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STUDI E RICERCHE DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI POMPEI
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Direttore Collana
Massimo Osanna
Ufficio Editoria
Luana Toniolo
Consiglio di Amministrazione del Parco Archeologico di Pompei
Gabriel Zuchtriegel
Marta Ragozzino
Angela Barbanente
Stefano Consiglio
Pierpaolo Forte
Comitato Scientifico Internazionale
Carmela Capaldi – Università degli Studi di Napoli Federico II
Maria Luisa Catoni – IMT Scuola Alti Studi Lucca
John Clarke – The University of Texas at Austin
Francesco De Angelis – Columbia University
Steven J. R. Ellis – University of Cincinnati
Giorgio Rocco – Politecnico di Bari
José María Luzón – Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
Renata Picone – Università degli Studi di Napoli Federico II
Felix Pirson – German Archaeological Institute, Abteilung Istanbul
Carlo Rescigno – Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
Christopher Smith – University of St Andrews
William Van Andringa – École Pratique des Hautes Études
Stéphane Verger – École Pratique des Hautes Études
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I CALCHI DI POMPEI
DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI
a cura di
Massimo Osanna, Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
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Massimo Osanna, Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli (a cura di)
I calchi di Pompei da Giuseppe Fiorelli ad oggi
Progetto grafico:
Alessio Gasparri
© Copyright 2021 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Via Marianna Dionigi 57
00193, Roma - Italy
www.lerma.it
70 Enterprise Drive, Suite 2
Bristol, Ct 06010 - USA
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Sistemi di garanzia della qualità
UNI EN ISO 9001:2015
Sistemi di gestione ambientale
ISO 14001:2015
Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni
senza il permesso scritto del Parco Archeologico di Pompei
In copertina:
Calco dalla casa del Sarcerdos Amandus (Archivio SAP).
Le foto sono da intendersi dell'autore se non diversamente indicato.
Massimo Osanna, Annalisa Capurso, Sara Matilde Masseroli
(a cura di)
I calchi di Pompei da Giuseppe Fiorelli ad oggi
ISBN: (cartaceo) 978-88-913-2116-9
ISBN: (digitale) 978-88-913-2118-3
CDD 930.1
1. Scavi archeologici - Pompei
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INDICE
Introduzione, M. Osanna .....................................................................................................................
I. Archeologia e vulcanologia
L’eruzione pliniana del Vesuvio del 79 d.C. Un’ipotesi interpretativa
in merito alla morte dei pompeiani, G. Mastrolorenzo .....................................................................
Nuovi dati stratigrafici, tafonomici e vulcanologici dalla Regio V: il calco mancato
dell’“ultimo fuggiasco”, V. Amoretti, A. Martellone, A. Perrotta, C. Scarpati, T. Virtuoso ................
Quando accadde? Le diverse ipotesi sulla data dell’eruzione del 79 d.C., M. Borgongino, G. Stefani ....
Le impronte della morte. L’invenzione dei calchi dei pompeiani, M. Osanna .....................................
I calchi delle vittime trovate tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento. L’umana tragedia
in quell’immane catastrofe, A. Capurso .........................................................................................
I calchi recenti, dagli anni Settanta del Novecento al 2002. Una fedele istantanea
di una immane tragedia, S.M. Masseroli ........................................................................................
I calchi di Boscoreale, A. Capurso, S.M. Masseroli ............................................................................
I nuovi calchi di Civita Giuliana, M. Osanna, V. Amoretti, F. Coletti ..............................................
Non solamente oggetti ma storie. I reperti associati ai calchi, A. Capurso, S.M. Masseroli ....................
I calchi per lo studio della cultura tessile a Pompei, F. Coletti, M. Galli, S. Mitschke ...........................
II. Indagini diagnostiche e restauro
CT scans and X-ray analysis of the Casts,
E. Lazer, R. Canigliula, D. Vu, A. Middleton, S. Luyck, G. Babino, K. Welch ..............................
Studio antropologico dei calchi da Porta Nola,
L. Alapont Martin, R. Albiach Descals, S. Kay ..............................................................................
Analisi antropologico molecolari sui calchi di Pompei,
E. Pilli, M. Lari, F. Ametrano, S. Vai, A. Modi, D. Caramelli ........................................................
Corpi umani come capsule del tempo, P.P. Petrone ..............................................................................
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L'intervento di restauro nell'ambito del Grande Progetto Pompei,
S. Giudice, G. Napoli, M. Valentini ..............................................................................................
Rilievo laserscanner e copie in 3D, G. Quaranta ................................................................................
»
»
253
269
III. L’esposizione
La musealizzazione dei calchi prima del Grande Progetto Pompei,
P. Bucciero, A. Capurso, S.M. Masseroli ........................................................................................
Per un’etica dei resti umani, V. Amoretti ...........................................................................................
»
»
275
297
Catalogo dei calchi
Premessa al catalogo, A. Capurso, S.M. Masseroli .............................................................................
1. I calchi .......................................................................................................................................
2. I calchi dispersi ...........................................................................................................................
»
»
»
309
313
541
Profilo autori ....................................................................................................................................
»
558
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STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA
Llorenç Alapont Martin, Rosa Albiach Descals, Stephen Kay
Dall’anno 2012, all’interno del progetto “Indagare l’archeologia
della morte a Pompei, la necropoli e i fuggiaschi di Porta Nola”,
una squadra multidisciplinare di archeologi, antropologi e radiologi realizza lo studio antropologico dei resti ossei di quindici
vittime conservate nei calchi di gesso, dieci dei quali sono stati
estratti durante gli scavi diretti da De Caro tra il 1976 e il 1978
nell’area della necropoli di Porta Nola1.
I corpi conservati nei calchi di gesso rappresentano un
grande tesoro per l’archeologia e l’antropologia perché, a parte
il fatto di preservare l’immagine originale delle vittime, hanno
mantenuto al loro interno lo scheletro dell’individuo. Tuttavia,
il gesso che conserva e protegge lo scheletro presenta anche
una grande difficoltà: le ossa esposte all’esterno del gesso possono essere studiate mediante metodologie antropologiche
convenzionali mentre le ossa nascoste all’interno del calco
possono solo essere analizzate attraverso analisi radiologiche.
Il problema si presenta a causa della densità del gesso, in
alcune parti anatomiche, come gli arti o il cranio, le analisi
con RX convenzionali hanno dato risultati soddisfacenti, mostrando fratture peri mortem degli arti, patologie come l’artrosi
e anche lo sviluppo dentale e le patologie bucco-dentali. Però
nel torace e nei cingoli scapolari e pelvici la quantità e la
densità del gesso erano tali che in alcuni casi risultava impossibile distinguere le ossa. Questo problema può essere in parte
risolto con l’impiego della tomografia tridimensionale computerizzata; tali indagini, ad esempio, sono state condotte da
un team guidato da Estelle Lazer e dal Parco Archeologico di
Pompei.
1
2
Lo studio antropologico e paleopatologico degli individui
conservati nei calchi di gesso mediante l’analisi macroscopica
delle ossa all’esterno del gesso e l’analisi radiologica dei resti ossei
all’interno, con diverse tecniche digitali come il laser scanner e la
fotogrammetria, ci hanno permesso di ricavare nuove informazioni relative agli individui: chi erano, come vissero e come morirono queste dieci persone che cercavano di scappare dalla città
durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. In questo senso il
nostro studio ha permesso di scoprire il profilo biologico, il sesso,
l’età, la costituzione, la paleo-dieta, le malattie causate dall’attività
física che svolgevano e i traumi, l’aspetto físico e la ricostruzione
facciale dei morti. Inoltre, a partire dai dati antropologici e archeologici, abbiamo potuto anche rivelare come furono gli ultimi
momenti di queste e delle altre vittime di Pompei.
LE VITTIME NELL’AREA FUORI DA PORTA NOLA
Innanzitutto dobbiamo dire che erano molto numerosi i corpi
che giacevano nell’area esterna alle mura e che cercavano di
scappare dalla porta aperta nel muro che delimita l’area funeraria
e che costituiva un’uscita naturale dalla città in questa zona.
Si trovarono molti scheletri durante i saggi antichi di scavo
che furono riseppelliti e rimescolati2. Secondo i diari antichi di
scavo, altri corpi furono rinvenuti nell’area e si cercò di estrarli
attraverso la tecnica del calco di gesso, però questa fallì e i corpi
non si recuperarono. Pertanto dobbiamo immaginare uno scenario dantesco e drammatico in una zona così piena di cadaveri.
DE CARO 1979, pp. 95-101; PEDRONI - ALAPONT 2014, pp. 1207-1208.
DE CARO 1979, p. 98.
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I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI
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Fig. 1. Identificazione dei calchi attuali nel bozzetto/croquis di De Caro del 1979 (Archivio PAP). Ricostruzione di Pilar Mas.
I primi scheletri delle vittime decedute nell’area di Porta
Nola si trovarono durante gli interventi degli anni 1907 e 1908.
Il 25 settembre del 1907 se ne ritrovarono due presso il sepolcro
a schola di Aesquilia Polla, oltre ad una piccola chiave di ferro e
ad una lampada di bronzo. Vicino a questa tomba, nel luglio
del 1908, si rinvennero anche altri due scheletri, dei quali si
cercò di fare il calco ottenendo però solo l’impronta di parte
della schiena e di un braccio. Si dedusse che uno di questi fosse
una giovane, che indossava due anelli d’oro e un bracciale d’argento, e l’altro un adulto che portava due monete. Dal 22 al 24
settembre di questo stesso anno, a sei metri da questa stessa
tomba, si rintracciarono altri due scheletri, uno in posizione
supina, del quale si fece il calco che rivelò che sull’addome
aveva una borsa; in essa c’erano due chiavi di ferro, oggetti
d’argento e monete. L’altro scheletro invece aveva cinque monete3. Un altro dei ritrovamenti del 1908 fu un giovane che apparve, come i precedenti, in prossimità della tomba di Aesquilia
Polla, a 15 metri dall’angolo sud-ovest e a 3 metri sul livello del
3
4
5
6
SPANO 1910, pp. 396-398.
DELLA CORTE 1911a, p. 106.
DELLA CORTE 1911b, pp. 450-460. Calco cat. n. 19.
DE CARO 1979, pp. 61-101.
suolo. Aveva con sé, sull’addome, una scatola di legno con degli
oggetti al suo interno che furono argomento di discussione4.
Un altro di questi apparve a 15,50 metri dall’angolo sud-est
della tomba di Aesquilia Polla, di questo si fece il calco e questo
dimostrò che corrispondeva a un uomo che sosteneva tra le
braccia un ramo di albero ed è quella che in quel momento si
considerò una delle migliori impronte in gesso mai realizzate.
L’uomo indossava due anelli di ferro, uno con una gemma incastonata con la rappresentazione di un astro e di un timone,
oltre ad una borsa di tela con otto denari d’argento e un asse di
bronzo5.
Tra gli anni 1976 e 1978, Stefano De Caro diresse una serie
di interventi nella zona della necropoli di Porta Nola6. Questi
scavi portarono alla luce il varco aperto nel muro che delimitava
l’area funeraria. Di fronte a questo varco, ubicata vicino alla
tomba di Obellio Firmo e sopra 2 metri di lapilli già accumulati
sulla superficie, si ritrovarono quindici cadaveri, dei quali si effettuò il calco di gesso seguendo il metodo del Fiorelli (figg. 1-2).
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STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA
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Il recupero dei corpi dell’area di Porta Nola ha permesso di
ricostruire l’impressionante scena di un gruppo di persone che
perirono nel tentativo di fuggire dalla città. Tutti questi si trovarono
molto prossimi l’uno all’altro, il più lontano infatti appare solo a
4 metri, alcuni addirittura erano in contatto, uno sopra all’altro.
Si ritrovarono oggetti solamente presso due individui: un
uomo portava un pugnale inguainato e il fodero di un altro
pugnale di minori dimensioni; una donna portava una statuina
d’argento di Iside-Fortuna, tre anelli d’argento, quattro denari
e venti monete di bronzo.
LO STUDIO ANTROPOLOGICO
Negli ambienti del laboratorio di restauro di Pompei si realizzò
l’analisi antropologica e l’esame metrico, quantitativo, morfologico, patologico e radiologico delle ossa di ogni individuo. I
dati furono registrati nella scheda elaborata appositamente per
i resti ossei dei calchi di Pompei7. La summenzionata scheda di
analisi antropologica è formata da otto parti che si riassumono
essenzialmente in: dati generali; descrizione; posizione anatomica
e tafonomia; osservazioni antropologiche; stima dell’età, del
sesso, della statura, dentizione, patologie; misure e indici del
cranio; morfologia del cranio; misure e indici infra-cranici;
morfologia infra-cranica; peculiarità, planimetria, fotografie,
radiografie e rappresentazione tridimensionale.
Lo studio della tafonomia del cadavere, della posizione
dello scheletro e delle ossa individuali, tanto all’esterno quanto
all’interno del gesso, mediante l’analisi radiologica e la rappresentazione tridimensionale attraverso lo scanner e la fotogrammetria dei calchi ha permesso di scoprire quale fosse l’atteggiamento e la posizione originale delle vittime e di ognuna delle
loro parti anatomiche nel momento della morte. Di conseguenza
risulta necessario riconoscere i processi tafonomici relativi alla
decomposizione del cadavere all’interno dello spazio vuoto formato dallo stesso volume del corpo. Per questa ragione molte
ossa non giacciono nella loro posizione anatomica naturale
bensì spostate. In generale, se un osso non si trova in una situazione di squilibrio potenziale rispetto al volume esterno del
corpo, quando la decomposizione lo lascia, questo cade all’interno di questo volume. Se questo non succede significa che
qualcosa lo ha arrestato, cioè c’è stato un effetto di sostegno. Il
cranio e le ossa delle estremità, normalmente, rimangono nella
loro posizione naturale perché lo spazio lasciato dalla scomparsa
delle parti molli risulta essere molto ridotto. Nonostante ciò,
dipendendo dalla posizione del corpo e degli arti, si è potuto
verificare che alcune braccia, sebbene si trovassero nella posizione
naturale, non contenevano ossa al loro interno.
7
ALAPONT 2012.
Fig. 2. La realizzazione dei calchi nel 1978 (Archivio PAP).
Per tale motivo alcune parti dei calchi mostrano la presenza
di filamenti e asticelle metalliche, introdotti nei corpi prima di
versare la miscela di gesso per rinforzare il calco e così evitare
che l’assenza di ossa potesse provocare la rottura del calco al
momento dell’estrazione. La maggioranza delle ossa del cingolo
scapolare e del torace appaiono spostate rispetto alla loro posizione originale e questo è dovuto al fatto che lo spazio lasciato
dalla decomposizione in queste regioni è molto maggiore. Le
ossa situate sopra un elemento di sostegno, di solito la superficie
sulla quale giacciono, appaiono nella loro posizione originale e
anatomica naturale e questo rappresenta un indicatore essenziale
per determinare quale fosse l’atteggiamento e la posizione originale del corpo nel momento della morte.
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I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI
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Fig. 3. Calco 57. Uomo la cui statura stimata è di 1,80 metri.
Fig 4. Presenza di ossa wormiane nella sutura lambdoidea. Calchi 54
e 62.
La stima dell’età, il sesso e la statura realizzata sugli individui
indicò che si trattava di un gruppo di almeno sette uomini e tre
donne, tutti adulti, con un’età compresa tra i 25 e i 35 anni. La
statura media delle donne era di 1,55 m e quella degli uomini
di 1,65 ed è interessante evidenziare che uno degli uomini misurava quasi 1,80 metri (fig. 3).
In alcuni corpi è stato possibile registrare tratti morfologici
peculiari quali piccole ossa formate lungo le suture craniche
(fig. 4). La formazione di queste ossa wormiane si è interpretata
come causa di eredità genetica, in questa maniera si deduce
dunque che gli individui con lo stesso tipo di piccole formazioni
ossee presenti nelle suture craniche potevano avere relazione di
parentela. L’assenza di queste ossa suturali si è considerata quale
conseguenza di disturbi nutrizionali e di patologie ereditarie.
Nei soggetti dei calchi 57 e 62 si registrò la presenza di
linee trasversali o di depressioni nelle bande dello smalto dentale,
indicatori fisici di ipoplasia. L’ipoplasia è il risultato di un disturbo nella formazione dello smalto del dente durante l’infanzia.
Gli individui ebbero questo problema di salute tra il primo e il
terzo anno di vita. L’ipoplasia può essere causata da fattori ereditari e fattori ambientali che includono altri fattori sistemici
come quelli nutrizionali o le malattie esantematiche come il
morbillo e la varicella, la sifilide congenita, l’ipocalcemia, lesioni
alla nascita o nascita prematura, fluorosi o cause idiopatiche, e
anche alcuni fattori puntuali come l’infezione o il trauma da
dente da latte8.
Per quanto riguarda l’analisi paleopatologica, abbiamo considerato che la frequenza sia di artropatie sia di malattie traumatiche che colpiscono gli arti e la colonna vertebrale sono
particolarmente interessanti per considerare l’età avanzata degli
individui e soprattutto un tipo di attività fisica particolarmente
dura e continuativa collegata con il loro status sociale.
8
KANCHAN et al. 2015.
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STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA
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Fig. 5. Osteoartrite severa nel ginocchio sinistro del calco 59.
In questo senso, lacerazioni quali la osteoartrite severa nell’articolazione del ginocchio in un individuo tra 25 e 35 anni
sarebbero indicative di un’attività fisica molto pesante e continuativa. È il caso dell’osteoartrite severa rilevata nell’articolazione
del ginocchio sinistro dell’individuo del calco 59. Questo individuo presenta un’estremità lucida, l’eburneazione e l’ispessimento del condilo mediale del femore sinistro fino a diventare
di aspetto simile all’avorio (fig. 5). Ciò è dovuto alla scomparsa
della cartilagine dell’articolazione e al contatto continuo e diretto
delle superfici ossee per vari anni.
L’esame radiologico ha anche evidenziato fratture traumatiche perimortem nella tibia e nel perone della gamba destra del
calco 58 e nell’omero destro del calco 55 (fig. 6). Questo tipo
di fratture si produsse in un momento vicino alla morte del
soggetto, sono infatti fratture recenti causate da traumi diretti
con la sezione dell’osso completa.
Sui calchi si è inoltre realizzato un coscienzioso lavoro di documentazione in 3D (fig. 7) mediante tecniche di fotogrammetria
e laser scanner con lo scopo di sfruttare al massimo le possibilità
di interpretazione degli stessi (ubicazione nella topografia 3D
del terreno, studio in laboratorio, ricostruzione postuma, etc.).
Attraverso l’immagine tridimensionale dei calchi si è potuta
realizzare la ricostruzione facciale di alcuni di loro mediante
Fig. 6. Fratture traumatiche perimortem nell’omero destro del calco 55.
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I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI
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Fig. 7. Documentazione in 3D del calco 62.
tecniche digitali ad opera della specialista Pilar Mar Hurtuna9.
La nostra intenzione non era solo quella di ottenere un’immagine
fedele del viso dell’individuo ma anche quella di conoscere la
sua espressione e la smorfia nel momento della morte. Per realizzare questa ricostruzione risultava molto interessante il calco
57 (fig. 8). La ricostruzione facciale rivelava un individuo dal
volto rotondo, gli zigomi pronunciati, il naso grande e le labbra
sottili. Con gli occhi chiusi e la bocca socchiusa ci mostra
proprio l’espressione tipica di chi sta esalando l’ultimo respiro
prima di morire.
Sono molteplici gli esempi di indumenti osservati nei calchi
di Porta Nola, attraverso impronte in gesso che hanno rivelato
i tessuti che resistettero al caldo delle ceneri mantenendosi
integri e le pieghe dei vestiti10. Si sono, addirittura, individuati
oggetti di cuoio o di canapa come un sacco legato con una
corda (fig. 9).
In vari calchi si può osservare la trama dei tessuti. In questa
maniera osserviamo l’uso di un tessuto fino liscio 1/1, nel quale
è evidente che una delle serie perpendicolari (probabilmente
l’ordito) è formata da fili più sottili di quelli che formano l’altra
serie (la trama, un po’ più visibile). In altri casi si nota un
tessuto diverso, composto da fili più spessi e da una trama a
saia (2/2) e molto probabilmente questa saia era di lana, dato il
tipo di trama, più comune tra i tessuti realizzati con questa
fibra che con fili di lino. Il suo impiego sembra indicare che la
persona si volesse coprire per proteggersi.
9
10
11
12
Fig. 8. Ricostruzione facciale del calco 57.
UNA FUGA FINO ALLA MORTE
Come morirono le vittime di Porta Nola? I corpi ritrovati sotto
cumuli di lapilli di oltre tre metri perirono intrappolati all’interno
di edifici per i crolli e bloccati dalle pomici. Gli altri, quelli che
in quei momenti si trovavano all’esterno, finirono la loro esistenza
sotto i crolli delle case, devastate dal materiale lanciato dall’eruzione. Tutto avvenne, probabilmente, nell’arco di 6 ore dall’inizio
dell’evento catastrofico. Tuttavia, sappiamo dalla posizione stratigrafica dei calchi di Porta Nola che questi sono sopravvissuti
alle prime fasi e sono morti sui depositi piroclastici di lapilli,
nell’arco delle 20 ore successive dell’eruzione (fig. 10).
Fondamentalmente, esistono ben tre teorie su come morirono le vittime del Vesuvio nel 79 d.C. Due fanno riferimento
agli approfonditi studi realizzati sulle vittime di Ercolano. La
prima suggerisce che gli abitanti di Ercolano morirono all’istante
a causa della vaporizzazione dei fluidi corporei che vennero a
contatto con temperature di più di 408 °C provocate dalle ultime
ondate piroclastiche. L’esplosione del cranio infatti e un “incompleto atteggiamento pugilistico” sarebbero alcune delle prove
della proposta11. La seconda teoria è quella che abbassa la temperatura del fluido piroclastico al di sotto dei 400 °C, per cui la
morte dei soggetti sarebbe avvenuta per disidratazione certamente
non istantanea. La contrazione muscolare, “posizione da pugile”,
e la preservazione del collagene a seconda dell’ambiente e della
elevata cristallizzazione ne sarebbero le prove fornite12. La terza
ARNAUD 2017, pp. 56-58.
Per la trattazione di questo argomento si veda il contributo di GALLI - COLETTI - MITSCHKE in questo volume.
PETRONE et al. 2018.
CAPASSO 2000; MARTYN et al. 2020.
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STUDIO ANTROPOLOGICO DEI CALCHI DA PORTA NOLA
231
Fig. 9. Calco n. 57 con impronte di tele appartenenti a una serie di pieghe corrispondenti al fianco sinistro. La morfologia del tessuto è
intrecciata e il filo ha uno spessore di 1 millimetro.
teoria a riguardo delle vittime di Pompei sostiene che la morte
deriva dall’asfissia provocata dalle ceneri13.
Le nostre analisi non distruttive di caratterizzazione minerale, realizzate su alcuni dei calchi di Porta Nola14, faranno
nuova luce sul vero impatto della temperatura su quei corpi. Le
analisi preliminari indicano l’alterazione termica delle osssa.
Le persone che, come le vittime di Porta Nola, si disponevano
a scappare dalla città quando la pioggia di lapilli si attenuò dovettero affrontare una situazione di caos estremo. Dovettero trovare
molte difficoltà nel camminare sullo strato di pomici che si era
13
14
15
LUONGO et al. 2003 e GIACOMELLI et al. 2003.
ALAPONT et al. c.s.
RIVERA-TAPIA et al. 2005; SIERRA 2012.
formato, aiutati da rami usati a mo’ di bastone, mentre le ceneri
in sospensione impedivano la visibilità e le ceneri sottili entravano
negli occhi, nel naso, nella bocca, gli edifici crollavano e gli alberi
cedevano. Nell’area di Porta Nola si realizzarono vari calchi degli
alberi caduti. Il calco 55 corrisponde a un uomo che giaceva
supino. Caduto sul suo braccio destro c’era un gran ramo di albero
che provocò la frattura perimortem dell’omero (fig. 6). Sono molti
i lavori sugli effetti devastanti delle ceneri vulcaniche nell’organismo15, quando la cenere entra in bocca, blocca la trachea ed arriva
ai polmoni è praticamente impossibile respirare.
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232
I CALCHI DI POMPEI DA GIUSEPPE FIORELLI AD OGGI
Fig. 10. Stratigrafia dell’area dove si trovavano i corpi di Porta Nola (immagini a, b da LUONGO et al. 2003).
Le vittime dei calchi che perirono alle porte della città, nel
tentativo vano di scappare dalla stessa, non mostrano una posizione “pugilistica”, apparentemente non giacciono svolgendo nessuna attività, azione o movimento. Tutti loro sembrano coricati
supini o proni o su di un fianco, in una posizione rilassata, come
se riposassero. È possibile che le vittime di Porta Nota già fossero
morte estenuate ed asfissiate, con i polmoni collassati per le ceneri
e i gas vulcanici prima di essere colpite dall’onda piroclastica.
Ciononostante, dovremmo tenere in considerazione che
l’affezione di calore estremo in situazione di perimortem avrebbe
potuto in egual misura incidere sui soggetti già deceduti e
quindi non essere correlata alla causa della morte. Pertanto, la
temperatura è un dato molto significativo, ma che dovrebbe
essere però corredato dallo studio stratigrafico e dalla tafonomia
del cadavere, per poter dare più indicazioni in merito sia alle
cause della morte, sia agli effetti postmortem.
BIBLIOGRAFIA
ARNAUD 2017
B. ARNAUD, Le premier visage de Pompéi, in Sciences et avenir
843, 2017, pp. 56-58.
CAPASSO 2000
L. CAPASSO, Herculaneum victims of the volcanic eruptions of
Vesuvius in 79 AD, in The Lancet 356, 2000, pp. 1344-1346.
DE CARO 1979
S. DE CARO, Scavi dell’area fuori Porta Nola a Pompei, in Cronache Pompeiane V, 1979, pp. 61-101.
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