STORIA E LETTERATURA
R A C C O L T A DI STUDI E TESTI
224
ARNALDO MOMIGLIANO
NELLA STORIOGRAFIA DEL NOVECENTO
a cura di
LEANDRO POLVERINI
ROMA 2006
EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA
LEANDRO
POLVERINI
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
Neiia biografia intellettuale di Arnaldo Momigliano, i suoi rapporti
con il primo dei due grandi maestri, Gaetano De Sanctis, costituiscono un capitolo ovviamente fondamentale (e, in prospettiva scientifica,
preliminare)'. Di De Sanctis Momighano fu allievo a Torino negli ultimi
due anni di studio (1927-29), e con lui si laureò nel giugno 1929.
Quando, al termine di queii'anno accademico, De Sanctis passò all'università di Roma, Momigliano lo seguì2, collaborando con il maestro d'Università3 e d'Enciclopedia Italiana4; e a lui rimase stretta-
' Ai rapporti di Momigliano con Benedetto Croce è dedicato il contributo parallelo di Marcello Gigante (Momigliano e Croce) in questo volume, pp. 37-67. - Nel
ricordo congiunto di De Sanctis e Croce Momigliano concludeva i1 necrologio In
memoria di Gaetano De Sanctis (1870-1957), «RSI» 69, 1957, pp. 177-195: 193-194
(= Secondo Contn'buto, Roma 1960, pp. 299-317: 316). Degli altri scritti di Momiglia104, 1970, pp. 69-77, e Gaetano
no su De Sanctis vd. spec. Gaetano De Sanctis, &T»
De Sanctis e Augusto Rostagni, «ASNP», S. 111, 1, 1971, pp. 1-16 (= Quinto Contributo, Roma 1975, rispettivamente pp. 179-185 e 187-201).
Così G. De Sanctis, Ricordi della mia vita, a cura di S. Accarne, Firenze 1970, p.
141: «[a Roma] ebbi discepoli valentissimi, di cui due mi seguirono da Torino, l'uno
[Momigliano] per perfezionarsi, l'altro [Piero Trevesl per laurearsi sotto la mia guida».
Nei due anni (1929-31) in cui De Sanctis tenne la cattedra romana di Storia
greca, prima della destituzione per il rifiuto del giuramento fascista, Momigliano fu
nominato assistente nel 1930 (e nel 1931 conseguì la libera docenza in Storia antica);
a lui fu poi affidato l'insegnamento di Storia greca per incarico, dal 1932 al 1936.
Dal volume V1 (1930) d'Appendice I (1938) dell'Enn'clopedia Italiana, l'apporto
di MomigLano d a sezione di Antichità classiche diretta da De San& fu via via più
intenso: vd. l'elenco delle voci in calce alla Bibliografia di Amaldo Momigliano (19281968), nel suo Quarto Conhibuto, Roma 1969, pp. 721-724. Dal 1935 al trasferimento
a Torino, Momigliano collaborò anche aila redazione dell'opera. prima neli'&ao «Schedano
e coordinazione; revisione* (così nei quattro volumi del 1935: XXV-XXVIII), poi n d a
<aedazione»(per le Antichità classiche; così nei quattro volumi del 1936: XXIX-XXXII).
'
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
13
Momigliano, della sua straordinaria personalità. È grave, dal punto di
vista del carteggio, la perdita delle corrispondenti lettere di De Sanctis: sicuramente conservate da Momigliano, dovettero andare perdute
con la distruzione della sua casa a Torino, nel 1942.
La prima lettera del carteggio ( d a r a g l i o , 23-VII-30~~)
impone, già
come tale, di riprodurne gran parte:
Maestro carissimo,
Comincio ad accorgermi che sono un pigro nello scrivere. Ella veramente se
ne sarà accorta da un pezzo; ma si sa che accorgersi dei propri difetti è un
processo psichico assai lento. Io La devo dunque anzitutto ringraziare della
sua lettera e poi della cartolina in collaborazione con Piero [Trevesl (dov'è,
a proposito?).
A Torino dove Ella con poco evangelico orgoglio afferma che l'unica cosa
buona è la sua «famiglia»' (mentre c'è lo sfondo di Piazza Vittorio, ci sono
le poesie inedite di Taccone etc.) ho visto solo (absit iniuria verbo!) la parte
minore della sullodata famiglia: perché Ferrabino aveva esami o scrutinii fino
al giorno in cui sono partito e Rostagni era per la medesima ragione ancora
a Genova. Non dispero tuttavia di vedere l'uno e I'altro ancora ai primi di
agosto.
Ho visto dunque invece Corradi e M. A. [Levi]. Taciturno il primo per ciò
che riguarda la storia antica (so che sta facendo un secondo tomo di Studi
Ellenisticis), ma cortese in tutto il resto. Loquace naturalmente il secondo,
che non solo lavora per far rimandare il concorso9, ma si preoccupa anche
di dimostrare l'attualità politica del Puritanesimo e mi voleva persuadere che
soltanto con le esperienze contemporanee si può capire Rousseau, e anzi
prospettava un saggio sull'argomento. I1 fatto è che una sera abbiamo fatto
il seguente itinerario in compagnia dei Puritani e di Rousseau: via Romaporta Palatina-via Po-corso Cairoli-corso Vittorio-corso Oporto. Mi viene da
una parte gran voglia di scherzare a pensare a tutto ciò che ho sentito dire
(tra l'altro che per i Cristiani il peccato è un'esperienza attraverso alla quale
si giunge alla salvezza: meno male che non è Cristiano!); ma anche mi viene
una grande vergogna di questa nostra cultura chiacchierona e asina, che parla
di valori spirituali senza conoscerne che il nome. Ho visto anche Falco del
quale devo portarle i saluti.
È la prima lettera conservata, non la prima in assoluto (come assicura quanto
Momigliano dice all'inizio di essa).
Cioè, i molti e ben noti allievi della sua scuola (alcuni dei quali sono ricordati
nel corso della lettera).
Avrebbe dovuto far séguito a quello uscito a Torino l'anno precedente.
Si tratta del concorso per la cattedra torinese di Stona antica, vacante dopo il
trasferimento di De Sanctis a Roma.
14
LEANDRO POLVERINI
E venendo ad altre cose più serie, devo protestare almeno entro certi limiti per
la contrapposizione di Isaia a B. Crocelo (il quale, tra parentesi, mi ha mandato
a dire che desiderava vedermi a Meana1l: questo però nella mia difesa non c'entra nemmeno come «&conscio>>).Certamente l'etica di Isaia è per noi una parola
viva, mentre ad esempio quella di Aristotele è storia passata: perché tutte le volte
che si sentono le energie morali venir meno Isaia o il Vangelo o simili ci riconducono a una esperienza morale limpida e vigorosa. Ma è esperienza, non coscienza dessa, che solo può darci la convinzione permanente e la giustificazione
razionale di quello che facciamo. E qdi vale Croce o Fichte o chi Lei vuole (o
non vuole!). Il nostro secolo avrà forse un essenziale valore nella storia umana,
perché sta cercando con ansia di dare un senso profondo d'opera umana, di
creare una costruttività della storia senza ricorrere a un Divino lontano che non
ci basta più. Tutte le esperienze passate, appunto perché appartengono a questa
storia che non vo$iamo rinnegare, ma che anzi vogliamo «divinizzars>,non possono
perciò essere rifiutate: tanto meno quelle che hanno consolato generazioni e
generazioni e noi stessi h o a ieri12. Ma restare non si può. E francamente ogni
reazione in senso cristiano ortodosso o giudaico ortodosso o simili mi paiono
tentativi da Giuliano l'Apostata: rispettabilissimi come costruzioni personali, ma
abbattuti dallo stesso corso della storia. La dignità del nostro tempo sta in questo
cercare un Divino più umano: tornare al Divino divino sarebbe togliergli ogni
funzione nella storia, come pensa P[adrel Gemelli [...l1'.
Tutte e cinque le lettere - molto ampie, molto belle - di quell'estate 1930 meriterebbero spazio in una pur sommaria anticipazione del
carteggio: rappresentano, infatti, la continuazione scritta delle infinite
conversazioni e discussioni di Momigliano con De Sanctis negli ultimi
due anni torinesi e, soprattutto (si può ben credere), nel primo anno
romano. Citerò qualche passo più immediatamente significativo; quanto, per esempio, riguarda Croce nella successiva lettera dell'8 agosto:
Ho conosciuto Croce14, e mi è parso sempre di più che è ingiusto il giudizio
'O Puntuali riferimenti come questo alle lettere non conservate di De Sanctis forniscono
significative indicazioni sul loro contenuto.
" Vd. la successiva nota 14.
l2 Il riferimento autobiografico è più esplicito nella lettera del 12 ottobre: vd. la
successiva nota 25.
" La lettera prosegue con notizie di carattere personale o relative ai numerosi
lavori in corso: recensioni, articoli, voci per l'Enciclopedia Italiana. - Questa ed altre
lettere degli anni 1930-38 sono state utilizzate, e commentate, nel contributo di Leliia
Cracco Ruggini ( G l i anni d'insegnamento a Torino) in questo volume, pp. 77-121.
l4 L'inizio dei rapporti personali di Momigliano con Croce risale, dunque, all'estate del 1930 (non del 1929, come scrive - seguito da altri - P. Brown, Arnaldo Dante
Momigliano 1908-1987, «PBA» 74, 1988, pp. 405-442: 408). La prima visita di
- o q d - y m a3pa1od ans a1 a J p orn![E!oa aqs a ' a w ~ ~ rp
o sossnUu!,l
~
als!suos
a y y !od auro3 'oalopo~aossnUu!,I als!suo~aqs y a ' o l o p o ~a ~EJnsy aua3
oaua oupodu 01 !uo!8a~ p n b a :ay?ddyq a p u 010s q m o s l a d aua!d ans
aj
!s odurodoa~
al ysynb3e a ayTuaU3 a p u apppnJ ep a ~ u a m s o ~ ppmuoyiii
auros anpualuy !p oxa3 o d 3 .ay asJaap a o ~ o j g'anrojouas 'odurodoa~
opour O ~ yA ouo~euod'!aue~odura~uo3p p g u a s aq3 '!lla~p a n p q p n b
16
LEANDRO FOLVERINI
nica e la sua simpatia per i Cinici. Infine credo di aver trovato la via per
intender la genesi dello psicologismo caratteristico di Teopompo, che giudica
gli uomini solo dal loro contegno verso le passioni più basse ed elementari.
E mi pare che tale psicologismo si presenti dapprima nelle Elleniche come
vero e semplice giudizio morale, che dipende dalla simpatia per la morale
spartana di Teopompo, simpatia connessa con il suo generale filo-lacedemonismo. Poi il giudizio morale si va trasformando in interese psicologico, quando
Teopompo viene prendendo coscienza della scarsa valutazione umana che era
nella storiografia tucididea: e allora perde anche la sua rigidità. Tanto che
Lisandro è giudicato nelle Elleniche solo in funzione della sua continenza
verso le passioni, mentre Filippo è ammirato da Teopompo, nonostante i suoi
difetti, che pure egli accentua, perché hanno in lui una funzione storica: servono
a determinare la fine dei piani di Filippo per la sua morte violenta e in genere
per le discordie della sua famiglia. E se ciò è vero, mi pare che si è determinata anche la data della fine delle Filippiche e cioè il tempo che segue
immediatamente la morte di Filippo, che sembra trascinare con sé i suoi ideali''.
Di un interessante progetto culturale si parla, fra molte altre cose,
nelia lettera del 5 settembre (giorno del 22" compleanno di Momigiiano; ma di questo, neiia lettera, non c'è traccia!):
Ho avuto a Torino una proposta, che Le sottopongo. La Libreria di Cultura
pubblicherà una serie di dodici commenti scolastici, ma (almeno nelle intenzioni) non della solita banalità. Collaborano Salvatorelli (scrittori cristiani),
Alfieri (Lucrezio), Marchesi (Germania), Fiore (Virgilio) etc. A me è stato
offerto il volumetto Livio e Tacito lasciando al mio arbitrio scelta, tipo di
commento etc. Io non ho ancora accettato, aspettando che mi facciano condizioni precise, anche per vedere come va la borsa di studio: è evidente che
se, come è probabile, non l'avrò, non devo rifiutare questo lavoro. Vorrei un
po' sentire che cosa ne pensa intanto Lei. So benissimo che mi porterà via
del tempo; ma anche se non avessi (come credo di avere) la possibiità di fare
qualcosa di specialmente nuovo, penso che sarebbe bene accettare per una
ragione sola: non lasciar cadere la scuola in mano dei compilatori. Una esperienza che vado facendo in questi mesi è la colpa grandissima di noi intellettuali di sdegnare la divulgazione delle nostre idee, lasciare in sostanza che
la cultura venga diffusa da gente che non la possiede, gli Ojetti, i Romagnoli
per citare quelli che nella opinione della media borghesia sono il più grande
critico d'arte e il più grande grecista d'Italia. E se qualcuno ci si mette, come
ls A Teopompo si riferisce, dunque, la parte più significativa di quanto resta della
lettera, nella quale Momigliano presentava a De Sanais il saggio che sarebbe uscito
l'anno seguente: Studi sulla storiografia greca del IV secolo a. C,: I. Teopompo, «RFIC»,
n. S., 9, 1931, pp. 230-242 e 335-353 (= Terzo Contduto, Roma 1966, pp. 367-392).
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
-
17
Pasquali, lo fa nel modo peggiore, perché divulga in verità questioni e pettegolezzi degli intellettuali: mentre si tratta di prospettare originalmente problemi, che debbano interessare noi e gli altri, perché rispondenti a esigenze
comuni. Non importa la «pronuncia del latino»19, che sarà per il non filologo
una mera curiosità; ma può importare qualche questione di storia, che si inserisca
su profondi interessi umani. Oggi c'è in Italia un gravissimo distacco, causa
di tante cose, fra la intellettualità e la borghesia: occorre colmarlo intanto
nelle scuole, nei giornali, dove si può. Servirà l'Enciclopedia, e servirebbe di
più se non sapesse in cose filosofiche e religiose puzzo di castrato (Gentile
che affida la voce «anima» a Mazzantini!): possono, credo, servire anche i
commenti scolastici. Il mio lavoro, lo concepirei press'a poco così: un saggio
introduttivo generale, «da Livio a Tacito», dove mi sforzerei (e sarebbe forse
il primo tentativo) di capire il trapasso dall'uno all'altro storico. Poi commento di due episodi dei due storici, che chiariscano e confermino la interpretazione complessiva data prima. Per Tacito sceglierei la sua «creazione» più
significativa, Tiberio. Per Livio la scelta è più difficile, e gradirei eventualmente il Suo consiglio: forse per il mio scopo la seconda guerra punica servirebbe meglio. Ognuna delle due parti dovrebbe poi avere la sua introduzione speciale, storica particolarmente; e il commento sarebbe quasi esclusivamente storico.
Questo progetto è difeso con caratteristica, e significativa, energia
da Momigliano nella successiva lettera del 12 ottobre:
Ella mi accusa di «tacconeggiare», nel tradurre e nel «divulgare»: una volta
di fatto e l'altra nelle velleità20. Ma lo scopo del mio tradurre era dovuto
appunto al sapermi pessimo traduttore e nel sentire conseguentemente il dovere
di sforzarmi di interpretare il testo. E, a prescindere da ciò, non credo di
offendere la Rivista di Filologia e i suoi lettori traducendo21. In una interpretazione di pensiero il primo dovere è la interpretazione letterale, che infatti
io cercai con il tradurre parafrasando: ciò di cui Ella avrà certo sempre tel9 Era recente il saggio di G. Pasquali, La pronuncia del latino, «Pègaso», maggio
1930, pp. 611-615 (= Pagine stravaganti di un filologo, a cura di C. F. Russo, Firenze
1994, I, pp. 141-146).
Vd. la precedente nota 10.
21 La collaborazione di Momigliano alla nuova serie della «Rivista di Filologia e
di Istruzione classica*, diretta da De Sanctis e Augusto Rostagni, inizia nell'anno stesso
della sua laurea con un articolo (Le cause della spedizione di Sicilia) e una recensione
(al Thukydides di Fritz Taeger); ma già nel 1930 gli articoli sono tre e le recensioni
due (vd. la Bibliografia di Arnaldo Momigliano citata nella precedente nota 3). S d a
collaborazione di Momigliano alla «Rivista» si rinvia alla rassegna di E. Gabba, Il
secondo cinquantennio della «Rivista di Filologia e di Istruzione classica», «RFIC» 100,
1972, pp. 442-488, spec. 476-477 (= Cultura classica e storiografia moderna, Bologna
1995, pp. 237-286, spec. 273-274).
20
LEANDRO POLVERINI
molto brevi, c o n t r o le sue abitudini epistolari, perché lettere o r m a i
dettatez8. Da esse sembra o p p o r t u n o cominciare, per introdurre o r m a i
anche l'altra voce dei dialogo epistolare. La prima delle due lettere è
del 30 dicembre 1937:
Ancora prima del chiudersi deil'anno, un saluto, un ringraziamento, un cordiale augurio per l'anno nuovo: soprattutto un augurio fiducioso cù fecondo
lavoro. D i T e e deila Tua scuola ho sempre da quanti Torinesi vengono a
trovarmi le migliori notizie29. E queste mi dànno sicuro affidamento che T u
saprai continuare, superandola, l'opera mia nella scuola e nei libri e portare
un effettivo contributo alio studio dell'antichità.
Questa speranza mi riesce tanto più cara e incoraggiante quanto più perdo
la speranza che un simile contributo possano ormai recare altri pur valenti
miei scolari. I1 Pareti p. es. che sarebbe stato capace di emulare lo stesso
Beloch se n e avesse avuto la assoluta e religiosa dedizione alla indagine scien&ca. Il Ferrabino, bellissimo ingegno e nobile carattere che, deviato dal penoso
lavoro della indagine si perde dietro sciarade pseudofilosofiche, come neil'ultimo suo scritto su «L'individuazione storicado.
La seconda lettera di De Sanctis, dei 14 settembre 1938, è ormai
alle leggi razziali:
successiva
H o scritto a vari amici carissimi, ma a Te, che mi sei tra tutti uno dei più
cari, che cosa potrei scrivere se non parole che in questo momento non
gioverebbero ad altro che ad amareggiarci entrambi? D'altronde T u ben sai
senza che io stia a ripetertelo il giudizio che io faccio sul valore della Tua
Come è noto, la perdita della cattedra romana fu accompagnata dalla progressiva perdita della vista, che rappresentò una profonda cesura fra il primo sessantennio
e gli ultimi venticinque anni della vita e dell'operosità di De Sanais.
29 Del suo intenso insegnamento torinese aveva parlato con entusiasmo Momigliano, nella prima lettera di questa seconda fase (del 12 marzo 1937): «Qui gran fervore
e su Nestore e su Boeckh e sul foedus casdi esercitazioni, e su Mitra e sui 3~6~01,
sianum di buona memoria e suli'età di Floro; meno male che vengono presto le vacanze,
perché otto ore alla settimana ammazzano» (le tre ore ufficiali della cattedra di Storia
romana erano accompagnate dalle tre ore dell'incarico di Storia greca e da due ore
di esercitazioni: una per ciascuna disciplina; significativa, fra i temi delle esercitazioni,
la presenza della storiografia moderna, sollecitato ideaimente da Croce e praticamente
dalla collaborazione - come autore e redattore - all'Enciclopedia Italiana).
'O «AIV» 96, 1936-37, pp. 547-570 (= Scritti di filosofia della storia, Firenze 1962,
pp. 227-2461, - La polemica storiografica con l'allievo Ferrabino era divenuta pubblica sette anni prima, con la recensione di De Sanctis («RFIC», n. S., 8, 1930, pp.
230-245 = Scritti minori, VI 1, Roma 1972, pp. 439-4551 a LA dissoluzione dello libertà nella Grecia antica, Padova 1929: rinvio, in proposito, al mio saggio Gaetano De
Sanctis recensore, «ASNP», S. 111, 3, 1973, pp. 1047-1094: 1052-1053.
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
21
opera di studioso e di maestro e suila speranza che essa ha suscitato in m e
fin da quando prima Ti conobbi, sul contributo prezioso che Tu avresti recato
al progresso delle scienze storiche e suil'onore che ne avresti ritratto meritamente T u stesso e, per riflesso, un poco anche io che Ti sono stato maestro.
Ora io Ti dico solo coraggio e speranza! La n;g6voia alla quale io credo
fermamente e la cui fede mi sorregge nelle ore difficili non abbandona buoni
e valenti. Un solo consiglio posso dare, quello di serbarTi calmo e di evitare
risoluzioni precipitose.
Dd'immediata risposta di Momigliano (16 settembre) si riproduce
la parte più significativa:
Gli scolari sono in questo momento vicini in modo commovente. I colleghi
tacciono invece, solenni come senatori romani all'irruzione dei Galli. I1 che
non toglie che voglia congedarmi da loro in modo non anodino. E poiché la
lettera che h o preparato per loro e manderò a cose formalmente decise, è
stata pensata forse soprattutto tenendo Lei presente, mi permetto di anticiparla qui in appendice". Lei potrà anche darmi un giudizio di opportunità
pratica, ma non credo ci sia nulla da obiettare.
Intanto sono ancora invitato alle feste Augusteej2: è evidente che non ci
parteciperò. Se e quando potrò andare a Roma è ormai nel grembo di Giove
"
-
«Caro preside, nel momento in cui sono costretto ad allontanarmi da questa
nostra Università, che mi è stata alrna mater, prima di avermi a insegnante, il mio
pensiero va riconoscente a te e agli altri Maestri della Facoltà. Da voi ho appreso
studente la ricerca disinteressata della verità come primo dovere verso la patria; e da
voi sono stato accolto e seguito con rinnovata benevolenza al mio ritorno. Credo
poter affermare che negli otto anni in cui ho avuto l'onore di appartenere al Corpo
insegnante delle Università di Roma e di Torino non sono stato indegno di voi. Ho
amato profondamente la scuola come sede naturale per la ricerca di se stessi, e dagli
scolari sono stato ricambiato di pari affetto, verificando in concreto che differenze di
tradizione religiosa e, posto che ci siano, di razza si dissolvono nella comunione dei
dovere. Credo pure di poter affermare che ho sempre lavorato nel solco della più
severa cultura italiana, quella che accoglie tra i suoi nomi onorati uomini come Alessandro D'Ancona e Graziadio Ascoli ed è stata consacrata dal sangue di uomini come
Giacomo Veneziani. Qualunque sorte mi riservi i'awenire ora senza speranza mi auguro
di poter continuare a dare alllItalia le mie qualsiasi forze. Il ricordo di Voi tutti docenti e scolari di questa nostra Facoltà - mi accompagnerà costante».
U 23 settembre 1938 si concludevano le celebrazioni per il birnillenario augusteo,
iniziate alla stessa data dell'anno precedente; ma rimase aperta fino al 6 novembre la
Mostra augustea dello romanità, alla quale Momigliano aveva collaborato: rinvio al mio
contributo (L'impem romano - antico e moderno) nei volume Anrike und Altertumswissenschaft in der Zeit von Faschismus und Nationalsoxialismw, hrsg. von B. Naf, Mandelbachtal-Cambridge 2001, pp. 145-163: 158 e n. 52 (bibliografia precedente).
''
22
LEANDRO POLVERINI
padre. Avrei tanto piacere di rivederla e di stare un po' con Lei. Vorrei che
l'allontanamento daila scuola potesse almeno fruttare in concentrazione di lavoro,
come ha fmttato a Beloch e a Lei-"; anche Terracini mi diceva che in questa
vicenda aveva pensato soprattutto a Lei come d'esempio. Vorrei tuttavia sperare
che la catena del destino si fermi, come in Eschilo, d a trilogia, per la pace
del mio successore e della storia antica in genere.
Altre cinque lettere di Momigliano si succedono rapidamente,
dettate dalla sofferta ma forte decisione di cercare all'estero una
sistemazione, prima che accademica, di sopravvivenza. L'efficacia
dell'intervento autorevole di De Sanctis a favore di Momigliano e
di altri nelle sue stesse condizioni è attestata da lettere londinesi,
della Society for the Protection of Science and Learning, che confluiranno in una prevista appendice alla pubblicazione del carteggioj4. Ma ancora il 30 gennaio 193935Momigliano guardava, oltre
che all'Inghilterra, all'America:
Desidero di farle sapere subito che da quella tale Society mi è stata conferita
una borsa di 250 sterline per un anno di studio in Inghilterra. Di ciò credo
vadano date grazie in equa parte al Last e a Lei [...I.
Intanto non tralascio di mandare avanti i miei contatti con l'America in vista
di sistemazione più duratura. I1 RostovtzeF6 mi aveva suggerito di far scrivere da Lei a una certa istituzione americana, in vista però soprattutto di una
borsa, e questo ora può essere sospeso. Invece Le sarei sempre molto grato
se Lei scrivesse al Merritt, nel senso che a Princeton si danno ogni tanto dei
posti d'lnstitute for Advanced Studies [sicl,e potrebbe danneggiarmi il fatto
che al momento buono io non fossi già stato presentato. Scriva, se non Le
dispiace, chiedendo al Merritt genericamente aiuto, per una sistemazione
possibilmente duratura.
Anche La debbo pregare di un altro punto. Io sto mandando in America a
" Come De Sanctis nel 1931, anche Giuiio Beloch aveva perso la cattedra nel
1917, dopo Caporetto, in quanto cittadino tedesco.
'4 L'appendice raccoglierà lettere di altri o ad altri, tali da integrare il carteggio
De Sanctis-Momigliano.
" Non il 30 maggio: così nella Introduction a A. D. Mornigliano, Studies on Modern Scholarship, ed. by G . W. Bowersock and T. J. Cornell, Berkeley-Los AngelesLondon [19941, p. XI e n. 8.
j6 Due lettere in cui Momigliano chiedeva l'aiuto di Rostovzev (del 17 ottobre e
del 10 dicembre 1938) sono state pubblicate da G . Bongard-Levin e A. Marcone in
«Athenaewn» 83, 1995, p. 511. - Sui «ripetuti tentativi fatti tra il 1938 e il 1941 da
Arnaldo Mornigliano [...l per trovare una sistemazione accademica negli Stati Uniti»
vd. A. Capristo, Arnaldo Momigliano e il mancato asilo negli USA (1938-1941), «QS»
63, 2006, pp. 5-55.
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
23
vari istituti col mio curriculo una serie di testimonianze (Croce, Gentile, Giglioli
per la Mostra Augustea", Rostagni e la mia relazione di concor~o'~).
Naturdmente io preferisco che gli eventuali interessati si rivolgano a Lei per informazione come ha fatto la Society; e il Suo nome indico sempre come referenza. Ma temo che possa sembrare strano che proprio il Suo nome manchi
fra i testimoni. E quindi penserei a una via di mezzo: cioè che Lei, se non
Le dispiace, mi rilasci un attestato, in cui si dice che io sono stato suo allievo
(1927-9), assistente (1930-31), collaboratore nella redazione della Enciclopedia Italiana (1935-6), successore nella cattedra di Torino (1936-38), e collaboratore della Sua rivista (dal 1929 in poi) e che, data appunto questa intensità di collaborazione, Ella è disposta a dare direttamente informazioni a chi
le chieda.
Dall'America h o avuto molte lettere di risposta, tutte indicanti le gravissime
difficoltà, d u n e anzi escludenti che si possa trovare posto, altre per lo meno
attestanti un vivo desiderio di aiutare. L'unico aspetto positivo è che sono a
tutti noto, e a quanto sembra abbastanza favorevolmente [...l.
L'ultima lettera della seconda fase, della fase torinese del carteggio,
era un messaggio di saluto al maestro - alla vigilia della partenza - e
di fede nel futuro: «alla vigilia di partire desidero ancora inviarLe il
mio saluto39.Se in questi mesi ho potuto resistere alla sorte awersa,
lo debbo d'esempio di Lei che ha affrontato deliberatamente ciò che
a me accadde per un fato non ricercato, seppure non sfuggito. Con
questo viatico prendo ora la strada che conduce lontano dalla patria,
e con questo viatico ho fede che un giorno ritornerò».
3. Il 7 aprile, da Oxford, Momigliano inviava «un primo saluto
dalla terra lontana», con notizie sue e della sua famiglia (ancora in
Italia); e poi:
Qui ci sono parecchi amici comuni, e ieri ho avuto il piacere di ritrovare
Pincherle, provvisoriamente a Londra e indeciso se partire per Lima. Ieri sera
ero con F r k k e l , e si è parlato molto di Lei. Presto arriveranno Jacoby e
Maas: sarebbe il paradiso di Pasquali, almeno quello ancien régime.
Vd. la precedente nota 32.
17 ottobre 1936, fu pubblicata nel «Bollettino Ufficiale»
del Ministero dell'Educazione Nazionale, parte 11, 15, nr. 25 (24 giugno 1937): componevano la commissione Giuseppe Cardinali (presidente), Evaristo Breccia, Giulio
Quirino Giglioli, Biagio Pace, Aldo Ferrabino (relatore); erano risultati vincitori, con
Momigliano, Mario Attilio Levi e Leandro Zancan.
La lettera è del 26 marzo 1939, Momighano lasciò Torino tre giorni dopo. In
quello stesso mese, egli aveva potuto salutare De Sanctis anche di persona, a Roma,
"
'' La relazione, datata
'
24
LEANDRO POLVF.RIN1
Del resto, che vuol dire? I colleges sono belli, 1'Ashmolean Museum, dove
studio più che alla Bodleiana, confortevole; ma il pensiero va lontano alla
terra nostra e agli uomini della nostra terra.
Nel corso dei primi nove mesi di vita inglese di Momigliano, è
questa la sola sua lettera a De Sanctis che si sia conservata. Ma che
il carteggio proseguisse regolarmente, con ritmo intenso, assicurano le
quattro lettere di De Sanctis a Momigliano, così come una lettera di
Emilia De Sanctis a Momigiiano e una di Gemma Momigliano a Emilia
De Sanctis40. Si riproduce buona parte della prima lettera di De Sanctis (11 maggio 1939):
Ti scrissi una lettera abbastanza lunga all'indirizzo da te datomi. Dalla tua
cartolina in data 8 C. m. mi sembra risultare che non l'hai ricevuta. H o
pure scritto a Codignola appena uscito il mio libro41 di mandartene due
copie; e penso che anche questo non deve esserti ancora arrivato. Spero
che non si sia smarrito per via e, poiché Codignola non mi ha ancora risposto, temo pure che egli non abbia fatto nulla delle altre spedizioni da
me suggeritegli, ad es. per non parlare che di cose inglesi di quelle destinate a Last, ad Adcock, al <Journal of Hellenic S t u d i e ~ n ~
Delle
~ . buone
notizie che mi dai delle cose tue sono lieto. Quanto a me continuo ad essere
dei pochissimi rimasti alla Enc[iclopedial dopo una seconda selezione che
ha eliminato vari altri di quelli che vi erano rimasti nei primi tre mesi dell'anno. I pochi rimasti sono stati confermati con un contratto di due mesi
fino al 10 giugno per la revisione dell'indice4'. Poi che cosa si farà? Non
sa nessuno, e forse lo stesso Eugenio [?] ne sa quanto gli altri. L'incertezza
mi toglie per ora la possibilità di deliberare intorno ai lavori da iniziare; e
come ricordava nel necrologio (In memoria di Gaetano De Sanctis cit., p. 181 [= p.
3031): «Quando mi accompagnò alla porta nel marzo 1939 alla vigilia deiia mia partenza
per Oxford, le sue ultime parole furono: "E ricordati di scrivere a Saivemini e dirgli
che io sono sempre con lui nelle lotte per la libertàn».
40 Le due lettere, della moglie di De Sanctis e deiia moglie di Momigliano, troveranno posto nella prevista appendice ai carteggio (vd. la precedente nota 34).
41 Storia dei Greci, Firenze 1939. - I1 libro indusse subito Momigliano ad un'approfondita riflessione, rimasta inedita (il manoscritto è datato «Oxford giugnoluglio 1939»), pubblicata da R. Di Donato nel Nono Contributo cit., pp. 459-482:
La unità della storia politica greca ( A proposito della Storia dei Greci di G. De
Sanctis).
42
Dove (69, 1939, pp. 295-296) la Storia dei Greci fu subito recensita da Max
Cary.
4' I1 volume - XXXVI (1939) - di Indici concluse, in effetti, la pubblicazione
dell'opera, ripresa dopo la guerra - sotto la presidenza e la direzione scientifica di
De Sanctis - con i due volumi deiia Seconda Appendice (1948-49).
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
25
fra la Storia dei Romani e quella dei Greci sono in questo momento nella
posizione poco confortevole dell'asino di Buridano4". Ma questo non nuoce
perché tanto ho bisogno d'un po' di riposo e poi il lavoro dell'indice mi
prende per ora anche troppo tempo. Altro di nuovo non ho da dirti, e quel
che potrei scriverti di vecchio, cioè della mia ammirazione per tanti miei
amici, non vale la pena che sia scritto. Scrivimi però tu e farai che io senta
meno la lontananza tua e d'altre persone care.
Interessanti notizie scientifiche propone anche l'ultima lettera conservata di questa terza parte del carteggio, quella di De Sanctis del 29
dicembre 1939:
Vedrò con curiosità la tua recensione ai Syme4', ma forse tarderò a leggerla
perché debbo recensire il libro per la rivista46ed ho per norma di non leggere altre recensioni prima di aver stampato la mia. L'anno prossimo, se Dio
vuole, sarà per me un anno di molto lavoro, volendo condurre avanti la mia
Storia dei Romani4', e questo nonostante le difficoltà mi rallegra.
Poi, con l'entrata in guerra dell'Italia4*, i rapporti epistolari fra
Momigliano e De Sanctis si ridussero ai rari e scarni contatti procurati
d d a Croce Rossa49.
.
Oltre alla Storia dei Romani, De Sanais intendeva dunque proseguire anche la
Storia dei Greci.
45 La notissima recensione di Momigliano alla Roman Revolution di Syme - ne
tratta ampliamente Gino Bandeiii nel suo contributo (Momigliano e la «Roman Revolutionu) in questo volume, pp. 199-217: 210-215 - apparve l'anno seguente: «JRS»
30, 1940, pp. 75-80 (= Secondo Contributo cit., pp. 407-416; vd. anche l'lntroduzione di Momigliano alla traduzione italiana: Torino 1962, pp. IX-W).
46 L'intenzione di De Sanctis di recensire la Roman Revolution di Syme nella &vista
di Filologia e di Istruzione classicm non ebbe séguito, purtroppo (non si può fare
a meno di aggiungere, pensando a quel capolavoro del genere che è la recensione di
De Sanais alla Social and Economic History ofthe Roman Empire di Rostovzev). Dieci
ami dopo, il libro di Syme non era stato ancora recensito in Italia (rilevava M. A.
Levi, Studi augustei, &I» 61, 1949, pp. 101-110: 101).
47 In effetti, nel 1940 (conduso il lavoro per 1'Endopedia Italiana e per la Stona
dei Grea] De Sanctis pose mano al completamento del volume IV della Storia dei
Romani: rinvio alla mia Introduzione a G. De Sanctis, La guerra sociale, Firenze 1976,
spec. pp. m-m~.
" Di ultimi, possibili, scambi epistolari nei primi mesi del 1940 non è rimasta
traccia.
49 Un messaggio di Gemma Momigliano pervenuto per il tramite deiia Croce Rossa
ad Arturo Carlo Jemolo fu da lui trasmesso a De Sanais il 31 dicembre 1940; lo
stesso canale permise - nel pieno deiia guerra - uno scambio di messaggi fra Momigliano e De Sanctis (16 aprile e 11 giugno 1943).
26
LEANDRO POLVERINI
4. All'indomani della liberazione di Roma, una lettera di Momiglian o del 26 giugno 1944 dà inizio alla quarta fase del carteggio, quella
dei primi anni del dopoguerra:
Provo a riprendere la corrispondenza, dopo più di quattro anni, e spero ci
sarà possibile di comunicare d'ora in poi regolarmente. Da Lei ricevetti un
messaggio della Croce Rossa l'anno scorsdO,e di recente Hugh Last mi trasmise i suoi saluti e notizie che mi sembravano buone avute da un suo amico
ora in Roma. So che parecchi amici sono morti in prigione o direttamente
assassinati dai Tedeschi e dai Fascisti: tra cui Colorni, Albertelli e Ginzburg.
Di molti altri - in specie Calogero, Gabrieli, Dionisotti e Bertini - vorrei
avere notizie. Dei miei stessi genitori e sorelle, rimasti in territorio occupato
dai Tedeschi5', non ho alcuna notizia. La madk di mia moglie è salva in
Svizzera.
È difficile scrivere dopo tante esperienze. Immagino che Lei avrà lavorato
molto, e mi interessa di sapere ciò che Lei e tutti gli altri hanno pubblicato.
Sentii una voce che Rostagni è morto: mi auguro non sia vero. Se Le è possibile,
mi faccia mandare una copia della Rivista di Filologia del 1940 e qualsiasi
altra cosa che sia stata pubblicata da allora a Lei e ad altri amici sia possibile
di trovare. Anche le pubblicazioni francesi e tedesche - eccetto Klio e Hermes - sono rimaste interrotte coi primi mesi del 1940. Le relazioni con la
scienza continentale devono essere riprese urgentemente, per quanto è fattibile, e noi saremo grati per il suo aiuto. So che alla Biblioteca Vaticana talune
riviste inglesi continuavano ad arrivare. Da queste Lei avrà ricevuto qualche
notizia del nostro e mio lavoro. Specialmente il Journal of Roman Studies è
rimasto efficiente: se Lei non lo ha visto, cercheremo di fargliene avere una
copia, appena possibile. La più importante pubblicazione di questi anni è
stata la Social and Economic History of the Hellenistic World, in tre volumi,
di RostovtzefF2.
Io sono uno dei pochi storici antichi, siano inglesi o stranieri, che hanno
avuto agio di continuare il loro lavoro in questo paese, nonostante le severe
esigenze della guerra. E ho cercato di approfittare per quanto sapevo e potevo
delle generose condizioni fattemi e dei contatti intellettuali che Oxford offre.
I1 mio principale lavoro non sarà finito che tra alcuni anni: è una storia della
prassi e del pensiero politico greco e romano e cristiano da Omero a Sant'Agostino con particolare riguardo ai problemi della pace e della libertà5'.
Gli articoli e le discussioni di libri altrui che ho pubblicato e vengo pubbli-
ro Vd. la nota precedente.
"A
Nizza.
Oxford 1941.
" Su questo grande progetto di Momigliano, rimasto incompiuto, vd. la citata
Introduzione di Di Donato a Mornigliano, Pace e libertà nel mondo antico.
'2
'PA sr
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
29
migliori per qualità e quantità [...l62. Pel resto, quali siano state le mie condizioni dopo il rifiuto del giuramento e dopo la estromissione dall'Encic10pedia~~
tu ben sai o puoi immaginare. Si è molto parlato nei giornali subito dopo il
colpo di Stato del 25 luglio '43 di una mia reintegrazione, ma nessuno mi ha
dato di ciò notizia precisa ed io mi sono ben guardato dal farmi vivo. So dai
giornali di una disposizione del Consiglio dei Ministri che reintegra nel grado
i professori destituiti, ma questa per me è poco significativa, perché io ho passato
i limiti d'età stabiliti da un decreto legge di De VecchF4. So invece che sono
stati reintegrati nell'ufficio i professori ebrei e di questo atto di giustizia mi
rallegro vivamente. So che il decreto di reintegrazione è stato inviato ad Almagià e anche a M. A. Levi il quale, come saprai, si è schierato fattivamente fra
i patrioti. Io ho avuto solo comunicazione del mio richiamo d a Accademia dei
Lincei ricostituita e rinnovata nell'antica dignità, ma beninteso senza gli emoiumenti, i titoli e le feluche della abolita Accademia d'Italia. Tutto sta nel vedere
se avremo i mezzi per riprendere i lavori in corso [...l6?.Anche nell'Istituto di
Studi Romani che dovrà subire una radicale trasformazione c'è molto da tagliare [...]. Ma qualcosa anche da continuare migliorandolo. Lo stesso si dica del
Museo dell'Irnpero e della Mostra della Romanità. 11 guaio è che la giusta avversione d a montatura della romanità rischia di travolgere anche il giusto rispetto e culto di essa. Questo ti basti per intendere le difficoltà cui ora i nostri
studi vanno incontro. C'è poi anche l'Istituto di Stona antica, quello diretto da
Cardinali, il quale non ha fatto molto, ma il non molto era però discretamente
buono [...Y6. C'è infine l'Istituto di Archeologia diretto da Panbeni. Non bene
Nella parte omessa De Sanais elencava, con significativi giudizi, lavori usciti
nelle pubblicazioni della Pontificia Accademia di archeologia: di Luisa Banti, Antonio
Maria Colini, Angelo Segrè, Margherita Guarducci, Mario Segre. La notizia della
scomparsa di Segre, dei genitori di Angelo Segrè e di Leone Ginzburg era seguita da
notizie relative a Francesco Gabrieli, Carlo Dionisotti, Augusto Rostagni (e alle vicende belliche della &vista» diretta ormai, di fatto, dal solo Rostagni). De Sanctis informava,
inoltre, sullo stato dei rappom con riviste tedesche e inglesi e sulle condizioni di
studio in cui egli aveva potuto operare.
a Nel 1939: vd. la lettera di quell'anno citata a pp. 24-25.
Che li aveva abbassati da 75 a 70 anni.
65 Con i Fasti consulares et triumphales di Attilio Degrassi («un'opera veramente
monumentalex già pronta nel novembre 1942, data della premessa, sarebbe uscita nel
19471, la ripresa delle «Notizie degli scavi» e dei «Monumenti antichi».
M Con i lavori pubblicati o in corso di pubblicazione (di Alfredo Passerini, Silvio
Accame, Santo Mazzarino, Guido Barbieri), la continuazione del «Dizionario epigrafico». Dell'Istituto italiano per la storia antica (così come degli altri Istituti storici e
della Giunta centrale per gli studi storici, dalla quale tutti dipendevano) De Sanctis
era Commissario straordinario dal novembre 1944: rinvio al mio contributo (L'Istituto italiano per la storia antica) nel volume Speculum mundi. Roma centro internazionale di ricerche umanistiche, a cura di P. Vian, Roma [1972], pp. 584-596, in particolare - anche sulla prima attività scientifica dell'Istituto - 589-591.
30
LEANDRO POLVERINi
di buono si faceva [...l6'.Se io avessi possibilità
&etto, se vuoi, ma infine
di agire, se fossi circondato, com'era in altri tempi, da un gruppo di scolari
fedeli molto potrebbe farsi per salvare ciò che oggi pericola, ma purtroppo io
mi sento solo
Comunque io, tenendomi fuori del tutto daiia politica,
lavoro con tutte le forze sia all'opera mia personale di studioso, sia a salvare
dal naufragio quello che si può delle iniziative scientifiche. Scrivimi spesso, le
tue parole mi confortano [...l69.
Sono quasi venti le lettere che fanno degli anni 1944-49 la fase del
carteggio di gran lunga meglio documentata, la più ricca di informazioni di ogni genere sui due corrispondenti. E ne esce anche un quadro
singolarmente efficace deìl'intensità di quei primi anni del dopoguerra, segnati dal fervore della ricostruzione, daile grandi speranze dopo
la catastrofe e daile ombre di un futuro ancora minaccioso. Non resta
che rinviare aila pubblicazione del carteggio, privilegiando ora quanto
nelle lettere di Momigliano illustra la sua biografia umana e scientifica, i suoi progetti, lo spirito - direi - con il quale viveva gli anni
prelondinesi.
La selezione di alcuni passi delle sue lettere è solo esemplificativa.
Così nella lettera del 1" luglio 1945:
Io sono francamente diviso fra il desiderio di tornare alla mia cattedra di
Torino e queilo di avere in Roma un posto in soprannumero accanto a Lei
- che evidentemente aiio Stato non costerebbe niente di più dell'extra-cattedra che dovranno creare per me a Torino.
Di qui io poco posso giudicare. Veda Lei quello che sembra migliore. I due
vantaggi di Roma mi sembrano quelli di avere libri e di poter cooperare
effettivamente con Lei, sia all'università sia alla Scuola di Storia antica7" per non parlare del desiderio molto più personale di compensare questi anni
di lontananza con un periodo di rinnovata assiduità. Per Torino stanno il
desiderio di non lasciare in mano esclusivamente di Andreotti la storia antica
in quella che rimane la Sua cattedra per eccellenza e, immagino, la possibilità
di trovare casa. Tutti mi dicono che a Roma è semplicemente impossibile di
trovare da alloggiarsi. Nella situazione attuale in cui non posso precisare ancora
67 Vd. F. Zevi, L'Istituto nazionale d'archeologia e di storia dellarte, in Speculurn
rnundi cit., pp. 695-705.
Dei suoi allievi, De Sanctis ricorda qui Silvio Accame, Luigi Pareti, Aldo Ferrabino e, con Momigliano, Piero Treves.
69 Le notizie di De Sanctis a Momigliano sulle vicende delle istituzioni culturali
italiane continuano in lettere successive: del 12 novembre e 19 dicembre 1944, del
3 gennaio e 2 maggio 1947, del 20 gennaio 1948.
70 Annessa all'Istituto italiano per la storia antica, del quale De Sanctis era allora
Commissario straordinario (vd. la precedente nota 64).
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
31
il momento del ritorno, sarò grato a Lei se vorrà influire in un senso o nell'altro.
Le notizie che mi sono giunte circa i miei genitori e le mie sorelle non sono
incoraggianti. Mio padre e mia madre sono stati arrestati in Nizza nel novembre 1943 dalla Gestapo e da allora sono spariti; di mie sorelle le ultime notizie
sono del marzo 1944 quando cercavano di nascondersi in Milano. H o anche
saputo che tutti i miei mobili e cose domestiche e la mia biblioteca, in gran
parte di eredità familiare, sono stati distmtti in Torino da una bomba nel
1942. Per fortuna mi sono venuto ricomprando i classici essenziali qui in
Inghilterra; ma naturalmente non so quando mi sarà possibile di trasferire la
mia biblioteca.
Ii Comitato di Omodeo, De Ruggiero, Antoni etc. che intende pubblicare
una specie di storia della cultura italiana negli ultimi cinquant'anni da offrire
al Croce per il suo ottantesimo anno mi ha richiesto di scrivere il capitolo
sugli studi di storia antica7' [...l. Analogicamente, mi è accaduto di pensare
che sarebbe forse bene ora riprendere la pubblicazione dei Suoi scritti rninori72 [...l.
Non ho potuto finora mandarle il testo del discorso latino del Public Orator
in occasione della cerimonia del mio adegreen ai primi di maggio7-'. La parte
che La concerne più direttamente è la seguente d'inizio: «Abhinc viginti fere
annos7', iisdem Encomiis quibus rei Britannicae columen Winston Churchill
doctoratu ornavirnus, compari honore affectus est candidissimus ille antiquitatis spectator et iudex Gaetano De Sanctis, vir idem liber ac fortis et nullius
7' Gli studi italiani di storia greca e romana do1 1895 al 1939, in Cinquant'anni di
vita intellettuaie italkma 1896-1946.Smtti in onore di Benedetto C m e per il suo ottantesimo
anniversario, [a cura di C. Antoni e R. Mattioli], Napoli 1950 (196621, I, pp. 93-121
(= Contributo, Roma 1955, pp. 275-297).
Nel suo suggerimento di eriprendere la pubblicazione [degli] scritti minori*,
Momigliano doveva tener conto - più che deiia remota siiloge Per la scienza dell'antichità, Torino 1909 - del volume Problemi di storia antica, Bari 1932 (un'altra Darziale raccolta di saggi sarebbe uscita qualche anno dopo: Studi di storia della storiografia greca, Firenze 1951). - Il I volume deiia pubblicazione sistematica degli Scritti
minori di De Sanctis apparve nel 1966; ristampato nel 1970, fu seguito da altri cinque
volumi (l'ultimo in due tomi): Roma 1970-83.
73 Il 3 maggio 1945. Così, il giomo seguente, «The Timesx «Honour to Exiled
Historian. In Congregation this aftemoon the honorary degree of M. A. was conferred on Dr. Amaldo Momigliano. The Public Orator, Mr. T. F. Higham, Fellow of
Trinity Coiiege, presented him as a briiiiant ancient historian, a pupil of Gaetano de
Sanctis and of Benedetto Croce, now appropriately engaged on a work on the history
of freedom in the ancient world [...l» Della laurea h. C. di Momigliano dava notizia,
il 12 maggio, anche «La Voce di Londrm: Annie Foa, Uno storico italiano in esilio
onorato a Oxford, poi in «Belfagon>43, 1988, pp. 318-319.
74 Nel 1925.
32
LEANDRO POLVERTM
addictus tyranni in verba iurare7>.Cuius viri idcirco feci mentionem quod
corarn adest auditor eius et discipulus, historiam scriptor claritate operis
cum quolibet aequalium conferendus etc.»
Torino o Roma? I1 dubbio esposto nella lettera del 1" luglio 1945
sfociò presto in un altro: tornare in Italia o restare in Inghilterra? Alla
fìne, Momigliano scelse l'Inghilterra, sottraendosi anche al reiterato invito
di Croce a dirigere il nuovo Istituto per gli studi storici (fondato a
Napoli nel 1946)77.La decisione, che avrebbe segnato il corso della
seconda metà della vita di Momigliano, non fu senza qualche esitazione, ma ferma, per i motivi che egli spiegava a De Sanctis nella lettera
del 3 novembre 1947:
[...l78.Maestro mio caro, rimarrà sempre un dubbio per me stesso se è un
bene o un male che io per il momento rimanga in Inghilterra. Ma qui insegno sul serio e lavoro sul serio ai miei studi. Che io sia stato messo primo
da due Università inglesi nella numerosa lista dei loro candidati è stata non
75 Al suo «collega oxoniense Churchill» faceva riferimento De Sanctis in una delle
ultime lettere a Momigliano, nel ricordo della laurea h. C. ricevuta congiuntamente ad
Oxford nel 1925. (De Sanctis aveva poi ricevuto una laurea h. C. anche a Cambridge,
nel 1930).
76 Nel séguito della lettera, è di particolare interesse quanto Momigliano dice del
grande progetto a cui attendeva (vd. la precedente nota 53): «Credo che per finire
la parte greca della mia storia occorreranno ancora circa 2 anni; ma molto è già pronto
anche deiia parte latina. Ho fatto uno studio particolare di Platone, Aristotele e Cicerone,
e proprio adesso sto preparando un articolo sul De legibus di Cicerone».
n Sull'invito di Croce e il rifiuto di Momidiano si è scritto molto: vd. spec.
(nell'ordine cronologico degl'interventi) C. Dionisotti, Ricordo di Arnaldo Momigliano, «ASNP», S. 111, 17, 1987, pp. 549-564: 560-561 (= Ricordo di Arnaldo Momigliano, Bologna 1989, pp. 22-23); M. Gigante, Precisazioni sul rapporto Croce-Momigliano,
ivi, pp. 1045-1060; C. Dionisotti, Arnaldo Momigliano e Croce, «Belfagom 43, 1988,
pp. 617-641: 633-641 (= Ricordo di Arnaldo Momigliano cit., pp. 52-64); G. Sasso,
Sulla genesi dell'Istituto italiano di studi storici. La ricerca del primo direttore, «La
Cultura» 28, 1990, pp. 322-369: 339-345 (= «Annali delllIstituto italiano per gli studi
storici» 10, 1987/88 [1991], pp. 349-354 = L'Istituto italiano per gli studi storici nei
suoi primi cinquant'anni 1746-1776, a cura di M. Herling, Napoli 1996, pp. 26-32);
R. Di Donato, Materiali per una biografia intellettuale di Arnaldo Momigliano. 2. Tra
Napoli e Bristol, «Athenaeum» 86, 1998, pp. 231-244: 231-237. Riprende la questione
Gigante nel suo citato contributo in questo volume, pp. 65-67.
78 Quel che precede nella lettera riguarda impegni di Momigliano in Italia, in
particolare per l'Enciclopedia Itahana («AUa vecchia Enciclopedia sono, come sa,
affezionato e lieto di tornarci a lavorare»): le tredici voci che Momigliano fornì ai due
volumi della Seconda Appendice (1948-49) riguardano studiosi del mondo antico di
lingua inglese (compresi, fra questi, due tedeschi emigrati in Inghilterra).
MOMIGLIANO E DE SANCTIS
33
piccola affermazione della cultura italiana. E qui si fa molto. Le sto scrivendo
dal treno tra Bristol e Oxford. Stamattina ho fatto lezione a Bristol e oggi
pomeriggio devo fare lezione a Oxford per un corso di storia deii'umanesimo italiano - in cui ci siamo Dionisotti, io e altri. A Bristol faccio quattro
lezioni alla settimana79:due di storia della civiltà antica, una di storia romana
e una di greca. È una Università che [...l offre una utile esperienza per il
modo con cui si potrebbe rafforzare la serietà degli studi da noi. La frequenza è obbligatoria, ci sono prove di esame scritte tre volte aii'anno alla fine di
ogni term oltre agli essays obbligatori (mi sono digerito la settimana scorsa
34 essays). Inoltre c'è un classical club di studenti, in cui ho fatto una conferenza su Seneca nel MedioevoB0lo scorso lunedì, che fa opera utilissima: gli
studenti si leggono tra loro tragedie e commedie greche, oltre a imparare la
vita parlamentare.
Con gli amici e condirettori della Rivista Storica [ItalianaI8' sono in continuo
contarto, e ho mandato adesso una lunga discussione di Mazzarino, Tra Oriente
e Occidentea [...l.
La validità, quanto meno soggettiva, della decisione di Momigliano si riflette nel carattere più sereno delle sue tre lettere successive
(del 20 giugno 1948, del 6 luglio 1948, del 2 maggio 1949), incentrate sui vari aspetti del suo lavoro in Inghilterra, sui risultati anche
accademici e i riconoscimenti di vario genere che ormai non mancavano. L'Italia era tutt'altro che dimenticata, ma ad essa Momigliano preferiva guardare da lontano. Scriveva nella lettera del 2 maggio
1949: <<nelmomento attuale (sottolineo l'attuale) io sento che posso
contribuire molto di più alla cultura italiana rimanendo dove sono
che non offrendo il mio nome per la prossima querela accademica
di Roma. Tra l'altro sento che posso essere un assai migliore diret-
79 A Bristol Mornighano fu prima lecturer e poi reader dal 1947 al 195 1 (quando
passò a Londra). Su questi anni vd. Di Donato, Materiali per una biografia intellettuale di Arnaldo Momigliano. 2. Tra Napoli e Bristol cit., pp. 237-244.
Sarebbe confluita, è da credere, nel saggio Note sulla leggenda del mitianesimo
di Seneca, « X I » 62, 1950, pp. 325-344 (= Contributo cit., pp. 13-32).
Mornigliano aveva partecipato alla sua rinascita: si veda la Premessa al 1"
fascicolo («R.SI» 60, 1948, pp. 5-6), da lui firmata insieme con gli altri «condirettori» (Delio Cantimori, Federico Chabod, Giorgio Falco, Walter Maturi, Carlo
Morandi).
" «RSI»60, 1948, pp. 127-132 (= Q u ~ r f oConmbuto cit., pp. 581-588). Una replica
di Mazzarino, rimasta inedita, è stata pubblicata nella seconda edizione (postuma) del
libro: Fra Oriente e Occidente. Ricerche di storia greca arcaica, Milano 1989, pp. 405104, 1992,
415 (vd. E. Gabba, Santo Mawrino e Ama& Momigliano: due maestri, <&SI»
pp. 545-557: 554-555).
"
34
LEANDRO POLVERINI
tore della Rivista Storica e della collezione di testi per la Nuova Italia
che sembra avviata bene8'».
5. Con questa lettera di Momigliano del 2 maggio 1949 si chiude
la quarta fase, del dopoguerra; con una lettera di De Sanctis del 16
marzo 1950 ha inizio la quinta ed ultima fasea4.Degli ultimi cinque ami
del carteggio abbiamo sette lettere di De Sanctiss5,mentre delle corrispondenti lettere di Momighano una sola sembra essersi conservata (con
varie cartoline)86.Sono, fino d'ultimo, lettere d'interesse scientifico, oltre
che umano; in particolare, la lettera di Momigliano si rivela una sintesi
efficace della sua intensa operosità e dei suoi vari interessi d'inizio
dell'in~e~namento
londinese: dali'appendice bibliografica alia Storia dei
Greci di De Sanctis ai Contributo consegnato a don Giuseppe De Luca,
dal lavoro sulla Historia Augusta presentato al Warburg Institute ai
deciframento della «lineare B». Ma preferisco ormai chiudere questa
presentazione del carteggio con il telegramma che De Sanctis inviò a
Momigliano il giorno della prolusione londinese (19 febbraio 1952): «A
o Momigliano aveva accettato di dirigere la sezione «Storia antica ed epigrafim
della Biblioteca di Studi superiori pubblicata da La Nuova Italia. II suo ottimismo era
motivato dai volumi delle sezioni ~Filologialatina» e «Filosofia antica» già pubblicati; il primo volume della sezione «Storia antica ed epigrafia» sarebbe uscito nel
1951 (C. Suetoni Tranquilli Divus Augustus, a cura di M. A. Levi), con una Nota
editonale di Momighano: d'amico editore ed io abbiamo inteso di lasciare ai nostri
collaboratori la massima libertà (e quindi la massima responsabilità) nella scelta e
preparazione dei testi storici, a uso speciaimente deiie Università, di cui questa collana si verrà componendo. Nati dalla viva esperienza deiia scuola, essi si offrono alla
scuola senza rigida uniformità di disegno, ma nel comune intento di mantenere ed
elevare il rigore scientifico dell'insegnamento e aiutare la ricerca».
Questa lettera di De Sanctis era già parzialmente nota da una citazione di
Momigliano (In memoria di Gaetano De Sanctis cit., p. 181 [= pp. 303-3041): «"Io
sto bene; quel che mi amareggia è, tra l'altro, la lentezza con cui procede la ricostruzione del mio volume della Storia dei Romani. Ma che fare? La scuola è sempre il
primo dovere di un maestro ed io posso bensì lavorare da mane a sera senza interruzione, ma non posso prolungare il giorno come fece (o piuttosto non fece) Giosuè". Così scriveva a ottanta anni dopo vent'anni di cecità, dopo le persecuzioni politiche,
la miseria e la fame degli anni di guerra, il furto del manoscritto insostituibile di due
nuovi volumi della Stonh dei Romani e infine la lunga agonia per cancro e la morte
della moglie, Emilia Rosmini, compagna adorata per quarant'anni».
Le lettere, che scandiscono con regolarità gli ultimi anni della corrispondenza,
rivelano tutte la mano di Luigi Moretti.
86 La lettera è del 19 dicembre 1953; concorrono d'interesse delle cartoline le
firme che accompagnano quella di Momigliano.
"
.om!~8!ur05q o p p u ~ v!p apnllay[alu! €?!jri~80!q a p p
a u o p l n p a a p a auo!zrulso~!~a p aJjjo s ~ 3 u a sa a uo3 l u o d d ~Ions
~
!ap azua3souo3 e1en8apa n!d aun aq3 olnq!~luo3p apluaurepuoj apa!l
!S 'aurnjoa o~sanbyp auad aury~da p p ea!nadso~d mgpads ripu ' g
.olo2as
p p a ~ o n 3p u o!uuanbup!maa osou!qlm un !p wzo3 Inol
V!JOIS ti1 lad 'a1nlp3 a p p a !pnls !Pap epois a1 lad '!so!pn~s !pua18
xx
olsanb !p wnlau a1 ?q3~ad%3!lrifua auo!snpuo3 aun alassa ~ O Mu o ~
.«ollsat?uI
~
OUJO!~
asaTpuo1 ~ U O ! S ~ I O Jani
oyqmaa apm8nri omps oprliraj