Benedetto Alesi
(1569-1632)
Colonello di Terraferma
Contesto storico – Appunti biografici
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Robert L. Invernizzi
Ottobre 2024
Abbreviazioni:
R.R.V.T. = Relazioni dei Rettori veneti in Terraferma – Istituto di storia economica
dell’università di Trieste – Giuffrè editore – Milano.
---o--Ringrazio Elena Beghetto per il suo aiuto
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In provincia di Ancona, la città di Arcevia1 è appollaiata sul monte Sasso Cischiano,
luogo fortificato difficile da espugnare. Fuori della cinta muraria il territorio comunale
si estende su un vastissimo comprensorio collinare cosparso da numerosi borghi,
castelli e ville.
Gli Alesi2, nel Cinque-Seicento, sono localizzabili nel cuore del paese, non lontano della
parrocchiale San Medardo, nel luogo detto San Spirito o nella contrada dell’Arco3.
Sono conosciuti come artigiani, falegnami-intagliatori, si trovano anche due notai ed
alcuni religiosi, nella gerarchia del governo comunale fanno parte della “classe media”
gli Artifices4. Della parentela Alesi, due uomini sono noti nella prima metà del Seicento:
Giovanni Battista, un cantante, tenore alla cappella Sistina ed un certo Benedetto,
militare al servizio della Spagna ed in seguito della repubblica veneta.
Del primo citato, il tenore Giovanni Battista, ho potuto ritracciare l’essenziale della sua
vita5. Per l’avventuroso soldato Benedetto oggi sono in grado di svelare alcuni
particolari della sua esistenza.
Concernendo l’anagrafe di Benedetto, possiamo riferisci ad un documento trovato
all’archivio di stato di Verona in cui è detto figlio di Francesco6. Per quello che riguarda
1
Rocca Contrada è l’antico nome di Arcevia, il cambiamento avviene nel 1817, i rocchensi diventano gli
arceviesi.
2
Il comune di Arcevia nelle Marche è la terra delle mie radici, parte materna: gli Alesi (o Alessi) nel corso
dei secoli le due versioni del cognome sono possibili, negli archivi veneti spesso viene detto Alessio. Noi
utilizzeremo la versione oggi “ufficiale”: Alesi.
Volendo completare la nostra genealogia e capire i legami tra alcuni personaggi della parentela Alesi,
dopo le ricerche di un mio fratello, riprendo il testimonio circa 15 anni dopo (2014). Ricercatore abituato
agli archivi bergamaschi inciampo subito su tantissimi documenti, negli archivi marchigiani, della fine del
Cinquecento, che siano parrocchiali come notarili, rogitati senza cognomi. Superando le difficoltà trovo
della mia famiglia Alesi due generazioni indietro nel tempo e il legame dei miei avi con il cantante
Giovanni Battista. Del colonello Benedetto, non ho trovato la conferma del legame con i miei. Eppure
così evidente, le dimensioni di Arcevia nel Cinquecento, piccolo paese intra-muros, non mi lasciano
dubbi.
3
La località Costa viene citata l’anno 1517 per un certo Antonio e l’anno 1535 per Daniele Alesi (Archivio
Storico Comunale di Arcevia – Riformanze & Bussoli).
4
Il governo arceviese è diviso in tre gradi: cives (urbani, maggiorenni) artifices (urbani, esercitando arte
meccanica) e villaroli (non urbani, contadini), questa mia definizione è riduttrice, il tema è molto più
complesso.
5
(99+) Giovanni Battista ALESSI Tenore alla cappella Sistina - Appunti biografici | robert Invernizzi Academia.edu
la nascita di Benedetto, non è stato possibile identificarlo tra i battesimi nei registri
dell’archivio parrocchiale di San Medardo di Arcevia. Sappiamo che decedette l’anno
1632, nella sua biografia risulta morto all’età di 63 anni, dunque sarebbe nato
nell’anno 1569, data che corrisponde piuttosto bene con gli eventi descritti in tutto
l’arco della sua vita.
Divagazioni sulle biografie
Prima o poi tutti moriremo, i nostri corpi scompariranno chi si preoccupa di scrivere
una biografia della gente comune? Le rubriche necrologiche dei diari sono solitamente
le ultime tracce lasciate dalla grande parte della gente ordinaria, si scrivono libri e
biografie solo per celebrità o persone di talenti eccezionali. La maggiore parte delle
vite spariscono, piano piano la loro impronta si cancella, rimane qualche foto, oggetti,
pochi documenti. Con il tempo che passa gli eventi della vita del defunto si
dimenticano, la verità viene deformata, i dati mischiati7.
Anche se la vita di Benedetto Alesi fu una vera epopea, avventure di fede, di ferro e di
sangue, nella prima parte della sua gioventù fu una persona ordinaria, le sue scelte di
vita non sono eccezionali ma il percorso dell’uomo é unico e singolare. Un mercenario,
soldato di ventura come lui, non ha certamente nessun talento, ma il personaggio
s’inserisce in un’epoca: nella tumultuosa storia europea di quattro secoli fa. S’inserisce
nella vita dei nostri avi, in un modo di vivere oggi dimenticato e non sempre facile da
capire con i nostri occhi del ventunesimo secolo.
Senza l’ecclesiastico, il ditirambico Lelio Tasti, oggi l’Alesi sarebbe caduto nell’oblio.
Biografia di Lelio Tasti
Sono diverse le biografie8 del colonello Alesi, alcune un po’ fantasiose, quasi tutte
copie di quella scritta da Lelio Tasti, la più affidabile. Sono solo due pagine9 che
succintamente ritracciano la vita di Benedetto, appunti però preziosi, scritti da un
contemporaneo di Benedetto, nativo di Arcevia come lui, i due uomini si ritrovano a
Milano nel periodo cerniera che vede il mercenario Alesi cambiare campo per
diventare un importante capo militare di Terraferma della Repubblica di Venezia.
6
Ho qualche dubbio sul documento dell’archivio di Verona, dalle mie ricerche, come da quelle di Paolo
Santini, non emerge nessun Francesco Alesi. Per molto tempo ho pensato che Benedetto fu figlio di
Gerolamo. Un certo Alesi Girolamo di Pier Alesio sposa in Rocca Contrada, l’8 settembre 1566, donna
Sulpitia figlia di Martino Abi. Nelle nostre brevi ricerche notarili in Ancona un Benedetto figlio di
Gerolamo Alesi viene citato con la sorella Giulia in un rogito del 1593 (Archivio di Stato di Ancona –
notaio Spera Orantonio 1593-1639 n.40).
7
Commento ispirato dal libro di Paul Auster, Brooklyn follies – 2005.
8
“Sito ed origine di Rocca Contrada: anno 1636” - Lelio Tasti.
"De claritate perusinorum" di Sinbaldo Tassi - ms.1449 - c.41v. – manoscritto in Biblioteca Augusta di
Perugia (l’autore muore nel 1702).
“Dimostrazione istorica del nobile sì antico che moderno stato di Roccacontrada” - F. Brunamonti – 1747.
“Le scienze ed arti nobili ravvivate in Arcevia” - Francesco Abbondanzieri - Jesi 1752.
“Delle antichità Picene” – abate Giuseppe Colucci – Tome XIII - Fermo 1791
9
Due pagine, però la più lunga e bene dettagliata delle otto biografie dei militari nativi di Arcevia che
hanno servito sotto Alessandro Farnese o per la Repubblica di Venezia.
Il prete Lelio Tasti (1564-1644) è il tipico esempio di questa piccola nobiltà campagnola
caratteristica di queste cittadine marchigiane. Studia in Perugia, dottore in diritto,
protonotario apostolico, abate di S. Angelo in Arcevia. Vicario Generale in
Fossombrone, beneficiato (dal pontifice Paolo V) di un canonicato e Penitenziere
maggiore nell’archidiocesi di Milano (1607) appresso il Cardinale Federico Borromeo.
Fu eletto vicario nel 1614 del cardinale Orazio Spinola a Genova e nel 1622
dell’arcivescovo Carrafa a Napoli. Commissario generale e vicario apostolico nelle città
di Lecce (1629) e Cosenza (1629-1630), ritornato ad Arcevia scrisse la storia del paese
dove morì nel 164410.
L’autore descrive il suo paese, la sua gente, il territorio, la storia di Arcevia e si culla
lungamente nelle descrizione del ceto dirigente arceviese, nel tentativo di dimostrare
la loro antica nobiltà. Sono inni e panegirici per l’oligarchia e il clero locale.
Storico del patriziato locale, certo, ma fu ugualmente un eccellente testimonio della
sua epoca. Dai suoi numerosi spostamenti attraverso tutta l’Italia conosce
perfettamente le politiche nazionali.
Le note biografiche su Benedetto, segnate da Lelio Tasti, sono estratte da un
manoscritto, in quattro libretti, intitolato: Sito ed origine di Rocca Contrada11 dell’anno
1636, cioè 4 anni dopo il decesso di Benedetto. Il manoscritto indubitabilmente sarà
consultato e ricopiato da numerosi storici e studiosi marchigiani, oggi una copia è
conservata nell’archivio comunale di Arcevia, nel 2009 viene trascritto in italiano e
pubblicato da Paolo Santini12.
Il punto di partenza di questa mia ricerca si appoggia essenzialmente sulla detta
biografia, dunque mi sembra indispensabile riprodurre la trascrizione di Paolo
Santini13.
440
10
Benedetto Alesi
Benedetto Alesi fin dalla prima gioventù fu acceso da un gran
desiderio di gloria. Andò in Inghilterra, poi si trasferì in Belgio, dove
militò sotto Alessandro, l’eroe farnesiano comandante in capo
dell’esercito che combatteva contro i nemici eretici. Quando il Farnese
morì, militò sotto il marchese Ambrogio Spinola, che era stato
chiamato a sostituirlo. Essendo non poco attivo, in 18 anni salì
attraverso tutti i gradi militari sino a divenire comandante dei soldati.
Infine fu assunto dallo stesso Marchese come Aiutante (titolo, come
dicono, allora molto onorifico, per incarichi, onore e stima, presso le
milizie delle Fiandre). E questo per un atto di valore che aveva
compiuto, con grande coraggio alla presenza e sotto gli sguardi di
quasi tutta la città e che gli procurò presso tutti celebrità e grande
fama.
“Le scienze ed arti nobili ravvivate in Arcevia” - Francesco Abbondanzieri - Jesi 1752.
De situa origine Rocchae Contratae.
12
Storie e cronache del’600 – Lelio Tasti – Sito ed origine di Rocca Contrada – anno 1636 – Edizioni
Exorma.
13
Ringrazio sentitamente Paolo Santini per la sua disponibilità.
11
Si stava assediando e assalendo Ostenda, città della Fiandra molto
forte per la posizione, le mura e i difensori. Era inoltre fortificata,
fornita di viveri e rinforzata da un nuovo presidio militare ogni
trimestre e anche più spesso. Finalmente, per espugnarla, [c. 286] il
Marchese stabilì di fare un’irruzione. Furono scelti i comandanti
secondo l’uso militare e proprio l’Alesi fu preferito agli altri per
guidare le truppe italiane, dato che era già conosciuto per precedenti
prove. Non fu un giudizio errato. Infatti, appena dato il segnale, per
primo dalle mura di Ostenda saltò giù dentro la città. Dopo aver
procurato e ricevuto parecchie ferite, grondando sangue di eretici e di
barbari, occupò da solo una delle porte. Da questa respinse i nemici
finché non sopraggiunsero le truppe ausiliarie inviate dal Marchese,
consentendo poi attraverso essa il passaggio di tutto l’esercito. Cosi
Ostenda, nel 38º mese dall’assedio, principalmente per il valore di
Benedetto Alesi, tornò di nuovo in potere del re di Spagna.
Scoppiarono, poi, per gravi motivi, dissidi e inimicizie tra Alfonso
d’Avalos, comandante dell’accampamento, e l’Alesi. Alfonso infatti
aveva spesso tentato di fargli delle prepotenze per mezzo dei suoi
soldati e l’Alesi, dato che mal sopportava tutto ciò, non poté frenarsi
e lo sfidò a duello per decidere quella contesa con la spada. Ma
poiché Alfonso non accettò, dato che (come lui diceva) l’Alesi [c. 287]
non era un suo eguale, si lasciò perdere il duello. L’Alesi però insisteva
sostenendo che un veterano come lui, rimasto sotto le armi per oltre
diciotto anni ed insignito del grado di comandante per il suo valore ed
il suo coraggio, aveva diritto di essere ritenuto nobile al pari dei più
nobili. Infatti è proprio il servizio militare e l’uso della armi che
rendono l’uomo ragguardevole sotto ogni punto di vista, secondo le
consuetudini e le leggi militari. Ma alla fine l’Alesi, poiché di giorno in
giorno gli cresceva nell’intimo l’odio verso Alfonso, su consiglio del
marchese Spinola, che gli si era affezionato perché ne aveva
compresa la lealtà e l’attività indefessa, partì per la Spagna. Colà, da
Vincenzo Centurione di Genova, fu fatto comandante dei marinai
delle sue galere per trasportare sul litorale africano 500.000 Mori
(come si diceva) che erano stati espulsi dalla Spagna dal re Filippo III,
intorno all’anno 1609, a causa delle loro indicibili scelleratezze.
Trasferiti questi, ricevette dal Re uno stipendio mensile di trenta
ducati da riscuotere a Milano in qualità di emerito. Quando giunse a
Milano fu straordinario vedere con quanto entusiasmo venne accolto
dai patrizi (come io stesso posso testimoniare, [c. 288] avendolo visto)
e dai suoi compagni d’arme. Ma i ministri regi non ignoravano la sua
esperienza nell’arte militare. Perciò quando il re Cattolico, nell’intento
di reprimere fin dall’inizio quei ben noti torbidi fra il duca di Savoia e il
duca di Mantova, ordinò di fare la coscrizione dei soldati, l’Alesi fu
richiamato fra i primi comandanti. Ma sedato il meglio possibile quel
turbine, egli venne chiamato dalla Repubblica di Venezia come primo
dei quattro tribuni militari. Fu nominato comandante e supervisore di
tutti i soldati della Terraferma (come dicono), tanto di quelli
presidiari, costieri e stipendiati, quanto di tutte le città e rocche
fortificate. Gli fu proposto un onorario generosissimo, di duemila
ducati all’anno. Si stabilì a Verona, dove sposò una donna nobile e
ricchissima. Senza figli, giunse al compimento della sua vita a 63 anni,
età scalare, nel 1632 dopo l’Incarnazione di Cristo, il 28 dicembre,
aprendo a se stesso e alla sua Patria la porta di una fama che non
perirà mai.
441
Andiamo a riprendere punto per punto gli eventi e personaggi descritti dal Tasti per
ricollocare Benedetto nel contesto storico. La mia intenzione non è di essere l’esegeta
degli scritti del Tasti, però non posso impedirmi d’interrogarmi sulle fonti che hanno
ispirato il Tasti, in primo luogo quando scrive: Benedetto Alesi fin dalla prima gioventù
fu acceso da un gran desiderio di gloria. Quello è il commento d’un familiare dell’Alesi
o di un amico d’infanzia, non vedo il Tasti romanzare in quel modo, non corrisponde al
resto della sua opera.
Seconda interrogazione, come interpretare: …in 18 anni salì attraverso tutti i gradi
militari…? Nel testo: subito dopo (i 18 anni) l’Alesi viene scelto come Aiutante dal
marchese Spinola. Secondo me questi 18 anni di servizi arrivano lì, nel 1603-1604,
dunque Benedetto avrebbe iniziato la vita militare tra sui 16 e 17 anni.
Riguardando i fatti militari descritti, Lelio Tasti ha incontrato l’Alesi a Milano, ed è
perfettamente ragionevole pensare che abbia raccolto qualche confidenza
direttamente dall’interessato. Poi ci sono alcuni di questi militari, compagni di ventura
dell’Alesi, come lo dice il biografo: fu straordinario vedere con quanto entusiasmo
venne accolto dai patrizi (come io stesso posso testimoniare, avendolo visto) e dai suoi
compagni d’arme. Dunque le testimonianze possibile furono diverse.
Per l’ultima parte della vita dell’Alesi, Tasti scrive: Si stabilì a Verona, dove sposò una
donna nobile e ricchissima. Senza figli, giunse al compimento della sua vita a 63 anni,
età scalare, nel 1632 dopo l’Incarnazione di Cristo, il 28 dicembre (…). Il fatto di
conoscere la data, vera e precisa, della sua morte, dimostra che l’informazione da
Verona è passata rapidamente in Arcevia, indicare poi: Senza figli … mi fa pensare che
esistesse la sua successione notarile14 da concludere per la parte arceviese.
Le osservazioni del Tasti e la sua descrizione dell’Alesi, conducono ad una restituzione
del personaggio senza equivalente tra gli altri notabili arceviesi dell’epoca.
---o---
14
Abbiamo ricercato nei repertori dell’archivio notarile all’Archivio di Stato di Verona, non c’è traccia
d’un testamento di Benedetto Alesi.
La storia del colonello Benedetto Alesi è strettamente legata al condottiero Alessandro
Farnese15, duca di Parma, governatore dei Paesi Bassi Spagnoli (1578-1592),
comandante dell’armata delle Fiandre. La ribellione dei Paesi Bassi (eretici) contro la
dominazione spagnola, detta guerra degli ottant’anni (1568-1648), vede la
mobilizzazione di una coalizione internazionale, cattolica, composta per una grande
parte da soldati spagnoli ed italiani.
Ecco il quadro storico dove s’integrano le prime vicende del soldato Alesi, l’inizio della
sua lunga carriera militare, che abbraccia per lo meno quattro decenni; sarà attivo fino
(per lo meno) all’anno 1630, quando aveva 61 anni.
Alessandro Farnese
Nella prima parte della sua vita, i legami di Benedetto Alesi con la Spagna
indubitabilmente s’intrecciano, in primo, sotto l’influenza di Alessandro Farnese.
Alessandro, il futuro duca di Parma, giovanissimo, segue suo zio, il re di Spagna Filippo
II (succede al padre Carlo V l’anno 1555). L’anno 1556 Alessandro aveva solo 11 anni e
affidato dal padre Ottavio come pegno della sua fedeltà, raggiunge la corte del re
Filippo in Spagna. L’anno seguente (1557) Alessandro si trova già a Bruxelles e da quel
momento in un modo o nell’altra manterrà un piede nei Paesi Bassi16 per tutta la sua
vita.
Nel 1577 Alessandro ha 32 anni, ottiene il comando dei reggimenti spagnoli in Italia
destinati a trasferirsi nelle Fiandre. Da quel momento la sua vita sarà una successione
di battaglie e assiedi di piazze forte. Nella seconda metà del Cinquecento Alessandro
Farnese andando a Loreto si ferma a Arcevia per visitare due suoi ufficiali nella guerra
di Fiandra: Achille Centauri e Profetto Cardi17 e fu ospitato in casa di quest’ultimo. (F.
Abbondanzieri, opera citata).
La mia immaginazione raffigura nella mia mente l’immagine di questi ragazzi, giovani
arceviesi18, sbalorditi alla vista dell’eroe farnesiano che cavalca negli stretti vicoli del
15
Nato a Roma nel 1545, deceduto in Francia nel 1592
I Paesi Bassi, all’epoca inglobavano una piccola parte dell’estremo nord dell’attuale Francia, la
maggiore parte del Belgio e qualche (piccolo) territorio nel sud dell’Olanda di oggi.
17
Inviati in qualità di Ufficiali con le milizie spedite dal Pontificie in soccorso di Carlo IX contro gli
Ugonotti nel 1564, poi passano nelle guerre di Fiandra con Alessandro Farnese.
18
Sono numerosi gli arceviesi che vanno a seguire il principe Farnese, sotto il comando dell’Alesi ci fu il
capitano Francesco Paci.
Sono citati ugualmente:
Alfonso Veneri, comandante (capitano) sotto Alessandro Farnese, passa sotto Carlo Emanuele duca di
Savoia, decede circa l’anno 1579.
Navio Ghiandenghi, militare sotto Alessandro Farnese, morì in Belgio l’anno 1586.
Pietrantonio Tasti, con Alessandro Farnese nelle Fiandre, morì combattendo l’anno 1587.
Camillo Mannelli nato l’anno 1553, fu in Belgio con Alessandro Farnese, tra i soldati arruolati con lui
c’erano oltre trenta arceviesi. Comandante, decedette in Belgio l’anno 1588.
Aurelio Bianchi, soldato sotto Filippo II di Spagna, poi con Carlo IX re di Francia. Lo ritroviamo nelle
Fiandre con Alessandro Farnese poi in Toscana con Ferdinando de Medici. Combatté i turchi per Rodolfo
imperatore d’Austria, morì nel mare Egeo l’anno 1599.
Giulio Alavolini fu capitano di corte presso la Repubblica di Venezia, partecipò alla battaglia di Lepanto
(1571), Sergente Maggiore, decedette in Arcevia l’anno 1617.
16
paese. La testa piena dei racconti guerrieri dei veterani, come è possibile non sognare
gloriose avventure? A volere scoprire lontani paesi?
Arriviamo all’anno 158819 quando i ribelli olandesi fanno alleanza con la regina
d’Inghilterra Elisabetta Tudor (nemici eretici: L. Tasti).
Probabilmente è lì che inizia la carriera militare di Benedetto Alesi, come descritta dal
Tasti, nella sua biografia comincia il ritratto di Benedetto: Andò in Inghilterra, poi si
trasferì in Belgio…
Non so se dobbiamo prendere alla lettera la cronologia del Tasti, certo è possibile che
Benedetto sia passato “in primis” sul territorio inglese, però disturba il fatto che prima
vada in Inghilterra poi si trasferì in Belgio, dove militò sotto Alessandro, l’eroe
farnesiano… (L. Tasti).
Nel maggio di quell’anno 1588 parte dalla Spagna l’Invincibile (e mal organizzata!)
Armada alla conquista dell’Inghilterra, con la disastrosa fine che tutti conosciamo! Già
prima del 1588 e anche dopo sono avvenuti degli sbarchi di soldati spagnoli
nell’attuale Bretagna francese (nelle mani degli inglesi) ma anche sulla costa
d’Inghilterra, piccoli eventi isolati senza conseguenze militari. Qui dobbiamo fare
entrare in scena un nuovo personaggio, parlo di Federico Spinola20 fratello del
marchese Ambrogio, citato dal Tasti. Federico militò sotto gli ordini di Alessandro
Farnese, come vedremo più avanti, fu anche lui protagonista, come l’Alesi, di un duello
con Alfonso d’Avalos.
Benché più giovane del fratello, fu lui il guerriero della famiglia, noto per la sua
temerità, prima del fratello Ambrogio, il quale si dimostra prudente e razionale.
Federico la spada in mano, Ambrogio lui studia strategia e tattica.
Giovanissimo, Federico diventa un marinaio riconosciuto per i suoi fatti militari con le
sue galee, impedendo le comunicazioni marittime tra gli alleati nemici, bloccando
l’acceso al porto di Ostenda, ostacolando il rifornimento degli assediati. Federico
muore in combattimento, aveva 33 anni.
Girolamo Mannelli junior (1556-1619), combatté in Fiandra sotto Alessandro Farnese, passò alle
dipendenze della Repubblica di Venezia come Governatore delle armi in Cattaro, in Istria (1593) e
Candia. In Creta fu comandante delle milizie che presidiavano l’isola. Dopo 18 anni di servizio, passò al
servizio del duca di Savoia Carlo Emanuele come colonnello, poi come Luogotenente generale. Dal re di
Francia fu insignito del titolo di cavaliere dell’ordine di S. Michele. Morì in R.C. nel 1619.
Citati da F. Abbondanzieri:
Francesco Brunamonti, (1606) militare nelle Fiandre ed in Francia, nominato colonnello.
Fulvio Filippini, si segnalò nelle guerre di Fiandre (senza data).
Gio. Bernardino Orsini, ufficiale nelle guerre di Fiandre sotto Alessandro Farnese, poi in Francia con il
generale Ercole Sfondrati. Tornato in Patria fu eletto Capitano di Fanteria nel 1592, morì nel 1621. Sono
citati suoi compagni militari, arceviesi: Giovanni Ruggieri, Fabio Monsignorini ed il luogotenente
Giambattista Riva. (Nomi estratti dalle opere citate nota n. 4 del Tasti e Abbondanzieri).
19
Il conflitto, non dichiarato, tra Spagna e Inghilterra era già iniziato nel 1585.
20
1571-1603.
Anche Federico con la sua flottiglia di galee fa alcuni sbarchi sulla costa inglese,
dunque nell’ultimo decennio del Cinquecento, per Benedetto Alesi non mancano le
opportunità di mettere piede in Inghilterra.
Nei quattro anni che precedono la morte del duca (1588-1592), vi sono numerose
battaglie, soprattutto nel nord della Francia contro il re francese, l’ugonotto, Enrico IV,
in Parigi, Lagny, Corbeil, Rouen, Caudebec. Il duca Alessandro decedette il 2 dicembre
1592 ad Arras, nel nord della Francia.
Qui abbiamo un buco di una decina d’anni, il Tasti nella sua scorciatoia biografica salta
dal Farnese al Spinola, il nostro Benedetto Alesi probabilmente farà parte delle truppe
d’occupazione in territorio Belgio.
Da Federico Spinola passiamo a suo fratello, il marchese Ambrogio (1569-1630), i due
sono nativi di Genova, la loro famiglia come quella dei Centurione, altri genovesi,
tratteneva rapporti commerciali e soprattutto finanziari con la monarchia spagnola. La
carriera militare di Ambrogio inizia nel 1602 e fu nominato nel 1603 generale delle
truppe al servizio della Spagna nelle Fiandre.
Il Tasti parla di una grande stima del marchese verso Benedetto Alesi, però nel 1602
sono circa 15 anni che l’arceviese milita per la Spagna, quando Ambrogio era appena
entrato sul “campo” militare. Forse Benedetto era già aureolato d’una certa fama
militare, ma secondo me la fiducia del marchese all’incontro di Benedetto proviene, in
parte, dal fratello Federico.
Alfonso d’Avalos
Arriviamo alla discorda di Benedetto con Alfonso d’Avalos, le offese di quest’ultimo e il
suo rifiuto del duello con l’Alesi. Sono così numerosi gli Alfonsi d’Avalos, della stessa
generazione, che un chiarimento fu necessario dagli studiosi Maurizio Arfaioli e
Stefano Pierguidi21. Quell’Alfonso, citato dal Tasti, fu il figlio naturale di Ferrante
Francesco d’Avalos, viceré di Sicilia. Nato circa nel 1567 (+1620), inizia la carriera
militare nel 1584 sotto Alessandro Farnese, generale di cavalleria nelle Fiandra tra
1585 e 1590. La sua carriera si ferma per un disaccordo tra suo fratello Alfonso Felice e
il Farnese. Successivamente, dopo la morte di Alessandro Farnese, fa il suo ritorno nel
1596 nel consiglio di guerra dei Paesi Bassi. Comanderà nel 1601 un reggimento di
soldati italiani nelle Fiandre, però dovrà dimettersi il 21 marzo 1603 per gravi
disaccordi con il generale spagnolo Francisco di Mendoza, rimarrà in Belgio fino al
1613. Conclude la sua carriera in Italia come governatore provinciale del Monferrato al
servizio di Ferdinando Gonzaga duca di Mantova.
Oltre al duello mancato con Benedetto, il d’Alvalos nel passato aveva avuto un
conflitto con Ranuccio22 figlio di Alessandro Farnese, i due si sono confrontati in duello,
il duca elesse per secondare suo figlio, Federico Spinola23.
21
Schede Secentesche – XLVI – Giovan Battista Marino e gli “Alfonsi d’Avalos” – 2011. E: Bastion of
Empire: The Italian terzo vecchio of the Army of Flanders (1597-1682) – Maurizio Arfaioli, 2023.
22
1569-1622.
23
Vita del marchese Ambrogio Spinola – Filippo Casoni, 1691 - Libro I pag. 18.
Assedio di Ostenda (1601-1604)
Sono tre anni di battaglie sanguinose, la lettura dei combattimenti, scaramucce e
assalti sono del tutto paragonabili a quelli della prima guerra mondiale (1915-1918).
Non fu una guerra di movimenti, sono bombardamenti delle posizioni nemiche, scavi
di gallerie sotto le linee avverse con scoppio di mine di tonnellate di esplosivo, per
finire in corpo a corpo nelle trincee. Si stima a circa 50.000 morti, ma sarebbe altri
100.000 feriti e mutilati.
Sono condizioni particolarmente difficili, munizioni e viveri arrivavano irregolarmente,
mancava il denaro per il soldo delle truppe, numerosi tradimenti e ammutinamenti
sono evocati, varie malattie colpiscono, anche la peste.
Nel 1603, per finanziare l’assedio di Ostenda, Ambrogio Spinola contratta un prestito
di 720.000 scudi ai banchieri Vincenzo Centurione e Francesco Serra, genovesi
residenti in Anversa. Il detto Vincenzo Centurione (figlio di Cristoforo) è quello citato
nella biografia del Tasti, ma in Spagna fu suo fratello Ottavio il principale banchiere
della monarchia spagnola.
L’assedio della città belga viene minuziosamente descritto da un militare presente sul
campo di battaglia, il capitano francese Christophe de Bonours, la sua lunghissima
opera (più di 700 pagine) Le mémorable siège d’Ostende, viene pubblicata nel 1628.
Descrive prolissamente tutte le peripezie dell’accaduto. Cita centinaia di nomi di
militari presenti, soprattutto per onorare i caduti, il nome dell’Alesi non appare.
Nel testo del Tasti leggiamo: … (Alesi) occupò da solo una delle porte. Da questa
respinse i nemici finché non sopraggiunsero le truppe ausiliarie inviate dal Marchese,
consentendo poi attraverso essa il passaggio di tutto l’esercito. Nei numerosi racconti
letti da me, riguardando gli ultimi fatti militari per la presa d’Ostenda, non sono
descritti eventi precisi che si potrebbero collegare con l’Alesi. Il più dettagliato viene da
Marco Severino24, estratto da archivi militari25, che corrisponde per il meglio con il
testo dell’arceviese:
Fidele alla propria filosofia di comando, il marchese (A. Spinola) si spostava in
continuazione fra l’accampamento di Blankenberge, sulla costa circa 25 chilometri a
nord-est di Ostenda, e quello di Damme, poco lontano da Bruges, per poi tornare
quanto più spesso possibile alle linee sotto Ostenda.
Lo Spinola si trovava là quando, nella notte fra il 19 ed il 20 settembre, una poderosa
mina spianò i resti del Petit Pouldre creando nelle seconda cortina una breccia di oltre
quaranta metri.
Un rapido assalto da parte di tre compagnie spagnole e tre italiane si impossessò di un
tratto di mura e dei due bastioni che lo delimitavano; gli attaccanti respinsero
facilmente un immediato ma poco convinto contrattacco della guarnigione, e prima
dell’alba i rinforzi spagnoli diretti personalmente dallo Spinola sciamavano nella
breccia: la città vecchia era finalmente caduta in mano spagnola.
24
Ambrogio Spinola il generale ed il suo tempo – in: Studi storico-militari – 2000 – Stato Maggiore
dell’Esercito – Ufficio storico.
25
Nota n. 52: A.S.-E., plico 2229, dispaccio in cifra dello Spinola al re, da Ostenda, 22 settembre 1604.
Passano cinque anni tra la presa di Ostenda e la presenza (supposta) di Benedetto,
all’incirca nell’autunno del 1609, in Spagna. In quel periodo per il marchese Spinola fu
un’alternanza di combattimenti, assedi e battaglie per il controllo delle Fiandre.
Il genovese Vincenzo Centurione e la deportazione dei mori
I banchieri Centurione sono attivi nella penisola iberica già alla fine del Quattrocento. I
finanziari genovesi erano indispensabili nell’economia spagnola come nella logistica
mediterranea. Il trasporto marittimo era vitale per la monarchia spagnola, doveva
collegare i suoi possessi nel mediterraneo con la Germania e il Belgio dopo la chiusura
della rotta atlantica nel 156626. Nel contesto dell’epoca, i porti di Genova e Savona
rappresentavano la tappa cruciale tra le due penisole. Vincenzo Centurione contratta
nel 1608 un accordo con le autorità spagnole per la manutenzione delle dodici galee
della flotta spagnola, malgrado il disaccordo del Consiglio delle Galee, contrario al fatto
che sia uno straniero ad occuparsene. Furono pagati 13.000 ducati per nave27.
La deportazione
“(Il Re Filippo III con il) parere e consiglio di molti teologi e persone
intelligenti e dotte, che l’hanno approvato e detto che lo può far
con buona coscienza” 28
Cosi descrive Ambrogio Spinola, nell’ottobre 1609, la decisione del re Filippo III per la
deportazione dei mori.
Infatti il 4 aprile 160929 il re di Spagna firma il decreto per la deportazione dei moriscos
e cinque giorni dopo viene firmato il Trattato di Anversa (o tregua dei dodici anni) tra
la Spagna e le Province Unite. Dunque già nel 1609 Benedetto Alesi poteva essere in
Spagna.
Nel 1609 vengono reclutati centinai di soldati in Milano, Sicilia e Napoli e messe a
disposizione della Spagna le galee genovesi degli armatori Doria, Centurione e Spinola.
Il trasporto dei mori s’organizza rapidamente, la maggiore parte verso l’Africa del
Nord, alcuni sono sbarcati nei porti francesi del Mediterraneo, altri in Italia.
Deportazione, ma non solo, gli armatori genovesi costringono alcune di queste
persone a servire come galeotti (rematori), sono descritti numerosi casi di schiavitù,
anche il rapimento di bambini.
Il genovese Vincenzo Centurione con il fratello Ottavio fu un attore molto attivo nella
deportazione e l’Alesi fu fatto comandante dei marinai delle sue galere (L. Tasti).
Indubitabilmente la parte meno gloriosa della sua carriera. L’esilio forzato dei mori si
conclude nel 1614.
26
Insurrezione olandese.
Real Academia de la Historia - Carlos Álvarez Nogal.
28
Arch. Stato Genova – AS, Litterarum, Spagna, b. 2425, mz. 16, s.f. Madrid, 20 ottobre 1609, lettera al
governo genovese.
29
Il decreto rimane segreto fino al mese di agosto e ufficializzato solo il 22 settembre per prevenire la
fuga e disordini, entro la fine del mese dicembre circa 120.000 persone saranno imbarcate di forza.
Entro l’anno 1614 saranno più di 300.000 persone espulse.
27
Milano
Dopo la sua partecipazione alla deportazione per percepire il suo compenso (o
pensione) … stipendio mensile di trenta ducati da riscuotere a Milano (L. Tasti)ricordiamo che nel 1540, all’estinzione degli Sforza, il ducato milanese passa alla
Spagna - il nostro soldato di ventura si rende nella capitale Lombarda dove ritrova il
suo compatriota l’abate Lelio Tasti, sappiamo della permanenza del canonico, datata
dal 1607 al 1614. Possiamo probabilmente datare, per l’Alesi, il soggiorno milanese
nell’anno 1613, quando inizia la prima guerra del Monferrato. L’ultimo fatto di guerra
di Benedetto al servizio dei spagnoli.
Guerra di Monferrato (1613-1617)
L. Tasti: …noti torbidi fra il duca di Savoia e il duca di Mantova, ordinò di fare la
coscrizione dei soldati, l’Alesi fu richiamato…
Nel dicembre 1612 al decesso di Francesco Gonzaga, duca di Monferrato, doveva
succedere il duca di Mantova. Per garantire i diritti30 di sua nipote Maria, vedova del
defunto duca Francesco, suo zio Carlo Emanuele I duca di Savoia invade il ducato di
Monferrato nel mese di aprile 161331. Vengono conquistate le città di Alba, Monclavo
e Trino. Però per la Spagna il territorio monferrino era strategico, permetteva il
collegamento dei porti mediterranei con il suo ducato milanese.
Sul finire del 1613 viene nominato il già citato Alfonso d’Avalos, generale delle truppe
spagnole del Monferrato. Dall’inizio della storia di Benedetto Alesi ritroviamo sempre
gli stessi personaggi che s’incrociano, il bellicoso d’Avalos dopo il rifiutato duello, senza
dubbi avrà ritrovato l’Alesi. Dopo un anno di temporizzazione e negoziazione nel
settembre 1614 gli spagnoli passano all’offensiva. Il conflitto durerà tre anni, il
Monferrato passerà sotto dominio spagnolo con la pace ratificata a Pavia il 9 ottobre
1617.
Come vedremo più avanti, Benedetto sul finire della sua carriera, sarà convolto nella
seconda guerra del Monferrato, però schierato con la parte avversa.
Benedetto colonnello di Terraferma
La Lombardia spagnola fu una permanente minaccia per lo stato veneto e vero è che
Venezia, come i francesi, fu tra i più accaniti nemici degli Asburgo. Certamente le
conoscenze della cultura, delle consuetudine e della lingua spagnola avranno favorito
Benedetto Alesi nel suo reclutamento dai veneziani.
I confini occidentali di terraferma tra Bergamo e Crema sono zone di larvata
conflittualità. Al nord la situazione è uguale, le frontiere venete sempre a rischio delle
soperchierie asburgiche austriaci (o “tedeschi”). Più all’est vi sono i turchi, dopo le
incursioni del Quattrocento, che minacciano sempre la frontiere, non si può abbassare
la guardia. La guerra di Gradisca (1615-1617) fu certamente preponderante per
l’impegno d’un valoroso soldato come l’Alesi dalla Serenissima. Corrisponde al periodo
30
Non erano solo motivi dinastici, ugualmente precisi interessi economici.
Monferrato 1613 – Il Monferrato. Un territorio strategico per gli equilibri europei del Seicento. A cura
di Pierpaolo Merlin - 2016
31
di rinforzo delle strutture militare venete: costruzione o ristrutturazione delle fortezze,
aumento dell’armamento e adattamento delle milizie.
Ai sudditi della Repubblica di San Marco erano imposte delle fazioni personali o
servizio militare, i tre principali ordinamenti furono i galeotti, i guastatori e i soldati
delle cernide.
Milizie, cernide o ordinanze
Secondo il territorio o l’epoca il nome di questo corpo fu variabile. L’organizzazione
delle milizie territoriali viene modificata e ampliata ai domini di Terraferma nel 1593,
costituita da contadini che svolgevano annualmente degli addestramenti militari, che
venivano scelti, uno per famiglia, tra i 18 e 34 anni. Le comunità rurali dovevano
fornire gli uomini, assicurare il loro compenso, le armi e la loro formazione militare.
Le truppe sono divise in squadre, centurie e compagnie. Una compagnia comprendeva
dai 500 ai 700 soldati, sotto gli ordini di un colonnello. All’epoca dell’Alesi una centuria
comprendeva 70 moschettieri e 30 picchieri.
Tra le competenze d’un ufficiale come Benedetto Alesi, gli studi già pubblicati
evidenziano la difficoltà di preparare, esercitare e disciplinare le compagnie di cernide
(o milizie territoriali), doveva ispezionare e verificare il loro grado di efficienza. Nei casi
di conflitti armati i numeri dei disertori era molto elevato. Si aggiunge la logistica:
l’alloggiamento delle truppe, la forniture del cibo, la biada per i cavalli, l’armamento, la
polvere da sparo e proiettili sono il quotidiano dell’inquadramento militare. Nel 1621
l’Alesi deve reclutare una compagnia di 150 fanti italiani per Verona, ma gli alloggi non
sono adeguati, risultano incessanti confronti con l’amministrazione comunale 32.
32
Una piazzaforte in età moderna – Verona come sistema fortezza (secc. XV-XVIII) - Luca Porto – 2009.
Cronologia veneta
1618-1619
Antonio Barbaro nel 1618 viene eletto Provveditore sopra le Ordinanza di Terraferma e
dell’Istria con il compito di riorganizzare la difesa della penisola33. Il collonel Benetto
Alesij viene nominato per la revisione e riforma delle Ordinanze34.
1619
8 ottobre
Relazione35 di Giovanni Barbarigo, in Treviso, si lamenta che su ordine del Senato
doveva rivedere le milizie della città, aspettando il Sargente Maggiore Alesio, che non é
potuto venire.
23 ottobre
Relazione36 del Capitano Massimo Valier37 al Senato che conclude il suo mandato come
Capitano38 nella città di Padova. Descrive la città, il territorio, le istituzioni locale, i
conti fiscali e la situazione militare. Ricorda che il 16 aprile di quell’anno il Senato
aveva mandato per la revisione delle milizie il Colonnello Alessio Sargente Maggiore.
1620
Negli anni 1617-18 il marchese di Bedmar, ambasciatore spagnolo in Venezia, tenta di
sollevare una congiura al fine di abbattere il governo veneto. Segue una successione di
tensioni tra la Spagna e Venezia. Temendo qualche improvvisa iniziativa bellica dalla
parte spagnola nel 1618 sono mandate truppe al nord della Valcamonica. La valle
dell’Oglio fu una strada strategica per raggiungere la Valtellina. Sono centinaia i soldati
stazionati al confine, nel mese di luglio 1620 è segnalata in valle la presenza del
colonnello Alessio39.
1621
6 marzo
Una prima scaramuccia vede una trentina di soldati spagnoli attaccare la guardia della
Repubblica veneta sulla strada tra Mozzanica e Soncino40. Pochi mesi dopo una truppa
spagnola prende di nuovo la stessa strada e viene bloccata dal Provveditore della
cavalleria croata e albanese, Alvise Donà, stanziata a Romano. Una terza provocazione
viene rilevata sulla strada tra Mozzanica e Covo, quando una compagnia di fanti
spagnoli pretese di passare sulla detta strada, tamburo battente e bandiera spiegata. Il
33
Strutture difensive in Istria d’età veneziana. Lorella Limoncin Toth. In: Venezia e il suo Stato da mar 2018
34
Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria – Vol. VII, 1891.
35
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Treviso – Vol. III, 1975, p. 155.
36
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Padova – Vol. IV, 1975, p. 187. Anche in: Quando Adelina Ronchi
dava la mano di sposa a Gustavo Bergami – In tributo d’amicizia a Giacomo Collotta, offre G.P. – 1863.
37
Fu Capitano di Padova dal 29 aprile 1618 al 20 ottobre 1619.
38
Ricordiamo che in questo caso, il Capitano è il braccio destra del Podestà di Padova.
39
Soldati e popolo nell’Alta Valcamonica del 1620 – Oliviero Franzoni, in: Commentari dell’Ateneo di
Brescia per l’anno 1988.
40
Tra bergamasca e cremonese.
bellicoso Alvise Donà inviò subito due compagnie di cappelletti a cavallo. Solo l’arrivo
del colonnello veneziano Alessio evitò uno scontro che pareva inevitabile41.
1621
27 marzo
Essendo stata data carica col Senato sotto di 20 del corrente al Collonello nostro
Benetto Allessi di fare due compagnie di fanti cento cinquanta italiani per cadauna et
havendo egli proposto per capitani di esse lo strenuo Astolfo Fideli che desidera la
Piazza d’Arme a Verona et lo st:o Nicolo Cipora che fa instanza haver la Piazza d’Arme
a Brescia42. Restino per questo Coll:o ambi due aprobati et le siano assignate per Piazza
d’Arme le città predete et debbi il Savio nostro alla scrittura dar gli ordini necessarii43.
1622
25 gennaio
Relazione44 presentata al Senato dal Capitano Girolamo Dolfin nella città di Vicenza.
(…) quell’ordinanze tanto necessarie quanto l’anima al corpo, dovendo servire non solo
alla difesa di quel paese, ma dove potesse occorrere in altre parti del suo Stato. Onde a
questo solo fine nel principio del mio reggimento dissegnai la visita di quel territorio e
coll’intervento del signor Colonello Alessio Sargente Maggiore di quel quartiere,
soggetto veramente valoroso e degno, fatte le mostre generali di tutta quella militia
(…).
1624
Palmanova45
Il nuovo Governatore della Armi, conte Giovanni Battista Porto, presentò le ducali di
nomina il 9 novembre 1624. Al governo delle milizie era il Collonel Alessi46.
Rovigo, 9 marzo.
Relazione47 di Girolamo Correr.
Come è anco nella sua carica Rinaldo Bissuoli capitano di quelle ordinanze, il quale
finalmente è restato tutto consolato essendosi riformata la compagnia et riempiuta
con la venuta colà del Signor Colinello Allessio, onde può sperare di far veder frutti delle
sue fatiche, che prima non essendo molti anni fa stata riveduta quella militia et
essendo diffettiva di grosso numero et molti dei soldati vecchi et inutile, poco poteva
operare.
41
Alle frontiere della Lombardia – Claudio Donati – 2006.
Riguardando Brescia, il ricercatore Francesco Rossi ha constatato un considerevole aumento
d’acquisto d’arme tra 1617 e 1630, dovuto alla cresciuta presenza di moschettieri. (Le armature da
munizione e l’organizzazione delle cernide nel bresciano - Francesco Rossi, in Archivio Storico Lombardo
– 1969 – S.IX, 96, VIII: 169.
43
ASVe. - Senato – Collegio Notatorio, registro nº 81, pag. 19.
44
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Vicenza – Vol. VII, 1976, p. 279.
45
Il Governatore dell’Armi e il suo palazzo – Alberto Prelli
46
ASVe – Senato Secreta. Dispacci Provveditori – F 18, Disp. Z. Nani 13.6.1625
47
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Rovigo – Vol. VI, 1976, p. 192.
42
1625
Carnia (Udine)
Giovanni Barbarigo luogotenente generale della Patria del Friuli nella sua relazione del
30 luglio 1625 si lamenta della poca perizia delle sei compagnie di milizie territoriali
(cernide): “Ho rivedute queste più volte personalmente nelle occasioni de mostre
generali, e solo, et anco doi volte con la presenza del signor colonnello Alessi, et ho a
tutti fatto prender li moschetti conforme alla mente publica, sì può sperare da essa
ogni buon servitio, non havendo mancato di efficacemente eccitar li capitani et officiali
di esse compagnie per la buona disciplina loro…”48
1626
26 giugno 1626 in Verona.
Relazione49 presentata al Senato dal Capitano Michele Priuli.
(Cernide) … Dirò però solamente che sono ben disciplinate da buoni capi et
specialmente sotto la carica del signor Colonello Alessio, Sargente Maggiore
dell’ordinanze di qua del Menzo, soldato di molta esperienza (…).
1627
Vicenza, il 9 aprile.
Relazione50 del Capitano Girolamo Dolfin.
Dopo di questi visitai il territorio e le militie delle cernide, che sono quatro compagnie di
700 l’una et andatovi nel mese di maggio, tempo opportuno et meno occupato dalli
affari della campagna havendo meco il signor Colonello Alessio, sogetto di
quell’isperienza et integrità ch’è nota.
Verona, il 23 dicembre.
Relazione51 del Capitano Antonio Bragadin.
Tra li habitanti del territorio sono 2800 soldati di cernide commandate da quattro
capitani sotto nome di San Martino, Zevio, Isola della Scala e Bussolengo e queste
rivedute e raffinate da me col riempimento de rolli e colla presenza del Colonello
Alessio, soggetto di molta esperienza e pieno di buon zelo (…).
1628
Belluno, il 9 marzo.
In conclusione del suo mandato, Alvise Sanudo, podestà e capitano di Belluno, manda
la sua relazione d’attività al Senato in Venezia, dopo le solite descrizioni del territorio il
podestà evoca la situazione militare.
48
La Carnia – Bartolomeo Cecchetti – in Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Tomo III
– 1873-74.
49
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Verona – Vol. IX, 1977, p. 273.
50
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Vicenza – Vol. VII, 1976, p. 318.
51
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Verona – Vol. IX, 1977, p. 284.
Alla mostra Generale del passato Maggio, colla presenza del signor Collonelo Alesij, fù
fatta cernida de’ diversi, dà rimettere in luoco delli inhabili; mà quel che la stravaganza
de’ tempi dall’hora non permisse, potrà essequirsi alla mostra generale pur di Maggio,
alla quale doverà ritrovarsi detto signor Collonelo52.
Padova, il 21 marzo 1628.
Relazione53 del Capitano Girolamo da Lezze
Li soldati dell’ordinanze che in numero di tre mille doicento vengono da quattro
capitani che risiedono ad Este, a Moncelese, a Pieve di Sacco, et a Campo San Piero,
essercitate a tempi debiti, et ho fatto fare le mostre generali, a´quali anco il Signor
Colonello Alessio s’è trovato presente, che li rivide, e con la sua assistenza furono anco
raffinate le compagnie da quali si può sperare anco buon servitio.
1628-1631 Seconda guerra del Monferrato
Successione al ducato di Mantova.
Dopo circa 15 anni per l’Alesi la storia si ripete, il destino d’un mercenario lo conduce
inesorabilmente d’una parte all’altra, l’alleato di ieri diventa il nemico.
Alla morte del duca Vincenzo II di Gonzaga (1594-1627), la Repubblica di Venezia (con
la Francia e il papato) si oppone all’Imperatore Ferdinando II, la Spagna e Carlo E. di
Savoia. Le due parti sostenendo due diversi rami dei Gonzaga pretendenti all’eredità.
Le ostilità iniziano nella primavera del 1628, si apre un primo fronte nel Monferrato
con le truppe francesi. Nel settembre 1629 le truppe imperiali attraversano la
Valtellina e scendono verso Mantova, lasciando dietro di loro peste e devastazioni.
Il 19 settembre il marchese Ambrogio Spinola sbarca a Genova tentando una vana
mediazione. Il Spinola non si ritroverà di fronte ai difensori di Mantova, rimanendo nel
Monferrato.
Venezia manda in soccorso di Mantova il capo di guerra Durante, in un secondo tempo
vengono mandati nel mese di settembre 300 alabardieri con barche armate, sempre in
settembre vengono mandati 4000 fanti condotti dal signor Francesco Orsino54 e dal
conte Giovan Paolo Pompei con 500 cavalli. Il quarto soccorso viene dal colonnello
Alessio con 1000 fanti. Infine il quinto invio di truppe fu di 1000 fanti con artiglieria.
(Relazione fatta da Francesco Erizzo al Senato veneto. 162955)
La resistenza di Carlo I di Gonzaga non può impedire la soldatesca imperiale di arrivare
alle porte di Mantova.
Il 16 e 17 aprile 1630 il marchese Alfonso Guerrieri Gonzaga riuscì a riprendere il Ponte
dei Mulini all’esercito imperiale. I colonnelli Candido e Alessi con l’ingegner Beati
vengono mandati per occupare il posto. (Romolo Quazza – La guerra per la successione
di Mantova e del Monferrato – 1628/1631)56.
52
Per le nozze del dottore Vittorio Castellani colla nobile Giulia Cicogna – A. Tami, 1870. E: R.R.V.T. –
Podesteria e capitanato di Belluno – Vol. II, 1974, p. 100.
53
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Padova – Vol. IV, 1975, p. 232.
54
Colui a cui viene affidata la difesa della porta Pradella.
55
Due cronache di Mantova – Documenti – 1857.
56
Pubblicazioni della R. Accademia Virgiliana, Serie II, miscellanea n. 6 – 1926.
Malgrado le notevoli fortificazioni e l’eroica difesa della città, nel luglio 1630 Mantova
cade al nemico, seguono saccheggi e violenze per tre giorni. Ambrogio Spinola si
spegne due mesi dopo nel suo feudo di Castelnuovo Scrivia.
1629
Padova, il 28 agosto.
Relazione57 di Marco Priuli, Capitano.
In questi ultimi mesi del reggimento ho fatto la visita generale delle cernide di tutto il
territorio, nella quale con l’assistenza del signor Collonello Alessio, che per tal effetto
mi fu spedito dall’Eccellentissimo signor Generale, si sono fatte nove cernide de soldati
(…).
57
R.R.V.T. – Podesteria e capitanato di Padova – Vol. IV, 1975, p. 244.
Verona
Del periodo veronese, riguardando la sua vita privata, il Tasti scrive: Si stabilì a Verona,
dove sposò una donna nobile e ricchissima. Senza figli, giunse al compimento della sua
vita a 63 anni, età scalare, nel 1632 dopo l’Incarnazione di Cristo, il 28 dicembre …
La mia indagine mi conduce all’Archivio di Stato di Verona, in un faldone intitolato
“Anagrafi”58, in un repertorio alfabetico troviamo: l’anno 1625 in contrada Falsorgo.
Benedictus de Alexiis collonellus militus f.q. Fran.ci. di anni 5059, seguito dalla moglie
Domenica vedova d’un primo matrimonio con Ecc. Dottor Petropaoli di anni 35.
Con loro vivano:
Giovanni, servo di anni 30, altro Giovanni, carrozzer60, di anni 23, due ragazzi61 Luca e
Francesco di anni 15 e infine: Margherita, serva di anni 50.
Sotto viene precisato:
Casa ad’affitto: Paga ducati 70 al m. Gio: Batta Sacco.
Venuto ad habitare nella Città, già mesi sei.
Sempre nello stesso archivio un registro62 datato 1627 con gli estimi degli abitanti di
Verona ci rivela che Benedetto, nella sopradetta contrada, pagava di tasse soldi 19 per
quell’anno.
Infine, in un registro63 dei morti, alla pagina 25 troviamo per il mese di dicembre 1632:
27 detto
T Giacometto
Il Sig.ro Collonello Benedetto Alessio
All’archivio diocesano di Verona, si trova un altro registro64 dei morti, della parrocchia
di San Giacomo alla Pigna:
Li Ill.mo Benedetto Alessio Collonello della Serenissima Republica
di Venezia n.ro Parochiano dopò l’haver ricevuto li sanctissimi
Sacram.ti passò à miglior vita il 29 Xbre 1632, et fu sepolto
In S. Anastasia de Padri Dominicani.
58
AS Verona – Deputazione Provinciale di Verona – Antichi Estimi Provvisori – Busta IX dal n. 266 al n.
300.
59
Penso che Benedetto si vuole ringiovanire!
60
Probabilmente quello che conduce la carrozza.
61
Forse si tratta di due figli del primo matrimonio della moglie.
62
AS Verona – Antichi Estimi Provvisori – faldone 25.
63
AS Verona – Morti-Città – 1632/1641, n. 49.
64
Libro dei morti – S. Giacomo alla Pigna – 1632/1693.