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Benedetto Alesi

2024, Benedetto Alesi

Il marchegiano Benedetto Alesi colonnello di Terraferma

Benedetto Alesi (1569-1632) Colonello di Terraferma Contesto storico – Appunti biografici ---o--- Robert L. Invernizzi Ottobre 2024 Abbreviazioni: R.R.V.T. = Relazioni dei Rettori veneti in Terraferma – Istituto di storia economica dell’università di Trieste – Giuffrè editore – Milano. ---o--Ringrazio Elena Beghetto per il suo aiuto ---o--- In provincia di Ancona, la città di Arcevia1 è appollaiata sul monte Sasso Cischiano, luogo fortificato difficile da espugnare. Fuori della cinta muraria il territorio comunale si estende su un vastissimo comprensorio collinare cosparso da numerosi borghi, castelli e ville. Gli Alesi2, nel Cinque-Seicento, sono localizzabili nel cuore del paese, non lontano della parrocchiale San Medardo, nel luogo detto San Spirito o nella contrada dell’Arco3. Sono conosciuti come artigiani, falegnami-intagliatori, si trovano anche due notai ed alcuni religiosi, nella gerarchia del governo comunale fanno parte della “classe media” gli Artifices4. Della parentela Alesi, due uomini sono noti nella prima metà del Seicento: Giovanni Battista, un cantante, tenore alla cappella Sistina ed un certo Benedetto, militare al servizio della Spagna ed in seguito della repubblica veneta. Del primo citato, il tenore Giovanni Battista, ho potuto ritracciare l’essenziale della sua vita5. Per l’avventuroso soldato Benedetto oggi sono in grado di svelare alcuni particolari della sua esistenza. Concernendo l’anagrafe di Benedetto, possiamo riferisci ad un documento trovato all’archivio di stato di Verona in cui è detto figlio di Francesco6. Per quello che riguarda 1 Rocca Contrada è l’antico nome di Arcevia, il cambiamento avviene nel 1817, i rocchensi diventano gli arceviesi. 2 Il comune di Arcevia nelle Marche è la terra delle mie radici, parte materna: gli Alesi (o Alessi) nel corso dei secoli le due versioni del cognome sono possibili, negli archivi veneti spesso viene detto Alessio. Noi utilizzeremo la versione oggi “ufficiale”: Alesi. Volendo completare la nostra genealogia e capire i legami tra alcuni personaggi della parentela Alesi, dopo le ricerche di un mio fratello, riprendo il testimonio circa 15 anni dopo (2014). Ricercatore abituato agli archivi bergamaschi inciampo subito su tantissimi documenti, negli archivi marchigiani, della fine del Cinquecento, che siano parrocchiali come notarili, rogitati senza cognomi. Superando le difficoltà trovo della mia famiglia Alesi due generazioni indietro nel tempo e il legame dei miei avi con il cantante Giovanni Battista. Del colonello Benedetto, non ho trovato la conferma del legame con i miei. Eppure così evidente, le dimensioni di Arcevia nel Cinquecento, piccolo paese intra-muros, non mi lasciano dubbi. 3 La località Costa viene citata l’anno 1517 per un certo Antonio e l’anno 1535 per Daniele Alesi (Archivio Storico Comunale di Arcevia – Riformanze & Bussoli). 4 Il governo arceviese è diviso in tre gradi: cives (urbani, maggiorenni) artifices (urbani, esercitando arte meccanica) e villaroli (non urbani, contadini), questa mia definizione è riduttrice, il tema è molto più complesso. 5 (99+) Giovanni Battista ALESSI Tenore alla cappella Sistina - Appunti biografici | robert Invernizzi Academia.edu la nascita di Benedetto, non è stato possibile identificarlo tra i battesimi nei registri dell’archivio parrocchiale di San Medardo di Arcevia. Sappiamo che decedette l’anno 1632, nella sua biografia risulta morto all’età di 63 anni, dunque sarebbe nato nell’anno 1569, data che corrisponde piuttosto bene con gli eventi descritti in tutto l’arco della sua vita. Divagazioni sulle biografie Prima o poi tutti moriremo, i nostri corpi scompariranno chi si preoccupa di scrivere una biografia della gente comune? Le rubriche necrologiche dei diari sono solitamente le ultime tracce lasciate dalla grande parte della gente ordinaria, si scrivono libri e biografie solo per celebrità o persone di talenti eccezionali. La maggiore parte delle vite spariscono, piano piano la loro impronta si cancella, rimane qualche foto, oggetti, pochi documenti. Con il tempo che passa gli eventi della vita del defunto si dimenticano, la verità viene deformata, i dati mischiati7. Anche se la vita di Benedetto Alesi fu una vera epopea, avventure di fede, di ferro e di sangue, nella prima parte della sua gioventù fu una persona ordinaria, le sue scelte di vita non sono eccezionali ma il percorso dell’uomo é unico e singolare. Un mercenario, soldato di ventura come lui, non ha certamente nessun talento, ma il personaggio s’inserisce in un’epoca: nella tumultuosa storia europea di quattro secoli fa. S’inserisce nella vita dei nostri avi, in un modo di vivere oggi dimenticato e non sempre facile da capire con i nostri occhi del ventunesimo secolo. Senza l’ecclesiastico, il ditirambico Lelio Tasti, oggi l’Alesi sarebbe caduto nell’oblio. Biografia di Lelio Tasti Sono diverse le biografie8 del colonello Alesi, alcune un po’ fantasiose, quasi tutte copie di quella scritta da Lelio Tasti, la più affidabile. Sono solo due pagine9 che succintamente ritracciano la vita di Benedetto, appunti però preziosi, scritti da un contemporaneo di Benedetto, nativo di Arcevia come lui, i due uomini si ritrovano a Milano nel periodo cerniera che vede il mercenario Alesi cambiare campo per diventare un importante capo militare di Terraferma della Repubblica di Venezia. 6 Ho qualche dubbio sul documento dell’archivio di Verona, dalle mie ricerche, come da quelle di Paolo Santini, non emerge nessun Francesco Alesi. Per molto tempo ho pensato che Benedetto fu figlio di Gerolamo. Un certo Alesi Girolamo di Pier Alesio sposa in Rocca Contrada, l’8 settembre 1566, donna Sulpitia figlia di Martino Abi. Nelle nostre brevi ricerche notarili in Ancona un Benedetto figlio di Gerolamo Alesi viene citato con la sorella Giulia in un rogito del 1593 (Archivio di Stato di Ancona – notaio Spera Orantonio 1593-1639 n.40). 7 Commento ispirato dal libro di Paul Auster, Brooklyn follies – 2005. 8 “Sito ed origine di Rocca Contrada: anno 1636” - Lelio Tasti. "De claritate perusinorum" di Sinbaldo Tassi - ms.1449 - c.41v. – manoscritto in Biblioteca Augusta di Perugia (l’autore muore nel 1702). “Dimostrazione istorica del nobile sì antico che moderno stato di Roccacontrada” - F. Brunamonti – 1747. “Le scienze ed arti nobili ravvivate in Arcevia” - Francesco Abbondanzieri - Jesi 1752. “Delle antichità Picene” – abate Giuseppe Colucci – Tome XIII - Fermo 1791 9 Due pagine, però la più lunga e bene dettagliata delle otto biografie dei militari nativi di Arcevia che hanno servito sotto Alessandro Farnese o per la Repubblica di Venezia. Il prete Lelio Tasti (1564-1644) è il tipico esempio di questa piccola nobiltà campagnola caratteristica di queste cittadine marchigiane. Studia in Perugia, dottore in diritto, protonotario apostolico, abate di S. Angelo in Arcevia. Vicario Generale in Fossombrone, beneficiato (dal pontifice Paolo V) di un canonicato e Penitenziere maggiore nell’archidiocesi di Milano (1607) appresso il Cardinale Federico Borromeo. Fu eletto vicario nel 1614 del cardinale Orazio Spinola a Genova e nel 1622 dell’arcivescovo Carrafa a Napoli. Commissario generale e vicario apostolico nelle città di Lecce (1629) e Cosenza (1629-1630), ritornato ad Arcevia scrisse la storia del paese dove morì nel 164410. L’autore descrive il suo paese, la sua gente, il territorio, la storia di Arcevia e si culla lungamente nelle descrizione del ceto dirigente arceviese, nel tentativo di dimostrare la loro antica nobiltà. Sono inni e panegirici per l’oligarchia e il clero locale. Storico del patriziato locale, certo, ma fu ugualmente un eccellente testimonio della sua epoca. Dai suoi numerosi spostamenti attraverso tutta l’Italia conosce perfettamente le politiche nazionali. Le note biografiche su Benedetto, segnate da Lelio Tasti, sono estratte da un manoscritto, in quattro libretti, intitolato: Sito ed origine di Rocca Contrada11 dell’anno 1636, cioè 4 anni dopo il decesso di Benedetto. Il manoscritto indubitabilmente sarà consultato e ricopiato da numerosi storici e studiosi marchigiani, oggi una copia è conservata nell’archivio comunale di Arcevia, nel 2009 viene trascritto in italiano e pubblicato da Paolo Santini12. Il punto di partenza di questa mia ricerca si appoggia essenzialmente sulla detta biografia, dunque mi sembra indispensabile riprodurre la trascrizione di Paolo Santini13. 440 10 Benedetto Alesi Benedetto Alesi fin dalla prima gioventù fu acceso da un gran desiderio di gloria. Andò in Inghilterra, poi si trasferì in Belgio, dove militò sotto Alessandro, l’eroe farnesiano comandante in capo dell’esercito che combatteva contro i nemici eretici. Quando il Farnese morì, militò sotto il marchese Ambrogio Spinola, che era stato chiamato a sostituirlo. Essendo non poco attivo, in 18 anni salì attraverso tutti i gradi militari sino a divenire comandante dei soldati. Infine fu assunto dallo stesso Marchese come Aiutante (titolo, come dicono, allora molto onorifico, per incarichi, onore e stima, presso le milizie delle Fiandre). E questo per un atto di valore che aveva compiuto, con grande coraggio alla presenza e sotto gli sguardi di quasi tutta la città e che gli procurò presso tutti celebrità e grande fama. “Le scienze ed arti nobili ravvivate in Arcevia” - Francesco Abbondanzieri - Jesi 1752. De situa origine Rocchae Contratae. 12 Storie e cronache del’600 – Lelio Tasti – Sito ed origine di Rocca Contrada – anno 1636 – Edizioni Exorma. 13 Ringrazio sentitamente Paolo Santini per la sua disponibilità. 11 Si stava assediando e assalendo Ostenda, città della Fiandra molto forte per la posizione, le mura e i difensori. Era inoltre fortificata, fornita di viveri e rinforzata da un nuovo presidio militare ogni trimestre e anche più spesso. Finalmente, per espugnarla, [c. 286] il Marchese stabilì di fare un’irruzione. Furono scelti i comandanti secondo l’uso militare e proprio l’Alesi fu preferito agli altri per guidare le truppe italiane, dato che era già conosciuto per precedenti prove. Non fu un giudizio errato. Infatti, appena dato il segnale, per primo dalle mura di Ostenda saltò giù dentro la città. Dopo aver procurato e ricevuto parecchie ferite, grondando sangue di eretici e di barbari, occupò da solo una delle porte. Da questa respinse i nemici finché non sopraggiunsero le truppe ausiliarie inviate dal Marchese, consentendo poi attraverso essa il passaggio di tutto l’esercito. Cosi Ostenda, nel 38º mese dall’assedio, principalmente per il valore di Benedetto Alesi, tornò di nuovo in potere del re di Spagna. Scoppiarono, poi, per gravi motivi, dissidi e inimicizie tra Alfonso d’Avalos, comandante dell’accampamento, e l’Alesi. Alfonso infatti aveva spesso tentato di fargli delle prepotenze per mezzo dei suoi soldati e l’Alesi, dato che mal sopportava tutto ciò, non poté frenarsi e lo sfidò a duello per decidere quella contesa con la spada. Ma poiché Alfonso non accettò, dato che (come lui diceva) l’Alesi [c. 287] non era un suo eguale, si lasciò perdere il duello. L’Alesi però insisteva sostenendo che un veterano come lui, rimasto sotto le armi per oltre diciotto anni ed insignito del grado di comandante per il suo valore ed il suo coraggio, aveva diritto di essere ritenuto nobile al pari dei più nobili. Infatti è proprio il servizio militare e l’uso della armi che rendono l’uomo ragguardevole sotto ogni punto di vista, secondo le consuetudini e le leggi militari. Ma alla fine l’Alesi, poiché di giorno in giorno gli cresceva nell’intimo l’odio verso Alfonso, su consiglio del marchese Spinola, che gli si era affezionato perché ne aveva compresa la lealtà e l’attività indefessa, partì per la Spagna. Colà, da Vincenzo Centurione di Genova, fu fatto comandante dei marinai delle sue galere per trasportare sul litorale africano 500.000 Mori (come si diceva) che erano stati espulsi dalla Spagna dal re Filippo III, intorno all’anno 1609, a causa delle loro indicibili scelleratezze. Trasferiti questi, ricevette dal Re uno stipendio mensile di trenta ducati da riscuotere a Milano in qualità di emerito. Quando giunse a Milano fu straordinario vedere con quanto entusiasmo venne accolto dai patrizi (come io stesso posso testimoniare, [c. 288] avendolo visto) e dai suoi compagni d’arme. Ma i ministri regi non ignoravano la sua esperienza nell’arte militare. Perciò quando il re Cattolico, nell’intento di reprimere fin dall’inizio quei ben noti torbidi fra il duca di Savoia e il duca di Mantova, ordinò di fare la coscrizione dei soldati, l’Alesi fu richiamato fra i primi comandanti. Ma sedato il meglio possibile quel turbine, egli venne chiamato dalla Repubblica di Venezia come primo dei quattro tribuni militari. Fu nominato comandante e supervisore di tutti i soldati della Terraferma (come dicono), tanto di quelli presidiari, costieri e stipendiati, quanto di tutte le città e rocche fortificate. Gli fu proposto un onorario generosissimo, di duemila ducati all’anno. Si stabilì a Verona, dove sposò una donna nobile e ricchissima. Senza figli, giunse al compimento della sua vita a 63 anni, età scalare, nel 1632 dopo l’Incarnazione di Cristo, il 28 dicembre, aprendo a se stesso e alla sua Patria la porta di una fama che non perirà mai. 441 Andiamo a riprendere punto per punto gli eventi e personaggi descritti dal Tasti per ricollocare Benedetto nel contesto storico. La mia intenzione non è di essere l’esegeta degli scritti del Tasti, però non posso impedirmi d’interrogarmi sulle fonti che hanno ispirato il Tasti, in primo luogo quando scrive: Benedetto Alesi fin dalla prima gioventù fu acceso da un gran desiderio di gloria. Quello è il commento d’un familiare dell’Alesi o di un amico d’infanzia, non vedo il Tasti romanzare in quel modo, non corrisponde al resto della sua opera. Seconda interrogazione, come interpretare: …in 18 anni salì attraverso tutti i gradi militari…? Nel testo: subito dopo (i 18 anni) l’Alesi viene scelto come Aiutante dal marchese Spinola. Secondo me questi 18 anni di servizi arrivano lì, nel 1603-1604, dunque Benedetto avrebbe iniziato la vita militare tra sui 16 e 17 anni. Riguardando i fatti militari descritti, Lelio Tasti ha incontrato l’Alesi a Milano, ed è perfettamente ragionevole pensare che abbia raccolto qualche confidenza direttamente dall’interessato. Poi ci sono alcuni di questi militari, compagni di ventura dell’Alesi, come lo dice il biografo: fu straordinario vedere con quanto entusiasmo venne accolto dai patrizi (come io stesso posso testimoniare, avendolo visto) e dai suoi compagni d’arme. Dunque le testimonianze possibile furono diverse. Per l’ultima parte della vita dell’Alesi, Tasti scrive: Si stabilì a Verona, dove sposò una donna nobile e ricchissima. Senza figli, giunse al compimento della sua vita a 63 anni, età scalare, nel 1632 dopo l’Incarnazione di Cristo, il 28 dicembre (…). Il fatto di conoscere la data, vera e precisa, della sua morte, dimostra che l’informazione da Verona è passata rapidamente in Arcevia, indicare poi: Senza figli … mi fa pensare che esistesse la sua successione notarile14 da concludere per la parte arceviese. Le osservazioni del Tasti e la sua descrizione dell’Alesi, conducono ad una restituzione del personaggio senza equivalente tra gli altri notabili arceviesi dell’epoca. ---o--- 14 Abbiamo ricercato nei repertori dell’archivio notarile all’Archivio di Stato di Verona, non c’è traccia d’un testamento di Benedetto Alesi. La storia del colonello Benedetto Alesi è strettamente legata al condottiero Alessandro Farnese15, duca di Parma, governatore dei Paesi Bassi Spagnoli (1578-1592), comandante dell’armata delle Fiandre. La ribellione dei Paesi Bassi (eretici) contro la dominazione spagnola, detta guerra degli ottant’anni (1568-1648), vede la mobilizzazione di una coalizione internazionale, cattolica, composta per una grande parte da soldati spagnoli ed italiani. Ecco il quadro storico dove s’integrano le prime vicende del soldato Alesi, l’inizio della sua lunga carriera militare, che abbraccia per lo meno quattro decenni; sarà attivo fino (per lo meno) all’anno 1630, quando aveva 61 anni. Alessandro Farnese Nella prima parte della sua vita, i legami di Benedetto Alesi con la Spagna indubitabilmente s’intrecciano, in primo, sotto l’influenza di Alessandro Farnese. Alessandro, il futuro duca di Parma, giovanissimo, segue suo zio, il re di Spagna Filippo II (succede al padre Carlo V l’anno 1555). L’anno 1556 Alessandro aveva solo 11 anni e affidato dal padre Ottavio come pegno della sua fedeltà, raggiunge la corte del re Filippo in Spagna. L’anno seguente (1557) Alessandro si trova già a Bruxelles e da quel momento in un modo o nell’altra manterrà un piede nei Paesi Bassi16 per tutta la sua vita. Nel 1577 Alessandro ha 32 anni, ottiene il comando dei reggimenti spagnoli in Italia destinati a trasferirsi nelle Fiandre. Da quel momento la sua vita sarà una successione di battaglie e assiedi di piazze forte. Nella seconda metà del Cinquecento Alessandro Farnese andando a Loreto si ferma a Arcevia per visitare due suoi ufficiali nella guerra di Fiandra: Achille Centauri e Profetto Cardi17 e fu ospitato in casa di quest’ultimo. (F. Abbondanzieri, opera citata). La mia immaginazione raffigura nella mia mente l’immagine di questi ragazzi, giovani arceviesi18, sbalorditi alla vista dell’eroe farnesiano che cavalca negli stretti vicoli del 15 Nato a Roma nel 1545, deceduto in Francia nel 1592 I Paesi Bassi, all’epoca inglobavano una piccola parte dell’estremo nord dell’attuale Francia, la maggiore parte del Belgio e qualche (piccolo) territorio nel sud dell’Olanda di oggi. 17 Inviati in qualità di Ufficiali con le milizie spedite dal Pontificie in soccorso di Carlo IX contro gli Ugonotti nel 1564, poi passano nelle guerre di Fiandra con Alessandro Farnese. 18 Sono numerosi gli arceviesi che vanno a seguire il principe Farnese, sotto il comando dell’Alesi ci fu il capitano Francesco Paci. Sono citati ugualmente: Alfonso Veneri, comandante (capitano) sotto Alessandro Farnese, passa sotto Carlo Emanuele duca di Savoia, decede circa l’anno 1579. Navio Ghiandenghi, militare sotto Alessandro Farnese, morì in Belgio l’anno 1586. Pietrantonio Tasti, con Alessandro Farnese nelle Fiandre, morì combattendo l’anno 1587. Camillo Mannelli nato l’anno 1553, fu in Belgio con Alessandro Farnese, tra i soldati arruolati con lui c’erano oltre trenta arceviesi. Comandante, decedette in Belgio l’anno 1588. Aurelio Bianchi, soldato sotto Filippo II di Spagna, poi con Carlo IX re di Francia. Lo ritroviamo nelle Fiandre con Alessandro Farnese poi in Toscana con Ferdinando de Medici. Combatté i turchi per Rodolfo imperatore d’Austria, morì nel mare Egeo l’anno 1599. Giulio Alavolini fu capitano di corte presso la Repubblica di Venezia, partecipò alla battaglia di Lepanto (1571), Sergente Maggiore, decedette in Arcevia l’anno 1617. 16 paese. La testa piena dei racconti guerrieri dei veterani, come è possibile non sognare gloriose avventure? A volere scoprire lontani paesi? Arriviamo all’anno 158819 quando i ribelli olandesi fanno alleanza con la regina d’Inghilterra Elisabetta Tudor (nemici eretici: L. Tasti). Probabilmente è lì che inizia la carriera militare di Benedetto Alesi, come descritta dal Tasti, nella sua biografia comincia il ritratto di Benedetto: Andò in Inghilterra, poi si trasferì in Belgio… Non so se dobbiamo prendere alla lettera la cronologia del Tasti, certo è possibile che Benedetto sia passato “in primis” sul territorio inglese, però disturba il fatto che prima vada in Inghilterra poi si trasferì in Belgio, dove militò sotto Alessandro, l’eroe farnesiano… (L. Tasti). Nel maggio di quell’anno 1588 parte dalla Spagna l’Invincibile (e mal organizzata!) Armada alla conquista dell’Inghilterra, con la disastrosa fine che tutti conosciamo! Già prima del 1588 e anche dopo sono avvenuti degli sbarchi di soldati spagnoli nell’attuale Bretagna francese (nelle mani degli inglesi) ma anche sulla costa d’Inghilterra, piccoli eventi isolati senza conseguenze militari. Qui dobbiamo fare entrare in scena un nuovo personaggio, parlo di Federico Spinola20 fratello del marchese Ambrogio, citato dal Tasti. Federico militò sotto gli ordini di Alessandro Farnese, come vedremo più avanti, fu anche lui protagonista, come l’Alesi, di un duello con Alfonso d’Avalos. Benché più giovane del fratello, fu lui il guerriero della famiglia, noto per la sua temerità, prima del fratello Ambrogio, il quale si dimostra prudente e razionale. Federico la spada in mano, Ambrogio lui studia strategia e tattica. Giovanissimo, Federico diventa un marinaio riconosciuto per i suoi fatti militari con le sue galee, impedendo le comunicazioni marittime tra gli alleati nemici, bloccando l’acceso al porto di Ostenda, ostacolando il rifornimento degli assediati. Federico muore in combattimento, aveva 33 anni. Girolamo Mannelli junior (1556-1619), combatté in Fiandra sotto Alessandro Farnese, passò alle dipendenze della Repubblica di Venezia come Governatore delle armi in Cattaro, in Istria (1593) e Candia. In Creta fu comandante delle milizie che presidiavano l’isola. Dopo 18 anni di servizio, passò al servizio del duca di Savoia Carlo Emanuele come colonnello, poi come Luogotenente generale. Dal re di Francia fu insignito del titolo di cavaliere dell’ordine di S. Michele. Morì in R.C. nel 1619. Citati da F. Abbondanzieri: Francesco Brunamonti, (1606) militare nelle Fiandre ed in Francia, nominato colonnello. Fulvio Filippini, si segnalò nelle guerre di Fiandre (senza data). Gio. Bernardino Orsini, ufficiale nelle guerre di Fiandre sotto Alessandro Farnese, poi in Francia con il generale Ercole Sfondrati. Tornato in Patria fu eletto Capitano di Fanteria nel 1592, morì nel 1621. Sono citati suoi compagni militari, arceviesi: Giovanni Ruggieri, Fabio Monsignorini ed il luogotenente Giambattista Riva. (Nomi estratti dalle opere citate nota n. 4 del Tasti e Abbondanzieri). 19 Il conflitto, non dichiarato, tra Spagna e Inghilterra era già iniziato nel 1585. 20 1571-1603. Anche Federico con la sua flottiglia di galee fa alcuni sbarchi sulla costa inglese, dunque nell’ultimo decennio del Cinquecento, per Benedetto Alesi non mancano le opportunità di mettere piede in Inghilterra. Nei quattro anni che precedono la morte del duca (1588-1592), vi sono numerose battaglie, soprattutto nel nord della Francia contro il re francese, l’ugonotto, Enrico IV, in Parigi, Lagny, Corbeil, Rouen, Caudebec. Il duca Alessandro decedette il 2 dicembre 1592 ad Arras, nel nord della Francia. Qui abbiamo un buco di una decina d’anni, il Tasti nella sua scorciatoia biografica salta dal Farnese al Spinola, il nostro Benedetto Alesi probabilmente farà parte delle truppe d’occupazione in territorio Belgio. Da Federico Spinola passiamo a suo fratello, il marchese Ambrogio (1569-1630), i due sono nativi di Genova, la loro famiglia come quella dei Centurione, altri genovesi, tratteneva rapporti commerciali e soprattutto finanziari con la monarchia spagnola. La carriera militare di Ambrogio inizia nel 1602 e fu nominato nel 1603 generale delle truppe al servizio della Spagna nelle Fiandre. Il Tasti parla di una grande stima del marchese verso Benedetto Alesi, però nel 1602 sono circa 15 anni che l’arceviese milita per la Spagna, quando Ambrogio era appena entrato sul “campo” militare. Forse Benedetto era già aureolato d’una certa fama militare, ma secondo me la fiducia del marchese all’incontro di Benedetto proviene, in parte, dal fratello Federico. Alfonso d’Avalos Arriviamo alla discorda di Benedetto con Alfonso d’Avalos, le offese di quest’ultimo e il suo rifiuto del duello con l’Alesi. Sono così numerosi gli Alfonsi d’Avalos, della stessa generazione, che un chiarimento fu necessario dagli studiosi Maurizio Arfaioli e Stefano Pierguidi21. Quell’Alfonso, citato dal Tasti, fu il figlio naturale di Ferrante Francesco d’Avalos, viceré di Sicilia. Nato circa nel 1567 (+1620), inizia la carriera militare nel 1584 sotto Alessandro Farnese, generale di cavalleria nelle Fiandra tra 1585 e 1590. La sua carriera si ferma per un disaccordo tra suo fratello Alfonso Felice e il Farnese. Successivamente, dopo la morte di Alessandro Farnese, fa il suo ritorno nel 1596 nel consiglio di guerra dei Paesi Bassi. Comanderà nel 1601 un reggimento di soldati italiani nelle Fiandre, però dovrà dimettersi il 21 marzo 1603 per gravi disaccordi con il generale spagnolo Francisco di Mendoza, rimarrà in Belgio fino al 1613. Conclude la sua carriera in Italia come governatore provinciale del Monferrato al servizio di Ferdinando Gonzaga duca di Mantova. Oltre al duello mancato con Benedetto, il d’Alvalos nel passato aveva avuto un conflitto con Ranuccio22 figlio di Alessandro Farnese, i due si sono confrontati in duello, il duca elesse per secondare suo figlio, Federico Spinola23. 21 Schede Secentesche – XLVI – Giovan Battista Marino e gli “Alfonsi d’Avalos” – 2011. E: Bastion of Empire: The Italian terzo vecchio of the Army of Flanders (1597-1682) – Maurizio Arfaioli, 2023. 22 1569-1622. 23 Vita del marchese Ambrogio Spinola – Filippo Casoni, 1691 - Libro I pag. 18. Assedio di Ostenda (1601-1604) Sono tre anni di battaglie sanguinose, la lettura dei combattimenti, scaramucce e assalti sono del tutto paragonabili a quelli della prima guerra mondiale (1915-1918). Non fu una guerra di movimenti, sono bombardamenti delle posizioni nemiche, scavi di gallerie sotto le linee avverse con scoppio di mine di tonnellate di esplosivo, per finire in corpo a corpo nelle trincee. Si stima a circa 50.000 morti, ma sarebbe altri 100.000 feriti e mutilati. Sono condizioni particolarmente difficili, munizioni e viveri arrivavano irregolarmente, mancava il denaro per il soldo delle truppe, numerosi tradimenti e ammutinamenti sono evocati, varie malattie colpiscono, anche la peste. Nel 1603, per finanziare l’assedio di Ostenda, Ambrogio Spinola contratta un prestito di 720.000 scudi ai banchieri Vincenzo Centurione e Francesco Serra, genovesi residenti in Anversa. Il detto Vincenzo Centurione (figlio di Cristoforo) è quello citato nella biografia del Tasti, ma in Spagna fu suo fratello Ottavio il principale banchiere della monarchia spagnola. L’assedio della città belga viene minuziosamente descritto da un militare presente sul campo di battaglia, il capitano francese Christophe de Bonours, la sua lunghissima opera (più di 700 pagine) Le mémorable siège d’Ostende, viene pubblicata nel 1628. Descrive prolissamente tutte le peripezie dell’accaduto. Cita centinaia di nomi di militari presenti, soprattutto per onorare i caduti, il nome dell’Alesi non appare. Nel testo del Tasti leggiamo: … (Alesi) occupò da solo una delle porte. Da questa respinse i nemici finché non sopraggiunsero le truppe ausiliarie inviate dal Marchese, consentendo poi attraverso essa il passaggio di tutto l’esercito. Nei numerosi racconti letti da me, riguardando gli ultimi fatti militari per la presa d’Ostenda, non sono descritti eventi precisi che si potrebbero collegare con l’Alesi. Il più dettagliato viene da Marco Severino24, estratto da archivi militari25, che corrisponde per il meglio con il testo dell’arceviese: Fidele alla propria filosofia di comando, il marchese (A. Spinola) si spostava in continuazione fra l’accampamento di Blankenberge, sulla costa circa 25 chilometri a nord-est di Ostenda, e quello di Damme, poco lontano da Bruges, per poi tornare quanto più spesso possibile alle linee sotto Ostenda. Lo Spinola si trovava là quando, nella notte fra il 19 ed il 20 settembre, una poderosa mina spianò i resti del Petit Pouldre creando nelle seconda cortina una breccia di oltre quaranta metri. Un rapido assalto da parte di tre compagnie spagnole e tre italiane si impossessò di un tratto di mura e dei due bastioni che lo delimitavano; gli attaccanti respinsero facilmente un immediato ma poco convinto contrattacco della guarnigione, e prima dell’alba i rinforzi spagnoli diretti personalmente dallo Spinola sciamavano nella breccia: la città vecchia era finalmente caduta in mano spagnola. 24 Ambrogio Spinola il generale ed il suo tempo – in: Studi storico-militari – 2000 – Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio storico. 25 Nota n. 52: A.S.-E., plico 2229, dispaccio in cifra dello Spinola al re, da Ostenda, 22 settembre 1604. Passano cinque anni tra la presa di Ostenda e la presenza (supposta) di Benedetto, all’incirca nell’autunno del 1609, in Spagna. In quel periodo per il marchese Spinola fu un’alternanza di combattimenti, assedi e battaglie per il controllo delle Fiandre. Il genovese Vincenzo Centurione e la deportazione dei mori I banchieri Centurione sono attivi nella penisola iberica già alla fine del Quattrocento. I finanziari genovesi erano indispensabili nell’economia spagnola come nella logistica mediterranea. Il trasporto marittimo era vitale per la monarchia spagnola, doveva collegare i suoi possessi nel mediterraneo con la Germania e il Belgio dopo la chiusura della rotta atlantica nel 156626. Nel contesto dell’epoca, i porti di Genova e Savona rappresentavano la tappa cruciale tra le due penisole. Vincenzo Centurione contratta nel 1608 un accordo con le autorità spagnole per la manutenzione delle dodici galee della flotta spagnola, malgrado il disaccordo del Consiglio delle Galee, contrario al fatto che sia uno straniero ad occuparsene. Furono pagati 13.000 ducati per nave27. La deportazione “(Il Re Filippo III con il) parere e consiglio di molti teologi e persone intelligenti e dotte, che l’hanno approvato e detto che lo può far con buona coscienza” 28 Cosi descrive Ambrogio Spinola, nell’ottobre 1609, la decisione del re Filippo III per la deportazione dei mori. Infatti il 4 aprile 160929 il re di Spagna firma il decreto per la deportazione dei moriscos e cinque giorni dopo viene firmato il Trattato di Anversa (o tregua dei dodici anni) tra la Spagna e le Province Unite. Dunque già nel 1609 Benedetto Alesi poteva essere in Spagna. Nel 1609 vengono reclutati centinai di soldati in Milano, Sicilia e Napoli e messe a disposizione della Spagna le galee genovesi degli armatori Doria, Centurione e Spinola. Il trasporto dei mori s’organizza rapidamente, la maggiore parte verso l’Africa del Nord, alcuni sono sbarcati nei porti francesi del Mediterraneo, altri in Italia. Deportazione, ma non solo, gli armatori genovesi costringono alcune di queste persone a servire come galeotti (rematori), sono descritti numerosi casi di schiavitù, anche il rapimento di bambini. Il genovese Vincenzo Centurione con il fratello Ottavio fu un attore molto attivo nella deportazione e l’Alesi fu fatto comandante dei marinai delle sue galere (L. Tasti). Indubitabilmente la parte meno gloriosa della sua carriera. L’esilio forzato dei mori si conclude nel 1614. 26 Insurrezione olandese. Real Academia de la Historia - Carlos Álvarez Nogal. 28 Arch. Stato Genova – AS, Litterarum, Spagna, b. 2425, mz. 16, s.f. Madrid, 20 ottobre 1609, lettera al governo genovese. 29 Il decreto rimane segreto fino al mese di agosto e ufficializzato solo il 22 settembre per prevenire la fuga e disordini, entro la fine del mese dicembre circa 120.000 persone saranno imbarcate di forza. Entro l’anno 1614 saranno più di 300.000 persone espulse. 27 Milano Dopo la sua partecipazione alla deportazione per percepire il suo compenso (o pensione) … stipendio mensile di trenta ducati da riscuotere a Milano (L. Tasti)ricordiamo che nel 1540, all’estinzione degli Sforza, il ducato milanese passa alla Spagna - il nostro soldato di ventura si rende nella capitale Lombarda dove ritrova il suo compatriota l’abate Lelio Tasti, sappiamo della permanenza del canonico, datata dal 1607 al 1614. Possiamo probabilmente datare, per l’Alesi, il soggiorno milanese nell’anno 1613, quando inizia la prima guerra del Monferrato. L’ultimo fatto di guerra di Benedetto al servizio dei spagnoli. Guerra di Monferrato (1613-1617) L. Tasti: …noti torbidi fra il duca di Savoia e il duca di Mantova, ordinò di fare la coscrizione dei soldati, l’Alesi fu richiamato… Nel dicembre 1612 al decesso di Francesco Gonzaga, duca di Monferrato, doveva succedere il duca di Mantova. Per garantire i diritti30 di sua nipote Maria, vedova del defunto duca Francesco, suo zio Carlo Emanuele I duca di Savoia invade il ducato di Monferrato nel mese di aprile 161331. Vengono conquistate le città di Alba, Monclavo e Trino. Però per la Spagna il territorio monferrino era strategico, permetteva il collegamento dei porti mediterranei con il suo ducato milanese. Sul finire del 1613 viene nominato il già citato Alfonso d’Avalos, generale delle truppe spagnole del Monferrato. Dall’inizio della storia di Benedetto Alesi ritroviamo sempre gli stessi personaggi che s’incrociano, il bellicoso d’Avalos dopo il rifiutato duello, senza dubbi avrà ritrovato l’Alesi. Dopo un anno di temporizzazione e negoziazione nel settembre 1614 gli spagnoli passano all’offensiva. Il conflitto durerà tre anni, il Monferrato passerà sotto dominio spagnolo con la pace ratificata a Pavia il 9 ottobre 1617. Come vedremo più avanti, Benedetto sul finire della sua carriera, sarà convolto nella seconda guerra del Monferrato, però schierato con la parte avversa. Benedetto colonnello di Terraferma La Lombardia spagnola fu una permanente minaccia per lo stato veneto e vero è che Venezia, come i francesi, fu tra i più accaniti nemici degli Asburgo. Certamente le conoscenze della cultura, delle consuetudine e della lingua spagnola avranno favorito Benedetto Alesi nel suo reclutamento dai veneziani. I confini occidentali di terraferma tra Bergamo e Crema sono zone di larvata conflittualità. Al nord la situazione è uguale, le frontiere venete sempre a rischio delle soperchierie asburgiche austriaci (o “tedeschi”). Più all’est vi sono i turchi, dopo le incursioni del Quattrocento, che minacciano sempre la frontiere, non si può abbassare la guardia. La guerra di Gradisca (1615-1617) fu certamente preponderante per l’impegno d’un valoroso soldato come l’Alesi dalla Serenissima. Corrisponde al periodo 30 Non erano solo motivi dinastici, ugualmente precisi interessi economici. Monferrato 1613 – Il Monferrato. Un territorio strategico per gli equilibri europei del Seicento. A cura di Pierpaolo Merlin - 2016 31 di rinforzo delle strutture militare venete: costruzione o ristrutturazione delle fortezze, aumento dell’armamento e adattamento delle milizie. Ai sudditi della Repubblica di San Marco erano imposte delle fazioni personali o servizio militare, i tre principali ordinamenti furono i galeotti, i guastatori e i soldati delle cernide. Milizie, cernide o ordinanze Secondo il territorio o l’epoca il nome di questo corpo fu variabile. L’organizzazione delle milizie territoriali viene modificata e ampliata ai domini di Terraferma nel 1593, costituita da contadini che svolgevano annualmente degli addestramenti militari, che venivano scelti, uno per famiglia, tra i 18 e 34 anni. Le comunità rurali dovevano fornire gli uomini, assicurare il loro compenso, le armi e la loro formazione militare. Le truppe sono divise in squadre, centurie e compagnie. Una compagnia comprendeva dai 500 ai 700 soldati, sotto gli ordini di un colonnello. All’epoca dell’Alesi una centuria comprendeva 70 moschettieri e 30 picchieri. Tra le competenze d’un ufficiale come Benedetto Alesi, gli studi già pubblicati evidenziano la difficoltà di preparare, esercitare e disciplinare le compagnie di cernide (o milizie territoriali), doveva ispezionare e verificare il loro grado di efficienza. Nei casi di conflitti armati i numeri dei disertori era molto elevato. Si aggiunge la logistica: l’alloggiamento delle truppe, la forniture del cibo, la biada per i cavalli, l’armamento, la polvere da sparo e proiettili sono il quotidiano dell’inquadramento militare. Nel 1621 l’Alesi deve reclutare una compagnia di 150 fanti italiani per Verona, ma gli alloggi non sono adeguati, risultano incessanti confronti con l’amministrazione comunale 32. 32 Una piazzaforte in età moderna – Verona come sistema fortezza (secc. XV-XVIII) - Luca Porto – 2009. Cronologia veneta 1618-1619 Antonio Barbaro nel 1618 viene eletto Provveditore sopra le Ordinanza di Terraferma e dell’Istria con il compito di riorganizzare la difesa della penisola33. Il collonel Benetto Alesij viene nominato per la revisione e riforma delle Ordinanze34. 1619 8 ottobre Relazione35 di Giovanni Barbarigo, in Treviso, si lamenta che su ordine del Senato doveva rivedere le milizie della città, aspettando il Sargente Maggiore Alesio, che non é potuto venire. 23 ottobre Relazione36 del Capitano Massimo Valier37 al Senato che conclude il suo mandato come Capitano38 nella città di Padova. Descrive la città, il territorio, le istituzioni locale, i conti fiscali e la situazione militare. Ricorda che il 16 aprile di quell’anno il Senato aveva mandato per la revisione delle milizie il Colonnello Alessio Sargente Maggiore. 1620 Negli anni 1617-18 il marchese di Bedmar, ambasciatore spagnolo in Venezia, tenta di sollevare una congiura al fine di abbattere il governo veneto. Segue una successione di tensioni tra la Spagna e Venezia. Temendo qualche improvvisa iniziativa bellica dalla parte spagnola nel 1618 sono mandate truppe al nord della Valcamonica. La valle dell’Oglio fu una strada strategica per raggiungere la Valtellina. Sono centinaia i soldati stazionati al confine, nel mese di luglio 1620 è segnalata in valle la presenza del colonnello Alessio39. 1621 6 marzo Una prima scaramuccia vede una trentina di soldati spagnoli attaccare la guardia della Repubblica veneta sulla strada tra Mozzanica e Soncino40. Pochi mesi dopo una truppa spagnola prende di nuovo la stessa strada e viene bloccata dal Provveditore della cavalleria croata e albanese, Alvise Donà, stanziata a Romano. Una terza provocazione viene rilevata sulla strada tra Mozzanica e Covo, quando una compagnia di fanti spagnoli pretese di passare sulla detta strada, tamburo battente e bandiera spiegata. Il 33 Strutture difensive in Istria d’età veneziana. Lorella Limoncin Toth. In: Venezia e il suo Stato da mar 2018 34 Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria – Vol. VII, 1891. 35 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Treviso – Vol. III, 1975, p. 155. 36 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Padova – Vol. IV, 1975, p. 187. Anche in: Quando Adelina Ronchi dava la mano di sposa a Gustavo Bergami – In tributo d’amicizia a Giacomo Collotta, offre G.P. – 1863. 37 Fu Capitano di Padova dal 29 aprile 1618 al 20 ottobre 1619. 38 Ricordiamo che in questo caso, il Capitano è il braccio destra del Podestà di Padova. 39 Soldati e popolo nell’Alta Valcamonica del 1620 – Oliviero Franzoni, in: Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1988. 40 Tra bergamasca e cremonese. bellicoso Alvise Donà inviò subito due compagnie di cappelletti a cavallo. Solo l’arrivo del colonnello veneziano Alessio evitò uno scontro che pareva inevitabile41. 1621 27 marzo Essendo stata data carica col Senato sotto di 20 del corrente al Collonello nostro Benetto Allessi di fare due compagnie di fanti cento cinquanta italiani per cadauna et havendo egli proposto per capitani di esse lo strenuo Astolfo Fideli che desidera la Piazza d’Arme a Verona et lo st:o Nicolo Cipora che fa instanza haver la Piazza d’Arme a Brescia42. Restino per questo Coll:o ambi due aprobati et le siano assignate per Piazza d’Arme le città predete et debbi il Savio nostro alla scrittura dar gli ordini necessarii43. 1622 25 gennaio Relazione44 presentata al Senato dal Capitano Girolamo Dolfin nella città di Vicenza. (…) quell’ordinanze tanto necessarie quanto l’anima al corpo, dovendo servire non solo alla difesa di quel paese, ma dove potesse occorrere in altre parti del suo Stato. Onde a questo solo fine nel principio del mio reggimento dissegnai la visita di quel territorio e coll’intervento del signor Colonello Alessio Sargente Maggiore di quel quartiere, soggetto veramente valoroso e degno, fatte le mostre generali di tutta quella militia (…). 1624 Palmanova45 Il nuovo Governatore della Armi, conte Giovanni Battista Porto, presentò le ducali di nomina il 9 novembre 1624. Al governo delle milizie era il Collonel Alessi46. Rovigo, 9 marzo. Relazione47 di Girolamo Correr. Come è anco nella sua carica Rinaldo Bissuoli capitano di quelle ordinanze, il quale finalmente è restato tutto consolato essendosi riformata la compagnia et riempiuta con la venuta colà del Signor Colinello Allessio, onde può sperare di far veder frutti delle sue fatiche, che prima non essendo molti anni fa stata riveduta quella militia et essendo diffettiva di grosso numero et molti dei soldati vecchi et inutile, poco poteva operare. 41 Alle frontiere della Lombardia – Claudio Donati – 2006. Riguardando Brescia, il ricercatore Francesco Rossi ha constatato un considerevole aumento d’acquisto d’arme tra 1617 e 1630, dovuto alla cresciuta presenza di moschettieri. (Le armature da munizione e l’organizzazione delle cernide nel bresciano - Francesco Rossi, in Archivio Storico Lombardo – 1969 – S.IX, 96, VIII: 169. 43 ASVe. - Senato – Collegio Notatorio, registro nº 81, pag. 19. 44 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Vicenza – Vol. VII, 1976, p. 279. 45 Il Governatore dell’Armi e il suo palazzo – Alberto Prelli 46 ASVe – Senato Secreta. Dispacci Provveditori – F 18, Disp. Z. Nani 13.6.1625 47 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Rovigo – Vol. VI, 1976, p. 192. 42 1625 Carnia (Udine) Giovanni Barbarigo luogotenente generale della Patria del Friuli nella sua relazione del 30 luglio 1625 si lamenta della poca perizia delle sei compagnie di milizie territoriali (cernide): “Ho rivedute queste più volte personalmente nelle occasioni de mostre generali, e solo, et anco doi volte con la presenza del signor colonnello Alessi, et ho a tutti fatto prender li moschetti conforme alla mente publica, sì può sperare da essa ogni buon servitio, non havendo mancato di efficacemente eccitar li capitani et officiali di esse compagnie per la buona disciplina loro…”48 1626 26 giugno 1626 in Verona. Relazione49 presentata al Senato dal Capitano Michele Priuli. (Cernide) … Dirò però solamente che sono ben disciplinate da buoni capi et specialmente sotto la carica del signor Colonello Alessio, Sargente Maggiore dell’ordinanze di qua del Menzo, soldato di molta esperienza (…). 1627 Vicenza, il 9 aprile. Relazione50 del Capitano Girolamo Dolfin. Dopo di questi visitai il territorio e le militie delle cernide, che sono quatro compagnie di 700 l’una et andatovi nel mese di maggio, tempo opportuno et meno occupato dalli affari della campagna havendo meco il signor Colonello Alessio, sogetto di quell’isperienza et integrità ch’è nota. Verona, il 23 dicembre. Relazione51 del Capitano Antonio Bragadin. Tra li habitanti del territorio sono 2800 soldati di cernide commandate da quattro capitani sotto nome di San Martino, Zevio, Isola della Scala e Bussolengo e queste rivedute e raffinate da me col riempimento de rolli e colla presenza del Colonello Alessio, soggetto di molta esperienza e pieno di buon zelo (…). 1628 Belluno, il 9 marzo. In conclusione del suo mandato, Alvise Sanudo, podestà e capitano di Belluno, manda la sua relazione d’attività al Senato in Venezia, dopo le solite descrizioni del territorio il podestà evoca la situazione militare. 48 La Carnia – Bartolomeo Cecchetti – in Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Tomo III – 1873-74. 49 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Verona – Vol. IX, 1977, p. 273. 50 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Vicenza – Vol. VII, 1976, p. 318. 51 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Verona – Vol. IX, 1977, p. 284. Alla mostra Generale del passato Maggio, colla presenza del signor Collonelo Alesij, fù fatta cernida de’ diversi, dà rimettere in luoco delli inhabili; mà quel che la stravaganza de’ tempi dall’hora non permisse, potrà essequirsi alla mostra generale pur di Maggio, alla quale doverà ritrovarsi detto signor Collonelo52. Padova, il 21 marzo 1628. Relazione53 del Capitano Girolamo da Lezze Li soldati dell’ordinanze che in numero di tre mille doicento vengono da quattro capitani che risiedono ad Este, a Moncelese, a Pieve di Sacco, et a Campo San Piero, essercitate a tempi debiti, et ho fatto fare le mostre generali, a´quali anco il Signor Colonello Alessio s’è trovato presente, che li rivide, e con la sua assistenza furono anco raffinate le compagnie da quali si può sperare anco buon servitio. 1628-1631 Seconda guerra del Monferrato Successione al ducato di Mantova. Dopo circa 15 anni per l’Alesi la storia si ripete, il destino d’un mercenario lo conduce inesorabilmente d’una parte all’altra, l’alleato di ieri diventa il nemico. Alla morte del duca Vincenzo II di Gonzaga (1594-1627), la Repubblica di Venezia (con la Francia e il papato) si oppone all’Imperatore Ferdinando II, la Spagna e Carlo E. di Savoia. Le due parti sostenendo due diversi rami dei Gonzaga pretendenti all’eredità. Le ostilità iniziano nella primavera del 1628, si apre un primo fronte nel Monferrato con le truppe francesi. Nel settembre 1629 le truppe imperiali attraversano la Valtellina e scendono verso Mantova, lasciando dietro di loro peste e devastazioni. Il 19 settembre il marchese Ambrogio Spinola sbarca a Genova tentando una vana mediazione. Il Spinola non si ritroverà di fronte ai difensori di Mantova, rimanendo nel Monferrato. Venezia manda in soccorso di Mantova il capo di guerra Durante, in un secondo tempo vengono mandati nel mese di settembre 300 alabardieri con barche armate, sempre in settembre vengono mandati 4000 fanti condotti dal signor Francesco Orsino54 e dal conte Giovan Paolo Pompei con 500 cavalli. Il quarto soccorso viene dal colonnello Alessio con 1000 fanti. Infine il quinto invio di truppe fu di 1000 fanti con artiglieria. (Relazione fatta da Francesco Erizzo al Senato veneto. 162955) La resistenza di Carlo I di Gonzaga non può impedire la soldatesca imperiale di arrivare alle porte di Mantova. Il 16 e 17 aprile 1630 il marchese Alfonso Guerrieri Gonzaga riuscì a riprendere il Ponte dei Mulini all’esercito imperiale. I colonnelli Candido e Alessi con l’ingegner Beati vengono mandati per occupare il posto. (Romolo Quazza – La guerra per la successione di Mantova e del Monferrato – 1628/1631)56. 52 Per le nozze del dottore Vittorio Castellani colla nobile Giulia Cicogna – A. Tami, 1870. E: R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Belluno – Vol. II, 1974, p. 100. 53 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Padova – Vol. IV, 1975, p. 232. 54 Colui a cui viene affidata la difesa della porta Pradella. 55 Due cronache di Mantova – Documenti – 1857. 56 Pubblicazioni della R. Accademia Virgiliana, Serie II, miscellanea n. 6 – 1926. Malgrado le notevoli fortificazioni e l’eroica difesa della città, nel luglio 1630 Mantova cade al nemico, seguono saccheggi e violenze per tre giorni. Ambrogio Spinola si spegne due mesi dopo nel suo feudo di Castelnuovo Scrivia. 1629 Padova, il 28 agosto. Relazione57 di Marco Priuli, Capitano. In questi ultimi mesi del reggimento ho fatto la visita generale delle cernide di tutto il territorio, nella quale con l’assistenza del signor Collonello Alessio, che per tal effetto mi fu spedito dall’Eccellentissimo signor Generale, si sono fatte nove cernide de soldati (…). 57 R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Padova – Vol. IV, 1975, p. 244. Verona Del periodo veronese, riguardando la sua vita privata, il Tasti scrive: Si stabilì a Verona, dove sposò una donna nobile e ricchissima. Senza figli, giunse al compimento della sua vita a 63 anni, età scalare, nel 1632 dopo l’Incarnazione di Cristo, il 28 dicembre … La mia indagine mi conduce all’Archivio di Stato di Verona, in un faldone intitolato “Anagrafi”58, in un repertorio alfabetico troviamo: l’anno 1625 in contrada Falsorgo. Benedictus de Alexiis collonellus militus f.q. Fran.ci. di anni 5059, seguito dalla moglie Domenica vedova d’un primo matrimonio con Ecc. Dottor Petropaoli di anni 35. Con loro vivano: Giovanni, servo di anni 30, altro Giovanni, carrozzer60, di anni 23, due ragazzi61 Luca e Francesco di anni 15 e infine: Margherita, serva di anni 50. Sotto viene precisato: Casa ad’affitto: Paga ducati 70 al m. Gio: Batta Sacco. Venuto ad habitare nella Città, già mesi sei. Sempre nello stesso archivio un registro62 datato 1627 con gli estimi degli abitanti di Verona ci rivela che Benedetto, nella sopradetta contrada, pagava di tasse soldi 19 per quell’anno. Infine, in un registro63 dei morti, alla pagina 25 troviamo per il mese di dicembre 1632: 27 detto T Giacometto Il Sig.ro Collonello Benedetto Alessio All’archivio diocesano di Verona, si trova un altro registro64 dei morti, della parrocchia di San Giacomo alla Pigna: Li Ill.mo Benedetto Alessio Collonello della Serenissima Republica di Venezia n.ro Parochiano dopò l’haver ricevuto li sanctissimi Sacram.ti passò à miglior vita il 29 Xbre 1632, et fu sepolto In S. Anastasia de Padri Dominicani. 58 AS Verona – Deputazione Provinciale di Verona – Antichi Estimi Provvisori – Busta IX dal n. 266 al n. 300. 59 Penso che Benedetto si vuole ringiovanire! 60 Probabilmente quello che conduce la carrozza. 61 Forse si tratta di due figli del primo matrimonio della moglie. 62 AS Verona – Antichi Estimi Provvisori – faldone 25. 63 AS Verona – Morti-Città – 1632/1641, n. 49. 64 Libro dei morti – S. Giacomo alla Pigna – 1632/1693.