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in S. Marucci, S. Tiberi (a cura di), Haiku nei disturbi del comportamento alimentare Edizioni Si , Cesena, 2013, pp. 104-116
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Resoconto di un seminario/convegno a Vicenza di alcuni movimenti maschili italiani. Dicembre 2015
Saggio critico d'introduzione al terzo volume di "tutte le poesie". Traccia una linea di congiunzione tra la teoria poetica, la lirica e l'attività critica di Hilde Domin utilizzando la composizione antologica del volume "Gesammelte Gedichte" come chiave di lettura. Introductory essay to the third book of Hilde Domin's poetry editions (l coltello che ricorda. The complete poems in Italian translation, III).
« La grâce de montrer son âme dans le vêtement » Scrivere di tessuti, abiti, accessori. Studi in onore di Liana Nissim, 2015
Mieulx vault amy en voye que ne fait denier en courroye. Vêtements et tissus dans quelques proverbes en Moyen Français .
2009
Chroniques italiennes web16 (4/2009) CELLINI, LE PAROLE E LE COSE Cellini, le parole e le cose. L'allusione a Foucault non è casuale : l'endiadi 'parole e cose', in relazione di reciprocità o di opposizione, è nel cuore della scrittura celliniana, riflesso di un problema fortemente sentito da tutti i suoi contemporanei. « E' dice cose e voi dite parole », scriveva Berni della poesia di Michelangelo, e sembra prerogativa degli artisti scrittori del primo Cinquecento portare nel panorama cangiante delle poetiche la forza delle 'cose'. Il passaggio dal pieno e maturo Rinascimento al Manierismo è età complessa, di crisi della società, delle forme della comunicazione culturale e letteraria e della fruizione artistica. Ed è crisi soprattutto delle 'cose', prima ancora che delle 'parole'. Le 'cose' rischiano di essere non più i prodotti singolari dell''artigiano' creativo e geniale del Quattrocento, dell'uomo potenzialmente 'universale' educato nella 'bottega', ma i raffinati oggetti di consumo replicati e commercializzati dagli specialisti e professionisti di settore, copie, imitazioni, contraffazioni, opere 'alla maniera' antica o moderna 1. L'analisi dei cambiamenti delle condizioni del discorso, o épistèmé, è al centro dell'indagine di Foucault in Les mots et les choses, che individua tre grandi fasi nello sviluppo moderno del pensiero occidentale : il Rinascimento, età della somiglianza, retta dalla dottrina dell'imitazione; l'Age classique (nell'accezione propria della storiografia francese, corrispondente alla periodizzazione che in Italia vede la parabola del Manierismo e la genesi del Barocco), dominata dall'apparizione e dal trionfo della rappresentazione (esemplare, in questo senso, è l'analisi foucaultiana de Las Meniñas di Velasquez) e da un'idea di ordine per identità e differenze; e infine la modernità, che vede raggiungere il limite della rappresentazione grazie all'apparizione del doppio empiricotrascendentale chiamato 'uomo', proiettato nell'analitica della finitudine. L'épistèmé a sua volta si articola su tre livelli, il linguaggio (la parola, la comunicazione, l'espressione), la vita (il corpo, la dimensione puramente 1
MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni, 2019
Le parole delle donne
Le parole hanno il potere di costruire il mondo che abitiamo. Un’analisi sul significato profondo delle parole che incidono sulla vita delle donne ha il potere di cambiare la nostra società a partire dai nostri pensieri. Il potere delle parole di plasmare e creare la realtà era noto sin dall’antichità. Abracadabra, la parola magica per eccellenza, in aramaico significa “creo come parlo”, creo il mondo in base a quello che dico. Pronuncio la descrizione del mondo e il mondo comincia ad assomigliare a come l’ho descritto. Sin dalle più antiche tradizioni, tutte le culture ci tramandano il potere generativo della parola. Le parole che pronunciamo, ascoltiamo o pensiamo hanno, di fatto, il potere di condizionare la nostra mente e il mondo in cui viviamo. In un’epoca “estrema” come quella che attraversiamo, posta sulla soglia di una transizione storica di portata globale sul piano socio-culturale, diventa fondamentale prestare attenzione alle parole che scegliamo per descrivere il mondo. Ricostruire il mondo a immagine dei nostri desideri parte prima di tutto dal modo in cui lo descriviamo, dando forma al pensiero e iniziando così il processo di creazione. Per ricostruirlo serve la forza, la dedizione e il coraggio di abbattere barriere mentali, scardinare stereotipi e rimuovere blocchi. I processi mentali che sostengono il modus vivendi che vogliamo modificare si possono attivare scavando la terra del substrato socio-culturale in cui siamo immersi/e per costruire un luogo e renderlo abitabile. A partire dalla nuova costruzione del nostro territorio mentale e individuale possiamo porre le basi per la costruzione di una nuova società basata su equilibrio, condivisione, armonia e benessere, così come avveniva nelle antiche società matrifocali. I mattoni con cui costruire questo nuovo mondo sono fatti prima di tutto dalle parole perché le parole creano i nostri orizzonti mentali, disegnano i sogni con cui costruiamo il nostro progetto di vita e il nostro futuro, danno corpo alle intenzioni e costruiscono l’architettura dei nostri pensieri. Con questo preciso intento Le parole delle donne si pone come un volume con cui Stati Generali delle Donne costruisce il progetto “Le Città delle donne”, un presidio a difesa dell’evoluzione e diretto al benessere collettivo per la costruzione di una società in cui maschile e femminile siano in armonia. Il volume è un’opera collettiva che, col contributo di numerose donne, eccellenze in diversi campi del sapere, costruisce un dizionario delle parole che incidono nel processo di armonizzazione del mondo. Secondo Sigmund Freud, le parole originariamente erano degli incantesimi. Ancora oggi sono il mezzo con cui ci influenziamo reciprocamente. La consapevolezza del loro pieno significato ha il potere di migliorare il mondo. Questo potere ora è nelle nostre mani.
Aspettando il nemico. Percorsi dell'immaginario e del corpo, 2006
2007
Il manuale di Danilo Ruocco si pone come obiettivo quello di aiutare coloro che all'interno delle organizzazioni di volontariato si occupano di comunicazione verso l'esterno e, in particolare, di quel tipo di comunicazione rivolta ai professionisti che operano all'interno di aziende che producono informazione.
Vedere attraverso a cura di Chiara Casarin ed Eva Ogliotti Il libro nasce dal lavoro unanime delle due curatrici e in particolare:
“Il delfino e la mezzaluna . Studi della Fondazione Terra d'Otranto”, 4(2016), nn. 4-5, p. 179-194., 2016
Dizionarietto etimologico salentino sulle malattie e stati parafisiologici della pelle, con alcune indicazioni terapeutiche presso il popolo di Nardò 1 S ono state raccolte le voci e le locuzioni dialet-tali riferentisi, direttamente o indirettamente, all'argomento indicato nel titolo e, dopo aver a lungo riflettuto, si è deciso, anziché inserirle in una struttura narrativa certamente più accatti-vante ma più dispersiva e certamente non adatta alla consultazione tipica di un dizionario, di ri-portarle in ordine alfabetico unendo ad ogni lemma il corrispondente nome scientifico e/o co-mune e le relative osservazioni di natura filolo-gica 1 e altra. Il che non impedirà al lettore di cogliervi, anche attraverso le terapie anticamente praticate il ricordo della civiltà contadina e dello stretto contatto, diremmo partecipe, affettuoso, di-retto ma pieno di rispetto, in qualche caso poetico, nella varietà delle ardite metafore, tra l'uomo e la natura, cosa che raramente è dato di ravvisare nella coeva terminologia scientifica. Di quella dei nostri giorni (pur con il dovuto rispetto per gli evi-denti e perciò innegabili, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, progressi della medicina uf-ficiale) si preferisce non dire... BRUSCATÚRA Eczema o dermatite. Da bruscàre, voce per la quale il Rohlfs propone solo un con-fronto "col toscano bruscàre=abbrustolire", voce che è da un latino *brusicàre, da *brusiàre probabilmente di origine preindoeuropea; tuttavia, una certa in-congruenza semantica (la dermatite non si spinge, di regola, fino all'"abbrustolimento" della pelle) induce a ipotizzare l'etimo da brusca (spazzola per strigliare il cavallo), dal latino tardo bruscu(m)= pungitopo, a sua volta dal classico ruscus. Il topo-nimo Brusca, indicante una masseria in territorio di Nardò, potrebbe avere la stessa etimologia, con-nessa con la diffusione in zona dell'arbusto prima indicato, utilizzato per la strigliatura dei cavalli. BRUSCIATÚRA Ustione. Corrisponde all'ita-liano bruciatura, da bruciare e questo da un latino brusiàre, probabilmente di origine preindoeuro-pea. Terapia: applicazione della polpa della patata cruda (l'amido del tubero procurava sollievo) o di un empiastro di farina e vino, o di un unguento di olio di oliva e zolfo in polvere abitualmente usato per la vigna, o col sapone fatto in casa, o con un balsamo formato da cera gialla, olio e tuorlo d'uovo; qualcuno bagnava la parte con l'acqua di calce, cioè l'acqua in cui era sedimentata la calce viva. Ancora oggi qualcuno usa spalmare del den-tifricio (magari alla menta, per avere la sensazione di freschezza). CADDHU Ipercheratosi o callosità. Come l'ita-liano callo, dal latino callu(m). Per un particolare tipo di callo e per la terapia in generale vedi uèc-chiu ti pesce. CANIGGHIÓLA Forfora. Diminutivo di canìg-ghia=crusca, da un latino *canìlia=cose da cani, neutro plurale sostantivato da *canìlis, dal classico canis=cane; evidente la somiglianza tra la forfora e la crusca, già evidente per i latini per i quali fur-fur (per lo più usato al plurale) significava forfora oppure crusca. CARÁNDULA Linfadenite. Deformazione della voce italiana di basso uso glàndula [dal latino glàn-dula(m), da glans/glandis=ghianda] che è la madre di ghiàndola. Trafila: glàndula>*galàndula (epentesi di-a-come in cancarèna rispetto all'italiano cancrena)> caràndula (passaggi g->c-e l->-r-). CESTA Cisti. Come la voce italiana, dal latino me-dioevale cystis/c•stidis=vescica, a sua volta dal greco kustis; in più la terminazione in-a dovuta, più che a regolarizzazione della desinenza, ad un probabile incrocio con cesta [dal latino cista(m), a sua volta dal greco kiste)]; dopo l'incrocio, per evi-tare confusioni, per indicare il cesto il dialetto ha usato solo cistu [dal latino medioevale cistu(m), dal classico già citato cista], mentre l'italiano ha svi-luppato cesta e cesto.
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Erkenntnis, 2024
Journal of Adventure Education and Outdoor Learning
Fayoum University Journal of Engineering, 2024
International Journal of Innovative Finance and Economics Research 8(2):1-14, April-June, 2020 © SEAHI PUBLICATIONS, 2020 www.seahipaj.org, 2020
Frontiers in Psychiatry, 2022
Current Opinion in Psychology, 2016
Journal of Indian Philosophy, 2001
International Journal of English Linguistics, 2020
MONITORING JARINGAN FAKULTAS TEKNIK UPN "VETERAN" JAWA TIMUR MENGGUNAKAN PRTG, 2024
Revista de Biología Tropical, 2018
Bioorganic & Medicinal Chemistry Letters, 1999
IEEE Transactions on Cybernetics, 2022
2021
Current Biology, 2001
International Journal of Climatology, 2009