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Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana

2010, "Cenobio"

104925 Riv Cen 07 Lazzari 21.12.2010 15:46 Pagina 59 59 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana di Laura Lazzari Figure mitologiche, ritratti di donne reali e immaginarie, personaggi recuperati dalla storia, genealogie femminili, rappresentazioni autobiografiche, simboliche, religiose, ossessive, sono solo alcune delle immagini di donna presenti nella poesia femminile della Svizzera italiana. Dalle sensibilità poetiche e dalle esperienze delle autrici della nostra regione prendono forma molteplici immagini di donna. In questa sede prenderò in considerazione tre poetesse che alle diverse sfaccettature del femminile hanno dedicato ampio spazio nelle loro opere: Prisca Agustoni, Solvejg Albeverio Manzoni e Ketty Fusco. 1. Prisca Agustoni – La condizione femminile (“Sorelle di fieno”) Le figure femminili che animano la raccolta Sorelle di fieno (2002) nascono da un profondo interesse di Prisca Agustoni per la condizione della donna, indagata non soltanto a livello poetico, ma anche nelle ricerche effettuate dall’autrice durante il Diploma interdisciplinare in Etudes genres frequentato dal 2000 al 2002 presso l’università di Ginevra. Durante un seminario offerto dalla professoressa Liliane Mottu e grazie alla visione di un documentario, Agustoni ebbe l’occasione di scoprire la storia di alcune donne che all’inizio del secolo scorso partirono dal Ticino e si recarono nella Svizzera tedesca per essere impiegate come tessitrici presso convitti diretti da suore. Nell’opera, la rappresentazione del femminile e della sua condizione è strettamente legata ad altri temi ricorrenti della poesia di Prisca Agustoni, come l’emigrazione, il senso di sradicamento, l’esilio e, infine, la frontiera che in Sorelle di fieno è rappresentata dal San Gottardo ed è intesa sia in senso fisico, che culturale e linguistico. Qui la frontiera, l’esperienza dell’esilio e del distacco dalla propria terra sono ispirati dagli eventi storici e raccontati attraverso le vicende di giovani d’inizio Novecento partite per lavorare nei 104925 Riv Cen 07 Lazzari 60 20.12.2010 18:29 Pagina 60 Laura Lazzari conventi di oltre Gottardo, dove erano costrette a rinunciare alla loro lingua materna per esprimersi solo in tedesco. In altre opere di Agustoni i topoi sono invece declinati in modo più chiaramente autobiografico.1 Dal punto di vista linguistico l’autrice convive, infatti, con varie realtà e, oltre all’italiano, si esprime poeticamente anche in spagnolo e portoghese; i suoi studi e il suo lavoro, inoltre, l’hanno portata lontano dal Ticino, dapprima a Ginevra e in seguito in Brasile. Il legame fra la propria esperienza di esule e quella di queste donne è testimoniato in maniera esplicita dalla poesia che apre la raccolta: ALIBI Perché è più facile attraversare l’Atlantico che passare il valico del San Gottardo Sorelle di fieno è il frutto di una triplice ricerca. In primo luogo troviamo l’approfondimento della storia ticinese, dettata dal desiderio e dal tentativo di recuperare in termini artistici un’esperienza ancora poco conosciuta del Ticino, regione alla quale l’autrice è profondamente legata da vincoli affettivi. La scrittrice indaga inoltre la storia e la condizione delle donne. Vi è la volontà di testimoniare questa esperienza tutta femminile, di dare voce a queste donne, costrette ad adattarsi a un ruolo imposto dalla società e schiacciate dal peso della religione cattolica. Secondo Agustoni questa è la storia di tante ragazze comuni che videro scemare la possibilità di realizzare e concretizzare i loro sogni e i loro desideri. Infine, si tratta di una ricerca all’interno della propria storia famigliare e dei propri vincoli affettivi. Le vicende di queste donne, infatti, sono simili a quella vissuta dalla nonna della poetessa che trascorse un lungo periodo presso un convento del canton Svitto. 1 Secondo Maria José Somerlate Barbosa, la poesia di Agustoni «insinua spazi di frontiera, ambigui, ambivalenti, molteplici, dislocati e frammentati» (M. J. SOMERLATE BARBOSA, Soglie udibili, in P. AGUSTONI, Inventario di voci, ed. Mazza, Belo Horizonte, 2001, p. 8), mentre Raffaella Castagnola segnala «il motivo ricorrente dell’esilio – da casa, dalla propria terra di origine, dalla propria lingua – che si accompagna alla ricerca di una consonanza tra culture e orizzonti geografici diversi. Risalta, come punto di partenza, il vissuto, che può essere quello di una generazione di donne (come in Sorelle di fieno […]) o anche più strettamente autobiografico, come in Inventario di voci e più ancora in La morsa, con i paesaggi ticinesi della nascita, le sponde del Lemano con gli studi in lettere ispaniche e in letteratura comparata, e infine il Brasile, terra ultima di elezione e di vita» (R. CASTAGNOLA e L. CIGNETTI, Di soglia in soglia. Venti nuovi poeti nella Svizzera italiana, Edizioni Le Ricerche, Losone, 2008, p. 34). 104925 Riv Cen 07 Lazzari 21.12.2010 15:48 Pagina 61 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana Il libro è suddiviso in quattro parti. Il contrasto fra la prima e la seconda sezione vuole rendere esplicito il distacco di queste giovani dal mondo mitico e idealizzato in cui erano vissute prima di partire per i convitti d’oltre Gottardo. La prima parte, intitolata La prima sponda ricrea, anche da un punto di vista semantico, l’universo naturale della montagna, dal quale queste giovani donne sono costrette a staccarsi (pp. 11-47). Questa realtà è descritta con l’incanto di chi in questo mondo è nato e cresciuto. La seconda parte, Intermezzo nei convitti (pp. 49-79), dedicata all’esperienza vissuta nei conventi, si contrappone chiaramente alla prima. Il tono più secco e tagliente vuole esprimere l’abbandono della vita naturale da parte di queste giovani e la loro entrata nel mondo della produzione industriale. La realtà rurale descritta nella prima sezione, caratterizzata da libertà e spensieratezza, è in netto contrasto con le condizioni di clausura, di coercizione e d’imprigionamento vissute all’interno delle mura conventuali. L’oppressione è sottolineata anche dal rispetto per le regole imposte dalla religione e dall’obbligo di parlare solo tedesco. La terza parte, La seconda sponda (pp. 81-103), è contraddistinta dall’uso della poesia in prosa e rievoca i fatti a distanza di anni. Il linguaggio è più astratto e simbolico, meno auto-referenziale. L’Epilogo (pp. 105109) è una sorta di commiato, un canto d’addio da parte di queste donne. Può essere inteso come morte oppure come un’altra forma di oblio. Oblio al quale in realtà le giovani sono scampate grazie al recupero storico e artistico delle loro vicende, cui anche Agustoni ha contribuito. È mia intenzione soffermarmi ora su alcune poesie tratte dalla sezione Intermezzo nei convitti che, oltre a tratteggiare ritratti di donna, denunciano la condizione di segregazione alla quale le giovani erano costrette. La prima poesia (p. 50) si apre e si chiude con l’immagine di Penelope: Siamo giovani Penelopi. di marmo o di carbone I nostri mari tutelano sgabelli, postazioni al buio. Nell’andirivieni di aghi i pedali Singer sono novene che germinano, lampade a petrolio 61 104925 Riv Cen 07 Lazzari 62 20.12.2010 18:29 Pagina 62 Laura Lazzari percorrendo la via dei ciclamini. Siamo giovani Penelopi con vecchi retaggi. Appare evidente il richiamo intertestuale con la tradizione di Penelope che tesse attendendo il ritorno di Ulisse. Come lei, queste giovani donne cuciono aspettando il momento di vivere la propria vita. Il personaggio di Penelope e la condizione di attesa associata alle figure femminili ritornano in altri componimenti poetici di Agustoni. Si pensi, in particolare, alle poesie in spagnolo presenti nella raccolta Días y otros poemas emigrantes (ed. Mazza, Belo Horizonte, 2004). Nell’ultima sezione, intitolata La larga incubación, alle immagini di donna è dedicato ampio spazio, e l’attesa – interpretata in maniera ambivalente, come virtù e come costrizione – è condizione tipicamente femminile. Secondo la poetessa, infatti: «la espera es femenina».2 Oltre all’attesa, le ospiti dei convitti vivevano anche in condizioni di clausura esistenziale. Ogni loro gesto era controllato, vigilato dalle suore e dalla nozione di peccato della dottrina cattolica (p 54): Le suore sono sentinelle. Nei loro occhi ritratto i crocifissi e le piaghe di Cristo (ma siamo noi che sentiamo le pieghe nella pelle). L’asso nella manica è lo stufato di fagioli, il bianco di Genova la domenica con il lambicco del Deutschsprechen, bitte. 2 «L’attesa è femminile» (idem, p. 86). Nei Nuevos versos de Penélope l’attesa dell’eroina è considerata «paciente y entera» [«paziente e integra»], mentre nella rivisitazione poetica di Agustoni la figura di Andromeda «se cansó de esperar. / […] Murió ahogada / en su mar interior» [«si stancò di aspettare / […] Morì annegata / nel suo mare interiore»]. (idem, pp. 92 e 96). Le traduzioni sono mie. 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 63 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana L’incapacità di sopportare la pressione del convento, la sofferenza causata dalla segregazione e la mancanza di libertà portarono alcune di queste ragazze a compiere gesti estremi. Il suicidio di una di loro, anche se non è descritto in modo esplicito, è raccontato nella seguente poesia. La poetessa ricrea il caso di una giovane che si gettò nel fiume dalla finestra del convento (p. 56): La Luigina ha preso il fiume, le braccia come ali. il volo Suor Rima rimase devota cripta ma alcuni barcaioli si persuasero del silenzio. La repressione della propria gioia di vivere e delle proprie passioni – come ad esempio quella per il canto – è ugualmente rappresentata (p. 58): A Elvezia piace cantare. Ma qui non vale filare la voce l’argenteria lirica: i papaveri sono alti e le persiane continuano ermetiche. Nel corso della raccolta è possibile notare un’oscillazione della voce narrante che, in alcuni casi racconta le vicende in terza persona (Elvezia, Luigina), in altri usa la prima persona singolare (io), in altri ancora la prima persona plurale (noi). Così facendo, attraverso un processo d’immedesimazione, le loro storie si confondono con quella dell’autrice e finiscono per diventare anche la nostra storia. In Ripostigli, utilizzando la forma impersonale, Agustoni universalizza il sentimento di sofferenza vissuto dalle ragazze in convento. Attraverso l’uso di parole incisive e di versi brevi riproduce il clima di soffocamento e di silenzio forzato, ma anche 63 104925 Riv Cen 07 Lazzari 64 20.12.2010 18:29 Pagina 64 Laura Lazzari la tacita complicità e il clima di sorellanza esistente fra queste «sorelle di fieno» (p. 64): Si vive in apnea, totale insolazione. ripostigli Nella scarsità irrompe l’eccesso, e nel chiostro sapersi isole tra sorelle di fieno. 2. Solvejg Albeverio Manzoni – La dea, l’amica e il suicidio La presenza femminile è centrale anche nella poesia di Albeverio Manzoni tanto da costituire uno dei suoi soggetti preferiti. Le figure di donna che abitano i versi della poetessa – fantastiche, reali, oniriche e idealizzate – sono variegate e numerose, ma caratterizzate anche da aspetti in comune. In particolare, non esistono immagini di donna tranquillizzanti. Tutte appaiono inadeguate e portano addosso, come un fardello, il peso della vita, delle sofferenze. La condizione femminile è vissuta in modo violento, con sgomento e disincanto. Si tratta spesso di donne costrette alla passività, che aspettano con rassegnazione. L’autrice non censura nulla e descrive senza timore anche la dimensione corporea, gli odori, gli eventi biologici, la malattia, il sudore, il sangue, il dolore. Anche le raffigurazioni mitologiche perdono la loro forza e appaiono deboli, impotenti e sottomesse. Ho già avuto modo di soffermarmi in passato su alcuni dei «possibilia femminili» delle produzioni in versi, in prosa e in pittura di Albeverio Manzoni.3 Per questa ragione, in questa occasione ho deciso di concentrare la mia attenzione principalmente su alcune poesie inedite, in alcuni casi recentissime, messe gentilmente a disposizione dalla poetessa (e qui riportate in Appendice). Due delle poesie più recenti di Albeverio hanno come soggetto Ishtar. Nel componimento poetico intitolato Al Louvre, Ishtar (2008-2009) la dea – ispirata all’immagine scolpita nell’avorio, esposta al museo – è definita come bella («Altera, ricca della propria bellezza», v. 1), protetta («scortata da leoni e civet3 L. LAZZARI, Tra pittura e scrittura: i «possibilia femminili» di Solvejg Albeverio Manzoni, in Voci poetiche della Svizzera italiana, Atti delle Giornate internazionali di studio, Centro Stefano Franscini (Ascona), Alta Scuola Pedagogica (Locarno), 14-15 novembre 2007, a c. di M. M. Pedroni, «Quaderni di Poesit» ? 1, Edizioni Casagrande, Bellinzona, 2008, pp. 112-126. 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 65 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana te», v. 3), leggera («alata», v. 8) e potente («stringe fra le mani i simboli del potere», v. 10). Alcuni degli aspetti positivi, presenti nelle raffigurazioni abituali della dea, si ritrovano nella prima strofa di un’altra poesia dedicata alla divinità, intitolata Ishtar terra terra (2008). «Sulla parete» del museo (v. 1) la statuetta di Ishtar appare, infatti, maestosa («maestosa e delicatissima», v. 2) e bella («di una bellezza che commuove», v. 7). Nella seconda strofa, però, l’immagine della dea cambia radicalmente, contrapponendosi in maniera chiara sia alla prima strofa sia alla poesia citata in precedenza. La poetessa ora non si riferisce più alle raffigurazioni tradizionali della dea. Ad essere descritta è la figura di Ishtar incisa da Solvejg Albeverio «sulla lastra» (v. 15). In questo caso, le caratteristiche di forza, potenza e leggerezza non sono più presenti. La dea «è una vecchia» (v. 16), che «mai / ha stretto fra le mani i simboli / del potere» (vv. 17-19). Questa nuova immagine si contrappone a quella della poesia precedente, in cui la divinità «stringe fra le mani i simboli del potere». Alla leggerezza («alata») si oppone l’idea di pesantezza e d’instabilità («immobilizzata / dal peso del proprio corpo», vv. 19-20; «e c’è la pesantezza instabile», v. 28). Inoltre, non è più protetta e scortata («non protetta da leoni né / dalle civette né dai pipistrelli», vv. 24-25). L’incisione legata a questa poesia esiste davvero e rappresenta chiaramente il senso d’instabilità, precarietà e pesantezza della dea, che – in bilico su un ombrello sostenuto da una civetta e da un pipistrello – appare tutt’altro che maestosa e potente. Un’altra immagine ricorrente nelle poesie di Albeverio Manzoni è quella dell’amica pittrice – suicidata impiccandosi – che già alcuni anni prima aveva tentato di togliersi la vita. La figura dell’amica e il suo gesto sono rievocati in una poesia intitolata Piccolo foglio d’album per Elise (1997): Oscillavi appesa alla cintura dell’accappatoio. Allontanata ti sei dalla vita in un mutismo cocciuto Riferimenti a questo personaggio a lei caro e al suo tragico gesto si ritrovano in altre poesie di Albeverio, in cui vengono citate anche altre figure di donne suicide. È il caso del componimento inedito Tonfi (1991) – che conclude idealmente la serie di tre poesie pubblicate nella raccolta Spiagge confinanti4 – dedicato a 4 S. ALBEVERIO MANZONI, K. FUSCO, C. RAGNI, Spiagge confinanti, Book editore, Castel Maggiore, 1996, pp. 20-24. 65 104925 Riv Cen 07 Lazzari 66 20.12.2010 18:29 Pagina 66 Laura Lazzari Natalia Berla, una giovane tossicodipendente ospite della Comunità di San Patrignano che, dopo aver dato segni di miglioramento, si tolse la vita.5 Nella poesia c’è innanzitutto un riferimento a Lydia, immagine ossessiva di donna suicida che ha a lungo tormentato la poetessa: Lydia, presente nonostante io ti abbia scacciata, soppressa. Il tuo urlo non lo saprò descrivere, mai. La casa sulla collina? È stata la paura a spingerti contro la balaustra?6 Seguito da un riferimento esplicito a Natalia Berla, a cui la poesia è dedicata: Natalia, connubio imprevisto su Fabriano dalla grana ruvida. Trascinavi il fardello d’una vita adolescente, il mio palmo sfiora i tuoi capelli bianchi forse nascosti dai colpi di sole. Angelo musicante, amica mai incontrata i nostri gesti, immobili falde di caligine. […] Nulla ti spinse, eppure, correndo scavalcasti la finestra senza sbarre. Infine, un accenno all’amica Elise: Il gesto di lei nella vasca irreversibile, voleva essere adesso in clinica, riaffronta la vita Natalia Berla è autrice del libro Il gelo dentro. Lettere da San Patrignano, Archinto, Milano, 1991. Sulla copertina del volume è riprodotto il dipinto di Solvejg Albeverio Manzoni intitolato Nella casa, di notte. 6 Il personaggio di Lydia viene evocato anche nel componimento poetico Sfinge impolverata: «Lidia cara, / la tua morte. Quando, / la mia?» (Spiagge confinanti, op. cit., p. 11). 5 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 67 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana al suono implacabile della vicina bambina che ulula disperazione di animale squartato. Il tentato suicidio dell’amica è menzionato anche nelle due poesie pubblicate nella raccolta intitolata Spiagge confinanti (pp. 22-23): Al telefono la notizia: tolta gocciolante dalla vasca, arrotolata nella lettiga, ora è alla Nervenklinik, reparto chiuso. (da II. Portavi un turbante?) Aggrappata ad un castello di carte, aveva inghiottito pillole a manciate, nella vasca. (da III. Sbieca ragionevolezza) Opere grafiche e letterarie sono per Albeverio Manzoni forme complementari di espressione artistica. Per questa ragione, spesso, com’è il caso per la dea Ishtar, le vicende descritte nelle sue poesie si ritrovano nei suoi quadri e nelle sue incisioni. Non fa eccezione il componimento poetico Tonfi, intimamente legato alla puntasecca La caduta (1992), qui riprodotta nell’Appendice II. 3. Ketty Fusco – Un mosaico di figure Nel passato le immagini femminili che hanno caratterizzato la poesia di Ketty Fusco erano spesso legate alla sfera degli affetti famigliari e della memoria, alla madre e a zia Eva, personaggi importanti nella vita della poetessa.7 La 7 La figura della madre e della zia sono rievocate nelle poesie Parole con la madre, L’ultimo Natale e Zia Eva (S. ALBEVERIO MANZONI, K. FUSCO, C. RAGNI, Il fiore e il frutto. Triandro donna, Edizioni del Leone, Venezia, 1993, pp. 37-39 e 45). 67 104925 Riv Cen 07 Lazzari 68 20.12.2010 18:29 Pagina 68 Laura Lazzari raccolta intitolata In fogge dissonanti comprende trentacinque poesie di Ketty Fusco (accompagnate da disegni di Alda Bernasconi) che in comune hanno il soggetto: le figure femminili. Ad eccezione di cinque componimenti, si tratta di testi fino ad ora mai pubblicati, scritti nell’arco degli ultimi quindici anni.8 Le immagini di donna presenti compongono un mosaico di figure femminili che rimanda a varie categorie. La prima è quella degli affetti, della memoria, del tempo che scorre. Filone meno rappresentato del passato, si può tuttavia ritrovare nella poesia intitolata Mamma (p. 10), dedicata ai figli in occasione della morte della madre: Eravamo bambini e per la strada la nostra mano verso la sua saliva cercando protezione – quella sua mano prodiga di pane e di carezze – Lo scorrere del tempo la rese più minuta fragile, sotto alberi di vene. Un giorno ci accorgemmo che era lei a salire verso la nostra in cerca di un approdo. A poco a poco il cerchio si chiudeva fino al giorno in cui stretta al rosario la scoprimmo arresa sull’antica collina della vita. Le nostre dita allora la sfiorarono lievi. E fu l’ultimo cerchio. 8 La raccolta, inedita all’epoca del convegno locarnese, è stata in seguito pubblicata dalle Edizioni L’Ulivo di Balerna (cfr. K. FUSCO, In Fogge dissonanti, con disegni di A. Bernasconi, Ed. Ulivo, Balerna, 2009). 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 69 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana Altre poesie si riferiscono ad immagini di donna simboliche, legate alla mitologia e alle figure religiose. Ne fa parte Il punto di Neandertal (p. 11), componimento dedicato all’immagine atavica della donna, già incluso nella raccolta intitolata Giorni della memoria (Pantarei, Lugano, 1974). Nel giorno dell’Assunta (p. 22), invece, è stata scritta nel giorno dell’Assunzione della Madonna e rievoca le diverse rappresentazioni della Vergine presenti nella nostra cultura: Visi di cera bambole celesti, madri amorose abbracciate al figlio, regine del dolore lignee statue del nord, fanciulle ignare ammantate d’una grazia barocca negli occhi lo stupore di quel volo estivo. Mi piace pensarti, Maria, confusa fra lo stuolo di prescelte in fogge dissonanti nel giorno dell’Assunta. In Ritorno a Paestum (p. 28), l’immagine di donna si rifà alla mitologia, mentre Donna luna (p. 49), è ispirata alla luna, per la poetessa figura chiaramente femminile. In alcuni casi la donna descritta è la poetessa stessa, come avviene in Risveglio 1 (p. 17), Risveglio 2 (p. 19), Chiederò al vento (p. 21), Grand Café (p. 44) – dove l’autrice ricorda il pranzo del suo matrimonio – e, infine, Dalle quinte (p. 51), la poesia che conclude la raccolta: Dalle quinte del mio remoto aprile quel segnale di vita intermittente di lucciola longeva. Uno squarcio nella coltre del tempo, quasi un grido esse o esse per l’overdose di anni scatti di ipermnesia prima del niente. 69 104925 Riv Cen 07 Lazzari 70 20.12.2010 18:29 Pagina 70 Laura Lazzari Altra categoria d’immagini femminili presenti nell’ultima raccolta di Ketty Fusco sono donne reali, che la poetessa ha conosciuto o incontrato davvero, anche solo per un momento, al mare oppure al semaforo, e che hanno ispirato alcune sue poesie. È il caso, ad esempio, di Alda (p. 8), dedicata ad Alda Bernasconi, e di Carnevale (p. 23), scritta dopo aver visto una bambina che per Carnevale aveva indossato il vestito della prima comunione e già appariva maliziosa. Fatima che rivela cicatrici (pp. 30-31) narra di una vù cumprà incontrata in Sardegna, da cui Fusco ha acquistato due amuleti. Con occhi d’albero (p. 33) parla di una sua conoscente, triste perché le avevano abbattuto un albero nel giardino; mentre Di sotto il casco (p. 41) allude ad una giovane donna sul suo motorino, vista solo per un attimo, mentre la poetessa era in auto, ferma al semaforo. Anche Il tuo sguardo (p. 45) s’ispira ad una ragazza incontrata realmente, mentre Per un attimo ho visto (p. 47) è il ricordo di una giornata ricreativa organizzata dall’Unitas a cui la poetessa ha partecipato e dove era stata invitata una cantante cieca. Ketty Fusco è rimasta profondamente colpita da questa donna, alta, bionda, sulla trentina, che, mentre cantava, faceva un gesto con le mani, come se cullasse un bambino. Fusco ha pensato che questo bambino fosse il piccolo folle che portiamo dentro di noi, che si era adagiato lì, proprio in braccio alla cantante. In questa occasione le si illuminò il pensiero che anche un cieco può vedere: Oltre la luce nel muoversi del corpo filiforme le braccia nude mimavano una ninna senza saperlo verso la platea. E il bimbo fatto d’aria sognava di ridere quieto i sogni di Amadeus e di Johann Sebastian: fra quelle braccia ariose in armonia di onda, nella luce di un buio solo visivo, misi il piccolo folle che dentro di me vive. Ad occhi chiusi, poi, la mia sulla sua mano: 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 71 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana un dialogo di vene. L’aria, una presenza viva di umori, tessere di grazia. Ad occhi chiusi, per un attimo ho visto come lei. alla cantante cieca Altre figure di donne reali sono quelle che si rifanno all’attualità del momento. Ne fanno parte A Melissa Ann soldato cormorano (p. 26), già inclusa nella raccolta Il fiore e il frutto, che si riferisce ad una soldatessa che ha partecipato alla prima guerra del Golfo, Madri cilene (p. 27), scritta nel periodo della rivoluzione, e Centro d’accoglienza (p. 43), che narra la nascita di una bambina su un barcone di profughi. Le voci di Prisca Agustoni, Solvejg Albeverio Manzoni e Ketty Fusco danno origine ad un canto polifonico caratterizzato da molteplici figure femminili che, invece di trasmetterci un’immagine univoca della donna, ne riflettono la varietà, la complessità e la ricchezza; e nella diversità testimoniano un comune interesse per il femminile e per la sua rappresentazione. 71 104925 Riv Cen 07 Lazzari 72 21.12.2010 15:51 Pagina 72 Laura Lazzari APPENDICE I – Testi inediti di Solvejg Albeverio Manzoni Al Louvre, Ishtar Altera, ricca della propria bellezza Ishtar dalle zampe di rapace scortata da leoni e civette osserva. Attratta da lei, nella mia subalternità – la invidio? Isthar alata scolpita nell’avorio – vellutata – e stringe fra le mani i simboli del potere. È e non è Ereshkigal, coi suoi occhi di morte nel palazzo di lapislazzuli Tre sono gli astri, Sin luna crescente Shamash sole alato e la stella Ishtar. Sul davanzale, la luna calante scalda il sasso scuro dalle circolari trasparenze lattescenti: agata, pietra viva lungamente appoggiata sopra palpebre arrossate, doloranti, pietra che inutilmente si è consunta. La stella irradia trasognati castelli all’uncinetto resi solidi da zucchero e resina. [2008-2009] 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 73 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana Ishtar terra terra Sulla parete maestosa e delicatissima, la dea di avorio – guerriera e amante dea notturna ed anche specchio della morte – splendente di una bellezza che commuove, a Ninive, il suo culto, quelle terre, adesso trafitte lacerate violentate deturpate dai padroni, i seminatori d’odio ladri di petrolio. Sulla lastra la mia Ishtar è una vecchia mai ha stretto fra le mani i simboli del potere – immobilizzata dal peso del proprio corpo confusa nelle voglie povere, intorno, muri si sgretolano cintasi da sola nel patagio non protetta da leoni né dalle civette né dai pipistrelli. Sonnambolica erra nella fucina del desiderio spento – e c’è la pesantezza instabile di chi ascolta i fruscii perversi, beffardi della morte. [2008] 73 104925 Riv Cen 07 Lazzari 74 20.12.2010 18:29 Pagina 74 Laura Lazzari Piccolo foglio d’album per Elise Oscillavi appesa alla cintura dell’accappatoio. Allontanata ti sei dalla vita in un mutismo cocciuto, le tue case senza fondamenta fissavano il mondo supplicando approvazione. L’eco rimandava soltanto silenzio. Atona, la tua voce che s’alzava maldestra. Noi, adesso, infastiditi da una vaga rosicatura della coscienza per non aver saputo – né voluto – nel nostro egoismo, sacrificare più tempo offrendo appiglio alle tue dita angosciate a strisciare su rive scivolose. Senza protezione, hai affrontato il lungo viaggio. Le tue ossa si scompongono sotto il gelo degli inverni e le tue case, forse ormai fumo di un inceneritore. [1997] 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 75 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana Tonfi Per Natalia Berla Occhiali annebbiati fissano prospettive di bottiglie. Accosciata contro pareti coprirò i timpani con cuffie di peli per non udire frusciare la morte. Sommergiamoci nel vino, nel tè, nell’orina, sempre temendo d’essere banali, ci si vorrebbe bardare: gioielli, intuizioni, astuzie, accanto a triangoli d’emergenza. Chiudo porte e capelli in una treccia attendendo altre voci che non impediranno lo scialo. Costretti a soffiare dentro palloncini, mormorii sfuggiranno dalla botola del suggeritore sordo. Le mute si susseguono secondo un apparato tegumentale rispettabile. Quadrati mai divenuti spirali, rapporto morto, putrefatti boccioli del Mar dei Sargassi. Lydia, presente nonostante io ti abbia scacciata, soppressa. Il tuo urlo non lo saprò descrivere, mai. La casa sulla collina? È stata la paura a spingerti contro la balaustra? L’indifferenza benpensante muove sguardi che trapassano, accompagnati di sorrisini sussiegosi uccidono angeli, schiacciano riccioli che formano tappeti. 75 104925 Riv Cen 07 Lazzari 76 20.12.2010 18:29 Pagina 76 Laura Lazzari Un angelo giovane, spavaldo, aveva scoperto un fior di sambuco. Piangendo lo sbriciolò. Il fantasma suona il bandoneon mentre giungono le grida a ondate dei cigni, sopra l’isba della Baba Yaga. Le angurie provocano diarrea, a Tashkent. Gli intestini sussultano ai brusii, apparirà uno shamano e stuoli di acche in agguato, pronte ad intrufolarsi nei padiglioni dove le principesse dai tanti colori raccontano per notti intere. Natalia, connubio imprevisto su Fabriano dalla grana ruvida. Trascinavi il fardello d’una vita adolescente, il mio palmo sfiora i tuoi capelli bianchi forse nascosti dai colpi di sole. Angelo musicante, amica mai incontrata i nostri gesti, immobili falde di caligine. A Ibiza, durante notti arruffate, anch’io avrei potuto… – di lui ho dimenticato il nome, un sorriso vago forse un po’ insolente ma ricordo il tremito delle mani e il tono accorato nel mettermi in guardia – Nulla ti spinse, eppure correndo scavalcasti la finestra senza sbarre. Rovescio nella pattumiera avanzi di ospiti malvezzi (nei campi di profughi non si sperpera il cibo) tedioso, dietro, lo stropiccio della contabilità. E della corrispondenza 104925 Riv Cen 07 Lazzari 20.12.2010 18:29 Pagina 77 Immagini di donna nella poesia della Svizzera italiana per intrattenere le relazioni. Il gesto di lei nella vasca irreversibile, voleva essere adesso in clinica, riaffronta la vita al suono implacabile della vicina bambina che ulula disperazione di animale squartato. Cautelosa sposto scodelle, un sorso: Vodka Kosher 40° Buffalo gras il fegato scoppierà rendendo la pelle color dei girasoli. I morti distillati sollevano le ossa rifugiandosi negli angoli. Sadegh, ti incontreranno? La tenda staccatasi di colpo cadde al suolo: segnale di pizzo? E se ci crocefiggessero mentre ci laviamo i denti? [1991] 77 104925 Riv Cen 07 Lazzari 78 20.12.2010 18:29 Pagina 78 Laura Lazzari APPENDICE II – Immagini SOLVEJG ALBEVERIO MANZONI, Ishtar terra terra (acquaforte/puntasecca), 2008 SOLVEJG ALBEVERIO MANZONI, La caduta (puntasecca), 1992