Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
Non faccio il poeta per mestiere. Le opere e i giorni di Aldo Palazzeschi, 2024
Ricorrendo il cinquantesimo anniversario della morte di Aldo Palazzeschi (1974-2024), è sembrato opportuno provvedere a un’ampia ricostruzione panoramica della sua vicenda bio-bibliografica, sì da potergli stare a fianco via via, anno dopo anno, al modo delle antiche cronache, lungo l’intero tragitto della sua vita intensa e operosa. Chi ha redatto questo itinerario annalistico ha scelto di restare dietro le quinte, in modo da lasciare il primo piano della ribalta al vero protagonista, osservato, descritto, contrappuntato da voci che sono tutte interne al quadro: memorie autobiografiche, ricordi di amici e di conoscenti, fatti di cronaca, atti ufficiali, accadimenti anche occasionali, relazioni epistolari, interviste, articoli, recensioni, interventi critici di differente orientamento, testi in versi, brani narrativi. Questo fitto, intrecciato, polifonico concerto di testimonianze fa luce, con flashes intermittenti, sull’intera esistenza dello scrittore. Liscia di fuori, trasparente e felpata, quanto di dentro ruvida, velata di riserbo e fantasticamente avventurosa, la vita di Palazzeschi disegna la traiettoria di una complessa carriera umana e artistica che si dipana nell’arco quasi di un secolo, dal 1885 al 1974.
Inedito, 2003
Il poeta annotando la parola, la uccide, la neutralizza, servendosene se ne libera. La voce in movimento con il poeta si fissa in simbolo definito. In questa riduzione della voce viva alla parola segno, in questa relativizzazione della voce, il poeta compie un fondamentale passo verso l’emancipazione di sé. Se esiste un libero arbitrio questo si raggiunge proprio nell’emancipazione dalla parola. Coltivando il seme di questa verità, di questa riduzione, la verità della non certezza linguistica, la verità del dubbio, il poeta si mette in una condizione di novità, di antagonismo mentre l’uomo che rimane nella fiducia nei confronti del linguaggio, l’uomo che è convinto di proporre parole vere, è considerato saggio. Chi domina il linguaggio anche senza verità è vincente. Il poeta riducendo invece la parola a mezzo, la riconosce invece nella sua relatività di simbolo, il poeta scoprendo il mero grado di verità presente nella parola, appare invece un folle. Chi se non il poeta ha il coraggio di contestare il senso di verità assoluta attribuito al linguaggio?
salvatorequasimodo.it, 2011
"Il poeta e il politico" è il discorso che Salvatore Quasimodo pronunciò a Stoccolma durante la cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Letteratura. Si tratta di un testo ancora di stringente attualità, nonostante risalga al 1959.
"La somma de le cose". Studi in onore di Gianfelice Peron, Padova, Esedra, 2018
Marina Tramet De la Rose à la Violette. L'enchâssement entre voix poétiques et polyphonie narrative 55 Roberto Antonelli Rime equivoche e rime identiche nella Scuola siciliana: le canzoni a coblas unissonans 63 Furio Brugnolo Divagazioni sul "canto" del poeta 79 Rosanna Brusegan Attualità e satira. L'Ordine dei Saccati (Sachets) in Rutebeuf e Jean de Meun 89 Marco Infurna Alessandro Magno e gli alberi oracolari in un ciclo di pitture valdostane del xiii secolo 109 Fabio Sangiovanni «Ce livre» 119 Alvise Andreose Il greco di Marco Polo Rachele Fassanelli «Armer se vont Paiens»: il guerriero in armi nell'Entrée d'Espagne Luca Morlino Tre ritocchi al testo dell'Entrée d'Espagne Francesca Gambino L'anello di Anfelise. Due lasse inedite del Foucon de Candie francoitaliano Chiara Concina Prime osservazioni filologico-linguistiche sul commento a Boezio del codice L 66 della Biblioteca Augusta di Perugia (con un affioramento epico) Corrado Bologna "Tradizione" e "traduzione" nel formarsi di un canone Carlo Carena Gli Apoftegmi di Plutarco. Traduzioni d'autore fra Quattro e Cinquecento Sergio Bozzola L'iperbolico altro. Prime annotazioni sulla retorica del viaggio in Da Mosto, Colombo e Vespucci Andrea Cecchinato Note sulla sintassi "moderna" del Furioso Snežana Milinković «Iatilo frati che taia li dei»: l'Attila di Zuan Polo Liompardi Mario Richter Forme del desiderio in Ronsard e Baudelaire Ivano Paccagnella Ulloa, le traduzioni, l'Espositione in lingua thoscana Alexandra Vrânceanu Pagliardini Un'inedita coppia rinascimentale: il principe valacco Petru Cercel e il suo segretario, Franco Sivori Angelo Pagliardini I Dialoghi piacevoli di Stefano Guazzo fra exemplum e aneddoto Luca Zuliani Sul metro dei primi libretti d'opera Daniela Goldin I nomi di Falstaff e compagni da Shakespeare al melodramma europeo Donatella Pini «Rindiose Camila, Camila se rindió». La visione strabica del Curioso Impertinente (Quijote, i, 33-35
Paolo Melandri, 1999
Gufi e poeti: un tòpos fra otto-e novecento La Favola LXII di C. E. Gadda 1 costituisce, a parere unanime della critica 2 , una condanna del romanticismo di consumo: «Il gufo dimorava le rovine: e ivi attendeva il poeta, che a suspirar vi andasse. Discesa la notte, udì sospirare lungamente. Verso l'alba, che si moriva dal sonno, scorse il poeta allontanarsi. Con la ragazza».
Olindo Guerrini, nella sua lunga carriera di poeta comico, ha scritto perlopiù sotto eteronimo: Lorenzo Stecchetti, Argia Sblolenfi, Bepi sono solo alcune firme del suo vasto repertorio. Questo libro si impegna a far luce sulla creazione di una delle sue maschere più affascinanti, e forse meno note: il cavaliere, il divino Marco Balossardi. Il suo Giobbe, composto insieme a Corrado Ricci durante una villeggiatura a Fano, nasce come canzonatura del poeta Mario Rapisardi. Tuttavia, i due “poeti senza museruola” si fanno prendere la mano e finiscono per schernire gran parte dei politici, dei critici e degli scrittori italiani dell’epoca, suscitando un battage giornalistico di proporzioni quasi inedite per un libro satirico. L’autore del saggio indaga i metodi di creazione degli eteronimi guerriniani, ricostruisce puntualmente la nascita del Giobbe e ripercorre lo scandalo letterario che ne consegue, con l’aiuto di numerose lettere inedite conservate presso il Fondo Guerrini di Bologna.
With this information I intended to guide you briefly – through leaps and quick reveletions - inside a landscape where poetry, voice, walking, transfert find their proper collusion. Though using interdisciplinary connections sometimes by far too daring and passages absolutely personal and intimate I hope to have proved that poetry is in fact a body action, in body embedded, that brings us towards unexplored territories.
Dante ed i poeti << Or se' tu quel Virgilio e quella fonte \ che spandi di parlar sì largo fiume?\... \ O de li altri poeti onore e lume,\ vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore \ che m'ha fatto cercar lo tuo volume. \ Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore \ tu se' solo colui da cu' io tolsi \ lo bello stilo che m'ha fatto onore\......>> (Inf. I, 79-87) Virgilio, in altri canti dell'inferno è chiamato anche " l'altissimo poeta" (Inf.IV, 80) "Il savio gentil che tutto seppe" (Inf.VII, 3), il " mar di tutto 'l senno" (Inf.VIII, 7), esprimendo così tutta la sua ammirazione, la sua riverenza, il proprio debito culturale nei confronti di Virgilio, il poeta più importante nell'economia del poema, non solo perché funge da guida nell'inferno e nel purgatorio, ma anche per la sua produzione letteraria che ebbe un ruolo importante nella formazione culturale di Dante. Ma, adesso prima di ulteriormente addentrarci nella trattazione, occorre rilevare che Dante è cattolico e che nella Commedia esprime il momento di massima consapevolezza del proprio fare poetico e da ciò sicuramente deriva il metro valutativo non solo di Virgilio, ma anche di altri poeti, presenti nel poema. Essi inoltre,"l'altissimo poeta compreso, sono considerati da un lato come auctores e, in quanto tali, Dante fa riferimento alle loro opere, che così in vario modo e misura entrano nella trama del poema, dall'altro come personaggi e, in tal caso, rivestono funzioni allegoriche più ampie e comunque connesse al luogo ultraterreno in cui li colloca. Premesso ciò, non possiamo non continuare ad occuparci di Virgilio, nei confronti del quale già nel primo canto, come si è già evidenziato, esprime tutta la sua ammirazione e il suo affetto. Tuttavia al di là dell'affetto per l'uomo Virgilio e dell'ammirazione per la sua cultura, la presenza sia del testo virgiliano che della sua figura, dopo la massiccia presenza nella prima cantica , si attenua progressivamente. A questo proposito ricordiamo che Virgilio è un poeta pagano che nonostante, secondo l'interpretazione medioevale, sia arrivato a presentire la verità del Cristianesimo nell'Egloga IV, rimane pur sempre legato alla menzogna , "al tempo degli dei falsi e bugiardi", come egli stesso sostiene nel verso 72 del canto I dell'inferno, presentandosi a Dante. Pertanto se a Virgilio viene attribuito l'aggettivo "dolce" (quattro occorrenze nell'inferno e ben dodici nel purgatorio) per diventare "dolcissimo padre" nel momento in cui Dante personaggio si accorge della sua scomparsa (purgatorio XXX, 50), Dante autore prende a varie riprese le distanze dal proprio modello sia come personaggio, sia come autore. Virgilio, in genere, come personaggio, ossia come guida e allegoria della ragione, attraverso la ripetizione di un formulario pressoché fisso, riesce con efficienza razionale e sollecitudine, ad aiutare Dante nel suo cammino, anche se non mancano le difficoltà con i demoni che negano l'entrata nella città di Dite nel canto IX dell'inferno e poi con il demone Malacorda che fornisce false indicazioni sulla via d'accesso alle bolge, dicendo: <<……\ E se l'andare avante pur vi piace \ andatevene su per questa grotta; \ presso è un altro scoglio che via face \...>> (inf. XXI,109-111), ma anche Virgilio autore viene smentito, quando, ad esempio, nell'episodio di Pier delle Vigne , dopo aver convinto Dante a staccare un ramo, così lo giustifica di fronte al dannato: <<S'elli avesse potuto creder prima.>>\ rispuose 'l savio mio,<<anima lesa,\ ciò c'ha veduto pur con la mia rima,\ non avrebbe in te la man distesa;\ ma la cosa incredibile mi fece \ indurlo ad ovra ch'a me stesso pesa\....>> (Inf.XIII,46-51). Virgilio, cioè confessa che la lettura di quello stesso episodio nella sua Eneide non è sufficiente a far fede della sua veridicità, perché egli è morto pagano, pertanto deve passare obbligatoriamente per la diretta esperienza del pellegrino a dimostrare che non trattasi di favola pagana, ma di vicenda che vuole proporsi come reale.
gradiva, 2022
«Vèss òm e vèss puèta… Cum'i can / che bàjen a la lüna per natüra, / per la passiensa de stà lí a scultà…», («Essere uomo e essere poeta… Come i cani / che abbaiano alla luna per natura, / per la pazienza di star lì ad ascoltare…»), sono i versi di apertura di una delle poesie più note di Franco Loi, da Isman (Einaudi 2002). Che cosa significa «essere uomo»? è una domanda cruciale perché rappresenta la scelta (esistenziale) di se stessi e Loi è diventato ciò che era sviluppando una propria etica che, pur riduttivamente, si potrebbe sintetizzare in due polarità: l'adesione alla struttura morale della parola (la parola deve essere vera, appartenere all'esperienza profonda del poeta) e la responsabilità di esserci per l'altro. Pur immerso nei cambiamenti sociali, politici, di quasi un secolo di vita, egli ha sempre risposto alla domanda dell'altro volgendo la sua attenzione alle persone. Chiunque abbia assistito ad un suo incontro può testimoniare come la sua voce fosse una melodia sonora che a volte si trasformava in vero e proprio canto, come ad esempio, recitando i versi del poema l'Angel (San Marco dei Giustiniani 1981 e Mondadori 1994), quando la canzone popolare «t'amo t'amo sei per me la vita intera» entra prima dei versi: «e pö la Gilda, Sciarlot cun Viuletera, / la Ingrid Bergman, el Uels del Terso uomo, / nüm taccâ dré d'un tram càntum Brasil…» («T'amo, T'amo sei per me la vita, intera... / e poi Gilda, Charlot con la Violetera, / Ingrid Bergman, e Welles nel Terzo Uomo, / noi attaccati dietro i tram cantiamo Brazil…»)-o, dove una ninna nanna è inserita nel ricordo dell'infanzia: «Cade la neve, fanciullo mio, / tremo dal freddo, ardo d'amore.. / .. bambino mio, devi sapere / le donne d'Africa son tutte nere.. / Mè muè 'a me tegniva in brassu, / derre di vedri, i orti de neive: / «J à inventè 'a nötte» e guavu nevà. (Cade la neve, fanciullo mio, / tremo dal freddo, ardo d'amore.. / ..bambino mio, devi sapere / le donne d'Africa son tutte nere.. / Mia madre mi teneva in braccio / e, dietro i vetri, gli orti di neve: / «li ha inventati la notte» e guardavo nevicare»).
Archaeological Research in Asia, 2023
Negócios Estrangeiros, 2008
Формално Представяне на Български Народни Танци, 2023
International Journal of Computer Applications, 2015
LlIVRO | PDF | 301 páginas
congreso de la SEMANA IBEROAMERICANA DE INGENIERÍA ELECTRÓNICA de la UAM, 2024
Journal of Physics: Conference Series, 2018
Eighth IEEE International Symposium on Spread Spectrum Techniques and Applications - Programme and Book of Abstracts (IEEE Cat. No.04TH8738)
Journal of experimental orthopaedics, 2017
Physical review, 2001
Managing Complexity and Service Level Agreements, 2011
Tidsskrift for Den norske lægeforening, 2013