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STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA (OPEN ACCESS)

2021, I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI a cura di Massimo Osanna, Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli. STUDI E RICERCHE DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI POMPEI 46

Dall’anno 2012, all’interno del progetto “Indagare l’archeologia della morte a Pompei, la necropoli e i fuggiaschi di Porta Nola”, una squadra multidisciplinare di archeologi, antropologi e radiologi realizza lo studio antropologico dei resti ossei di quindici vittime conservate nei calchi di gesso, dieci dei quali sono stati estratti durante gli scavi diretti da De Caro tra il 1976 e il 1978 nell’area della necropoli di Porta Nola1 I corpi conservati nei calchi di gesso rappresentano un grande tesoro per l’archeologia e l’antropologia perché, a parte il fatto di preservare l’immagine originale delle vittime, hanno mantenuto al loro interno lo scheletro dell’individuo. Tuttavia, il gesso che conserva e protegge lo scheletro presenta anche una grande difficoltà: le ossa esposte all’esterno del gesso possono essere studiate mediante metodologie antropologiche convenzionali mentre le ossa nascoste all’interno del calco possono solo essere analizzate attraverso analisi radiologiche. Il problema si presenta a causa della densità del gesso, in alcune parti anatomiche, come gli arti o il cranio, le analisi con RX convenzionali hanno dato risultati soddisfacenti, mostrando fratture peri mortem degli arti, patologie come l’artrosi e anche lo sviluppo dentale e le patologie bucco-dentali. Però nel torace e nei cingoli scapolari e pelvici la quantità e la densità del gesso erano tali che in alcuni casi risultava impossibile distinguere le ossa. Questo problema può essere in parte risolto con l’impiego della tomografia tridimensionale computerizzata; tali indagini, ad esempio, sono state condotte da un team guidato da Estelle Lazer e dal Parco Archeologico di Pompei. Lo studio antropologico e paleopatologico degli individui conservati nei calchi di gesso mediante l’analisi macroscopica delle ossa all’esterno del gesso e l’analisi radiologica dei resti ossei all’interno, con diverse tecniche digitali come il laser scanner e la fotogrammetria, ci hanno permesso di ricavare nuove informazioni relative agli individui: chi erano, come vissero e come morirono queste dieci persone che cercavano di scappare dalla città durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. In questo senso il nostro studio ha permesso di scoprire il profilo biologico, il sesso, l’età, la costituzione, la paleo-dieta, le malattie causate dall’attività física che svolgevano e i traumi, l’aspetto físico e la ricostruzione facciale dei morti. Inoltre, a partire dai dati antropologici e archeologici, abbiamo potuto anche rivelare come furono gli ultimi momenti di queste e delle altre vittime di Pompei.

CP_00_Indice_DEF.qxp_Layout 1 21/07/21 08:50 Pagina I STUDI E RICERCHE DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI POMPEI 46 CP_00_Indice_DEF.qxp_Layout 1 21/07/21 08:50 Pagina II Direttore Collana Massimo Osanna Ufficio Editoria Luana Toniolo Consiglio di Amministrazione del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel Marta Ragozzino Angela Barbanente Stefano Consiglio Pierpaolo Forte Comitato Scientifico Internazionale Carmela Capaldi – Università degli Studi di Napoli Federico II Maria Luisa Catoni – IMT Scuola Alti Studi Lucca John Clarke – The University of Texas at Austin Francesco De Angelis – Columbia University Steven J. R. Ellis – University of Cincinnati Giorgio Rocco – Politecnico di Bari José María Luzón – Real Academia de Bellas Artes de San Fernando Renata Picone – Università degli Studi di Napoli Federico II Felix Pirson – German Archaeological Institute, Abteilung Istanbul Carlo Rescigno – Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli Christopher Smith – University of St Andrews William Van Andringa – École Pratique des Hautes Études Stéphane Verger – École Pratique des Hautes Études CP_00_Indice_DEF.qxp_Layout 1 21/07/21 08:51 Pagina III I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI a cura di Massimo Osanna, Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER CP_00_Indice_DEF.qxp_Layout 1 21/07/21 09:57 Pagina IV Massimo Osanna, Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli (a cura di) I calchi di Pompei da Giuseppe Fiorelli ad oggi Progetto grafico: Alessio Gasparri © Copyright 2021 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER Via Marianna Dionigi 57 00193, Roma - Italy www.lerma.it 70 Enterprise Drive, Suite 2 Bristol, Ct 06010 - USA [email protected] Sistemi di garanzia della qualità UNI EN ISO 9001:2015 Sistemi di gestione ambientale ISO 14001:2015 Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto del Parco Archeologico di Pompei In copertina: Calco dalla casa del Sarcerdos Amandus (Archivio SAP). Le foto sono da intendersi dell'autore se non diversamente indicato. Massimo Osanna, Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli (a cura di) I calchi di Pompei da Giuseppe Fiorelli ad oggi ISBN: (cartaceo) 978-88-913-2116-9 ISBN: (digitale) 978-88-913-2118-3 CDD 930.1 1. Scavi archeologici - Pompei CP_00_Indice_DEF.qxp_Layout 1 21/07/21 08:51 Pagina V INDICE Introduzione, M. Osanna ..................................................................................................................... I. Archeologia e vulcanologia L’eruzione pliniana del Vesuvio del 79 d.C. Un’ipotesi interpretativa in merito alla morte dei pompeiani, G. Mastrolorenzo ..................................................................... Nuovi dati stratigrafici, tafonomici e vulcanologici dalla Regio V: il calco mancato dell’“ultimo fuggiasco”, V. Amoretti, A. Martellone, A. Perrotta, C. Scarpati, T. Virtuoso ................ Quando accadde? Le diverse ipotesi sulla data dell’eruzione del 79 d.C., M. Borgongino, G. Stefani .... Le impronte della morte. L’invenzione dei calchi dei pompeiani, M. Osanna ..................................... I calchi delle vittime trovate tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento. L’umana tragedia in quell’immane catastrofe, A. Capurso ......................................................................................... I calchi recenti, dagli anni Settanta del Novecento al 2002. Una fedele istantanea di una immane tragedia, S.M. Masseroli ........................................................................................ I calchi di Boscoreale, A. Capurso, S.M. Masseroli ............................................................................ I nuovi calchi di Civita Giuliana, M. Osanna, V. Amoretti, F. Coletti .............................................. Non solamente oggetti ma storie. I reperti associati ai calchi, A. Capurso, S.M. Masseroli .................... I calchi per lo studio della cultura tessile a Pompei, F. Coletti, M. Galli, S. Mitschke ........................... II. Indagini diagnostiche e restauro CT scans and X-ray analysis of the Casts, E. Lazer, R. Canigliula, D. Vu, A. Middleton, S. Luyck, G. Babino, K. Welch .............................. Studio antropologico dei calchi da Porta Nola, L. Alapont Martin, R. Albiach Descals, S. Kay .............................................................................. Analisi antropologico molecolari sui calchi di Pompei, E. Pilli, M. Lari, F. Ametrano, S. Vai, A. Modi, D. Caramelli ........................................................ Corpi umani come capsule del tempo, P.P. Petrone .............................................................................. p. VII » 3 » » » 19 29 45 » 67 » » » » » 99 117 129 149 161 » 203 » 225 » » 235 241 CP_00_Indice_DEF.qxp_Layout 1 21/07/21 08:51 Pagina VI L'intervento di restauro nell'ambito del Grande Progetto Pompei, S. Giudice, G. Napoli, M. Valentini .............................................................................................. Rilievo laserscanner e copie in 3D, G. Quaranta ................................................................................ » » 253 269 III. L’esposizione La musealizzazione dei calchi prima del Grande Progetto Pompei, P. Bucciero, A. Capurso, S.M. Masseroli ........................................................................................ Per un’etica dei resti umani, V. Amoretti ........................................................................................... » » 275 297 Catalogo dei calchi Premessa al catalogo, A. Capurso, S.M. Masseroli ............................................................................. 1. I calchi ....................................................................................................................................... 2. I calchi dispersi ........................................................................................................................... » » » 309 313 541 Profilo autori .................................................................................................................................... » 558 CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 225 STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA Llorenç Alapont Martin, Rosa Albiach Descals, Stephen Kay Dall’anno 2012, all’interno del progetto “Indagare l’archeologia della morte a Pompei, la necropoli e i fuggiaschi di Porta Nola”, una squadra multidisciplinare di archeologi, antropologi e radiologi realizza lo studio antropologico dei resti ossei di quindici vittime conservate nei calchi di gesso, dieci dei quali sono stati estratti durante gli scavi diretti da De Caro tra il 1976 e il 1978 nell’area della necropoli di Porta Nola1. I corpi conservati nei calchi di gesso rappresentano un grande tesoro per l’archeologia e l’antropologia perché, a parte il fatto di preservare l’immagine originale delle vittime, hanno mantenuto al loro interno lo scheletro dell’individuo. Tuttavia, il gesso che conserva e protegge lo scheletro presenta anche una grande difficoltà: le ossa esposte all’esterno del gesso possono essere studiate mediante metodologie antropologiche convenzionali mentre le ossa nascoste all’interno del calco possono solo essere analizzate attraverso analisi radiologiche. Il problema si presenta a causa della densità del gesso, in alcune parti anatomiche, come gli arti o il cranio, le analisi con RX convenzionali hanno dato risultati soddisfacenti, mostrando fratture peri mortem degli arti, patologie come l’artrosi e anche lo sviluppo dentale e le patologie bucco-dentali. Però nel torace e nei cingoli scapolari e pelvici la quantità e la densità del gesso erano tali che in alcuni casi risultava impossibile distinguere le ossa. Questo problema può essere in parte risolto con l’impiego della tomografia tridimensionale computerizzata; tali indagini, ad esempio, sono state condotte da un team guidato da Estelle Lazer e dal Parco Archeologico di Pompei. 1 2 Lo studio antropologico e paleopatologico degli individui conservati nei calchi di gesso mediante l’analisi macroscopica delle ossa all’esterno del gesso e l’analisi radiologica dei resti ossei all’interno, con diverse tecniche digitali come il laser scanner e la fotogrammetria, ci hanno permesso di ricavare nuove informazioni relative agli individui: chi erano, come vissero e come morirono queste dieci persone che cercavano di scappare dalla città durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. In questo senso il nostro studio ha permesso di scoprire il profilo biologico, il sesso, l’età, la costituzione, la paleo-dieta, le malattie causate dall’attività física che svolgevano e i traumi, l’aspetto físico e la ricostruzione facciale dei morti. Inoltre, a partire dai dati antropologici e archeologici, abbiamo potuto anche rivelare come furono gli ultimi momenti di queste e delle altre vittime di Pompei. LE VITTIME NELL’AREA FUORI DA PORTA NOLA Innanzitutto dobbiamo dire che erano molto numerosi i corpi che giacevano nell’area esterna alle mura e che cercavano di scappare dalla porta aperta nel muro che delimita l’area funeraria e che costituiva un’uscita naturale dalla città in questa zona. Si trovarono molti scheletri durante i saggi antichi di scavo che furono riseppelliti e rimescolati2. Secondo i diari antichi di scavo, altri corpi furono rinvenuti nell’area e si cercò di estrarli attraverso la tecnica del calco di gesso, però questa fallì e i corpi non si recuperarono. Pertanto dobbiamo immaginare uno scenario dantesco e drammatico in una zona così piena di cadaveri. DE CARO 1979, pp. 95-101; PEDRONI - ALAPONT 2014, pp. 1207-1208. DE CARO 1979, p. 98. CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 226 I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI 226 Fig. 1. Identificazione dei calchi attuali nel bozzetto/croquis di De Caro del 1979 (Archivio PAP). Ricostruzione di Pilar Mas. I primi scheletri delle vittime decedute nell’area di Porta Nola si trovarono durante gli interventi degli anni 1907 e 1908. Il 25 settembre del 1907 se ne ritrovarono due presso il sepolcro a schola di Aesquilia Polla, oltre ad una piccola chiave di ferro e ad una lampada di bronzo. Vicino a questa tomba, nel luglio del 1908, si rinvennero anche altri due scheletri, dei quali si cercò di fare il calco ottenendo però solo l’impronta di parte della schiena e di un braccio. Si dedusse che uno di questi fosse una giovane, che indossava due anelli d’oro e un bracciale d’argento, e l’altro un adulto che portava due monete. Dal 22 al 24 settembre di questo stesso anno, a sei metri da questa stessa tomba, si rintracciarono altri due scheletri, uno in posizione supina, del quale si fece il calco che rivelò che sull’addome aveva una borsa; in essa c’erano due chiavi di ferro, oggetti d’argento e monete. L’altro scheletro invece aveva cinque monete3. Un altro dei ritrovamenti del 1908 fu un giovane che apparve, come i precedenti, in prossimità della tomba di Aesquilia Polla, a 15 metri dall’angolo sud-ovest e a 3 metri sul livello del 3 4 5 6 SPANO 1910, pp. 396-398. DELLA CORTE 1911a, p. 106. DELLA CORTE 1911b, pp. 450-460. Calco cat. n. 19. DE CARO 1979, pp. 61-101. suolo. Aveva con sé, sull’addome, una scatola di legno con degli oggetti al suo interno che furono argomento di discussione4. Un altro di questi apparve a 15,50 metri dall’angolo sud-est della tomba di Aesquilia Polla, di questo si fece il calco e questo dimostrò che corrispondeva a un uomo che sosteneva tra le braccia un ramo di albero ed è quella che in quel momento si considerò una delle migliori impronte in gesso mai realizzate. L’uomo indossava due anelli di ferro, uno con una gemma incastonata con la rappresentazione di un astro e di un timone, oltre ad una borsa di tela con otto denari d’argento e un asse di bronzo5. Tra gli anni 1976 e 1978, Stefano De Caro diresse una serie di interventi nella zona della necropoli di Porta Nola6. Questi scavi portarono alla luce il varco aperto nel muro che delimitava l’area funeraria. Di fronte a questo varco, ubicata vicino alla tomba di Obellio Firmo e sopra 2 metri di lapilli già accumulati sulla superficie, si ritrovarono quindici cadaveri, dei quali si effettuò il calco di gesso seguendo il metodo del Fiorelli (figg. 1-2). CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 227 STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA 227 Il recupero dei corpi dell’area di Porta Nola ha permesso di ricostruire l’impressionante scena di un gruppo di persone che perirono nel tentativo di fuggire dalla città. Tutti questi si trovarono molto prossimi l’uno all’altro, il più lontano infatti appare solo a 4 metri, alcuni addirittura erano in contatto, uno sopra all’altro. Si ritrovarono oggetti solamente presso due individui: un uomo portava un pugnale inguainato e il fodero di un altro pugnale di minori dimensioni; una donna portava una statuina d’argento di Iside-Fortuna, tre anelli d’argento, quattro denari e venti monete di bronzo. LO STUDIO ANTROPOLOGICO Negli ambienti del laboratorio di restauro di Pompei si realizzò l’analisi antropologica e l’esame metrico, quantitativo, morfologico, patologico e radiologico delle ossa di ogni individuo. I dati furono registrati nella scheda elaborata appositamente per i resti ossei dei calchi di Pompei7. La summenzionata scheda di analisi antropologica è formata da otto parti che si riassumono essenzialmente in: dati generali; descrizione; posizione anatomica e tafonomia; osservazioni antropologiche; stima dell’età, del sesso, della statura, dentizione, patologie; misure e indici del cranio; morfologia del cranio; misure e indici infra-cranici; morfologia infra-cranica; peculiarità, planimetria, fotografie, radiografie e rappresentazione tridimensionale. Lo studio della tafonomia del cadavere, della posizione dello scheletro e delle ossa individuali, tanto all’esterno quanto all’interno del gesso, mediante l’analisi radiologica e la rappresentazione tridimensionale attraverso lo scanner e la fotogrammetria dei calchi ha permesso di scoprire quale fosse l’atteggiamento e la posizione originale delle vittime e di ognuna delle loro parti anatomiche nel momento della morte. Di conseguenza risulta necessario riconoscere i processi tafonomici relativi alla decomposizione del cadavere all’interno dello spazio vuoto formato dallo stesso volume del corpo. Per questa ragione molte ossa non giacciono nella loro posizione anatomica naturale bensì spostate. In generale, se un osso non si trova in una situazione di squilibrio potenziale rispetto al volume esterno del corpo, quando la decomposizione lo lascia, questo cade all’interno di questo volume. Se questo non succede significa che qualcosa lo ha arrestato, cioè c’è stato un effetto di sostegno. Il cranio e le ossa delle estremità, normalmente, rimangono nella loro posizione naturale perché lo spazio lasciato dalla scomparsa delle parti molli risulta essere molto ridotto. Nonostante ciò, dipendendo dalla posizione del corpo e degli arti, si è potuto verificare che alcune braccia, sebbene si trovassero nella posizione naturale, non contenevano ossa al loro interno. 7 ALAPONT 2012. Fig. 2. La realizzazione dei calchi nel 1978 (Archivio PAP). Per tale motivo alcune parti dei calchi mostrano la presenza di filamenti e asticelle metalliche, introdotti nei corpi prima di versare la miscela di gesso per rinforzare il calco e così evitare che l’assenza di ossa potesse provocare la rottura del calco al momento dell’estrazione. La maggioranza delle ossa del cingolo scapolare e del torace appaiono spostate rispetto alla loro posizione originale e questo è dovuto al fatto che lo spazio lasciato dalla decomposizione in queste regioni è molto maggiore. Le ossa situate sopra un elemento di sostegno, di solito la superficie sulla quale giacciono, appaiono nella loro posizione originale e anatomica naturale e questo rappresenta un indicatore essenziale per determinare quale fosse l’atteggiamento e la posizione originale del corpo nel momento della morte. CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 228 I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI 228 Fig. 3. Calco 57. Uomo la cui statura stimata è di 1,80 metri. Fig 4. Presenza di ossa wormiane nella sutura lambdoidea. Calchi 54 e 62. La stima dell’età, il sesso e la statura realizzata sugli individui indicò che si trattava di un gruppo di almeno sette uomini e tre donne, tutti adulti, con un’età compresa tra i 25 e i 35 anni. La statura media delle donne era di 1,55 m e quella degli uomini di 1,65 ed è interessante evidenziare che uno degli uomini misurava quasi 1,80 metri (fig. 3). In alcuni corpi è stato possibile registrare tratti morfologici peculiari quali piccole ossa formate lungo le suture craniche (fig. 4). La formazione di queste ossa wormiane si è interpretata come causa di eredità genetica, in questa maniera si deduce dunque che gli individui con lo stesso tipo di piccole formazioni ossee presenti nelle suture craniche potevano avere relazione di parentela. L’assenza di queste ossa suturali si è considerata quale conseguenza di disturbi nutrizionali e di patologie ereditarie. Nei soggetti dei calchi 57 e 62 si registrò la presenza di linee trasversali o di depressioni nelle bande dello smalto dentale, indicatori fisici di ipoplasia. L’ipoplasia è il risultato di un disturbo nella formazione dello smalto del dente durante l’infanzia. Gli individui ebbero questo problema di salute tra il primo e il terzo anno di vita. L’ipoplasia può essere causata da fattori ereditari e fattori ambientali che includono altri fattori sistemici come quelli nutrizionali o le malattie esantematiche come il morbillo e la varicella, la sifilide congenita, l’ipocalcemia, lesioni alla nascita o nascita prematura, fluorosi o cause idiopatiche, e anche alcuni fattori puntuali come l’infezione o il trauma da dente da latte8. Per quanto riguarda l’analisi paleopatologica, abbiamo considerato che la frequenza sia di artropatie sia di malattie traumatiche che colpiscono gli arti e la colonna vertebrale sono particolarmente interessanti per considerare l’età avanzata degli individui e soprattutto un tipo di attività fisica particolarmente dura e continuativa collegata con il loro status sociale. 8 KANCHAN et al. 2015. CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 229 STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA 229 Fig. 5. Osteoartrite severa nel ginocchio sinistro del calco 59. In questo senso, lacerazioni quali la osteoartrite severa nell’articolazione del ginocchio in un individuo tra 25 e 35 anni sarebbero indicative di un’attività fisica molto pesante e continuativa. È il caso dell’osteoartrite severa rilevata nell’articolazione del ginocchio sinistro dell’individuo del calco 59. Questo individuo presenta un’estremità lucida, l’eburneazione e l’ispessimento del condilo mediale del femore sinistro fino a diventare di aspetto simile all’avorio (fig. 5). Ciò è dovuto alla scomparsa della cartilagine dell’articolazione e al contatto continuo e diretto delle superfici ossee per vari anni. L’esame radiologico ha anche evidenziato fratture traumatiche perimortem nella tibia e nel perone della gamba destra del calco 58 e nell’omero destro del calco 55 (fig. 6). Questo tipo di fratture si produsse in un momento vicino alla morte del soggetto, sono infatti fratture recenti causate da traumi diretti con la sezione dell’osso completa. Sui calchi si è inoltre realizzato un coscienzioso lavoro di documentazione in 3D (fig. 7) mediante tecniche di fotogrammetria e laser scanner con lo scopo di sfruttare al massimo le possibilità di interpretazione degli stessi (ubicazione nella topografia 3D del terreno, studio in laboratorio, ricostruzione postuma, etc.). Attraverso l’immagine tridimensionale dei calchi si è potuta realizzare la ricostruzione facciale di alcuni di loro mediante Fig. 6. Fratture traumatiche perimortem nell’omero destro del calco 55. CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 230 I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI 230 Fig. 7. Documentazione in 3D del calco 62. tecniche digitali ad opera della specialista Pilar Mar Hurtuna9. La nostra intenzione non era solo quella di ottenere un’immagine fedele del viso dell’individuo ma anche quella di conoscere la sua espressione e la smorfia nel momento della morte. Per realizzare questa ricostruzione risultava molto interessante il calco 57 (fig. 8). La ricostruzione facciale rivelava un individuo dal volto rotondo, gli zigomi pronunciati, il naso grande e le labbra sottili. Con gli occhi chiusi e la bocca socchiusa ci mostra proprio l’espressione tipica di chi sta esalando l’ultimo respiro prima di morire. Sono molteplici gli esempi di indumenti osservati nei calchi di Porta Nola, attraverso impronte in gesso che hanno rivelato i tessuti che resistettero al caldo delle ceneri mantenendosi integri e le pieghe dei vestiti10. Si sono, addirittura, individuati oggetti di cuoio o di canapa come un sacco legato con una corda (fig. 9). In vari calchi si può osservare la trama dei tessuti. In questa maniera osserviamo l’uso di un tessuto fino liscio 1/1, nel quale è evidente che una delle serie perpendicolari (probabilmente l’ordito) è formata da fili più sottili di quelli che formano l’altra serie (la trama, un po’ più visibile). In altri casi si nota un tessuto diverso, composto da fili più spessi e da una trama a saia (2/2) e molto probabilmente questa saia era di lana, dato il tipo di trama, più comune tra i tessuti realizzati con questa fibra che con fili di lino. Il suo impiego sembra indicare che la persona si volesse coprire per proteggersi. 9 10 11 12 Fig. 8. Ricostruzione facciale del calco 57. UNA FUGA FINO ALLA MORTE Come morirono le vittime di Porta Nola? I corpi ritrovati sotto cumuli di lapilli di oltre tre metri perirono intrappolati all’interno di edifici per i crolli e bloccati dalle pomici. Gli altri, quelli che in quei momenti si trovavano all’esterno, finirono la loro esistenza sotto i crolli delle case, devastate dal materiale lanciato dall’eruzione. Tutto avvenne, probabilmente, nell’arco di 6 ore dall’inizio dell’evento catastrofico. Tuttavia, sappiamo dalla posizione stratigrafica dei calchi di Porta Nola che questi sono sopravvissuti alle prime fasi e sono morti sui depositi piroclastici di lapilli, nell’arco delle 20 ore successive dell’eruzione (fig. 10). Fondamentalmente, esistono ben tre teorie su come morirono le vittime del Vesuvio nel 79 d.C. Due fanno riferimento agli approfonditi studi realizzati sulle vittime di Ercolano. La prima suggerisce che gli abitanti di Ercolano morirono all’istante a causa della vaporizzazione dei fluidi corporei che vennero a contatto con temperature di più di 408 °C provocate dalle ultime ondate piroclastiche. L’esplosione del cranio infatti e un “incompleto atteggiamento pugilistico” sarebbero alcune delle prove della proposta11. La seconda teoria è quella che abbassa la temperatura del fluido piroclastico al di sotto dei 400 °C, per cui la morte dei soggetti sarebbe avvenuta per disidratazione certamente non istantanea. La contrazione muscolare, “posizione da pugile”, e la preservazione del collagene a seconda dell’ambiente e della elevata cristallizzazione ne sarebbero le prove fornite12. La terza ARNAUD 2017, pp. 56-58. Per la trattazione di questo argomento si veda il contributo di GALLI - COLETTI - MITSCHKE in questo volume. PETRONE et al. 2018. CAPASSO 2000; MARTYN et al. 2020. CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 231 STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA 231 Fig. 9. Calco n. 57 con impronte di tele appartenenti a una serie di pieghe corrispondenti al fianco sinistro. La morfologia del tessuto è intrecciata e il filo ha uno spessore di 1 millimetro. teoria a riguardo delle vittime di Pompei sostiene che la morte deriva dall’asfissia provocata dalle ceneri13. Le nostre analisi non distruttive di caratterizzazione minerale, realizzate su alcuni dei calchi di Porta Nola14, faranno nuova luce sul vero impatto della temperatura su quei corpi. Le analisi preliminari indicano l’alterazione termica delle osssa. Le persone che, come le vittime di Porta Nola, si disponevano a scappare dalla città quando la pioggia di lapilli si attenuò dovettero affrontare una situazione di caos estremo. Dovettero trovare molte difficoltà nel camminare sullo strato di pomici che si era 13 14 15 LUONGO et al. 2003 e GIACOMELLI et al. 2003. ALAPONT et al. c.s. RIVERA-TAPIA et al. 2005; SIERRA 2012. formato, aiutati da rami usati a mo’ di bastone, mentre le ceneri in sospensione impedivano la visibilità e le ceneri sottili entravano negli occhi, nel naso, nella bocca, gli edifici crollavano e gli alberi cedevano. Nell’area di Porta Nola si realizzarono vari calchi degli alberi caduti. Il calco 55 corrisponde a un uomo che giaceva supino. Caduto sul suo braccio destro c’era un gran ramo di albero che provocò la frattura perimortem dell’omero (fig. 6). Sono molti i lavori sugli effetti devastanti delle ceneri vulcaniche nell’organismo15, quando la cenere entra in bocca, blocca la trachea ed arriva ai polmoni è praticamente impossibile respirare. CP_13_Alapont et al_AAOK.qxp_Layout 1 12/07/21 11:07 Pagina 232 232 I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI Fig. 10. Stratigrafia dell’area dove si trovavano i corpi di Porta Nola (immagini a, b da LUONGO et al. 2003). Le vittime dei calchi che perirono alle porte della città, nel tentativo vano di scappare dalla stessa, non mostrano una posizione “pugilistica”, apparentemente non giacciono svolgendo nessuna attività, azione o movimento. Tutti loro sembrano coricati supini o proni o su di un fianco, in una posizione rilassata, come se riposassero. È possibile che le vittime di Porta Nota già fossero morte estenuate ed asfissiate, con i polmoni collassati per le ceneri e i gas vulcanici prima di essere colpite dall’onda piroclastica. Ciononostante, dovremmo tenere in considerazione che l’affezione di calore estremo in situazione di perimortem avrebbe potuto in egual misura incidere sui soggetti già deceduti e quindi non essere correlata alla causa della morte. Pertanto, la temperatura è un dato molto significativo, ma che dovrebbe essere però corredato dallo studio stratigrafico e dalla tafonomia del cadavere, per poter dare più indicazioni in merito sia alle cause della morte, sia agli effetti postmortem. BIBLIOGRAFIA ARNAUD 2017 B. ARNAUD, Le premier visage de Pompéi, in Sciences et avenir 843, 2017, pp. 56-58. CAPASSO 2000 L. CAPASSO, Herculaneum victims of the volcanic eruptions of Vesuvius in 79 AD, in The Lancet 356, 2000, pp. 1344-1346. DE CARO 1979 S. DE CARO, Scavi dell’area fuori Porta Nola a Pompei, in Cronache Pompeiane V, 1979, pp. 61-101. DELLA CORTE 1911a M. DELLA CORTE, Nuove scoperte nella casa del Conte di Torino sulla via Nola e sull’ingresso della Porta di Nola, in Nsc 1911, p. 106. DELLA CORTE 1911b M. DELLA CORTE, Rinvenimento di uno scheletro umano fuori Porta di Nola, ed impronta che se ne è ricavata col gesso, in Nsc 1911, pp. 450-460. ALAPONT 2012 Ll. 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