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Aspetti della fortificazione in Scozia (Abstract)

ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI -SEZIONE TOSCANA - 4 NOVEMBRE 2015 Sala Convegni. Appunti per l'esposizione.

ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI - SEZIONE TOSCANA 4 NOVEMBRE 2015 Sala Convegni Fondazione Osservatorio Ximeniano Via Borgo San Lorenzo, 26, Firenze ASPETTI DELLA FORTIFICAZIONE IN SCOZIA ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI – SEZ. TOSCANA 4 NOVEMBRE 2015 SIMONE DE FRAJA (Consigliere Scientifico Sezione Toscana Istituto Italiano dei Castelli) I. BROCH DI SCOZIA: COSTRUZIONI MEGALITICHE 1. L’archetipo circolare Definire uno spazio mediante un recinto, un volume o sfruttarne di naturali utilizzando ciò che la natura ha delimitato ha da sempre costituito una delle esigenze umane primarie. Riunirsi, proteggersi e definire un dentro e fuori, con tutte le implicazioni sociali e psicologiche derivanti è uno delle principali spinte etologiche dell’essere umano. E per fare ciò, per appropriarsi di uno spazio mediante l’apposizione di barriere si è ricorsi, sin dai primordi, alla forma base, spesso artificialmente riprodotta sul modello offerto dalla natura e dal mondo animale; una forma base estremamente semplice: la circonferenza con il suo privilegiato rapporto con la natura, dalle sorti oscillanti in campo architettonico ma mai abbandonata ed ogni volta riscoperta. La forma circolare, la forma più semplice da adottare, ispirata alla natura che spinge alcuni individui, in branco, per difesa e sorveglianza reciproca ad aggregarsi spontaneamente, operare in modo omogeneo e a disporsi circolarmente. Dal punto di vista della costruzione la forma circolare degli edifici a secco, senza l’impiego di leganti, assicura stabilità e resistenza. La capanna circolare africana, preferita anche per facilità costruttiva alla forma poligonale, risale ai primordi degli insediamenti. Dalla forma della capanna circolare africana alla costruzione muraria di pozzi e cisterne, si sviluppano le strutture megalitiche dai tholos micenei, i talayotes delle Baleari e molte strutture rurali, come i trulli pugliesi, formate da masse murarie sempre più massicce come i nuraghi che rappresentano l’evoluzione massima di aggregazione della forma rotonda. 2. “Broch” in Scozia, il paradigma formale e costruttivo Il Broch è, nella sua cellula base, una torre realizzata in pietra a secco priva di aperture in quota finestre. I due muri in pietra esterni formano due pareti ed una intercapedine sufficiente alla realizzazione di una di una scala, che lega così del due pareti. La pianta è circolare, generalmente tra i 12 ed i 19 metri di diametro, con pareti spesse che di solito incorporavano più camere sopra il livello del piano terra realizzate tramite due pareti concentriche distinte con in mezzo una scala intervallata a lastre di pietra lungo la quale si aprono modesti ambienti e conducono all'accesso alle piattaforme di legno superiori. Erano probabilmente coperti con un tetto di paglia conico forse appoggiato sulla testata del muro interno a creare un parapetto. Il piano terra veniva spesso mal rifinito con affioramenti di roccia e probabilmente era utilizzato principalmente per il bestiame mentre l'inizio dell'abitazione umana si aveva al primo piano e sui livelli successivi raggiungibile con la scala interna in pietra presente tra le due pareti esterne. Lo spazio interno della broch comprendeva invece le stanze principali, con ripostiglio al piano terra, e la zona di vita principale superiore Le strutture interne avevano bisogno di molti particolari in legno, cosa che scatena degli interrogativi per il fatto che il legname era un materiale che scarseggiava nelle isole occidentali e settentrionali. 3. Datazione e funzione dei Broch La loro funzione non è del tutto chiara ma si ipotizza che fossero delle fortificazioni utilizzate durante gli scontri tribali. Nel XIX secolo si è ritenuto che tali manufatti potessero aver avuto un ciclo effettivo di vita mediamente collocabile tra il circa il VII aC al VII secolo con relativo progressivo abbandono nell’VIII-IX secolo. Le prove sin’ora raccolte paiono indicare un’origine indigena del broch quando le comunità locali iniziarono la costruzione di aggregati di abitazioni composti da massicci muri di pietra a pianta circolare intorno al 600aC; ulteriori dati recenti suggeriscono che i siti continuarono ad essere occupati durante l’Età del ferro scozzese (300 dC – 900) da rifugi ed ambienti ricavati all’interno di ampi brochs ormai in disuso. La reoccupazione sembra continuare fino all’VIII secolo (incursioni vichinghe); dopo tale periodi i siti divennero comunemente abbandonati quando non nuovamente riutilizzati per strutture fortificate. In queste strutture si combinano le caratteristiche di fortezza, casa fortificata, e status symbol, e potrebbero aver servito molti scopi diversi in luoghi diversi e in tempi diversi. Anche se i brochs avrebbero fornito una certa protezione dagli invasori ostili, non erano difendibili essendo le loro difese troppo deboli: le pareti in pietra grezza offrono appiglio per la scalata, viabilità di accesso non protetta, assenza di aperture in quota e relativo accesso negano ogni forma di difesa, visibilità e vantaggio altimetrico. Di conseguenza si ritiene che siano stati probabilmente costruiti più come un simbolo di ricchezza e potere ma potevano fungere ad ogni modo come luogo di rifugio possibile per le comunità che vi vivevano appresso quando venivano avvistati i gruppi di incursori nemici, una sorta di casa colonica fortificata (con funzione analoga a quella che il castello medievale ebbe in tempi successivi) posta a dimostrazione della forza e della potenza della persona che vi abitava, probabilmente dei capi tribali o agricoltori importanti (frammenti di ceramica recuperati da tali siti rivelano che i loro proprietari godevano di uno stile di vita che comprendeva i vini pregiati e le olive del Mediterraneo molti anni prima che arrivassero le invasioni dei Romani). Gran parte della nostra conoscenza viene da due brochs nelle Ebridi Esterne, che sono state ampiamente anche se non completamente scavate: Dùn Mhulan a South Uist e Beirgh Broch in Uig, Lewis. A Beirgh broch, tuttavia, nei livelli escavati sono state trovate tracce di interventi derivanti da successive occupazioni. I Brochs possono ritrovarsi in una grande varietà di ambientazioni, dalle colline alle isole protette all’interno di laghi, e spesso il loro paesaggio è cambiato drasticamente, come nel caso di Dun Mhulan iniziata su un’isola in un lago d’acqua dolce protetta, che si trova ora sul tempestato e martoriato litorale atlantico. Almeno 50 brochs sono stati identificati nelle Orcadi, ma ci sono stati altri, senza dubbio molti, che sono stati derubati della loro pietra e risultano ora quasi invisibili alla ricerca archeologica. A differenza di altri luoghi in Scozia, dove individualismo sembra essere stato la norma, a Orkney non vi è chiara evidenza di una gerarchia di insediamento. 4. Il nuraghe Sebbene riferito ad ambiti cronologici molto distanti è necessaria una riflessione sulla tipologia del nuraghe, altro fondamentale archetipo megalitico. Vista la varietà delle costruzioni che tradizionalmente sono raggruppate sotto la dicitura di "nuraghe" è difficile fornire una descrizione univoca: principalmente consiste in un manufatto abitativo, verticale, sovente troncoconico dotato di ricetto. Il paradigma è generalmente individuato con un nuraghe monotorre ed eventuale sviluppo abitativo circostante in alcuni casi ulteriori torri, contenimenti murari andando a costituire, di ac ronicamente, un complesso insediativo fortificato. Nei tipi maggiormente evoluti si riscontrano dalle scale interne in muratura, sia come scala "di camera" e scala "d'andito". La prima, costruita nello spazio della camera centrale, evitava di perforare la massa muraria e quindi di comprometterne la struttura statica, ma iniziava più in alto del pianterreno e doveva essere quindi raggiunta mediante scalette mobili in legno o corde. Questa tipologia sembra essere quella cronologicamente anteriore in quanto presente in nuraghi scarsamente articolati, cioè privi di spazi aggiuntivi come nicchie e cellette, indizi di una padronanza tecnica più avanzata. Un elemento che fa discutere gli studiosi è rappresentato dai cosiddetti "mensoloni" in pietra, che sporgendo dalla linea del nuraghe, in cima ad esso, si ritiene sorreggessero in alcuni casi un qualche tipo di ballatoio con funzione difensiva simile agli "sporti" dei castelli medievali, protetto da un parapetto verticale. «L'interrogativo conseguente è questo: qual è la funzione dei nuraghi? A me la domanda pare assolutamente mal posta, […] non è possibile che settemila costruzioni diverse avessero tutte la stessa funzione» (Franco Laner, Accabadora: tecnologia delle costruzioni nuragiche, Tipomonza, Milano, 1999) II. EVOLUZIONE DELLE FORTIFICAZIONI IN SCOZIA 1. Forme e modi della fortificazione Anche in questo caso viene allo scoperto la polisemanticità del termine castello, a cui preferirei quello di fortificazione, proprio in relazione al periodo ed ai modi ovvero ai luoghi di edificazione. Dunque i “castelli”, le fortificazioni presenti in Scozia specialmente ai confini della regione, combinano ampiamente la funzione di difesa, fortificazione in senso stretto, e residenza. Le prime manifestazioni vedono l’impiego della forma “motte-and-bailey” con l’uso prevalente di materiale deperibile benchè, specialmente nelle isole scozzesi, non vi sia ampia disponibilità di legno. Come avvenuto per le altre parti d’Europa i materiali deperibili vengono sostituiti dall’impiego della pietra permettendo e comportando l’evoluzione delle forme architettoniche. Le fortificazioni, ovvero “castelli” quando si tratta del principale fulcro di emanazione del potere di un lord ovvero un nobile, sono conseguenza della centralizzazione dell’autorità reale nel secolo XII. Scarsa documentazione è attestata in precedenza agli anni intorno al 1120 relativamente alle fortificazioni nel senso appena indicato. Infatti il potere politico e militare (e connessi) in Scozia rimase meno centralizzato che nella vicina Inghilterra in quanto il Nord della regione rimase a lungo sotto l’influenza dei sovrani di Norvegia. David I di scozia (r. 1124–53) avviò una politica di introduzione del potere della Corona in Scozia promuovendo la costruzione di fortificazioni al passo con i tempi ed ammodernando la tecnologia militare; una parallela e successiva politica di colonizzazione in favore della nobiltà Franca e Normanna, con il sistema della “rete vassalla” fece attecchire l’uso ed il controllo del territorio sul modello feudale potendo dunque ipotizzare che la realizzazione delle fortificazione e dei castelli, in senso stretto, può essere messa in relazione non solo con necessità di conquiste militari ma con la necessità di impiantare un sistema di governo e gestione del territorio. Durante le Guerre di Indipendenza Scozzesi (fine secolo XIII – metà secolo XIV), specialmente sotto l’egida di Robert the Bruce, venne attivata una campagna di demolizione delle fortificazioni, riattate ovvero ricostruite agli albori del secolo XV, ovviamente secondo nuove concezioni ed in risposta a nuove esigenze sia socio economiche che militari. 2. Il modello “motte-and-bailey” e "keep-and-bailey" Come verificatosi in varie parti d’Europa, sebbene in momenti e modalità differenti, il modello mutuato dalla corrente normanna ed applicato alla cultura fortificatoria locale (in questo caso evidente il richiamo alle hillforts ed alla cultura del bronzo e del ferro, si sostanzia nel modello base della fortificazione posta su una altura, spesso artificiale, e dotata di recinto. Una struttura turriforme in legno veniva eretta su una collina artificiale, quando la natura non offriva lo spunto, e affiancata, ad un livello inferiore, da un recinto in pali di legno a sua volta delimitato da una fosso: i due elementi erano collegati da un ponte evidentemente mobile. Le dimensioni spaziano da complessi molto ampi come Bass of Inverurie a quelli di minor dimensione come Balmaclellan. L’evoluzione delle tecniche costruttive permise la sostituzione del legno con la pietra rendendo le strutture maggiormente solide ed al passo con la dialettica tra offesa e difesa definendo il modello detto "k eep-and-bailey" in cui la torre realizzata adesso in pietra diviene elemento fondamentale del complesso in cui, tuttavia, possono ancora convivere strutture in terra e legno. Ove l’occupazione del sito rimase assidua anche le strutture di recinzione vennero realizzate in pietra, almeno a partire dal secolo XIII. La necessità di mura alte e di notevole spessore spinse al mantenimento e conservazioni delle tecniche antiche, semplici ed economiche, dettata proprio dalla necessità di utilizzo di materiale di pronto reperimento e veloce positura. Continuò dunque, seppur in chiave diversa ed a fronte di differenti esigenze, la tradizione del costruito a secco isolato e coibentato mediante uno strato di fango ed argilla che forniva anche un aspetto di uniformità al manufatto. 3. Forme e politica del territorio Oltre ai castelli relativi a famiglie nobili (baronial castles) vengono realizzati castelli dipendenti dalla Corona caratterizzati da dimensioni maggiori del recinto anche per accogliere contingenti scozzesi in mobilitazione, funzionari regali unitamente al seguito. A tale tipologia, dopo il secolo XIII, possono essere ascritti i centri di Ayr e Berwick. Se con Re Alessandro II e Alessandro III di Scozia venne avviato un programma di costruzione di fortificazioni e relativo adeguamento delle precedenti strutture ai nuovi progressi ossidionali con le Guerre di Indipendenza si ebbe una fase in versa di disarmo e distruzione al fine di non lasciare a disposizione eventuali piazzeforti che potessero essere utilizzate contro la Corona: tali furono ad esempio le sorti di Ayr, Dumfries, Roxburgh ed Edinburgo. A questa fase seguì una nuova ripresa della costruzione delle fortificazioni, dal secolo XV, in risposta all’introduzione delle armi a polvere (già dal primo quarto del secolo XIV, anni1330) connotate da carattere di residenza e rappresentanza, oltrechè di punto di raccolta per le truppe scozzesi, come Tantallon, Lothian e Doune presso Stirling. L’introduzione delle armi da fuoco incise, ovviamente, sulle forme e strutture sia per gli edifici in adeguamento sia per quello realizzati ex novo in cui divenivano funzionalmente essenziali feritoie a toppa di chiave, camere di tiro, piattaforme per le armi pesanti nonché adeguate soluzioni tecniche come la bastionatura a D come presso Ravenscraig e Kirkcaldy, alla metà del secolo XVI. La tipologia di fortificazione più diffusa nella Scozia, la strutture turriforme, opera di nobili, secondo Stuart Reid può essere definita "defensible rather than defensive". - Tower houses. Inizialmente realizzate su rilievi naturali o in zone di difficile accesso svolgevano il comando su una data area ritenuta di interesse mediante un esesiguo numero di forze occupanti. Combina inoltre alle dette funzioni, in un secondo tempo, l’espressione di rappresentanza e di potere. - Peel/Pele towers. Offrivano protezione avverso assalti non sistematici e semplici incursioni; una torre ed un recinto (barmkyn ), quasi antemurale, fungevano da difesa. - Bastle houses . Generalmente realizzate da proprietari terrieri constavano di una edificio residenziale fortificato in cui si combinavano i caratteri della tower house con il barmkyn che si sviluppavano su più livelli in cui in piano terreno era occupato dagli animali. I piani superiori erano raggiungibili a mezzo di scala rimovibile.