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Le domus de janas decorate con motivi scolpiti - capitolo 2

Grafica di copertina a cura di Solter (Cagliari).

Università degli Studi di Cagliari Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio Giuseppa Tanda Le domus de janas decorate con motivi scolpiti Volume I Progetto Cultura visuale preistorica: le domus de janas (L.R. 07/2007) Condaghes Università degli Studi di Cagliari Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio Centro Interdipartimentale per la Preistoria e Protostoria del Mediterraneo Progetto di ricerca di base Cultura visuale preistorica: le domus de janas (L.R. n° 7 del 07/08/2007 – annualità 2010 – CRP-26031) Volume I Giuseppa Tanda Le domus de janas decorate con motivi scolpiti Condaghes Grafica di copertina a cura di Solter (Cagliari). Immagini di copertina: a sinistra, dall’alto, Sennori-Orto del Beneficio Parrocchiale (foto di S. Melis), Putifigari-Monte Siseri 1 (foto di M. Puddu), Perfugas-Concas, Tomba dell’Ariete (foto di S. Melis); a destra, dall’alto, Ossi-Mesu ’e Montes I (foto di S. Melis), Bonorva-Sant’Andrea Priu, Tomba della Casa (foto di S. Melis), Villanova Monteleone-Pubusattile IV (foto di M. Puddu); sul retro, PutifigariS’incantu (foto di S. Melis) Università degli Studi di Cagliari – Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio – Pubblicazione realizzata con il contributo regionale L.R. 7/2007, annualità 2010. Text copyright © 2012-2015 Giuseppa Tanda © 2012-2015 Regione Autonoma della Sardegna/Università degli Studi di Cagliari Giuseppa Tanda Le domus de janas decorate con motivi scolpiti ISBN 978-88-7356-230-6 © 2015-2021 Condaghes. Tutti i diritti sono riservati. Condaghes S.r.l. – via Sant’Eulalia, 52 – I-09124 Cagliari (CA), Italy telefono e fax: +39 070 659 542; e-mail: [email protected] www.condaghes.it Indice Presentazione 7 Avvertenze 9 Capitolo I. Stato dell’arte 11 1. Storia degli studi 2. I motivi: tecniche, classificazione, analisi 3. I motivi scolpiti Note 11 15 21 31 Capitolo II. Problematiche e metodologie 35 Note 48 Capitolo III. Monumenti e territorio 51 Note 60 Capitolo IV. La tecnica di escavazione delle domus de janas 61 1. Premessa 2. La catena operativa dello strumentario di escavazione 3. La catena operativa dell’escavazione delle domus de janas Note 61 66 69 84 Capitolo V. Le morfologie tombali 89 Tipologia Note 89 116 Capitolo VI. Dimora dei morti, casa dei viventi 119 Note 171 Sezione iconografica a colori 177 Capitolo VII. Tipologia delle figurazioni 209 1. Premessa 2. Tipologia della Categoria I 3. Tipologia della Categoria II: Pettiniformi 4. Tipologia della Categoria III: Antropomorfi 5. Tipologia della Categoria IV: Armi e Utensili 209 209 243 243 246 6. Tipologia della Categoria V: Figure geometriche Note 247 248 Capitolo VIII. Rapporto tra i “segni” e l’architettura delle domus de janas Note 251 349 Capitolo IX. Cronologia e conclusioni 351 1. Le analisi chimico-fisiche 2. I rapporti di analogia formale riscontrati fra motivi figurativi eseguiti su reperti ceramici o litici e le figurazioni magico-rituali scolpite sulle pareti delle domus de janas Note 351 353 360 Bibliografia 363 Ringraziamenti 373 Elenco delle Tavole 375 Elenco delle Figure 377 Capitolo II. Problematiche e metodologie RIASSUNTO In questo capitolo sono riassunte le strategie scientifiche di studio dell’arte delle domus de janas (fine V-III millennio a.C.) elaborate nel tempo, a cominciare dal 1977 (Tanda 1977 a), anno in cui apparve la prima monografia sul tema, impostata secondo una metodologia strettamente paletnologica (Fig. II. 1). Tali strategie sono l’espressione non solo di un’articolazione personale degli studi, ma riflettono anche, talvolta e in linea generale, alcune tendenze della ricerca del tempo. Le tappe di questo percorso scientifico sono segnate dai lavori pubblicati da chi scrive negli anni 1995, 1998, 2000, 2008. Nel 2011 con il Progetto “Cultura visuale preistorica: le domus de janas” si pone in esecuzione una metodologia di ricerca integrata, sintesi conclusiva delle strategie elaborate nel tempo, articolata in 4 ambiti: A) Le domus de janas; B) Il paesaggio antropico circostante le domus de janas; C) La ricostruzione delle società del V-III millennio a.C.; D) La funzione “segnica” ovvero il significato della produzione artistica ipogeica. SUMMARY This chapter summarizes the scientific strategies used to study the art of the Domus de Janas (end of V-III millennium B.C.) as developed over time, starting from 1977 (Tanda 1977 a), when the first monograph on the subject appeared and was developed following a strictly paleontological methodology (Fig. II. 1). Such strategies are not only the expression of a personal approach to the Studies but also reflect a general research trend. The stages of this process are marked by the scientific papers published by the Author in 1995, 1998, 2000 and 2008. In 2011, with the project “Visual Prehistoric Culture: the Domus de Janas”, an integrated research methodology is proposed which includes the strategies developed over time and divided into four fields: A) The Domus de Janas; B) The anthropic landscape surrounding the Domus de Janas; C) The reconstruction of society during the V-III millennium B.C.; D) “Semiotics” or the meaning of the hypogeic artistic production. Parole chiave: Arte preistorica, Domus de janas, Metodologie Keywords: Prehistoric Art, Domus de Janas, Methodologies Gli studiosi che per primi hanno pubblicato i risultati delle ricerche su domus de janas con manifestazioni d’arte, in articoli specifici o in lavori più ampi o nei manuali di Preistoria e Protostoria, vale a dire Antonio Taramelli (1904, 1909), Giovanni Lilliu (1957, 1963) ed Ercole Contu (1962, 1964 a-b, 1965 b-c, 1966 a-c, 1968)1 non hanno trattato in maniera specifica e preliminarmente espressa le tematiche in argomento. Esse, però, si evincono, sia pure nelle linee generali, da una corretta e approfondita lettura dei loro lavori. Appare chiara l’impostazione archeologica comune, tendente a una definizione nel tempo e nello spazio di ciascuna espressione d’arte e all’individuazione del significato dei simboli rappresentati, rispondendo, così, alle esigenze della ricerca paletnologica, secondo le metodologie dei tempi in cui sono stati elaborati e pubblicati i lavori. Taramelli (1904) confronta la decorazione in2 cisa che sovrasta il portello di accesso nella cella principale della “grotta la Pardischedda”, a Busachi, con decorazioni incise osservate in tombe siciliane, attribuite al II periodo, a Thapsos e Cassibile, “preludenti alla comparsa del ferro nell’isola”3. Lo stesso Taramelli (1909) identifica i tre simboli scolpiti nella tomba XIX di Anghelu Ruju come rappresentazioni di un “toro, veduto di fronte con le sue corna lunate”. La loro ubicazione nell’anticella, ai lati del portello d’ingresso, e nella cella principale, “sovra 36 Giuseppa Tanda al pilastro mediano”, dimostrerebbe che i simboli dovevano avere non solo carattere distintivo, ma “religioso, apotropaico, a difesa della tomba e dei defunti in essa raccolti”4. Taramelli li avvicina ai motivi scolpiti nelle grotte artificiali funerarie della Marna5, accomunandoli ad altri motivi realizzati con la medesima tecnica su monumenti megalitici francesi6. Tra questi segni, però, egli osserva un’analogia che definisce “esterna”; più puntuale, “più stretto e intimo” sarebbe, invece, il rapporto con le “corna di consecrazione” cretesi7. Ritiene “significante” che nella civiltà micenea e in quella eneolitica sarda si sia sviluppata la medesima concezione per cui “la testa dell’animale fecondo, possente e utilissimo, esprima in forma sensibile la divinità superiore, che accanto ai viventi e ai defunti esercita la sua vigile azione”. Medesimo accostamento culturale il Taramelli fa per uno dei simboli scolpiti sul pilastro della cella principale della domus de janas XX bis di Anghelu Ruju. Giovanni Lilliu pubblica nel 1957 l’articolo “Religione della Sardegna prenuragica”, contributo fondamentale per gli studi sulla religione preistorica, analisi critica e, nel contempo, prudente valutazione d’insieme dei dati archeologici, letterari ed etnografici a quel tempo disponibili, opera delle indagini di antropologi, archeologi, storici, etnologi come Alziator, Bresciani, Lanternari, Maxia, Patroni, Pettazzoni, Zervos8. Una parte del lavoro è dedicato all’enucleazione delle “forme ideologiche” del sacro, che sono, in sintesi: • i costumi del rituale religioso-funerario, sostenuto da principi e ideologie di difesa e rigenerazione, testimoniati dall’ocra rossa sui cadaveri e sulle pareti delle tombe, dalla riproduzione della casa del vivo, dal corredo funerario; • le figure o forme ideologiche o segni del sacro, costituiti da statuine e da rappresentazioni di bucrani. Costumi e segni portano Lilliu a individuare un’ideologia di vita-morte-rinascita, incentrata sulla Dea Madre, genitrice e rigeneratrice dell’Universo e sul Dio Toro, compagno della dea. Nella prima edizione del manuale “La civiltà dei Sardi dal Neolitico all’età di nuraghi”, sintesi organica della Preistoria e della Protostoria della Sardegna, a proposito delle domus de janas Lilliu ribadisce, con ricchezza di documentazione, la ricostruzione del rituale religioso-funerario sostenuto da princìpi e ideologie di difesa e rigenerazione già delineato nel 1957. Dopo aver precisato i parallelismi a suo tem- po riconosciuti dal Taramelli con la civiltà minoica, allarga i confronti, recependo dati e ricostruzioni inseriti in lavori editi negli anni Sessanta da Ercole Contu9. Ricostruisce, così, un quadro di riferimento euro-mediterraneo, con rapporti non solo con le culture insulari del Mediterraneo centrale (Cicladi, Creta, Malta, Sicilia) ma anche con le culture per lo più megalitiche dell’Europa occidentale, dalla Penisola Iberica all’Irlanda. Le tematiche trattate sono paletnologiche: origine, sviluppo tipologico, cronologia, quadro mediterraneo di riferimento, significato delle domus de janas. A proposito delle decorazioni, la cronologia, il quadro mediterraneo di riferimento, l’individuazione del significato sono gli ambiti trattati. Pertanto, la metodologia di Lilliu si articola, in sintesi, su due cardini: un’impostazione paletnologica nella definizione nelle linee generali dei simboli d’arte e un riferimento all’antropologia culturale per delineare il significato. A Ercole Contu si devono articoli specifici su domus de janas decorate assai note10, nonché la segnalazione scientifica di domus11 o di necropoli assai importanti come la necropoli di Anela-Sos Furrighesos12. Anche Contu mostra un’impostazione paletnologica, arricchita da un ampio quadro mediterraneo di riferimento e di confronto e dall’uso accentuato del contributo scientifico dell’etnologia. In particolare, dopo aver ribadito le analogie formali tra corniformi scolpiti della Sardegna e simboli della civiltà minoica13, nella trattazione dei motivi incisi di Cheremule-Tomba Branca, OniferiSas Concas/Tomba dell’Emiciclo e Tomba Nuova Ovest, allarga i confronti alla Penisola Iberica14. A proposito del significato, si richiama a un’ideologia di vita-morte-nuova nascita, di matrice antropologica. Un ulteriore contributo dell’Etnologia si riconosce nel significato attribuito ai motivi capovolti di Sas Concas, così elaborati in quanto espressione simbolica di eventi legati al mondo dei morti, il contrario del mondo dei viventi15. Negli anni Settanta, con l’incremento delle scoperte di domus de janas decorate, si presenta l’esigenza di una formulazione sul piano teorico delle tematiche e delle metodologie, preliminarmente espressa e formalizzata. Ciò appare evidente sin dalla prima monografia pubblicata da chi scrive nel 1977, dal titolo “ARTE PREISTORICA IN SARDEGNA. Le figurazioni taurine scolpite dell’Algherese nel quadro delle Capitolo II Problematiche e metodologie rappresentazioni figurate degli ipogei sardi a “domus de janas””. In questo lavoro sono analizzate le manifestazioni d’arte di 47 domus de janas16, assai differenti sul piano morfologico, con l’obiettivo scientifico primario di effettuare una verifica del processo di 37 evoluzione stilistica, suggerito dalla varietà tipologica, “connesso, probabilmente, con le vicende culturali e che, forse, investe anche la tipologia di pianta”17. La metodologia seguita è articolata in 4 punti (Fig. II. 1): METODOLOGIA 1977 1. Analisi interna dei motivi figurativi 2. Rapporti tra planimetria delle domus de janas e tipologia dei motivi 3. Associazione di tipi e di tecniche 4. I dati di scavo Fig. II. 1. Strategia scientifica 1977. 1. Analisi interna dei motivi Definita la varietà delle tecniche d’esecuzione (scultura, incisione, pittura), sulla base del gusto di linea e il grado di geometrizzazione e astrazione, vengono individuati due stili, lo stile geometrico curvilineo e lo stile geometrico rettilineo, in cui confluiscono tutti gli schemi al tempo documentati. L’attenzione verso l’andamento di linea, curva o retta, segue la tradizione degli studi (sia pure in riferimento alle sole planimetrie) osservata in tutti gli archeologi sardi che, a vario titolo, a cominciare dal ‘900, si sono occupati di Preistoria e Protostoria della Sardegna e di domus de janas, con interpretazioni non univoche sulla prevalenza di linea e sull’interpretazione culturale. In proposito si citano, per esempio, Pinza, Taramelli, Lilliu, Contu, Atzeni, Ferrarese Ceruti, Santoni, Tanda, Basoli18. Tra gli schemi documentati spiccano alcuni motivi “naturalistici” (in cui sono presenti e distinti gli elementi anatomici della protome, cioè corna, orecchie e muso), che, sottoposti a un processo di graduale semplificazione, portano alla trasformazione figurativa degli elementi anatomici, fino ad arrivare alla loro dissociazione. In altri motivi, articolati in maniera complessa, si constata la fusione della figurazione corniforme con l’elemento decorativo-cultuale della falsa porta, più tardi interpretata come chiara manifestazione di simbolizzazione del portello19. 2. Rapporti tra planimetria delle domus de janas e tipologia dei motivi Viene affrontato il tema della distribuzione1 e dell’ubicazione dei motivi corniformi nell’economia planimetrica di ciascun ipogeo, puntualizzando in maniera sintetica alcune costanti sul numero, sulla disposizione e sull’ubicazione delle corna. Già nel 1977 gli schemi dello stile curvilineo sembrano prevalere sugli altri20. Sono, inoltre, disposti secondo regole costanti: singoli, accostati a coppie oppure contrapposti/affrontati, raramente iterati. Gli schemi rettilinei di regola sono iterati (duplici, triplici, quadruplici), raramente singoli. Si verifica, inoltre, la tendenza a scolpire motivi nell’anticella, vano di ridotte dimensioni e luogo di introduzione alla cella, una sorta di “anticamera della casa del defunto, quindi zona di separazione fisica, ma, nello stesso tempo, di vicinanza spirituale”21. Quando le figurazioni appaiono nella cella principale, ambiente di dimensioni ampie, comunque maggiori di quelle dell’anticella, sono il segno di un mutamento sostanziale nelle consuetudini del culto funerario. 38 Giuseppa Tanda Nelle linee generali tali notazioni appaiono oggi dati culturali nel senso pieno del termine, come veri riconfermate e arricchite da una casistica maggiore, reperti, elementi, pertanto, dalla fisionomia concreta e specifica, definibile con precisione e sicurezza nei come sarà posto nel giusto rilievo nel Cap. VII. suoi tratti caratteristici e peculiari”24. L’approccio in3. Associazione di tipi e di tecniche formatore è strettamente archeologico. L’individuazione e la documentazione delle asIl metodo, esaminato in rapporto ai criteri del sociazioni ha fornito dati significativi per la crono- 1977, costituisce, in realtà, un ampliamento e un aplogia relativa, articolata in tre fasi: profondimento assai articolato del punto 1. I fase: protomi con orecchie, rilievo convesso, Nel 199525, con l’aumento considerevole del incisioni filiformi; numero delle manifestazioni d’arte nelle domus de II fase: pittura, incisioni in “tecnica lineare”, janas, viene elaborato un percorso logico-operativo schemi rettilinei, motivi spiraliformi; che risente delle linee di ricerca dettate dalle nuoIII fase: motivi incisi “a martellina”. ve metodologie di indagine interdisciplinari26. Tra queste, significative e qualificanti appaiono il filo4. I dati di scavo ne dell’archeologia insediamentale o archeologia Il collegamento tra i dati di scavo (nel 1977 su del paesaggio e del Gruppo inglese di “Palaeoeco47 tombe soltanto 12 erano state oggetto di scavo nomy”27, dell’Antropologia culturale e della Simscientifico e solamente 2 edite integralmente) ha bolica28. Nell’elaborazione si è proceduto sull’onda consentito di fare attendibili ipotesi di cronologia, della New Archaeology29, partendo dal presupposto con attribuzione dei tipi I e II dello stile curvilineo teorico secondo il quale le culture attestate sul piaal Neolitico recente, cultura Ozieri (oggi attribuita no archeologico, per esempio attraverso le domus al IV millennio a.C.), dei motivi rettilinei di tipo de janas, che costituiscono un aspetto funerario I-IV a tempi più recenti22. del sistema, vanno viste come sistemi da analizzare Nel 1984, con la pubblicazione della necropoli complessivamente. Nello schema metodologico (Fig. II. 2) sono indi Anela-Sos Furrighesos23, viene precisato e approfondito il metodo di ricerca per i motivi figurativi dividuati 4 grandi filoni di ricerca: 1. Ambiente; realizzati a incisione, soprattutto nella tecnica defi2. Monumenti e siti; nita “a martellina”. Il metodo messo a punto si arti3. Etnologia; cola in 5 momenti successivi e collegati: 4. Simbologica. A. Rilevamento, suddiviso in: 1. Rilevamento grafico; 2. Rilevamento fotografico. B. Classificazione, articolata in: 1. Catalogo e classificazione tecnica; 2. Classificazione tipologica. C. Analisi tecnica, suddivisa in: 1. Analisi interna dei motivi; 2. Rapporti tra planimetrie e contesti figurativi; 3. Rapporti tra figurazioni monumentali e figurazioni della cultura materiale. D. Analisi cronologica E. Analisi etnologica Il metodo elaborato appare rigoroso, esce dalla genericità e diventa specifico; è basato su criteri obiettivi e verificabili; è funzionale alle esigenze di una programmazione della ricerca e, infine, rispondente alla necessità di “considerare le incisioni come Obiettivo primario dello schema formalizzato è quello di ricostruire, attraverso le indagini in ambiti diversi, il processo culturale, attraverso il quale viene individuato il comportamento umano fondamentale, che ha dato luogo al fenomeno dell’arte degli ipogei a domus de janas nei suoi aspetti sostanziali come l’origine, lo sviluppo, gli esiti finali, la cronologia e il significato. Nel 199830 viene elaborato il percorso logicooperativo indispensabile per procedere correttamente nel processo di attribuzione culturale e cronologica dei “segni” d’arte, d’impostazione strettamente archeologica, che recepisce l’ipotesi cronologica proposta nel 199231 (Fig. II. 3). L’articolazione è imperniata su 4 indirizzi di ricerca: 1. Gli ipogei o domus de janas; 2. L’arte; 3. Motivi figurativi degli ipogei e motivi figurativi realizzati su materiali archeologici; Capitolo II Problematiche e metodologie Fig. II. 2. Metodologia seguita nello studio dell’arte degli ipogei (da Tanda 1995). 39 40 Giuseppa Tanda Fig. II. 3. Percorso metodologico seguito per la formulazione dell’ipotesi di cronologia dell’arte delle domus de janas (da Tanda 1998). Capitolo II Problematiche e metodologie 4. Rapporti extra-insulari. I 4 indirizzi di ricerca forniscono 6 gruppi di elementi di cronologia che, adeguatamente e correttamente elaborati, portano a 4 fasi cronologiche, con relative sotto-fasi: Fase I: Neolitico recente (2 sotto-fasi, Cultura Ozieri); Fase II: Neolitico finale (Ozieri finale o subOzieri)-Età del Rame (Filigosa-Abealzu); Fase III: Età del Bronzo; Fase IV: Età romano-medievale. Pare opportuno osservare che le linee di ricerca utili per la raccolta degli elementi culturali datanti sono concentrate sui “contenitori” (gli ipogei), il contenuto artistico (manifestazioni d’arte), i rapporti tra questo e i materiali archeologici (di per sé diagnostici), i rapporti con situazioni e manifestazioni extra-insulari. Con gli Atti del Congresso internazionale L’ipogeismo nel Mediterraneo (Sassari-Oristano, 23-28 maggio 1994), pubblicati nel 200032, il fenomeno dell’ipogeismo e dell’arte a esso collegata assume rilievo internazionale sia per il numero altissimo di ipogei individuati in Sardegna (3.500 domus de janas, delle quali il 6% decorate), il più elevato in ambito euro-mediterraneo, sia per le tematiche trattate. Accanto alle sintesi sull’origine33 e sullo sviluppo34 si segnala quella sul significato35. In quest’ultimo contributo viene edito nuovamente il grafico sulla metodologia di acquisizione dei dati diagnostici, ai fini della classificazione cronologica dei simboli d’arte36. Viene ulteriormente definita e sintetizzata in un grafico la strategia scientifica elaborata e utilizzata nello studio dell’arte, sulla base delle tecniche di esecuzione: scultura, incisione, pittura (Fig. II. 4). L’elaborato grafico appare come una sintesi aggiornata degli aspetti tecnici a loro volta formalizzati nei precedenti contributi teorici. Si sottolinea, anche se ciò appare superfluo, che i lavori editi nel tempo si sono ispirati alle strategie scientifiche formalizzate. L’occasione per l’articolazione e l’avvio di una strategia aggiornata è stata offerta, nel 200837, dal Progetto di cooperazione europea “Cultura 2000”: ARTSIGNS-The present past. European Prehistoric Art; Aestetics and Communication, coordinato da L. Oosterbek (Università di Tomar-Portogallo) e realizzato da 13 strutture di ricerca europee, tra cui il Centro Interdipartimentale per la Preistoria e Protostoria del Mediterraneo (C.I.P.P.M.) dell’Università di Cagliari, con la direzione di chi scrive. I 41 risultati delle ricerche condotte dal C.I.P.P.M. sono stati pubblicati nel volume Tanda G., Luglié C. (a cura di) 2008, Il Segno e l’Idea. Arte preistorica in Sardegna, Cagliari. Nel contributo sull’arte degli ipogei a domus de janas38, dopo un’attenta e generale riflessione sugli esiti e, in particolare, sulle ipotesi già avanzate sul significato39, si è prospettata come indifferibile l’esigenza di indirizzare la ricerca di settore verso una strategia scientifica che, partendo da una verifica e da una nuova e rigorosa analisi interna delle manifestazioni d’arte delle domus de janas, portasse a una classificazione obiettiva, a una definizione puntuale delle tipologie, a una individuazione dei codici di ricostruzione dei significati dei simboli o “segni”, all’interno di un quadro culturale euromediterraneo. A quest’ultimo proposito si sottolinea che la determinazione o almeno l’individuazione, anche su linee generali, di un’ipotesi di codice di interpretazione del simbolo diventano indispensabili, in considerazione del fatto che l’approccio metodologico al simbolo si presenta a vari livelli, da quello della percezione del dato reale a quello più elevato della sua elaborazione e sistemazione. La strategia scientifica adottata40 si articola in cinque linee o parametri o criteri di analisi e di interpretazione del simbolo, efficace e funzionale al tema: I, la specificità del modello figurativo; II, la provenienza; III, il contesto culturale; IV, il contesto socioeconomico; V, gli apporti interdisciplinari. In questa strategia si riconosce un’ipotesi di codice di interpretazione del simbolo (Fig. II. 5) I. La specificità del modello figurativo è intesa come caratterizzazione dei motivi e dei modelli figurativi nelle loro peculiarità individuali, applicando un insieme di norme oggettive (per quanto possibile) di individuazione e diffusione del “segno”, indispensabili nel processo di definizione. Sono stati distinti nove attributi o peculiarità o norme, ritenuti essenziali, allo stato attuale della ricerca, appresso evidenziati. 1. Si intende per supporto la determinazione e la classificazione non solo del materiale su cui è realizzata la figurazione ma anche della sua condizione strutturale, per cui si riconoscono motivi mobiliari e motivi immobiliari. 2. Sotto il termine di tassonomia si riconducono le operazioni di individuazione degli elementi della scheda di catalogo o record archeologico: gli attributi morfologici (aspetti descritti con 42 Giuseppa Tanda Fig. II. 4. Metodologia di studio dell’arte delle domus de janas (da Tanda 2000). Capitolo II Problematiche e metodologie 3. 4. 5. linguaggio geometrico), metrici (dimensionali e di peso, ove si tratti di oggetti mobili), tecnici (le tecniche utilizzate: rilievo, pseudorilievo, incisione, pittura)41, tecnologici (i processi di 6. esecuzione). Tali elementi consentono di classificare con criteri obiettivi le figurazioni correttamente documentate42, fornendo anche una definizione “tassonomica” generale dei model- 7. li (per esempio bucrani, antropomorfi, armi e utensili, figure geometriche). La forma generale nei motivi scolpiti è distinta mediante la misura del rapporto dello sviluppo in orizzontale e verticale (altezza/larghezza); per quanto riguarda i motivi incisi anche nel rapporto con forme geometriche regolari43. Lo spazio è non solo la misura dell’area occupata dal “segno”, ma anche il rapporto tra questa dimensione e l’intera superficie fisicamente definita (parete monumentale, faccia del reperto ecc.) su cui il motivo è realizzato. La misura della quantità dei motivi e dei valori in percentuale oltre a una determinazione oggettiva dei motivi permette anche di eviden- 8. ziare i “segni” predominanti e quelli minoritari, 9. 43 riflesso dell’ideologia funeraria e della struttura sociale e, pertanto, elemento distintivo di specificità cronoculturali. L’ubicazione degli schemi nel tessuto planimetrico dei monumenti sepolcrali porta a individuare la funzione dei vani e, quindi, il valore “segnico” dei motivi figurativi. La distribuzione dei “segni” nel territorio regionale suggerisce elementi utili per identificare il rapporto di interazione con i fattori fisiografici (morfologia del terreno, caratteristiche fisiografiche e petrografiche del supporto, idrografia, altezza s.l.m.), con altri monumenti sepolcrali (monumenti singoli o in necropoli) e con gli insediamenti abitativi. La definizione culturale dei rapporti, in un quadro regionale, pone il problema da un lato dell’origine e della diffusione dei modelli e delle tecniche di esecuzione, dall’altro del rapporto con le comunità e la loro organizzazione sociale, delineando nuove e più documentate ipotesi di ricostruzione delle vicende culturali. Con la tipologia, che utilizza le informazioni desunte dalle norme 1-4, si identificano i modelli mentali rappresentati, organizzati in uno schema gerarchico articolato. L’elaborazione multivariata dei dati individua sia le tendenze generali che le specificità. II. L’identificazione della provenienza dei motivi riconosce l’ambito culturale di cui gli schemi sono espressione figurativa, delineandone la funzione. Sono tre gli ambiti culturali: funerario, civile e religioso. III. Definire il contesto culturale delle manifestazioni artistiche significa inserirle sia nel tempo (cronologia) e nello spazio (area geografica di riferimento) sia nella sequenza culturale e nella determinazione antropologica e genetica dei tipi fisici delle comunità di appartenenza. IV. La definizione, sia pure per grandi linee, del contesto socioeconomico degli ambiti culturali porta a ricostruire le basi della società, la paleoeconomia e il paleoambiente. A proposito dell’analisi paleoambientale si sottolinea che l’obiettivo strategico è non solo la ricostruzione del paleoambiente (clima, i sedimenti e il paesaggio circostanti i siti archeologici), considerato come scenario delle vicende umane, ma anche Fig. II. 5. Ipotesi di codice di interpretazione del simbolo l’individuazione delle variabili che possano avere (da Tanda 2008). influenzato il funzionamento di un sistema cultura- 44 Giuseppa Tanda le. In una prospettiva più ampia ma indispensabile, quest’analisi deve riguardare non solo i singoli siti ma i sistemi dei siti e il mutamento dei modelli di sfruttamento del terreno nel corso del tempo. • vero reperto archeologico, cioè come un dato da definire e documentare nelle sue specificità e da inserire, pertanto, nel tempo e nello spazio; il motivo d’arte non può essere avulso dal suo contenitore – la domus de janas – ma deve essere anaV. Gli apporti interdisciplinari forniti dall’Anlizzato in stretto rapporto con esso; tropologia culturale, dall’Estetica, e dalla Simbolica, • figurazioni e domus de janas si rapportano stretpossono offrire modelli comportamentali di analisi tamente con l’ambiente preistorico non solo in e di interpretazione su base analogica. Appare, però, quanto “teatro” delle vicende umane ma anche indispensabile la verifica dei dati materiali e l’esclucome portatrici intrinseche e/o generatrici delle sione di qualsiasi applicazione deterministica. variabili che possano avere influenzato il funzioNell’ottica della strategia scientifica del 2008 namento di un sistema culturale, quale è quello si inseriscono i progetti interdisciplinari realizzache supporta la Cultura visuale preistorica; ti successivamente, in collaborazione con studiosi interessati all’argomento e specializzati in ambiti di • per l’interpretazione dei motivi simbolici sono indispensabili i dati materiali provenienti dai conteapplicazione, anche secondo metodologie scientifisti funerari di provenienza e dai contesti abitativi che esterne al campo archeologico, appositamente di riferimento; sperimentate. Nel 2008 viene finanziato dalla Regione Auto- • l’analisi dei dati rientra in un ambito interdisciplinare esteso alla paletnologia, alla geoarcheologia, noma Sardegna il progetto “Rapporto uomo/animali all’archeobotanica, alla paleofauna, alla chimica, nella Sardegna preistorica: studio osteologico, biomoall’informatica, all’antropologia culturale, alla selecolare e paletnologico” elaborato e realizzato dai miotica. professori Marco Zedda44 e Giuseppa Tanda45 (Università di Sassari e Cagliari), che bene s’inquadra La strategia di base del progetto integrato rinella linea IV della strategia 2008. guarda quattro ambiti (Fig. II. 6): Nello stesso anno comincia il progetto, elaborato e condotto da Massimo Vanzi46 e Giuseppa Tan- A. Le domus de janas nei loro aspetti strutturali, funzionali, architettonici, ambientali, decoratida47, dal titolo “Petroglifi in 3D. Tecniche stereo-fovocultuali, cronologici e nei materiali di corredo tometriche portabili per la documentazione dell’arte rinvenuti. preistorica della Sardegna” (Università di Cagliari), anch’esso finanziato dalla Regione Autonoma della B. Il paesaggio antropico circostante le domus de janas con le fonti archeologiche coeve alle necroSardegna. poli, in modo particolare gli insediamenti abitaNel 2010, con il progetto G. Tanda 2010, “Cultivi; tura visuale preistorica: le domus de janas decorate” si è operata una sintesi delle strategie scientifiche C. La ricostruzione delle società del fine V-III millennio a.C. variamente articolate sul piano dei già elaborate, con accentuazioni o attenuazioni di modi di vita e dell’economia; elementi fondamentali. D. Il significato ovvero la funzione “segnica” della Con questo progetto, finanziato dalla R.A.S, in produzione artistica ipogeica. corso di completamento, è stato ripreso l’esame delle problematiche paletnologiche da tempo affronA. Le domus de janas tate anche in progetti interdisciplinari come quelli La ricerca ha riguardato da un lato gli aspetti appena citati, pertinenti alle 215 domus de janas decorate: per un’analisi di ampio respiro dell’inte- costitutivi, ambientali, funzionali, architettonici, dero complesso dei dati materiali e monumentali, in corativocultuali, cronologici e di orientamento delle una prospettiva che avesse come riferimento i qua- strutture funerarie; dall’altro i materiali di corredo dri culturali del Mediterraneo centrale e utilizzando rinvenuti in scavi oppure recuperati, ma provenienti dalle domus de janas decorate. tecnologie innovative anche sperimentali. L’analisi del complesso dei dati appare indiLe linee scientifiche portanti del progetto sono spensabile anche per arrivare a un’identificazione le seguenti: • il motivo d’arte è considerato non già e non solo oggettiva delle dinamiche culturali che hanno intecome elemento che crea “emozione”, ma come un ressato le strutture di contenimento e il loro uso. Le tombe, pertanto, sono considerate non solo PROGETTO 2010 Cultura visuale preistorica: Le domus de janas decorate A. Le domus de janas B. Il paesaggio antropico C. La ricostruzione delle società D. La funzione “segnica” I. Escavazione delle domus I. Paleoambiente I. Analisi dati I. Decodificazione simboli II. Rilevamento grafico e fotografico II. Insediamenti abitativi III. Classificazione tipologica III. Potenzialità della dominanza visiva a. Archeologici b. Biomolecolari c. Archeobotanici d. Paleofaunistici e. Pedologici II. Analisi dati a-e III. Apporti interdisciplinari II. Contesto socio economico E. Analisi multivariata F. Tendenze generali/fasi culturali 45 Fig. II. 6. Progetto Cultura visuale preistorica: le domus de janas. Capitolo II Problematiche e metodologie IV. Contesto culturale 46 Giuseppa Tanda come “contenitori” delle “forme” d’arte, ma anche come espressione materiale di un sistema culturale. L’impostazione metodologica, che trae spunto dall’ipotesi già elaborata nel 2008, si articola in quattro linee o parametri o criteri di interpretazione e di analisi appresso riassunti. I. Ricostruzione e sperimentazione della tecnica di escavazione degli ipogei e dinamiche di escavazione e d’uso La determinazione petrografica delle rocce costitutive delle domus de janas, all’interno dello studio del bacino geolitologico dell’area circostante, è l’azione prima, preliminare e necessaria. Ciò allo scopo di conoscere le caratteristiche di duttilità o durezza della roccia, di prevederne la resistenza e meglio valutare ogni effetto determinato dagli strumenti utilizzati nelle operazioni di realizzazione degli ipogei. Azione seconda è il completamento della documentazione fotografica, in 3D e con laser scanner, delle tracce lasciate dai picconi di pietra sulle pareti e sul soffitto delle grotticelle. L’analisi delle tracce consente, infatti, di individuare gli strumenti utilizzati (martelli, picconi, strumenti di rifinitura ecc.) e le azioni per la produzione (Catena operativa), di riconoscerli tra quelli restituiti dagli scavi o presenti in raccolte museali o di ipotizzarne altri più adeguati. La sperimentazione su blocchi di roccia potrebbe provare la correttezza dell’identificazione. L’analisi delle tracce sui monumenti permette di individuare le dinamiche di escavazione (azioni/fasi ovvero la Catena operativa dell’escavazione delle grotticelle) e la tipologia planimetrica del nucleo più antico di ciascuna tomba. L’analisi interna delle figurazioni in rapporto a planimetrie, vani e spazi occupati fornisce ulteriori apporti per una ricostruzione delle dinamiche d’uso e per l’individuazione del significato delle figurazioni. II. Rilevamento grafico e fotografico Dopo aver verificato la correttezza e la precisione dei rilievi grafici già esistenti, effettuati secondo le tecniche tradizionali, e della documentazione fotografica attuale relativa sia ai monumenti funerari che alle figurazioni scolpite, incise o dipinte sulle pareti sia ai reperti restituiti dagli ipogei o a quelli d’arte mobiliare ritenuti più utili (statuine), anche per motivi di imprescindibile omogeneizzazione soprattutto grafica, si è proceduto a operare le indispensabili scelte di metodo e di misura per l’integrazione, l’approfondimento e/o il rifacimento dell’intera documentazione. Sono state utilizzate tecnologie innovative come, per esempio, le tecniche stereo-fotometriche in 3D48, quelle alla base dello scanner laser49 e, inoltre, software come Dstretch o simili. Quest’ultimo ha avuto un primo utilizzo sperimentale, per una verifica della compatibilità con le esigenze di individuazione e documentazione di tracce di colore sulle pareti delle domus de janas e sulle superfici delle statuine. III. Classificazione tipologica dei motivi e dei modelli figurativi Con la tipologia dei motivi si identificano i modelli mentali rappresentati, organizzati in uno schema gerarchico articolato50. I motivi, nell’ambito del repertorio iconografico acquisito, sono definiti nelle loro specificità secondo le norme, ritenute oggettive ed essenziali, già formalizzate nel 200851: il supporto52, la tassonomia53, la forma generale54, lo spazio55, la quantità56, l’ubicazione57, la distribuzione58. IV. Definizione del contesto culturale delle manifestazioni artistiche degli ipogei Ciò significa inserirle sia nel tempo (cronologia relativa e assoluta, quadro culturale mediterraneo) e nello spazio (area geografica di riferimento) sia nella sequenza culturale e nella determinazione antropologica e genetica dei tipi fisici delle comunità di appartenenza. La cronologia relativa e assoluta, stabilita sulla base dei criteri tradizionalmente utilizzati (sovrapposizione, posizione ecc.) e sui risultati di analisi radiometriche anche sperimentali (C14 e pigmenti), è integrata dallo studio basilare e aggiornato sui rapporti tra figurazioni monumentali e figurazioni della cultura materiale (motivi analoghi realizzati su materiali ceramici, litici e ossei)59. Il confronto istituito con manifestazioni analoghe dell’Europa continentale, osservate, per esempio, nelle grotticelle funerarie artificiali di cultura Seine-Oise-Marne o in monumenti megalitici coevi, in Irlanda60 o in Bretagna61 o nei grandi repertori iconografici europei, come la Valcamonica e il Monte Bego, appare da un lato verifica cronologica, dall’altro “misura” della specificità dei complessi simbolici sardi. L’analogia di contesto, se determinabile, appare come elemento discriminante e di valore. B. Analisi Paleoambientale Primo obiettivo strategico è non solo la ricostruzione del paesaggio preistorico (il clima, i sedimenti e il paesaggio circostanti i siti archeologici), Capitolo II Problematiche e metodologie considerato come scenario delle vicende umane, ma anche l’individuazione delle variabili che possano avere influenzato il funzionamento di un sistema culturale. In una prospettiva più ampia ma indispensabile, quest’analisi deve riguardare non solo i singoli siti ma i sistemi dei siti e il mutamento dei modelli di sfruttamento del terreno nel tempo, per una ricostruzione delle dinamiche di popolamento, delle tipologie insediative, della demografia e delle scelte locazionali. La ricostruzione paleoambientale delle aree di riferimento delle domus de janas decorate e degli insediamenti di pertinenza conta sull’utilizzazione sia di modelli teorici di analisi di tipo tradizionale oppure di analisi dei dati fisiografici, fatte seguendo modelli innovativi, già noti in ambiente anglosassone, sia i risultati delle indagini archeobotaniche, paleofaunistiche, pedologiche e radiometriche, queste ultime in funzione di confronto/conferma di carattere storico. Poiché si conoscono pochi insediamenti abitativi, l’analisi dello spazio territoriale è innanzitutto rivolta alla ricerca e all’individuazione degli insediamenti di pertinenza, come secondo obiettivo strategico. L’insieme dei dati utili (aspetti geologici, paleoecologici, idrografici, altimetrici, geolitologici) viene trattato in ambiente GIS, coordinando e relazionando tra loro le informazioni disponibili mediante gli strumenti informatici e cartografici a disposizione. Attraverso il GIS, l’applicazione di modelli di simulazione tridimensionale potrebbe permettere sia di formulare modelli predittivi sulla localizzazione degli abitati di riferimento alle necropoli sia di verificare e studiare variazioni geomorfologiche generatesi in antico, introducendo nuove variabili e possibilità di rappresentazione dei fenomeni. Un approccio globale che consideri tutte le variabili territoriali costituisce, infatti, la base imprescindibile per il tentativo di formulazione di uno o più modelli insediamentali da astrarre sulla base delle diverse unità paesaggistiche e dei vari ambienti geomorfologici rappresentati nell'ambito dei casi di studio. La modellizzazione interessa non solo i caratteri dell’insediamento ma anche la definizione del rapporto in termini spaziali tra abitato e luogo funerario. In questa ottica particolare rilievo viene dato ai Criteri topografici della selezione dei siti e all’analisi 47 della dominanza visiva sul territorio e in relazione anche agli insediamenti abitativi di riferimento. Con applicazioni GIS di analisi spaziale (viewshed analysis) sulle necropoli, in un’area standard circostante e su modelli DTM (Digital Terrain Model), si sta cercando di definire le strutture visive del paesaggio e i modelli di dominanza visiva relativi alla rete di relazioni spaziali e di percezione visiva tra fonti archeologiche che potrebbero aver condizionato la selezione, la distribuzione o la concentrazione dei siti funerari. Scopo di questa linea di ricerca – che costituisce il terzo obiettivo strategico – è verificare se, oltre a ragioni cronoculturali, possano aver avuto incidenza nelle ragioni delle scelte la potenzialità della dominanza visiva sul territorio predeterminato e sui villaggi62. Viene fatto il tentativo di individuare gli insediamenti vicini alle strutture funerarie, in un’area di 5 km di diametro, di definirne lo spazio e le dimensioni, la tipologia di ubicazione e la caratterizzazione culturale. I villaggi individuati sono inseriti nella rete degli insediamenti abitativi dell’area e collocati nel sistema per una definizione dell’eventuale rapporto gerarchico. C. La ricostruzione delle società del fine V-III millennio a.C. ha luogo principalmente attraverso l’analisi degli aspetti materiali (I obiettivo), con particolare riferimento alle analisi dei materiali archeologici (a), biomolecolari dei resti scheletrici umani (b), alle analisi archeobotaniche (c), paleo-faunistiche (d) e pedologiche (e) che marcano lo sviluppo socioeconomico. Infatti la definizione, sia pure per grandi linee, del contesto socioeconomico degli ambiti culturali (II) porta a ricostruire le basi della società, la paleoeconomia e il paleoambiente. Si rende necessario lo studio di materiali archeologici in ceramica, pietra, osso e metallo non ancora editi, provenienti da vecchi scavi in domus de janas (se accessibili) o in contesti coevi in grotta. Sono programmate, inoltre, due campagne di scavo in alcune di queste domus de janas e nei villaggi di riferimento, in regime di concessione ministeriale e con il supporto logistico dei Comuni di riferimento63. L’esigenza di nuovi scavi è dovuta alla necessità di seguire le nuove metodologie di scavo con uso sistematico della flottazione per il reperimento dei macroresti vegetali, della microfauna e dei frammenti di carbone, indispensabili rispettiva- 48 Giuseppa Tanda mente, per l’archeobotanica, la paleofauna e la car- NOTE pologia e utili, pertanto, per la ricostruzione della 1) Cfr. Bibliografia generale a fine volume. paleoeconomia. 2) Oggi classificata come incisione a pseudorilievo. D. La funzione “segnica” della produzione artistica ipogeica A proposito della funzione “segnica” o di comunicazione delle manifestazioni d’arte, si osserva che solo con la decodificazione dei segni/simbolo del repertorio sardo è possibile definirne o delinearne i contenuti e gli obiettivi. Si sottolinea come l’approccio metodologico al simbolo appaia assai difficile64. Il processo di simbolizzazione, infatti, si presenta a vari livelli, da quello della percezione del dato reale a quello più elevato della sua elaborazione e sistemazione. Si auspica di arrivare a una interpretazione simbolica dei “segni” con il riavvio e l’approfondimento delle analisi sul significato, utilizzando i risultati delle indagini nei tre ambiti più sopra riassunti (domus de janas, paleoambiente, ricostruzione delle società), con particolare riferimento sia agli elementi della ricostruzione delle società, sia agli apporti interdisciplinari dell’Antropologia culturale e della Semiotica. Questi ultimi potrebbero offrire modelli comportamentali di analisi e di interpretazione su base analogica. Appare, però, indispensabile la verifica dei dati materiali e l’esclusione di qualsiasi applicazione deterministica. Il complesso di questi dati, forse, costituirà il codice di decifrazione dei simboli e, pertanto, di una verifica dei significati delle forme d’arte, quali sono stati finora delineati, o dell’individuazione di nuovi significati. I risultati delle ricerche nei quattro ambiti sono oggetto di un’elaborazione multivariata (E) con l’obiettivo di individuare sia le tendenze generali che le specificità delle domus de janas, nell’ambito della Cultura visuale preistorica (F). Il progetto 2010 è stato finanziato parzialmente, per cui non è stato possibile realizzarlo in toto. Data la situazione, quale è stata definita e ribadita, uno dei punti fondamentali sarebbe stato l’acquisizione di dati, monumentali e materiali, che solo nuove indagini territoriali o nuovi scavi condotti con metodologie aggiornate avrebbero potuto fornire. Il futuro, forse in altre strutture di ricerca e/o con nuove équipes, potrebbe essere più generoso e, forse, più produttivo. 3) Taramelli 1904: 211 (ed. 1982: 89), fig. 2, “incisione, ravvivata pure da colore rosso, che imita grossolanamente un architrave rettangolare, con i lati esterni rilevati da cornetti”. 4) ID. 1909 a: coll. 452-456, figg. 34-37. 5) Che successivamente, in parte, sono state scavate e pubblicate da Bailloud (1974). 6) Taramelli 1909 a: 452-456, ivi bibliografia. 7) ID. 1909 a: 455-456, ivi bibliografia. 8) Lilliu 1957: 7-96. 9) Cfr. nota 10. 10) Come Thiesi-Mandra Antine III, Bessude-Enas de Cannuia IV/“Tomba dei Pilastri Scolpiti”, OniferiTomba dell’Emiciclo, Tomba Nuova Est e Brodu IV, Cheremule-Tomba Branca e Tomba della Cava, Sassari-Li Curuneddi VI e Ponte Secco IV, Oniferi-Brodu IV: Contu 1962, 1964 a-b, 1965 b-c, 1966 a-c, 1968. 11) Come le tombe di Matteatu II e IV, Sa Londra, Scala Piccada e Tanca Bullittas, ubicate nel territorio di Alghero. 12) Poi pubblicata da Tanda 1984. 13) Contu 1966 c: 196-200. 14) ID. 1965 b: 106-111. 15) ID. 1965 b: 114-116. 16) Tanda 1977 a: 13-24. 17) ID. 1977 a: 13. 18) Cfr. nella bibliografia generale, a fine volume, alcuni titoli. Per gli altri archeologi che si sono occupati di domus de janas cfr. Atti Ipogeismo 2000, Atti Ozieri I, Atti Ozieri II, Atti IIPP 2009, Atti IIPP 2012. 19) Tanda 2007 b: 127-134. 20) Gli schemi di tipo II e III totalizzavano 67 motivi, pari al 58%. 21) Tanda 1977 a: 19. 22) ID. 1977 a: 22-23. 23) Necropoli costituita da 18 ipogei. 24) Tanda 1984, I: 15-27. 25) ID. 1995: 29, fig. 3. 26) Cambi, Terrenato 1994: 234-245; Cazzella 1989: 110-125. 27) Higgs, Vita Finzi 1972: 1-37. 28) Alleau 1983. 29) Binford 1962. Capitolo II Problematiche e metodologie 30) Tanda 1998 b: 121-139. 31) Tanda 1992 a: 488. 32) Atti Ipogeismo 2000. 33) Santoni 2000: 369-391. 34) Contu 2000: 313-366. 35) Tanda 2000 a: 399-425. 36) Già pubblicato nel 1998. 37) Tanda 2008; 9-10. 38) Tanda 2008: 99-143. 39) ID. 2000 a, 2007 a-b, 2008, 2009 a-c. 40) Tanda 2008: 101-102. 41) Tanda 1984, I: 13-27. 42) Documentazione grafica, fotografica e tridimensionale. 43) Tanda 1984 I: 22 e segg. 44) Coordinatore del progetto, Università di Sassari, CRP 2-554. 45) Responsabile dell’U.O. (Unità Operativa) di Paletnologia, Università di Cagliari. 46) Coordinatore, Università di Cagliari, CRP-399. 47) Responsabile dell’U.O. di Paletnologia. 48) In collaborazione con il prof. Massimo Vanzi e la sua équipe (Università di Cagliari): cfr. contributo relativo nel volume II. 49) Su incarico attribuito all’Archeogeo snc. 50) Tanda 2008: 101-143. 51) Tanda 2008: 101-102. 52) Vengono precisati i risultati del trattamento delle superfici istoriate e della loro condizione di conservazione. 53) A questo termine si riconducono le operazioni di individuazione degli elementi della scheda di catalogo o record archeologico: gli attributi morfologici, metrici, tecnici, tecnologici con i processi di esecuzione, le cosiddette Catene operative. 54) La forma generale nei motivi scolpiti è caratterizzata dalla misura del rapporto dello sviluppo in orizzontale e verticale (altezza/larghezza). 55) Lo spazio occupato dalle figurazioni è non solo la misura dell’area occupata dal “segno”, ma anche il rapporto tra questa dimensione e l’intera superficie fisicamente definita su cui il motivo è realizzato. 56) La misura della quantità dei motivi e dei valori in percentuale permette di evidenziare, oltre a una determinazione oggettiva dei motivi, anche i “segni” predominanti e quelli minoritari, riflesso dell’ideologia funeraria e, forse, della struttura sociale e, pertanto, elemento distintivo di specificità cronoculturali. 49 57) L’ubicazione degli schemi nel tessuto planimetrico dei monumenti sepolcrali porta a individuare la funzione dei vani e, quindi, il valore “segnico” dei motivi figurativi. Spesso i motivi sono realizzati nell’anticella o nella cella successiva, epicentro dell’ipogeo. Pertanto l’ubicazione in uno di questi ambienti può essere il segno significativo non solo di uno sviluppo figurativo diacronico ma anche di esigenze rituali legate alle mutate condizioni della società. 58) La distribuzione dei “segni” nel territorio regionale suggerisce elementi utili per identificare il rapporto di interazione con i fattori fisiografici (morfologia del terreno, caratteristiche fisiche e petrografiche del supporto, idrografia, altezza s.l.m.), con altri monumenti sepolcrali (monumenti singoli o in necropoli) e con gli insediamenti abitativi, come si sosterrà nel punto B, con manifestazioni d’arte su rocce all’aperto. La definizione culturale dei rapporti, in un quadro regionale, pone il problema da un lato dell’origine e della diffusione dei modelli e delle tecniche di esecuzione, dall’altro del rapporto con le comunità e la loro organizzazione sociale, delineando nuove e più documentate ipotesi di ricostruzione delle vicende culturali. 59) Cfr. Tanda 1983 (1979) e 1988; Lilliu 1999. 60) Robin 2009. 61) Cassen 2000. 62) Mattioli 2006-007. 63) Del programma di scavo previsto (Sassari-Monte d’Accoddi, villaggio e Tomba del Capo; Illorai-Molia, villaggio e necropoli; Villaperuccio-villaggio di S’Arriorgiu) e di studio di vecchi scavi (necropoli di Molia e di Montessu-Villaperuccio), poiché i finanziamenti previsti non sono stati accordati, sono stati realizzati solo saggi di scavo nella necropoli di Molia (campagne 2014 e 2015), nuove analisi di macroresti vegetali della medesima necropoli (scavi Tanda 1983-84) e studi dei materiali archeologici di 5 domus de janas della necropoli di Villaperuccio-Montessu (domus VI, VIII e XXIV, a opera di Remo Forresu: cfr. II volume). 64) Tanda 2000 a, 2007a-b, 2008.