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Storia delle donne 1

disciplina storiografica 2) l'evoluzione della cittadinanza in europa e la condizione femminile: fasi e sviluppo 3) l'evoluzione della cittadinanza in europa e la condizione femminile: fasi e sviluppo 4) diritti politici nel modello anglosassone 5) diritti politici nel modello continentale 6) diritti sociali nel modello anglosassone 7) diritti sociali nel modello continentale 8) la condizione femminile in Italia nell'età liberale 9) la condizione femminile in Italia nell'età liberale 10) la condizione femminile in Italia dal II dopoguerra ad oggi Bibliografia: M. Minesso, Diritti e politiche sociali. Le proposte delle parlamentari nelle Assemblee legislative dell'Italia contemporanea (1946)(1947)(1948)(1949)(1950)(1951)(1952)(1953)(1954)(1955)(1956)(1957)(1958)(1959)(1960)(1961)(1962)(1963), Milano, Francoangeli, 2016. Esame: scegliere una figura o un tema dal quale partire.

STORIA DELLE DONNE 19/09 10 lezioni, 20 ore totali orario: mercoledì via livorno 1, 2° piano, 15.00-18.00 studio 218 12.30-14.00 lezioni ogni mercoledì aula 27 Le donne e la cittadinanza nella storia dell’europa contemporanea 1) storia delle donne: nascita di una disciplina storiografica 2) l’evoluzione della cittadinanza in europa e la condizione femminile: fasi e sviluppo 3) l’evoluzione della cittadinanza in europa e la condizione femminile: fasi e sviluppo 4) diritti politici nel modello anglosassone 5) diritti politici nel modello continentale 6) diritti sociali nel modello anglosassone 7) diritti sociali nel modello continentale 8) la condizione femminile in Italia nell’età liberale 9) la condizione femminile in Italia nell’età liberale 10) la condizione femminile in Italia dal II dopoguerra ad oggi Bibliografia: M. Minesso, Diritti e politiche sociali. Le proposte delle parlamentari nelle Assemblee legislative dell’Italia contemporanea (1946-1963), Milano, Francoangeli, 2016. Esame: scegliere una figura o un tema dal quale partire. Cittadinanza femminile nell’età contemporanea, con specificazione della storia delle donne: più che sugli aspetti delle differenze di genere (costruzione modelli culturali diversi nel corso del tempo), interessa all’evoluzione giuridica della condizione femminile e delle tutele di natura sociali che il continente EU ha costruito. La propaganda e pubblicità determina un vasto movimento di opinioni (suffragette inizio ‘900). Il tema del suffragismo attraversa tutto il ‘900, dalla rivoluzione francese (con la figura rouge). Rimangono personalità ed esponenti del movimento socialista ed internazionale; rimane un fenomeno europeo ed occidentale, ma rimangono figure e casi isolati. Solo le suffragette mantengono un certo clamore (con attenzione del parlamento). In tempi più recenti, sono gli anni ’60, c’è un vero cambiamento. Nel ’68 con i suoi precedenti delle rivolte degli studenti (contro Vietnam) per una società fondata su presupposti diversi. Società che esprime valori e rapporti diversi. Anche se tutto il passato ha un suo peso. Seconda metà degli anni 60 alcune conquiste sono definitive: ’64-65 con prime rivolte di pace e si conclude negli anni ’80 (quindicennio importante), determina uno sconvolgimento duraturo della situazione. ’68-80: si apre con proteste delle università americane contro la partecipazione alla guerra nel Vietnam (o si muore o mutilati/ problemi psicologici) e tutto è legato al tema della pace. Ma più importante, sotto c’è il tema della critica della società, a quella dei padri che ha portato alla guerra militare con armi terribili. Si critica la società e ai lavori della società, quindi anche agli stessi ruoli, tra cui anche i ruoli all’interno della famiglia. I giovani studenti protestano a Berkley e Harvard. Nel ’67 le proteste arrivano in EU: critica all’assetto tradizionale, quindi anche a quello famigliare, ai rapporti dei famigliari. In questo contesto nasce la rivendicazione di un ruolo diverso per la donna. Immagine della donna degli anni ’50 casalinga viene distrutta a metà degli anni ’60 perchè fa parte di una società criticata, deve essere sostituita da una situazione più egalitaria (non finisce bene, non vanno da nessuna parte). Questa condizione stimola un cambiamento e si agisce per riformare un sistema. Nascono le prime associazione del femminismo organizzato, diverso delle suffragette (chiedono parità e diritto al voto), ora è sconvolgimento dei ruoli. Non badano più all’aspetto fisico, fanno gesti eclatanti, i cortei e le canzoni diventano femministi. I gesti irritavano i centri sociali più pensanti (Milano fulcro femminista), a volte condivisi per moda negli ambienti radical chic. C’è attenzione dei media e dei giornali, diventa un tema di attualità. Fino all’inizio degli anni ’70 FASE DELLA PROTESTA: proteste, gesti eclatanti, canti femministi con slogan. Metà ’70: protesta danno risultati positivi in UK e USA. Una riforma simbolica in UK è la legge del ’75 EMPLOYMENT PROTECTION ACT che tutela la donna lavoratrice quando diventa madre, dando una serie di protezioni di natura economica e sanitaria. Negli USA gli anni ’70 vengono approvate tante leggi, tra cui quella della pari opportunità. Il 40% delle leggi promulgate a favore delle donne sono state proprio negli anni ’70. 1 of 21 ’75-85: organizzazione nazioni unite viene dedicato alla propaganda, informazione alla condizione della donna. seconda metà ’70: Italia legge sul divorzio (’74-75) e ’78 legge sull’aborto. Queste normative cambiano tutto (cattolico). Germania ’70: anni nei quali si gettano le basi per la presenza delle donne nella politica (socialiste). Metà anni ’80: ministero federale delle donne ’65-’80 passaggio molto importante PERIODO RIVENDICAZIONISTICO di battaglia politica. Gli studi: il tema della donne non è ancora oggetto di analisi. Bisognerà attendere di una trasformazione alla base della trattazione, dell’indagine storia. La storia ha bisogno di distacco dalla materia che analizza, la metodologia fatica ad applicarsi alla contemporaneità stretta. La grandi manifestazione femministe possono essere raccontate dei giornalisti ma sono ancora troppo vicine per essere descritte da uno storico con quel tentativo di oggettività che la materia impone. Dobbiamo aspettare la seconda metà degli anni ’80, attendere un cambiamento sociale e politico all’interno del quale la battaglia femminista non trova più uno scontro diretto nella società, perde d’interesse da parte della società e delle stesse donne. A partire da UK, c’è una ripresa di interesse per l’aspetto privato rispetto ai momenti collettivi e sociali negli anni ’80. Grease: giovani che riprendono mode e modi di divertirsi delle persone degli anni ’50 (nascono le discoteche). Anni ’80 PERIODO DI RIFLESSIONE: centralità del privato (nuovamente). C’è una certa stanchezza rispetto alle manifestazione del movimento femministe e studentesche. Gli slogan femministi iniziano ad infastidire anche le donne più giovani, che vedevano come se avessero fatto una battaglia (con conquiste) ma che gli atteggiamenti fossero folkloristici. Il famigliare, il tradizionale riprende quota, favorito anche da un aspetto economico: anni ’80 sono gli anni del liberismo, ripresa dell’inseguimento del successo e del denaro (Reagan e Thatcher). Sono gli anni della Milano da Bere, di una proposta di un modello di vita diverso. Giungere a questo modello è l’esito un certo estremismo del femminismo degli anni precedenti, che assume toni troppo smaccati e non entrano in sintonia con le nuove generazioni. La presenza della conquiste non si possono più rivendicare. Perdono sostenitrici e la fine della battaglia politica suscita un desiderio di riflettere su quello che è accaduto: all’isterismo della situazione degli anni passati. Territorio fertile per lo studio della storia (metà anni ’80). Quando cessa la stagione della politica, inizia a metà anni ’80 la stagione della riflessione storica. Infatti, individuiamo passaggi: pubblicato nel 1986 su una della più prestigiose riviste, American Historical Review N° 91 nel ’86, un saggio dal titolo: Gender: a useful category for historical analysis, autrice John Scott studiosa di storia. È la prima volta che una rivista di storia dedica un articolo sul tema della storia delle donne, provocatoriamente la Scott usa come prima parola gender, un termine che per anni le studiose EU cercano di tradurre, ma che si è imposto nella versione anglosassone perchè intraducibile. Gender non è storia delle donne, non si traduce con storie delle donne. Spiegare qualche significato in più è porre l’accento sulla differenza sulla terra anglosassone e gli studi nell’Eu continentale. Con gender, Scott non fa riferimento solo a quello che ci occupiamo noi (storia delle donne con pienezza di diritti), fa riferimento a qualcosa di più: condizione concreta della donna nella società + ruolo a cui la donne è stato assegnato nella storia attraverso l’elaborazione della cultura occidentale, cioè che si sia costruita un’immagine di una donna che ha determinato la sua condizione nella storia. Il genere è una costruzione culturale determinata in un certo modo nel corso dei secoli di evoluzione (discriminante). Se il genere è una costruzione culturale, non è una costruzione fisica, è solo una rappresentazione di sentimenti nel quale un individuo può riconoscersi indipendentemente della sua natura fisica. Costruita per legittimare la subordinazione della donna nella storia. Atteggiamenti e comportamenti femminili dissociati dalla sostanza fisica dall’individuo di sesso femminile. Le europee hanno avuto difficoltà nel riconoscersi in questo percorso di studio, infatti hanno sempre preferito riferirsi alla storia della donne, più che al gender. L’articolo di Scott segna la rotture degli argini, nascono studi di tutti i tipi sulla condizione femminile, nascono riviste specializzate solo sul tema delle donne in EU (tutti i paesi, soprattutto Francia anche se fanno fatica ad accettare gender, ma si interessano tanto) 2 riviste francesi: Penelope, inizia nel ’79 e prima metà anni ’80 fa una serie di ricerche. Dal 1985 Clió (musa della storia), rivista che porta il nome della storia col tema della donna. 26/09 2 of 21 Evoluzione della cittadinanza, un modo di fare storia delle donne che si è insediato in EU e UK. Metà anni ’80 la questione diventa centrale per la storiografia, si sviluppano diverse riviste specializzate, fenomeno internazionale. • L’homme: Austria, rivista che si occupa di temi femminili • L’arenal: Spagna (’94), rivista di una nuova società che si costituisce in spagna e rivista ufficiale dell’Associazione Storica Nazionale della Storia delle Donne. • DWF: donna woman femme: Italia (’75), non è semplicemente una rivista di storia, ma è una rivista interdisciplinare che pubblica articoli che fanno riferimento ad ambiti di studio diversi con un’attenzione allo studio storico della condizione femminile (precoce). • Memoria: Italia (’81), costituisce la storia dal rivendicazionismo alla condizione della donna, nasce per iniziativa dei circoli femminili, soprattutto Milano e Roma, contiene saggi di taglio vario (sociologico, storico, psicologico) a seconda delle sensibilità culturali dei testi. Cessa le proprie pubblicazione nel ’83 quando diventa una rivista storica perchè le redattrici sono consapevoli di essere approdate a lidi diversi dalla fondazione delle rivista. Chiudono l’esperienza di passaggio per arrivare ad un atteggiamento e percorso di taglio scientifico e storico. Memoria è sostenuta attraverso quell’esperimento unico in Italia, la fondazione della libreria della donne che ospita i libri che riguardano la condizione femminile (volumi, saggi… da vari punti di vista) a Milano. Questo luogo, dietro piazza Duomo, offre assemblee, seminari e incontri per le donne. Memoria è un po’ la rivista della libreria perchè chi ha dato vita alla rivista lo ha dato anche alla libreria. Le redattrici tagliano e chiudono la rivista perchè nel frattempo, ’89, il passaggio storico è approdato ad un’altra iniziativa nazionale, quella costituita dalla nascita nell’89 della costituzione della società italiana delle storie: associazione storica formata da storiche, giuriste, sociologhe che si propone per statuto epistemologico per studiare la condizione femminile secondo un approccio scientifico. Femminista in senso di agitazione, di propaganda e via alla ricerca scientifica. Pubblica una propria piccola rivista che è newsletter (più informazioni, più contenuti) prodotta dalla società. Questa dal 2002 passa a pubblicare la rivista (ancora oggi) Genesis, la traduzione italiana-europea di Gender. Lo studio della condizione femminile è in linea con i tempi del dibattito europeo. Gli anni ’80 non sono passati senza segno per la nascita della storia della donna come disciplina accademica e scientifica. Si può fare storia scientifica anche fuori dall’accademia, storia di un soggetto seguendo un approccio scientifico (ragionando sulle fonti) anche senza essere titolari di un insegnamento. La svolta negli ’80 in Italia è proprio questo: produzione di lavori scientifici, ma di individui accademici, riconoscimento della disciplina da parte delle università perchè sostenuta e promossa da studiose. - Le Mariuccine: Storia di Un’Istituzione Laica: Annarita Buttafuoco (’85), libro che è una novità, docente dell’università di Siena, che si occupa dell’asilo mariuccia. Dedicata all’asilo mariucca di Milano dove vengono ricoverate le fanciulle bisognose e pericolanti. Rivolto alle ragazze senza famiglia che sole, abbandonate che rischiano di finire per strade. Majno, socialista milanese, che definisce mariuccia la figlia che muore giovanissima. È un’istituzione che accudisce le ragazze, insegnato un mestiere (solitamente artigianale: sartoria..), data una dote se trovano un uomo che le sposa. Nel libro, su un particolare contesto della condizione femminile le donne sole, una storica di professione pubblica addirittura un libro degno di indagine storica. Si dà dignità di analisi storica alla donne in EU. Nessuno prima avrebbe mai osato: non avrebbe mai fatto carriera in università portando un libro sull’asilo mariuccia. Su questo libro ha una seria di considerazioni, da lì partono gli studi inerenti al tema, di iniziative e altre pubblicazioni. - ’87 convegno nazionale modena ha come centro le strategie per la ricerca della condizione femminile, quali sono le svolte e quali sono i periodo su ciò che deve essere una nuova storiografia, dando dignità scientifica. - ’87 da Di Cori Paola la traduzione italiana dell’articolo di Scott che pubblica sulla prima rivista storica italiana di Renzo De Felice, Storia Contemporanea che pubblica tutti gli scoop possibili del fascismo, del dopoguerra ecc… è l’unica rivista italiana famosa anche all’estero. - volume a cura di Ferrante, Pomata, Palazzi dal titolo (’88), Ragnatele di Rapporti, patronage e reti di relazioni nella storia delle donne. Un percorso nel tempo che segna le svolte. Lo sviluppo dello studio scientifico della posizione femminile e della donna EU/occidentale è molto rapido e intenso. 3 of 21 Inizi anni ’90, nel ’94 Francia si fa promotrice di un primo esame di carattere generale sulla condizione della donna affidato a due dei maggiori esponenti della scuola francese scuola storiografica Les Annales: è una delle due più importanti delle scuole storiografiche da quando la storia è una disciplina accademica (fine ‘800 in poi). Fondata da Mark Bloch e Le Febvre nel 1929. La storiografia annalistica di gente nell’antichità classica e gli annalisti avevano il compito di scrivere su apposite tavole gli avvenimenti principali che succedevano cronologicamente. Non solo politico, ampliato. Les Annales pubblica la rivista che oggi esiste ancora. Primi anni ’90. Dentro a questi studi aperti a direzioni diverse si sviluppa l’interessa quello della storia della donne, infatti George Duby e Michelle Perott a curare la pubblicazione della storia della donne complessiva nella storia. Sono 5 volumi dedicati a diverse fasi della storia, ogni età ha dei sottocuratori, il titolo è: Storia delle Donne in Occidente. Gli ultimi due volumi riguardano l’800 e 900, è un tentativo di sintesi, tradotto in italiano da Terza. Vengono coinvolti tanti studiosi, con lo svantaggio che quest’opera va per tempi, affidata a tanti autori diversi e si perde l’omogeneità. I volumi escono via via e rappresenta un punto di riferimento, momento importante di sintesi e riconosciamo che proprio per il suo impatto generale, affronta alcuni temi e altri li trascura. I temi trattati in modo interessante: la grande guerra, il ruolo delle donne nella grande guerra, le associazioni femminili tra ‘800 e ‘900 (politico-sociale), diritti: condizioni quotidiane della donne in vari ambienti (città, campagna…) tra ’800 e ‘900 e il lavoro femminile (mestieri e professioni nei rapporti spesso conflittuali con il movimento operaio e sindacale= timore che il lavoro femminile possa essere svantaggio per il lavoro maschile). Si escludono molti temi L’altra è quella tedesca (Leopold von Ranke storico), ha influenzato la scuola storica italiana che ha costituito a lungo un punto di riferimento. Influenza Benedetto Croce, che studia secondo i canoni stabilito alla fine dell ‘800 dalla scuola tedesca, che pone al centro della narrazione storica uno sviluppo degli eventi che ha certi fatti e certi protagonisti con lo sviluppo dello stato nel processo storico (evento politico). Non c’è una sfera della storia più importante delle altre, ma le due scuole sono in contrappostizione. - nel ’92 viene pubblicato un altro volume del convegno organizzato da una Mariuccia Salvati e Galliani “La sfera pubblica delle donne: percorsi delle storie delle donne nell’età contemporanea” dopo gli atti del convegno bolognese due anni prima. - Gabriella Bonacchi e Angela Groppi: Il Dilemma della Cittadinanza: Diritti e Doveri delle Donne (’93) che aggiunge/sottolinea il rapporto donna e politica, donna e sviluppo della cittadinanza politica e sociale. - Nel ’95 esce un altro Annarita Buttafuoco si riferisce alla cittadinanza sociale, si chiama Questioni di Cittadinanza: Donne e Diritti Sociali Nell’Italia Liberale. - ’93 sul rapporto donne-politica Vittoria De Grazia, Le Donne nel Regime Fascista. In tempi brevi la disciplina viene precisandosi, con percorsi e temi privilegiati. - Seconda metà anni ’90, rapporto donna e politica di Anna Rossidovia e il riferimento alla seconda metà del ‘900 (italia repubblicana) il saggio dal titolo Le Donne Sulla Scena Politica. - D’Amelia La Storia della Maternità, La Storia del Matrimonio del Tempo De Giorgio, La Storia del Lavoro Delle Donne, Doppi, La Storia della Donne e la religiosità affidata alla Scarafia; opere collettiva delle storiografia degli anni ’90. - Alcuni focus su alcuni commenti specifici sulle donne delle due guerre e un altro focus all’approfondimento di Simonetta Soldani: Le Donne nel Rinascimento. La seconda metà del ‘900 è ancora molto da sondare. La storia delle donne sono ancora a macchia di leopardo: molto articolata per alcuni momenti, che contiene ancora molto vuoti, che ha privilegiato i volumi collettivi e non per tutti gli aspetti dispone di adeguati aspetti particolari, come esito della lezioni de Les Annales che ha segnato il percorso. Le ricerche più recenti sono state avviate per riempire i vuoti, anche se c’è ancora da studiare molto. Cittadinanza: riferimento ad una relazione che intercorre tra un individuo e la comunità sociale nel quale l’individuo vive e agisce. è una relazione, quindi è soggetta ad una trasformazione rispetto al tempo, al luogo, alle circostanze. Il concetto di cittadinanza varia nel tempo e nello spazio. 03/10 (il 23 ottobre si terrà in Via Sant’Antonio 4 of 21 convegno internazionale che compara aspetti politiche welfare nel corso del ‘900 in Italia e Svizzera. Sala napoleonica dalle 10 al primo pomeriggio, distribuita la lezione preconcette distribuito l’invito che conserviamo e sarà l’attestato della partecipazione da portare alla lezioni.) Cittadinanza: rapporto di confronto e scambio che muta a seconda dello spazio e del tempo. • Spazio: solo Occidente. Gli studi che conosciamo riguardano prevalentemente l’occidente: area geografica che si affaccia sulle due sponde dell’Atlantico, che ha base nell’antichità classica. • Tempo: in ogni area del mondo la cittadinanza muta nell’epoca storica che consideriamo. Nel corso del tempo, troviamo fasi diverse della cittadinanza che fanno riferimento alla grande partizioni della storia dell’occidente: romana greca, fase del medioevo (religiosa a matrice cristiana), età moderna (fase degli stati nazionali, cioè EU), fine 500 in poi storia delle monarchie fino alle 2 rivoluzioni, dopo cittadinanza nell’età contemporanea. - età cittadinanza nell’antichità (romana-greca): la cittadinanza è generica e maschile. Il depositario della cittadinanza è colui che abita e nasce nella polis o che è Civis Romanus (titolare di diritti e doveri, depositario primo della sovranità, simbolo del Pater Familias che ha il potere di decidere riguardo a tutti i componenti del nucleo familiare, tra cui moglie e schiavi); strettamente legata ad un contesto territoriale e giuridico perchè con la costruzione dell’impero, la cittadinanza è sempre maggiore. Chi non gode dei diritti è barbaro perché fuori dall’impero. - età medievale (religiosa a matrice cristiana): con la fine dell’impero romano, c’è una regressione nella cittadinanza. Il centro della sovranità si sposta da tutti i cittadini a nessuno o uno solo su tutti: Carlo Magno è l’emblema. Ora è solo l’imperatore che contiene in sé la totalità dei diritti, in quanto non individuo, ma indicato dal diritto divino (tanto che Carlo Magno si fa incoronare nell’800 dc a natale dal papa, rappresentante di Dio sulla Terra). Tutti gli altri, che non sono più cives, sono ora solo soggetti che non godono della pienezza dei diritti, sono solo sudditi. Solo l’imperatore ha tutto il potere, il resto è sudditi che possono solo avere dei privilegi, cioè diritti derivati dall’unico che ha il potere di farlo. Eccezioni (limitati e geograficamente ridotti): 1. L’organizzazione dello Stato Veneziano dove anche il doge è sottoposto alle regole 2. dal 10 secolo, nell’Italia settentrionale nei comuni liberi (“L’aria della città rende liberi”), chi si trasferisce in città gode dei diritti - età moderna (fase degli stati nazionali, EU): stesso sistema piramidale del medioevo, con idea di cittadinanza che comincia ad articolarsi. La fonte del potere non è l’imperatore, ma il monarca (stessa cosa ma ora a livello locale). Sorge l’insoddisfazione della mancanza dei diritti, visti finora come privilegi. In Francia e UK gli aristocratici tentano di opporsi al monarca, mettendo in crisi la sua figura. Quando tra 500-600 gli aristocratici francesi danno le Fronde, tentativi di strappare parte del potere al monarca, per farlo diventare cittadinanza. Luigi 14 cerca di resistere. Il ‘600 in UK si determina un fattore di modifica dei termini della cittadinanza non più reversibile: le fronde falliscono con luigi 14 (monarchia assoluta, bisogna aspettare un secolo per la testa di luigi 16), in UK le cose vanno diversamente. 1689 Bill of Rights (legge sui diritti) a livello giurisprudenziale, alla fine di un secolo che è stato un secolo molto turbolento, in cui il principio di cittadinanza si modifica. L’oggetto del contendere è una parte della società più consapevole e agguerrita (aristocrazia) e il re. Nel 1603 muore Elisabetta, e si conclude con Bill Of Rights. La monarchia degli Stuart intende riproporre con una certa visione dell’anglicanesimo, un modello di monarchia assoluta che si sta imponendo nel resto dell’EU. Questo tentativo è sfavorito dall’aristocrazia. La battaglia si colora di aspetti di natura religiosa e gli aristocratici presenti in Parlamento sono pronti a combattere il re. Inizia nel 1627-28 quando si apre il primo scontro tra monarca e parlamento. Elisabetta ha saputo tenere i rapporti con il Parlamento, ma ora tra i Stuart e il Parlamento è ai ferri corti perchè Giacomo I Stuart vuole fare guerre religiosa con la Scozia. Parlamento in cui l’aristocrazia è rappresentata con il potere di appoggiare le spese militari che la monarchia deve presentare in Parlamento in caso di guerre. Deve usare denaro del paese, e il Parlamento con cui ha un braccio di ferro non dà l’approvazione alla guerra perchè vuole che il re formuli entro certe modalità la richiesta. Il re vuole andare davanti al parlamento non per proporre, ma per farli eseguire. Vogliono la necessità di avere un ruolo, un diritto. 1649: un Parlamento decide per la prima volta nella storia di tagliare la testa ad un re, figlio di 5 of 21 Guglielmo I, Carlo Stuart (rivoluzionario). Segue l’esperimento di Crowell (una repubblica), una variante del protestantesimo, che si conclude nel sangue con la fine del figlio di Cromwell. 1679: parlamento ottiene l’introduzione dell’Habeas Corpus Act: principio fondamentale per la modifica nella cittadinanza. Gli aristocratici ottengono questo act: il primo principio è l’inviolabilità personale = un membro del parlamento non può essere imprigionato arbitrariamente dal sovrano, ma ha diritto di essere giudicato dal un processo equo. Il re non può più comportarsi in questo modo, e questo entra nel Bill of Rights, un nuovo patto che dice dei rispetto e garanzia reciproco tra gli Orange (nuova dinastia dopo guerra della religione) e Parlamento. La monarchia riconosce dei diritti al Parlamento. 1688 Glorious Revolution. Siamo alla fine della monarchia assoluta in campo in EU. Per arrivare alla monarchia dovrà aspettare un altro secolo in Francia. Il popolo francese non ha diritti riconosciuti. Settembre 1791 è la prima Costituzione, Costituzione di Robespierre nel 1793 con modifiche nel ’95 e due costituzioni del consolato di napoleone ’99 e a vita nel 1802 e con l’impero nel 1804. Nel 1791 in Francia c’è la prima costituzione: non c’è distinzione finora tra i sessi perchè son tutti sudditi. Ma ora le cose cambiano. - età contemporanea: ci sono due tipi di cittadinanza: 1. cittadinanza politica: esercizio di diritti civili e politici, del diritto di voto in particolare, sancita della costituzione del 1791. 2. cittadinanza sociale: diritti non politici, ma sociali compresi nel diritto della condizione dignitosa di esistenza. Il diritto alla salute, all’educazione, a un reddito sufficienti a garantire in termini dignitosi la sopravvivenza. Nella seconda metà del ‘900 troviamo diritti politici più che sociali: d’associazione, di espressione, di diritto di voto. 3 fasi (prevalentemente cittadinanza politica, poco sociale): A. fase liberale della cittadinanza contemporanea: dalla rivoluzione francese alla WW1 B. fase tra le due guerra della cittadinanza contemporanea (o totalitaria della cittadinanza contemporanea) C. fase democratica dopo WW2 della cittadinanza contemporanea. Dal 1945 ad oggi. Il tema femminile comincia a porsi in occidente come cittadinanza diffusa. Non si è più sudditi, ma cittadini. Nell’EU, la cittadinanza delle donne si esplicita rispetto al diritto di voto. Dal 600 in poi UK ne esce con il Bill, Francia con una carta costituzionale che regola il potere politico e i cittadini: 6 costituzioni che vengono introdotte in Francia tra Rivoluzione e Napoleone (13 anni totali). I tempi e modi d’uscita sono diversi nelle due aree e determinano due percorsi diversi. Il mondo anglosassone sarà diversa da quella EU. La diversità è profonda, costituzione rappresenta il tentativo di regolare e organizzare ogni aspetto della vita, del potere legislativo, giuridico, ecc. 1946 e ’58 sono altre 2 costituzioni della Francia. Una costituzione ha tutta una giurisprudenza che contiene i codici, corpi di norme che devono tradurre in pratica quei principi. Una legge del Bill of Rights può essere aggiornata, modificata facilmente, può essere determinata da una legge successiva, si sviluppa un ordinamento giuridico su una giurisprudenza di Common Law, che non ha una costituzione ma un insieme di norme che si possono modificare più facilmente di seguito a cambiamenti. Tra fine 600 e inizio 700 si tratteggiano due percorsi differenti. Diversa evoluzione anche della condizione femminile. In Italia, il diritto è influenzato dal quello francese, anche la costituzione del ’48 italiana si riferisce a quella francese del ’46. Libertè, egalitè, fraternitè: tutti gli individui sono uguali tra di loro e davanti alla legge. Si parla di individui. Olympe De Gouges nei girondini, contrappone i diritti delle donne, in cui si specifica che l’individuo è sia donna che uomo. Egalitè: tutti gli individui uguali con stessi diritti d’espressione, di associazione, titolari della sovranità, che devono concorrere a votare per le sorti della nazione. La conseguenza che ci aspettiamo è il suffragio universale, ma le donne sono escluse dal voto e anche larga parte della popolazione maschile (1791-1802). Il principio costituzionale non viene infranto perchè si riconosce comunque l’uguaglianza: nessuno nega dalla fine del ‘700 il diritto di ciascuno di determinare la forma di diritto, ma si ha un distinguo: si dice che, dai giuristi, bisogna garantire che chi esercita tutte le manifestazioni dell’uguaglianza sia in grado di esercitare in modo consapevole quel diritto perchè di mezzo c’è il destino della nazione. Le donne hanno una personalità diversa, volubile rispetto all’uomo e quindi viene esclusa. Una caratteristica è l’interesse della nazione, sono gli uomini che vanno in guerra, non le donne. Il livello di istruzione è consapevolezza, vengono esclusi chi non ha un grado di istruzione sufficientemente elevato per esercitare il voto. Il concetto di egalitè non viene mai toccato. Ma - 6 of 21 anche l’istruzione è sfuggente, un criterio più solido è chi ha interessi concreti da difendere, perchè dispone di una serie di proprietà che sarebbero perdute se lo stato fallisse. Censo legato all’esercizio del diritto di voto. Le donne sono escluse, in origine per ragioni culturali per l’instabilità della loro personalità, e il concetto è che anche la popolazione maschile viene divisa in base alla ricchezza. Oltre a un certo livello di tassazione si è elettori, cioè un livello di reddito, di censo, e il destino del singolo è legato al destino dello stato, di tutti, che dà garanzie di stabilità. Le prime elezioni in italia nel 1861 con il 2,6% degli elettori di cui la metà si reca alle urne. Le donne vengono escluse per ragioni caratteriali e perchè non sono proprietarie o possessori di reddito. Stabilito nel 1804 da Napoleone, poi in tutta EU, si prevede una certa sistemazione della donna nella famiglia (o perchè figlia o perchè moglie). Una donna che vive sola per tutto ‘800 è una stravaganza, la condizione della donna della famiglia è legata dalla potestà maritale e l’incapacità civile della moglie. 10/10 con assistente Periodo Italia liberale. Due istituzioni milanesi a carattere assistenziale, che hanno un’importanza notevole a livello nazionale. La dimensione pubblica della donna dell’1900 è prevalentemente legata all’assistenza: anche in Parlamento ci sono questioni poste sulle politiche sociali, nello specifico l’assistenza. Le due istituzioni: • Società Umanitaria: Nel 1893 nasce, dalla volontà di Prospero Moisè Loria, mercante internazionale, laico, senza partito di appartenenza o identità politica. Devolve il suo patrimonio nella società umanitaria che si impegna ad aiutare i più bisognosi, diseredati, dando assistenza, lavoro, educazione e cerca di migliorare la loro vita. Dietro questa nascita, c’è il vedere l’assistenza sotto un’altra ottica di carattere caritativo e religioso: l’assistenza non si limita ad assistere ma anche di trovare a loro la strada per un riscatto economico e sociale, non essere più un ente di beneficienza, ma un organismo originale di solidarietà sociale. Da bisognosi a occupazioni. Trasformare l’elemosina in moderna assistenza, provare ad andare oltre. Prima era della chiesa cattolica, solo per elemosina, che hanno svolto un compito importante, ma era solo benefica e caritatevole. Ora è provare a inserire la gente di nuovo nella società, a ridare una dignità. L’istituzione si fonda bene nella Milano del tempo, che ha una visione del mondo moderna. I primi anni della società umanitaria non sono anni facili, la fine dell’1800 in Italia è un po’ particolare: forte processo di industrializzazione con l’affacciarsi delle masse operaie nella lotta di classe, ma anche una stretta autoritaria, tanto che la società umanitaria abbiamo due figure: presidente Luigi Majno e Osvaldo Gnocchi Viani (segretario), legati al socialismo riformista che è attivo a Milano, capo a livello nazionale di Turati. Anche col passare degli anni l’umanitaria è identificata come un’istituzione socialista, socialismo riformista precisamente (ma caratterizzata anche da persone di altra estrazione politica). Primi anni turbolenti, nel 1898 viene anche commissariata, termina nel 1902, e non è casuale perchè abbiamo Zanardelli e poi Giolitti al governo, che strizzano l’occhio e cercano di collaborare con l’umanitaria. La seconda nascita dell’umanitaria per tutto il ‘900, fino agli anni ’80. Negli anni ’80 cambia seguendo la società. Per 70-80 anni si struttura, soprattutto nel settore del lavoro, tranne parentesi fascista. “una crocerossina che raccoglie i feriti del campo di battaglia” riferimento di coloro che non hanno occupazione, bisognose, con azioni di reinserimento nella società. Istruzione professionale vuol dire addestrare tecnici, operai, e all’interno della società umanitaria vengono istituiti corsi e scuole per diversi settori. Corsi scolastici per formare questi individui per il mondo del lavoro. Il settore privilegiato è il mondo del lavoro. Ma è attiva anche nell’edilizia popolare (1905-08 vengono realizzati in periferia ovest), nell’immigrazione, nelle reti di biblioteche cittadine. Si occupa anche della condizione della donna, prevalentemente attraverso assistenza e istruzione scolastica. Scuola professionale femminile gratuita aperta (11 anni in poi) che nasce a Milano. Vengono organizzati corsi per le figure femminili: corsi di cucito, per sarte… L’idea dell’umanitaria è duplice: - visione della donna che si legalizza all’esterno, che si realizza come lavoratrice. - donna vista come madre, come donna casalinga all’interno delle mura domestiche. Umanitaria effettua azioni di assistenza, non solo legate nel mondo più urbano e industriale, ma nel settore agricolo. Dedica un’attenzione particolare alle donne nel settore agricolo. La condizione della donna in questo caso viene vista come uno degli indicatori del grado di civiltà di una società (non solo più dalla situazione economia), capire in che condizioni vivono le donne. I • 7 of 21 dirigenti della società umanitaria appoggiano e reclamano per la donna diritti come il voto politico, amministrativo, indipendenza economica. Nel partito socialista c’è un’attenzione per la donna. Società umanitaria collabora anche alcune delle figure femminili più importanti del panorama milanese, con ruolo significativo: Alessandra Ravizza istituisce una casa di lavoro all’interno della società umanitaria, con l’obiettivo di soccorrere i disoccupati (uomini e donne) e cerca di organizzare l’attività del settore di lavoro. Sono discepole di Mantegazza (1846 nascita), madre di queste donne che hanno svolto quest’assistenza: laica, colta, amante della musica, dell’arte, figura dell’assistenza. Si dedica ad iniziative importanti: seconda metà ‘800 crea una sala di allattamento, una custodia di allattamento per la donne più bisognose, promuove una scuola di attività professionale intorno al 1870, collabora con il comitato della tratta delle bianche (prostituzione). Ersilia Majno, altra figura importante, si dedica all’assistenza delle persone più svantaggiate. Modello assistenziale diverso da quello di prima, moderna assistenza. Partecipa ad iniziative che caratterizzano l’attività milanese fine ‘800 inizio ‘900. Istituisce contro la tratta della bianche, assume nel 1901 il ruolo centrale dell’istituzione. Crea l’unione femminile (1905 diventa nazionale), è associazione emancipazionista milanese con sede vicino a Turati, di matrice socialista, con obiettivo di tutelare i diritti delle donne in politica, economia, società, lavoro. Anticipa le associazioni femminili del dopoguerra (UDI nasce negli anni ’40). All’interno di questa unione, Majno: “ufficio indicazione e assistenza” che è un ufficio informazioni con lo scopo di fornire informazioni sulla città di Milano e aiutare le persone bisognose con carattere burocratico, uffici finanziati dall’unione femminile e umanitaria. Funzionano in maniera soddisfacente, informa le persone e aiuta a fare domande negli enti. Durano fino alla WW1, una decina anni, poi vengono chiusi. Assumono un ruolo importante, si contano diverse migliaia (10-15 mila persone) che usufruiscono di questi servizi all’anno. • Asilo Mariuccia: fondato da Ersilia Majno nel 1902. Prende il nome da una delle sue figlie, morta giovane (10-11 anni) che si chiamava Maria. Buona parte dei dirigenti nel complesso tende ad identificarsi nel socialismo riformista. Obiettivo: recuperare le bambine, adolescenti e donne vittime di violenze sessuale o avviate sulla strada della prostituzione. È il seguito della tratta delle donne. Non è innovativo: nei primi del ‘900 a Milano esistono già altri istituti con l’obiettivo di recuperare donne prostitute, ma è importante il modo in cui si cerca di portare avanti quest’attività: l’asilo mariuccia tenta di formulare un vero e proprio progetto all’emancipazione della donna. Il tentativo di recuperare un individuo, con identità e professionalità femminile. Coloro che collaborano concepiscono l’asilo come esempio concreto di cittadinanza sociale, a partire della cura dei soggetti che sono più in difficoltà. Dal punto di vista pratico c’è difficoltà nel svolgere queste attività. Funziona per mezzo di un comitato permanente di 50 persone, metà delle quali per forza donne, che elegge il più stretto consiglio di amministrazione, nella maggioranza donne (anche tutte) di 7 persone. I mezzi di sussistenza sono nelle rendite del patrimonio, fondi privati, contenuti statali (non molti). Il programma di educazione da portare avanti è un programma strettamente laico (quasi anti-clericale) e l’obiettivo è quello “ di costituire intorno alle fanciulle un ambiente familiare”. Valori: maternità, infanzia, famiglia. L’idea di un nuovo approccio alla sessualità. Le ragazze non hanno grandi contatti con l’esterno o con le loro famiglie, hanno una vita con regole rigide, anche nel vestire. L’attività più importante è quella di formazione professionale, il punto di vista lavorativo. Ci sono dei corsi per queste ragazze all’interno dell’asilo, soprattutto per quelle più giovani. La pratica è molto difficile: per cecare di avviare le donne al mondo del lavoro, si cerca di istituire all’interno dell’asilo una serie di laboratori professionali dove le donne possono essere impiegate e possono avere un rapporto con l’esterno. Lavorano all’interno dell’istituto. Il problema è che l’iniziativa dura poco e tende a fallire perchè i lavori sono spesso di non grande qualità, magari anche più costosi e quindi non concorrenziali. Riuscire a creare delle piccole industrie nell’asilo mariuccia fallisce in pochi anni. Un altro problema è un rapporto conflittuale tra le ospiti e le operatrici, reggenti, educatrici, per limiti di natura professionale di queste reggenti e persone che ci lavorano ed effettivamente per il comportamento stesso di queste ospiti: poche di loro accettano di stare in quell’istituto. Tante hanno un atteggiamento non consono in maniera volontaria in modo tale che quando trasgrediscono, dopo 3 volte vengono espulse, altre cercano di scappare. Fine anni ’30, per cercare di capire come aveva operato nei primi 30 anni l’asilo mariuccia, viene fatta un’inchiesta tra tutte le donne che erano passate tra il 1902 e il 1915 nell’istituto (qualche migliaia), ma con difficoltà si riesce a raggiungere solo un centinaio (600) di queste; i numeri sono significativi: 8 of 21 circa il 30% delle donne che vengono internate all’interno muoiono in pochi anni dalla loro espulsione: malattie, cause violente… 1 su 3 muore. Anche chi viene rintracciato, fa fatica a rispondere, altre si rifiutano, molte di quelle tolte dalla strada poi ci tornano, legate a problemi di prostituzione, figli illegittimi, malavita e criminalità… dati che fanno pensare a un fallimento di questo istituto. Da un lato è fallito, dopo gli anni ’30 e ’40 l’asilo cambia utenza, passando ad accogliere le bambine o i minori abbandonati. Tende a diventare l’assistenza a minori abbandonati, cambiando indirizzo. L’asilo mariuccia ha più difficoltà dell’umanitaria, ma sono strati profondamente diversi. Sembrano istituzioni a carattere locale, ma assumono un carattere nazionale. Fine ‘800, inizio ‘900 tengono insieme l’assistenza e l’emancipazione femminile all’interno di una realtà particolare: Milano riesce spesso ad anticipare dal punto di vista economico, sociale, assistenziale diverse relazioni che troveremo in ambito nazionale (infatti qui nasce il fascismo, il centro-sinistra…) Diventano dei simboli di Milano, che la identificano, che ha svolto per decenni una straordinaria solidaristica anche Italiana. Non è facile trovare qualcosa di simile. Queste due istituzioni, legate alla realtà di Milano, sono conosciute anche a livello nazionale. Diventano un modello per tante altre realtà nazionali, perchè si propongono di evolvere l’assistenza. 17/10 (National Welfare, Federal Welfare: family, maternity and work in Italy and Switzerland in the XXth century) • fase liberale della cittadinanza contemporanea: dalla rivoluzione francese alla WW1 • fase totalitaria tra le due guerra della cittadinanza contemporanea • fase democratica dopo WW2 della cittadinanza contemporanea. Dal 1945 ad oggi. Francia fa la storia della condizione giuridica e anche delle donne sui 3 principi dell’1789: Libertè, egalite, fraternite. Uguaglianza stabilita dalla rivoluzione dovrebbe mettere sullo stesso piano tutti gli individui, indipendentemente dal sesso o censimento (ricchezza), è un principio universale. Ma l’esito è racchiuso nel 1804 costituzione Napoleone perchè quel concetto viene limitato sulla base del censo, strada che caratterizza tutto il secolo fino al ‘900. Dentro a quel percorso ci sono anche le donne per il diritto di voto. Ambiguità: dichiarazione è interpretata in una forma riduttiva era già stato posto in luce in contemporanea con l’affermazione di quei principi, proprio da una donna: mette in guardia dall’applicazione del concetto. Olympe De Gouges (1748). Intellettuale molto nota, girondina, Parigi. Anni di rivoluzione, scrive piece teatrali, scrive di politica e nei giornali che durante la rivoluzione vengono pubblicati, si va notare per le sue posizioni parafemministe e per i suoi scritti abolizionisti. Rivoluzione francese, concetto uguaglianza in contrasto con concetto della schiavitù (stigmatizzata dagli illuministi francese). Reflectiones sur les hommes negres è un suo scritto. Salotto Madame Helvétius, viene ghigliottinata. Ha aderito ai principi rivoluzionari e ha pubblicato una lettera al popolo con un vasto programma di riforme sociali e soprattutto ha elaborato la dichiarazione della donna e della cittadina diffuso con un opera di diffusione attraverso manifesti e nel suo titolo è una critica nella dichiarazione dell’uomo e del cittadino affermata con l’avvento della dichiarazione. Molti punti ricalcano queste dichiarazione al maschile. Vuole intervenire pubblicamente. Accusa i rivoluzionari di aver utilizzato la dicitura dell’UOMO e del CITTADINO, e quei diritti vanno poi riconosciuti solo alla metà maschile. Insiste sui diritti naturali dell’individuo (uomo o donna). Tra rivendicazioni contenute, c’è: • rapporti uomo-donna: possibilità di chiedere lo scioglimento dal matrimonio anche per la donna (accesso divorzio) • contratto pre-matrimoniale: proprio per chiarire le posizioni tra i due soggetti che vanno costituire una famiglia sia opportuno far firmare un patto di convivenza in cui ci siano diritti e doveri di entrambi con un’idea di parità • figli fuori dal matrimonio: (risolvo in Italia solo nel 1975) • suffragio non si può basare su censo e sesso, rivendicazione della piena cittadinanza delle donne Nel 1804 sistematizza nei termini le caratteristiche: piano politico c’è suffragio (con censo e affidabilità). Chi detiene ricchezze, sarà un buon amministratore del proprio paese. Istituti giuridici che determinano la condizione femminile nell’era post-napoleonica, inseriti nel codice di napoleone e determina i rapporti e l’essere donna, anche nella famiglia, estesi in quello che è il ruolo dei componenti della famiglia, società, nazione. 9 of 21 • istituto della potestà maritale: donne non esercitano un controllo sui beni familiare, è controllata dagli uomini; il marito ha la possibilità di come decidere di gestire, decidere la residenza della famiglia, decidere l’educazione dei figli. Le donne che generano i figli e i figli sono affidati nelle prime fasi della vita, ma appena entrano nel percorso d’istruzione la donna non ha più potere. La donna vive nel guscio della famiglia, le relazioni tra interno ed esterno perchè lavora, portatore del reddito è il padre (pater). • incapacità civile: diretta conseguenza, se le facoltà della donna sono limitate dentro la famiglia, saranno anche limitate dentro la società. donna non può esercitare un’attività professionale. nella giustizia non può apparire. Ad una sentenza non appare se non accompagnata dal marito e con il suo consenso di fare la testimone. è solo moglie e madre (procreazione e cura dei figli nella prima infanzia). Non ha posizione pubblica ovviamente, indipendentemente dal ceto di appartenenza. Estromissione dal diritto di voto è conseguente. Porta precocemente il suffragio maschile (Francia e UK), nel 1848 rivoluzioni che porta a principi socialisti e porta il diritto di voto a tutti gli uomini. Questo suffragio non verrà mai smantellato (anche napoleone III non si permetterà di toglierlo). Il percorso è molto lungo, bisogno aspettare il ’44 con De Gaulle e la costituzione della quarta Repubblica nel 1946 perchè alla donne francesi ottengano il diritto di voto. Italia: 2 giugno 1946 fase più recente della cittadinanza. UK: nei paesi di cultura anglosassone le cose vanno diversamente, le donne ci arrivano prima: ha a che fare con i modelli giuridici e storia di quell’area. Le donne arrivano al diritto di voto subito dopo WW1. 1918 (stabilisce che solo le donne sposate e solo le donne che hanno almeno 28 anni d’età potevano esercitare il diritto di voto accompagnate dal marito-dalla sua saggezza-) e definitivamente nel 1928 (condizioni precedenti eliminate: donne maggiorenni esercitano il diritto di voto). Dagli anni ’60 è attivo un forte movimento, movimento suffragista che dà vita a manifestazioni clamorose. La WW1 segna un passaggio in tutto l’Occidente per la donna, perché inaffidabili o no, si devono impiegare nella produzione. I motivi del perchè le donne inglesi votano prima: • giuridici: sistema senza costituzione, no corpus di leggi sistematici che regolano i rapporti dell’individuo con la società, ma un processo evolutivo di accumulo, sovrapposizione di norme e atti che fanno la giurisprudenza. E’ sufficiente far approvare una legge che si sovrappone alle precedenti (ciò che avviene nel 1918). • culturi: continente vs isola. Una parte del continente, parte del sud (Spagna, Italia, Grecia, Francia) che rispetto alla parte del nord, è divisa da ferite religiose. Nella fede protestante il ruolo dell’individuo è un’asse portante (individualismo); Weber Etica Protestante e Sspirito del Capitalismo: lavoro di riflessione centrale. L’etica protestante (valori della fede) sono così centrati sul ruolo dell’individuo, che dove c’è questa religione c’è un maggiore sviluppo economico. Sostiene che ci sia un nesso tra individualismo e capitalismo perchè nel protestantesimo con dio è diretto e l’individuo non può acquistare con le opere la vita eterna. L’uomo è imperfetto, ma secondo l’ortodossia cattolica può redimersi col peccato. Ma nel protestantesimo, la salvezza o no è già decisa da dio e l’individuo non può cambiarlo, ma può capire a quale destino dio l’ha assegnato, lo capisce se nel corso della sua vita una serie di segnali positivi: ricchezza è un segno di salvezza. Forte individualismo ha una valenza positiva perchè spinge ad operare per conoscere il proprio destino. Anche le donne, seppur subalterne, sono centrali, in parte riservata la possibilità (anni ’60 si sviluppa un movimento femminile). UK è la prima ad industrializzarsi ed essere capitalistica. I costi sociali sono elevatissimi perché nella prima rivoluzione industriale le condizioni di lavoro sono massacranti per tutti, ma c’è un vantaggio per la donna: significa che la società agraria termina, con l’avvento dell’urbanesimo, traducendosi in emancipazione (nell’agricoltura la famiglia è allargata, con il capofamiglia, e le donne sono le ultime di una lunga gerarchia). Il lavoro dei campi è molto faticoso e di solitudine, se una donna entra in collisione con i componenti, ci dovrà vivere per tutta la vita. Situazione pesante fisicamente e psicologicamente. Nella città la famiglia numerosa salta: da patriarcale a mono. La vita di città è molto costosa (beni si devono acquistare, non si producono più) quindi la donna è costretta a lavorare fuori da casa. Le condizioni sono comunque terribili, però escono di casa e percepiscono un reddito=lavoro rende liberi perchè collaborano al reddito familiare, comunque lo gestisce il marito, ma si confrontano con altre donne. Spezza la loro solitudine e le apre a un 10 of 21 mondo più ampio ai quali possono aspirare. L’avvento precoce dell’industrializzazione anticipa la consapevolezza dei loro diritti con il movimento suffragista. Differenza di punibilità in termini di adulterio e divorzio: • Francia: Olympe si batte dalla fine del ’700 per le donne, il diritto rivoluzionario francese ha regolato il rapporto familiare: adire alla separazione e al divorzio non specificando l’iter, il luogo nel quale viene definito è quello del codice civile napoleonico dove si prevede un doppio binario: per la donna è difficile perchè deve dimostrare un tradimento del marito, quasi impossibile secondo i modelli comportamentali alla condizione maschile. Un uomo che ha relazioni di altre donne, non viene giudicato negativamente e la donna non ha modo di dimostrare l’indennità. E’ più facile per l’uomo dimostrare l’inadeguatezza della donna. Il codice quindi viene utilizzato solo dall’uomo e codificato in quel codice. C’è una certa moralità nelle leggi. • UK: Gli stessi pregiudizi valgono anche qui, ma con una differenza sottile culturale: la common law permette di modificare in termini rapidi, ma l’individualismo si accompagna con un altro atteggiamento culturale, valore che contrassegna quell’esperienza storica, questo valore è la tutela della privacy: l’individuo è così importante che gli si deve riconoscere una sfera di privatezza, riservata a lui/lei soltanto, in quella sfere niente e nessuno può intervenire (neppure lo stato). Le norme di common law sono più indicazioni comportamentali, che valgono soprattutto per regolare i rapporti sociali, ciò che avviene in pubblico perchè la sfera privata rispetto alla quale la norma viene vista come un elemento invasivo, intromissione indebita in una sfera personale. Adulterio e divorzio sono abbastanza normali, ci sono pregiudizi anche nella società inglese, ma finché non avvengono alla luce del sole e diventano un elemento pubblico, avvengono nel chiuso della sfera privata, allora la norma non ha diritto di intervenire. Quindi, se la donna in pubblico si espone con amante, le regole di adulterio e divorzio valgono, ma se avviene dentro alla sfera privata in un aria protetta che non dà luogo a disordine sociale, la libertà estrema di tradire il marito viene tutelata. 31/10 Prima della WW1 o dopo l’espansione del voto politico in EU possiamo tracciare una linea di demarcazione che divide: • EU Nord: le donne ottengono il voto in Svezia, Norvegia, Danimarca, UK del voto politico. Per il voto amministrativo i tempi sono ancora più precoci: il valore più importante è quello politico, influenzando la produzione di leggi. • EU Sud: arriva circa un trentennio dopo il voto politico. La differenza tra Nord e Sud è: - Religione: protestantesimo vs cattolicesimo - Livello giuridico: common law vs costituzione - industrializzazione vs agricolo Le donne inglesi arrivano alla cittadinanza politica nello stesso momento in cui il suffragio universale avviene anche per gli uomini: l’accesso con il protestantesimo ha a che fare con il censo, con la ricchezza e con l’aspetto religioso (successo economico=benevolenza di dio). Censo ha un’influenza religiosa, indipendentemente dal sesso (censo più importante del sesso). Quando in Italia si arriva al suffragio maschile con Giolitti nel ’12, le donne rimangono escluse e lo sono sia culturalmente che materialmente. In America, nel ‘20 emendamento avanzato da Suzanne Antoni propone il suffragio alle donne americane. Ancora prima il suffragio amministrativo, precoce nella fine degli anni ’60 per amministrative: • Wyoming ’69 primo • Colorado nel ‘93 Australia: introduce nel 1903 il suffragio femminile (comunità bianca). In EU, introducono il voto locale Norvegia 1901 Islanda 1909 Danimarca ‘15 Svezia ‘09 In Italia si parla di suffragio maschile, ma il partito socialista sollecita il tema femminile. La maggioranza è contraria in parlamento (senza maggioranza di voto). 11 of 21 UK,1882 Married Women’s Act: si rivolge all’atto che regola il regime delle proprietà delle donne sposate (quelle che non possono disporre dei propri beni, non esercitano la patria potestà sui figli). Nell’82 si volta pagina e si riconosce alla donna la piena capacità di disporre dei propri beni: può avere un’attività commerciale senza chiedere permesso a nessuno, esercitare una professione, comparire in un processo, fare contratti, piena capacità di disporre della propria persona. Indipendenza dal marito, l’utilizzo dei beni, riconosciuta la libertà, esercitare la potestà sui figli. Act che sconvolge la disciplina giuridica nell’EU del diritto civile internazionale. Il parlamento inglese che approva questa legge è composto solo da uomini. Gran parte dei giuristi (anche i più liberali) condannano apertamente questo Act, considerato come un passo dall’anarchia sociale perchè spezza la famiglia come unità e spezza un ordine gerarchico, rompe una catena di comando e si apre al caos sociale, verso l’anarchia. Genera una reazione di questo tipo, ma per il movimento femminile, questo diventa un atto eversivo, uno strumento potente per spingere l’asticella più in alto in altre direzioni. La prima battaglia è la patria potestà sui figli. Una norma di legge non cambia immediatamente le cose, ma premette un cambiamento, un ribaltamento nel tempo dei rapporti della famiglia. L’act non fa altro che notificare un mutamento già in corso, una famiglia in cui i rapporti gerarchici si sono allentati perchè la donna esce di casa, ha un salario, contribuisce ed è fuori dal controllo del marito per gran parte del giorno. Determina un ribaltamento nel ruolo, anche nei confronti dei figli, da semplice fattrice dei figli nella prima infanzia, ora rivendica un ruolo più pieno di esercizio della funzione materna. Viene introdotta esplicitamente nell’1886 e viene rivisto poi con la società di massa e la trasformazione dopo WW1 nel 1925 quando uomo e donna su piano giuridico e civile, con cittadinanza politica, sono sullo stesso piano. Caso anomalo al di fuori dei 2 modelli citati: Russia Bolscevica, nella patria di Lenin ciò che diventa di riferimento è la visione rivoluzionaria, in cui la figura e idea di donna emerge con la rivoluzione. Sulla base della dottrina Marxista, la donna dovrebbe essere equiparata all’uomo perchè non vi è alcuna distinzione sulla base del sesso, l’unica distinzione è quella di classe: borghesi vs proletari. Avvenuta la rivoluzione proletaria e creato lo stato soviet, si garantisce piena uguaglianza a tutti i membri. Prime elezioni con suffragio universale (’17 si compie un salto nei secoli: da semi-feudale a emancipazione dell’individuo). Il suffragio non può che essere universale e nel novembre ’17 assemblea eletta così. L’anno prima non c’era neanche il parlamento in russia, nel ’17 si ha un parlamento con suffragio universale. Le donne arrivano improvvisamente alla conquista della cittadinanza politica, senza un processo di maturazione e consapevolezza del loro ruolo. Questo brusco passaggio non modifica tradizioni culturali, non c’è riflessione avviata in EU dopo la rivoluzione francese, c’è quindi una contraddizione. Hanno una condizione economica e sociale su cui non si interviene. Si interviene con l’elaborazione della costituzione, quello dello stato comunista che non viene elaborato subito nel ’17, ma dopo. Lenin muore nel ’24 e l’avvento di Stalin tra il ’27/28 si delinea con la sua politica. Tra Lenin e Stalin c’è un corso di assestamento in cui si elabora la costituzione, che risente dell’assenza di un leader come Lenin e dell’influenza di Stalin; in ogni caso la costituzione viene elaborata con un nuovo codice civile che viene dato alle stampe nel ’26 (=anno in cui Lenin è già morto, ma Stalin non è ancora al vertice del potere, quindi c’è ancora un margine per l’affermazione dei valori rivoluzionari). Questo è lo sfondo sul quale entra in vigore il nuovo codice civile, un codice molto aperto, la scure del totalitarismo non si è ancora abbattuta, e il codice del punta di vista femminile è piuttosto avanzato: la piena parità nell’ambito famigliare, condivisione della patria potestà, accesso al divorzio per entrambi, prevede l’aborto come diritto (moderno). Questi sono segnali di applicare un principio di uguaglianza che dovrebbe connotare la condizione dello stato socialista. Il codice non dura con Stalin, che rifonda il codice nel ’28 sia per i rapporti (ripristina gerarchia e ruoli nella famiglia) sia lo riforma in cui rende difficile il divorzio perchè la famiglia socialista diventa il cardine della società e abolisce l’aborto. Solo dopo la morte di Stalin 1953 sarà possibile ritornare alla versione del codice civile del ’26 che è più vicina allo spirito rivoluzionario. EU: Germania, Francia, Italia: 3 paesi simbolo con codice civile napoleonico adottato che procedono sulla strada della cittadinanza femminile su percorsi diversi: • Germania: tra la fine della WW1 e il 31 gennaio ’33 c’è Weimar, con andamento molto alterno della condizione economica tedesca. Subito dopo WW1, alta disoccupazione, inflazione e disagio sociale. La situazione politica è molto conflittuale, con la presenza di ali estreme. Ma la vita culturale è molto effervescente (Germania=laboratorio di idee). Elabora in questo contesto 12 of 21 una costituzione che difende diritti sociali e civili e diventa un punto di riferimento post-bellico anche per Italia e Francia. Nonostante, le leggi non cambiano concretamente le cose, sono solo un punto di riferimento. Cambia la condizione della donna, deviando il codice napoleonico: si riconoscono dei diritti sociali come la tutela della maternità, il suffragio femminile, la piena parità di uguaglianza (ciò scompare con Hitler). Si allinea quindi con Nord EU (ha diverse religioni con unità federale). L’espansione della cittadinanza femminile viene interrotta e cancellata dal nazismo, ma viene ripreso dopo WW2, con le 2 Germanie: una si allinea all’URSS, l’altra raccoglie l’eredità di Weimar, nel ’49 con la Repubblica Federale Tedesca e la nuova costituzione della Legge Fondamentale dello Stato, in cui l’art 117 afferma letteralmente l’uguaglianza dei diritti dei sessi. Questo codice è ripreso da quello del 1896. Nel marzo del ’53, norma per accelerare il nuovo diritto civile sul tema uomo-donna e tutti i principi incompatibili del ’49 sono annullati. • Italia: sistema totalitario, suffragio fine WW2. Ruolo della donna nella resistenza, impossibilità di negare cittadinanza politica (2 giugno ’46 con elezioni della consulta e referendum); prima votano nelle amministrative. Parentesi fascismo chiudo apertura alla cittadinanza femminile. Ma il regime di Mussolini interviene a qualche anno di distanza nella WW1. Il passaggio è del ’19: c’è il biennio rosso e le forze di sinistra sono protagoniste nella scena politica; quando si introduce il suffragio universale, si cerca di estenderlo alle donne anche nel parlamento, ma non c’è la maggioranza. Una delle donne è Anna Kuliscioff, esponente del partito comunista. Ma nel dopoguerra nelle riforme sociali, la stagione dei due governi Francesco Saverio Nitti, repubblicano democratico progressista, in un momento delicato che tenta di promuovere il tema sociale: introduce il ministero del lavoro nel ’20 e c’è uno spazio per il diritto delle donne. C’è un dibattito che ritorna nella legge del ’12 e si riprende dopo la guerra (dibattito già iniziato nell’800), rimane sulla base del censo di consapevolezza politica legata alla ricchezza. Non ha successo, Kuliscioff è sfavorevole a discriminare sul censo. Nel ’19 n 1176 legge: legge con la quale viene abolita l’autorizzazione maritale (non c’è riforma del codice o statuto albertino): la donna può decidere che lavoro fare, può decidere se partecipare ad un processo senza dover chiedere l’autorizzazione del marito. Si apre un ventaglio di professioni alle donne che finora non erano possibili. C’è un’apertura nei diritti civili: le donne possono esercitare la professione di avvocato che finora non è possibile, entrano nel pubblico impiego, nell’insegnamento ed inizia un percorso interrotto dal fascismo. • Francia: cittadinanza politica suffragio arriva dopo la WW2, Charles de Gaulle nel ’44 introduce il suffragio universale che è il riconoscimento del ruolo fondamentale delle donne nella resistenza. Già nel ’40 occupazione della Francia delle truppe naziste e il movimento di resistenza si organizza velocemente. Nel ’45 primo voto nelle amministrative e prime elezioni dell’assemblea costituente in cui le donne votano. 4° Repubblica riconosce il principio della piena parità. La comune tempistica con l’Italia evidenzia la ragione del codice civile, della religione cattolica, della tradizione della famiglia. Nonostante sia liberale e senza dittature, il problema resta culturale: consuetudine dei rapporti tradizionali. Inoltre, le sinistre son forti per riconoscere un ruolo alla donna e a un certo punto a metà degli anni ’30 (’36) c’è il governo di sinistra (Fronte Popolare): non si arriva al suffragio perchè si teme, c’è un pregiudizio rispetto alla capacità di discernimento delle donne (di fare le scelte giuste) ed è così radicato che è trasversale alle forze politiche, anche nella sinistra francese, la presenza femminile non è diffusa in ruoli di primo piano. Raramente partecipano alle grande decisioni operative (anche nella resistenza). Blum è il capo dei socialisti francesi del ’36 che porta la sinistra al governo, eppure incapace di avanzare il suffragio. Ma introduce ore di lavoro, equazione dei salari, rimane quindi progressista. Perché le donne sono le prime a voler mantenere un assetto tradizionale perchè spaventate ad un’organizzazione diversa, e quindi non è conveniente alla sinistra riconoscere questo diritto. Diritti civili: passaggio governo provvisorio e costituzione ’45/46 del principio di parità (questa non è l’ultima costituzione, l’ultima è del ’58 in cui viene confermato il principio). Anche per il riconoscimento sul piano costituzionale della parità civile con gli uomini, da queste affermazioni non discende un’immediata parificazione dentro alla normativa perchè la normativa giuridica perchè ancora legato al codice civile: bisogna riformare il codice civile quindi i tempi sono sfasati. 7/11 Linea che separa Sud Italia dal Nord Italia fino alla WW2. 13 of 21 • Italia: già dagli anni ’20 è in dittatura; nel corso della WW2 cessa la dittatura per dare spazio a democrazia • Spagna: dagli anni ’20 grande evoluzione per i diritti femminili; nel corso della WW2 si afferma la dittatura Gli stati mediterranei EU sono molto diversi nella loro evoluzione del diritto civile. Dentro a EU sud e EU nord esistono specificità che variano a seconda del tempo. WW2 segna la linea di discrimine in tema di suffragio che diventa universale, la segna meno dal punto di vista del diritto civile: dal ’45 alla fine degli anni ’60 regna la disparità nella condizione femminile, tanto che pur avendo potere politico, non si può dire che abbia piena cittadinanza, visto che nonostante l’autorizzazione maritale, solo nel ’75 le donne votano nel nuovo codice di famiglia la piena parità nei confronti del coniuge e dei figli. Le donne votano dal ’46, ma fino al ’70 non possono divorziare (legge confermata nel referendum del ’74). Sulla parità dei diritti civili, dobbiamo aspettare la fase degli anni ’70-80 che coincide con lo sviluppo del femminismo e soprattuto la riflessione scientifica. L’idea che alla condizione di cittadino/individuo vengono associati anche dei diritti sociali, non solo civili, arriva con lo sviluppo del pensiero di William Beveridge e le costituzioni (cittadinanza sociale=welfare). Italia, 1910, lo stato è liberale, il potere è gestito dall’elite liberale (non democratico perchè non c’è suffragio universale). L’Italia è ancora a base agricola, e molto arrestata a livello industriale. La classe dirigente introduce uno strumento di protezione sociale che riguarda le donne: Cassa nazionale della maternità e dell’infanzia nel ’10, ripreso nel secondo dopoguerra e riformato con l’assistenza. Garantisce un compenso in denaro per le donne nel momento precedente e successivo al parto, ma solo alle operaie dell’industria, escluse tutte le altre, che sono la maggioranza. Avvantaggia solo una parte limitata di donne, però per la prima volta è dovere dello stato sostenere economicamente la donna in quel momento della sua vita. Il sussidio è molto basso, tanto che non evita completamente la necessità di correre per altri fondi di reddito. Si apre un fondo al quale possono attingere tutte le operaie, assentando 8 settimane dal lavoro, costituito per 1/3 da un un contributo dal salario delle operaie nella fascia d’età di 15 e 50 anni, quindi dalla busta paga, 1/3 finanziato dagli imprenditori e 1/3 finanziato dallo Stato tramite tassazione (finanza pubblica). Lo Stato assume direttamente una funzione attiva nelle politiche sociali. Questa legge è conseguenza di un’altra: la legge nel ’02 che riforma il lavoro femminile in fabbrica, prevedendo obbligatoria l’assenza dal lavoro delle operaie nelle 4 settimane prime e dopo il parto per tutelare la salute della donna e dal figlio (più che sociale, rivolta alla poca produttività della donna in quelle settimane). Il provvedimento è voluto dal partito socialista di Turati, ma Kuliscioff è molto critica dell’esito finale perchè all’obbligo di assenza avrebbe dovuto corrispondere un sussidio (che arriva solo nel ’10). Quindi molte donne, subito dopo il parto, vanno al lavoro. Prima della WW1, provvedimenti analoghi con sostegno economici alle madre sono comuni in diversi paesi con formule diverse, caratterizzando l’intera area occidentale. Segnano l’origine (non l’accesso) ai diritti sociali. Forse, se l’Italia fosse stata più industrializzata, alcuni diritti sarebbero arrivati prima. Anche nel mondo americano arrivano i diritti sociali, anche se lì c’è un’apertura maggiore su quelli civili e meno sociali per l’influenza del protestantesimo. Fine WW1, sono 39 gli stati americani con sussidio analogo alla cassa di maternità, che si chiama Assegno di Maternità, introdotto per la prima volta in USA Illinois nel ’11. Stabilire un quadro non è senza rischi: non tutti questi provvedimento garantiscono lo stesso indennizzo, lo stesso tipo di protezione, categoria di donne. Negli Stati USA non prendono in considerazione la professione per il sussidio/assegno di maternità, ma lo collegato a condizioni di reddito, concesso a donne che rientrano negli elenchi dei poveri e/o a donne che sono povere perchè senza marito (no a divorziate, ma quelle sole solo con prova di morale). Questi aspetti rappresentano un diritto ancora tutto legato alla beneficienza tradizionale ai poveri (non diritto, la legge stabilisce un dovere della società verso i più poveri, un dovere di beneficienza). La Cassa di maternità italiana garantisce un diritto, a un gruppo limitato di donne, ma costituisce già un diritto dell’individuo operaia. Francia: simile all’Italia per l’evoluzione della condizione femminile; primo ‘900 è un punto di svolta e le norme sono più o meno le stesse: ’09 approvata la legge Angerand (parlamentare che la 14 of 21 propone), simile a quella italiana del ’02, possibilità delle donne si assentarsi per 8 settimane prima e dopo il parto (non obbligo!) e la legge prevede che l’assenza dal lavoro non sia causa dal licenziamento (conservazione posto di lavoro). Rispetto all’Italia, non c’è obbligo e non c’è sussidio, ma c’è una categoria per la quale il sussidio c’è: insegnanti, cioè le dipendenti statali. Queste dipendenti pubbliche l’anno dopo ricevono le 8 settimane di assenza con tutto il salario. Nel ’12 approvata legge (età della belle epoque) molto dibattuta: possibilità per le donne di iniziare il processo per la ricerca della paternità: prevede che le madri nubili abbandonate possano avviare un percorso per la paternità per giungere a provare legalmente con un procedimento giudiziario la paternità di un uomo, indipendentemente della sua volontà di riconoscere il figli (non c’era DNA, diventa difficile, sono solo testimonianze). I padri di figli illegittimi possono esser chiamati per la responsabilità e sostenere economicamente la madre, con il riconoscimento del diritto al sostegno economico. Nel ’13 legge Strauss (parlamentare che la propone): regolare Angerand: obbligo per datori di lavoro di specifici settori produttivi a concedere il congedo di maternità e nel passaggio da facoltativo a obbligatorio diventa l’assegno di maternità durante il congedo per sostenere economicamente le lavoratrici. Concesso l’assegno a famiglie con basso reddito secondo una casistica e famiglie numerose (almeno 4 figli). Alla fine degli anni ’10, gli assegni di maternità sono estesi a tutte le categorie di impiegati pubblici (tutte le madri che operano nell’impiego pubblico, che costituiva già prima un’area più protetta). Questi assegni rappresentano di più il riconoscimento al nucleo familiare che alla condizione femminile. Germania: 2 reich, Bismark, fine ‘800, introduce una normativa sociale che vuole fermare le forze antidemocratiche, con l’avvento dell’assicurazione obbligatoria per infortuni e malattie, dentro le quali si prevede l’assicurazione e il sussidio alle operaie d’industria incinte (come se fosse malattia, perchè non operativa). Fine dell’800, embrione con tutti i limiti esplicitati: no diritti, ma di consensi sociali e produzione con ritmi ininterrotti. Nel primo quindicennio si aggiungono 3 normative importanti (’03, ’08, ’11), modificano parte della normativa bismarkiana in tema di assicurazioni malattie e infortuni e protezione della maternità allargando le tutele che quelle normative degli anni ’80 garantivano: viene esteso a 8 settimane il congedo che viene pagato completamente, alzato l’assegno con il costo della vita, estende a categorie crescenti di lavoratrici comprendendo le domestiche/lavoranti a domicilio (molto praticata come professione, sempre esclusa perchè non erano casalinghe ma neanche operaie, difficile da codificare come lavoro, spesso accordo informale) con il congedo, ma l’assicurazione e il sussidio non è obbligatoria, ma volontaria. UK: legge sull’assicurazione nazionale del ’11: costituzione di un fondo al quale le operaie collaborano con l’assicurazione, stato e datore di lavoro per far in modo che possano (madri sole lavoratrici in particolare) avere un sussidio di sostegno, non limitato necessariamente alle 8 settimane, anche più esteso in certi casi. Chi può stipulare un’assicurazione è colui/lei che ha un reddito. Nelle grandi città UK c’è un alto indice di bimbi abbandonati, ragione slegata al riconoscimento del diritto, che giustifica la beneficienza pubblica e privata, ma gli istituti dimostrano di essere inadeguati perchè le madri sono prive di un reddito insufficiente. La legge dell’’11 cerca di risolvere questo problema, come aiuto economico. Si battono in questa direzioni le associazioni femminili, in particolare su questa legge e per l’inizio di un percorso: Women’s cooperative Guid con l’idea di partire da una base per ampliare una protezione, soprattutto nell’estensione dei ceti. Portare da sussidio di povertà a sussidio di maternità. Nel ’13 l’attivismo di questa associazione femminile e la sua battaglia/campagna pubblica a favore di queste leggi ottiene un piccolo successo: con l’allargamento della platea delle madri, il sussidio viene pagato direttamente alle donne (incapacità civile della donna le impedisce solitamente a ricevere un salario). Norvegia: ’09 sussidio di maternità per le più povere, ’15 legge generale a tutela dell’infanzia con assegno di maternità per tutte le donne anche se sole (divorziate incluse). I costi vengono sostenuti dallo stato (svolta): assunzione della responsabilità dello stato. AnKer Moller è un’attivista e femminista che riesce a coinvolgere nella sua battaglia per l’approvazione di questa legge il cognato Kasten, figura di riferimento dal progressismo nel parlamento norvegese. I sussidi non sono alti, pagati solo se riconosciute moralmente idonee. Questo periodo delle origini del percorso al diritto viene implementato dopo WW1, quando durante la guerra la donne sono chiamate nella produzione, persino nell’industria bellica. Con gli uomini al fronte, le donne li sostituiscono nella produzione di servizi fondamentali ed è impossibile dopo la guerra non riconoscere alcune tutele di natura sociale (non ancora cittadinanza piena). Piena 15 of 21 cittadinanza maschile per difendere la patria, mobilitazione del fronte interno legittima maggiori diritti per collaborare per le donne. Dopo WW1, una novità è lo stretto rapporto tra le legislazioni internazionali mai visto prima, legato da una casualità dello sviluppo economico, non a una visione o volontà di uniformare delle procedure. Con l’avvento della Società delle nazioni, la rete degli istituti nazionali di ricerca finisce per essere il coordinamento della nascita di tanti centri di ricerca. Si crea un organismo fondamentale: International Labour Office, organizzazione internazionale dell’occidente con esperti e sindacalisti che affronta i problemi del lavoro e la necessità di riformare, convegni vincolanti per gli stati che partecipano alla legislazione (Italia compresa). Nel ’19 viene convocata una convenzione sulla disoccupazione, tratto comune di tutti i paesi post guerra, si discute e cercare di capire come tutelare la situazione. La cornice legislativa che può proteggere il lavoro e emerge la necessità comune di garantire un congedo di maternità di almeno 6 settimane. Sempre nella conferenza del ’19: congedo obbligatorio e sussidio pari al salario, documento della convenzione sottoscritto da tutti i paesi membri e impegnativo di applicarne i principi nella legislazione nazionale (non immediato, ma traccia una strada comune ai paesi dell’EU occidentale che tutti accettano e dovranno percorrere). Svolta WW1 fondamentale per trasformare i sussidi insufficienti in qualcosa di più che non è ancora diritti ma più di quanto fosse in età giolittiana, risultato del fatto che si agisce a livello internazionale e i paesi si influenzano. Il passo successivo c’è lo sviluppo democratico di questi principi (totalitarismo). Cittadinanza: riferimento ad una relazione che intercorre tra un individuo e la comunità sociale nel quale l’individuo vive e agisce. è una relazione, quindi è soggetta ad una trasformazione rispetto al tempo, al luogo, alle circostanze. Il concetto di cittadinanza varia nel tempo e nello spazio. 14/11 con assistente Donna nel totalitarismo e istituzione di maternità e infanzia (cittadinanza totalitaria). Percentuali di occupazione femminile aumentano, ma le donne sono espulse dal mondo del lavoro con la fine della WW1. La loro situazione continua, anche nelle istituzioni politiche con il suffragio universale raggiunto in alcuni paesi prima degli anni ’20. Si delinea la “donna nuova”: presenta caratteristiche diverse rispetto al passato, che nei vari paesi EU si dividono. In Italia viene chiamata “la maschietta”, perchè il suo comportamento assomiglia a quello maschile, presenta caratteristiche fisiche precise (capelli corti, gonna al ginocchio) e comportamentali con la società (mondana, che frequenta le strade, i locali da ballo, i bar). Diventa un simbolo degli anni ’20: trova posto nel mondo cinematografico, nelle copertine… Ma la vera svolta è a livello culturale, in reazione al modo di pensare nei confronti del matrimonio, della famiglia, della sessualità e della vita di coppia. Sono donne prevalentemente lavoratrici, spesso acculturate. Però, la donna nuova non incontra il favore delle donne più anziane o quelle del movimento femminista, che le definisce quasi come una decadenza morale: si trascurano le mete del femminismo, soprattutto a livello fisico. Il movimento femminista non è positivo all’emergere di questa nuova realtà della donna nuova. Negli anni ’20 iniziano a diffondersi i regimi fascisti, Italia tra questi. Inizialmente tante femministe credono di poter realizzare alcuni dei propri obiettivi attraverso il fascismo perchè fino alla metà degli anni ’20, Mussolini sembra appoggiare delle rivendicazioni come il suffragio femminile, tanto che nel ’25 il fascismo concede alle donne il diritto di voto amministrativo, anche se la riforma non viene mai attuata e dura molto poco perchè nel ’26 c’è la riforma podestarile che la annulla. Si rivela un’illusione: la visione della donna nel fascismo è l’angelo del focolare, madre e casalinga. Il fascismo scoraggia il lavoro femminile e la parità di uguaglianza nel rapporto uomo-donna, proprio perchè la donna è rilegata alla sfera privata. Negli anni ’30, c’è la campagna natalista fascista e la donna diventa uno strumento per questo scopo. Allo stesso tempo però, il fascismo esalta la figura della donna, ma nelle forme della maternità per la forza nazionalistica dello stato, negando ogni forma di emancipazione. Intanto, la donna ha anche una dimensione pubblica: esistono le associazioni femminili del fascismo, cioè i fasci femminili, che son tanti. Il fascismo dura un ventennio, ma la donna e il suo movimento iniziano tardi, intorno alla metà degli anni ’30, quando inizia una mobilitazione significativa. Il fascismo riesce a mobilitare 1/4 o 1/5 delle donne; il numero delle donne iscritte ai fasci femminili è 750 mila. Ai fasci femminili si aggiungono altre associazioni: organizzazione massaie rurali, di fabbrica… attraverso le quali il fascismo cerca di nobilitare la figura della donna. Solo attorno alla metà degli anni ’30 vengono chiusi i residui del vecchio 16 of 21 movimento femminile. Viene proibito il consiglio nazionale delle donne e la federazione nazionale delle laureate e diplomate viene sostituita da una analoga associazione fascista, perchè costituita da donne ebree. Il movimento femminista manifesta i suoi gesti a metà degli anni ’30. In Germania, non esiste una fase di transizione nel movimento della donna. I nazisti realizzano subito, ciò che noi realizziamo dopo un decennio. La rottura con il movimento storico delle donne avviene subito, anche perchè secondo questo l’ascesa di Hitler minaccia i diritti civili, l’accesso ai lavoro pubblici… nel ’33 Hitler scioglie le associazioni delle femministe tedesche. Le “Donne Nazionali Socialiste” nel ’35 arrivano a contare 2 milioni di iscritte, di cui 320 mila che si identificano nel nazismo (molto legato al partito nazista). “Le donne lavoratrici” contano 6 milioni di iscritte (austriache comprese), organizzazione meno legata al partito nazista, più legata al ministro dell’interno. Esistono anche altre organizzazioni femminili, legate ad altre associazioni. I numero sono importanti: le operaie organizzate sono 4 milioni, quelle agricole sono 8 milioni. Grossa differenza di numeri tra Italia (rimane un totalitarismo imperfetto) e Germania (buona parte delle donne crede alla superiorità della razza germanica, aderendo attivamente al nazismo). Emerge una contraddizione in tutti i totalitarismi: da un lato relegano la donna nell’ambito della sfera privata, dall’altro mobilitano le donne, che quindi non rimangono necessariamente alla sfera privata, ma entrano in quella pubblica. Concezione della donna a cui è negata l’emancipazione, ma al tempo stesso ha una posizione nella sfera pubblica. Istituzione dell’Omni (Opera nazionale maternità e infanzia): ha dei rapporti con la Cassa Nazionale della Maternità e dell’Infanzia. A differenza della cassa nazionale, questo ente è completamente finanziato dallo Stato (intervento per la prima volta diretto). Nasce nel ’25, tra l’Italia ancora liberale e l’avvento del fascismo. Alla fine WW1, molti paesi EU definiscono specifiche norme a tutela di infanzia e maternità (di conseguenza diritti per donne e minori), creando enti per la maternità. Al termine della WW1, l’Italia registra alti tassi di mortalità infantile, evidenziando il compito di studiare soluzioni per la maternità. Ciò viene fatto dal primo governo di Mussolini, presentato al Senato nel ’24 e discussa l’approvazione della legge che istituisce nel ’25 l’Omni: si occupa dell’assistenza delle gestanti, madri bisognose e bambini abbandonati, sino al 5 anni di età, dei fanciulli fisicamente anormali, abbandonati, traviati fino al 18 anno di età. Deve favorire la diffusione delle norme e i metodi prenatali e del parto, cercando di raggiungerli attraverso delle strutture particolari, specifiche istituzioni, già esistenti. Ha una struttura amministrativa, che si divide in due parti: • struttura centrale, con i due organi che stanno a Roma: - consiglio centrale da 27 membri inizialmente (uomini politici, amministrazione pubbliche, medici) - l’organo esecutivo, la giunta composto da 9 membri. • struttura periferica, con i due soggetti amministrativi: - federazioni provinciali (anello tra ambito centrale e periferia, vigila sul funzionamenti locale) - comitati di patronato (contatto diretto omni e persone). Sono a livello comunale (città grandi hanno più comitati). I primi anni sono complicati (fino ai primissimi anni ’30) tanto che nel ’27 c’è lo scioglimento della giunta, che viene associata a un commissario. Il problema che si trascina fino alla sua soppressione nel ’75 è quello finanziario: le risorse che lo stato mette a disposizione sono insufficienti. Nel ’28 l’Omni dispone di circa 63,5 milioni, 50 dei quali provengono dalla tasse. L’ente non dispone di strutture con personale specializzato, e deve allo stesso tempo costruire nel territorio nuove strutture e formare del personale specializzato. Nonostante gli organi centrali, l’attività è locale. Ai patronati e patronesse si aggiungono le figure delle visitatrici, figure create nei primi anni ’30 con il compito di visitare le donne e i fanciulli più bisognosi; si tratta di volontarie con almeno un corso professionale o retribuite dall’Omni, per quelle diplomate. Il servizio più importante è l’ambulatorio ostetrico con medici specializzati e guardie ostetriche per il soccorso. Un altro è la costituzione degli asili nido e simili. Queste strutture hanno bisogno di coordinamento interno. Vengono erogati anche altri servizi: consultori per lattanti fino a 3 anni di età con medici specializzati, sale con bilancia per neonato, camera di isolamento per coloro sospetti di malattie infettive, dispensato del latte… In questa prima fase, i patroni e patronesse appaiono liberi di esercitare la propria azione. Nel ’33/’34 il fascismo porta l’amni a un carattere assistenziale. La sua riforma è completata nel ’38/39 con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita da una parte, e dall’altra con scopo politico, 17 of 21 modificando degli organi amministrativi a livello centrale e federale. La fascistizzazione dell’Italia porta al controllo burocratico e al controllo critico. Abbiamo 94 federazioni provinciali, come 9596 strutture, di cui 126 asili nido. Lo scoppio della guerra crea ulteriori problemi, proprio per la crescita di emergenze sociali, di assistenza alle famiglie dei deceduti e di recupero del pasto (libri?). Nel ’43 cade il fascismo e l’Italia è divisa in due: al Nord l’attività è condizionata dalle difficoltà della guerra, al Sud man mano che viene liberata, c’è decadenza. Senza contare che c’è una confusione totale tra alleati e non. Nel ’44 viene istituita la nuova sede, ma diversi enti vengono soppressi. Con la fine della WW2, l’organo centrale è trasferito a Milano (con doppia sede anche a Roma) anche se solo uno al ’45. La vita dell’Omni prosegue fino al ’75, quando viene soppresso con la nascita delle elezioni regionali italiane, le primi elezioni a statuto ordinario e le politiche assistenziali esercitate dai poteri locali (regioni, comuni, province). Dopo la WW2, seppur venga defascistizzato, la sua struttura rimane (altri esempi fascisti che hanno continuato a vivere sono Eca, Inps…). 21/11 Cittadinanza nelle democrazie del secondo dopoguerra: UK, Francia, paesi nordici, si muovono secondo uno sviluppo di principi stabiliti già nell’età liberale, riagganciandosi dell’evoluzione storica i paesi precedente alla due guerre. • Francia: dal ’44-’58, con l’approvazione della Costituzione e 4° Reppublica. Area nella quale il totalitarismo (eccezione ’40-45 con occupazione tedesca e repubblica di Vichy, condotta dal presidente Petain, subalterna ai nazisti nel centro-nord) è assente. Negli ’30 processo democratico che estende le tutele, come assegni di maternità. Dopo WW2 grande difficoltà, perché subisce duramente l’occupazione nazista. Il primo provvedimento avviato dalla 4° repubblica nel ’46 è quello di elevare gli assegni, non maternità, ma familiari per i figli a carico (les prestaciones familiers), sostenuto con la finanza pubblica (risorse dello stato, tassazione). Assunzione di responsabilità dello stato come rappresentate della comunità nazionale di un sostegno non più una forma di beneficenza pubblica, ma riconoscimento di un diritto sociale. Se lo stato utilizza parte delle riserve finanziare per degli assegni a salvaguardia delle famiglie basato sul numero dei figli, pensando che vada ad accompagnare il reddito di famiglie che devono far fronte alla crescita di un figlio, dimostra di voler operare perchè adempio a un mio ruolo, quello di garantire i diritti ai cittadini. Assegni=diritto a cui si dà soddisfazione. Il concetto va nella direzione della cittadinanza sociale. Dentro agli assegni ci sono anche quelli della maternità, pagati direttamente alle donne, di fronte ai dei codici civili e alla giurisprudenza è riconoscere una parità dei rapporti all’interno della famiglia. Les prestaciones familiers sono la fine di una lunga battaglia, perseguita da varie associazioni: femminili soprattutto negli anni ’30 e iniziative dei governi, quando rimane un paese democratico. Nel ’36 il fronte popolare è un tentativo di affrontare la politica sociale. C’è continuità del sistema democratico, che accomuna la tutela della maternità negli anni ’20-30. Il tema è ormai stringente del calo delle nascite. Negli anni ’20, è in calo di natalità (Italia leggermente in ritardo perchè ancora molto agricola). Lo stesso per tutto l’Occidente, solo il terzo mondo continua a fare tante figli. è un problema per la politica, perchè significa calo della capacità produttiva, militare ecc.. Misure di protezione della maternità dagli anni ’30: Francia proibisce dal ’20 ogni forma di propaganda anti natalista, tanto che mentre il fascismo introduce nel ’34 la giornata della madre, la Francia già nel ’20 ha il giorno della madre, introducendo la distribuzione di medaglie alle donne con tanti figli (10), e nel ’20 persegue anche l’aborto (non per religione, ma per tutela stirpe, 3° Repubblica è laica). Nel ’28 introduce la legge per l’assicurazione sociale di tutti i lavoratori con la quale si tutela anche la maternità: tutti i lavoratori sono obbligati ad assicurarsi contro infortuni, malattia e dentro la malattia viene introdotto l’assicurazione per la maternità. Gli assegni di maternità già previsti nel ’13, rientrano nell’assicurazione contro le malattie e vanno alle donne lavoratrici o donne di mariti assicurati. Vantaggi dell’assicurazione: assistenza medica alle madri nelle 8/6 settimane intorno alla nascita del figlio, aumento del sussidio di maternità previsto nel ’13 e estensione del congedo di maternità. Continua un processo di progressiva estensione di politica sociale tra ’20 e ’30 partendo dalla maternità, oggetto di forte dibattito lungo gli anni ’30, tra chi sostiene che la maternità dovesse essere una funzione privata e familiare, e non deve interessare lo stato e comunità nazionale e non deve essere sostenuta economicamente, e chi pensa l’esatto 18 of 21 contrario: maternità è funzione sociale perchè è il futuro della patria sostenuta attraverso la forma degli assegni/sussidi da parte dello stato. Donna importante per aver avviato il dibattito tra le due guerre Cecile Brunschvicg, riconoscimento la funzione sociale della maternità, come tale associata alla donna, qualsiasi sia la sua condizione civile, sposata o no, che percepisce un reddito o no (famiglia no beneficenza, risposta a un diritto della donna madre, assegnata a tutte le donne e tutte le donne che fanno figli). Anche Merlin in Italia dopo WW2 si ispira a questo. C’è un dibattito, con Cecile si schiera l’Unione Feminine Civile (associazione femminile religiosa cattolica) per la funzione sociale della maternità in contrasto con il movimento femminile delle donne laiche, che chiede salario familiare, assegno a tutte le madri senza lavoro, diritti delle madri di dedicarsi a sé e ai propri figli, salario nel momento in cui devono curare i figli (scivoloso: da un lato sembra garantire un diritto della donna, dall’altro caccia la donna solo in ruolo di moglie e madre). Sul salario di maternità vediamo la freddezza delle donne protestanti e laiche francesi, registrando l’ostilità dei sindacati francese, confederazione federale del lavoro, (tutti di sinistra, paradosso: perplessità di Blum sul suffragio femminile, timore che le donne non sappiamo orientarsi a sx) qui pregiudizi analoghi, i lavoratori son in larga parte uomini e i sindacati tutelano i lavoratori uomini, temono una competizione con gli uomini, temono che l’offerta di lavoro significhi calo dei salari. Non ostili alla cittadinanza femminili, ma temono ripercussioni negative sulla loro base. Il tema dell’assegno familiare si afferma. Nel ’32 viene approvata una legge sugli assegni familiari che obbliga tutti i lavoratori ad aderire e contribuire finanziariamente (uomini sono la maggioranza) perché l’alternativa è che solo le aziende che hanno una manodopera femminile siano obbligate a versare gli assegni. Si discute a lungo, tutte o quando le aziende hanno una certa quota di donne? Introdotto obbligo di versare una quota a tutti dal proprio profitto per pagare gli assegni tra cui la maternità. Passaggio da politica industriale dei salari a politica sociale nazionale. Legge rivista nel ’38 e ’39, quando il diritto agli assegni sancito nel codice di famiglia attraverso la sua revisione. Alla fine, ’39, c’è una larga maggioranza di parlamentari che agiscono in quella direzioni. Vigilia della guerra: tutela maternità passa con gli assegni familiari, erogati sulla base di caratteristiche: - secondo salari su base regionale - base di corresponsione una tantum del primo figlio (quota fissa primo figlio), aumentata del 10% con secondo figlio, e 20% in più per ogni altro figlio (criterio per arginare calo natalità, non ha a che fare con diritti, ma natalità, poi si trasforma in diritto) Anni ’40-44 con Vichy, questo sistema si estende: gli stati autoritari sono anche sociali per garantire il potere e l’implementazione continua fino alla 4° Repubblica, quando nel ’46 gli assegni vengono pagati direttamente alle madri, finanziati dallo stato e negli anni ’50 lo stato cresce con una progressiva estensione dei diritti a più categorie di donne: agricole, terziario e donne o mogli dei lavoratori autonomi. Nel ’58 copre la maternità con la sospensione dell’attività lavorativa e il mantenimento del posto di lavoro, totalità delle donne. Dedica una quota a parte in questa direzione: sulla strada dei diritti sociali, nel ’58 le donne fanno passi giganti. • UK: Attlee, primo governo laburista nel ’46-’50, rappresentato dal welfare state. Rappresenta la culla dello stato sociale, paese che si fa promotore della svolta verso la cittadinanza sociale. Punto di partenza Insurance act ’46 con cui si introduce al welfare state, riformando il sistema pensionistico e assistenziale che diventano pubbliche. La promozione è di carattere universale, coprendo tutta la popolazione inglese che abbia necessità di godere di pensione o assistenza. Dal sistema occupazionale a un sistema universale, perchè cittadino indipendentemente dalla condizione lavorativa. Mediante la creazione di un ministero delle assicurazioni sociali, il welfare viene attuato. Si impegna anche creando uno speciale comitato con ruolo di elaborare l’insurance act (tutti devono essere assicurati, devono intervenire economicamente tra i soggetti, l’interessato(lavoratore) e datore di lavoro, lo stato e in larga parte lo stato lo finanzia) e national assistence act ’48. Il finanziamento non copre solo lavoratore, ma tutti i cittadini. Il lavoratore non lascia una parte del proprio reddito per ricevere (come nella cassa di maternità), in quanto sul suo reddito in proporzione viene applicata una tassa che definisce una riserva finanziaria per il welfare. Non versa in quanto operaio, ma perchè ha un reddito. La cassa delle operaie era pagato da stato, datori e operaie, che avvantaggia le operaie. Dovere come cittadino di pagare le tasse, così come diritto a percepire il sussidio. Principio solidaristico. Principio cassa è egoistico: pagato dagli stessi che poi ne avranno beneficio, non ha una visione collettiva la cassa. Rinunciare al proprio reddito per una pensione (dentro inps), non contribuiscono quella base • 19 of 21 finanziaria da cui inps trae per pagare le pensioni. ’48 assistant act fondamentale: cittadino sussidio perchè diritti, non perchè povero, dentro c’è il tema del sussidio della maternità e infanzia, norme che regolano l’assistenza diretta nei confronti dei minori, l’assicurazione è obbligatoria ed è richiesta alla popolazione adulta suddivisa in 2 categoria. Quelli che non possono dare, possono comunque ricevere. Il sistema di assistenza è gestito dal sistema nazionale sanitario (in italia nel ’78), finanziato con tassazione, per garantire cure gratuite e gestire interventi in caso di maternità attraverso una rete decentrate di strutture sul territorio che hanno insieme compiti di natura sanitaria e assistenziale. Dentro a questi servizi di assistenza, c’è quella dei fanciulli, a domicilio per le madri, interventi per la salute delle giovani generazioni come vaccinazioni e controlli sanitari dei minori. Dal ’45 il governo inglese riprende il tema degli assegni familiari e li estende sia nell’importo adeguandoli al valore corrente e in base agli utenti (a tutte le famiglie inglesi). Esito di una svolta (Beveridge Plan ’42, applicata nel ’45). • Scandinavia: luogo comune ancora oggi che conosce un welfare molto avanzato, Svezia oggi sta mettendo in discussione l’organizzazione sociale che ha raggiungo livelli moderni. Il welfare parte prima nel nord EU e in particolare alla Svezia e Norvegia. Conoscono il welfare state (stato del benessere, che garantisce condizioni di vita dignitose, tutela sociale nei momenti difficili della vita) con uno sviluppo politico diverso dall’EU. Anni ’20-30 non hanno totalitarismo (Norvegia occupante nazista), ma conoscono uno sviluppo particolare della democrazia. Sono paesi che dalla metà anni ’30, il corso politico viene diretto dal partito socialdemocratico: i socialisti sconfitti in Germania, Italia, Francia, mai arrivati al governo in UK come tali perchè solo dopo guerra, i socialisti (particolari) arrivano al potere alla metà di anni ’30 (’34) che li porta ad imprimere in autonomia e primo di qualsiasi progetto di welfare; sono anti comunisti, sono socialisti laburisti e riformisti. Non vogliono rovesciare il capitalismo, attraverso l’introduzione di riforme sociali favorendo un dialogo con i sindacati a livello industriale, con la partecipazione operaia mediata dal sindacato e favorendo politiche sociali nell’organizzazioni sociale. Sono paesi ricchi e limitati nella popolazione, nei quali nonostante la crisi nel ’29 che arriva negli anni ’30 dispongono risorse finanziaria, paesi pacifisti, non coinvolti in guerre o colonialismo. La produzione e industria avviata da tempo, il medio reddito è buono. Welfare state già a metà anni ’30 e dentro a questa politica c’è la tutela della maternità, concedo obbligatorio e tutele di servizi a sostegno della natalità e maternità, rientrano nel piano di servizio nazionale che la Svezia introduce già nel ’46. Di fronte a 2 Europe: anglosassone e nordica (sanità gratuita pubblica e universale), Italia ci arriva nel ’78. welfare socialdemocratico, i partiti che governano non sono socialisti o comunisti, sono socialdemocratici, che significa una variante definita su presupposti ideologici. • Italia: attraversa il fascismo e ha un precedente di stato sociale (=no welfare, politiche sociali e stato sociale e welfare non sono sinonimi). Anche nell’Italia liberale ci sono state politiche sociali, con la cassa nazionale della maternità. La chiave sta nel termine cittadino: non sono sinonimi perchè politiche sociali, stato sociale, welfare state stanno visioni diverse della cittadinanza e solo dentro al concetto di welfare state si intravede la pienezza dei diritti del cittadino. Il titolare di doveri e di diritti di servizi sociali è solo nel welfare. Le politiche sociali rinviano a politiche utili per chi ne beneficia, ma politiche che non considerano il beneficato come un soggetto che ha diritto in quanto esiste a quel tipo di prestazione. Le politiche sociali si possono o no adottare, lo stato può partecipare o no ma lo stato non ha il dovere di applicarle. Con il nuovo concetto di cittadinanza lo stato ha l’obbligo a applicare il welfare state. Nel ’10 in italia l’individuo non ha diritto. Nel fascismo, si promuove un incremento della popolazione perchè necessità soldati. Sono obiettivi che non vedono i diritti fondamentali del cittadino come individuo. La costituzione sancisce quello che avviene dentro alla costituente, eletta il 2 giugno ’46, operativa fino al ’47. I lavori della costituente si dividono in 2 fasi: elaborazione della bozza della costituzione (scrittura processo importante luglio-dicembre ’46) e discussione della bozza (fase gennaio-novembre ’47). Rispetto al numero degli eletti si deve lavorare per commissioni, dunque uno dei primi atti della assemblea costituente è nominare delle commissione: commissione dei 75 è la più importante (liberale antifascista) che presiede commissione di 75 costituenti che è incaricata a scrivere gli articoli. Sono rappresentate i maggiori politici e leader dei partiti, capi resistenza… commissione dei 75 opera per sottocommissioni: 3 sottocommisioni, tra cui in due presenti delle donne: Iotti nella I, Noce, Merlin, Federici III commissioni che discute sul tema della famiglia (cavallo di troia per diritti sociali della donna). Art 37 costituzione più importante per la tutela della cittadinanza sociale della donna, la costituzione garantisce il suffragio universale che già i decreti 20 of 21 del governo provvisorio del ’44 sanciscono. La donna lavoratrici ha pari diritti e pari retribuzioni per consentire l’adempimento della funzione familiare, protezione adeguata della madre e figlio. Le commissione terminano nel ’46 e c’è il dibattito in aula, anche donne, Rossi per le professioni della magistratura (tutte le carriere comprese delle forze armate e della magistratura). Costituzione è divisa in due parti: - diritti fondamentali: tratta anche la cittadinanza femminile, maternità, lavoro donne e articoli 32 importanti per infanzia, tutela salute… per i principi fondamentale della convivenza sociale. Percorso segnato da una produzione legislativa che traduce in legge quei principi, dare concretezza ai principi e il primo passo è legge 860 sulla tutela del lavoro femminili. Non nascono dal vuoto, sono in parte l’esito del confronto con l’estero (Francia 4 repubblica soprattuto), ma anche UK. Classe dirigente che ha rapporti estensi a livello internazionale, contatti con esponenti dell’élite post belliche in tutto il mondo. corollari estendono la protezione a tutte le categorie di donne. Legge Merlin che vuole sottrarre il corpo femminile al commercio. Da questa legge nasce anche un nuovo corpo di polizia femminile, quindi nuove posizioni per le donne. Riproposta nel ’55 Dal Canton anche. - organizzazioni dello stato. Per il totalitarismo il tema attraverso il quale passano è quello della maternità e forme di protezione della maternità. Per i paesi che non conoscono la stagione totalitaria, il tema della maternità è intorno al quale si sviluppa la cittadinanza sociale al femminile. I diritti sociali delle donne attraverso la tutela della maternità e del lavoro. In particolare, assegni di maternità e riposo di congedo volontario/obbligatorio di lavoro in presenza di maternità. Dopo la guerra, in generale, ci troviamo ad una svolta nel concetto di cittadinanza: solo dopo WW2 possiamo parlare in EU di avvento di una nuova forma di cittadinanza per tutti i sessi, la cittadinanza democratica: essere cittadino=godere di diritti civili, politici (riprendendo fase liberale), sociali (diritti alla salute, assistenza, educazione, lavoro, a una serie di condizioni unificate nel concetto di condizioni eque di vita). Anche i diritti, la cittadinanza sociale femminile, deve essere pesata in questo contesto di carattere generale, tipico della stagione storica del post guerra. Il riferimento è al progetto di Beveridge, al welfare state che secondo lui deve essere la carta delle democrazie nella lotta contro le dittature. La politica demografica fascista è un insieme di tanti fattori: Omni, tutela della maternità, risponde alle logiche di potenza in numero del regime: più figli ci sono, più soldati ci sono. è anche una reazione perchè la propaganda fascista insiste, ma sotto traccia c’è un tema comune a tutti: è in atto dalla fine dell’800 un preoccupante calo delle nascite per EU, quando con il miglioramento delle condizioni economiche, con l’industrializzazione e urbanesimo, si fanno meno figli e non solo l’élite, (esplode negli anni ’20) anche i ceti di media e piccola borghesia: lavorano entrambi i genitori quindi chi cura una famiglia numerosa e sono più consapevoli e limitano la procreazione per garantire a un/due figlio un futuro con migliori condizioni di vita. 21 of 21