Vincenzo D’Angelo
Aspetti linguistici
del romanzo italiano
del Seicento
Prefazione di
Luca Serianni
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I edizione: ottobre
Indice
9
Prefazione di Luca Serianni
13
Abbreviazioni dei romanzi
17
Capitolo I
Introduzione
1.1. Una cattiva reputazione, 17 – 1.2. Gli scrittori, il
pubblico, il mercato, 21 – 1.3. La scelta del corpus,
31 – 1.4. Presentazione del corpus, 45 – 1.5. Premesse all’analisi linguistica, 53 – 1.5.1. L’autocoscienza
linguistica, 53 – 1.5.2. Gli studi linguistici
sull’argomento e l’impostazione del lavoro, 57
61
Capitolo II
Note di morfologia
2.1. Il pronome personale soggetto di terza e sesta
persona, 64 – 2.2. Il tipo cosa? / che cosa?, 70 – 2.3.
Il tipo nessuno / niuno, 71 – 2.4. Il tipo il di lui amico, 73 – 2.5. Ora, adesso e mo, 79 – 2.6. Ponno e
possono, 82 – 2.7. Il condizionale in -ia, 83 – 2.8. Il
tipo fora, 88 – 2.9. Il tipo saressimo, 89 – 2.10. Visto
e veduto, 89 – 2.11. Conclusione, 91
6
Aspetti linguistici del romanzo italiano del Seicento
95
Capitolo III
L’ordine delle parole
3.1. Verbo e soggetto in posizione iniziale, 96 – 3.2.
Verbo e oggetto - Verbo in clausola, 101 – 3.3. Inversione nel sintagma verbale, 105 – 3.4. Iperbato
nel sintagma verbale, 109 – 3.5. Separazione del dimostrativo dalla relativa, 118 – 3.6. Conclusione,
119
121
Capitolo IV
Il periodo
4.1. Premessa, 121 – 4.2. Questioni interpuntive, 126
– 4.3. Estensione e struttura del periodo, 132 – 4.3.1.
Il Romulo e il laconismo, 137 – 4.3.2. Fra laconismo
e tradizione: il Cretideo, 147 – 4.3.3. Ritmo binario e
semplificazione sintattica nel Cappuccino scozzese,
155 – 4.3.4. Un’ampia e articolata area mezzana 1: la
Stratonica e la Maria Maddalena, 160 – 4.3.5.
Un’ampia e articolata area mezzana 2: il Principe
ermafrodito e il Calloandro fedele, 167 – 4.3.6. I periodi lunghi dell’Eromena, del Demetrio moscovita e
della Gondola a tre remi, 173 – 4.4. L’apertura del
periodo, 185 – 4.4.1. Apertura in subordinata, 187 –
4.4.2. Apertura in principale, 197 – 4.4.3. Interposizioni in frasi non incipitarie, 209 – 4.5. Conclusione,
213
219
Capitolo V
Narratori e personaggi
5.1. Premessa, 219 – 5. 2. L’atrofia dialogica del romanzo storico-politico, 225 – 5.2.1. Romulo, ovvero
l’antirealismo, 226 – 5.2.2. Diegesi e mimesi nel
Demetrio Moscovita, 231 – 5.3. Nel cuore del romanzo barocco: la linea Biondi-Marini, 237 – 5.3.1.
Indice
Come parlano i personaggi, 238 – 5.3.2. Come parla
il narratore, 255 – 5.4. Un cauto sperimentalismo,
267 – 5.4.1. Tracce di discorso diretto libero nel Cretideo, 267 – 5.4.2. (Presunte) tracce di discorso indiretto libero nel Cappuccino scozzese, 272 – 5.5. Alla
ricerca di una colloquialità: il romanzo di costume,
284 – 5.5.1. L’allestimento dialogico della Gondola
a tre remi, 287 – 5.5.2. Aspetti lessicali della Gondola a tre remi, 300
319
Capitolo VI
Considerazioni conclusive
6.1. Profili e peculiarità, 319 – 6.2. Verso una lingua
media, 321 – 6.3. Le ragioni di un ritardo, 331
337
Appendice. Tabelle
347
Riferimenti bibliografici
369
Indice delle cose notevoli
373
Indice dei nomi
7
Prefazione
L’interesse linguistico della prosa secentesca non è una novità. Forse il primo a segnalarlo è stato il glottologo Marcello
Durante, in un libro che al suo apparire (1981) passò quasi
inosservato, ma del quale un capitolo in particolare, Aspetti moderni dell’italiano cinque- e secentesco, ha generato diversi
frutti a distanza di tempo. Durante faceva emergere aspetti semantici e soprattutto sintattici che si colgono nella varia costellazione post-bembiana ed ebbe il merito di attingere anche a filoni letterari trascurati, tra i quali anche il romanzo d’età barocca, naturalmente attraverso gli strumenti più facilmente disponibili (soprattutto il GDLI di Battaglia, per i volumi allora usciti, e le antologie di prosatori del Seicento).
Da allora è passata molta acqua sotto i ponti. Sono stati
scritti contributi linguistici decisivi che hanno illustrato la sintassi del periodo (meritoria, in particolare, l’attività di Sergio
Bozzola); sul versante letterario si sono messi a fuoco alcuni
aspetti (“storia e geografia” della fioritura dei romanzi; ricezione e tipologia del pubblico di lettori) e si è provveduto a pubblicare alcune opere, talvolta anche munendole di commento1.
1
Ma, in generale, servirebbero commenti più analitici. Anni fa, svolgendo
un corso sulla prosa narrativa, mi imbattei in un passo della Stratonica di Luca Assarino di cui non sapevo dar conto: vi si parlava di un uccello «c’ha forza di covar l’ova con lo sguardo», lasciato senza glossa dalla curatrice (Str
27). Invece di fare qualche ricerca io, preferii coinvolgere gli studenti, invitandoli ad affrontare la questione; due di loro, Luca De Curtis e Davide Massimo, risolsero brillantemente il problema (si tratta dello struzzo) e un mio
giovane collega, Emiliano Picchiorri, individuò poco dopo la più che probabi-
10
Aspetti linguistici del romanzo italiano del Seicento
Mancava una monografia d’insieme dedicata alla lingua dei
romanzieri secenteschi: vi ha provveduto ora Vincenzo
D’Angelo.
Il lavoro si fonda su un corpus di dieci romanzi e isola opportunamente gli aspetti salienti. Avrebbe avuto poco interesse
(e anche poco fondamento) occuparsi qui di grafia e di fonetica;
e in effetti i quattro capitoli centrali toccano in sequenza Note di
morfologia (un settore in cui si possono sorprendere indicatori
sensibili del rapporto degli scrittori con la norma grammaticale:
pensiamo a un poetismo come fora o a un regionalismo come
saressimo); L’ordine delle parole; Il periodo; Narratori e personaggi.
La macrosintassi è il luogo in cui più si percepisce la distanza dei romanzieri dal modello boccacciano-bembiano: non tanto
per una teorizzazione esplicita quanto per un naturale orientamento sul gusto contemporaneo, nella consapevolezza che il loro è il «gran secolo de’ romanzi», senza dichiarati precedenti a
cui rifarsi. Di qui un tratto che accomuna in misura diversa i vari testi convocati: la prevalenza di un periodo breve, discendente, a progressione tendenzialmente lineare. Ma D’Angelo è
molto attento a non sacrificare la personalità dei singoli scriventi al mero dato linguistico, che pure è puntualmente sondato anche in termini quantitativi, e dà il giusto spazio alle varie fisionomie degli scrittori, a partire da quella, spiccatissima, di Virgilio Malvezzi e del suo “laconismo”.
Altrettanto sensibile è l’attenzione, che emerge nel quinto
capitolo, alle caratteristiche proprie del genere. Qui la distanza
rispetto alla nostra idea di romanzo è abissale2. Quasi nessuna
mimesi dell’oralità, visto che i personaggi «parlano tutti e in
le fonte di Assarino in Paolo Giovio (Ragionamento sopra i motti ecc., Venezia, Ziletti, 1556, pp. 62-63): «alcuni scrivono che lo Struzzo non cova le sue
ove, sedendovi sopra come gli altri uccelli, ma guardandoli con raggi efficacissimi del lume de gli occhi».
2
Non casualmente il recentissimo DARDANO 2014 esordisce dal primo Ottocento, quando si stila il vero e proprio atto di nascita del romanzo italiano
moderno.
Prefazione
11
tutte le circostanze allo stesso modo» (p. 243)3; alquanto incerti
possibili esempi di indiretto libero, mentre non si manca di cogliere l’occasionale rinuncia alle didascalie che scandiscono il
dialogo (“discorso diretto libero”), ciò che può essere considerato come un ritirarsi del narratore dalla scena occupata, a somiglianza del teatro, dai suoi personaggi.
Nessuno oggi – nemmeno tra gli storici della letteratura più
sensibili ai giudizi di valore – si accosterebbe a questo tipo di
testi con l’idea di scoprire tesori artistici fin qui misconosciuti.
Ma ciò non toglie che il romanzo del Seicento abbia molto da
dirci in termini di fissazione dell’italiano scritto.
Intanto, colpisce il fatto che la patina regionale sia molto
debole. L’unico autore in cui la si può cogliere come portato
preterintenzionale del parlato nativo è il bolognese Manzini col
suo Cretideo; diverso, per il differente prestigio della soggiacente varietà locale4, il caso della Gondola a tre remi del Brusoni, in cui compare un isolato dialogo in dialetto veneziano tra
popolani e in cui, specialmente nelle sezioni diegetiche, figurano alcuni venezianismi lessicali (cfr. §§ 5.5.1 e 5.5.2). In sostanza, si deve constatare che la svolta di primo Cinquecento e
poi la fissazione normativa del Vocabolario della Crusca, anche grazie all’effetto livellatore delle tipografie, hanno avuto un
effetto decisivo di là dai generi letterari (e, più in generale, di là
dai testi d’invenzione).
Poi, se è indubbio che il pubblico è socialmente più ristretto
rispetto alla vera e propria “letteratura di consumo” che nascerà
solo nel secolo XVIII5, è rilevante la quantità di ristampe che
conoscono alcune opere, «un rudimentale termometro della fortuna editoriale dei singoli testi» (p. 38). Si può anche annotare
3
Solo nel Brusoni c’è una maggiore attenzione verso la dimensione dialogica e una certa apertura nelle battute dei personaggi ai fenomeni di sintassi
parlata (cfr. § 5.5.1).
4
Com’è ben noto, Venezia rappresenta un caso a sé «per la ininterrotta e
robusta filiera della sua tradizione volgare e dialettale locale» (TOMASIN 2010,
p. 9).
5
Si vedano pp. 23, n. 23 e 30-31 con la bibliografia ivi indicata.
12
Aspetti linguistici del romanzo italiano del Seicento
che alcuni lacerti della bizzarra onomastica dei vari personaggi
potrebbero essere confluiti, attraverso esili filoni popolari, fino
ai nostri giorni. Nel repertorio di Alda Rossebastiano ed Elena
Papa6 si registrano esempi di Arlindo e di Celinda: senza escludere altre trafile, terrei conto, per il primo, anche del Principe
Ermafrodito del Pallavicino7 e per il secondo, della Gondola a
tre remi del Brusoni.
È interessante altresì rilevare come lo “spirito del secolo” si
declini diversamente tra poeti e narratori. Ma lasciamo qui la
parola all’autore, anche per far emergere attraverso un esempio
puntuale la lucidità e la duttilità del suo argomentare:
Spinto dall’obiettivo di delectare e insieme di docere lettori
aperti alle novità, ma probabilmente poco avvezzi e pronti allo
sperimentalismo formale più oltranzista, il grosso dei romanzieri sembra fare in modo che l’ingegno e la ricerca della meraviglia trovino sfogo non solo e non tanto negli aspetti strettamente linguistici, quanto piuttosto in aspetti esterni e paralleli
alla lingua: le vicende amorose e guerresche, gli intrecci complicatissimi o viceversa l’introspezione psicologica, le atmosfere esotiche o anticheggianti, le descrizioni di uomini, donne,
animali e oggetti che richiamano l’attenzione per la loro singolarità o per il loro fascino, l’esemplarità di un personaggio o
dell’intera storia e non ultimo, anzi presupposto di tutti gli altri
aspetti, l’approdo stesso al romanzo (pp. 323-324).
Luca Serianni
6
I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, Torino,
UTET, 2005, s. vv.
7
Il Pallavicino, come ricorda D’Angelo a p. 39, è l’autore che conta il più
alto numero di edizioni complessive fino al 1699, detenendo quasi il 13%
dell’intera produzione romanzesca del XVII secolo.
Abbreviazioni dei romanzi
Riporto qui le sigle che identificano i dieci romanzi del corpus; la dicitura per esteso contiene l’edizione da cui si cita e,
nel caso in cui si tratti di un’edizione moderna, la data di prima
pubblicazione dell’opera. A seguire do le abbreviazioni delle
stampe d’epoca che sono state usate nel corso del lavoro per verificare la corrispondenza con le edizioni moderne che su esse
si basano. Infine, fornisco le abbreviazioni di romanzi secenteschi esclusi dal corpus di cui mi sono servito occasionalmente.
a) Romanzi del corpus
Cal = Giovan Ambrogio Marini, Il Calloandro fedele, a cura di
Anna Maria Pedullà, Alessandria, Edizioni dell’Orso,
2011-12, 2 voll. [tutte le citazioni si riferiscono al vol. I]
[I ed. 1640-41; redazione definitiva 1653].
Cap = Giovan Battista Rinuccini, Il Cappuccino scozzese, edizione criticamente riveduta a cura di Clizia Carminati, in
Storie inglesi 2011, pp. 215-296 [I ed. 1644].
Cre = [Giovan Battista Manzini,] Il Cretideo, Bologna, Monti,
1637 (esemplare della Biblioteca Angelica di Roma
ANT.N B 2).
Dem = Maiolino Bisaccioni, Il Demetrio moscovita. Istoria tragica, a cura di Edoardo Taddeo, Firenze, Olschki, 1992 [I
ed. 1639].
14
Aspetti linguistici del romanzo italiano del Seicento
Ero = [Giovan Francesco Biondi,] L’Eromena, Venezia, Pinelli,
1624 (esemplare della Biblioteca Oliveriana di Pesaro B
18 - 05 - 13 Ril. 01).
Gon = Girolamo Brusoni, La gondola a tre remi, a cura di
Franco Lanza, Milano, Marzorati, 1971 [I ed. 1657].
Mar = Anton Giulio Brignole Sale, Maria Maddalena peccatrice e convertita, a cura di Delia Eusebio, Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda Editore, 1994 [I ed.
1636].
Pri = Ferrante Pallavicino, Il Principe ermafrodito, a cura di
Roberta Colombi, Roma, Salerno Editrice, 2005 [I ed.
1640].
Rom = Virgilio Malvezzi, Il Romulo, in ID., Opere, a cura di
Edoardo Ripari, Bologna, Persiani, 2013, pp. 70-120 [I
ed. 1629].
Str = Luca Assarino, La Stratonica, a cura di Roberta Colombi,
Lecce, Pensa MultiMedia, 2003 [I ed. 1635; I ed. completa 1637].
b) Stampe d’epoca dei romanzi del corpus
ASSARINO 1637 = [Luca Assarino,] La Stratonica, Venezia, Pinelli (esemplare della biblioteca comunale di Citerna FA.
XVII. G. 2).
BISACCIONI 1639 = [Maiolino Bisaccioni,] Il Demetrio moscovita. Historia tragica, Venezia, Michiel Viest. (esemplare
della Biblioteca Oliveriana di Pesaro DEPOSITO C - 12
- A - 13).
BRIGNOLE 1636 = [Anton Giulio Brignole Sale,] Maria Maddalena peccatrice e convertita, Genova, Calenzano-Ferroni
(esemplare della Biblioteca comunale “Giosue Carducci”
di Città di Castello FA Sex.N.209).
BRUSONI 1657 = [Girolamo Brusoni,] La gondola a tre remi,
Venezia, Storti (esemplare della Biblioteca Comunale
“Giosue Carducci” di Città di Castello FA Sex.N.281).
Abbreviazioni dei romanzi
15
MALVEZZI 1629 = [Virgilio Malvezzi,] Il Romulo, Bologna,
Ferroni (esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di
Firenze CFMAGL. 03.01.040).
MARINI 1653 = [Giovan Ambrogio Marini,] Il Calloandro fedele, Roma, Corvo (esemplare della Biblioteca Sperelliana
di Gubbio FA III 34 A 1).
PALLAVICINO 1640a = [Ferrante Pallavicino,] Il Principe ermafrodito, Venezia, Sarzina (esemplare della Biblioteca
Universitaria Alessandrina di Roma N b 34).
RINUCCINI 1644 = [Giovan Battista Rinuccini,] Il Cappuccino
scozzese, Macerata, Grisei (copia digitale dell’esemplare
della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna realizzata da Google books).
c) Altri romanzi secenteschi1
ASSARINO 1643 = [Luca Assarino,] Il Demetrio, Bologna, Monti (esemplare della Biblioteca Civica Berio di Genova Be.
XVII A 62 8).
ASSARINO 1656 = [Luca Assarino,] De’ giuochi di fortuna, Venezia, Giunti, vol. II (esemplare della Biblioteca Comunale “Giosue Carducci” di Spoleto XVII. I. 268).
BIONDI 1632 = [Giovan Francesco Biondi,] Il Coralbo, Venezia, Pinelli (copia digitale dell’esemplare della William
R. Perkins Library of Duke University di Durham [North
Carolina] disponibile all’indirizzo www.archive.org).
BRUSONI 1662 = [Girolamo Brusoni,] La peota smarrita, Venezia, Storti (copia digitale dell’esemplare della Biblioteca
Nazionale Centrale di Roma realizzata da Google books).
LOREDANO 1635 = [Giovan Francesco Loredano,] La Dianea,
Venezia, Sarzina (copia digitale dell’esemplare della
1
A eccezione della Bersabee, per il quale ho usato una stampa veneziana
del 1640 pubblicata un anno dopo la prima edizione dallo stesso stampatore,
per tutti i romanzi consultati su stampe d’epoca mi sono servito della princeps.
16
Aspetti linguistici del romanzo italiano del Seicento
Österreichische Nationalbibliothek di Vienna realizzata
da Google books).
LOREDANO 1640 = [Giovan Francesco Loredano,] L’Adamo,
Venezia, Sarzina (copia digitale dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma realizzata da Google books).
MANZINI 1631 = [Giovan Battista Manzini,] Della vita di
Sant’Eustachio, Bologna, Ferroni (copia digitale
dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di
Roma realizzata da Goolge books).
MARINI 2012 = Giovan Ambrosio Marini, Le Gare de’ Disperati, in ID., Le Gare de’ Disperati (1644). The desperadoes An Heroick History (1733), a cura di Luca Manini,
Lavis, La Finestra Editrice, pp. 31-142 [I ed. 1644].
MORANDO 1650 = [Bernardo Morando,] La Rosalinda, Piacenza, Bazachi (esemplare della Biblioteca del Seminario
Vescovile di Ferentino A 5/12, già 6 A-4S4 4T6).
PALLAVICINO 1636a = [Ferrante Pallavicino,] La Taliclea, Venezia, Sarzina (esemplare della Biblioteca Nazionale
Centrale di Roma 1. 48.A.71).
PALLAVICINO 1636b = [Ferrante Pallavicino,] La Susanna, Venezia, Sarzina (esemplare della Biblioteca Nazionale
Centrale di Roma S. MAC 3b.PALL.2).
PALLAVICINO 1640b = [Ferrante Pallavicino,] La Bersabee,
Venezia, Bertani (esemplare della Biblioteca Nazionale
Centrale di Roma 6. 18.F.30).
PALLAVICINO 2009 = Ferrante Pallavicino, La pudicizia schernita, in ID., Romanzi e parodie, a cura di Anna Maria Pedullà, Torino, UTET, pp. 43-112 [I ed. 1638].
PALLAVICINO 2015 = Ferrante Pallavicino, Il Giuseppe, a cura
di Luca Piantoni, Lecce, ARGO [I ed. 1637].