Note sulle raigurazioni di “Attis” di Salona*
PALMA KARKOVIĆ TAKALIĆ
Lo studio e confronto di vari aspetti della cultura ed
arte romana tra Salona ed Aquileia sembra giustii‑
cato da vari punti di vista. Lo confermano risultati
di diversi studi storici, storico‑artistici ed archeolo‑
gici1. Si è concordi nel determinare una generale so‑
miglianza dei due centri: il loro carattere “adriatico”
ed emporico, la loro importanza storico‑politica e
il ruolo di centri/fulcri nella difusione di tutti gli
aspetti della romanità all’interno delle proprie re‑
gioni geograiche. In più, diverse analisi prosopogra‑
iche ed epigraiche hanno confermato la presenza
e l’importanza, di persone provenienti dalle zone
nord‑italiche e da Aquileia in Dalmatia e Salona2.
L’analisi delle caratteristiche formali e stilistiche del
patrimonio romano della provincia, in particolare la
scultura, confermano la provenienza e le inluenze
proprio da Aquileia3.
Monumenti raiguranti “Attis” o “Attis tristis”
provenienti dal territorio di Salona4, inora sono
stati oggetto di diversi studi, maggiormente quelli
inerenti il culto di Mater Magna e di Attis5. La mag‑
gior parte di essi si riferisce all’opera di Julijan Me‑
dini. Negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso
Medini ha studiato e per la prima volta pubblicato
il materiale archeologico riferibile al culto metroa‑
co e i “culti orientali” della provincia romana della
Dalmatia6.
Quanto alle raigurazioni dei giovani in atteg‑
giamento triste o di riposo nei monumenti funerari
(e altri), Medini si è schierato tra gli autori che vi ve‑
devano igure di Attis (tristis), dato il carattere esca‑
tologico che questa igura ha assunto nel complesso
mitico‑cultuale metroaco7.
*
Il tema di questo lavoro è scaturito da un lavoro comune
sotto la tutela della prof. ssa Monika Verzàr, sulle testimonian‑
ze archeologiche inerenti il culto di Mater Magna in Liburnia,
in base a numerosi studi condotti dalla professoressa sui mo‑
numenti romani in Dalmatia, in particolare sui rapporti cul‑
turali e artistici tra Aquileia e Salona. In base al suo contributo
scientiico, ad una personale gratitudine per i numerosi consigli
e la collaborazione, colgo questa occasione per fare i miei since‑
ri auguri per questo anniversario con l’auspicio di un proseguo
lavoro scientiico con lo stesso successo.
1
Per questioni di spazio si fa riferimento solo ad alcune
pubblicazioni: «Antichità Altoadriatiche» 26, 1985, in parti‑
colare, Verzár‑Bass 1985; «Antichità Altoadriatiche» 46,
2001; Verzár‑Bass 2003; Buora (ed.) 2007, in particolare,
Verzár Bass 2007.
2
Supra.
3
Si veda supra nt. 1.
4
Il territorio di Salona comprende inoltre i territori del‑
le vicine Tragurion (Trogir), Aspalathon (Split) ed Epetion
(Stobreč): Suić 2003, pp. 165‑166.
5
Per i monumenti inerenti il culto di Mater Magna e di
Attis dal territorio di Salona si veda: Selem, Vilogorac
Brčić, 2012, pp. 79‑154, con bibliograia. Si veda anche: Vi‑
logorac Brčić 2012, passim; Bekavac 2013; Karković
Takalić 2012, passim.
6
Per un elenco bibliograico con riassunti di tutte le pub‑
blicazioni di J. Medini si veda: Serventi 2010.
7
L’autore riconosce i “problemi” legati all’identiicazio‑
ne di igure degli “orientali” come Attis, Mitra, i dadofori ecc.
Nonostante, in base ad una accurata analisi degli monumenti di
Dalmatia, soprattutto le appliques di Aenona, quali si presen‑
tano in forma di teste di orientali con il tiara puntato, Medini
riconosce il carattere escatologico di questi motivi e li relazio‑
na con tali aspetti del culto di Attis: Medini 1981, pp. 97‑294.
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Monograie, 1
palma karković takalić
Uno studio recente, condotto da Nenad Cambi,
ha messo in dubbio alcune delle ippotesi proposte
da Medini8. In base ad un’analisi complessiva di stel‑
le funerarie provenienti da Bigeste e Tilurium, deco‑
rate con igure di orientali in atteggiamento triste, e
confrontandole con monumenti recanti simili rai‑
gurazioni provenienti da Brescia e da Orange, Cam‑
bi ha dimostrato come la presenza di questo motivo
non fosse condizionata dalla provenienza orientale
del committente né dalla sua “ainità “ al culto me‑
troaco. Il motivo scelto dai soldati è stato collegato
al loro mestiere e all’iconograia trionfale nella qua‑
le sono frequenti raigurazioni dei popoli e dei per‑
sonaggi sconitti (spesso in atteggiamento “triste”)9.
Oltre a questo, in base all’analisi di due are e due
sarcofagi di Salona, recanti lo stesso motivo, Cambi
discute sul motivo degli eroti presenti nell’arte fu‑
neraria individuando in essi il modello del “pasto‑
re funerario, orientale”. Cambi condivide gli stessi
pensieri, di alcuni autori che si sono occupati recen‑
temente di questo tema, che le igure degli orienta‑
li non dovrebbero essere automaticamente identii‑
cate come Attis “metroaci”10. Cambi ha, in efetti,
aperto il tema e il problema riguardante tutti gli altri
monumenti raiguranti “Attis tristis” del territorio
di Salona e della provincia.
Detto ciò si deve sottolineare che questo lavo‑
ro non ha come scopo la ri‑apertura dell’identiica‑
zione e dell’origine di queste igure. Se ci fosse stata
un’iniziale dipendenza del motivo di pastore orien‑
tale da quello di Attis, si è propensi a sostenere l’idea
che essa con tempo perde questo valore. In base ad
una rassegna preliminare di monumenti funerali de‑
corati con motivi di orientali dal territorio dell’Im‑
pero, non si dimostrano indicazioni (quali invoca‑
zioni, presenza di attributi tipici, nomi teoforici,
ecc.) i quali indurrebbero a deinire i committenti
come devoti del culto metroaco. Ma questo diviene
un argomento di un altro studio.
Lo scopo del lavoro, invece, è quello di continua‑
re in un certo modo dalle posizioni di Cambi: di‑
sporre alcune informazioni riguardanti i luoghi di
rinvenimento, l’aspetto/iconograia e discutere sul‑
8
9
10
la possibile funzione di alcuni monumenti in pietra
raiguranti “Attis“ o “Attis tristis“ del territorio di
Salona. Va notato che essi, nella bibliograia attuale,
vengono maggiormente inclusi negli studi del culto
di Mater Magna. Come risultato, si spera di poter
con maggiore certezza escludere alcuni monumenti
dai futuri corpora metroaci e in generale dalle raccol‑
te del materiale cultuale di Salona. Si spera, inoltre, di
poter identiicare possibili temi di approfondimento
e linee di studio per il futuro. In questo contesto im‑
portante è il collegamento e confronto con Aquileia.
Il motivo di “Attis tristis“ è presente, si può dire an‑
che caratteristico, di alcuni monumenti funerari del‑
la zona aquileiese11. In più, lo studio e gli aspetti del
culto di Mater Magna e di Attis di Aquileia, rispetto
a Salona, dimostrano molti punti in comune12.
Raigurazioni di “Attis” a tutto tondo
Nel periodo compreso tra 1826 e 1827, sullo scavo
del Mausoleo dei Lollia a Salona, è stata rinvenuta
una statua maschile in veste orientale (ig. 1)13. La
scultura è in marmo, h 0,62 m. Si conserva il torso
con il braccio sinistro intero; braccio destro e le co‑
sce sono conservati ino alla metà. La igura è stan‑
te, il braccio sinistro è piegato, disposto orizzontal‑
mente in linea di cintura, mentre il gomito destro
poggia sulla mano sinistra (originariamente a so‑
stenere il mento). A seconda della posizione legger‑
mente avanzata della coscia sinistra si presume che
la gamba fosse piegata su quella destra, sulla quale
si disponeva il peso. L’abbigliamento comprende:
un mantello issato sul petto che copre le spalle e la
schiena, una tunica lunga ino ai ianchi, aperta di
fronte, a maniche corte, tunica maniciata e anaxirides. Entrambe le tuniche superiori sono legate in
vita da una cintura in modo tale che la tunica aperta
forma sui ianchi delle pieghe voluminose. Le pieghe
11
Mio, Zenarolla 2005, pp. 649‑659. Si segue la divisio‑
ne del testo proposta dalle due autrici. Maggi 2007, pp. 51‑53,
Tav. VIII, 14‑17, con bibliograia.
12
Sul culto di Mater Magna e Attis ad Aquileia si veda: de
Franzoni 2009, pp. 13‑40; de Franzoni 2013, pp. 215‑231,
con bibliograia.
13
N. inv. B 14, Museo archeologico di Spalato. Sul rappor‑
to di scavi del Mausoleo si veda: Lanza 1856, pp. 32‑38, Tavv.
VIII‑ XII.
Cambi 2003, pp. 511‑520.
Cambi 2003, pp. 514‑515.
Cambi 2003, pp. 515‑520, con bibliograia.
West & East
98
Monograie, 1
Note sulle raigurazioni di “Attis” di Salona
metà del II sec. Con la costruzione delle mura occi‑
dentali e lo sviluppo di Urbs nova occidenalis di Salona, una parte della necropoli occidentale (distesa tra
Porta Cesarea e la futura Porta Occidentalis) doveva
essere abbandonata20.
Uno studio complessivo del monumento dei
Lollia, potrebbe dare informazioni utili sull’arrivo
e sul ruolo della gens Lollia a Salona, non solo dal
punto di vista storico‑economico‑sociale, ma anche
dal punto di vista storico‑artistico21. Manca uno stu‑
dio sull’eventuale rapporto tra i Lollia di Salona e
quelli della zona aquileiese.
Una rilessione, sulla funzione e sulla posizione
di igure dei orientali in atteggiamento triste e in
ambito funerario, s’incontra nei recenti studi ine‑
renti la zona aquileiese e Cisalpina22. Monumenti
raiguranti “Attis tristis” a tutto tondo assomiglia‑
no a quelli di Salona per il materiale, le dimensioni
e la cronologia, collocata nel periodo tra I e II sec.
A proposito di “modelli“ si fa riferimento ad esem‑
pio alla tomba degli Scipioni di Tarraco oppure alla
tomba dei Concordii di Boreto23. In questi esempi
le igure degli orientali sono due, esse sono poste
sulla facciata anteriore del sepolcro oppure sui lati
del recinto e sono eseguite in alto rilievo24. Forse, in
analogia con gli esempi citati e le note raigurazio‑
ni sulle are si può pensare anche ad una originaria
presenza di due igure nel Mausoleo di Salona i cui
frammenti inora non sono stati individuati.
Comunque sia, da questi dati, una conclusione
si può evincere almeno per quanto riguarda la perti‑
nenza della statua di Salona in ambiente metroaco,
della tunica maniciata e degli anaxirides sono dispo‑
ste orizzontalmente. L’autopsia ha permesso di sta‑
bilire che la statua fosse originariamente destinata
ad una visione frontale, posta di fronte ad un muro
o dentro una nicchia.
Giovanni Lanza ha proposto di identiicare la
statua come raigurazione di un barbaro sottomes‑
so oppure come una igura mitica orientale, in re‑
lazione con la carriera militare di uno dei membri
della famiglia14. J. Medini lo identiica come Attis
tristis15.
Siccome non è mai stata proposta una ricostru‑
zione topograica del Mausoleo, e non è stato nem‑
meno segnalato precisamente il luogo di rinveni‑
mento di “Attis tristis“, risulta diicile ipotizzare la
posizione originaria della statua e la sua funzione.
Si riescono, invece, a mettere insieme alcune in‑
formazioni generali. Mausoleo dei Lollia era colloca‑
to all’interno della necropoli occidentale di Salona,
nota in bibliograia come Hortus Metrodori, lungo
la strada che dalla città conduceva a Tragurion16. In
base al rapporto di scavo di Lanza, la tomba sarebbe
stata costruita in stile corinzio, con l’ediicio centra‑
le a pianta circolare, entro un recinto quadrangola‑
re. Sono stati trovati frammenti pertinenti a 18 sta‑
tue delle quali solo alcune risultano quasi integre17.
La scritta sulla base di una statua femminile: Lolliae
Secundae iliae ha portato a pensare che si tratti di
una tomba della gens Lollia18. In base ad un’anali‑
si formale e stilistica della decorazione architetto‑
nica e delle sculture, nonché alle informazioni ri‑
guardanti la famiglia, Lanza ha proposto di datare
il Mausoleo in età Augustea. La datazione del ma‑
teriale scultoreo è stata confermata da studi recenti
di N. Cambi19. È da presumere che il mausoleo fos‑
se stato utilizzato almeno da due generazioni e che
fosse abbandonato al più tardi intorno alla seconda
Le denominazioni e delimitazioni dei Urbium di Salonae, oggi generalmente accettate, ha proposto E. Dyggve; si
veda: Bužančić 2014. Sulla topograia di Urbs occidentalis:
Jeličić‑Radonić, Sedlar 2009, pp. 76‑83.
21
Nel periodo del primo Principato la famiglia è stata do‑
cumentata a Roma. Una prima idea sulla presenza dei Lollia a
Salona in questo periodo, potrebbe essere il commercio. È noto
il fatto che possedevano Horrea Lolliana, quali appena nel pe‑
riodo di Claudio passano alla proprietà imperiale. Coarelli
1996, pp. 43‑44. Sui Lolli in Dalmatia si veda: Alföldy 1969,
p. 94. Il gentilizio è documentato in particolare a Salona.
22
Mio, Zenarolla 2005, pp. 649‑659; Maggi 2007,
pp. 51‑53, Tav. VIII, 14‑17. Monumneti raiguranti Attis tristis risultano frequenti anche nel territorio della Hispania e di
Gallia.
23
CCCA V, 204; Gamer 1981, pp. 71‑87.
24
Ortalli 2001, pp. 215‑242.
20
14
Lanza 1856, p. 36‑37; Medini 1981, p. 524, n. 51.
Vedi anche Selem, Vilogorac Brčić 2012, pp. 85‑86, n. 9,
con bibliograia.
15
Medini 1981, p. 524, n. 51. Si veda inra nt. 29.
16
Sulla necropoli occidentale di Salona si veda: Cambi
1987, pp. 253‑261; Miletić 2002, pp. 377‑380.
17
Lanza 1856, pp. 32‑38, Tavv. VIII‑ XII; Cambi 2005,
pp. 15‑16, Im. 10.
18
CIL III, 2421.
19
Cambi 2005, pp. 15‑16.
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Monograie, 1
palma karković takalić
l’ipotesi a questo punto è da abbandonare visto che
si tratta di una scultura dell’ambito funerario.
In base stilistica Medini ha proposto di datare la
scultura al I sec. Questo combacia cronologicamen‑
te con la datazione di altri materiali dal Mausoleo25.
Una statua frammentaria, di simile iconogra‑
ia, è stata rinvenuta nel 1902 a Trogir, in una can‑
tina sotterranea di una casa privata nella località di
Ošljak (ig. 2)26. È stata pubblicata da F. Bulić assie‑
me ai materiali di una basilica cemeteriale paleocri‑
stiana rinvenuta nella stessa zona27.
La statua è in marmo, h 0,72 m. Risulta priva
di capo, del braccio destro ino al gomito mentre le
gambe arrivano ino alla metà di due cosce. La igura
è stante, con il braccio sinistro piegato e posto lungo
la vita, il gomito destro poggiante sulla mano sini‑
stra. Il lungo mantello copre le spalle e la schiena ed
è issato sul petto. Al di sotto, la tunica maniciata è
piegata all’altezza dei ianchi e arriva ino alle cosce.
Le gambe sono ricoperte da pantaloni‑ anaxirides.
Bulić ha identiicato questa igura come un pri‑
gioniero, forse parte di una composizione simile ad
un tropeo28, Cambi ha fatto il confronto con le i‑
gure degli orientali sulle stelle funerarie di Gardun,
mentre Medini lo identiica come Attis tristis29. È
stata proposta la presenza in questo luogo di una ne‑
cropoli antica di Tragurion. Il sito si trova extra muros, lungo la strada che ino ad oggi porta a Salona30.
In base al rinvenimento di una basilica cemeteriale
si presuppone che il sito avesse una continuazione
ino al VI sec.
Le dimensioni della statua, che doveva essere di
altezza pari a quella naturale, il materiale utilizzato
e l’iconograia inducono a pensare che la statua do‑
veva far parte di una tomba, come gli esempi cita‑
ti sopra. In base alla caratteristiche di stile, Cambi
propone una datazione tra la ine del II e l’inizio del
III sec. considerando che il pezzo provenga da un’of‑
icina locale31.
I rinvenimenti delle due statue, di Solin e Tro‑
gir, confermano che il motivo dell’“Attis tristis“ fos‑
se presente nel repertorio della scultura funeraria di
Salona dalla prima metà del I sec. ino al III sec.
Ci sono ancora due statue provenienti da Salona
la cui iconograia potrebbe ricondurre alle raigu‑
razioni di Attis. Le statue si diferenziano dalle altre
perché si presentano con il petto, lo stomaco e i ge‑
nitali scoperti.
Il luogo di rinvenimento delle due statue pur‑
troppo è sconosciuto. Sono in calcare, h 0,6532 e
0,6333 m, entrambe prive di testa, un avanbraccio e
le gambe dalla metà delle cosce in giù (igg. 3‑4). Le
igure sono in posizione stante, con un braccio pie‑
gato in orizzontale e l’altro poggiante con il gomito
sulla mano opposta. La posizione delle cosce induce
a pensare che una gamba fosse avanzata e incrocia‑
ta sopra l’altra. Il vestito si presenta con maniche e
brache lunghe, aperto di fronte. I bordi della veste
sono piegati ai lati in modo tale da far vedere il petto,
lo stomaco, leggermente rigoni, e la radice del pene.
Questa iconograia riconduce alle descrizioni di
Attis note dalle fonti. Esse rimandano al momento
in cui Attis, nella follia, si toglie i genitali e muore
perdendo sangue sotto un albero di pino34. Rai‑
gurazioni del genere sono state rinvenute in alcuni
santuari metroaci. Ad esempio: numerose statuette
in terracotta con Attis che espone lo stomaco e i ge‑
nitali provengono dai depositi votivi del tempio di
Mater Magna sul Palatino35; dal Campus ostenien‑
25
Medini 1981, p. 524, n. 51. La data di costruzione del
Mausoleo si basa sull’interpretazione di una stele funeraria
(CIL III, 9097 = 9098) databile negli ultimi decenni del I sec.
a. C. Si veda Cambi 2005, pp. 15‑16. Due statue provenienti
dalla tomba si datano in età Augustea. Cambi 2005, pp. 15‑16.
Per la datazione della statua di “Attis” rimane una datazione ge‑
nerica in I sec. considerando che il Mausoleo nel tempo avrebbe
potuto subire delle modiiche.
26
N. inv. 665, Muzej grada Trogira (Museo civico di Tro‑
gir).
27
Bulić 1903, pp. 20‑26, Tav. IV.
28
Bulić 1904, p. 22.
29
Cambi 1980, p. 106; Medini 1981, pp. 511‑512, n. 27.
A. Nikoloska inserisce le statue di Trogir e di Salona nel suo
catalogo, nominando le igure come Attis. In un paragrafo del‑
la sua monograia discute sul carattere di Attis nella provincia,
seguendo in linee generali i ragionamenti di Medini; Niko‑
loska 2010, p. 46, nn. I. 10. 2. e I. 11. 26. P. Selem e I. Vi‑
logorac Brčić, inseriscono nel catalogo la statua del Mausoleo
deinendola come statua di Attis in posizione triste, escludono
invece quella di Tragurion; Selem, Vilogorac Brčić, 2012,
pp. 85‑86, n. 9.
30
Su Trogir in età antica si veda: Cambi 1980, pp. 950‑963.
West & East
Cambi 1980, p. 956.
N. inv. B 168, Arheološki muzej u Splitu.
33
N. inv. 38005, Arheološki muzej u Splitu.
34
Per le fonti letterarie che parlano di Attis, con commen‑
to, si veda: Bremmer 2004, pp. 534‑573, con bibliograia.
35
CCCA III, 12, 37, 140, 141, 142, 154, 157,
31
32
100
Monograie, 1
Note sulle raigurazioni di “Attis” di Salona
se proviene una statua giacente di giovane seminu‑
do, senza i genitali, con dedica Numini Atis36; sul
rilievo rinvenuto nel c.d. Sacello di Attis a Glanum
Attis è raigurato disteso con le gambe incrociate
sotto un albero di pino, indossando solo hlamida37;
rilievo di una edicula in capitolio di Burnum pre‑
senta (probabilmente) Attis seduto sotto l’albero
di ighi, nell’atto di evirazione38; un’ara dedicata s
Mater Magna e Attis, dai dintorni di Roma è deco‑
rata con una scena di Cibele sul carro e Attis stante,
appoggiato ad un albero, con una gamba incrociata
sopra l’atra, con un timpano nella mano e con l’in‑
dumento aperto39.
Qui bisognerebbe forse distinguere le scene tratte
dal mito e le raigurazioni „canoniche“ delle statue di
culto. In base a diverse tradizioni del mito, Attis dopo
l’evirazione sarebbe rimasto disteso sotto il pino, a
meno che, non si faccia riferimento ad alcune versio‑
ni che raccontano della fondazione del santuario e la
venerazione della sua immagine40. Un tale esempio
forse si può riconoscere nella statua di Ostia.
Nel territorio di Salona inora sono stati rinve‑
nuti una trentina di monumenti inerenti il culto
di Mater Magna41. Simile come ad Aquileia, manca
ancora «...una sintesi organica e aggiornata delle te‑
stimonianze disponibili...soprattutto la documenta‑
zione archeologica»42. La documentazione epigrai‑
ca è stata studiata recentemente più in particolare43.
I monumenti salonitani sono databili tra la metà
del I e la ine del III sec. Tra le 20 iscrizioni dedicate
a Cibele non c’è nessuna menzione del suo paredro.
Non c,è una raigurazione di Attis proveniente da
un contesto cultuale. Iscrizione di Aurelius Maximianus, membro del collegio dei dendrofori, databi‑
le tra II e III sec. suggerisce che i soliti portatori del
corpo di Attis durante le feste di Marzo a Salona era‑
no presenti a Salona44. Con l’evirazione rituale dei
sacerdoti‑galli si può collegare la presenza di L. Barbunteius Demetrius, archigallus salonitanus, noto da
un’iscrizione di Iader45.
Finora le due statue con lo stomaco e il petto
nudo di Salona sono più vicine all’immagine di Attis nota dalle fonti. Non avendo informazioni sul
luogo di rinvenimento non si può dire molto altro.
È da sottolineare che le due statue sono molto simili,
quasi identiche, dal materiale, dimensioni, stato di
conservazione all’’iconograia. Hanno solo le brac‑
cia e le gambe antistanti. Questo potrebbe indurre,
seppure con molta cautela, che originariamente era‑
no eseguite in due, come coppia. Dal altro lato pos‑
sono essere opere della medesima oicina. Esempi
come questi inora non sono stati trovati.
In base ad un’analisi tecnica e stilistica Medini
ha proposto di datare le sculture tra II e III sec.46
Raigurazioni di “Attis“ in rilievo
Due are funerarie sono decorate sui lati dalle igu‑
re maschili in veste orientale (igg. 5‑6). Entrambe
sono state rinvenute nella località si Stari Grad, col‑
locata lungo il tratto nord delle mura di Urbs orientalis di Salona47. Si presuppone che facessero parte
delle tombe della necropoli nord‑orientale la quale
ha avuto un destino simile a quello della necropo‑
CCCA III, 394; CIL XIV, 38.
CCCA V, 344.
38
CCCA VI, 147.
39
CCCA III, 357; CIL VI, 505=30781.
40
Autori come Pausana e Arnobio raccontano come il cor‑
po di Attis dopo la morte è rimasto “intoccato”. Secondo Arno‑
bio il corpo è stato poi consacrato nel santuario di Pessinunte.
Paus., VII 17, 10‑2; Arnob. nat. V, 5‑7. Per i testi con traduzioni
si veda Scarpi 2002, pp. 264‑285. Si veda anche: Bremmer
2004, pp. 534‑573.
41
Vedi supra nt. 3.
42
de Franzoni 2013, p. 215. Oltre la dedica ad Atte Papa
si nota una generale assenza dei monumenti riferibili con cer‑
tezza ad Attis. Si veda supra nt. 12.
43
Šašel Kos 1994, pp. 780‑791; Nikoloska 2010 (in
particolare n. catalogo I. 11. 1.‑ I. 11. 43.); Vilogorac Brčić
2012 (in particolare n. catalogo I.7‑ I.36); Bekavac 2013,
pp. 187‑203.
36
37
West & East
CIL III, 8823; Selem, Vilogorac Brčić 2012,
pp. 110‑111, n. 29. Sui dendrofori si veda: Vilogorac Brčić
2012, pp. 54‑55, con bibliograia.
45
CIL III, 2920a; Karković Takalić 2012, passim; Se‑
lem, Vilogorac Brčić 2012, pp. 107‑109, n. 27.
46
Medini 1981, pp. 525‑526, nn. 52‑53.
47
T. Momsen (CIL III, 6384) indica la località di Apud
Manum Grgič. In un testo di M. Glavinić, quale ha studiato le
iscrizioni, Bulić con la propria mano ha scritto e coretto il luogo
di rinvenimento come Stari grad, particella in proprietà di Mar‑
ko Grgić. Glavinić 1895, p. VI, n. 26. Molto probabilmente
si tratta di un toponimo sentito/scritto male da Momsen (Manum Grgič – Marko Grgić). Si coglie l’occasione di ringraziare
qui il collega Mario Radaljac, del Museo archeologico di Split
per queste indicazioni.
44
101
Monograie, 1
palma karković takalić
li occidentale. È stata in parte abbandonata intor‑
no alla metà del II sec. e la costruzione delle mura
dell’Urbs orientalis48. In un momento, le are sono
state probabilmente murate nella cinta per un rin‑
forzamento, e dopo lo smaltimento di esse sono sta‑
te disperse.
Q. Aeronius Crescens con sua moglie dedica un’a‑
ra a loro iglio, loro liberti e liberte49. Monumento
è in calcare, di dimensioni 0,84 x 0,74 x 0,52 m. Il
lato anteriore e posteriore dell’ara è decorato con
una cornice a ghirlande di vite e di grappoli d’uva
uscenti dai kantaroi. Sui lati sono raigurati due
personaggi maschili. Anche se le superici delle igu‑
re sono state scalpellate, si riconosce il loro costume
orientale, la tipica posizione di gambe incrociate e
con il pedum ribaltato.
Oltre la solita invocazione, la seconda parte del
teso è eseguita in lettere più piccole, in versi esame‑
tri. In prima persona il iglio si rivolge ai genitori con
parole di consolazione sulla morte e sul tempo che
passa50. Diversi autori come Hugo Hepding, Marie‑
Joseph Lagrange, Giulia Sfameni Gasparro, hanno
commentato questi versi e il possibile collegamento
tra il contenuto del testo, la presenza dei motivi de‑
gli orientali‑ Attidi e la valenza “metroaca” del insie‑
me51. Sfameni Gasparro considera che il testo parli
di vita dopo la morte, il che, però, non si può col‑
legare direttamente al culto metroaco52. In assenza
di altri riferimenti “metroaci” sul monumento si ac‑
cetta l’interpretazione di Sfameni Gasparro. In base
stilistica è stata proposta una datazione del monu‑
mento alla seconda metà del II sec.53
La seconda ara conserva solo parti del nome dei
conugi Publius e Aelia; è dedicata ai dei Mani54. Ara
è calcarea, dimensioni sono 0,90 x 0,72 x 0,54 m.
Tutti i lati del monumento si presentano con cor‑
nici decorate da motivi loreali, ghirlande di vite e
dei grappoli d’uva uscenti dai kanaroi. Le igure ma‑
schili sui lati sono molto danneggiate. Dai contorni
è individuabile solo il copricapo triangolare che in‑
duce a pensare che si tratti delle igure degli orienta‑
li. Anche qui, come suggerito da Cambi, mancano
ulteriori dati per dare un valore metroaco al monu‑
mento e ai committenti. In base stilistica è stata pro‑
posta una datazione alla seconda metà del II sec.55.
Le are recanti sui lati raigurazioni dei orientali
in atteggiamento triste sono state rinvenute in di‑
versi luoghi dell’Impero, compresa la zona dell’alto
Adriatico56. Secondo D. Maršić, i motivi di ghirlan‑
de di acanto o di vite posti all’interno delle corni‑
ci dei monumenti funerari in Dalmatia e a Salona,
sono una rilessione delle decorazioni dei monu‑
menti funerari di Aquileia57. Come testimonianza
di queste rilessioni, al livello “individuale” si può ci‑
tare l’esempio esaminato da Monika Verzár Bass di
due are, una ad Aquileia e l’altra a Salona, decorate
rispettivamente con due Attis tristis e due eroti. Ol‑
tre le somiglianze di stile e di iconograia in generale
tra i due monumenti, è stato confermato anche un
rapporto familiare e/o clientelare tra dedicanti. Ciò
ha spinto l’autrice di proporre una “trasformazio‑
ne” delle igure tipo “Attis” in eroti58.
Con questo esempio, in efetti, si torna ai temi
menzionati all’inizio del testo. Si spera che questa
ripresa preliminare del tema conduca ad una revi‑
sione di monumenti raiguranti gli orientali in at‑
teggiamento triste dal territorio della provincia
di Dalmatia. Va segnalato che, oltre i monumenti
rinvenuti nella fascia costiera della provincia, quali
sono stati più spesso oggetti di studio, vi è ancora un
numero grande di oggetti provenienti dalla zona in‑
terna (odierna Bosnia e Herzegovina) quali dovreb‑
bero essere sottoposti ad un riesame critico.
Cambi 1987, pp. 261‑265; Miletić 1990, pp. 163‑194.
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6384; Cambi 2003, p. 158; Selem, Vilogorac Brčić 2012,
pp. 119‑120, n. 1. con bibliograia.
50
Q(uinto) Aeronio / Firmino d(e) F(uncto) / ann(orum)
XIII me(n)s(ium) IIII / Q(uintus) Aeronius Crescens et / Caetrania Firma paren(tes) / ilio pientissi(mo) lib(ertis) / lib(ertabus)
q(ue) suis / invidia Parcarum series / Liuorque malignus / bis septena mea(e) ruperunt / stamina lucis / parcite iam lachrimis miseri / soliq(ue) parentes / sat letus vestros prima / favilla bibit /
corpus habe[nt] cineres ani/mam sacer abstu/lit aer. Da Selem,
Vilogorac Brčić 2012, pp. 119‑120, n. 1.
51
Lagrange 1919, p. 475; Hepding 1986, p. 86; Sfa‑
meni Gasparro 1985, 98.
52
Sfameni Gasparro 1985, 98.
53
Cambi 2003, p. 158; Cambi 2005, p. 101‑105.
48
49
West & East
CIL III, 6390.
Cambi 2003, p. 158, Cambi 2005, p. 101‑105.
56
Cambi 2005, p. 101‑105, con bibliograia.
57
Maršić 2006, p. 114‑115; Verzár Bass 2007,
p. 118‑128.
58
Verzár Bass 2007, p. 121.
54
55
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Monograie, 1
Note sulle raigurazioni di “Attis” di Salona
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Monograie, 1
Note sulle raigurazioni di “Attis” di Salona
ILLUSTRAZIONI
Figura 1
“Attis tristis”,
Salona, Arheološki
muzej
u Splitu
(Museo archeologico
di Spalato)
(foto dell’Autore)
West & East
105
Monograie, 1
palma karković takalić
Figura 2
“Attis tristis”, Tragurion, Muzej Grada Trogira
(Museo civico di Trogir)
(foto di Lujana Paraman)
Figura 3
“Attis”, Salona, Arheološki muzej u Splitu
(Museo archeologico di Spalato)
(foto dell’Autore)
West & East
106
Monograie, 1
Note sulle raigurazioni di “Attis” di Salona
Figura 4
“Attis”, Salona,
Arheološki muzej
u Splitu
(Museo archeologico
di Spalato)
(foto dell’Autore)
West & East
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Monograie, 1
palma karković takalić
Figura 5
Ara, CIL III, 6384, Salona, Arheološki muzej u Splitu
(Museo archeologico di Spalato)
(foto di Ortol Harl)
Figura 6
Ara, CIL III, 6390, Salona, Arheološki muzej u Splitu
(Museo archeologico di Spalato)
(foto di Mario Radaljac)
West & East
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Monograie, 1
East
West
&
SISBA
West & East
Monograie, 1
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Studia archaeologica
Monika Verzár Bass
dicata
a cura di
Bruno Callegher
redazione di
Ella Zulini
EUT EDIZIONI UNIVERSITÀ DI TRIESTE
SOMMARIO
9
BRUNO CALLEGHER
Per Monika Verzár Bass
11
Paolo Casari
Tergeste. Una nuova ipotesi di lettura dell’area del cd. Tempio della Magna Mater
21
Lorenzo Cigaina
“Microscultura” nelle stele sepolcrali di Aquileia romana
59
Patrizia Donat
La ceramica con decorazione a “scopetto” dalla tarda età del ferro alla “romanizzazione”.
Un carattere peculiare del territorio tra il Veneto orientale e l’alta valle dell’Isonzo
Federica Fontana
Sacerdoti egizi ad Aquileia: una riconsiderazione
67
Ada Gabucci
Sigillate galliche nella Cisalpina orientale
79
Annalisa Giovannini
Aquileia, storia di un monumento. L’ara di L. Arrius Macer
97
Palma Karković Takalić
Note sulle raigurazioni di “Attis” di Salona
37
109
Luciana Mandruzzato
Vetro soiato a stampo d’importazione siropalestinese ad Aquileia
119
Barbara Maurina
Una mansio romana a Ponte Gardena?
169
Flaviana Oriolo
Prime esplorazioni e ricerche nel suburbio di Aquileia. L’area nel comparto
sud‑occidentale tra Bacchina e Panigai
Nicoletta Poli
A proposito del papaver somniferum raigurato su due monumenti funerari
da Aquileia
Paola Ventura
Sulle tracce della scultura aquileiese: base di statua bronzea con ancoraggio
in piombo di due piedi maschili calzati
Katharina Zanier
Il Diomede di Aquileia
183
Ella Zulini
Nuove presenze di terra sigillata africana ad Aquileia
131
147
155