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Sommario: 1. L'inquadramento del problema e la soluzione prospettata in una recente decisione della Corte suprema. -2. Rilievi critici: dalla disciplina positiva si desume che il creditore personale di uno dei coniugi può espropriare un determinato bene della comunione legale e soddisfarsi sull'intero ricavato della relativa vendita, purché il valore di tale bene non ecceda quello della quota complessivamente spettante al coniuge non obbligato. -3. Segue: le modalità di tale espropriazione. -4. Il creditore, peraltro, potrebbe legittimamente preferire il pignoramento della sola quota del bene idealmente spettante al coniuge obbligato, trovando in tal caso applicazione la disciplina sull'espropriazione dei beni indivisi.
Il giornale dell'architettura , 2019
Intervista a Daniela Ciaffi vice presidente Labsus. I beni ecclesiastici come beni identitari e con valore sociale.
2020
Many authors, although they express very different positions on the use of public property in defending common goods, in any case consider juridical rationality to be a fundamental tool in pursuing this aim. Therefore, they undervalue the supremacy that economic rationality is exercising today both on juridical rationality and the predominant ways of dwelling in the world. In this regard, it is not simply a question of replacing common goods as things with the common as a political principle. Indeed, the movements that claim the collective or public ownership of certain "things" also shed light on the crucial crisis of our dwelling relationship with the common world, first of all as a material world.
"Labsus", 2019
Una rilettura della disciplina sui beni confiscati alla criminalità organizzata nella prospettiva più ampia dei beni comuni potrebbe condurre alla elaborazione di nuove proposte per la gestione degli stessi e per la risoluzione di alcune delle problematiche ad essi collegate. Mettendo a confronto questi due filoni tematici emerge infatti come, attingendo alla pratica dei Patti di collaborazione già in uso negli ultimi anni su beni comuni nel nostro Paese, potrebbero dischiudersi modalità innovative di rigenerazione e di restituzione di questi beni-di natura criminale-alla collettività. Una lettura congiunta di beni confiscati e beni comuni e delle rispettive discipline si pone dunque come l'orizzonte di riferimento per una nuova proposta.
I beni comuni hanno il fascino potente del nuovo, della corsa verso l’oltre, ma cosa sono? Il saggio, cogliendo la sfida del “comune”, ne ricerca una definizione, individuandone il fil rouge nella funzione (la salvaguardia e la fruizione comune del bene), per poi rilevare le ambiguità e le domande sollevate dal “di chi sono” e dal “come funzionano” i beni comuni, ovvero dalla loro titolarità diffusa e gestione partecipata. Si approda così all’immaginario che i beni comuni veicolano, al loro potenziale trasformativo e dirompente nei confronti della proprietà, della sovranità e del pubblico. I beni comuni scardinano il paradigma proprietario e la logica del profitto, sfidano la sovranità e lo Stato, ma perché “oltre il pubblico”? Una domanda scomoda, ma ineludibile, se si muove dal “pubblico” del costituzionalismo. È una questione che si lega al rapporto fra beni comuni e Costituzione: un’amicizia che traspare accostando la prospettiva dei beni comuni a principi e norme costituzionali. Il saggio si chiude, infine, con una suggestione sul paesaggio come bene comune tutelato dalla Costituzione e una riflessione sulla tensione rivoluzionaria dei beni comuni, visti non come mantra magico per evocare il mondo nuovo, ma come un oltre che, nel proiettarsi verso un futuro altro da immaginare e da costruire, poggia sulle spalle delle lotte del Novecento. The commons have the charm of the new, but what are they? The essay, accepting the challenge of the “common”, looks for a definition, identifying the common thread in the function (the preservation and enjoyment of the common good), and then detects the ambiguities and questions raised by “whose they are” and “how they work” by their widespread ownership and participatory management. This leads to the transformative potential and disruptive nature of the commons against property, sovereignty and the public. The commons unhinge the paradigm of property and the logic of profit. They challenge sovereignty and the State, but because they also appear to be “beyond the public”? An awkward question, but unavoidable if it is raised by the “public” of constitutionalism. It's a question linked to the relationship between the Constitution and the commons: a kinship that is revealed through the association between the perspective of the commons and constitutional rules and principles, viewing the commons as a constitutional expression. The essay closes with a suggestion for the landscape of common and constitutional good, and a reflection on the revolutionary tension of the commons, seen not as a magical mantra to summon the new world, but rather as a projection for an alternative future that leans on the shoulders of the achievements of the twentieth century.
Paradigma riproduttivo e beni comuni. Sul diritto d’uso civico riconosciuto all’ex Asilo Filangieri di Napoli, 2016
Moving within the productive / reproductive paradigm on the basis of the reflection carried out by the Marxist feminist, the experience of civic and collective urban use carried out by the community of the "ex Asilo Filangieri" of Naples is linked to it.
Atti del Seminario congiunto 2012 - Giuffrè, 2013
Obbiettivo di queste poche pagine è verificare la compatibilità tra la nozione giuridica di paesaggio e la categoria dei beni comuni. Si tratta, in entrambi i casi, di concetti giuridici (paesaggio da un lato, beni comuni dall'altro) che sfuggono a precise classificazioni dogmatiche, donde la necessità di iniziare l'analisi con un rapido inquadramento giuridico dei due elementi per poi procedere ad un valido raffronto e verificare la possibilità di annoverare il "bene" paesaggio nel catalogo dei commons. E' una missione che si presenta sin da subito assai ardua, e che impone un'astrazione di partenza, dovuta alla presa d'atto che la scienza giuridica attuale non è stata ancora in grado di cristallizzare le nozioni di riferimento (paesaggio e beni comuni). Conseguentemente, chi scrive sarà costretto a considerare, quali punti di partenza, un formante normativo e giurisprudenziale assai dinamico e mutevole (per il paesaggio) ed una delle molteplici impostazioni dottrinarie non (ancora) recepite dal legislatore, bensì solo da un segmento di giurisprudenza che lentamente si affaccia nel panorama ordinamentale (per i beni comuni). Ragionando in termini di possibile idoneità della categoria dei beni comuni ad abbracciare anche il paesaggio, conviene anzitutto fornire qualche cenno sulla prima. Ampio, ed irriducibile a poche righe, è stato il dibattito intorno alla teoria generale dei beni comuni, a cui non può che farsi integrale rinvio 1 . Secondo un'impostazione meramente economica, i beni comuni sono quelle risorse materiali o immateriali condivise, che tendono ad essere non esclusive e non rivali, ben potendo essere fruite da comunità più o meno ampie di soggetti 2 . *Dottorando di ricerca in Scienze Giuridiche -Curriculum Giustizia Costituzionale e Diritti Fondamentali presso l'Università di Pisa. 1 Tra le opere di recente pubblicazione, si vedano M. R. MARELLA (a cura di), Oltre il pubblico e il privato, Ombre corte ed., 2012; M. R. MARELLA (a cura di), Il diritto dei beni comuni oltre il pubblico e il privato, in G. ALLEGRI, M. R. ALLEGRI, A. GUERRA, P. MARSOCCI (a cura di), Democrazia e controllo pubblico dalla prima modernità al web, Editoriale Scientifica, 2012; P. CACCIARI (a cura di), La società dei beni comuni: una rassegna, Ediesse ed., 2010; V. PAZÈ, Il bene comune tra antichi e moderni, in Questione Giustizia, n. 5/2011, pp. 215 ss.; S. RODOTÀ, Beni comuni e categorie giuridiche: una rivisitazione necessaria, in Questione Giustizia, n. 5/2011, pp. 237 ss.; M. R. MARELLA, Il diritto dei beni comuni -Un invito alla discussione, in Riv. critica dir. privato, 2011, pp. 103 ss.; E. PELLECCHIA, Beni comuni e diritti fondamentali della persona, in Diritto. e formazione, 2011, pp. 429 ss.; A. LUCARELLI, Introduzione: verso una teoria giuridica dei beni comuni, in Rass. dir. pubbl. europeo, 2007, fasc. 2, pp. 3 ss.; P. CHIRULLI, I beni comuni, tra diritti fondamentali, usi collettivi e doveri di solidarietà, in Giustamm.it, 2012; E. GRAZZINI, Beni comuni e diritti di proprietà. Per una critica della concezione giuridica, in Micromega, 6 maggio 2012; A. LUCARELLI, La democrazia dei beni comuni, Laterza, 2013; A. CIERVO, I beni comuni, Ediesse, 2013. 2 Tra i più importanti precursori della teoria dei beni comuni v'è il celebre e ormai risalente scritto di G. HARDIN, The tragedy of commons, in Science, 13 dicembre 1968, disponibile online su www.sciencemag.org, che individua, quali elementi sintomatici della c.d. tragedy of commons, la libertà degli individui (per questo i beni comuni sono un problema moderno), la possibilità di uso contemporaneo del bene (non esclusività del consumo) e la scarsità del bene (il c.d. uso rivale, che si realizza quando l'uso del bene da parte del singolo esclude il
Il contributo "Beni comuni, usi collettivi e comune: oltre la logica proprietaria" è pubblicato in "La rivolta della cooperazione. Sperimentazioni sociali e autonomia possibile", a cura di Andrea Fumagalli, Giovanni Giovannelli e Cristina Morini, Mimesis edizioni (2018). Sintesi del volume: Di quale bagaglio di antidoti analitici è necessario dotarsi per rendere materiale una rivolta della cooperazione capace di introdurre innovative forme del vivere in comune e di distribuzione della ricchezza sociale prodotta, contro la rapina del capitalismo biopolitico? Gli autori e le autrici i cui interventi si trovano raccolti in questo volume interrogano le esperienze di welfare dal basso che operano sui territori, rispondendo a istanze di solidarietà e mutualismo. Sintesi del contributo: Schematicamente viene raccontato in che modo a Napoli una serie di categorie quali Beni comuni, Usi collettivi e Comune si sono implicate reciprocamente. Se il Comune come modo di produzione racconta un altro modo di stare insieme, un altro modo di produrre relazioni sociali è anche vero che una diversa forma di relazione basata sulla cooperazione e la convivialità produce molto spesso un tipo nuovo di bene: i Beni comuni, per l’appunto. Questi a loro volta implicano, però, una diversa forma di relazione tra beni e soggetti. Ma è proprio qui che, dal punto di vista del diritto, sta il passaggio più insidioso: perché nei nostri ordinamenti l’unica forma di relazione possibile tra soggetti e beni pare essere lo schema proprietario esclusivo. Da qui la necessità, attraverso la nozione di Usi, di scardinare la nozione stessa di proprietà esclusiva dei beni.
2017
OBIETTIVO 2. BENI COMUNI Questione Giustizia 2/2017 1. Sono beni comuni «le cose che esprimono utilità funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona». Circa la commissione ministeriale che, presieduta da Stefano Rodotà, studiò proposte di riforma del diritto dei beni pubblici, v. U.
2020
Recensione a Carlo Lottieri, Beni comuni, diritti individuali e ordine evolutivo, IBL Libri, Milano 2020.
Cuestiones teológicas, 2024
Anthropology News, 2020
Una città multiconfessionale, 2004
Glasnik Srpskog arheološkog društva 39/Journal of the Serbian Archaeological Society 39, 2023
11ª Conferenza Internazionale della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships - PalaMilleluci di Fiuggi (Roma), 29 ottobre – 1° Novembre 2004.
Revista El Agora USB, 2024
Journal of Allergy and Clinical Immunology, 2010
Frontiers in Oncology, 2022
ICAME Journal, 2015
Cancer Immunology, Immunotherapy, 2011
Research in Social Change, 2020
The International Journal of Business & Management, 2020
IEEE Access, 2017