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Il sentimento dell'Apocalisse in "Teorema" di Pier Paolo Pasolini

Federica Ditadi [email protected] PhD Student, Italian Department Università degli Studi di Padova via Beato Pellegrino, 26 - 2nd Floor 35127 Padova - Italy XXII API INTERNATIONAL CONFERENCE: FINIS TERRAE/ FINIS MUNDI, APOCALYPSE AND THE END OF THE WORLD Call for papers: IL SENTIMENTO DELL’APOCALISSE: IN TEOREMA DI PIER PAOLO PASOLINI Questo intervento si propone di indagare il sentimento dell’Apocalisse in Pier Paolo Pasolini, incentrando l’analisi su Teorema (1968). In Teorema, il tema dell’Apocalisse prende spunto dalle vicende di uno specifico gruppo (il nucleo familiare) che viene sottoposto ad un accelerato mutamento, innescato all’arrivo ma soprattutto dalla partenza di un giovane Ospite: dopo l’incontro con il giovane, i protagonisti borghesi abbandonano il proprio mondo e, mettendo al centro la propria individualità, si fanno essi stessi mondo; l’unica eccezione è costituita dalla serva Emilia che rinuncia alla propria individualità, mettendo al servizio della comunità d’origine la propria vita e spiritualità; tuttavia, il suo filantropismo non è in grado di compensare la sfiducia nella possibilità di un futuro che predomina nel romanzo. Il “sentimento dell’Apocalisse” in Pasolini deve essere interpretato in relazione alla condizione storica dell’Italia degli anni del miracolo economico e attraverso gli strumenti forniti dalle teorie antropologiche di Ernesto De Martino contenute in La fine del mondo, contributo all’analisi delle apocalissi culturali (1977): in Teorema, i membri della famiglia borghese sembrano subire da un lato una crisi acuta legata ad un determinato passaggio da un mondo precedente all’arrivo dell’Ospite verso uno nuovo (apocalisse culturale), dall’altro la loro esperienza allude ad fine del mondo tout court, in un delirio che non distingue il proprio mondo da quello degli altri (apocalisse psicopatologica). In Teorema, i riferimenti alle Sacre Scritture si configurano non come un mero dato conoscitivo, ma bensì come la scelta di un umanista turbato dall’emarginazione sociale e culturale che rintraccia nel testo biblico un modello più autorevole e più grave su cui poggiare il racconto: il “romanzo di Apocalisse” si configura come la trattazione scientifica di un cambiamento dal carattere definitivo e duraturo; a danno dei ceti subalterni, con il loro retaggio millenario di usi e credenze, superstizioni, slanci spontanei, si è ormai imposto un sistema neoborghese che mira alla distruzione sistematica delle varietà biologiche e di cultura.