH, Oxford, Wiley-Blackwell, 2006, pp. 274-294. 3 L’interpretazione dei marginalia è molto discussa, cfr. M. CAMILLE, Image on the edge. The margins of medieval art, London, Reaktion Books, 1992; J. HAMBURGER, Recensione a M.Camille, Image on the Edge: The Margins of Medieval Art, in «The Art Bulletin», 75 (1993), pp. 319-327; G.B. GUEST, A Discourse on the Poor: The Hours of Jeanne d‘Evreux, in «Viator», 26 (1995), pp.153-180; P. HARDWICK, The Monkeys’ Funeral in the Pilgrimage Window, York Minster, in «Art history», 23 (2000), pp. 290-299. 4 L.F. SANDLER, The Study of Marginal Imagery. Past, Present, and Future, in «Studies in Iconography»… cit., p. 1, e recentemente A. HOFFMANN, Die Bibel von Gerona und ihr Meister, Berlin, Deutscher Kunstverlag, 2013. 5 El Escorial, Real Biblioteca, ms. A. I. 5, per il suo ruolo come modello, cfr. A. HOFFMANN, Der Liber Regulae und die Bologneser Bibel des Escorial - die Unbekannten einer Beziehung, in Caritas im Schatten... cit., pp. 61-66. 6 Ff. 3r, 15r, 49r, 91v, 93r, 100r, 103v, 162r, 215v. 7 L’origine divina di questo contrassegno è tramandata in forma testuale solo a partire dal codice dell’ospedale di Saint-Esprit di Digione, della metà del Quattrocento, in cui è narrato che un angelo apparve a Innocenzo III tenendo in mano una croce doppia; cfr. P. GUERRINI, La storia della fondazione dell’ospedale di Santo Spirito in un manoscritto illustrato del secolo XV, in L’antico ospedale di Santo Spirito dall’istituzione papale alla sanità del terzo millennio (Convegno internazionale di studi, Roma, 15-17 maggio 2001), Roma, 2001-2002, vol. 1, pp. 143-162: 153, fig. 8. 8 Salmo 90 (91), 13: «Camminerai su vipere e serpenti, metterai sotto i tuoi piedi leoni e draghi». 9 Ff. 49v-50r, De honestate fratrum et eorum servitio circa infirmos. 10 Un motivo simile si trova nella Bibbia dell’Escorial con un re malato nel letto e, al di sopra, una figura nuda che viene minacciata da un uccello col becco spalancato (Real Biblioteca, ms. I. 5, f. 142r). 11 F. 91v, De correctione clericorum. 12 F. 93r, De fratribus in fornicatione lapsis. 13 F. 100r, De fratribus altercantibus et percutientibus alterutrum. 14 F. 215v, De servientibus rixantibus. 15 F. 103v, De constitutione horarum. 16 F. 162v, De obsequiis fratrum defunctorum et peregrinorum. 17 F. 41v, De lectore ad mensam. 18 F. 187v, Quomodo fratres sunt suscipiendi. 19 Secondo Rehberg sarebbero falsi collettori di elemosine, mentre il danzante sarebbe un mendicante, cfr. A. REHBERG, ‘Nuntii, questuarii, falsarii’. L’ospedale di S. Spirito in Sassia e la raccolta delle elemosine nel periodo avignonese, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge», 115 (2003), pp. 41-132: 128-132. Tuttavia, né i gesti né i vestiti colorati e decorati di quest’ultimo corrispondono alla consueta iconografia dei mendicanti nella pittura medievale. 20 Ff. 25v e 26v, De receptione noviciorum. Per l’interpretazione di f. 25v, cfr. P. HELAS, Die Miniaturen des Liber regulae im Kontext karitativer Bildprogramme des 14. Jahrhunderts, in Caritas im Schatten... cit., pp. 33-59: 34-38. 21 F. 31v, Quando aliquis offertur in pueritia in devotione paterna. 22 F. 39v, Quid et a quo portetur ad mensam. 23 Per figure marginali simili, cfr. M. CAMILLE, Image on the edge, pp. 36-41. 24 F. 127v, De orphanis nutriendis et feminis pregnantibus. 1 I marginalia del Liber Regulae ruoli invertiti, le immagini che alludono al sesso sono rare e mancano le oscenità scatologiche. Raffigurazioni di monaci che peccano o di chierici puniti, che nella miniatura nordica appaiono nel margine, nel Liber Regulae fanno invece parte del testo e conseguentemente anche delle illustrazioni ufficiali59. Un’altra particolarità del Liber Regulae è la diversità delle figure marginali per quanto riguarda la loro misura, frammentazione, naturalismo e la relazione nella quale si trovano col tralcio che qualche volta viene figurativamente sfruttato e altre volte è ignorato completamente. In più casi è inoltre evidente quanto la Bibbia dell’Escorial sia stata utilizzata come modello, attestando la ricezione e la trasformazione di un’opera d’arte proveniente da un’altra epoca. Benché debba essere considerato tipico, il mondo marginale lascia una certa libertà all’artista di inserire elementi burleschi, comici o erotici, e di solito è possibile riconoscere un sistema decorativo. Per esempio, nel Salterio di Luttrell, prodotto poco prima del Liber Regulae in Inghilterra e a sua volta opera unica per il suo 103 Solo in un altro caso vediamo un membro maschile nudo nelle decorazioni del Liber Regulae, su f. 49r (tav.16). 26 F. 202v, De forma iuramenti, quam magister prestabit. 27 F. 216v, De fratribus recipiendis. 28 Di norma musicisti e danzatori sono molto presenti nelle decorazioni marginali della miniatura medievale; cfr. M. CLOUZOT, Images de musiciens (1350-1500): typologie, figurations et pratiques sociales, Turnhout, Brepols, 2007. Nel Liber Regulae, oltre alle due scene descritte, si trovano solo pochi suonatori di corno: un uomo anziano mezzo nudo sul f. 127v (tav. 25), un altro, appena riconoscibile, sul f. 236v e un centauro con il corpo di leone che suona la cornamusa sul f. 93r (tav. 40). 29 Due pappagalli, a lato del testo, si trovano nella Genesi della Bibbia dell’Escorial (Real Biblioteca, ms. I. 5. fol 5r, A. CONTI, La miniatura bolognese. Scuole e botteghe 1270-1340, Bologna, Alfa, 1981, tav. XII), mentre altri uccelli compaiono nei ff. 440r, 444r, 446r, 467r. 30 F. 216v, De fratribus recipiendis. 31 A. HOFFMANN, Der Liber Regulae und die Bologneser Bibel des Escorial - die Unbekannten einer Beziehung, in Caritas im Schatten… cit., p. 63, ill. 3. 32 F. 229v, Ut nullus aliquid inhonestum de domo dicat. 33 Ff. 39v, 41v, 78v, 85v, 91v. 34 Questi si trovano sui ff. 39v, 85v, 92v, 132v, 134v. 35 F. 85v, De silentio mense. 36 Anche nel caso del f. 39v (tav. 32) la lettera che diventa una specie di drago racchiude una scena di confratelli al tavolo. Infatti, nella miniatura medievale, il drago è uno dei motivi impiegati più frequentemente per animare un’iniziale, cfr. per esempio C. JAKOBI-MIRWALD, Buchmalerei. Ihre Terminologie in der Kunstgeschichte, con la collaborazione di M. ROLAND, Berlin, Reimer, 20083, pp. 56-60, 105; L. KENDRICK, Animating the letter. The figurative embodiment of writing from late antiquity to the Renaissance, Columbus, University Press, 1999. 37 La Cava identifica nella figura con i capelli dritti una donna, ma né la figura stessa né le vesti hanno un aspetto femminile, cfr. F. LA CAVA, Liber Regulae S. Spiritus (Regola dell’ordine ospitaliero di S. Spirito), Milano, Hoepli, 1947, p. 68. 38 F. 92v, De capitulo. Secondo la Regola, gli unici uomini che possono interagire con le sorelle sono, oltre il precettore, un chierico e due fratelli. 39 F. 132r, De religiosis suscipiendis. 40 F. 136v, Ut nulli liceat ecclesiam construere. 41 Delle 55 iniziali decorate (27r, 28r, 32r, 42r, 44v, 48v, 52r, 57v, 59v, 61v, 89v, 90r, 90v, 109v, 113v, 116r, 118r, 120r, 126r, 133v, 135r, 139v, 143r, 143v, 144v, 154r, 163v, 168r, 170r, 170v, 171r, 185v, 186v, 187r, 196r, 196v, 204r, 204v, 209r, 209v, 210r, 213r, 214r, 214v, 217r, 219v, 230r, 231v, 234r, 235r, 236v, 237r, 238r, 243r, 246v), alcune sono accompagnate da figure marginali, ovvero i ff. 42r, 89v, 90r, 126r, 168r, 170r, 171r, 185v, 236v, 246v. 42 Anche nella Bibbia dell’Escorial troviamo un ragazzo, qui però vestito, che si arrampica per arrivare al nido di un uccello (Real Biblioteca, ms. I. 5, f. 253v). 43 Le colonne, considerate come provenienti dal tempio di Salomone, decorarono in varie fasi la tomba di san Pietro e sono da includere tra i pochi monumenti dell’antichità rimasti sempre visibili. Un putto in posa analoga è ancora oggi visibile su una delle colonne della loggia delle reliquie di sant’Elena, cfr. B. NOBILONI, Le colonne vitinee della basilica di San Pietro a Roma, in «Xenia Antiqua» VI (1997), pp. 81-142: 81 e 88, ill. 15. Philine Helas 25 104 Per l’autorappresentazione dei miniatori nelle loro opere, cfr. C. SEGRE MONTEL, Autore, copista e miniatore: immagini a confronto, in L’artista medievale, a cura di M.M. DONATO, Pisa, Scuola Normale Superiore, 2008, pp. 39-52; M. COLLARETA, Verso la biografia d’artista: immagini del Medioevo all’origine di un genere letterario moderno, in L’artista medievale... cit., pp. 53-65; A. LEGNER, Der Artifex. Künstler im Mittelalter und ihre Selbstdarstellung. Eine illustrierte Anthologie, Köln, Greven, 2009, pp. 251-277. 45 F. 90r, De officio clericorum et de prioritate. 46 Anche nella Bibbia dell’Escorial si trova un uomo che tiene un maiale ma, in questo caso, è appeso da una gamba. (Real Biblioteca, ms. I. 5, f. 221v). 47 F. 126r, De indumentis pauperum. 48 «Con quel furore e con quella tempesta / ch’escono i cani addosso al poverello / che di subito chiede ove s’arresta». Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, XXI, 67-69. Per questo motivo, cfr. V.G. TUTTLE, Bosch’s image of poverty, in «The Art Bulletin», 63 (1981), pp. 88-95; M. MOLLAT, Die Armen im Mittelalter, München, Beck, 1984 (prima ed. francese 1978), p. 211. 49 Per la Paupertas di Giotto e la Paupertas in San Francesco a Pistoia, cfr. P. HELAS, Einleitung. Bilder der Armut und gesellschaftliche Praktiken, in Armut und Armenfürsorge in der italienischen Stadtkultur zwischen 13. und 16. Jahrhundert: Bilder, Texte und soziale Praktiken, a cura di P. HELAS - G. WOLF, Frankfurt am Main, Lang, 2006, pp. 13-25: 16-17. Per la Paupertas nella cappella Baroncelli, cfr. V.G. TUTTLE, Bosch’s image of poverty, in «The Art Bulletin» 63 (1981), pp. 88-95: 91, tav. 7. 50 F. 148v, Qualiter fratres a fratribus sunt corrigendi. Anche nella Bibbia dell’Escorial è istoriata una scena simile con capra, capricorno e pastore (Real Biblioteca, ms. I. 5, f. 253v). Il vecchio nel Liber Regulae potrebbe alludere alla storia di sant’Egidio, il quale fu nutrito da una cerva. 51 Anche questo dettaglio potrebbe essere ispirato alla Bibbia dell’Escorial dove la testa di un diavolo, simile alla capra, si trova capovolta nel bas-de-page (Real Biblioteca, ms. I. 5, f. 246v). 52 F. 158r, Qualiter fratris crucis vexillum portare debent. 53 F. 227v, De hiis, qui transeunt alicubi quam, ubi preceptor mittit. 54 F. 171r, De electione magistri. 55 Uccelli fantastici si trovano nei ff. 39v, 41v, 49r, 85v, 100r, 127r, 128r, 175r, 185v, 202v, 224r, 236v, 240r; figure ibride nel f. 191v. 56 F. 93r, De fratibus in fornicatione lapsis. 57 Ff. 42r, 89v, 90r, 120r, 126r, 168r, 170r, 171r, 185v, 235r. 58 La testa dell’animale nel tralcio su f. 244v (tav. 42) potrebbe essere anche una scimmia. Per le numerose scimmie nella miniatura medievale, cfr. L.M.C. RANDALL, Images in the margins of Gothic manuscripts, Berkeley, University of California Press, 1966. 59 Per la raffigurazione di chierici nella decorazione marginale, cfr. E.M. HUNT, Illuminating the borders of northern French and Flemish manuscripts 1270-1310, New York, Routledge, 2007, pp. 12-13; L.M.C. RANDALL, Images in the margins… cit., pp. 80 sgg. 60 Per il Salterio di Luttrell, cfr. M. CAMILLE, Mirror in parchment. The Luttrell Psalter and the making of Medieval England, London, Reaktion Books, 1998. 61 Per la mobilità dei miniatori, cfr. G. SCHMIDT, Beobachtungen betreffend die Mobilität von Buchmalern im 14. Jahrhundert, in «Codices manuscripti», 42/43 (2003), pp. 1-25. 44