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1998, Hortus Artis. Natura & artificio
https://doi.org/10.5281/zenodo.3959828…
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1 file
Nexus Network Journal, 2000
La cultura che le ha prodotte e il senso originario delle leggi di tutela del paesaggio in Italia. Dagli inizi del '900 alla fine degli anni '30
Studi sulla Formazione, 2014
Dell'utopia romantica A maneggiare oggi il termine estetica si corrono molti rischi indubbiamente. E non solo riguardo al significato che questo termine porta ambiguamente con sé ma anche per l'insidia morale che esso implica di fronte agli imperativi dell'etica, da sempre, almeno sul fronte educativo, privilegiata rispetto ad esso. Un altro rischio tuttavia è insito nella problematicità del termine stesso che, a seconda che se ne privilegi l'interpretazione filosofica o artistica o puramente fisica, conduce in luoghi molto diversi. E, a sua volta, anche ciascuna delle accezioni sopracitate può condurre in luoghi molto diversi. Oggi si usa il termine estetica come contenitore per ragionamenti che possono riguardare il design di un autoveicolo, un linguaggio specialistico, una filosofia delle forme e così via. Occorre dunque cercare di fissare alcuni elementi di orientamento in un'epoca al tempo stesso così apparentemente devoluta all' estetica eppure al tempo stesso così poco preoccupata per esempio di un'educazione estetica, come a suo tempo lo erano state civiltà o grandi movimenti culturali. La verità è che nell'epoca del "mostruoso", come l'ha ben definita Peter Sloterdijk 1 , riferendosi a una tendenza sempre più pronunciata verso forme di vita ma anche verso forme espressive sempre più smisurate e disarmoniche, richiamarsi ad una preoccupazione estetica appare da un lato incredibilmente urgente e, al temo stesso, incredibilmente complesso. Ed etico. Il dominio incontrastato o debolmente contrastato della cinica ragione tecnica e dei suoi calcoli ha sempre più posto fuori gioco, fuori orizzonte, fuori epoca addirittura, i diritti analogici del mondo. La struttura analogica del tutto, quella appunto guidata da relazioni di ordine estetico, di affinità, di corrispondenza, di armonia. Ma ancor più ciò che le soggiace, cioè a dire il legame sottile, di influenzamento simbolico, di consonanza qualitativa tra le sostanze e gli esseri. Tutto questo, ampiamente sconfitto da una ragione tesa soltanto a rendere conto del dominio del disponibile e della sua razionalizzazione più redditizia, ha posto definitivamente nell'angolo l'attenzione estetica,
| s t o r i a c o n t e m p o r a n e a 18 eLementiisolamento 09 il rapporto tra struttura, spazio ed emozione al centro dell'understatement della tecnologia: l'esperienza del Centro culturale Kanak in nuova Caledonia.
2004
Tra le splendide pagine di due lapidari moderni, L'écriture des pierres e Trois leçons des ténèbres 1 di Roger Caillois, si trovano le descrizioni esemplari di quattro pietre-una paesina, due calcari e un'agatainteramente disegnate dalla natura e considerate "opere d'arte naturali". Caillois ha dedicato gli ultimi venti anni della propria vita alla passione per i minerali, nel tentativo di fondare una poetica generalizzata dove situare, sulla stessa linea e senza soluzione di continuità, il "mondo fisico, quello intellettuale e quello immaginario", come egli stesso ebbe a scrivere ne Le champ des signes 2. Nel progetto generale delle scienze diagonali, che attraversa la divisione dei saperi alla ricerca di analogie tra manifestazioni della natura che non trovano risposte negli ambiti tradizionali delle discipline, Caillois ipotizza addirittura un decentramento antropologico. Le corrispondenze profonde tra fenomeni sparsi nell'universo sono la prova di un'armonia ma anche di una bellezza, se non di un vero e proprio progetto estetico della natura, che l'uomo non può far altro che accettare e riconoscere come l'alveo millenario e perfetto delle forme, all'interno del quale egli si illude di manifestare in modo originale la propria arte. Nella prospettiva cailloisiana sono infatti le opere dei pittori, ad esempio, a essere «una variante umana delle ali delle farfalle» e non viceversa 3. Attraverso le sapienti descrizioni di Caillois le pietre figurate assumono lo statuto di opere d'arte e diventano dunque il luogo in cui si portano a compimento i disegni della natura. Senza la lettura dei disegnisenza cioè un riconoscimento delle strisce di colore, delle linee, dei piani e delle profondità mostrate nella loro sezione e senza la relativa composizione in immagini visive o mentali, riconoscimento che si dà solo a partire da un'interazione con il materiale sezionandolo, frantumandolo o semplicemente riportandolo alla luce-le figure sulla superficie dei minerali rimarrebbero celate per sempre nelle profondità della terra e dunque prive di ogni significazione.
In this article we propose to overlap aesthetic experience with medial experience, starting from the assumption that every aesthetic experience is always a medial experience. Adopting a naturalistic approach, in which we explain what we mean with the term naturalization, we suggest a partial review of the issue. First, we state that human natural language is a kind of technology, made possible by certain physical, cognitive and social features; this sort of biological technology must be considered as an underlying condition for aesthetic experience. Secondly, we suggest the importance of social relationships among various species, demonstrating the role played by this relationships in natural selection: a new perspective will emerge. Thirdly, we explain in more detail why aesthetic experience can be likened to medial experience; in doing so, we offer an epistemological comparison between evolutionary theory and Marshall McLuhan’s approach to media studies. Resulting comparison will offer an original definition of aesthetic experience which rises through the interaction engaged by our natural technologies interacting prosthetically with environment.
The Beautiful and The Idea in 17th-Century Aesthetics In his renowned lecture on the Idea, which he delivered at the Academy of Saint Luke in 1664, Giovan Pietro Bellori asserts the superiority of ideal beauty against the slavish imitation of reality and the unbridled freedom of the imagination. However, an equally important, albeit lesser known, contributor to the formulation of this classicist aesthetic theory is Giovan Battista Agucchi, author of a Treatise on Painting that appeared in fragmentary form in 1646. In this work, Agucchi identifes beauty as the truest and highest aim of painting; he attributes to the artist the power to contemplate the Idea, and confers a profound cognitive value to this form of imitation. Finally, he ponders on aesthetic judgement, addressing the issue, which became increasingly more relevant in the 17th century, of the role of the connoisseur. Many of these themes would later be reelaborated, in a changed cultural context, by Bellori, who would define the co-ordinates of a strict classicism which centered on the selective paradigm of ideal beauty. Elisabetta Di Stefano proposes a comparative analysis of the two afore-mentioned texts which are reprinted in the appendices. Her study foregrounds the progressive ascent of the Idea from natural data to the perfection of beauty, a complex process that in the 18th century, through the theories of Batteux and Winckelmann, will lead to the birth of modern aesthetics under the banner of ideal beauty.
Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), detto "lo Spagnolo" o "lo Spagnoletto" per gli abiti tipici alla moda iberica che era solito indossare, dopo un primo apprendistato presso Angelo Michele Toni (1640-1708) e Domenico Maria Canuti (1620-1660), studiò per due anni all'Accademia del Nudo di Carlo Cignani (1628-1719), il più stimato pittore bolognese del periodo, finché questo non si trasferì a Forlì nel 1684. Formatosi con Francesco Albani (1578-1660), allievo di Annibale Carraci (1560-1609), e fortemente appassionato di Correggio, Cignani si identificò quale fedele difensore dell'arte emiliana. Nonostante l'ipotesi di
2021
My shop is the face I front I'm real when I shop my face. (SOPHIE, Faceshopping, 2018) Nel 1990 Naomi Wolf sosteneva che «il mito della bellezza non riguarda affatto le donne.
Nel §42 della Critica del Giudizio (KU), intitolato Dell’interesse intellettuale per il bello, Kant crea una connessione diretta tra l’interesse per la bellezza naturale e la moralità, negandola all’arte. In questo breve elaborato cercherò di dare una possibile risposta ad alcune problematiche poste di seguito, attraverso una panoramica sulla collocazione e sui contenuti di questo denso paragrafo, e proverò a spiegarne il ruolo rilevante nella KU. Innanzitutto, sulla base di cosa Kant introduce e motiva questo collegamento? Inoltre, perché esso non si può istituire nel campo artistico? Tale assunto sembra entrare in conflitto con quanto sostenuto al termine della sezione della Dialettica (§59), dove l’arte bella, assieme alla natura, viene indicata come simbolo del Bene morale. Infine, questa relazione così stretta tra moralità e bellezza naturale non potrebbe essere intesa come una strumentalizzazione morale dell’osservazione della natura? Si vedrà come Kant, per giustificare le pretesa di necessità del giudizio di gusto, cominci a tracciare un legame tra la sfera fenomenica (del mondo sensibile, naturale) e quella noumenica (della dimensione morale sovrasensibile), mettendo così in luce l’importanza che il bello può avere nelle nostre vite. La bellezza suscita un particolare piacere che è proprio solo dell’essere umano e così le esperienze a esso connesse, come la contemplazione della natura e la creazione dell’opera d’arte. Il bello, nella sua gratuità, vivifica l’animo umano, innalzandolo al sovrasensibile, orientandolo verso la sua effettiva destinazione (Bestimmung), che è di tipo morale: la bellezza naturale lo fa in modo diretto attraverso la finalità senza scopo con cui pare produrre le sue forme belle; mentre l’artista occasiona questo collegamento solo in virtù del talento naturale del genio, in grado di celare lo scopo, il concetto a cui l’opera d’arte, in quanto oggetto intenzionale, dà rappresentazione. Sarà poi proprio questa assoluta indipendenza da scopi esterni, caratteristica propria sia del bello che della moralità, a fugare ogni possibile dubbio circa la purezza del nostro interesse nell’ammirazione della bellezza naturale.
1990
Türk-İslam siyaset düşüncesinde devlet ve egemenlik, 2023
Indian-Pacific Journal of Accounting and Finance
Cadernos de Campo (São Paulo, 1991), 2006
Ecological Informatics, 2024
Studii Clasice, 1970
Journal of Vegetation Science, 2007
Zwischen Faszination und Verteufelung: Chemie in der Gesellschaft, hrsg. von Marc-Denis Weitze, Joachim Schummer u. Thomas Geelhaar, 2017
Autism Research, 2017
2018
Journal of Boron, 2020
Revista de Cultura Teológica. ISSN (impresso) 0104-0529 (eletrônico) 2317-4307, 2015
Sociološka luča, 2020
Wireless Personal Communications, 2011
Proceedings of the Fourth …
Evaluasi Berkelanjutan Pembangunan Bendungan, 2024
The Scientific World Journal