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Seminario di interpretazione

Interpretazione di conferenza: consecutiva e simultanea 1. L'interpretazione di conferenza a. Che cos'è? Definizione: "Tutte le forme di interpretazione che fanno dell'interprete un mediatore tra uno o più relatori e un pubblico generalmente passivo, ma che può talvolta intervenire in forme più o meno codificate". Questo significa che, generalmente, l'interprete traduce per il pubblico verso la sua lingua materna.

Seminario di interpretazione Prof. Anna Giaufret a.a. 2016/2017 Interpretazione di conferenza: consecutiva e simultanea L’interpretazione di conferenza Che cos’è? Definizione: “Tutte le forme di interpretazione che fanno dell’interprete un mediatore tra uno o più relatori e un pubblico generalmente passivo, ma che può talvolta intervenire in forme più o meno codificate”. Questo significa che, generalmente, l’interprete traduce per il pubblico verso la sua lingua materna. La conferenza deve essere immaginata come un evento comunicativo, che si realizza attraverso l’interazione tra tre elementi: la sua natura, i partecipanti e il suo funzionamento. Si tratta di una situazione comunicativa ben codificata per quanto riguarda l’uso della lingua, gli elementi rituali, ecc. Il termine conferenza nella locuzione “interprete di conferenza” viene dall’inglese conference, ma corrisponde a diverse situazioni comunicative che vanno dal convegno (su un argomento specialistico) al congresso (per es. di partito) all’assemblea (sindacale), ecc. Dato che si tratta di una situazione comunicativa altamente codificata, l’uso della lingua dovrà sottostare ad alcune regole che la rendono adeguata. Inoltre, la conferenza è collegata a una cornice o frame, ovvero a un insieme di conoscenze che orientano e sostengono l’interpretazione inferenziale degli enunciati. Gli interpreti, come anche gli altri partecipanti all’evento, ne conoscono lo scopo e le regole di funzionamento; si sa per esempio che esiste un orario e dei tempi di parola che devono essere rispettati, ma che questi tempi hanno un margine di manovra più o meno ampio a seconda delle culture (per esempio, in Italia si è più tolleranti che in Svizzera o in Francia). Prima dello svolgimento dell’interpretazione, l’interprete dovrà quindi attivare degli schemi mentali (anche detti scripts) che permettono di ancorare l’attività da svolgere in una realtà conosciuta. Questi scripts saranno relativi alla situazione (in un convegno si seguono regole di comportamento ben precise), ma anche alle conoscenze enciclopediche pregresse (dovremo essere capaci di attivare, in un convegno sul Turismo in Liguria, le nostre conoscenze relative ai siti di interesse paesaggistico, storico, architettonico, ai musei, all’attività crocieristica, alla ricettività, ecc.). Gli schemi mentali da attivare riguardano anche la lingua di produzione e i due insiemi di regole morfosintattiche: sappiamo per esempio cosa succede con la consecutio temporum o come si costruisce un periodo ipotetico. “Più [l’interprete] conosce le finalità e gli obiettivi fissati dai committenti, l’oggetto, il contenuto implicito ed esplicito, il pubblico, i relatori, i rispettivi ruoli sociali e istituzionali, la situazione e la specificità della conferenza, più precisa sarà la sua previsione delle tipologie testuali, degli enunciati probabili, delle conoscenze sottintese” (Russo in Falbo et alii 1999: 91). In parole povere, sarà capace di anticipare, una delle abilità più importanti nell’interpretazione (soprattutto simultanea), anche per controllare la propria emotività e ridurre lo stress, oltre a riuscire a effettuare diverse operazioni contemporaneamente. L’anticipazione è una delle principali strategie che l’interprete deve acquisire progressivamente e attivare automaticamente per ridurre il carico cognitivo e non disperdere inutilmente preziose energie (per esempio per i saluti che gli organizzatori di un convegno rivolgono ai partecipanti, i ringraziamenti ai finanziatori, ecc., l’interprete potrà contare su repertori che gli permettono di svolgere questa attività quasi automaticamente – stando attento però a non smettere di seguire, dato che ci possono sempre essere delle sorprese…!). Altra strategia importantissima è la riformulazione, che permette di manipolare il testo rendendolo più adatto all’interpretazione. Per esempio, si può trasformare una proposizione subordinata in una principale e quindi l’ipotassi in paratassi (strategia di segmentazione dei lunghi periodi in elementi più brevi) per non affaticare la memoria a breve termine; oppure utilizzare deittici (questo, tale, ecc.) al posto di lunghi sintagmi che appesantiscono inutilmente il discorso. In ogni caso, l’interprete dovrebbe scegliere la strada del “minimo impegno” o least commitment, ovvero fare scelte linguistiche che lascino aperte diverse possibilità alla conclusione del periodo per far fronte a ogni possibile sviluppo. Falbo (in Falbo et alii 1999: 181) distingue tre tipi di riformulazione: “la r. come servitù linguistica (differenze strutturali, morfosintattiche nella costruzione della frase e del testo tra lingue diverse): per es. il francese vuole sempre l’ordine S-V, contrariamente all’italiano; La r. come trasformazione morfosintattica dovuta alle condizioni proprie dell’I e in special modo dell’I simultanea: per es. l’uso di un participio presente all’inizio di un periodo francese di cui non si conosce il valore – meglio trasformare in una principale e stabilire a posteriori qual è la funzione logica di quell’elemento; La riformulazione come sintesi/compressione, espansione/estensione dovuta in particolare elle esigenze e condizioni dell’I in generale”. Esistono poi strategie specifiche alle varie coppie di lingue (per esempio la posizione finale del verbo in tedesco o i sostantivi composti possono presentare delle difficoltà nel passaggio all’italiano; la traduzione del “che” italiano impone in francese una scelta tra “qui” e “que” non sempre immediatamente evidente; la natura sintetica dell’inglese può anch’essa rivelarsi problematica dato che lunghe perifrasi sono poi difficilmente recuperabili quando il tempo incalza, ecc.). I partecipanti sono: L’iniziatore del processo (l’ente che prevede al suo interno l’organizzazione di conferenze, per es. l’Università); Il committente (istituzione che ha avuto l’incarico di organizzare la conferenza, per es. la sezione di francesistica, e che può farlo direttamente o ricorrendo a PCO (Professional Conference Organisers)); Il relatore (che espone oralmente); L’interprete, mediatore linguistico e culturale. Per svolgere il suo compito in maniera appropriata, l’interprete deve possedere: Conoscenza della società (tradizioni, istituzioni, ecc.); Capacità comunicative verbali e non; Capacità sociali (conoscenza di norme e convenzioni relative all’interazione sociale); Capacità tecniche (capacità di adottare rituali o di usare strumenti adeguati), anche se in misura minore per l’interprete di conferenza che non siederà a tavola con gli altri partecipanti; Capacità vocali: l’interprete deve curare la propria voce: Volume: Il volume riguarda l’intensità sonora, il modo di calibrare la voce in base alla distanza dall’interlocutore, e in base all’importanza dell’argomento trattato. Timbro: Il timbro è l’insieme delle caratteristiche individuali della voce: nasale, gutturale, soffocata; possiamo definirlo come il “colore della voce”. Esso dipende dalla parte o parti del corpo che fanno da cassa armonica, cioè che amplificano e migliorano (o peggiorano) il suono. Tono: Il tono è principalmente un indicatore dell’intenzione e del senso che si dà alla comunicazione; può esprimere apprezzamento o disappunto, entusiasmo o apatia, interesse o noia, coinvolgimento o estraneazione Velocità: La velocità cioè il tempo di emissione della voce, può servire per sottolineare, accentuare o sfumare il significato delle parole, così come lo possono fare le pause. Senza una di queste componenti la nostra comunicazione risulterebbe poco comprensibile, non pienamente recepibile dal destinatario. Qualità e modulazioni: elementi relativi alla qualità dell’emissione sonora, che può essere influenzata da fenomeni passeggeri quali la raucedine, il naso tappato, ecc. Le modulazioni sono quegli elementi espressivi che si usano per imprimere un determinato significato alle nostre parole. L’eloquio dell’interprete deve cercare di non essere monocorde per non perdere l’interesse del pubblico; Inflessioni regionali: devono essere eliminate quanto più possibile, a meno che la prestazione non le richieda esplicitamente; Ed evitare di fare rumori molesti (sfogliare pagine, respirare affannosamente, giocare con un braccialetto). Esercizi di dizione (vedere file). Il pubblico, che varia moltissimo da una conferenza all’altra (specialisti, curiosi, ecc.). Può essere più o meno attivo durante la conferenza. Per una buona interpretazione, bisogna tenere conto non solo della componente esplicita degli enunciati, ma anche di quella implicita. Se l’interprete deve soprattutto trasmettere l’intenzionalità del messaggio, deve comunque cercare l’involucro linguistico che rimanga più vicino all’enunciato in LP. Ovvero, è meglio rispettare il carattere volutamente obliquo di “abito al piano terra” in risposta all’offerta di un passaggio in ascensore, piuttosto che tradurre con una risposta diretta del tipo “non prendo l’ascensore con lei”. Non bisogna poi dimenticare che l’interprete ha a che fare con un discorso orale che, come hanno sottolineato gli specialisti dell’etnografia della comunicazione e dell’analisi conversazionale (Gumperz, Goffman, Kerbrat-Orecchioni, ecc.) è caratterizzata da tre macrotratti: “l’uso del mezzo fonico-acustico, il contesto d’enunciazione comune e la compresenza dei partecipanti all’evento comunicativo” (Straniero Sergio, in Falbo et alii 1999: 109). Il mezzo fonico-acustico implica che alcuni tratti della lingua vengono amplificati o addirittura diventano fondamentali, mentre sono assenti nella lingua scritta. Per esempio, la prosodia assume un’importanza primaria dato che veicola in gran parte la possibilità di comprendere il testo da parte di un ascoltatore (pensate a un testo letto senza tener conto della punteggiatura!), e anche elementi metalinguistici (l’uso di un termine in un’accezione particolare, la virgolettatura fatta con l’intonazione, ecc.). Mentre il contesto d’enunciazione comune rende possibile l’uso e la comprensione dei deittici, la compresenza degli interlocutori consente a questi di verificare, tramite feedback, la comprensione o meno del messaggio. In realtà, dal punto di vista dell’opposizione scritto-parlato, le forme dei testi da interpretare si collocano su un continuum che va da un testo letto monologale (discorso) a uno dialogale spontaneo (conferenza stampa) anche se sempre formale. Altra distinzione fondamentale è quella tra monologale/dialogale e monologico/dialogico. La prima coppia si concentra sulla partecipazione all’atto comunicativo in quanto locutore (una o più persone), la seconda sulla presenza o meno di più voci all’interno del discorso (intese come citazioni, riferimenti, ecc.). Il discorso dialogico è particolarmente difficile da tradurre. Il footing di Goffman è poi “la posizione che il parlante assume nei confronti di se stesso e dei suoi interlocutori nell’ambito di una situazione comunicativa” (Straniero Sergio, in Falbo et alii 1999: 123). L’interprete deve stare molto attento al modo che l’oratore ha di commentare la propria produzione mentre sta parlando (elementi prosodici e mimo-gestuali), al fine di ottenere un certo effetto sul pubblico. La preparazione: glossari, mappe concettuali e testi paralleli. Naturalmente sarà necessaria una preparazione generale sia nel caso di una consecutiva sia in quello di una simultanea (informazioni sull’argomento, sui relatori, ecc.). Si potranno anche (soprattutto nel caso in cui si disponga di scarse informazioni sui contenuti) creare delle mappe mentali per le quali si può utilizzare con profitto software ad hoc (quale CMap): le mappe mentali costituiscono una rappresentazione logica del campo/argomento affrontato durante il convegno (cfr. p. 110 Monacelli, mappa animali con CMap). I glossari invece differiranno nella loro finalità: sarà solo possibile memorizzarli nel caso della consecutiva, mentre potranno essere consultati in cabina (magari con l’aiuto del compagno di cabina). I glossari possono essere cartacei (il che consente l’aggiunta di note a margine, ecc.) ma è ormai buona pratica portare anche un pc. Ne tratteremo più diffusamente nella sezione dedicata alla simultanea. Processi mentali comuni a consecutiva e simultanea Propedeuticità consecutiva/simultanea? Non è una questione di difficoltà, ma per fare una simultanea ragionata, è bene aver già praticato la consecutiva, che serve a fare una “simultanea intelligente” (Seleskovitch e Lederer, Interpréter pour traduire,1986). Seleskovitch fa il paragone con le scale che lo studente di pianoforte deve fare per imparare a suonare. Importante: dissociare la fase di comprensione da quella di produzione – puntare al senso. Seleskovitch: «1) comprendre la langue; 2) comprendre le sens; 3) restituer le sens» , aggiungerei 4) in una lingua appropriata (correttezza formale, adeguatezza alla situazione di comunicazione, sintesi, ecc.). La consecutiva permette anche all’interprete di regolare la propria velocità di parola e di fare sforzi minori di anticipazione. Esercizi propedeutici: analisi logica e memorizzazione. Importanza del riconoscimento delle intenzioni comunicative: “Le tende, per favore” si può intendere come una richiesta di apertura o di chiusura delle stesse: il senso sarà determinato dal contesto comunicativo. Deve esserci totale rispetto di questa intenzione comunicativa, che può essere spiegare, persuadere, ecc.. Esercizio di ascolto concentrandosi sulle intenzioni dell’oratore e sulla sequenza dei passaggi logici. Identificare le parole chiave (che devono essere ancorate ai concetti chiave). Kremer 2005 suggerisce importantissimi esercizi propedeutici (soprattutto per la consecutiva): prendere coscienza dell’importanza del contesto (capacità di mobilitare rapidamente le proprie conoscenze enciclopediche, per es. con la lettura dei titoli dei giornali); sensibilizzazione alla necessità di strutturare logicamente le idee; acquisire la capacità di rappresentare mentalmente (e nel modo più concreto possibile) le idee. Bisogna imparare a dosare i diversi sforzi: estrazione del senso; memorizzazione a breve termine riformulazione Il fattore che maggiormente differenzia simultanea e consecutiva è il tempo. Inoltre, si aggiunge il quarto sforzo: la presa di appunti. Il processo interpretativo in consecutiva – video Mukagasana https://www.youtube.com/watch?v=YqqTJJGapIU La capacità di ascolto. E’ la prima capacità che deve essere sviluppata, ovvero quella di ascoltare un testo orale e saperlo riformulare restituendone il senso. Si tratta di un ascolto attivo e selettivo. La presa d’appunti. L’annotazione è estremamente personale e, in casi in cui l’interprete avesse un’incredibile capacità di memorizzazione, potrebbe anche essere superflua (gli appunti servono a completare e/o a sostenere la memoria, sono una “stampella”). Una fondamentale capacità che l’interprete deve acquisire è quella di selezionare le informazioni da trascrivere e quelle da memorizzare. La capacità di fare una buona prise de notes si affina durante tutta la carriera dell’interprete. Gli appunti non sono stenografia, perché si allontanano da una trascrizione parola per parola e sono in realtà la rappresentazione grafica dell’articolazione del discorso (punti chiave e relazioni tra di essi). Nell’insegnamento della IC, meglio cominciare senza appunti e poi introdurli gradualmente. Si constata spesso un calo nella performance nel momento in cui si introduce la prise de notes sia perché subentra un’attività aggiuntiva (e quindi cala l’attenzione nella fase di ascolto) sia perché lo studente tende ad appoggiarsi troppo agli appunti. (citare esempio traduzione Governo di destra – audio – Governo di sinistra – scritto-, mi sono fidata di quello che ricordavo e delle mie conoscenze enciclopediche). Meglio scegliere pochi simboli ben riconoscibili (per es. no a ML che vale sia per Milione che per Miliardo) per i concetti più ricorrenti. Evitare di creare simboli che sono difficili da memorizzare: meglio ricorrere a quelli più tradizionali (per es. segni matematici, parole brevi, ecc.). Si deve cercare di riprodurre il contenuto e non la sua forma linguistica (ci si può quindi allontanare dalla struttura sintattica del TP). Anche se la pdn non si può insegnare nel dettaglio perché è personale, si possono fornire alcune linee guida (Giambagli in Falbo et alii 1999: 239 e segg): Orientamento obliquo della scrittura sul foglio (massima visualizzazione) – servono fogli abbastanza grandi, anche se non troppo); Tracciare linea orizzontale per dividere unità logiche di pensiero; Riproduzione dei contenuti secondo lo schema dell’enunciato minimo: S-V-C su cui si vanno a innestare le altre informazioni (anche se taluni suggeriscono piuttosto una disposizione tema/rema); Acquisizione di alcuni automatismi che indicano, per esempio, la frase interrogativa (punto interrogativo spagnolo), l’enfasi (sottolineatura), ecc. Messa in evidenza dei rapporti logici tra i vari elementi Esercizio: esempio frase Bruges p. 243 Falbo et alii. + es. Straniero Sergio p. 306 (no pat pat Russia) In quale lingua si prendono gli appunti? LP o LA? Il problema si pone solo per gli appunti di natura linguistica, cioè non per i simboli (da cui l’ovvio vantaggio di questi ultimi). Secondo me: meglio LA che è in generale la lingua madre dell’interprete. Dipende però come si deve dosare lo sforzo: prendere appunti traducendo contemporaneamente accresce il carico cognitivo nella fase di presa di appunti. Dipende anche dalla coppia di lingue con cui si lavora e da fattori personali o situazionali. Teorie sulla presa di appunti. Moltissimi studi a partire dagli anni Cinquanta, che si possono suddividere in grandi tendenze: chi considera la tecnica di presa di appunti una vera e propria lingua (che va quindi sistematizzata e i cui simboli possono essere insegnati) e chi, al contrario, ritiene che ogni interprete debba trovare la sua strada; chi ritiene che vadano adoperati solo simboli non linguistici e chi suggerisce un misto; chi collega la presa di appunti alle strutture logico-sintattiche delle lingue naturali e chi invece cerca di allontanarsene al massimo. I segni. L’interprete deve: Associare stabilmente una forma a un significato nella formazione del proprio codice segnico (Russo in Falbo et alii 1999: 262 e segg.). Per questo sono molto utili esercizi di associazione di significato/segno attraverso, per esempio, l’improvvisazione di brevi discorsi su un concetto che viene in mente appena visto un simbolo (es. disegnare alla lavagna α oppure☺ oppure altro). L’interprete può usare i tre tipi di segni (Pierce): icona (somiglianza: ☼ = sole), indice (contiguità: fumo per indicare la fabbrica), simbolo (convenzione: $ = soldi). Ognuno scoprirà man mano quale sistema di segni gli è più funzionale. Qualche esempio di simboli presi da repertori già esistenti: matematica (minore: <; maggiore: >; uguale, uguaglianza: =; diverso, differenza: ≠). Allioni (1989, 1998) propone per esempio suffissi inglesi per ottenere le varie classi grammaticali: recy (recentemente), ?s (domande), ecc.; Esprimere simbolicamente le relazioni concettuali. Per esempio: e/+ (coordinazione copulativa), ma/but (avversativa), → (consecutiva), qd (temporale), se (ipotetica), m con ^ (concessiva), ¿ (interrogativa), ¡ (esclamativa), ecc. Disporre i simboli sul foglio in modo da preservare la coesione testuale e rispettare l’intenzione dell’oratore. Tempo: l’intervento dell’interprete non deve essere né più lungo né molto più breve di quello dell’oratore (no a troppa sintesi che impoverisce il messaggio). Nella fase di produzione, l’interprete si basa sugli appunti ma fa anche appello a quanto memorizzato e da cui non può prescindere. Lasso di tempo tra la fine del discorso dell’oratore e l’inizio della traduzione (mentre l’interprete sta ancora prendendo appunti): è opportuno che venga ridotto al minimo per non lasciare imbarazzanti vuoti. L’interprete dovrebbe cominciare la fase di produzione mentre sta prendendo gli ultimi appunti, a meno che questo non vada poi a scapito della traduzione. Scenari possibili Discorso improvvisato Discorso letto Discorso improvvisato a partire da un testo scritto a disposizione dell’interprete La presenza fisica dell’interprete. L’interprete si trova accanto al relatore, con cui si sarà accordato in precedenza su diverse questioni (modalità della traduzione, lunghezza delle singole “prises de parole”, chuchotage al relatore per gli altri interventi). L’interprete ha la possibilità di chiedere chiarimenti all’oratore. Mostrare esempi di appunti: libro Trieste, p. 319-321: far vedere solo appunti e tentare decifrare con spiegazione e commento – solo dopo testo (proiezione); - Maram Al Masri: testo appunti e audio interpretazione Il processo interpretativo in simultanea: Il multitasking: imparare a fare più cose contemporaneamente (ascoltare, comprendere, memorizzare, riformulare, parlare), dato che la simultanea si compone delle fasi di ascolto, decodifica, ricodifica e produzione in parziale sovrapposizione. “Nel recepire un messaggio il materiale in entrata viene scomposto nei suoi elementi costitutivi, gli stimoli fonico-acustici indicono il riconoscimento di fonemi, morfemi, lessemi sintagmi nonché della struttura sintattica del discorso. Nella fase d’ascolto si verificano, pertanto, simultaneamente diversi tipi di analisi su cui si incentra l’elaborazione del messaggio” (Riccardi in Falbo et alii 1999: 162). In questo processo intervengono sia la memoria a breve termine (che memorizza gli elementi più superficiali, quali le date e i numeri, i nomi propri, ecc.), sia la memoria a lungo termine che permette di collegare ciò che sentiamo con quello che già sappiamo, le informazioni relative al contesto e le nostre conoscenze enciclopediche. Modello di Daniel Gile (Efforts model): “The Effort Model of simultaneous interpreting is a cognitive framework. It conceptualizes SI as a set of multiple cognitive operations which can be grouped into three ‘Efforts’: - Online operations which are mobilized to allow ‘comprehension’ of the source speech by the interpreter - the extent of such ‘comprehension’ may vary. These operations are collectively called ‘Listening Effort’ or ‘Listening and Analysis Effort’. - Online operations which concur to produce a target speech, including self-monitoring and self-correction. They are collectively called ‘Production Effort’. - Online operations which manage in the very short term (up to a few seconds) the storage and retrieval of information related to the source and target speech in short term memory. They are collectively called ‘Memory Effort’, a concept distinct from but in many ways similar to the cognitive psychologists’ working memory model(s).   On top of these three core Efforts comes the Coordination Effort, which manages attention allocation and shifts between the three. (Gile, http://209.85.129.132/search?q=cache:giJE6RghnSgJ:www.cirinandgile.com/2008%2520Local%2520Analysis%2520Forum.doc+gile+efforts&cd=6&hl=it&ct=clnk&gl=it&client=firefox-a) È un po’ come imparare a guidare l’automobile: alcune operazioni procedurali vengono effettuate automaticamente se arrivano gli stimoli giusti (il semaforo rosso ci fa rallentare e frenare, ecc.). Secondo recenti ricerche, sembra che gli interpreti esperti sappiano utilizzare al meglio i due emisferi, andando a trovare le risorse laddove si trovano (Hamers et alii 2002). Il carico cognitivo va quindi ripartito in maniera equilibrata per riuscire a portare avanti al meglio i diversi compiti dell’interprete. Concentrarsi troppo sull’ascolto può portare a una cattiva resa in LA (la propria produzione dovrà essere continuamente monitorata evitando di alzare troppo il volume della voce dell’oratore che non deve coprire quella dell’interprete) Il fattore tempo. Scelte da effettuare in pochi secondi e per di più irreversibili. Si può modificare, aggiungere o rettificare, ma il tempo incalzante impone serie limitazioni. L’interprete può però scegliere il décalage = scarto temporale che lo separa da quello dell’oratore. Questo décalage varia anche a seconda dei vari momenti dell’interpretazione (mouvement de pendule di Séleskovitch e Lederer). Esercizi da corso di recitazione: Esecuzione e ripetizione di movimenti (sempre più numerosi, sia i movimenti, sia chi li ripete) oppure raccontare Cappuccetto rosso cambiando dettagli – chi ascolta conta da 1000 a zero. Cantare in canone (Frère Jacques) Discorso oratore ------- décalage minimo (- sforzo memoria + sforzo produzione) per dati numerici Discorso oratore ---------------- décalage massimo (+ sforzo memoria – sforzo produzione) la perdita d’informazioni. Si produce quando: l’interprete non capisce; l’elemento scompare dalla memoria dell’interprete che quindi è incapace di riformularlo. In caso di difficoltà l’interprete deve sempre segnalarlo, informando chi ascolta della situazione (impossibile tenere un ritmo di eloquio molto rapido con una densità molto alta di informazioni e dati). Anche in caso di difficoltà tecniche (microfoni spenti, ecc.) l’interprete deve segnalare il problema al pubblico e ai tecnici del suono. Vedere video UE napoletano. la conoscenza del testo. E’ limitatissima in simultanea la quantità di testo che l’interprete conosce mentre traduce. Questo fa sì che talvolta si debba tradurre una frase senza averne completamente capito il senso (nel caso di numerose incise per esempio, si dovrà completare il periodo principale prima che venga concluso dall’oratore). Si va quindi verso una semplificazione del messaggio a livello di formulazione: paratassi invece di ipotassi, ordine Soggetto-Verbo-Complemento. L’importante è garantire massima chiarezza al messaggio. La natura del testo. Può capitare più spesso in simultanea rispetto alla consecutiva, di dover interpretare testi scritti (trasmessi sul momento o già conosciuti dall’interprete) che presentano spesso una notevole densità semantica e quindi difficoltà notevoli per l’interprete (che naturalmente si sarà preparato sulla lingua di specialità usata nel convegno: avrà per esempio preparato glossari a consultazione rapida). Nella fase precongressuale, gli interpreti devono prendere contatto con i relatori per avere i testi degli interventi oppure eventuali informazioni utili. I testi saranno disposti in ordine di intervento in cabina, vicino al programma che fornisce una visione completa dei nomi dei relatori e di loro titoli. Nel caso di interpretazione con l’ausilio di un testo scritto, l’interprete non dovrà mai limitarsi a una traduzione a vista perché l’oratore può sempre decidere di modificare il suo intervento o quanto meno di oralizzarlo. Il senso della traduzione (A→B/B→A). Fase di ascolto-analisi-comprensione Fase di memorizzazione Fase di produzione-riformulazione A→B Sforzo minore (meno consumo di energie) Comprensione profonda Si arriva meno stanchi Possibili problemi dovuti a scioltezza/velocità inferiori in B Minor ampiezza nel repertorio lessicale e strutturale Difficoltà stilistiche (sfumature, virtuosismi) – meglio limitarsi a testi dal contenuto informativo B→A Maggiore sforzo di comprensione Si arriva più stanchi Maggiore, scioltezza, velocità, padronanza della lingua a tutti i livelli Caratteristiche di accettabilità dell’IS A→B (Politi in Falbo et alii 1999: 191): sono da valutare tenendo conto di tre aspetti: i contenuti: equivalenza del messaggio la forma: chiarezza, semplicità e precisione la qualità fonetica, fonologica e prosodica. La cabina di simultanea La sala: deve essere sempre visibile da parte degli interpreti. La console – vedere immagine Interpreti si diventa (p. 25). Importanza di conoscere la cabina Il tandem di lavoro. Solitamente turni di 20 minuti/mezz’ora (l’ideale è un intervento a testa). Importante la sintonia tra le due persone che contribuisce a migliorare la qualità del lavoro. Importanza dell’interprete che non sta traducendo, ma che supporta il collega in diversi modi (ricerca di termini, ecc.) Il pc in cabina. Secondo studi recenti (Valentini, online), è ancora una minoranza di interpreti che lo utilizza durante la simultanea. In effetti, la consultazione del pc crea un disequilibrio nell’attenzione e un aggravio del carico cognitivo. Di solito, quindi, si ricorre al pc in per la ricerca di un traducente che si presume venga riutilizzato più volte in seguito e che risulta quindi assolutamente necessario. Quali programmi? “La rapidità di consultazione, la possibilità di aggiornare in cabina le schede e quindi una relativa semplicità ed intuitività d’uso del programma sono i tratti più salienti che concorrono a distinguere un programma adattato ai bisogni degli interpreti rispetto a quello per traduttori perché fa del fattore “tempo” lo spartiacque tra le due professioni” (Valentini). “In merito, appare significativa la possibilità di contraddistinguere i termini ed i rispettivi equivalenti o i campi delle schede con diversi colori (“utile” 37%, “molto utile” 31.5%) onde velocizzare la ricerca di informazioni attraverso delle associazioni visive che meno interferiscono con l’attività della simultanea perché operanti ad un livello automatico e, di conseguenza, meno consumatore di attenzione rispetto alla seconda opzione. Sempre per questo motivo la presenza di icone per spostarsi all'interno delle varie schede aumenta la facilità e la rapidità del sistema, in una metodologia di navigazione simile a quella sperimentata in Internet attraverso la messa a punto del formato html.” (Valentini) Esistono programmi di questo tipo sviluppati appositamente per questo uso e che sono diversi dai programmi, molto più complessi e dettagliati, che usano i terminologi (Multiterm, Trados, ecc.). Relais e pivot. Il relais è la tecnica adottata quando l’evento prevede lingue di lavoro che non rientrano nelle combinazioni linguistiche degli interpreti, per esempio francese-inglese, francese-spagnolo, francese-tedesco: in questo caso un interprete tradurrà dal francese all’italiano e gli altri dall’italiano all’inglese, al tedesco e allo spagnolo. L’interprete che traduce verso la lingua compresa da tutti viene definito interprete pivot. Grande responsabilità. Lo chuchotage: si tratta di una simultanea senza l’ausilio di supporti tecnici. Si tratta di “una traduzione “sussurrata” del discorso originale a beneficio di un ristretto gruppo di partecipanti che ne fruiscono in tempo reale, con l’interprete fisicamente a fianco” (Giambagli in Falbo et alii: 62). Viene utilizzato quando solo uno dei relatori non comprende la lingua degli altri. Sistema molto faticoso per l’interprete. Alcuni esempi e considerazioni generali Traduzione dei nomi propri (Sépharades, Ashkénazes: Sefarditi e Aschenaziti) – oratori con accenti stranieri (per es. ispanofoni che parlano francese neutralizzano opposizione [e]/[ə] che segnala tra le altre cose l’opposizione plurale/singolare nell’articolo determinativo maschile); La qualità: Viezzi identifica quattro parametri che permettono di valutare la qualità di un’interpretazione: Equivalenza: “l’obiettivo dell’equivalenza […] potrà quindi essere raggiunto se l’interprete saprà produrre un testo che abbia la stessa funzione comunicativa dell’originale, se saprà produrre un testo che stabilisca rispetto alla cultura d’arrivo lo stesso rapporto che il testo di partenza stabilisce con la cultura di partenza – ne conservi cioè lo stesso valore sociocomunicativo – e, infine, se saprà riformulare il senso del messaggio trasmesso dall’oratore tenendo conto della stratificazione dei significati che il messaggio stesso veicola” (Straniero Sergio in Falbo et alii 1999: 147). Accuratezza: trasferimento del contenuto informativo di un testo, o meglio delle singole informazioni che vi sono contenute. Adeguatezza: conformità alle convenzioni stilistiche e formali e alle aspettative dei destinatari; deve essere sia culturale (adattamento ai riferimenti culturali del pubblico di destinazione), sia linguistica (uso del registro, del livello di specializzazione, ecc.). Fruibilità: capacità di un testo di essere comprensibile e utilizzabile dai suoi destinatari; ci si riferisce sia al principio di cooperazione di Grice e alle sue sottomassime (avoid obscurity, avoid ambiguity, be brief, be orderly), sia al fatto che l’interprete deve rendere il suo testo facilmente comprensibile attraverso una struttura chiara (legami logici, blocchi tematici, ecc.). Sono inoltre importanti fattori quali la velocità di eloquio (talvolta bisogna assolutamente sintetizzare), il tono della voce, la prosodia, le esitazioni/correzioni. Nel caso della consecutiva, entrano in gioco anche fattori legati alla capacità di parlare in pubblico, mantenendo, per esempio, il contatto visivo con gli ascoltatori, di avere il ritmo giusto, il volume giusto, ecc. Quello che non bisogna fare: http://www.dailymotion.com/video/x300q9_interprete-bionda_fun (un pizzico di umorismo). Cenni bibliografici: C. Falbo, M. Russo, F. Straniero Sergio (a cura di), Interpretazione simultanea e consecutiva. Problemi teorici e metodologie didattiche, Milano, Hoepli, 1999 C. Falbo, La ricerca in interpretazione. Dagli esordi agli anni Settanta, Milano, Franco Angeli, 2004 D. Gile, “La recherche sur les processus traductionnels et la formation en interprétation de conférence », Meta, L, 2, 2005. D. Gile, “Local cognitive load in simultaneous interpreting and its implications for empirical research”, 2008, http://www.cirinandgile.com/2008%20Local%20Analysis%20Forum.doc J.F. Hamers, S. Lemieux, S. Lambert, « Does Early Bilingual Acquisition Affect Hemispheric Preferences During Simultaneous Interpretation?”, Meta, XVLII, 4, 2002. B. Kremer, “Réflexions d’un praticien sur une étape de la formation des interprètes de conference: approche méthodologique et pédagogique », Meta, L, 2, 2005. C. Monacelli, Interpreti si diventa, Milano, Franco Angeli, 1997. K.G. Seeber, C. Zelger, “Betrayal – Vice or Virtue? An Ethical Perspective on Accuracy in Simoultaneous Interpreting », Meta, LII, 2, 2007. C. Valentini, «L’uso del computer in cabina di interpretazione», http://www.aiic.net/ViewPage.cfm/article464 Sulla prise de notes: Laura Gran, L'annotazione grafica nell'interpretazione consecutiva, Università degli Studi di Trieste, 1985 Annie Piolat, La Prise de notes, Paris, PUF « Que sais-je ? », 2006 (una parte del libro è disponibile all’indirizzo: http://sites.univ-provence.fr/wpsycle/documentpdf/documentpiolat/Publications/PiolatPUP.pdf; si trova anche un riassunto sulla pagina della collega Constance Régnault de la Mothe dell’Università di Macerata: http://docenti.unimc.it/docenti/constance-regnault-de-la-mothe/2009/interpretazione-di-trattativa-e-consecutiva-i-2009) Altri riferimenti bibliografici classici nel volume Falbo et alii. Siti di istituzioni, agenzie e professionisti che contengono informazioni interessanti: Serizi di interpretazione della Commissione Europea: http://ec.europa.eu/dgs/scic/what-is-conference-interpreting/index_it.htm Asco International: http://www.asco-traduction-interpretariat.com/it/index.html. Sito multilingue contenente un glossario sull’interpretazione e altre informazioni. Eurologos: http://www.eurologos.com/it-1-home-Homepage.html Translation Probst: http://www.translation-probst.com/it/ Paolo Cappelli: http://www.paolocappelli.net/interpretazione.html Viceversa: http://www.viceversakft.hu/olasz_tolmacs.htm Olga Ferrantelli: http://www.olgaferrantelli.it/ Paola De Rosa: http://www.paoladerosa.it/Interpretazione.html Software CMap Tools (per mappe mentali): http://cmap.ihmc.us/conceptmap.html Per la dizione: http://www.attori.com/dizione/ http://www.usarelavoce.it/dizione/esercizidelcorso.htm http://xoomer.virgilio.it/dinobecagli/dizione.htm I video che abbiamo visto durante la lezione: Intervento di Rivellini al Parlamento Europeo: http://www.youtube.com/watch?v=Afy7WmxwH9A Interpretazione cerimonia di commemorazione sbarco in Normandia : http://www.asco-traduction-interpretariat.com/it/pages-127/interprete-conferenza.html Interprete bionda plurilingue: http://dailymotion.virgilio.it/video/x300q9_interprete-bionda_fun Interpretazione per la giustizia (progetto IMPLI) http://www.isit-paris.fr/documents/ImPLI/Annexes.pdf (resoconti delle tavole rotonde) http://www.youtube.com/playlist?list=PLx15JSWFqoqCm5ycG6CKzxAQHE-YfrgIj (video) Esercizio “Hai proprio letto questo libro oggi?” Aspide lurido lacero lercio Scrolla il pan per linci Vola la bella libellula blu Entro ed esco da questo tempo che segna sempre l’ora giusta file "dizione esercizi" Vedere file mind map2 Vedere file MCmap2 Anche se oggi la “théorie du sens” è criticata per la sua mancanza di rigore scientifico (vedi Gile 2005), le sue basi rimangono tuttavia valide dal punto di vista didattico. Daniel Gile ha anche lui un suo modello (Efforts, 1995): sottolinea l’importanza della coppia di lingue, suggerendo esercizi ad hoc. Efforts è un modello per la simultanea. (cfr. infra) Esercizio titoli quotidiano Esercizio libero con creazione di simboli. Es. L’industria italiana sta attraversando una fase di grossa crisi – Migliaia di giovani laureati lasciano l’Italia Come nello sport: ottimizzare max risultato con min sforzo. Esercizio ripetizioni movimenti sedie. Esercizio assassino. Esperimento suggerito da Gile 2005: dividere la classe in due gruppi (1 con appunti 1 senza) – leggere – chiedere di ripetere. Da non fare: richiede troppo tempo. Libro Falbo fotocopia pagina 319 e file pdn1 e pdn2 in documenti File caricato nei documenti; file audio sul sito di palazzo ducale: http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=8024, nella rassegna Mediterranea (10 novembre 2011, L’inaugurazione) la parte riportata negli appunti è compresa tra i minuti 24:05 e 32:10 circa. Studio sulla dominanza dell’orecchio dimostrano che interpreti inesperti non mancini fanno una performance migliore se ascoltano prima con l’orecchio destro per poi passare al sinistro. Gli interpreti esperti, invece, mostravano scarsa variazione rispetto all’uso di uno o dell’altro orecchio. Citazione fondo articolo. http://www.youtube.com/watch?v=bJf6ZQvjvtM su file in documenti senso 1 L2 comprensione riformulazione Dati referenziali (numeri, ecc.)