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This essay is about the prophecy embedded in technics tendency. Technics is seen as having a sexuality, i.e. a pulsion that drives the subject into a process of prophecy involving reciprocal communication as the source of the messages. Only the lover ready to be disappointed will survive. The word prophecy comes from the Greek verb, προφημι (prophemi), which means “to say beforehand, foretell”; it is a combination of the Greek words, προ and φημι. Technology remains a nuanced territory, in whicheach discipline offers its own definition. A discourse is growing about, but the remnant is the Prophecy. Technics could be seen as a new religion or ideology, but only the subject that is able to became conscious of the non-logical effect of technics will be not alienated.
ebook, 2022
La tecnica rappresenta e realizza la natura profonda del nostro tempo, del resto la sua marcia ha riguardato l’intero pianeta senza differenze. Tuttavia, è pur vero che, assieme a indubbi vantaggi, reca alienazione e compressione della libertà e dell’identità personale. Così, ha suscitato due tipi contrapposti, uno che rifiuta il suo modello e un altro che vi aderisce. Ma sarebbe possibile prendere le distanze dalla sua forza avvolgente? Sarebbe possibile un rovesciamento della modernità e del progresso? In effetti la tecnica non avrebbe ammaliato universalmente cuori e menti se non avesse dato una risposta seducente al malessere segreto degli uomini. Di che si tratta?
Una riflessione su tecnica e capitalismo
G. Frilli, M. Lodone (a cura di), La profezia nel pensiero del Rinascimento e della prima età moderna, Pisa, ETS, 2022, pp. 33-54
Prendendo le distanze da una lunga tradizione di riflessione teologica, Niccolò Machiavelli si interessa alla profezia non in quanto dono divino o eccezionale condizione di conoscenza, ma in quanto arte politica. Partendo da questo assunto, il saggio intende mostrare che per Machiavelli la profezia è un’arte politica performativa, in cui l’azione del profeta coincide con la sua parola. Nel Principe, nei Discorsi, nelle lettere e in altre opere di Machiavelli emerge in maniera non sistematica un modello nuovo, pragmatico, di comprensione del carisma profetico e del suo operare. L’originalità di tale modello, tuttavia, si comprende solo alla luce del peculiare rapporto tra profezia e comunicazione pubblica presente nella Firenze del tempo, e dell’aspro dibattito che contrappose i fiorentini sulla figura di frate Girolamo Savonarola. Machiavelli partecipò al dibattito dal punto di vista privilegiato di chi era interessato non a stabilire se le profezie di Savonarola fossero autentiche, ma piuttosto a riflettere – facendo largo uso della comparazione tra forme politiche e religiose diverse, antiche e moderne – sulla «verità effettuale» del loro impatto sui contemporanei.
Parole di Vita, 2019
La vicenda tragica di Nabot è un'efficace riflessione sulla forza devastante del desiderio che spinge l'uomo alla violenza a cui si oppone soltanto la parola profetica di Elia. di Cristiano D'Angelo La forza travolgente del desiderio di possedere è un'esperienza che, prima o poi, ogni uomo o donna sperimenta, o nella forma del desiderio inappagato che induce a fuggire e rinchiudersi in se stessi, come il re Acab che indispettito dal rifiuto di Nabot «volge la faccia da un lato» (1Re 21,4), o nella forma della prepotenza che si accaparra dei beni altrui, incurante di ogni diritto e della verità, come la regina Gezabele che fa uccidere Nabot per impossessarsi della sua vigna. È questo il tema del racconto del cap. 21 del primo libro dei Re che narra la storia di Acab, potente re di Israele, contro Nabot, piccolo proprietario terriero che difende la sua vigna dalle mire del re che la pretende per sé, solo per soddisfare il suo desiderio di ingrandire i territori della corona e di abbellire il suo palazzo. Il racconto, da un punto di vista storico, conserva il ricordo della grande espansione del regno di Israele sotto i re Omri (885-874 a.C.) e Acab (874-853 a.C.), durante i quali un fiorente sviluppo economico e una serie di campagne militari produssero ricchezza ma anche disuguaglianze sociali e ingiustizie. La vicenda di Nabot diventa così un caso emblematico dell'avidità del potere che, pur di realizzare i suoi obbiettivi, non conosce valori, non rispetta la giustizia, perverte la religione. Contro questa tracotanza del potere si erge la parola profetica di Elia che, in nome di Dio, rivela la falsità e l'arroganza del re. Il racconto tuttavia non è solo una denuncia della malvagità del re e dei potenti; è anche una parabola della condizione umana, soggetta alla prepotenza del desiderio di possedere. All'ombra dei potenti L'inizio del racconto-«Nabot di Izreèl possedeva una vigna che era a Izreèl, vicino al palazzo di Acab, re di Samaria» (21,1)-mette al centro della frase la vigna e il palazzo, agli estremi i personaggi, ottenendo l'effetto di contrapporre nella mente del lettore l'immagine verdeggiante della vigna, simbolo della benedizione di Dio e della fecondità della terra, con l'austerità imponente delle mura del palazzo, immagine del potere regale. Le parole con cui Acab si rivolge a Nabot delineano il ritratto di un re che si crede onnipotente e che agisce come agirebbe un Dio: «Cedimi la tua vigna; ne farò un orto perché è confinante con la mia casa». Il palazzo ha diritto a uno spazio vitale; vicino al palazzo non possono esserci territori di altri; la volontà del re di rendere magnificente la sua dimora e di assicurarne il sostentamento valgono più di ogni altra ragione; il rispetto per la memoria dei padri, con cui Nabot rifiuta la richiesta di Acab, non è preso in considerazione dal re. La brama di avere e la prepotenza del potere illudono il re di essere come Dio, rendendo l'uomo insensibile ai diritti degli altri e alle esigenze della giustizia. Il desiderio del re, le sue ambizioni, la disponibilità di denaro lo fanno sentire in diritto di chiedere e ottenere ciò che vuole, a dispetto di ogni tradizione e affetto. Quella del re a Nabot non è una richiesta, ma un ordine mascherato di buone maniere: «Dammi la tua vigna». Il re non chiede di vendere, ma di dare, e il prezzo o la permuta che propone a Nabot appaiono più una concessione di favore che una compravendita. Il re parla e agisce come se fosse un Dio, perché secondo la Bibbia è Dio che dà la terra (Dt 4,21.38) e la divide tra le tribù di Israele (Gs 11,23); ed è Dio che fa di Eden un orto (Gen 1,30) per nutrire gli esseri viventi. La proposta di Acab a Nabot è apparentemente sensata: egli offre in cambio della vigna di Nabot «una vigna migliore» (1Re 21,2) o, se Nabot preferisce, gli darà un corrispettivo in denaro. Il desiderio di possedere produce la presunzione di essere noi a decidere ciò che è buono o cattivo per gli altri, così Acab è lui che sa ciò che è buono o meno buono per Nabot; fino alla farsa di apparire addirittura generoso, dando in cambio una viglia migliore di quella stessa di Nabot! E se Nabot preferisce del
Quaderni d'Altri Tempi, 2012
Recensione della mostra e del catalogo "Proto Anime Cut", a cura di Stefan Riekeles, dedicati alle architetture e agli scenari dei lungometraggi d'animazione giapponesi di fantascienza.
« Prophecy and the sense of History in the Furioso ». From the first edition in 1516, Ludovico Ariosto resorts to profetich figures to tell historic facts that occurred after Charlemagne’s period. These characters, vested with supranatural powers, have the knowledge of the future as established by Providence and already set in the course of the stars. Although these prophetic digressions are strictly anchored in the narrative fiction, they are often closely related to the historical and political context of the 16th century. For instance, in the passage of Merlin’s cave, the wizard and Melissa announce to Bradamante the glorious future that awaits her lineage. Similarly, in the passage of the paintings in the room of Tristan’s fortress, the same Christian warrior sees, thanks to Merlin’s magic art, some representations of major events that will mark the history of the peninsula, including episodes regarding the Italian Wars. Through this narration strategy, contemporary readers of Ariosto could find in the historic reality of their time, the proof of the veracy of some parts, or all, of the prophetic digression. Juan Carlos D’Amico’s article highlights how the use of prophecy in the poem helps the author to prove the ineluctability of narrated historic facts, in a poetic universe dominated by fate and Fortune.
Andrea Andretto, 2018
1) Profezia e mediazione. «La profezia può essere considerata, senza scandalo alcuno, il ministero più alto nella Bibbia, più importante dello stesso sacerdozio. Il profeta, infatti è il mediatore per eccellenza tra cielo e terra, tra bocca di Dio e orecchio dell'uomo». 1 Nella definizione di profezia che ho colto dalla riflessione di Annalisa Guida, emerge il legame profondo che esiste tra la figura del profeta e quella del mediatore. Sappiamo tutti molto bene che il «mediatore» è colui che ha la funzione di rendere possibile e di facilitare l'incontro tra due parti che sono tra di loro, per i più svariati motivi, lontane. Ne viene dunque che il profeta non apre la bocca per dire delle cose o peggio ancora per fare delle chiacchiere; il vero profeta è colui che che ha preso chiara coscienza che la sua bocca è uno strumento posto a servizio di Dio, affinché con le parole da lui proferite ogni ascoltatore possa trovare la strada per incontrarsi e riconciliarsi con Dio stesso. Non a caso un cristiano crede che Gesù, parola definitiva di Dio, è re, sacerdote, profeta. 2 Profeta e profetessa sono dunque uomini e donne che vivono un rapporto appassionato di ricerca e allo stesso tempo di repulsione nei confronti Parola di Dio. Si pensi in modo particolare alla vicenda del profeta Giona che, in prima battuta, si rifiuta di obbedire alla parola che lo vuole profeta in Ninive. La storia di Giona, peraltro, rivela con chiarezza che 3 il profeta può anche respingere la chiamata da Dio, tuttavia è Dio stesso che non guardando a genealogia o a tradizione umane particolari, sceglie il "suo" uomo, la "sua" donna, affinché tutta la sua esistenza diventi profetica. Per il testo sacro diventerà "profetica" anche la sua ribellione di fronte alla Parola di Dio che lo invia a Ninive: questo per dire che le Scritture Sante ci presentano la figura del profeta come la storia di un uomo che vive un travagliato percorso di fede e che alla fine si abbandona e si lascia sedurre dalla missione di collaborare al progetto di Dio di salvare il suo popolo. Ne guadagniamo dunque che nessuno si rende profeta da se stesso: nemmeno se si proclama un anno di riflessione sul ruolo profetico che la vita consacrata può avere ancora oggi! Piuttosto si deve cercare di comprendere come Dio chiede oggi, alla singola coscienza cristiana, di essere un "Suo profeta", collaboratore del suo progetto di salvezza per tutti gli uomini di oggi, inseriti nei problemi vitali di un tempo che è differente da quello della profezia biblica. Da sempre infatti il profeta si sente per certi versi un uomo "fuori tempo", chiamato tuttavia a condividere tutta la compassione con la quale Dio guarda a questo lasso di storia, con le sue caratteristiche peculiari e ai suoi problemi. approfondimento dal punto 2 di vista sistematico: MOIOLI G., Cristologia. Proposta sistematica, Centro Ambrosiano, Milano 2015, pp. 138-143. Per un approfondimento dal punto di vista biblico si veda il pur sempre valido: SEGALLA G., La Cristologia del nuovo testamento, Paideia, Brescia 1985, pp. 48-63.154-155. VIGNOLO R., Un profeta tra umido e secco.
L'arte contemporanea è specchio del suo tempo elastico e mobile, interconnessa ai nuovi modi di vivere e produrre. Non può che riflettere, interagire e suggerire questa visione. Stratificata e complessa, appare come un arcipelago di linguaggi privati che necessitano di un background storico sul campo per comprendere come nascono e in che lingua ci parlano le singole opere.
La Ragione delle Profezie, 2022
Edizione elettronica gennaio 2022. Autore (Nick): "monseppe2". Edizione PDF per il Web. L'autore si riserva i diritti ideologici dei "risultati" della sua ricerca-studio inerente il "Tempo della fine, o degli ultimi giorni", che da secoli sono stati preannunciati dalle sacre scritture. Lo studio-ricerca, iniziato sin dal 1996 del secolo scorso, è ora stato completato®. Per rivendicare il regno di Dio e annunciare un regno millenario imminente. Ricerca indipendente di monseppe2
Colgo l'occasione offerta dai curatori di questo volume, che ringrazio, per affrontare un quesito spinoso per il quale, seppur suscitando interesse da parte di alcuni studiosi, è difficile poter offrire soluzioni: il problema che sottopongo alla riflessione in questo contributo è quello della ricostruzione di un monumento distrutto con volontà assolutamente ferma e che non ha lasciato adito a dubbi quale quello a cui vanno ascritte le statue rinvenute a Monte Prama.
Churchill Fellowship Report, 2014
Revista de Artes Marciales Asiáticas, 2012
Archäologien 2020! Bothros Zürcher Hefte für Archäologie 1, Dražen Aulić-Baumgartner – Agata Guirard – Julia Held – Martin Mohr (Ed.), Zurich, 2023
Theoretical and Applied Climatology, 2020
Psychology and Education: A Multidisciplinary Journal, 2024
Zootaxa, 2019
International Journal of Environmental Science & Technology, 2004
Clinical Therapeutics, 2009
Antonie van Leeuwenhoek, 2009
Annals of the Rheumatic Diseases, 2016
Entramados : educación y sociedad, 2020
Jurnal Teknologi dan Rekayasa Sumber Daya Air
International Journal of Molecular Sciences
Cell Biology International, 2016
arXiv (Cornell University), 2015