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NOTIZ IE
Pisa. Archeologia urbana: Corso Italia,
vicolo Scardigli, I Passi
Corso Italia
(fig. 14, 1)
Nell'ambito dei progetti dei Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile (PIUSS) a partire dal mese di
luglio 201 o sono stati effettuati alcuni interventi sulla
rete idrica e la rete gas in Co rso Italia (sostituzione dei
sottoservizi e realizzazione di nuovi allacci), preliminari alla posa di una nuova pavimentazione; le opere,
realizzate da Acque spa-Servizi idrici, hanno comportato l'escavazione di una trincea, larga circa 1,10 m
e profonda mediamente -0,90 m dal piano asfaltato,
lungo l'i ntero tracciato del Corso, in prossimità del
suo margine occidentale, procedendo per tratti di circa
20 m di volta in volta ricoperti al termine della posa
delle nuove tubazioni. Cass istenza archeologica alle fasi
di movimentazione terra, effettuata dalla G iano snc di
Pisa sotto la direzione scientifica della dott.ssa S. Dueci della Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Toscana, ha consentito di intercettare e documentare
alcuni lacerti pavimentali, pertinenti probabilmente
all'asse viario di epoca medievale noto dai documenti
come carraria Pontis Veteris o carrarùz Sancti Egidii.
Nel settore di intervento compreso approssimativamente tra il civico 14 e l'incrocio con via La Nunziatina,
al di sotto di livelli moderni, è stato messo in luce un
piano regol are in laterizi, parzialmente obliterato dalle
soprastanti tubazioni, che si estende con piccole lacu ne
per una lunghezza di circa 7 m (fig. 15); nella parte
orientale della trincea esso presenta un' orditura a spina
di pesce, alternata ad una disposizione differente degli
elementi, posti di taglio e paralleli fra di loro lungo
una direttrice est-ovest, mentre in quella occidentale
il piano, maggiormente frammentar io e sconvolto,
mostra nelle porzioni integre la messa in opera a spina
di pesce dei laterizi. Delle lacune presenti soltanto
una, risarcita con ciottoli di diversa pezzatura, risulta
contestuale all a fase di utilizzo della pavimentazione,
mentre le altre sono probabilmente successive alla sua
defunzionalizzazione ed hanno consentito di saggiare
i livelli sottostanti di preparazione del piano, che non
hanno tuttavia restituito materiale archeologico.
Un ridotto lacerto della pavimentazione, delle dimensioni di circa o,8ox I m, è venuto alla luce anche
tra i civici u8 e I 20, alla quota di -0 ,9 5 m dal piano
asfaltato (fig. r6); composto da laterizi dello stesso
modulo (3oxrox6 cm) in opera a spina di pesce senza leganti , esso (a differenza del precedente) è stato
rimosso per consentire il raggiungimento della quota
di progetto, evidenziando un letto di posa a matrice
argillo-sabbiosa di spessore es iguo, totalm ente privo
di materiale archeologico. Numerosi ulteriori lacerti
-spesso conservati quasi a livello di traccia- sono stati
identificati in vari punti lungo entrambe le sezioni della
trincea, ad una quota compresa fra -0,85 e -1,00 m dal
piano asfaltato; di essi - asportati probabilmente in
occasione della messa in opera dei vecchi sottoservizi
fig. 14- Pianta di Pisa con l'ubicazione dci rinvenimenti .
laddove questi hanno inciso ad una quota inferiore al
piano di posa dell'ammattonato - non è stato possibile
determinare l' orditura.
Il piano pavimentale individuato nel corso dell'assistenza archeologica alle opere sopra descritte presenta
alcuni elementi che consentono di ascriverlo genericamente al xm secolo. Pur in assenza di indicatori cronologici precisi (laddove indagati, gli strati sottostanti al
piano, infatti, non hanno restituito materiale archeologico, né gli scarsissimi frammenti ceramici recuperati al
di sopra di esso offrono sicuri agganci cronologici), la
disposizione dei late rizi, le loro dimensioni e la quota
di posa del piano permettono di istituire un raffronto
con i lacerri pavimentali portati alla luce in anni recenti
in Borgo Stretto (Al berti, Baldassarri 2004) ed in piazza
delle Vettovaglie (Baldassarri, Milanese 2004), datati
tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo, mentre gli
elementi noti riguardo allo svi luppo urbanistico del
settore meridionale di Pisa in epoca medieval e, oltre
a confermare l' inquadramento cronologico proposto,
consentono di ipotizzare che possa trattarsi della pavimentazione antica della strada nota come carraria
Pontis Veteris o carraria Sancti Egidii (o S. Gi lio) . Essa
prese il nome dalla chiesa di S. Egidio, ubicata presso
l'attuale incrocio tra Corso Italia e via Cottolengo e
donata dalla fondatrice alla chiesa di S. Paolo in Ripa
d'Arno tra ilu66 ed il 1191, ed il suo sviluppo è da
legarsi al recupero dell'insediamenro urbano verso est,
che determinò, a partire dalla seconda metà dell'xr
secolo, lo spostamento in questa direzione della bisettrice della città. Tale fenomeno venne sottolineato
dalla costruzione del nuovo ponte sull'Arno, in corrispondenza dell'attuale Ponte di Mezzo, che rimpiazzò
il precedente attraversamento Auviale, situato tra la
chiesa di S. Cristina a sud e quella di S. Salvatore di
Porta Aurea (attuale chiesa della Madonna dei Galletti)
a nord del fiume, non più utilizzabile o comunque non
p iLI funzionale in relazione al nuovo assetto urbano. Nel
settore a sud dell'Arno, pertanto, in corrispondenza
dell'imbocco del nuovo ponte si venne a sviluppare
un nuovo asse viario ad esso affe rente, ovverosia la via
PROV IN CIA D I PISA
fig. r 5 -Corso Italia: lacerto pavimentate tra il civico
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14 e l' incrocio con via La Nunziatina.
pubblica del ponte de Arno (attuale via di Banchi) ed il
suo proseguimento verso sud, corrispondente all'attuale
tracciato di Corso Italia.
Vicolo Scardigli
(jìg. 14, 2)
Lassistenza archeologica, effettuata nel mese di luglio del 2010 allo scavo degli alloggiamenti delle fosse
biologiche all'interno del resede di un condominio
privato ha consentito di intercettare una sequenza
stratigrafica ricca di materiale ceramico che abbraccia un orizzonte cronologico esteso dal Xlii al XVII
secolo (maiolica arcaica e graffita policroma a punta
di produzione pisana; maiolica blu e italo-moresca,
graffita a fondo ribassato e a stecca monocroma verde
e bianca di produzione montelupina). Essa è venuta
alla luce nel corso della realizzazione della trincea pitt
orientale fra le due scavate nell'area (entrambe delle
dimensioni di r,30xi,30 m e profonde -2,20 m dal
piano di campagna) e si articola nel taglio di una fossa,
impiegata come discarica nel corso del XVll secolo,
che ha intaccato e distrutto stratigrafie più antiche,
risalenti al XIII secolo, nonché la sottostante sedimentazione alluvionale, pertinente ad una zona umida o
al fondo di un canale. Tra i materiali fittili rinvenuti
nel riempimento spiccano numerosi frammenti di
coppe e bacini in maiolica arcaica di produzione
pisana, databili tra gli inizi del XIII e la metà del XIV
secolo, ed alcuni frammenti fittili riconducibili ad
attività di lavorazione della ceramica. Si tratta di due
distanziatori a zampa di gallo e di tre frammenti di
biscotto, riconducibili a forme di maiolica arcaica, che
potrebbero indicare la presenza di vasai in una zona
vicina a quella di intervento, come sembrano attestare
anche gli indicatori di produzione emersi in giacitura
secondaria durante le indagini nel vicino cantiere degli
ex Laboratori Gentili (Ducci et aL. nel presente volume,
pp. 336-340) . Si segnalano infine due framment i di
fig. 16 - Corso Italia: lacerto pavimcntale tra i civici II8 e
120 .
fig. 17- Vicolo Scardigli: contenitore ceramico forato (lanterna?) .
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ceramica depurata pertinenti ad una forma chiusa con
bordo estroflesso dentato, tesa decorata con graffiti
ad onda eseguiti a crudo e delle aperture, praticate
lungo le pareti, conformate a triangoli alternati (fig.
17); questa particolare forma ceramica potrebbe essere
identificata come una lanterna.
Località I Passi (fig. q, 3)
Le indagini nella località in oggetto sono state avviate
nel 2008 in occasione della realizzazione, da parte del
Comune di Pisa, di una serie di opere volte alla sistemazione idraulica di Pisa Nord al servizio dell 'abitato
di Porta a Lucca; tali opere, suddivise in lotti funzionali, sono state precedute nel 2006-2007 da alcuni
accertamenti finalizzati alla valutazione previsionale di
impatto archeologico che hanno rilevato la presenza
nell'area di evidenze relative al periodo romano, quali
fattorie e tracce di centuriazione (Paribeni , Pasini,
Carrera 2008). Sulla base dei dati emersi è stata dunque
prescritta dalla competente Soprintendenza l'assistenza
archeologica durante i lavori di movimentazione terra
necessari alle opere di sistemazione idraulica, effettuata dalla Giano snc sotto la direzione scientifica del la
dott.ssa S. Ducci.
Il primo lotto funzionale ha interessato l'area delimitata dalla linea ferroviaria Pisa-Lucca ad est, dal
fosso delle Palazzine a sud, dalla via xxrv Maggio ad
ovest e dal Fiume Morto a nord ed ha comportato la
realizzazione di una vasca per un impianto idrovoro
e di un canale di collegamento tra questo ed il fosso
delle Palazzine. Lo scavo è stato preceduto dal la bonifica bellica, resasi necessaria a causa della vicinanza
dei binari ferroviari; tale fase ha previsto l'escavazione
di numerose trincee per accertare che le anomalie
metalliche riscontrate dalle analisi strumentali non
costituissero residui bellici inesplosi relativi all'ultimo
conflitto. La sorveglianza archeologica a tali operazioni
ha permesso di constatare come fino ad una profondità
d i circa due metri non sussistano tracce di frequentazione antropica di epoca antica. L analisi stratigrafica,
infatti, ha confermato le ipotesi avanzate durante lo
scavo delle trincee effettuate per la valutazione previsionale di impatto archeologico: al di sotto di uno strato di
terreno arativo di origine sedimentale si evidenzia uno
strato a matrice argillosa di colore marrone-rossiccio;
tale formazione è da ricondursi alla realizzazione nella
zona di rialzamenti artificiali del terreno, testimoniati
da alcuni documenti del XII e XIII secolo (Ceccarelli
Lemut, Mazzanti, Morelli T 994), volti alla difesa di
strade ed insediamenti dalla vasta depressione lagunare
qui formatasi in età tardoantica a seguito dell'innalzamento dei letti dell'Arno e dell'Auser, innalzamento
conseguente al venir meno del complesso sistema per
la regimazione delle acque ed al completo mutamento
dell'assetto idraulico, all'indomani del collasso dell'impero romano.
l successivi scavi della vasca per l'impianto idrovoro
e del relativo canale di collegamento col fosso delle Pa-
lazzine hanno raggiunto la profondità rispettivamente
di -5 e di -3 m rispetto alla quota del piano di campagna, senza evidenziare alcun elemento significativo
dal punto di vista archeologico. l:ulteriore abbassamento di quota del fondo del canale, funzionale al
raggiungi mento della pendenza per il corretto deflusso
delle acque, ha tuttavia portato alla luce, circa 20 m
a sud dell'alloggiamento destinato all'impianto idrovoro, l'interfaccia superiore di uno strato contenente
frammenti fittili. I campioni prelevati si ascrivono
genericamente all 'età del Bronzo ed appartengono ad
olle di fattura grosso lana, ad impasto non depurato di
colore rosso-bruno, decorate a costolatura mediana
longitudinale o a borchie e modellate ad incavo o a
tornio primitivo.
Limpossibilità di prosciugare completamente i 50 cm
di acqua di falda presenti sul fondo del canale lungo
l'intero tracciato ha reso impraticabile l'effettuazione di
ulteriori indagini mediante saggi stratigrafici o trincee
di approfondimento, avendo peraltro lo scavo già raggiunto la quota di progetto. l:ipotesi avanzata è che si
tratti della sommità di una delle isole deltizie tipiche di
un'area di confluenza di più corsi d 'acqua, frequentata
durante il Bronzo medio o finale ed abbandonata in
seguito a favore dell'occupazione di zone più sane e
salubri, come avvenuto nel caso del nucleo insedi ati vo
scoperto nei terreni in fregio a via di Gello (Bruni 1998,
p. 82 sgg., tav. I 5).
SILVIA DucCI*, FRANCEsco CARRERA**, DARIA PASINI **,
MARCO BoNAiuTo**
* Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
** Giano snc, Pisa.
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