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2021
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My shop is the face I front I'm real when I shop my face. (SOPHIE, Faceshopping, 2018) Nel 1990 Naomi Wolf sosteneva che «il mito della bellezza non riguarda affatto le donne.
Ogni spettatore che abbia visto "La grande bellezza" si sarà chiesto almeno una volta: «ma questa grande bellezza dov'è?». Allo spettatore sembra rispondere Jep: «Cercavo la grande bellezza, ma… Non l'ho trovata». Se proprio il personaggio protagonista del film pare non averla mai trovata, come possiamo trovarla noi? C'è o è “soltanto un trucco”, come quello della giraffa che scompare? No, non è un trucco: la grande bellezza nella "Grande bellezza" c'è. E non solo una volta e non in una forma soltanto.
“‘Al poco giorno’: la virtù della bellezza”, in Grupo Tenzone, Al poco giorno ed al gran cerchio d’ombra, edición de Eduard Vilella, Madrid, Asociación Complutense de Dantología-Departamento de Filología Italiana (UCM), 2016, pp. 147-180., 2016
«Fata Morgana. Quadrimestrale di cinema e visioni», 2014, 22, pp. 57-65
“E luce fu… L’evidenza senza ombre della bellezza”, in Aisthesis. Pratiche, linguaggi e saperi dell’estetico, 11• 1/2018, (Mind, Nature and Beauty in the Medieval Philosophy), edited by A. Rodolfi, pp. 145-158
In this paper I provide an ecological, Schelerian-based description of the aesthetic experience that, without being exhaustive, may account for its complexity, perspective character and strati cations. Aesthetic enjoyment, aesthetic object and the creative process of the artistic type are all specific and necessary moments of an experience -an aesthetic experience- shared by different experiential "individuals", who also contribute to its formation process. The content of this experience grows and develops in conformity with its own laws, like a living being so to speak, able, as such, to turn its own gaze to the others' gaze at the same time as they turn to it. In other words, I will deal with the dynamics of the artist's interactions with the spectator, of those of the spectator with the artist and of those of both with the work of art, which, created by the artist, or rather, "brought to light" by the artist, becomes an object - a quasi-sujet in Dufrennian terms - unique to the spectator. In this context, I will try to rehabilitate the axiological virtues of beauty, not in the sense of a metaphysics of beauty, but in a sense nearer to our experiences of "seeing something in a new light".
Ticontre. Teoria Testo Traduzione, 2021
Pavese definì la propria produzione letteraria come riduzione a chiarezza del mito, da attuare caparbiamente opera dopo opera (le «schegge del monolito»). Per lui, il mito coincise con l’immagine archetipica della collina, luogo irrazionale del sangue e del sacrificio ("Paesi tuoi", "La casa in collina", "La luna e i falò"). Fanno eccezione "La spiaggia" (1942), che «non è scheggia del monolito», e "Il compagno" (1947), «un Bildungroman politico sulla acquisizione di una coscienza comunista». A renderli diversi dal resto della produzione pavesiana è la mancata trattazione dell’elemento mitologico: in entrambi la collina è quasi assente. Con il mio saggio, vorrei mostrare come tale mancanza tolga a questi romanzi una piena compiutezza estetica, costringendoli ad appiattirsi su elementi sociali (la descrizione di un ambiente borghese e una presa di coscienza antifascista). Quando Pavese rinuncia a razionalizzare l’elemento irrazionale, la sua scrittura perde autonomia. Pavese defined his literary production as the process of clarification of the myth, which he tried to accomplish obstinately in all of his works (the so-called «fragments of the monolith»). For him, the myth coincided with the archetypical image of the hill, the dwelling place of the irrational whose blood and sacrifice are manifestations ("Paesi tuoi", "La casa in collina", "La luna e i falò"). The exception of this are two novels: "La spiaggia" (1942), which «is not fragment of the monolith», and "Il compagno" (1947), «a political Bildungroman about the rise of a Communist political conscience». What make them different from the rest of Pavese’s work is that they miss the mythological element: in both of these novels, hills are almost completely missing. With my essay, I would like to show how this missing element deprive the novels of a full aesthetical completeness, forcing Pavese to rely on social elements (the description of a bourgeois environment and the awareness of an antifascist conscience). When Pavese gives up his intent of clarification of the myth, his writing lacks autonomy.
https://www.carmillaonline.com/2022/07/31/elogio-dello-sguardo-obliquo/, 2022
Recensione al volume di James C. Scott, Elogio dell’anarchismo, Elèuthera, Milano, 2022, pp. 208. Elogio dell’anarchismo è dunque una sorta di breviario delle riflessioni e degli studi di Scott, esercitando quello “sguardo obliquo” affianco ai “reietti della terra” e osservandone i conflitti di classe, le resistenze e i progetti di sviluppo. Interessato fortemente alla critica anarchica dello Stato e della modernità occidentale, tramite l’indagine storica, ha constato come “ogni rivoluzione trionfante” sia finita nel ricreare uno Stato più potente di quello rovesciato: uno Stato esercitante un controllo più forte sulle popolazioni che ha dichiarato di servire.
Medium e Medialità, 2022
Partendo dalle correnti del fonosimbolismo secondo cui il significato profondo delle parole delle lingue indoeuropee è racchiuso già all’interno delle radici linguistiche, si sono volute analizzare alcune parole utilizzate per indicare la bellezza. Per evidenziare la continuità linguistica sono state scelte alcune parole dal latino, dal greco e dal sanscrito. Di queste parole sono state analizzate le rispettive radici con l’intenzione di apprezzarne le intenzioni etimologiche.
The paper attempts to philosophically compare the treatise On the Sublime and the theory of beauty expounded by Plotinus, particularly in his writing On the Intelligible Beauty (Enn. V 8 [31]). I argue that the points of contact between the two authors on this topic can be reduced to four main principles: a) the dependence of beauty’s realization on a status of ecstasy that exceeds every sensible manifestation of it; b) the independence of beauty from any judgement subject to the variations of time and place; c) the power of beauty to show the ideal truth in this world; d) the immeasurable nature of beauty that, essentially, goes beyond mathematical canons of order and proportion.
Nuova corrente, 2017
Visual elements play a key role in Umberto Fiori’s poetry. In his early collections, the author pursued a significant deflation of the lyrical subject, by omitting biographical information, while at the same time giving overwhelming importance to the act of seeing. In "La bella vista" (2002), “sight” becomes even more central both as a thematic nucleus and as stylistic framing. This study investigates the key stylistic devices deployed in "La bella vista", which revolve around the act of seeing. Thanks to the extensive and consistent use of these devices, the poems in the collection are best described as images seen by what can be defined as a “lyrical eye”. The most important among the figural strategies deployed are the high frequency of verbs of seeing, the extensive recourse to detail selection and montage, the employment of visual similes, and the presence of lighting effects and contrast. The analysis aims to show how the use of these devices is closely bound with the philosophical core of the book, which engages with the nature of logos and the foundations of community.
LEND Lingua E Nuova Didattica, 2008
Una studentessa di un istituto professionale per la grafica monta digitalmente il filmato dei suoi compagni che umiliano il compagno con handicap (con risate e divertimento esibito di sottofondo come nelle sitcom); il videotelefonino dietro alla cattedra immortala e distribuisce in rete l’immagine del fondoschiena e del tanga interdentale della prof. di matematica; una ricerca su web con le parole chiave “scuola” o “classe” restituisce filmati sgranati e scomposti di gare di rutti o di esperimenti di accensione di gas intestinali. Non è esattamente ciò che ci si aspettava dalla “rivoluzione multimediale” in classe! Più che cercare i colpevoli di tale umiliante degrado, questo articolo cerca di suggerire qualche ipotesi di rimedio. Quali modelli offriamo ai nostri allievi, sui quali possano plasmare la loro creatività? Su quali spalle li facciamo salire affinché possano scorgere orizzonti un po’ più aperti della scollatura della compagna di banco? I vetusti temi del canone e dei contenuti del sillabo assumono forse una nuova urgenza pedagogica se affrontati con preoccupazioni concrete (sebbene non necessariamente prosaiche). L’ipotesi è che la bellezza – quale bellezza? – possa ancora salvarci (noi, i nostri allievi e le nostre allieve, la nostra cultura) e aiutarci a trovare una strada per attraversare la discarica in cui ci troviamo ed uscirne. Lo scopo è quello di continuare a suggerire un uso creativo e non banale degli strumenti informatici e multimediali, dei quali gli studenti stessi devono appropriarsi, stimolati tuttavia alla curiosità, a cercare la bellezza (qualunque sia) e un controllo dei linguaggi che non sia costretto tra il balbettio e il rutto (multimediali).
2020 15th International Workshop on Semantic and Social Media Adaptation and Personalization (SMA, 2020
Srinivas Publication, 2022
Frontiers in Public Health, 2024
Revista de História das Ideias
International Journal of Education (IJE), 2020
Akten des internationalen Kongresses zum 150-jährigen Bestehen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, 2005
Biology of Blood and Marrow Transplantation, 2014
Food Packaging and Shelf Life, 2014
Journal of Verbal Learning and Verbal Behavior, 1972
Arquivos Brasileiros de Oftalmologia, 2006
Journal of Wood Science, 2002
Asian Journal of Fisheries and Aquatic Research, 2018
Information Technology Journal, 2007
Journal of Cultural and Religious Studies, 2017