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Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo.

Storia e analisi dell'attività antifascista e antinazista nel comune di Sesto Fiorentino. La curatela del volume è del professor Ivan Tognarini e le ricerche sono del dottor Sandro Nannucci. Le ricerche in ACS sono state fatte da Davide Franco Jabes.

Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo A cura di Ivan Tognarini (Istituto Storico della Resistenza in Toscana) Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo A cura di Ivan Tognarini (Istituto Storico della Resistenza in Toscana) Ideazione, supervisione e cura: Ivan Tognanini Ricerche archivistiche e bigliograiche: Sandro Nannucci Ricerca ACS (CPC): Davide Franco Jabes Comune di Sesto Fiorentino piazza Vittorio Veneto 1 50019 Sesto Fiorentino tel. 055 055 www.comune.sesto-iorentino.i.it Istituto Storico della Resistenza in Toscana via Giosuè Carducci 5/37 50121 Firenze tel. 055 284296 www.istoresistenzatoscana.it Progetto graico e impaginazione: Alio Tondelli Finito di stampare nel mese di agosto 2013 Tipolitograia Contini s.r.l. Sesto Fiorentino (fi) con il contributo di Sesto Fiorentino: un ruolo di primo piano fra antifascismo e Resistenza Cos’è stata la Resistenza e chi vi partecipò? Quanto peso ebbe nella storia della nostra comunità e quale legame vi fu con l’antifascismo durante la dittatura? Fu un fenomeno d’èlite oppure vide un coinvolgimento popolare? Qual è stato il lascito quantitativo e qualitativo che l’antifascismo militante e la lotta di liberazione hanno dato allo sviluppo della comunità sestese? Partendo da queste domande abbiamo deciso di indagare, per la prima volta in maniera sistematica, attraverso i documenti, la storia dell’antifascismo e della Resistenza a Sesto Fiorentino. Abbiamo ritenuto doveroso farlo impiegando un sopporto storiograico di prim’ordine, quello dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, del prof. Ivan Tognarini e dei suoi collaboratori. Nella convinzione che fosse essenziale porre una prima, importante pietra di un ediicio che rendesse inine ragione, al di là della calda partecipazione agli eventi, del contributo dato da Sesto Fiorentino alla liberazione del nostro Paese. Si tratta, com’è inevitabile, di una prima tappa. Siamo certi, perché così dev’essere per ogni lavoro storiograico, che i dati presentati in questo volume potranno essere approfonditi, precisati, integrati, forse corretti, da ricerche future per le quali costituiscono, a mio avviso, un punto di partenza che ha un merito indiscutibile. Quello di porre le fondamenta per gli studi e gli approfondimenti di domani, consolidando posizioni e convinzioni, sfatando miti e leggende e, con organicità, creando le premesse per ulteriori sviluppi d’indagine. Questo lavoro nasce da una semplice, e pur non scontata, considerazione: iniziare a rilettere in maniera ordinata sul contributo dato dalla nostra co- 4 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo munità agli anni dell’antifascismo prima e a quelli della liberazione poi. Nasce dall’esigenza di garantire un impegno verso le giovani generazioni, non solo alla trasmissione della memoria, ma al raforzamento degli ideali repubblicani e costituenti sulle basi solide di un’esperienza popolare storicamente documentabile. Nasce dalla necessità di sistematizzare un orgoglio cittadino per personaggi, fatti ed avvenimenti, che tenga presente, per l’avvenire, il lascito di chi, con sacriicio, convinzione e dedizione si batté, cadde e fu di esempio e contribuì alla rinascita nazionale. La Resistenza e la lotta contro il nazifascismo sono state la matrice identitaria del nostro Paese. Hanno rappresentato per l’Italia, e per un popolo prostrato dal ventennio fascista, un momento cruciale di riscatto morale e politico, da cui è nata la nostra democrazia, che ha garantito la libertà ad un paese sinito ed insanguinato dalla dittatura, da un tragico conlitto civile e dal peso della Seconda Guerra Mondiale. Queste conquiste, non ci stanchiamo e non ci stancheremo mai di ripeterlo, hanno avuto un prezzo. Alto, talora altissimo. Un prezzo che hanno pagato intere comunità. Un prezzo fatto di lotte, di persecuzioni, di lutti e di sangue. Non c’è libertà, non c’è democrazia senza chi la conquisti e la difenda. Anche a costo della vita. I numeri che, nella loro asciuttezza, emergono dal volume parlano con chiarezza. Sesto Fiorentino paga, nell’area iorentina, il contributo di gran lunga più alto. Una città che contava, al 1930, quasi diciassettemila abitanti, vedeva 147 cittadini iscritti nei registri poco ambiti del Casellario politico centrale, 20 furono coninati, 26 deferiti al Tribunale speciale, 132 sarebbero diventati partigiani. I numeri, come dicevamo, pongono Sesto Fiorentino fra quelle realtà locali che, in Italia, hanno oferto il maggior tributo alla liberazione del Paese. Chi abbia la pazienza di scorrere gli elenchi del Casellario, le pagine sui volontari antifranchisti in Spagna, sul riconoscimento dei partigiani, sui deportati nei campi di concentramento, potrà farsi un’idea immediata della partecipazione della città alla lotta antifascista. Quello che è certo, se possibile oggi più di ieri, è il ruolo che la nostra città, la nostra intera comunità hanno avuto nella Resistenza. Una parte il cui peso è dichiarato oggi a chiare lettere e che, crediamo, attende un riconoscimento maggiore di quello ino ad oggi tributatogli. Nel libro vedremo scorrere i nomi di personaggi straordinari, spesso dimenticati: Torquato Pillori – sindaco della Giunta provvisoria costituita dopo il 1° settembre 1944 e poi primo sindaco di Sesto Fiorentino nel do- 5 poguerra – Edgardo Gemmi, che gli succederà nella carica dal 1952 al 1959, Giulio Cerreti, dirigente comunista di primo piano ostinatamente perseguitato dal regime, poi riparato all’estero e che diverrà parlamentare della neonata Repubblica, Giovanni Veronelli, Giulio Bruschi, Eligio Bortolotti e altri ancora. Vedremo scorrere le tappe della resistenza antifascista prima e delle lotta partigiana dopo, come, fra le altre, la battaglia degli Scollini o lo scontro della Stazione di Montorsoli. Vedremo scorrere i caduti di quella guerra, come Frosali, Corsinovi, Checcucci e molti altri assieme a loro. Vedremo emergere i meccanismi di riconoscimento uiciale dello status di partigiano e, attraverso il casellario politico, le persecuzioni contro gli antifascisti. Vedremo comparire, fra i volontari arruolati nell’esercito della liberazione, assieme a Menaldo Guarnieri ed a molti altri ancora, anche il nome, che ci è molto caro, di Oublesse Conti, sindaco di Sesto Fiorentino dal 1969 al 1975, scomparso proprio nei giorni in cui questo lavoro veniva dato alle stampe e che in quegli anni portò il proprio contributo alla lotta di liberazione della nostra città, di cui nel dopoguerra sarebbe stato amministratore sobrio, aperto ed innovatore. Per me, con un perseguitato politico ed un partigiano combattente all’interno della mia famiglia, è un’opera doverosa e commovente. Per me, ottavo sindaco antifascista del dopoguerra, è un’opera che, avvicinandosi la ine del mio mandato, con orgoglio lascio nelle mani di questa città. Con afetto e riconoscenza, perché di quello che siamo, di quello che sono, tanto dobbiamo e tanto debbo ai protagonisti di questa pubblicazione. Gianni Gianassi Sindaco di Sesto Fiorentino Sesto Fiorentino, agosto 2013 Indice Sesto Fiorentino: un ruolo di primo piano fra antifascismo e Resistenza di Gianni Gianassi, sindaco di Sesto Fiorentino pag. Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo pag. 11 I dossier pag. 49 1. Risultati elettorali 2. Demograia 3. Associazionismo 4. Il sopravvento della violenza squadrista 5. Sovversivi e antifascisti schedati nel Casellario Politico Centrale 5.1 La nascita dello schedario 5.2 Sesto nell’area iorentina 5.3 L’elenco nominativo degli schedati 5.4 I diidati 5.5 Gli ammoniti 5.6 Gli iscritti in Rubrica di Frontiera 5.7 I giudicati del Tribunale Speciale 5.8 I coninati 5.9 Gli internati politici 6. Volontari antifranchisti nella guerra di Spagna 6.1 La guerra civile spagnola 6.2 Cronologia essenziale 6.3 I volontari 7. Partigiani, patrioti, caduti nella Liberazione 7.1 Partigiani e patrioti di Sesto Fiorentino 7.2 Elenco dei partigiani caduti stilato dal CLN di Sesto Fiorentino 7.3 Caduti partigiani di Sesto Fiorentino 7.4 Caduti partigiani nativi a Sesto Fiorentino 7.5 Sestesi nel partigianato italiano 7.6 Elenco dei volontari arruolati nell’esercito di liberazione 8. Deportati nei campi di internamento e nei campi di sterminio 9. Eccidi e massacri nazifascisti 9.1 Eccidi, stragi e rappresaglie come strategia e pratica di guerra 9.2 Le indagini dell’Arma Reale dei Carabinieri pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 3 51 65 69 73 109 109 115 115 125 127 129 130 132 134 145 145 149 151 153 153 160 161 161 161 163 167 169 169 172 Cronologia della Resistenza pag. 177 CLN e Giunte comunali pag. 193 Appendice fotografica pag. 201 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo* 1. Economia e società dopo l’Unità Il comune di Sesto Fiorentino era costituito, all’indomani dell’annessione della Toscana al Regno d’Italia, da un ampio territorio che si estendeva nella zona intermedia tra i comuni di Prato e di Firenze. La popolazione, che nel 1871 era di 13. 437 abitanti, risiedeva in buona parte in case sparse nelle campagne ed in parte riunita nei centri di Sesto, Castello, Novoli, Castiglioni, Cercina, Colonnata, Morello, Padule, Querceto e Quinto. La divisione del lavoro tra agricoltura, da un lato, e piccolo commercio e artigianato, dall’altro, rispecchiava sostanzialmente la separazione tra coloro che risiedevano nelle frazioni di campagna e gli abitanti del capoluogo. Le terre messe a coltura occupavano circa i tre quinti della supericie del comune, condotte prevalentemente secondo i dettami del contratto di mezzadria, inoltre la vicinanza di centri commerciali dell’importanza di Prato e di Firenze faceva sì che molte attività fossero orientate in senso complementare alle esigenze di queste due piazze. Ma il centro della vita economica del comune era costituito dalla manifatture di porcellane di Doccia, l’unico stabilimento che fosse organizzato come una grande industria moderna e nel quale l’attività lavorativa proseguisse senza interruzioni per tutto il corso dell’anno. Fondata nel 1735 nel parco della sua * Il presente contributo è stato redatto seguendo prevalentemente le indicazioni contenute in: E. Ragionieri, Storia di un comune socialista Sesto Fiorentino, Roma, Edizioni Rinascita, 1953 (Roma, Editori Riuniti, 1995); G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980. 12 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo villa dal marchese Carlo Ginori, l’azienda conservò, sotto la sua direzione, il carattere di esperimento, considerato allora un po’ stravagante, per acquisire progressivamente, sotto la direzione dei suoi successori, Carlo Leopoldo e Lorenzo, il carattere di impresa regionale che esportava i propri prodotti anche fuori dai conini del Granducato. Con la costituzione dello Stato nazionale e la rimozione delle barriere doganali, che favorì la circolazione delle merci, si ebbe il rinnovamento dei sistemi di lavorazione, la costruzione di nuovi forni e di più grandi mulini oltre ad un aumento del numero degli operai per porre la manifattura in grado di rispondere eicacemente alle esigenze poste dalla concorrenza. Questo incremento produttivo, che aveva aiancato al settore artistico, sul quale si era basata ino a quel momento l’impresa, un’ampia produzione di stoviglie, aveva portato ad un rapido aumento delle maestranze che nell’arco di venti anni erano passate dalle 200 unità del 1862 alle 900 del 1883. Nei lavori sussidiari inoltre, cominciarono ad essere impiegate anche le donne che nel 1873 stavano costituendo un quarto della popolazione operaia della manifattura, anche se l’impiego della manodopera femminile aveva trovato un grave limite nella concorrenza esercitata dalla lavorazione della paglia che non richiedeva alle donne, per lo più contadine, né l’assiduità né l’abilità necessaria a lavorare in manifattura. 2. Politica e associazionismo dopo l’Unità Le premesse della vita politica sestese si posero simultaneamente alla nascita ed allo sviluppo locale del movimento per l’uniicazione nazionale. La direzione politica del movimento risorgimentale era sempre stata tenuta dal marchese Lorenzo Ginori, aiancato da professionisti e da piccoli industriali del comune che vedevano nell’annessione la possibilità di realizzare condizioni migliori per lo sviluppo dell’industria regionale. Ginori presentava inoltre il voto favorevole all’annessione in funzione diplomatico-conservatrice e come un omaggio alla saggezza del proprietario terriero e dell’imprenditore industriale. L’egemonia esercitata in questo senso può essere desunta dai risultati elettorali conseguiti se fra l’11 e il 12 marzo 1860: dei 3.148 uomini ammessi al voto ben 2.706 parteciparono al plebiscito e 2.622 di loro si espressero a favore dell’annessione mentre solamente 60 votarono per il Regno separato. L’alleanza tra le forze e le igure locali che avevano guidato il movimento risorgimentale si sarebbe poi espressa, nel Regno d’Italia, attraverso la rappresentanza politica dove il collegio elettorale sarebbe stato costantemente conquistato da Lorenzo Ginori, che 13 sarebbe divenuto senatore, mentre l’amministrazione comunale veniva gestita dai proprietari terrieri, dai commercianti e da altri esponenti della piccola borghesia sestese. L’istituzione, tra il 1880 ed il ’90, di un regolare servizio di tram a cavalli tra Sesto e Firenze, che facilitava gli spostamenti, consentì una maggiore vicinanza non solo materiale ma anche di idee col capoluogo che iniziava a fare sentire anche in questa zona la propria presenza propositiva che coinvolse le società operaie già esistenti sul territorio sestese. Queste erano rimaste per più di un ventennio nella forma organizzativa delle società di mutuo soccorso i cui soci erano costituiti prevalentemente da artigiani, operai, garzoni, qualche mezzadro e donne, lavoratrici e casalinghe. Di vario carattere e di diferente orientamento, queste associazioni svolsero inizialmente il compito fondamentale di difusione dei meccanismi della rappresentanza e dei compiti di amministratori a cui erano chiamati i dirigenti. Spiccava fra queste il collegio della Fratellanza Artigiana che si era raforzato nel primo decennio postunitario e che rappresentò il nucleo attorno al quale si andò organizzando il movimento popolare sestese. Il trasferimento a Sesto di uomini formatisi politicamente altrove, come il maestro elementare Ferruccio Orsi, il pretore Ulisse Tanganelli ed il chimico Giuseppe Soldaini, tutti e tre repubblicani, fornì nuovo impulso alla vita politica locale. Soprattutto all’Orsi, entrato a dirigere il Collegio artigiano, si deve la formazione politica dei futuri quadri del partito socialista fra cui Carlo Catanzaro, destinato a diventare deputato socialista di Livorno e Pilade Biondi, primo sindaco socialista di Sesto. La vitalità conferita dall’Orsi alla componente democratica sestese si manifestò particolarmente in occasione delle elezioni amministrative del 1889, le prime tenute dopo l’allargamento del sufragio amministrativo, nelle quali sei candidati presentati dal collegio della Fratellanza Artigiana raccoglievano circa cinquecento voti ed entravano in Consiglio comunale quali esponenti della minoranza. Anche il movimento per la costituzione di società cooperative faceva registrare un apprezzabile incremento, dopo un’opera di assidua propaganda svolta attraverso conferenze domenicali; nello stesso periodo venne celebrato per la prima volta il 1° maggio anche a Sesto, dopo che aveva iniziato ad essere celebrato come festa internazionale dei lavoratori due anni prima: tutti sintomi che indicavano una maggiore e più incisiva presenza popolare nelle organizzazioni politiche, assistenziali e ricreative dirette da democratici e repubblicani. Nei medesimi anni in cui si erano costituite le prime forme di organizzazione politica, si registrava una profonda trasformazione nella vita economica della zona. Nei due anni 1892 e 1893 la produzione agricola venne falcidiata da due impreviste invasioni di cavallette: questo provocò un massiccio abbandono 14 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo delle campagne ed una ricerca di occupazione nella nascente industria tanto da provocare un improvviso aumento del proletariato di fabbrica il cui incremento era stato ino a quel momento governato dalla lentezza della crescita demograica e dalla consistenza del reddito agricolo. Per un certo periodo l’aumentata oferta di manodopera veniva assorbita dagli stabilimenti industriali, ma la crisi della produzione agricola si riletteva in un secondo momento sulle condizioni del proletariato industriale e del lavoro a domicilio, in particolare su quello delle trecciaiole, molto difuso in tutta la zona. Ad accrescere la crisi di quest’ultime era giunta la concorrenza dei prodotti cinesi e giapponesi, più a buon mercato, per cui ad una contingenza negativa si aggiunsero problemi strutturali che posero un sempre maggior numero di persone in condizione di cercare lavoro fuori dagli ambiti tradizionali per rivolgersi alla nascente realtà industriale italiana ad ofrire una manodopera molto più a buon mercato di quella occupata. Per quanto riguarda le trecciaiole esse scesero in sciopero il 16 maggio del 1896 con una tale combattività e partecipazione da cogliere impreparata anche la stessa Camera del Lavoro iorentina che cercò di governare l’agitazione consigliando alle donne di costituirsi in cooperative di lavoro allo scopo di potere eliminare l’esosa mediazione dei fattorini, mentre l’avvocato Giuseppe Pescetti* difendeva in tribunale quelle di loro che erano state arrestate per i tumulti di piazza che avevano accompagnato lo sciopero. Lo stesso anno la proprietà della manifattura Ginori passava all’industriale milanese Augusto Richard che vi instaurava metodi di gestione spiccatamente capitalistici ed orientava la produzione verso i beni di largo consumo accrescendo così la redditività degli impianti attraverso un maggiore impiego di manodopera e quindi di ore lavorative: allo stesso tempo l’introduzione dei cottimi, in un primo tempo elevati, ma poi progressivamente ridotti, poneva le maestranze in sempre maggiori diicoltà, anche se non era ancora maturata una chiara visione di classe della natura del lavoro salariato. 3. Da Crispi a Giolitti La costituzione delle organizzazioni politiche locali assumeva forme più marcate e lineamenti più precisi, che tendevano ad articolarle secondo le linee seguite dalle maggiori organizzazioni politiche nazionali, via via che la vita eco* Per un proilo biograico di Giuseppe Pescetti, cfr. I. Tognarini, Pescetti Giuseppe, in F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano - Dizionario biograico 1853-1843, vol. IV, Roma, Editori Riuniti, 1978, pp. 87-97. 15 nomica del paese si era inserita nel processo di formazione del mercato nazionale. A questo ine risultava determinante la partecipazione degli operai della manifattura di Doccia, che da attività economica quasi sperimentale si era trasformata in una grande industria con circa 1.500 operai. La propaganda repubblicana verso gli operai di Doccia si svolgeva soprattutto nei periodi elettorali con l’obiettivo di costituire leghe di resistenza, mentre l’organizzazione sindacale non aveva ancora condotto a grandi risultati: maggiormente signiicativo fu l’orientamento in senso socialista di gruppi appartenenti alla Fratellanza artigiana ed al Nucleo democratico operaio, nato in seno all’organizzazione mazziniana e successivamente distaccatosene ino a partecipare, nell’agosto 1892, al congresso di Genova dove veniva fondato il Partito dei lavoratori italiani divenuto, l’anno seguente, Partito socialista dei lavoratori italiani. Nel 1895 si teneva a Firenze il congresso nel corso del quale veniva fondato il Partito repubblicano italiano, fatto, questo, che imponeva a molti attivisti, ino a quel momento orientati confusamente verso istanze repubblican-socialisteggianti, di scegliere fra queste due linee politiche. Agli inizi dell’anno successivo si costituiva il circolo elettorale socialista di Castello seguito, al termine dello sciopero delle trecciaiole, dalla nascita di quello di Sesto Fiorentino. Lo sciopero delle trecciaiole scuoteva anche il mondo cattolico, che aveva svolto ino a quel momento una funzione di direzione delle masse popolari attraverso l’opera del clero. A Sesto, nel luglio di quello stesso 1896, per contrastare l’avanzata delle idee repubblicane e socialiste, veniva costituito un Comitato parrocchiale seguito, il mese successivo, dalla nascita della “Cassa rurale depositi e prestiti”. Nell’estate del 1897 prendeva vita la sezione sestese dell’Unione Mazziniana Fiorentina che, alla ine di quel medesimo 1897, deliberava l’adesione al Partito Repubblicano Italiano inendo così di disegnare, nelle sue linee essenziali, il panorama politico e sociale delle forze attive a Sesto tra la ine del XIX ed i primi anni del XX secolo. 4. Il Comune socialista Le elezioni politiche del 1897 davano la misura della penetrazione che le idee socialiste avevano raggiunto, non solo tra gli operai provvisti del diritto di voto, ma anche tra gli artigiani e la piccola borghesia del paese. Il candidato socialista Giuseppe Pescetti, attivo propagandista in questa zona della provincia, già repubblicano e successivamente tra i fondatori dell’Unione socialista iorentina, sostenuto anche dai repubblicani, veniva eletto, primo deputato socialista tosca- 16 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo no (e secondo deputato di idee socialiste italiano dopo Andrea Costa, eletto nel collegio di Ravenna nel 1882), nel Parlamento nazionale. Tra la ine del 1897 e l’inizio del 1898 intanto, la situazione economica si andava aggravando e l’aumento del prezzo del pane, dovuto all’aumento del dazio di consumo, le conferiva un carattere particolarmente drammatico. Il 25 gennaio 1898, i rappresentanti di tutti i gruppi politici e delle organizzazioni operaie del paese, riuniti per discutere della situazione economica, approvavano un ordine del giorno da inviare al Presidente del consiglio ed all’onorevole Pescetti nel quale veniva chiesta l’abolizione del dazio, così come il Consiglio comunale approvava un ordine del giorni di egual tenore, presentato da repubblicani e socialisti. Le incertezze dell’amministrazione moderata ed il permanere dello stato di necessità dei ceti popolari portava, la mattina del 4 maggio, ad una nuova manifestazione popolare, questa volta seguita da un tentativo di assalto ai forni. La mattina successiva circa seicento donne tornavano a manifestare costringendo il Sindaco a convocare i fornai per il pomeriggio, assieme alla Giunta comunale. Nessuna deliberazione che fosse andata in direzione delle richieste popolari venne però adottata, mentre le richieste venivano ripetute nel tardo pomeriggio, allorché alla folla delle dimostranti si unirono gli operai che tornavano dalla Manifattura di Doccia. La tensione andava aumentando ino alla cariche dei carabinieri che tentavano di disperdere i dimostranti che, da parte loro, reagivano col lancio di pietre. I colpi sparati dai carabinieri (o, secondo un’altra versione, da agenti di pubblica sicurezza) uccidevano cinque manifestanti mentre altri dieci rimanevano a terra feriti: alle fucilate seguiva la reazione politica che portava allo scioglimento dell’Associazione Elettorale Socialista, del Nucleo Elettorale Socialista, della Società Operaia e, alcuni mesi dopo, anche del Comitato Parrocchiale, della sezione sestese dell’Unione Mazziniana Fiorentina e della Società musicale “L’Avvenire”. A seguito delle indagini di polizia venivano arrestati nove uomini e nove donne mentre Giuseppe Pescetti si sottraeva alla cattura grazie all’immunità parlamentare e fuggiva in Francia.* Ma le condizioni economiche delle masse popolari rimanevano immutate: la repressione del 5 maggio 1898, lo stato d’assedio proclamato subito dopo in tutta la provincia di Firenze seguito da fermi e dallo scioglimento delle organizzazioni popolari, non ne avevano eliminato le cause, anzi, avevano avuto l’effetto di rinsaldare i legami tra la componente repubblicana e quella socialista presenti nel panorama politico sestese. Questi guardavano poi con accresciuta ostilità all’Amministrazione comunale liberal-moderata, rea di essersi dimostra* Cfr. I. Rosati, Pane e lavoro: i moti a Sesto Fiorentino, 5 maggio 1898, Firenze, Pagnini, 1998. 17 ta sorda davanti alle richieste popolari e di non essersi voluta associare all’unanime richiesta del paese di scarcerazione degli arrestati. In vista delle elezioni amministrative suppletive del 1899 repubblicani e socialistici si presentavano uniti alla contesa elettorale e, grazie all’elevato numero di cittadini che avevano acquisito il diritto di voto negli anni precedenti ed all’impressione avutasi per i fatti del 5 maggio, la vittoria venne conseguita dai partiti popolari. Sesto diveniva allora uno dei primi comuni d’Italia il cui sindaco era un socialista, Pilade Biondi. L’adozione di alcuni provvedimenti, più simbolici che sostanziali, quali la concessione di mezza giornata di festa agli impiegati comunali (orario festivo) in occasione del 1° maggio o la regolare concessione dei locali di proprietà comunale alle associazioni popolari per manifestazioni di propaganda, davano il senso del nuovo orientamento politico degli amministratori, mentre altri, più incisivi, erano diluiti nel tempo sia per il ridotto margine di manovra dovuto agli impegni assunti dalla precedente amministrazione, sia per le cadenze annuali dei bilanci, lo strumento formale attraverso cui operare. Alla ine di maggio del 1900 la Prefettura di Firenze emanava un decreto di scioglimento dell’Amministrazione comunale sestese, particolarmente osteggiata in ambito moderato, accogliendo il ricorso presentato da un medico, sospeso per inadempimento delle sue normali funzioni. Le elezioni amministrative tenute dopo alcuni mesi di commissariamento raforzavano comunque la precedente maggioranza ed il socialista Pilade Biondi poteva tornare a svolgere le proprie mansioni di Sindaco. 5. L’età giolittiana I primi anni del XX secolo, ino allo scoppio della prima guerra mondiale, dominati dalla igura politica di Giovanni Giolitti, sono stati quelli in cui mutava radicalmente l’impostazione della “questione sociale”, come venivano comunemente deiniti i rapporti ed i conlitti tra capitale e lavoro, non più letti solamente in termini di ordine pubblico, ma come un problema di indirizzo economico e politico. Gli efetti del nuovo corso della politica nazionale sulla vita del comune e del paese furono, anche grazie al retroterra costituitosi negli anni precedenti, assai ricchi e molteplici. Accanto alla direzione ininterrotta dell’amministrazione comunale, alla conquista ed alla conservazione del seggio nel Consiglio provinciale di Firenze ed alla conferma di Giuseppe Pescetti al seggio parlamentare (salvo che per le elezione del 1904 nelle quali, per la revoca di fatto del non expedit, molti cattolici, ino a quel momento astensionisti, andarono alle urne ed assegnarono la vittoria al candidato monarchico Pucci), la 18 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo libertà di propaganda e di associazione concessa alle organizzazioni popolari, il ruolo ora assunto delle Prefetture (che non miravano più a limitare l’autonomia delle amministrazioni comunali e provinciali allorché fossero state conquistate dai socialisti), la promulgazione di nuove leggi a tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi, costituivano le premesse per una proicua attività del comune di Sesto Fiorentino attraverso un programma amministrativo basato sull’ampliamento dei pubblici servizi, sulla riforma della inanza locale e sulla promulgazione di un nuovo piano di opere pubbliche. Gli uomini che dall’inizio del secolo e ino allo scoppio della prima guerra mondiale diressero il comune, appartenevano a ceti sociali diversi da quelli che ino a quel momento avevano alimentato il gruppo dirigente locale che vide sostituiti i precedenti amministratori (soprattutto proprietari terrieri e professionisti) con uomini espressione della piccola e media borghesia intellettuale e commerciale del mondo artigiano ed operaio. Questo permetteva di aidare la guida del comune, in primo luogo, a persone che vi risiedevano (contro molti dei precedenti amministratori che abitavano a Firenze e si recavano nel comune solamente per partecipate alle riunioni di Consiglio) ed erano quindi più interessate e partecipi, assieme al colore politico che ne orientava le scelte, alle decisioni da assumere. Questa partecipazione si traduceva in iniziative a favore dell’igiene, della pubblica istruzione, di una ripartizione più equa del carico iscale, di un consistente piano di opere pubbliche, dell’approvvigionamento di forza motrice con la costituzione di una società elettrica municipalizzata che forniva energia alle attività artigianali ed industriali nonché rendeva possibile l’illuminazione delle abitazioni. Ma l’amministrazione comunale tentava anche di inserirsi con proprie iniziative nella vita nazionale: interventi nelle controversie di lavoro, deliberazioni che favorivano organizzazione operaie e popolari, discussioni e deliberazioni assunte dal Consiglio comunale su tutti quei problemi di livello nazionale che interessassero la popolazione del comune divennero sempre più frequenti, anche se si trattava di semplici afermazioni di principio. Frequentissimi furono inoltre gli interventi su questioni politiche di maggiore attualità, accompagnati da una modiicazione della toponomastica, ispirata agli stessi criteri. 6. La grande guerra lontano dal ronte L’intervento dell’Italia nel primo conlitto mondiale segnava una repentina sconitta del movimento operaio italiano e del partito che lo rappresen- 19 tava in maniera più signiicativa. La posizione assunta dai socialisti italiani e riassunta nella formula “né aderire né sabotare” riassumeva tutte le incertezze e le contraddizioni emerse, anche a livello internazionale, tra le deliberazioni dell’Internazionale, che aveva votato contro la partecipazione del proletariato alla guerra imperialista, e molti Partiti socialisti nazionali che avevano votato i crediti di guerra proposti dai rispettivi governi. L’intervento italiano avveniva in un clima di accesa conlittualità tra le forze governative e belliciste, da una parte, impegnate a fornire un supporto popolare alla decisione interventista, e le forze paciiste ed antimilitariste, dall’altra, sistematicamente represse nelle loro manifestazioni di dissenso. Anche a Sesto il 1915 segnava un anno di profonda depressione per il movimento operaio dopo che il partito e le classi popolari avevano lottato contro l’intervento in guerra. All’indomani dello scoppio del conlitto (28 luglio 1914) il Consiglio comunale approvava un ordine del giorno, votato anche dalla minoranza cattolica, in cui si auspicava che l’Italia si mantenesse lontana dalla guerra: i socialisti avevano svolto attiva propaganda in questo senso e le donne avevano organizzato una raccolta di irme, come in altre località del circondario si erano tenute manifestazioni contro la guerra, sempre organizzate da gruppi di donne. L’insuccesso di questa lotta non poteva che avere conseguenze negative per le classi popolari e ripercussioni sulle organizzazioni politiche e sindacali: nel 1915 la sezione socialista toccava il numero più basso di iscritti e la Camera del Lavoro dei suoi efettivi. Da parte sua la Giunta comunale, ridotte al minimo le riunioni di consiglio, concentrava tutta la propria attività verso il sostegno alle famiglie dei richiamati assumendo direttamente la confezione di forniture militari e devolvendone il ricavato all’assistenza civile, svolgeva opera di calmierazione dei prezzi, di assistenza agli orfani di guerra ed ai profughi veneti dopo Caporetto. L’attività politica riprendeva comunque prima della cessazione del conlitto tramite l’organizzazione di convegni, la sottoscrizione per la stampa di partito, la celebrazione del 1° maggio. Di maggior suggestione risultavano comunque gli echi della rivoluzione bolscevica e la costituzione di un nuovo governo espresso dalle forze popolari, dimostrazione della realizzabilità, anche in Italia, di un governo di orientamento aine. 7. Il dopoguerra Alla ine del conlitto ed al ritorno dei combattenti dal fronte, le condizioni politiche erano profondamente cambiate rispetto a pochi anni prima grazie 20 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo soprattutto all’esperienza di solidarietà compiuta da molti di loro, provenienti soprattutto dal mondo delle campagne, durante la vita di trincea e le suggestioni della rivoluzione russa. Al partito socialista, che si presentava agli occhi delle masse popolari come il rappresentante dell’opposizione alla guerra, andavano le sempre crescenti simpatie popolari: appena conclusa la guerra gli operai organizzati nelle leghe di resistenza passavano dagli 800 del 1918 ai quasi 2.000 del 1919 mentre nelle elezioni politiche del novembre 1919 il Partito socialista, con 3.297 voti, conquistava il 75% dei sufragi. Il 17 aprile 1917 si era avuta, sempre a Sesto Fiorentino, la nascita della prima Unione professionale della provincia di Firenze, con 350 soci, seguita, il 1° giugno, della fondazione della Federazione Provinciale Mezzadri e Piccoli Aittuari e, sempre a Sesto, il 15 agosto, si svolgeva il convegno della stessa Federazione Provinciale a sottolineare la consistenza raggiunta, oltre che dalle forze socialiste, anche da quelle cattoliche, ovvero della mobilitazione politica che tutta l’area stava attraversando. Le elezioni del 16 novembre 1919 si incaricavano di deinire il nuovo scenario politico: per prima cosa era aumentato il numero degli elettori in quanto tale diritto equivaleva adesso, in virtù delle norme fatte approvare da Nitti, ad un sufragio universale maschile, ed inoltre la partecipazione del mondo cattolico, organizzato adesso attorno al Partito Popolare, rappresentava un fattore di richiamo per molti cattolici che non si erano precedentemente impegnati nelle contese elettorali. L’immediato dopoguerra veniva pertanto contrassegnato da un crescendo di manifestazioni popolari che attraversarono e mobilitarono il paese lungo tutto quel periodo conosciuto come “biennio rosso”. Nell’aprile del 1919 una conferenza promossa dall’Associazione nazionale ex combattenti al teatro Niccolini di Sesto venne contestata dal pubblico che abbandonò la sala e si diresse verso la casa del popolo. Nel novembre di quello stesso 1919 per iniziativa di un gruppo giovanile della sezione di Sesto, Antonio Gramsci veniva invitato a tenere una conferenza sui consigli di fabbrica: anche se all’ultimo momento il suo posto veniva preso da Umberto Terracini, la manifestazione si tenne in una sala gremita da oltre 200 giovani dove vennero anche espresse le posizioni degli ordinovisti sull’imminente congresso di Livorno. Nel dibattito della sezione il gruppo giovanile si caratterizzò per le posizioni comuniste a diferenza del gruppo riformista, permeato di gradualismo turatiano e da una pratica quotidiana ad esso ispirata. La votazione inale attribuiva 60 voti alla mozione comunista, i 50 della sezione giovanile più 10 ferrovieri. A scissione avvenuta la costituzione di una sezione comunista diventava un fatto scontato: il circolo giovanile “Andrea Costa” si trasformò, appunto, nella sezione sestese del PCd’I. 21 Sempre in quello stesso mese di novembre si aveva la costituzione della sezione sestese della Lega proletaria mutilati e invalidi che, alla conferenza provinciale tenutasi nel dicembre 1920 presso la Casa del popolo di Sesto, prendeva posizione a favore della III Internazionale così come l’assemblea precongressuale del Partito socialista, tenutasi in preparazione del congresso di Livorno, esprimeva 60 voti a favore della III Internazionale: un mese dopo tutti i componenti della sezione giovanile socialista votavano l’adesione al neonato PCd’I cui seguiva la costituzione, il 28 gennaio 1921, della sezione di Sesto, con un centinaio di iscritti, seguita, nel mese di febbraio, da quelle di Castello, Quinto e Padule. Erano questi alcuni degli eventi che, nel clima di confusione e di entusiasmo, testimoniano i comportamenti e gli stati d’animo della vita sestese. Le elezioni politiche del 15 maggio 1921 dovevano chiarire i rapporti di forza tra le due componenti del movimento operaio frutto della scissione livornese. Nelle intenzioni di Giolitti queste elezioni avrebbero dovuto ridimensionare la rappresentanza del movimento operaio: a questo scopo favorì la nascita dei “Blocchi Nazionali”, alleanza tra forze liberali, moderati e fascisti in funzione antisocialista e antipopolare. I risultati elettorali non corrisposero alle aspettative: i socialisti conquistarono 123 seggi che, assieme ai 15 dei comunisti, riportarono la rappresentanza del movimento operaio quasi agli stessi livelli del ’19; i popolari coi loro 108 seggi incrementarono i 100 del 15 maggio. A Sesto i risultati ricalcavano la tendenza nazionale: tenuta del Psi, conferma della forza comunista, progresso dei popolari ed insuccesso del Blocco nazionale. Su 5.133 votanti (74,09% degli iscritti) i socialisti totalizzavano 2.377 voti mentre i comunisti con 1.025 coglievano una signiicativa afermazione nel giro di pochi mesi dalla nascita del partito. I due partiti operai insieme, pur totalizzando solamente il 66,8% dei voti rispetto al 75% del solo Psi nel ’19, avevano raccolto complessivamente 3.402 voti contro i 3.297 andati la volta precedente ai socialisti, a signiicare che questa volta la maggiore aluenza, dovuta alla partecipazione dei ceti medi e piccolo borghesi, che avevano portato il loro sostegno ai popolari, aveva modiicato gli equilibri elettorali. La lista del Blocco nazionale, con 851 voti, ed il Partito popolare, con 801, completavano il quadro dei risultati, trascurando i 32 della lista repubblicana. La nascita e l’afermazione del Partito popolare iniziavano con la smobilitazione dell’esercito ed il ritorno a casa di una gran massa di soldati contadini memori non solo delle promesse di distribuzione delle terre fatte loro dopo Caporetto, ma anche suggestionati dalla propaganda socialista, dagli echi della nascita di una società ugualitaria intrecciata con una forte esperienza solidari- 22 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo stica maturata nelle trincee. Le prime rivendicazioni per le terre incolte e per il rinnovo dei patti colonici vedevano, infatti, le Leghe bianche in prima ila con una consistenza tale da costituire il primo fattore di massa del nascente partito. A Sesto le leghe bianche si distinsero subito per una estrema combattività tale da porle come un vero e proprio modello per tutte le altre organizzazioni, non solo cattoliche, della provincia. Assieme alle sezioni del partito si costituivano anche delle sezioni collaterali come il gruppo scoutistico e l’associazione dei reduci di guerra. Il lavoro della sezione non era peraltro circoscritto nell’ambito del paese e dei suoi dintorni, con il deputato popolare Felice Bacci, proveniente da una famiglia mezzadrile della zona collinare di Ponte a Ema, il gruppo dirigente sestese conduceva intensa propaganda in tutte le campagne del circondario, contribuendo alla costituzione di numerose leghe bianche nel Mugello. Data la rapida ascesa della sezione e la sua fama di essere tra le più combattive della provincia non c’è da stupirsi se presto si attirò l’attenzione dei fascisti. Tuttavia le rappresaglie si fermarono alle minacce ed alle scritte sui muri della canonica e della sacrestia senza arrivare a vere e proprie aggressioni anche se molte leghe bianche, come quelle del Mugello, furono oggetto di attacchi armati da parte dei fascisti che si conclusero con numerose vittime tra i contadini. L’altra forza che si afacciava prepotentemente alla ribalta della vita politica era il fascismo, inizialmente presente nell’Associazione degli ex combattenti, si presentò alle elezioni del maggio 1921 nelle liste del Blocco Nazionale, dove erano raccolte le forze ilogovernative e conservatrici che tentavano di opporsi all’avanzata popolare. L’afermazione riportata a Sesto da questa lista può essere spiegata sia con l’appoggio dell’associazione degli ex combattenti, che godeva di ampia simpatia fra i reduci, sia con la presenza della Richard-Ginori che esercitava il proprio ascendente sugli impiegati e sul personale intermedio, esercitando per questa via un’inluenza moderata su tutto il ceto medio del paese. In risposta all’assassinio di Spartaco Lavagnini (28 febbraio 1921) a Sesto veniva fatta sgombrare ed incendiata la sede degli ex combattenti, dove era in atto il tentativo di costituire una sezione fascista. Successivamente lo stesso gruppo si dirigeva verso Firenze dove però si scontrava con le forze dell’ordine schierate a difesa dei fascisti. Il 18 maggio seguente un gruppo di fascisti, capeggiato da Amerigo Dumini, sparava sulla folla da un camion in corsa proveniente da Prato uccidendo un giovane adolescente e ferendo altri due cittadini, dopodiché i fascisti sfondavano la porta del comune, depositavano una lettera minatoria sopra un tavolo e ripartivano per Firenze. Nell’autunno dello stesso anno un gruppo di fascisti armati tentava di raggiungere Sesto, ma appena si sparse la voce di cosa si stava preparando socialisti, comunisti e popolazione 23 organizzarono la difesa schierandosi all’ingresso del paese e inducendo così i fascisti a rinunciare all’impresa. Nonostante tutto i rapporti di forza si stavano però rapidamente modiicando in tutta l’Italia ed allo stesso tempo, in una relazione di causa ed efetto, si andava sempre più consolidando il legame tra il Fascismo, gli apparati dello Stato e gli interessi economici pronti a raccogliere i frutti della repressione. Anche per Sesto Fiorentino il momento della sconitta maturava proprio sul terreno dell’organizzazione operaia. L’estate del 1922 segnava l’inizio di una forte ofensiva della Richard-Ginori decisa a cancellare le conquiste operaie degli anni precedenti: lo sciopero proclamato in quella occasione dai ceramisti si concludeva dopo 70 giorni con una pesante sconitta per i lavoratori sestesi. La costituzione del Fascio e la sua adesione al fascio autonomo di Firenze procurava il sostegno di quest’ultimo allo sparuto gruppo dei sestesi che cominciavano, da quel momento, a colpire sistematicamente i lavoratori che frequentavano la casa del popolo e le sedi dei partiti proletari. Per rovesciare questa situazione i fascisti, secondo una tecnica collaudata, cercavano di provocare un incidente che avrebbe giustiicato non solo la reazione dei camerati iorentini, ma anche l’intervento delle forze dell’ordine. La sera del 26 aprile 1922 esponenti del fascio iorentino avevano organizzato un agguato contro dei fascisti sestesi allo scopo di giustiicare un intervento in massa contro il paese ma, per motivi non chiariti, inirono per sparare contro tre operai comunisti che stavano tornando a casa, uccidendone uno. L’arresto della maggior parte dei componenti del fascio, quasi tutti subito rilasciati, faceva fallire questo tentativo ma l’oramai dominante clima di violenza conduceva ben preso alla caduta dell’amministrazione comunale. Di fronte all’incalzare dell’ofensiva fascista, spalleggiata dalla compiacenza oramai manifesta delle forza pubblica e degli apparati dello Stato, anche l’amministrazione comunale socialista, che per venti anni aveva costituito l’orgoglio dei cittadini sestesi, doveva abbassare la bandiera. L’ultimo verbale di seduta della Giunta presieduta dal sindaco Annibale Frilli è del 6 agosto 1922, i verbali riprenderanno il 15 aprile 1923 con una seduta aperta dal commissario prefettizio, cav. Paolo Giufrida, il quale dava notizia delle elezioni amministrative tenutesi quel 23 marzo che avevano fornito un risultato in base al quale si costituiva, dopo anni di commissari prefettizi, una giunta comunale costituita da soli fascisti. Nel nuovo clima politico che si era instaurato si assisteva alla fascistizzazione delle precedenti associazioni, alla nascita di nuove, come il fascio femminile, un gruppo di avanguardisti e l’Università popolare. Appena pochi giorni dopo la caduta dell’amministrazione socialista, il 12 agosto, per rappresaglia contro lo sciopero legalitario proclamato dall’Alleanza 24 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo del Lavoro, un camion carico di fascisti scorrazzava per le vie del paese devastando le abitazioni dei più noti antifascisti; di poco posteriore la soppressione, per ordine del fascio, della targa posta a ricordo dei caduti del 5 maggio 1898. 8. Sesto nel regime fascista “La caduta di Sesto Fiorentino”, l’amaro titolo con cui, nel marzo del 1922, “L’Ordine Nuovo” dava notizia del fallimento dello sciopero dei ceramisti della Manifattura di Doccia, assumeva, a pochi mesi di distanza, un signiicato tristemente profetico. Dopo gli anni di guerra che avevano costretto le classi lavoratrici sulla difensiva e gli entusiasmi del “biennio rosso”, con la tumultuosa ripresa del movimento operaio e l’aggregazione attorno al Partito popolare delle forze cattoliche e contadine, gli anni Venti si aprivano all’insegna della reazione. Temperatosi l’entusiasmo suscitato dalla rivoluzione Russa, spaccatosi il Partito socialista, nel ’20 iniziava l’ascesa dello squadrismo. Anche i socialisti sestesi erano divisi al loro interno, da una parte gli amministratori e i dirigenti della casa del popolo e della cooperativa di consumo, dall’altra i quadri operai più giovani che avevano i loro nuclei più importanti nei ceramisti di Doccia e negli operai meccanici delle oicine della vicina Firenze, più permeabili alla propaganda massimalista e rivoluzionaria. Nonostante tutto, forte era ancora a Sesto la capacità di tenuta dei partiti popolari: sebbene in Toscana ed in Emilia, dove si erano generate condizioni politiche analoghe, i candidati fascisti all’interno del Blocco nazionale avessero ottenuto notevoli successi personali, la sezione del PNF sestese si costituì solamente nella primavera del 1922 grazie alla particolare situazione che si era venuta a creare con lo sciopero dei ceramisti. Caduta l’amministrazione socialista, costretta la cooperativa a cedere uno dei suoi locali per costituirvi la sezione del fascio, prendevano ad aumentare per numero e per intensità le persecuzioni contro tutti coloro che professavano pubblicamente la propria avversione al fascismo. Anche se non si sarebbero più dovute registrare nuove vittime, le persecuzioni, gli arresti e le condanne di operai e di lavoratori antifascisti avrebbero presto assunto i connotati della consuetudine. All’inizio del 1923 il quadro politico aveva già assunto una sua precisa isionomia: mentre i fascisti andavano aumentando di autorità man mano che il governo raforzava il proprio potere, le altre forze politiche dovevano trovare 25 nuovi sistemi per proseguire la propria attività. Un luogo di discussione e di incontro divennero i locali della Biblioteca circolante che, per la propria apoliticità, era rimasta estranea ai conlitti di quegli anni, ma dopo un po’ di tempo la sorveglianza fascista aveva notato l’inusuale andirivieni di giovani ed in qualche occasione era anche stato compiuto il tentativo di iniltrazione per capire meglio la situazione. In pieno 1925, in occasione del terzo anniversario della marcia su Roma, i fascisti chiesero che la biblioteca partecipasse alla ricorrenza con il proprio labaro. L’opposizione alla richiesta e l’assemblea dei soci che ne seguì vide il confronto tra fascisti ed antifascisti che per poco non si trasformò in uno scontro armato. La deliberazione assembleare di non partecipare fu maggioritaria, ma nei giorni seguenti molti antifascisti, soci o no della biblioteca, vennero malmenati dagli squadristi che volevano in questo modo sfogare la propria rabbia per la mancata afermazione. L’episodio della biblioteca segnava il passaggio alla clandestinità di quello che era rimasto dell’opposizione politica, mentre i personaggi più in vista e più compromessi, come Giulio Cerreti, Pietro Giachetti e Neluno Tinghi, furono da quel momento talmente presi di mira da essere costretti ad emigrare all’estero per sottrarsi all’arresto o ad altro genere di vessazione.* 9. Da Mussolini a Badoglio Le elezioni della primavera del 1924 sembravano ofrire un’occasione per la ripresa del movimento antifascista allorché tutti i partiti, dopo avere presentato proprie liste, svolsero la campagna elettorale in un generale clima di entusiasmo e vide la mobilitazione di tutte le residue organizzazioni ed associazioni in mano ai partiti non fascisti i quali riuscirono a svolgere un’azione di propaganda abbastanza eicace. I risultati indicavano i nuovi rapporti di forza che si erano instaurati a Sesto Fiorentino: la lista del Blocco nazionale ottenne 3.172 voti (53,1%), la lista Fascio bis 579 (9,7%), quella dei Socialisti massimalisti 468 (7,8%), dei comunisti 297 (4,9%), dei socialisti unitari 390 (6,5%) e dei popolari 374 (6,2%). Accanto ai dati uiciali la tradizione orale assegnava una fortissima afermazione ai comunisti specialmente nelle sezioni “Canto”, “Casato” e “Panicaglia” tanto che una squadra fascista proveniente da Firenze incendiò le sezioni e distrusse * Cfr. I. Tognarini, Giulio Cerreti e le carte di polizia, in Un protagonista del Novecento, Giulio Cerreti, Firenze, Il Ponte, 2006. 26 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo le schede appena si sparse la voce che i comunisti stavano vincendo le elezioni. Gli anni trascorsi tra il delitto Matteotti e il deinitivo consolidamento del regime vedevano il passaggio alla clandestinità degli antifascisti più convinti, per lo più comunisti, fatto, questo, che costituirà l’opposizione organizzata per tutta la durata del fascismo. Uomini quali Giulio Cerreti e Renato Giachetti, destinati ad espatriare per sottrarsi all’arresto; Rigoletto Caciolli, Torquato Pillori, Arrigo Biagiotti, Roberto Biricolti e Giulio Bruschi avrebbero rappresentato per lunghi anni l’unico punto di riferimento dell’antifascismo militante. L’altro gruppo antifascista organizzato, quello dei popolari, raccolto attorno alla parrocchia, non usciva dalla dimensione religiosa anche se l’attività svolta ed i rapporti con Firenze non mancavano di attirare l’attenzione dei fascisti sestesi. I principali esponenti socialisti, da parte loro, fermi sui propri principi, anche senza partecipare attivamente alla lotta antifascista mantenevano sempre le distanze da qualsiasi compromissione con il regime, fornendo così un pubblico esempio di serietà e di coerenza. Era questo clima generale che permetteva l’esistenza di un solido gruppo antifascista clandestino: questo è dimostrato, oltre che dai rapporti della Questura e dagli arresti e i deferimenti al Tribunale speciale, dagli stessi organi di stampa che in più occasioni ammettevano l’esistenza di un “pervicace” antifascismo a Sesto. È infatti del marzo 1925 la notizia riportata da “Battaglie fasciste” dell’aissione a Sesto di manifestini “di carattere sovversivo incitanti alla lotta contro il governo fascista” e che alcuni di questi manifestini sarebbero stati distribuiti “fra le maestranze della celebre manifattura Richard-Ginori di Doccia ove l’elemento falce e martello cerca[va] con ogni mezzo di far nuovamente trionfare le teorie comuniste”. Nella primavera dello stesso anno a Monte Morello si teneva un convegno provinciale comunista durante il quale venne iniziato il lavoro per la costruzione di un fronte unico antifascista, fatto questo che permise il reclutamento di vari operai della manifattura di Doccia alla lotta clandestina. Nell’estate del 1926 veniva organizzata una Conferenza della Gioventù Lavoratrice con lo scopo di mobilitare i giovani lavoratori delle fabbriche di Sesto, alla quale parteciparono una venticinquina di operai in rappresentanza delle fabbriche Richard-Ginori, Torrigiani, Fantechi, Conti, Ausonia e Sardelli. La promulgazione delle leggi eccezionali (novembre 1926) oltre ad aprire la strada ai processi politici che videro condannati alcuni sestesi, costringevano altri, oramai da tempo individuati dalla polizia, all’espatrio clandestino. Nell’inverno del 1926-1927 si teneva una nuova riunione clandestina, questa volta sul Monte Acuto, fra dirigenti comunisti e dirigenti delle sezioni e delle cellule della zona. Oltre ad esaminare la situazione politica nazionale, vennero 27 soprattutto discussi gli aspetti pratici ed organizzativi quali il reclutamento e la raccolta dei fondi per il Soccorso Rosso, soldi che dovevano servire ad aiutare i compagni arrestati e le loro famiglie. Fra il 1926 ed il 1927 un’ondata di arresti colpiva l’organizzazione comunista iorentina, coinvolgendo non pochi militanti di Sesto. Sembra che l’alto numero degli arresti, prova della consistenza e della vivacità dell’antifascismo, avrebbe convinto la polizia a rilasciare gran parte dei fermati, cosicché anche molti sestesi furono scarcerati e poterono così riprendere, sia pure con maggiore cautela e circospezione, le ila dell’organizzazione. Un fattore particolarmente signiicativo fu in questi anni la presenza femminile, non solo per il sostegno dato ai militanti nell’ambito delle famiglie quanto, come indica “Battaglie fasciste” in forma denigratoria, per il contributo dato a tenere desto nel paese lo spirito antifascista. Si legge infatti nel periodico: “Strumento di propaganda antifascista sono principalmente le donne, che da mattina a sera sentono solamente il bisogno di denigrarci, di vomitare i [loro] strali biliosi basati nel falso e nel grottesco”. Al di là delle chiacchiere di paese, alle quali vorrebbe venire ricondotta l’ostilità femminile al regime, le critiche quotidiane delle donne assumevano uno spessore estremamente signiicativo quando si pensi che, oltre a tenere viva la critica al regime, esse agivano come un correttivo della propaganda e fu, forse, proprio questa funzione a permettere a molti giovani di non essere risucchiati dalla retorica e dall’asissiante propaganda del regime e di passare indenni attraverso le maglie delle organizzazioni fasciste. L’antifascismo sestese viveva, a partire dal 1927, in linea con la situazione nazionale, una condizione particolarmente diicile che si manifestava in casi isolati di proteste di contadini per gli aggravi iscali decretati dai podestà, proteste di esercenti e commercianti contro il caro viveri, malumori difusi nelle classi popolari, ma senza che questo desse vita a manifestazioni di esplicito antifascismo. Tuttavia continuavano a manifestarsi episodi che testimoniavano una mancata rassegnazione, come quello accaduto ad agosto del 1927 in occasione del funerale del comunista Gino Venni allorché l’organizzazione comunista sestese riuscì a fare partecipare al corteo funebre un considerevole numero di persone che esibivano centinaia di iori rossi: la denuncia per sovversivismo che ne scaturì non ebbe seguito in quanto priva di qualsiasi appiglio giuridico. Una nuova risposta fascista arrivava alla ine dello stesso mese di agosto quando vennero arrestati settantasette appartenenti (quasi tutti sestesi) all’organizzazione comunista iorentina con l’accusa di complotto contro lo Stato. L’insoferenza dell’ambiente sestese, seppure in forme e modi diversi, nei confronti del fa- 28 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo scismo, apparve ancora una volta evidente in questa occasione allorché venne rilasciata, nel settembre del 1928, la quasi totalità degli arrestati che vennero accolti in paese in mezzo all’entusiasmo generale. Vincenzo Pagani, Alessandro Pieri, Alfredo Senatori, Gastone Bucciarelli, Igino Bercilli, Cristoforo Felici, Ruggero Grassi, Nazzareno Coli, Dante Tacci, Gino Lastrucci, Gino Mannini, Giulio Parenti, Alfonso Ragionieri, Domenico Maestrelli e Lorenzo della Lunga venivano rinviati a giudizio perché rispondessero della violazione della prima e dell’ultima parte dell’art. 4 legge 25.11.1926 n. 2008 “per avere in Firenze e provincia, nel 1927 e ino al loro arresto, ricostituito il Partito comunista disciolto per ordine della pubblica autorità, facendo propaganda delle dottrine, del programma e dei metodi d’azione di tale partito.” A dimostrazione della debolezza delle accuse solamente tre di loro Giulio Parenti, Gino Mannini e Ruggero Grassi, venivano condannati dal Tribunale Speciale rispettivamente a cinque, quattro e tre anni di reclusione per ricostituzione del Partito comunista e propaganda comunista. Allorché, nel 1929, l’attività della federazione comunista iorentina riprendeva con carattere meno occasionale, nei vari paesi della provincia e del circondario furono individuati dei responsabili col compito di mantenere i contatti col centro iorentino. A Sesto vennero scelti Rigoletto Caciolli e Giulio Bruschi, due igure in linea con la tradizione attivistica e che ricorrono spesso nella memorialistica sull’antifascismo iorentino. Spettava a questi protagonisti di tenere i collegamenti sia con l’organizzazione comunista di Prato che con quella di Firenze dove la bottega di tappezziere di Rigoletto Caciolli serviva da luogo di riunione dell’antifascismo di orientamento comunista. Molti episodi testimoniano le tendenze democratiche dell’ambiente sestese e costituiscono il termometro in grado di misurare il tasso di opposizione o, almeno, di estraneità al fascismo rimasto nella popolazione. Questo starebbe a dimostrare che non solo l’antifascismo militante, ma anche quello ideale, venisse ad assumere un ruolo speciico in un contesto proveniente da un’esperienza decennale di amministrazione socialista e di partecipazione. Si comprende così come, se è vero che accanto all’organizzazione comunista non si collocava una parallela organizzazione riferibile al socialismo, quest’ultimo era comunque ancora fortemente presente nella popolazione come sentimento collettivo e vissuto ancora in maniera molto partecipe. Era inoltre sviluppata a Sesto la tendenza cattolica, che poteva contare su una salda rete organizzativa raccolta attorno all’Azione cattolica divenuta, dopo l’eliminazione del Partito popolare e delle Leghe bianche, lo strumento operativo della Chiesa. Un atteggiamento destinato a modiicarsi dopo il Concordato (febbraio 1929) allorquando i 29 membri del clero e delle organizzazioni cattoliche assunsero una posizione collaborativa nei confronti del regime fascista. A Sesto veniva registrata una “disciplinata soddisfazione” per la presa di Adua e per il discorso del Duce sulle funzioni imperiali del regime che ne seguì. In realtà l’antifascismo militante sestese non cessava di essere operativo, anzi, si fece protagonista di una difusa opera di propaganda contro l’aggressione fascista condotta nei confronti del popolo etiopico, che dette origine ad una catena di arresti sfociati in ammonizioni o in condanne al conino politico. In risposta al rinnovato vigore ed unità d’azione fra comunisti e socialisti, seguito all’esperienza del Fronte unico in Francia ed alle deliberazioni circa l’unità d’azione issata dal VII congresso dell’Internazionale Comunista, venivano colpiti da provvedimenti di polizia alcuni personaggi di primo piano del socialismo locale. Severino Gera, Ernesto Banchelli e l’ex sindaco Loris Frilli venivano sottoposti ai vincoli dell’ammonizione per “sospetta attività sovversiva” l’11 settembre 1936, mentre un altro esponente socialista, Gino Biagiotti, veniva coninato per cinque anni a Ventotene. La schiera dei comunisti arrestati risultava comunque più numerosa e soprattutto risultavano più pesanti le condanne: Siro Mincheri e Mario Casini subivano i vincoli dell’ammonizione ma Arrigo Biagiotti, Mario Casini, Mario Nannicini e Guidi Pozzi venivano condannati a cinque anni di conino ciascuno da scontare nelle isole (Ponza, Tremiti e Ventotene). Ancora più pesanti le condanne inlitte dal Tribunale Speciale a Torquato Pillori, Rigoletto Caciolli e Pilade Conti accusati di avere tenuto contatti con il centro di Parigi. Al di là di questi fatti l’incidenza dell’antifascismo al tempo della guerra in Etiopia rimaneva circoscritta e limitata e gli fu diicile fornire una risposta ed una mobilitazione adeguate, contrariamente a quanto stava per avvenire riguardo all’intervento in Spagna, un terreno di scontro internazionale sul quale si sarebbe giocato il destino del fascismo. La lotta condotta contro il nazionalismo franchista costituì un importante banco di prova non solo perché l’antifascismo si veniva a trovare faccia a faccia con il fascismo, ma soprattutto perché a questo sforzo l’antifascismo si presentava per la prima volta compatto, senza distinzioni fra comunisti e giellisti, socialisti e repubblicani. Non a caso nel rapporto inviato dalla Questura di Firenze al capo della polizia di Roma il 7 aprile 1937 si legge che “la situazione spagnola, falsata dai propagandisti rossi attraverso la radio di Barcellona, ha risvegliato i sentimenti malsopiti di qualche illuso antifascista e vecchio sovversivo. Si sono avute così manifestazioni sporadiche individuali, colpite con provvedimenti di polizia. Sono stati parimenti adottati provve- 30 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo dimenti di polizia a carico di sovversivi di Prato, Sesto Fiorentino e Firenze”, che avevano tentato di ricostituire il movimento comunista. Sempre nel ’37 la polizia scopriva un’organizzazione comunista facente capo ai iorentini Faliero Pucci e Mario Granchi della quale facevano parte anche i sestesi Bruno Bertini e Spartaco Macherelli che subirono pesanti condanne dal Tribunale Speciale. Diferenziazioni ed incomprensioni del movimento antifascista non impedivano di ritrovare una base unitaria davanti al precipitare della situazione internazionale. Gli stessi cattolici più attendisti valutavano non essere più il tempo di compromessi ora che il fascismo, alleatosi con la Germania, stava mostrando il suo volto più violento e non poteva avere altro sbocco che non fosse quello dell’entrata in guerra a ianco dell’alleato tedesco. Il ruolo di spettatore recitato da Mussolini all’atto dell’Anschluss (l’atto, salutato con entusiasmo dai nazisti austriaci, con cui la Germania annunciò, il 12 marzo 1938, l’annessione dell’Austria, che divenne una provincia tedesca) e l’introduzione delle leggi razziali (18 settembre 1938) costituivano la conferma del legame istituito dall’Italia mussoliniana con la Germania hitleriana. A Sesto il movimento cattolico, che non si era mai pienamente riconosciuto nelle organizzazioni ecclesiastiche e che solo di rado era stato attratto dal binomio Chiesa-Fascismo, si inseriva con la forza della propria tradizione nel quadro di un generale risveglio dell’antifascismo cattolico nella provincia di Firenze. Testimonianza ne era l’arresto e la successiva condanna al conino di Lamberto Conti. Molti esponenti socialisti come Renzo Contini, Loris Parenti, Omero Conti, Ernesto Banchelli e Alfredo Contini subivano l’arresto e la detenzione per una settimana ogni volta che si preannunziava l’arrivo a Firenze di Mussolini o di altri personaggi di spicco del regime. In occasione della visita di Hitler (9 maggio 1938) i socialisti sestesi, rimessi in libertà due settimane dopo l’arresto, vennero accolti con manifestazioni di calorosa simpatia non solo da parte dei familiari, ma anche della cittadinanza. La sottoscrizione del Patto d’Acciaio (22 maggio 1939) con il quale il fascismo legava le proprie sorti al nazismo nella guerra (europea) oramai imminente, apriva la strada all’invasione dei Sudeti e della Polonia, provocava l’intervento della Francia e dell’Inghilterra, favoriva l’inizio di quella guerra che si sarebbe potuta concludere solamente con la resa incondizionate di uno dei due schieramenti. La fase di “non belligeranza” si trascinò per quasi un anno, dal settembre del 1939 al giugno del 1940, ino all’entrata in quella guerra che Mussolini presentò come “parallela” al ianco della Germania. Sull’onda della trionfale avanzata tedesca gli interventisti conidavano di dovere proseguire le 31 operazioni belliche per poco tempo, prima che l’Italia si potesse sedere tra i paesi vincitori al tavolo delle trattative per la pace. Il 10 giugno 1940, data della dichiarazione di guerra, fu un giorno particolarmente amaro per numerosi cittadini di Sesto, molti dei quali avevano ancora fresca la memoria dei lutti, delle mutilazioni e delle soferenze subite da gran parte della popolazione nel corso della guerra conclusa da poco più di venti anni. Fu in questo clima di incertezza e di attesa che riprendeva l’azione di un gruppo di antifascisti costituito questa volta da operai della Galileo: tra questi Rindo Rindi, Galileo Corsi e Gino Landi che riuscirono a tessere una prima rete di collegamenti che si dipanava dalla “Galileo” alla “Pignone” e raggiungeva Sesto Fiorentino passando per il rione di Rifredi. Anche se l’attività si esplicava soprattutto attraverso la difusione della stampa clandestina e di manifestini, essi contribuirono a tenere viva nella popolazione la coscienza che qualcosa era sopravvissuto alla repressione. La battaglia d’Inghilterra, combattuta tra luglio e ottobre 1940 nei cieli britannici, doveva sancire, dopo l’invasione della Francia, il dominio nazifascista sull’Europa e porre, forse, ine alla guerra, ma l’eicace resistenza opposta dalla RAF alle incursioni dei cacciabombardieri tedeschi non solo fece fallire i piani iniziali dello stato maggiore germanico, ma trasformò la natura della guerra: svanita la possibilità di concludere una “guerra lampo”, il conlitto si avviava sui binari della guerra di logoramento con le sue inevitabili ricadute sulle popolazioni. Così, nell’inverno a cavallo fra il 1940 ed il 1941, dopo appena sei mesi dalla nostra entrata in guerra, si cominciava ad avvertire un mutamento nella coscienza popolare che dall’indiferenza si trasformava in siducia ed in disponibilità all’azione antifascista. A Sesto Fiorentino nel gennaio e nel febbraio 1941 si assisteva ad una vera epidemia di febbre antifascista che si manifestava attraverso un continuo susseguirsi di episodi di protesta ed a farsi sempre più manifesta una vera e propria ostilità al regime ed alla sua guerra: frasi ostili, scritte sui muri, atteggiamenti di insoferenza contro le condizioni di vita sempre più dure che lo stato di guerra richiedeva alla popolazione. Il 22 giugno 1941, Hitler dichiarava guerra all’Unione Sovietica con l’intenzione di impadronirsi delle enormi risorse naturali di quel paese, e Mussolini insistette per dichiarare a sua volta la guerra ed inviare un contingente di truppe italiane. La dichiarazione di guerra all’Unione Sovietica segnò l’inizio di una azione antifascista organizzata ed è da questo momento che si possono datare i primi contatti e collegamenti tra singoli antifascisti, premessa di quella che sarà la 32 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo vera e propria riorganizzazione tra il 1942 ed il 1943. Conseguenza della peggiorata situazione della provincia di Firenze, come si legge nel rapporto inviato dal Questore al Ministero dell’Interno il 27 settembre 1941, era la ripresa di manifestazioni di protesta come quella capeggiata da un gruppo di donne che si svolse a Sesto l’11 settembre, per richiedere una maggiore assegnazione di pane e di generi alimentari. Con l’attacco portato dalle forze aeronavali giapponesi (7 dicembre 1941) alle installazioni militari ed alla lotta statunitense stanziata nella base navale di Pearl Harbour, nelle isole Hawaii, si aveva, come reazione, l’ingresso degli Stati Uniti d’America nel conlitto, a ianco delle forze anglofrancesi e contro le potenze dell’Asse (Germania, Giappone ed Italia) fatto, questo, che conferiva un’inedita dimensione planetaria al conlitto. Per tornare in Italia la crescita del malessere economico faceva aumentare considerevolmente le manifestazioni di ostilità al regime. Nella notte fra il 14 ed il 15 marzo 1942, all’indomani dell’annuncio di riduzione della razione di pane, venivano lanciati numerosi volantini, ciclostilati in carta rossa, come riferiva il Questore, contenenti pesanti accuse contro il regime. Mancando comunque nei volantini (verosimilmente preparati con diversi giorni di anticipo) ogni riferimento alla nuova richiesta di sacriici economici, si ipotizzava che fossero stati preparati per la celebrazione del 23° della fondazione dei fasci. Non si trattava quindi di una protesta dettata dalle condizioni contingenti, quanto piuttosto di una opposizione che puntava direttamente contro il regime. Il responsabile del nucleo comunista di Sesto Fiorentino Roberto Biricolti, che aveva inserito Renzo Brogi nel comitato direttivo iorentino, presenziò alla riunione in cui fu approvato il testo del manifesto di propaganda redatto da Cesare Collini e che sarebbe stato difuso il 15 maggio 1942 in alcune migliaia di copie e che condusse alla risposta dell’OVRA che individuò e denunciò al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato alcune decine di militanti, fra cui molti sestesi. I provvedimenti repressivi non riuscivano comunque a iaccare il movimento antifascista a Firenze e provincia anzi, nei mesi successivi si ebbero varie manifestazioni di protesta che lasciavano presupporre l’esistenza di una organizzazione che le promuoveva e coordinava. Con l’estate del 1942 si assisteva infatti ad un progressivo distacco dal regime di sempre maggiori quote di popolazione e ad una progressiva diminuzione dei distintivi fascisti mostrati all’occhiello, così come le notizie dai fronti portate dai reduci difondevano una sempre maggiore siducia nella vittoria anzi, una quasi certezza nella sconitta che sembrava sempre più befarda se confrontata con le pubbliche dichiarazione di parte fascista. 33 Da qui un intenso moltiplicarsi di iniziative assunte da organizzazioni e da singole personalità antifasciste. In questa ripresa si poteva riconoscere a Sesto la spontaneità con cui si svolsero i primi collegamenti tra i diversi raggruppamenti politici attivi sul territorio. Il treno, usato per raggiungere il luogo di lavoro, venne ad acquistare in questo momento un vero e proprio momento di discussione fra i rappresentanti dei vari gruppi politici sestesi così come si misero a disposizione le parrocchie a signiicare un sincero antifascismo di larga parte del movimento cattolico sestese. Alla ine di novembre del 1942 si ebbero pertanto incontri tra esponenti della DC, del PSI e del PCI nei locali dell’Azione cattolica e successivamente nella canoniche di Querceto, Colonnata, Quinto, Padule e Settimello. Gli scioperi del marzo 1943 non avrebbero costituito, in questo contesto, se non un’ulteriore testimonianza di quali siano state le premesse del 25 luglio e quali siano state le fondamenta del Comitato antifascista che sarebbe uscito dall’illegalità dopo, appunto, il 25 luglio, costretto peraltro a rientrarvi, trasformato in Comitato di Liberazione Nazionale, dopo l’8 settembre. Risulta a questo punto importante sottolineare come, alle spalle di quelli che sarebbero stati gli organismi uiciali della Resistenza armata nel sestese, si poneva un tessuto popolare vasto, compatto e solidale. L’unità antifascista traeva origine dalla tradizione democratica e socialista che pervase l’ambiente dal prefascismo ino al secondo dopoguerra, una tensione ideale nella lotta al fascismo e alla guerra che sarebbe giunta intatta nelle ila dell’antifascismo militante. Nella lotta antifascista e antinazista sarebbero infatti scesi in campo non solo gli uomini e le donne della Resistenza armata, ma anche tutti quelli che, per un verso o per l’altro, avevano espresso e continuavano ad esprimere la propria solidarietà alla causa. 10. Dal crollo del fascismo alla Liberazione Il rovesciamento delle sorti belliche su tutti i fronti, da quello Orientale (dove la mancata conquista di Mosca e di Leningrado, prima, e la battaglia di Stalingrado, combattuta tra l’estate del 1942 e il 12 febbraio del 1943, poi, segnarono la massima penetrazione nazifascista su questo scacchiere; a primavera la battaglia di Kursk, la più grande battaglia di mezzi corazzati della storia, iniziata il 4 luglio 1943 e conclusasi dopo quasi in mese di combattimenti e dove i T-34 sovietici ebbero la meglio sui Panther tedeschi, segnava il deinitivo tramonto di ogni aspirazione dell’esercito nazifascista sul fronte Orientale) 34 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo a quello Meridionale (la battaglia di El Alamein, combattuta tra l’estate del 1942 ed i primi di febbraio del 1943 e l’Operazione Torch, lo sbarco angloamericano in Marocco ed in Algeria a partire dall’8 novembre 1942, segnarono l’inizio dell’arretramento delle truppe dell’Asse anche su questo fronte ino al deinitivo abbandono della Tunisia, avvenuto ai primi di maggio del 1943. Con la perdita del Nord Africa, il Mediterraneo passò deinitivamente sotto il controllo Alleato e le truppe dell’Asse si trovarono così a difendere miglia e miglia di costa, dalla Francia all’Italia alla Grecia, da un possibile sbarco nemico), dal Paciico (dove, con la battaglia del Mar dei Coralli, combattuta dalla marina statunitense e da quella giapponese tra il 4 e l’8 maggio 1942, gli statunitensi riuscirono a contrastare eicacemente una iniziativa militare giapponese e la successiva battaglia delle isole Midway, combattuta tra il 4 e il 6 giugno 1942, la Marina degli Stati Uniti respinse l’attacco giapponese segnando l’inversione di tendenza della guerra nel Paciico), allo sbarco in Sicilia (9 e 10 luglio 1943: fu la prima invasione alleata del suolo europeo e segnò l’inizio della Campagna d’Italia) a quello in Normandia (l’evento forse più conosciuto e celebrato di tutta la seconda guerra mondiale prese l’avvio all’alba del 6 giugno 1944, quando le forze dell’Asse erano già state sconitte su tutti i fronti, per aprire un secondo fronte in Europa e invadere la Germania nazista. Roma era stata raggiunta dalle truppe Alleate il 4 giugno, Parigi lo sarebbe stata il 5 agosto e la ritirata dei tedeschi oltre il iume Senna sarebbe stata completata il 30 di quello stesso mese. Dopo questa prima fase la strategia alleata prevedeva di sconiggere completamente le forze tedesche schierate ad ovest, avanzare in profondità in Europa e concorrere, in cooperazione con l’Armata Rossa in avanzata da est, all’invasione della Germania ed alla distruzione del Terzo Reich) stavano indirizzando la guerra verso un esito negativo per l’Asse. Il 10 luglio gli Alleati erano sbarcati in Sicilia e questo fatto accelerava gli esiti della situazione italiana. Alla vigilia del 25 luglio pertanto, mentre a Roma si discuteva della successione a Mussolini, in piccole località come Sesto Fiorentino ogni partito cercava di rinsaldare la propria organizzazione per non trovarsi impreparato nel momento di cambiamenti politici che tutti consideravano oramai più o meno prossimi. Il fatto signiicativo fu che a Sesto Fiorentino, alla caduta del fascismo, si costituì con grande rapidità un Comitato antifascista che gestì l’amministrazione comunale durante i 45 giorni badogliani. La sera del 25 luglio comunque, nonostante le vaghe aspettative legate alla convocazione, dopo quattro anni di inattività, del Gran consiglio del fascismo, la notizia dell’arresto di Mussolini giunse sostanzialmente inaspettata. Questo fatto animava improvvisamente anche le strade di Sesto, con la popolazione che si riversava 35 fuori dalle case, improvvisava cortei e manifestazioni di gioia, comparivano da tutte le parti bandiere tricolori e bandiere rosse, mentre la caserma dei carabinieri e la casa del fascio (abbandonate con dentro sia le armi che il materiale d’archivio) venivano invase e devastate. Il falò con le carte d’archivio e la rimozione, coma stava avvenendo un po’ ovunque, dei simboli esteriori del fascismo furono, di fatto, il culmine delle manifestazioni popolari. I frenetici momenti che seguivano l’annuncio della caduta di Mussolini furono quindi caratterizzati da una grande esplosione di entusiasmo popolare, tale da fare per il momento passare in secondo piano ogni altra considerazione politica. Dopo questo iniziava l’opera di ricostruzione dei partiti e delle varie organizzazioni già presenti sul territorio, mentre gli esponenti politici di spicco assumevano un ruolo (formalmente amministrava ancora il Podestà) equivalente a quello di una Giunta amministrativa. Egualmente colti alla sprovvista furono anche l’apparato statale e gli stessi fascisti che non trovavano in un primo momento la forza e gli strumenti per reagire: se il primo non fece altro che aspettare le direttive del nuovo governo, tra le ila dei secondi si registrava una divisione tra coloro che approderanno alla repubblica di Salò e quelli che avevano aderito al regime per necessità o per opportunità. Il nucleo dirigente fascista, rappresentato sostanzialmente dai vecchi squadristi, abbandonava il paese per farvi ritorno solamente dopo l’8 settembre. La rapidità con cui si era costituito il Comitato antifascista e si erano riorganizzati i partiti portò ai primi risultati già sotto il governo Badoglio, allorché quattordici tra i giovani che avevano preso parte alle manifestazioni del 25 luglio venivano arrestati e deferiti all’autorità militare sotto l’imputazione di avere sottratto materiale bellico dalla locale caserma dei carabinieri. In questo caso la popolazione riusciva a contrattare il rilascio degli arrestati in cambio della restituzione delle armi: l’episodio, anche se di piccola entità, è comunque signiicativo quando si pensi che era la prima volta che la cittadinanza, da circa vent’anni, non si mobilitava su qualche obiettivo né tantomeno riusciva a raggiungerlo. Frattanto il ritorno a Sesto dei detenuti politici, l’ulteriore deterioramento della situazione politica e militare interna ed internazionale, conducevano il Comando tedesco a potenziare la presenza della Wehrmacht in Italia onde non essere colti totalmente di sorpresa, vista l’ampia e sentita partecipazione alle manifestazioni contro il Fascismo, da un eventuale abbandono italiano del Patto d’Acciaio, quando non addirittura un temuto rovesciamento delle alleanze. Stretto dalla pressione Alleata e dalla diidenza dei tedeschi, il governo Badoglio era quindi impegnato a trovare una via d’uscita per porre ine ad una 36 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo guerra oramai perduta, da un parte, ed a concedere il meno possibile alle forze antifasciste, dall’altra. L’organizzazione costituita a Sesto, dopo che erano falliti tentativi di paciicazione proposti dai fascisti, era in grado di assicurare, già alla ine di agosto, rifugio sia ai soldati in licenza che ai giovani richiamati. Si era alla vigilia dell’armistizio e, sebbene le trattative fossero state condotte in segreto, si era difusa tra la popolazione la consapevolezza di qualcosa di imminente: il crescente arrivo di truppe tedesche non era, agli occhi di chiunque, un segnale da sottovalutare. Alle ore 20,00 dell’8 settembre Radio Londra, precedendo il proclama del maresciallo Badoglio, annunciava agli italiani la irma dell’armistizio. Nonostante la notizia fosse attesa la sua uicializzazione provocò una nuova ondata di entusiasmo che proseguiva anche quando, nella tarda serata, la voce del capo del Governo, nel concludere il messaggio, dichiarava che l’esercito, oltre ad essere da quel momento schierato a ianco degli Alleati e contro i nazisti, era impegnato a reagire “contro eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza”. Anche a Sesto la notizia dell’armistizio non giunse completamente inattesa, la pure incompleta riorganizzazione politica permise di assumere alcune iniziative preziose per quel momento. Così, mentre le truppe tedesche attraversavano, non senza combattere, il passo della Futa per occupare tutta la piana di Firenze, a Sesto Fiorentino il Comitato antifascista si trasformava in Comitato di Liberazione Nazionale assumendo immediatamente la direzione politica e militare delle forze antifasciste. Il CLN, assegnati vari incarichi ad esponenti di vari partiti, si trovò così in grado, in pochi giorni, di dirigere aspetti essenziali dell’amministrazione comunale e di contribuire all’organizzazione militare dell’antifascismo. Per questa ragione all’indomani dell’armistizio un primo gruppo di antifascisti, prevalentemente comunisti, seguendo le direttive del partito, costituiva la prima banda partigiana della zona, l’embrione di quelle formazioni che meno di un anno dopo avrebbero partecipato alla battaglia per la liberazione di Firenze. Con queste premesse e con la tradizione politica di Sesto Fiorentino già all’indomani dell’8 settembre prendeva l’avvio un’esperienza inedita nella storia del nostro Paese: un gruppo di giovani, guidati da Giulio Bruschi, costituiva la prima formazione partigiana nella provincia di Firenze. La decisione di combattere contro i nazifascisti e di dare vita alle prime bande risultava particolarmente diicile e rischiosa, data una buona dose di impreparazione iniziale. Quasi tutti operai, sono i primi militanti a percorrere le strade delle montagne 37 ed a ritrovarsi a ianco con ex prigionieri di guerra e soldati sbandati, sostenuti ino dai primi momenti dal mondo rurale e dai contadini in particolare. Questo contributo costituirà infatti un momento essenziale dell’esperienza partigiana perché, oltre a signiicare la sopravvivenza delle formazioni, costituirà anche il primo terreno di confronto tra gli uomini della Resistenza. Del resto molti dei protagonisti altro non erano se non i igli di quei contadini il cui contributo costituì una delle ragioni del successo della lotta, specialmente in Toscana, dove la difusione della mezzadria forniva una indiscutibile omogeneità culturale della popolazione e le lotte sindacali, anche se non recenti, avevano dotato di una coscienza politica nuova. Già la mattina del 9 settembre molti di questi giovani si riunivano alla “Cipressa”, una casa colonica appena fuori Querceto, e vi costituivano il primo campo base che rimarrà attivo per tutti i mesi della lotta partigiana in provincia di Firenze. Qui, grazie al contributo di Ottavino Lastrucci, il colono che la abitava e che collaborerà con i partigiani per tutto il periodo della lotta armata, i primi militanti iniziarono ad equipaggiarsi e ad organizzarsi per afrontare i disagi ed i pericoli della guerra in montagna. Nelle vicinanze altri gruppi, uno guidato da Giovanni Checcucci (che sarebbe caduto alla cappella di Ceppeto il 14 ottobre del ’43 in uno scontro coi nazifascisti) ed uno guidato da Lanciotto Ballerini e composto in prevalenza da campigiani, davano vita ad altrettante bande. In poco più di un mese la zona controllata dai partigiani si estendeva da Querceto a tutto il monte Morello. Se all’approvvigionamento alimentare ed al vestiario provvedeva la popolazione, che fornì gran parte del materiale necessario, l’armamento rimaneva un discorso a parte ed assai più diicoltoso. Qualche volta le armi erano fornite da soldati sbandati in cambio di abiti civili, ma la fonte maggiore era rappresentata da militi della milizia che, destinati al servizio di vigilanza lungo le linee ferroviarie, erano facilmente colti di sorpresa. Nel breve volgere di pochi mesi, grazie al continuo alusso di uomini e di armi, le colline del monte Morello cominciavano ad essere stabilmente presidiate dalle bande partigiane, inché il grosso delle formazioni non si spostò sul Pratomagno. Dopo i primi nuclei, costituiti soprattutto da ex prigionieri e da militanti antifascisti, il movimento partigiano iniziava ad ingrossare in virtù del richiamo alle armi delle classi 1924 e 1925. Il 16 ottobre 1943 veniva infatti trasmesso per radio il comunicato di chiamata alle armi nel ricostituito esercito della Repubblica di Salò della classe 1925 e dell’ultima aliquota della classe 1924. Il 20 ottobre avevano ripreso a funzionare gli uici di leva e il 9 novembre veniva pubblicato il bando di chiamata, che imponeva la presentazione ai distretti militari tra il 15 e il 30 novembre 1943. La quasi totalità dei richiamati, di fronte alla 38 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo prospettiva di essere inquadrati nell’esercito di Salò, preferiva darsi alla macchia ed una consistente parte di loro andò ad ingrossare le formazioni partigiane. In questo modo Sesto Fiorentino si trovò presto ad assumere, per la sua dislocazione e per la capacità organizzativa dimostrata, il ruolo di centro di raccolta di tutti gli antifascisti iorentini e delle zone limitrofe che volevano raggiungere le formazioni attestate sul Pratomagno e sul Monte Giovi. L’antifascismo della popolazione trovava così il modo di manifestarsi apertamente permettendo non solamente impensati risultati organizzativi, ma rendendo la lotta armata un fatto cittadino e collettivo di cui tutti si sentivano in qualche misura partecipi, direttamente impegnati qualunque fosse il loro contributo. Assieme alle formazioni partigiane si costituivano altre formazioni di patrioti con il compito di agire direttamente sul territorio. Si assisteva così alla costituzione delle prime SAP (Squadre di azione patriottica) e dei primi GAP (Gruppi di azione patriottica) che svolgevano i loro compiti a diretto contatto con la popolazione. Compito delle SAP era l’attività di sabotaggio della produzione e delle linee di collegamento tedesche, i GAP invece svolgevano attività più direttamente militare all’interno del perimetro cittadino, con azioni contro i principali gerarchi fascisti e tedeschi, per creare un clima di incertezza e di insicurezza attorno agli uomini ed alle istituzioni della repubblica di Salò. Appena l’organico delle formazioni attestate su Monte Morello assunse una qualche consistenza, iniziarono a presentarsi i connessi problemi logistici sia per la trasmissione di ordini, vettovagliamenti ed armi, sia per la segretezza delle operazioni, sempre più diicile da mantenere man mano che le formazioni aumentavano di numero. A Sesto le prime SAP dislocate nei quartieri storici (Querceto, Colonnata, Quinto, Canto, Panicaglia e Padule) oltre che nelle principali fabbriche e punti strategici come la stazione ferroviaria, iniziarono un’eicace azione di sabotaggio che andava dallo spargimento di chiodi lungo le strade battute dai convogli tedeschi, alla sottrazione di armi, generi alimentari e medicinali. La situazione era più complessa nelle due fabbriche principali, la Ginori e l’Arrigoni in quanto erano entrambe addette a produzioni di interesse militare (isolanti e mattoni refrattari per caldaie la prima, conserve alimentari la seconda). Comunque anche in questi casi le due SAP riuscirono a compiere numerosi atti di sabotaggio e quella dell’Arrigoni a sottrarre ingenti quantità di derrate alimentari che venivano inviate in montagna. All’inizio del 1944, oramai forti di una vasta organizzazione, le SAP estendevano il loro controllo anche sulla linea ferroviaria fornendo informazioni sui convogli militari che transitavano lungo la Firenze-Bologna. Inoltre veniva 39 svolta attività di controllo sulla produzione delle fabbriche sestesi e, fatto oggi curioso ma allora di signiicativa importanza, uomini delle SAP erano addetti a rifornire di biciclette le stafette ed i gappisti, l’unico mezzo di trasporto a disposizione per gli uomini e per le donne della Resistenza. In questo ambito riscosse un particolare successo la dimostrazione organizzata per il 1° maggio 1944. Dopo gli scioperi del marzo, che avevano dato iducia al movimento antifascista dimostrandone la vitalità, la ricorrenza era stata preparata con grande cautela ed accuratezza. La mattina bandiere rosse sventolavano sopra le ciminiere e sugli ediici più alti, molti muri erano coperti di scritte antifasciste e le vie del paese erano stati cosparse di centinaia di volantini con la irma del CLN. Al risveglio tutta la cittadinanza, che in vario modo era a conoscenza dell’azione, uscì di casa a godersi lo spettacolo. Da quel momento le personalità fasciste ed i dirigenti più compromessi iniziarono a trasferirsi al Nord mentre i pochi rimasti assumevano solo iniziative approvate e sostenute dai tedeschi. Un ruolo strategico particolarmente importante venne svolto dal borgo di Querceto: la località si era già distinta negli anni del regime per il difuso antifascismo, per avere sempre riiutato di mandare i giovani alle adunate fasciste, per avere una dislocazione favorevole, posto com’è sulle pendici del monte Morello e con diicili vie d’accesso. La scelta di fare di Querceto un punto di raccolta e di smistamento dei giovani che avevano scelto la lotta armata era quindi dettata dalla consapevolezza di trovarsi in un luogo sicuro, così come le sue tradizioni di piccolo borgo, di zona dalla struttura sociale omogenea, lo avevano reso particolarmente adatto a svolgere una funzione di iltro e di congiungimento con le formazioni partigiane mentre risultavano pressoché impossibili azioni di iniltrazione e di provocazione. 11. Il ronte si avvicina Nei primi mesi del 1944, mentre le formazioni partigiane che si erano costituite sul monte Morello si spostavano sul Pratomagno e da lì cominciavano la marcia che le avrebbe portate a partecipare alla liberazione di Firenze, proseguiva l’attività delle organizzazioni clandestine e delle formazioni cittadine, caratterizzata dal susseguirsi di atti di sabotaggio alle linee di trasporto e di comunicazione nonché al disarmo di militi fascisti, tutte azioni tese a creare ed a mantenere vivo il clima di incertezza e di insicurezza in cui erano costretti a muoversi i nazifascisti. 40 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Contemporaneamente al crescere dell’attività clandestina ed al consolidamento dell’autorità del Comitato di Liberazione Nazionale, che si andava sempre più proponendo come l’unico potere riconosciuto, alcuni fatti nuovi stavano modiicando il clima politico e militare dell’Italia. Nel marzo del 1944 un’ondata di scioperi investiva le fabbriche dell’Italia settentrionale ed alcune realtà toscane; pochi giorni dopo la V armata americana raggiungeva Cassino, contro cui scatenava una violenta ofensiva con l’obiettivo di aprirsi la strada per Roma; il segretario comunista Palmiro Togliatti, sbarcato a Salerno dopo un lungo esilio, iniziava a concentrare le forze sulla lotta antifascista. A Sesto il raforzamento dell’organizzazione clandestina e dell’unità antifascista procedeva di pari passo con l’evoluzione della situazione politica nazionale. Gli scioperi del marzo, l’avvicinamento del fronte, la “svolta” di Salerno con la conseguente formazione di un Governo in cui sarebbero stati rappresentati in maniera paritetica tutti i partiti ciellenistici, cementarono i rapporti anche fra i tre (Psi, Dc, Pci) sestesi. In marzo, in concomitanza con gli scioperi, il CLN di Firenze aveva stabilito che anche a Sesto venisse sospeso il lavoro nelle fabbriche o quanto meno si tentasse di impedire l’alusso della manodopera in quelle iorentine. Per questo motivo il CLN di Sesto organizzava un’azione di sabotaggio contro le linee tranviarie e ferroviarie: il 3 marzo ’44, alle sei del mattino, il gruppo di Sesto si trovò nei pressi del cimitero di Quinto, vicino al deposito dei tram e, piazzate cariche esplosive sulle verghe e fatte esplodere, provocava l’interruzione delle comunicazioni tranviarie tra Sesto e Firenze. Il 15 gennaio frattanto era stato operato un rastrellamento, in cui erano stati impiegati brigate nere e tedeschi, contro antifascisti sestesi ed ex detenuti politici, culminato con l’uccisione di Oliviero Frosali. Questo provocò la risposta dell’organizzazione ciellenistica che si concluse con l’intervento di un GAP che ferì gravemente il maresciallo Giorgi, che aveva organizzato e comandato il rastrellamento. Con l’avvicinarsi del fronte iniziavano ed essere pianiicate e realizzate operazioni su vasta scala. Il lunedì di Pasqua reparti della divisione corazzata Herman Göring iniziavano un vasto rastrellamento che, muovendo dalla periferia di Sesto, batté palmo a palmo il monte Morello ino al versante opposto, con scopo di “boniicare” il territorio dalle formazioni partigiane e da altri eventuali “ostacoli” che si fossero frapposti alle esigenze delle truppe combattenti. La prima vittima del rastrellamento cadeva poco sopra la frazione di Querceto, a cui era stata destinata una particolare attenzione per la conosciuta importanza strategica, Gino Toccafondi veniva infatti stroncato da una raica di mitra 41 nei pressi sella sua abitazione, alle Croci di Baronocoli. Successivamente, il 10 aprile, sette cittadini di Cercina (Brunetto Fanelli, Romolo Lamporesi, Angiolo Cavini, Aurelio Bonaiuti, Olimpio Bruschi, Orlando Bruschi), rastrellati dalla truppe tedesche ed accusati di avere collaborato con i partigiani, venivano fucilati nell’abitato. La mattina del 12 aprile un reparto di guastatori tedeschi faceva saltare la polveriera dei fratelli Faini, nel timore che dallo stabilimento potessero uscire esplosivi destinati ai partigiani o comunque al nemico una volta abbandonate le posizioni. La brutalità del rastrellamento e l’assassinio di inermi cittadini lasciarono una impressione così profonda che lo stesso podestà, l’ingegnere Merlini, in una lettera inviata al capo della provincia di Firenze, manifestò lo sdegno della popolazione per l’accaduto e la preoccupazione che simili azioni pregiudicassero deinitivamente il già precario equilibrio nei rapporti tra la cittadinanza e le autorità politiche e militari. La mattina dell’8 febbraio 1944, poco prima delle undici, suonava l’allarme aereo nella zona di Firenze. A quell’ora diversi bambini si trovavano in una scuola della vicina frazione di Quinto ed un giovane chierico, il ventunenne Teoilo Tezze, si preoccupò di andare a prenderli per ricondurli al collegino. Mentre il gruppetto si trovava lungo il muro di cinta della vecchia sede della Richard-Ginori, in quella che oggi è via delle Porcellane, una squadriglia di aerei alleati bombardava la zona: alcune bombe colpirono in pieno i ragazzi ed il sacerdote, provocando 24 vittime. La breve primavera del ’44 a Sesto fu caratterizzata da un rapido inasprimento dello scontro militare e politico. Mentre il comando tedesco, preoccupato per la sicurezza delle zone che presto sarebbero diventate le immediate retrovie del fronte, intensiicava i rastrellamenti, la formazioni partigiane si apprestavano, a diferenza di quanto, in genere, era successo ino a quel momento, a sostenere lo scontro armato ed a partecipare ai combattimenti. Il richiamo alle armi dei giovani appartenenti alle classi 1923, 1924 e 1925, minacciati di fucilazione se non si fossero presentati entro la mezzanotte dell’8 marzo 1944, aveva accelerato l’alusso di giovani verso le formazioni partigiane e, se da una parte aveva allo stesso tempo provocato problemi logistici, di vettovagliamento e di armamento, dall’altro aveva fornito forze fresche per potenziare anche le formazioni cittadine. Il 22 maggio veniva ferito il maresciallo dei carabinieri Emilio Giorgi; pochi giorni dopo un GAP uccideva una spia dei tedeschi; il 20 giugno le SAP sottraevano una considerevole quantità di medicinali da un ospedale da campo tedesco; il 22 giugno i patrioti si impossessavano di una mitragliatrice tedesca; il 31 dello stesso mese un GAP uccideva un’altra spia dei tedeschi. Il CLN di Sesto, che si riuniva alternativamente 42 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo nell’uicio di Alberto Giachetti, un rappresentante di tessuti, posto in via delle Belle Donne, a Firenze o in quello di Fosco Fantechi, in via Ricasoli, sempre a Firenze, coordinava l’attività delle forze antifasciste e, tra la ine di giugno ed i primi di luglio, inviava osservatori in palazzo comunale per tenere la situazione sotto controllo e prepararsi all’ormai imminente periodo dell’emergenza. Il 14 luglio un reparto della Wehrmacht impegnato in una delle tante, vaste, operazione di rastrellamento, circondava un gruppo di contadini intenti a raccogliere il ieno per avere indicazioni circa le formazioni partigiane: non ricevendo risposta fucilava sul posto il colono Emilio Cresci. Gli spari mettevano in allarme una formazione che dall’alto aveva potuto seguire l’operazione. Quest’ultimi, ignari di essere stati a loro volta notati, iniziarono a scendere verso il nemico ma caddero in una imboscata tesa loro nei pressi della fonte dei Seppi. Nel breve scontro 11 dei 12 partigiani (tra cui due sestesi: Egizio Fiorelli “Bafo” e Lando Stefani “Agnellone”) che componevano il distaccamento della brigata “Fanciullacci”, cadevano sul posto. In risposta il 17 luglio veniva giustiziato un agente tedesco, il 22 altre due spie subivano la medesima sorte mentre tra il 27 ed il 28 luglio in una serie di attentati cadevano altri sette soldati tedeschi: uno a Settimello, due al Termine, uno a Castello e tre uiciali sulla Firenze-Mare. A sua volta il 7 agosto veniva operato un pesante rastrellamento nel centro di Sesto con l’immediata deportazione a Montepiano, a lavorare alle fortiicazioni della Linea Gotica, di tutti gli uomini validi trovati in quella occasione: il precipitare della situazione militare ne impose la rapida liberazione. Si trattava, di fatto, dell’ultima operazione compiuta dai nazifascisti a Sesto: il CLN, che già dalla ine di luglio aveva provveduto ad inviare dei propri esponenti in comune (Guido Presciani, socialista, alimentazione e Fosco Fantechi, democristiano, approvvigionamento), assumeva le funzioni di governo provvisorio in concomitanza all’inizio della battaglia di Firenze. Verso la metà di agosto, quando tedeschi e fascisti stavano smobilitando, approdarono in comune anche altri esponenti del CLN: Galileo Corsi e Roberto Biricolti, comunisti, Alberto Giachetti, democristiano, Ernesto Banchelli e Umberto Conti, socialisti. L’organizzazione di un ospedale nell’oratorio della Misericordia, che rimarrà attivo dalla ine di luglio ino al ripristino dei collegamenti con Firenze, fu un’altra delle realizzazioni sestesi di maggior rilievo. La battaglia si era frattanto spostata dal terreno dello scontro aperto al contenimento delle azioni dei guastatori e dei franchi tiratori. Il 15 agosto la SAP della Stazione disinnescava il dispositivo preparato per fare saltare il ponte della Querciola ed interrompere così la ferrovia Firenze-Bologna; il 14 agosto veniva 43 ucciso un agente tedesco ed il 28 un altro agente, incaricato di organizzare i franchi tiratori, subiva la medesima sorte. Alla vigilia della liberazione quindi, con i tedeschi impegnati soprattutto a tenere sgombra la strada per garantire la ritirata dell’esercito sull’Appennino, pareva che a Sesto i momenti diicili fossero superati. I numerosi reparti tedeschi che attraversavano il paese per raggiungere la via Bolognese evitavano ogni tipo di scontro per timore di rimanere tagliati fuori dalla ritirata, mentre le truppe alleate erano oramai alle porte. Il CLN, che da luglio governava Sesto, decideva all’unanimità di trasformarsi in Giunta comunale, legittimando così la propria autorità come rappresentante politico locale. 12. La liberazione di Sesto Ricostituita la Giunta comunale attraverso la conferma degli esponenti del CLN che stavano già governando il comune (Galileo Corsi, assessore all’ordine pubblico; Ernesto Banchelli, assessore ai lavori pubblici; Umberto Conti, assessore all’alimentazione e all’annona; Alberto Giachetti, assessore alla pubblica istruzione; Fosco Fantechi, assessore all’igiene ed alla sanità; Dante Fedi, assessore alle inanze), veniva afrontata e risolta la questione del Sindaco (sia i socialisti che i comunisti supponevano di riscuotere il maggior consenso tra la popolazione, mentre i democristiani riconoscevano loro stessi di trovarsi in posizione minoritaria) con l’indicazione della persona di maggiore e più lunga esperienza amministrativa individuata in Torquato Pillori, comunista, che era stato consigliere eletto nella lista socialista nell’ultima giunta prefascista; al suo ianco e con la carica di vicesindaco veniva chiamato il socialista Guido Presciani, atto che completava la ricostruzione della Giunta comunale sestese. A ianco della Giunta comunale veniva ricostituito un nuovo CLN, al quale venivano aidato un ruolo prevalentemente politico e di vigilanza militare che il momento richiedeva, alla presidenza del quale venne nominato Rindo Rindi, già comandante militare del precedente CLN e comandante della seconda zona circondariale di Firenze. Venerdì 1° settembre, data uiciale della liberazione di Sesto Fiorentino, nelle prime ore del mattino, un violento cannoneggiamento colpiva la zona del Padule provocando due morti e quattro feriti, altri tre caduti segneranno questa giornata, mentre un gruppo di guastatori tedeschi passava per le vie cittadine in direzione di Prato, ma senza arrecare danni. Nella tarda mattinata mezzi dell’VIII Armata inglese giungevano in paese suscitando enorme emozione 44 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo nella popolazione, in piazza del Comune arrivavano anche reparti di fanteria della V Armata americana. I tedeschi si erano frattanto ritirati sulle colline, ma la liberazione non poteva ancora dirsi consolidata in quanto le truppe alleate alla sera lasciavano il paese per fare ritorno a Firenze: Sesto diventava così una sorta di “terra di nessuno”. Su indicazione del CLN veniva approntata una linea difensiva tracciata fra Sesto e le pendici del Monte Morello presidiata da pattuglie partigiane e da esponenti delle SAP per contrastare un possibile, e oltremodo temuto, ritorno dei tedeschi. Questi al momento battevano la zona con le mitragliatrici installate vicino a Le Cappelle (tra via Pratese e la Ferrovia, nei pressi di Padule), e con i mortai piazzati alla villa di Carmignanello: gli Americani reagivano cannoneggiando quest’ultima località. La domenica mattina giungeva in paese una colonna di carri americani, uno dei quali rimaneva immobilizzato per un colpo ricevuto ad un cingolo. Lo stesso giorno una pattuglia di soldati americani, spintasi ino a Carmignanello, si scontrava con le retroguardie tedesche: nello scontro moriva un partigiano di Castello che partecipava all’azione. I tedeschi continuarono a colpire la zona con colpi dei mortai nascosti sulle colline provocando altre vittime fra sabato e lunedì. Si era creata una strana situazione: il nucleo centrale di Sesto era liberato mentre la zona verso la collina era ancora “terra di nessuno” e pertanto esposta alle incursioni tedesche. Il 4 settembre i tedeschi, ancora dislocati sulle colline, scendevano alla chiesa di Querceto, prelevavano don Eligio Bortolotti, lo conducevano a villa Daddi, nella zona di Baroncoli dove lo fucilavano il giorno successivo, ma lo stillicidio delle vittime non era ancora terminato in quanto Emidio Cioni, rifugiatosi assieme a numerose altre persone nella gallerie della “cementizia” (la fabbica di cemento posta verso Calenzano), veniva catturato e successivamente fucilato; il giorno 6 settembre i tedeschi in ritirata uccidevano Lorenzo Giovannoni. 13. La ricostruzione La situazione economica, politica e sociale della realtà sestese all’indomani del passaggio del fronte ricalcava quella di molte altre località della medesima importanza dell’area iorentina. Qui, assieme alla rinascita dei partiti, i tre maggiori dei quali non avevano mai cessato di avere una qualche forma organizzativa ed ora stavano recuperando pienamente il ruolo politico di loro spettanza, si assisteva alla costituzione del Fronte della gioventù, l’organizzazione giovanile social comunista, che nel novembre del 1944 contava circa 500 iscritti e dell’U- 45 DI, l’organizzazione delle donne comuniste, che si sarebbe costituita a Sesto nel febbraio del 1945. Il sindacato, che aveva sempre avuto una funzione di primo piano, assumeva un’importanza decisiva in questa fase postbellica contrassegnata da una grave crisi delle industrie locali che rischiavano di andare incontro ad una drastica riduzione delle maestranze a seguito delle distruzioni belliche.* Delle 52 fabbriche presenti nel panorama sestese soltanto pochissime si erano infatti salvate dalla distruzione, da furti di materiali e macchinari o da pesanti danneggiamenti, ed in particolare le due maggiori, la Richard-Ginori e l’Arrigoni, avevano subito danni rilevanti. L’azione del sindacato, ora diretto dal socialista Renzo Contini, dal democristiano Fabrizio Pacciani e dal comunista Arrigo Biagiotti, chiamato a presiedere la locale Camera del Lavoro, si orientava verso la tutela e la conciliazione dei vari interessi sulla base di quanto issato nel Patto di Roma (l’accordo siglato il 3 giugno 1944 tra le organizzazioni sindacali cristiana, comunista e socialista che stabiliva l’esistenza di un sindacato unitario) privilegiando l’aspetto di rivendicazione economica, lotta contro il carovita e la disoccupazione. In efetti la guerra aveva apportato pesanti danni sia alle abitazioni che alle vie di comunicazione; oltre trecento case erano inabitabili, molte di queste crollate ed altre non riparabili in tempi brevi per mancanza di materiali di ogni genere. Le vie di comunicazione avevano subito la stessa sorte di tutte le zone da dove era passato il fronte, in particolare la demolizione dei ponti per rallentare l’avanzata degli inseguitori. La mancanza di luce elettrica, di gas, di acqua potabile e di derrate alimentari rendeva la situazione ancora più critica per cui, in piena estate 1944, la popolazione sestese si trovò ad afrontare il problema dell’approvvigionamento alimentare. Anche macellare gli animali, raccogliere la frutta o la legna per alimentare i forni erano diventate operazioni pericolose in quanto signiicava esporsi alle cannonate. Sul inire del mese di agosto venne inine costituita una commissione inanziaria presieduta dal cav. Bevilacqua che raccolse fondi presso le famiglie più abbienti del paese per risolvere alcuni dei maggiori problemi del momento. La ricostituita cooperativa di consumo provvedeva frattanto all’approvvigionamento alimentare della popolazione, sia dal punto di vista organizzativo che quantitativo. A ianco di queste esigenze contingenti e in vista di una più generale ricostruzione del paese, veniva preparato un elenco di lavori da eseguire nel futuro che prevedeva la costruzione di acquedotti, ponti, scuole, farmacie, case popolari, strade e fognature. La pre- * Cfr. Eredità preziose: Sesto Fiorentino dalle lotte del 1898 alla liberazione, dal fascismo alla Carta costituzionale, Sesto Fiorentino, SPI-CGIL, 2005. 46 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo senza e talvolta il reintegro in incarichi importanti di persone compromesse con il passato regime, le operazioni compiute da alcune industrie sestesi che tendevano a conservare le scorte in attesa che la penuria di quei generi ne facesse aumentare il prezzo, la presenza di un iorente mercato nero rappresentano inine gli ultimi tasselli di una situazione, qui richiamata per sommi capi, nella quale si trovava il comune dell’area iorentina nel primo periodo dopo il passaggio del fronte. Comunque, se l’industria non si trovava, nonostante tutto, in condizioni particolarmente gravi, più critica era la situazione dell’agricoltura e delle classi popolari, con i salari ridotti a livelli insuicienti rispetto al costo della vita. Il ritorno a casa dei militari e dei prigionieri, inine, aumentava il numero dei disoccupati che, non a caso, a Sesto raggiungeva il colmo all’inizio del 1946 con 921 unità (488 uomini e 433 donne). Di particolare importanza ai ini della ricostruzione, non solo materiale, del paese, fu la costituzione di varie associazioni attraverso le quali i cittadini potevano contribuire in maniera organizzata alla rinascita del paese come la sezione del Comitato nazionale reduci dalla prigionia, sorta il 28 ottobre 1945, o l’Associazione degli artigiani, nata il 14 novembre 1945. Ma l’organizzazione che per il suo stesso ruolo doveva salvaguardare maggiormente gli interessi delle masse popolari era il sindacato che, in questo periodo, pur non perdendo di vista le rivendicazioni della classe operaia, seguiva con particolarmente attenzione le esigenze e le rivendicazioni del settore primario. Nel luglio del 1945 la costituzione del Comitato per la ricostruzione di Sesto, dove la presenza di rappresentanti delle forze politiche era congiunta a quella di tecnici e di professionisti non legati ad appartenenze politiche, garantiva un’ampia possibilità di collaborazione e di esercizio di competenze al ine di stabilizzare le condizioni economiche e sociali del paese. L’istituzione, nel mese di dicembre, di una mensa per i disoccupati concludeva il ventaglio di risposte fornite dai sestesi alle più gravi necessità del momento, mentre le elezioni che si sarebbero tenute l’anno successivo, ed alle quali avrebbero per la prima volta votato anche le donne, avrebbero disegnato l’inedita mappa della geograia politica del comune. Il voto amministrativo del 7 aprile 1946 vedeva prevalere i partiti riuniti sotto la sigla del Blocco democratico della ricostruzione (azionisti, comunisti e socialisti) che raccoglievano 8.380 voti validi, il 74%, che forniva la misura del credito vantato dai partiti di sinistra (soprattutto comunisti e socialisti) nella popolazione. La Democrazia cristiana, che stava lavorando a ianco dei due partiti di sinistra per la ricostruzione del paese, si aggiudicava 2.848 sufragi, il 47 24%, lasciando ai rimanenti gruppi politici solamente il 2% dei voti. Questo si può spiegare, oltre che con le forti tradizioni radicate in sede locale dal movimento operaio organizzato, soprattutto col fatto che a Sesto Fiorentino il periodo della resistenza e della ricostruzione aveva visto protagonisti comunisti, socialisti e democristiani. Le elezioni politiche del 2 giugno di quello stesso anno erano particolarmente attese, non solo per ratiicare i rapporti di forza dei maggiori partiti a livello nazionale, ma anche per chiarire quali fossero gli orientamenti dell’elettorato, sia su scala nazionale che su scala locale, relativamente ai due maggiori partiti della sinistra italiana che, essendosi presentati uniti alle amministrative, non avevano sciolto questa riserva. A Sesto Fiorentino i comunisti, con 6.097 voti ed il 50,8% dei consensi, si attestavano saldamente al primo posto mentre i socialisti, con 2.473 voti, pari al 20,6% dei sufragi, diventavano la terza forza politica sestese in quanto venivano superati dai democristiani che raccoglievano 2.848 sufragi, pari al 23,7%, mentre i partiti minori ricevevano solamente 585 voti pari al 4,9%. Un risultato che si poneva in netta controtendenza con quello nazionale dove la Democrazia cristiana aveva raccolto il 35,2% dei consensi seguita ad una certa distanza dai socialisti che avevano avuto il 20,7% e dai comunisti col 18,7%. In quella medesima tornata elettorale il referendum per la forma istituzionale dello Stato: Monarchia o Repubblica, dava una netta afermazione per questa seconda soluzione, che con 10.462 voti, pari all’88,23% dei sufragi, dimostrava coma la forma repubblicana godesse di un indiscutibile consenso nella popolazione sestese che assegnò solamente 1.395 voti, pari all’11,77% dei consensi, all’ipotesi monarchica. Le scelte politiche che stavano orientando i partiti rendevano sempre più diicoltosa la prosecuzione dell’esperienza unitaria ino a quel momento realizzata nell’amministrazione comunale in un panorama nazionale fortemente caratterizzato dalla prevalenza democristiana: un risultato fortemente diforme da quello locale e che veniva accolto con forte delusione da tutti e due gli schieramenti di sinistra ed in particolare da quello comunista in una realtà che aveva alimentato ben altre speranze. Da questo momento anche a Sesto Fiorentino i margini di collaborazione tra le forze politiche sarebbero andati sempre più ad assottigliarsi, soprattutto in occasione dei grandi appuntamenti e dibattiti politici generali, allorché gli equilibri nazionali avrebbero fatto sentire tutto il loro peso ed esercitata tutta la loro forza condizionante anche nella realtà locale. I DOSSIER 1. Risultati elettorali* Si è ritenuto opportuno, in questa sede, discutere non tanto i meccanismi elettorali (qui solo accennati) che hanno governato le relazioni tra espressione del voto e la sua traduzione in rappresentanza parlamentare, comunale ecc. dalla nascita del Regno ad oggi, materia troppo complessa per essere sintetizzata in poche pagine, né tantomeno fornire delle note esplicative per i singoli partiti in lizza, suicientemente autoreferenziali per avere bisogno di chiarire il proprio signiicato ed orientamento (i socialisti sono socialisti, i democristiani democristiani, i comunisti comunisti, i liberali liberali, i repubblicani, repubblicani ecc.), ma delle brevi indicazioni circa i requisiti necessari per potere accedere all’elettorato attivo, e quindi individuare quale sia stato il corpo elettorale nel corso dei decenni e come si sia modiicato. Le leggi elettorali che si sono susseguite sono quindi state: Legge elettorale del 1859: adottata prima dal Regno di Sardegna e poi dal Regno d’Italia Il sistema elettorale era costituito da un maggioritario a doppio turno: accedevano al ballottaggio i due candidati che al primo turno avessero ottenuto più voti. La base elettorale (unicamente maschile) era censitaria: potevano vo* Il presente contributo è stato redatto seguendo prevalentemente le indicazioni contenute in: Pier Luigi Ballini, Le elezioni nella storia d’Italia dall’Unità al fascismo: proilo storico-statistico, Bologna, il Mulino, 1988; Pier Luigi Ballini, Le elezioni politiche nel Regno d’Italia: appunti di bibliograia, legislazione e statistiche, in “Quaderni dell’osservatorio elettorale”, n. 15, 1985, pp. 143-218. 52 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo tare solo quei cittadini che pagassero 40 lire annue di imposta oppure 20 lire coloro che potessero dimostrare di saper leggere e scrivere. Per tutti era richiesta la maggiore età issata a 25 anni. Nell’Italia unita, questo sistema permetteva di far votare appena il 2% della popolazione, in buona parte settentrionale, escludendo così le grandi masse. Venivano eletti 204 deputati, mentre i 219 senatori del Regno erano di nomina regia. Legge elettorale del 1882: adottata dal Regno d’Italia, a partire dalle elezioni del 1882 La legge sostituì la precedente del 1859, alterandone sia il sistema che la base elettorale. Il sistema elettorale era una plurinominale di lista: essa, cioè, sostituì i collegi uninominali previsti dalla norma precedentemente in vigore con collegi plurinominali che eleggevano da due a cinque deputati ciascuno. Il sufragio restava riservato esclusivamente ai maschi che avessero compiuto il ventunesimo anno d’età (la soglia precedente era stabilita a 25 anni). Avrebbe potuto votare solo chi avesse esibito la licenza del biennio elementare statale stabilito dalla legge Coppino del 1877, indipendentemente dal reddito. Tuttavia chi avesse esibito un diverso certiicato o non ne avesse alcuno, avrebbe potuto votare se avesse avuto un reddito di almeno 19,80 lire annue. Per efetto di queste modiiche la base elettorale crebbe signiicativamente, passando dal 2% al 7% della popolazione. Tale sistema, tuttavia, accrebbe l’instabilità delle maggioranze cosicché nel 1891 la legge venne emendata ripristinando i collegi uninominali. Legge elettorale del 1912: adottata dal Regno d’Italia a partire dalle elezioni del 1913 La legge allargò il sufragio a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni o che, pur minori di 30 anni, avessero avuto un reddito di almeno 19,20 lire annue, o la licenza elementare, oppure avessero prestato il servizio militare. In tal modo il corpo elettorale passò dal 7% al 23% della popolazione e fu mantenuto il sistema maggioritario in vigore dal 1891. Nel corso dell’iter parlamentare, le Camere riiutarono quasi all’unanimità di concedere il diritto di voto alle donne: né i liberali né i socialisti gradivano infatti l’idea del suffragio femminile, che si riteneva potesse essere di impronta troppo clericale. Legge elettorale del 1919: adottata dal Regno d’Italia nelle elezioni del 1919 e del 1921 Rispetto alla legge elettorale del 1912, essa estendeva il diritto di voto a I dossier 53 tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 21 anni o avessero prestato il servizio militare: in questo modo il corpo elettorale raggiunse la cifra di 10.235.000 elettori circa. Veniva inoltre reintrodotto il sistema proporzionale, che era già stato impiegato dal 1882 al 1891, in modo che fosse garantita la rappresentanza parlamentare anche alle liste che, pur minoritarie, avessero raccolto un consenso signiicativo. Le liste potevano essere “complete” (ossia bloccate) o “incomplete”; nel primo caso, non erano ammesse preferenze, cosicché qualora in un collegio una lista “completa” avesse avuto diritto a più deputati, questi sarebbero stati eletti nell’ordine in cui comparivano nella lista stessa. Viceversa, votando una lista “incompleta” gli elettori avevano la facoltà di indicare delle preferenze oppure di completare la lista stessa aggiungendo i nomi di candidati di liste concorrenti. Legge elettorale del 1923: adottata dal Regno d’Italia nelle elezioni del 1924 La legge fu voluta da Benito Mussolini allo scopo di assicurare al Partito Nazionale Fascista una solida maggioranza parlamentare. Tale legge prevedeva l’adozione di un sistema proporzionale con premio di maggioranza all’interno di un collegio unico nazionale suddiviso in 16 circoscrizioni elettorali. A livello circoscrizionale ogni lista poteva presentare un numero di candidati che oscillava da un minimo di 3 a un massimo dei due terzi di quelli eleggibili (non più di 356 su 535, quindi); oltre al voto di lista era ammesso il voto di preferenza. Il risultato nel collegio unico era decisivo per determinare il modo di distribuzione dei seggi: nel caso in cui la lista più votata a livello nazionale avesse superato il 25% dei voti validi, avrebbe automaticamente ottenuto i 2/3 dei seggi della Camera dei Deputati, eleggendo in blocco tutti i suoi candidati: in questo caso tutte le altre liste si sarebbero divise il restante terzo dei seggi, sulla base di criteri simili a quelli della legge elettorale del 1919. Ai principi di quest’ultima ci si richiamava anche nel caso in cui nessuna delle liste concorrenti avesse superato il 25% dei voti. Altre modiiche alla precedente legge elettorale consistettero nella riduzione dell’età minima per l’eleggibilità da 30 a 25 anni, nell’abolizione dell’incompatibilità per le cariche amministrative di sindaco e deputato provinciale e per i funzionari pubblici (ad eccezione di prefetti, viceprefetti ed agenti di pubblica sicurezza). Altra importante innovazione fu l’adozione della scheda elettorale al posto della busta. 54 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Legge elettorale del 1928: adottata dal Regno d’Italia ai plebisciti del 1929 e del 1934 In base a questa legge il Gran Consiglio del fascismo, che allo scopo era stato istituzionalizzato (diventando quindi, a tutti gli efetti, organo dello Stato) aveva il compito di redigere, tenendo conto dei suggerimenti proposti dalle corporazioni, una lista di 400 nomi che doveva essere approvata o rigettata in blocco dal corpo elettorale. Il diritto di voto era ino a questo momento riservato ai soli maschi, come previsto dalla normativa approvata con la legge del 1919. Legge elettorale del 1939 Sostituì alla Camera dei Deputati la Camera dei fasci e delle Corporazioni. Il corpo elettorale era di fatto cancellato poiché i membri della nuova istituzioni entravano a farne parte ope legis. Legge elettorale del 1946 Introdotta dopo la ine del fascismo e della guerra, con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946, dopo essere stata approvata dalla Consulta Nazionale il 23 febbraio 1946 con 178 sì e 84 no ed ancora dopo che, con il decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, il Consiglio dei ministri aveva esteso il diritto di voto anche alle donne che avessero compiuto la maggiore età (all’epoca 21 anni): in questo modo il corpo elettorale raggiunse la cifra di 25.000.000 di elettori circa. Concepita per gestire le votazioni del referendum istituzionale monarchia/ repubblica e le elezioni dell’Assemblea Costituente, previste per il successivo 2 giugno, fu poi recepita come normativa elettorale per la Camera dei deputati con la legge n. 6 del 20 gennaio1948. Per quanto riguarda il Senato della Repubblica, i suoi criteri di elezione vennero stabiliti con la legge n. 29 del 6 febbraio 1948 la quale, rispetto a quella per la Camera, conteneva alcuni correttivi in senso maggioritario, pur mantenendosi anch’essa in un quadro proporzionale. Anche tale legge ebbe il suo deinitivo perfezionamento col Testo Unico del 1957. Il territorio nazionale italiano era suddiviso in 32 circoscrizioni plurinominali assegnatarie di un numero di seggi variabile a seconda della popolazione. Parallelamente, il Consiglio comunale, la cui nascita come organo amministrativo e come assemblea rappresentativa coincise con la rivoluzione francese, trovò un suo primo inserimento nella legislazione del Regno Su- I dossier 55 balpino, ad imitazione del sistema francese, con la legge 2 agosto 1848 modiicata dalla legge 23 agosto 1859 e, dopo l’uniicazione amministrativa del Regno d’Italia, con la legge comunale e provinciale del 20 marzo 1865. Quest’ultima stabilì che ogni comune dovesse avere un consiglio comunale con un numero di consiglieri che andavano da 15 a 80, in relazione alla popolazione, un Sindaco ed una Giunta municipale (costituita da un numero di assessori variabile da un minimo di 2 ad un massimo di 10 in proporzione al numero di abitanti del comune) eletti dal Consiglio comunale nel proprio seno. I consiglieri restavano in carica per cinque anni, ma dovevano rinnovarsi ogni anno di un quinto, pur essendo sempre eleggibili, secondo una scansione casuale. Gli elettori erano i cittadini maschi che avessero compiuto i 21 anni, che godessero dei diritti civili e che pagassero da almeno sei mesi un certo tributo rapportato alla classe del comune; è quindi un elettorato che si basa sul censo delle persone. Con il successivo testo unico delle leggi comunali e provinciali, approvato con Regio decreto del 4 maggio 1898 n. 164, oltre ai requisiti generali: età (21 anni compiuti, che era anche la maggiore età), cittadinanza, godimento dei diritti civili ed il saper leggere e scrivere, l’elettore doveva possedere almeno uno dei due requisiti speciali: la capacità intellettuale, che si traduceva nel superamento degli studi del corso elementare obbligatorio, oppure il censo. Con il testo unico 1915 era elettore amministrativo in un comune chi fosse stato cittadino italiano; chi avesse avuto 21 anni compiuti; chi avesse avuto la residenza nel comune ovvero pagasse nel comune un certo censo e contro il quale non fossero state in corso cause di esclusione per incapacità ed indegnità. L’elettorato amministrativo per censo, in presenza del sufragio universale maschile introdotto dalla legge nel 1912, consentiva di essere elettori amministrativi in più comuni del Regno, rimanendo elettori politici in uno solo. Gli elettori per censo infatti avevano “domicilio elettorale” nei comuni nei quali pagavano un determinato tributo. La grande maggioranza aveva diritto all’elettorato per residenza, ovvero erano domiciliati in senso elettorale solo in quel comune nel quale, con l’esercizio della dimora abituale, si accertava quel requisito. L’avvento del fascismo segnava la ine del Consiglio comunale ed il ritorno della nomina regia dell’autorità municipale: non più Sindaco, ma Podestà. La soppressione dei consigli e la nomina del podestà fu decisa prima per i comuni sino a 5.000 abitanti (legge n. 237, 4 febbraio 1926) e poi rapidamente estesa a tutti i comuni con Regio decreto legislativo n. 1910, 3 settembre 1926. Il Podestà era iancheggiato nella maggior parte dei comuni 56 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo da una Consulta, organo secondario con funzioni meramente consultive. Il Podestà esercitava le funzioni di capo dell’amministrazione e di uiciale di governo. In lui si assommavano tutti i poteri: deliberativi, esecutivi e rappresentativi dei tre organi: Consiglio, Giunta municipale e Sindaco. Le nuove disposizioni sono contenute nel testo unico della legge comunale e provinciale approvato con Regio decreto n. 383, 3 marzo 1934. La legge di ricostruzione delle amministrazioni comunali su base elettiva, approvata con decreto legislativo luogotenenziale n. 1 del 7 gennaio 1946, è stata la normativa attraverso la quale furono restaurati i consigli comunali dopo la caduta del regime fascista. Il suo impianto generale fu poi la base per il meccanismo proporzionalistico che regolò la vita politica locale durante gran parte della seconda metà del XX secolo. La nuova normativa ripristinava le disposizioni per la nomina della Giunta comunale del regio decreto n. 148 del 4 febbraio1915. Per la designazione del Sindaco era richiesta la maggioranza dei due terzi nelle prime due votazioni, e la maggioranza assoluta nella terza; in caso di insuccesso si rinviava il tutto ad una seconda seduta, nella quale era previsto un eventuale ballottaggio per chiudere la nomina entro la seconda votazione. Sia il sindaco che gli assessori dovevano essere consiglieri. Era prevista la igura dell’assessore supplente, cioè di consiglieri pronti ad entrare in giunta nel caso di dimissioni personali di singoli assessori. La durata del mandato del consiglio comunale era di 4 anni. La surroga era espressamente prevista in caso di morte o incompatibilità, mentre nulla si diceva circa eventuali dimissioni. Ben distinto in due categorie era invece il sistema elettorale: da una parte le città con almeno 30.000 abitanti cui erano equiparati i capoluoghi di provincia, dall’altra tutti gli altri comuni. Nelle grandi città e in tutti i capoluoghi di provincia il consiglio comunale era composto da: 80 consiglieri, fra i quali andavano scelti 14 assessori, nei comuni sopra i 500.000 abitanti; 60 consiglieri, fra i quali andavano scelti 12 assessori, nei comuni sopra i 250.000 abitanti; 50 consiglieri, fra i quali andavano scelti 10 assessori, nei comuni sopra i 100.000 abitanti; 40 consiglieri, fra i quali andavano scelti 6 assessori, nei comuni sopra i 30.000 abitanti e nei piccoli capoluoghi. Il sistema elettorale era proporzionale con voto di preferenza. L’elettore poteva scegliere 5, 4, 3 o 2 candidati a seconda delle quattro predette classi di grandezza dei comuni. Nei centri minori il consiglio comunale era composto da: 30 consiglieri, fra i quali andavano scelti 4 assessori, nei comuni sopra i 10.000 abitanti; 20 consiglieri, fra i quali andavano scelti 4 assessori, nei comuni sopra i 3.000 I dossier 57 abitanti; 15 consiglieri, fra i quali andavano scelti 2 assessori, nei restanti comuni. Il sistema elettorale era maggioritario plurinominale limitato. Se i candidati si presentavano in liste di partito, tale collegamento aveva più che altro una funzione propagandistica, poiché la legge autorizzava l’elettore a votare candidati di liste diverse. Per assicurare la rappresentanza delle minoranze il numero delle preferenze esprimibili dall’elettore, come il numero di candidati di ciascuna lista, era limitato ai quattro quinti dei seggi da eleggere. Per individuare i consiglieri eletti, ogni candidato veniva preso a titolo individuale e senza vincolo di partito: molto semplicemente, venivano eletti i candidati col maggior numero di preferenze, indipendentemente dalle liste in cui erano inseriti. ELEZIONI POLITICHE DEL 16 NOVEMBRE 1919 Voti Percentuale Iscritti 6.928 Votanti 4.852 Voti nulli (comprese le schede bianche) 73 Voti validi 4.779 Liberali 231 4,83% Democratici 285 5,96% Popolari 808 16,90% Socialisti 3.415 71,46% Geriniani 40 0,85% Fonti giornalistiche: “La Nazione”, 15 novembre 1919; “La Nazione”, 18 novembre 1919. | Fonti archivistiche: Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII, 264, Elezioni politiche 1919. ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 9 OTTOBRE 1920 Voti Percentuale Iscritti 7.020 Votanti 3.510 Voti nulli (comprese le schede bianche) 51 Voti validi 3.459 Socialisti 2.587 74,79% Popolari 872 25,21% Fonti giornalistiche: “Il Nuovo Giornale”, 11 ottobre 1920”. | Fonti archivistiche: Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII, 265, Elezioni amministrative 1919. 58 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo ELEZIONI POLITICHE DEL 15 MAGGIO 1921 Voti Percentuale Iscritti 6.918 Votanti 5.133 Voti nulli (comprese le schede bianche) 47 Voti validi 5.086 Fascio di spighe 851 16,73% Vanga con libro 32 0,63% Democrazia cristiana 801 15,75% Partito socialista italiano 2.377 46,74% Partito comunista d’Italia 1.025 20,15% Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 285-286. | Fonti archivistiche: Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII, 266, Elezioni politiche 1921. ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 23 MARZO 1923 Voti Percentuale Iscritti 6.815 Votanti 5.606 Voti nulli (comprese le schede bianche) 43 Voti validi 5.563 Partito socialista italiano 4.179 75,12% Democrazia cristiana 1.384 24,88% Fonti archivistiche: Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII, 267, Elezioni amministrative 1923. ELEZIONI POLITICHE DEL 6 APRILE 1924 Voti Percentuale Iscritti 6.884 5.982 Votanti Voti nulli (comprese le schede bianche) 553 Voti validi 5.429 Partito socialista riformista 390 7,18% 579 10,66% Fascio bis Partito popolare 373 6,87% Democratici sociali 29 0,53% Partito repubblicano 48 0,88% Partito comunista d’Italia 304 5,60% Partito fascista 3.173 58,44% Costituzionali indipendenti 66 1,22% Partito socialista italiano 468 8,62% Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 287. | Fonti giornalistiche: “Il Nuovo Giornale”, 8 aprile 1924; “La Nazione”, 8 aprile 1924. | Fonti archivistiche: Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII, 268, Elezioni politiche 1924. I dossier 59 ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 7 APRILE 1946 Voti Percentuale Iscritti 12.729 Votanti 11.837 Bianche 203 Nulle 277 Voti validi 11.357 Blocco democratico della ricostruzione 8.380 73,79% Democrazia cristiana 2.765 24,34% Altri 212 1,87% Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 279. | Fonti archivistiche: Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, Elezioni, b. 1560, f. 38. ELEZIONI PER L’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL 2 GIUGNO 1946 Voti Percentuale Iscritti 12.838 Votanti 12.324 Schede non valide 321 (di cui 179 bianche) Voti validi 12.003 Partito Comunista Italiano 6.097 50,80% Partito Socialista di Unità Proletaria 2.473 20,60% Partito d’Azione 79 0,66% Partito Cristiano Sociale 38 0,32% Partito Repubblicano Italiano 78 0,66% Democrazia Cristiana 2.848 23,73% Unione Democratica Nazionale 136 1,13% Uomo Qualunque 188 1,56% Blocco Nazionale del Lavoro 66 0,54% Bibliograia: Istituto Centrale di Statistica - Ministero dell’Interno, I risultati delle elezioni dal 1946 al 1953, Roma, Tip. Frilli, 1947. | Perra Gianfranco - Conti Gianni, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 280. REFERENDUM ISTITUZIONALE DEL 2 GIUGNO 1946 Voti Percentuale Iscritti 12.838 Votanti 12.324 Schede non valide 467 (di cui 421 bianche) Voti validi 11.857 Repubblica 10.462 88,23% Monarchia 1.395 11,77% Bibliograia: Istituto Centrale di Statistica - Ministero dell’Interno, I risultati delle elezioni dal 1946 al 1953, Roma, Tip. Frilli, 1947. 60 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo ELEZIONI POLITICHE DEL 2 GIUGNO 1946: CAMERA DEI DEPUTATI ED ASSEMBLEA COSTITUENTE Voti Percentuale Iscritti 12.838 Votanti 12.503 Schede bianche 179 Schede nulle 321 Voti validi 12.003 Partito comunista italiano 6.097 50,79% Partito socialista italiano 2.473 20,61% Democrazia cristiana 2.848 23,73% Uomo qualunque 188 1,57% Unione democratica nazionale 136 1,13% Partito repubblicano italiano 78 0,65% Partito d’azione 0 0,0% Partito cristiano sociale 0 0,0% Altri 183 1,52% Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 280. | Fonti archivistiche: Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, Elezioni, b. 1560, f. 42. | Osservatorio elettorale della Regione Toscana: Archivio ELEZIONI POLITICHE DEL 18 APRILE 1948: CAMERA DEI DEPUTATI Voti Percentuale Iscritti 13.358 Votanti 13.213 Schede bianche 187 Schede nulle 265 Voti validi 12.761 Fronte Democratico Popolare 8.479 66,44% Democrazia Cristiana 3.644 28,56% Unità Socialista 385 3,02% Partito Repubblicano Italiano 95 0,74% Blocco Nazionale 80 0,63% Movimento Sociale Italiano 34 0,27% Partito Nazionale Monarchico e Alleanza Democratica 20 0,16% Partito Comunista d’Italia 3 0,02% Concentrazione Nazionale Combattenti Uniti 7 0,05% Partito Cristiano Sociale 10 0,08% Movimento Nazionalista per la Democrazia Sociale 4 0,03% Bibliograia: Istituto Centrale di Statistica - Ministero dell’Interno, Elezioni politiche del 1948. Elezioni della Camera dei deputati, Roma, Tip. Frilli, 1947, p. 125. | Fonti archivistiche: Osservatorio elettorale della Regione Toscana: Archivio. I dossier 61 ELEZIONI POLITICHE DEL 25 APRILE 1948: SENATO DELLA REPUBBLICA Voti Percentuale Iscritti 12.085 Votanti 11.811 Schede non valide 497 (di cui 334 bianche) Voti validi 11.314 Fronte Democratico Popolare 7.508 66,36% Blocco Nazionale 49 0,43% Democrazia Cristiana 3.376 29,84% Unità Socialista 381 3,37% Bibliograia: Istituto Centrale di Statistica - Ministero dell’Interno, Elezioni politiche del 1948. Elezioni del Senato della Repubblica, Roma, Tip. Frilli, 1947, p. 713. ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 10 GIUGNO 1951: PROVINCIA DI FIRENZE Voti Percentuale Iscritti 13.784 Votanti 13.375 Schede non valide 792 (di cui 465 bianche) Voti validi 12.583 Partito Liberale Italiano 498 3,95% Democrazia Cristiana 3.499 27,81% Partito Socialista Italiano 611 4,86% Partito Comunista Italiano 7.975 63,38% Bibliograia: Ministero dell’Interno - Direzione Generale dell’Amministrazione Civile - Direzione ServiziElettorali, I risultati delle elezioni dal 1946 al 1953. Elezioni provinciali e generali del 1951-1952. Elezioni provinciali suppletive ino al 7 giugno 1953, Roma, Istituto Poligraico dello Stato, 1956, pp. 1011, 1014-1015. ELEZIONI POLITICHE DEL 7 GIUGNO 1953: CAMERA DEI DEPUTATI Voti Percentuale Iscritti 14.191 Votanti 14.472 Schede bianche 330 Schede nulle 435 Voti validi 13.707 Partito comunista italiano 6.878 50,18% Democrazia cristiana 3.697 26,97% Partito socialista italiano 2.146 15,66% Partito socialista democratico italiano 559 4,08% Movimento sociale italiano 143 1,04% Partito liberale italiano 76 0,55% Unità popolare 64 0,47% Partito nazionale monarchico 0 0,0% Partito repubblicano italiano 0 0,0% Fonti archivistiche: Osservatorio elettorale della Regione Toscana: Archivio. 62 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo ELEZIONI POLITICHE DEL 25 MAGGIO 1958: CAMERA DEI DEPUTATI Voti Percentuale Iscritti 15.138 Votanti 15.298 Schede bianche 408 Schede nulle 497 Voti validi 14.393 Partito comunista italiano 7.249 50,36% Democrazia cristiana 3.869 26,88% Partito socialista italiano 2.355 16,36% Partito socialista democratico italiano 491 3,41% Movimento sociale italiano 133 0,92% Partito liberale italiano 126 0,88% Partito repubblicano italiano - Partito radicale 69 0,48% Altri 101 0,70% Fonti archivistiche: Osservatorio elettorale della Regione Toscana: Archivio. ELEZIONI POLITICHE DEL 28 PRILE 1963: CAMERA DEI DEPUTATI Voti Percentuale Iscritti 17.487 Votanti 17.577 Schede bianche 495 Schede nulle 589 Voti validi 16.593 Partito comunista italiano 9.091 54,79% Democrazia cristiana 3.844 23,17% Partito socialista italiano 2.272 13,69% Partito socialista democratico italiano 605 3,65% Partito liberale italiano 510 3,07% Movimento sociale italiano 156 0,94% Partito repubblicano italiano 50 0,30% Partito democratico italiano di unità monarchica 0 0,0% Altri 65 0,39% Fonti archivistiche: Osservatorio elettorale della Regione Toscana: Archivio. I dossier 63 ELEZIONI POLITICHE DEL 19 MAGGIO 1968: CAMERA DEI DEPUTATI Voti Percentuale Iscritti 25.531 Votanti 25.425 Schede bianche 589 Schede nulle 932 Voti validi 23.904 Partito comunista italiano 13.102 54,81% Democrazia cristiana 5.548 23,21% Partito socialista unitario 2.999 12,55% Partito socialista italiano di unità proletaria 1.027 4,30% Partito liberale italiano 709 2,97% Movimento sociale italiano 307 1,28% Partito repubblicano italiano 141 0,59% Partito democratico italiano di unità monarchica 71 0,30% Nuova repubblica 0 0,0% Altri 101 0,70% Fonti archivistiche: Osservatorio elettorale della Regione Toscana: Archivio. Demografia 2. COMUNE DI SESTO FIORENTINO - ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE Anno Popolazione Anno Popolazione Anno Popolazione 1860 1861 1862 1863 1864 1865 1866 1867 1868 1869 1870 1871 1872 1873 1874 1875 1876 1877 1878 1879 1880 1881 1882 1883 1884 1885 1886 1887 1888 1889 1890 1891 1892 1893 8.061 8.102 8.191 8.301 8.478 8.551 8.729 8.868 9.021 9.209 9.347 9.463 9.434 9.501 9.493 9.640 9.750 9.802 9.736 9.860 9.908 10.015 10.137 10.279 10.460 10.563 10.715 10.876 11.068 11.284 11.381 11.556 11.708 11.871 1894 1895 1896 1897 1898 1899 1900 1901 1912 1903 1904 1905 1906 1907 1908 1909 1910 1911 1912 1913 1914 1915 1916 1917 1918 1919 1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 1927 11.978 12.135 12.302 12.471 12.578 12.756 12.877 13.083 13.244 13.381 13.549 13.671 13.813 13.945 14.113 14.282 14.445 14.558 14.664 14.777 14.874 14.950 14.881 14.838 14.635 14.583 14.720 14.820 15.085 15.384 15.589 15.833 16.076 16.309 1928 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 1940 1941 1942 1943 1944 1945 1946 1947 1948 1949 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 16.543 16.737 16.935 17.136 17.195 17.263 17.357 17.409 17.467 17.590 17.725 17.822 17.898 17.878 17.759 17.652 17.405 17.533 17.904 18.030 18.095 18.256 18.374 18.992 19.298 19.633 19.946 20.254 20.451 20.701 21.023 21.216 Fonte: P.L. Bandettini, La popolazione della Toscana dal 1810 al 1959, Firenze, Camera di commercio industria e agricoltura - Scuola di statistica dell’Università, 1961, p. 127. 66 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE NEI COMUNI DELL’AREA FIORENTINA Anno Firenze Sesto Fiorentino Fiesole Bagno a Ripoli Calenzano Campi Bisenzio Vaglia 1860 1865 1870 1875 1880 1885 1890 1895 1900 1905 1910 1915 1920 1925 1930 1935 1940 1945 1950 1955 153.427 167.161 185.393 191.891 190.834 197.496 206.336 214.833 224.081 242.256 259.134 276.531 279.191 296.833 312.925 328.271 359.732 362.994 387.449 418.317 8.061 8.551 9.347 9.640 9.908 10.563 11.381 12.135 12.877 13.671 14.445 14.950 14.720 15.833 16.935 17.409 17.898 17.533 18.374 21.254 15.903 14.325 13.358 13.426 13.807 14.503 15.348 16.184 17.026 14.545 11.192 10.512 10.027 10.501 11.317 11.213 11.496 11.908 12.622 12.802 16.170 15.428 14.794 14.809 15.162 15.957 16.342 17.162 17.930 18.905 19.966 20.510 19.850 18.744 17.156 17.005 16.925 17.033 17.473 17.919 5.722 6.074 6.425 6.475 6.654 6.921 6.946 7.108 7.252 7.878 8.630 8.559 7.990 7.984 7.985 7.974 7.919 7.933 8.273 8.525 12.513 13.142 13.890 14.208 14.387 14.988 15.468 16.000 16.475 16.876 17.170 17.137 16.228 16.131 15.792 15.325 15.517 15.869 16.256 16.381 2.862 3.032 3.224 3.151 3.153 3.267 3.390 3.566 3.781 3.962 4.063 4.198 4.099 4.121 4.050 3.887 3.668 3.480 3.466 4.025 67 I dossier 40.000 30.000 20.000 10.000 Firenze* Sesto Fiorentino Fiesole Bagno a Ripoli Calenzano Campi Bisenzio Vaglia * Per facilitare la leggibilità della tabella il dato di Firenze è stato diviso per 10. Rettiiche, distacchi ed aggregazioni territoriali dei comuni considerati Bagno a Ripoli: con R.D. 26 luglio 1865 n. 2412 fu staccata una zona di territorio ed aggregata al comune di Firenze. Con R.D. 25 novembre 1869, a seguito di una rettiica di conine, furono scambiate zone di territorio con il comune di Firenze. Con R.D. 1° novembre 1928 n. 2562 fu staccata una zona di territorio che fu aggregata al comune di Firenze e fu aggregata parte del soppresso comune di Galluzzo. Campi Bisenzio: con R.D. 8 dicembre 1892 n. 2562 fu aggregata una zona di territorio appartenente al soppresso comune di Brozzi. Fiesole: con R.D. 26 luglio 1865 n. 2412 fu aggregata parte dei soppressi comuni di Pellegrino da Careggi e di Rovezzano e fu staccata una zona di territorio che fu aggregata al comune di Firenze. Con legge 7 luglio 1910 n. 435 furono staccate le frazioni di Settignano, Rovezzano, Pellegrino da Careggi e parte di quelle di Coverciano e Mensola che furono aggregate al comune di Firenze. Firenze: con R.D. 26 luglio 1865 n. 2412 furono aggregate parte dei soppressi comuni di Legnaia e di Pellegrino da Careggi e zone di territorio appartenenti ai comuni di Bagno a Ripoli, Galluzzo e Fiesole. Con R.D. 25 novembre 1869, a seguito di rettiica di conine, furono scambiate zone di territorio con il comune di Bagno a Ripoli. Con legge 7 luglio 1910 n. 435 furono aggregate le frazioni di Settignano, Rovezzano, Pellegrino da Careggi e parte di quelle di Coverciano e Mensola facenti parte del comune di Fiesole. Con R.D. 1° novembre 1928 n. 2552 furono aggregate zone di territorio staccate dai comuni di Brozzi, Casellina e Torri, Galluzzo e Sesto Fiorentino. Con R.D. 7 settembre 1939 n. 1591 fu staccata una zona di territorio della frazione di Ponte a Greve che fu aggregata al comune di Scandicci. Sesto Fiorentino: con R.D. 26 luglio 1865 n. 2412 fu aggregata una parte del soppresso comune di Pellegrino da Careggi. Con R.D. 1° novembre 1928 n. 2562 fu staccata una zona di territorio che fu aggregata al comune di Firenze e fu aggregata una zona di territorio del soppresso comune di Brozzi. Fonte: P.L. Bandettini, La popolazione della Toscana dal 1810 al 1959, Firenze, Camera di commercio industria e agricoltura - Scuola di statistica dell’Università, 1961, pp. 79-81, 85, 89, 90, 99, 101, 125, 127, 130. 3. Associazionismo Il concetto di sociabilità nasce e si aferma in ambito sociologico per entrare successivamente in quello della storiograia. Questi studi, condotti inizialmente attorno a soggetti determinati (confraternite dei penitenti) così come in un ambito cronologico circoscritto (XVIII e XIX secolo) sono stati successivamente estesi ai circoli borghesi e alle associazioni volontarie cresciute nello stesso periodo. Il campo di indagine si è poi allargato ino a comprendere tutte le forme di aggregazioni spontanee (espressione della molteplicità dei fenomeni sociali e dell’attitudine dell’uomo a vivere le relazioni pubbliche) e specialmente a quelle legate al tempo libero e al divertimento. Il dibattito storiograico ha quindi delimitato i tempi e ambiti degli studi sul fenomeno della sociabilità, limitandoli temporalmente ai secoli XVIII e XIX, ma allargando il confronto tra diverse esperienze nazionali (Francia, Germania, Inghilterra, Italia) e introducendo il nesso tra sociabilità e politica, fondamentale nel passaggio dalla società di antico regime alla nuova società borghese e nella formazione del nuovo cittadino come individuo consapevole del rapporto fra trasformazioni economiche, sociali e politiche. Società di mutuo soccorso tra gli operai e gli impiegati di Doccia, atto di fondazione sottoscritto il 29 maggio 1929 da 134 operai. E. Ragionieri, Un comune socialista Sesto Fiorentino, Roma, Editori Riuniti, 1976 (1995), p. 28; E. Conti, Le origini del socialismo a Firenze, Roma, Edizioni Rinascita, 1950, p. 54; G. Bandini - M. Nesti, Associazionismo, cultura e politica: l’Unione Operaia di Colonnata, Napoli, Edizioni Scientiiche Italiane, 2000, p. 16. 70 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Società di mutuo soccorso tra gli operai lavoranti nella fabbrica delle porcellane di Doccia, 117 soci, tutti uomini. Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, Statistica del Regno d’Italia, Società di mutuo soccorso, anno 1862, Torino, Tipograia letteraria, 1864, p. 32-33. Società di mutuo soccorso fra gli operai di Castello-Sesto Fiorentino, 120 soci, tutti uomini. Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, Statistica delle società di mutuo soccorso al 1873, Roma, Regia tipograia, 1875, p. 30. Società cooperativa fra le trecciaiole di Quinto-Sesto Fiorentino, costituita il 6 giugno 1897. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di mutua assistenza ai malati di Colonnata, costituita il 20 dicembre 1884. 333 soci: 191 uomini e 142 donne. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società ceramica cooperativa in Colonnata, costituita nel 1892. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Cooperativa di produzione fra le lavoranti in paglia e aini di Sesto Fiorentino, costituita il 7 agosto 1896. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa fra le trecciaiole in Colonnata, costituita nel giugno del 1896. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di produzione fra i lavoranti in paglia e aini di Colonnata, costituita il 1° luglio 1896. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo e mutuo soccorso di Castello, costituita il 28 novembre 1887. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo fra i componenti la società di mutua assistenza in Colonnata, costituita il 20 luglio 1890. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo di Quinto, costituita l’8 novembre 1891. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. I dossier 71 Società cooperativa di consumo di Sesto Fiorentino, costituita il 1° novembre 1891. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo di Querceto, costituita il 1° novembre 1891. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società sestese dei Fidenti per la mutua assistenza nella malattia: 143 soci. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società di mutuo soccorso di Colonnata. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo fra i componenti l’associazione di mutua assistenza in Colonnata (Sesto Fiorentino). Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo e di mutuo soccorso di Castello: 44 soci. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società di mutuo soccorso e assistenza di Santa Maria a Novoli: 104 soci. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società di mutuo soccorso fra gli operai della Manifattura Ginori: 429 soci. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo di Querceto. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo di Quinto. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa fra le trecciaiole di Castello, costituita nel giugno del 1896. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società cooperativa di consumo fra i componenti la società sestese dei Fidenti: 40 soci. Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, VII. 898-63, Statistica generale. Società di mutuo soccorso fra gli operai della manifattura Ginori, 648 uomini e 5 donne al 31 dicembre 1904. Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, Le società di mutuo soccorso in Italia al 31 dicembre 1904, Roma, Tipograia nazionale G Bertero, 1906, pp. 52-53 (qui viene indicato il 1829 come data di fondazione). 72 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Costituzione dei Collegi della Fratellanza Artigiana nel comune di Sesto Fiorentino: Sesto Fiorentino, 1862; Castello, 1862; Quinto, 1862; Colonnata: 1864. E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 42; G. Bandini - M. Nesti, Associazionismo, cultura e politica: l’Unione Operaia di Colonnata, cit., p. 17. Nel 1871 la distribuzione dei soci nei vari Collegi della Fratellanza Artigiana del comune di Sesto iorentino era la seguente: Sesto Fiorentino, 118 (di cui 34 donne); Castello, 142 (di cui 14 donne); Quinto, 113 (di cui 35 donne); Colonnata, 140 (di cui 18 donne). E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 42; ASF, Atti di polizia, 36,5. Cooperativa di consumo per i malati della Fratellanza Artigiana, costituita a Colonnata nel 1887 con 128 soci. E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 45; G. Bandini - M. Nesti, Associazionismo, cultura e politica: l’Unione Operaia di Colonnata, cit., p. 30. Cooperativa di consumo di Sesto Fiorentino, costituita il 1° novembre 1891. E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 45. Cooperativa di consumo di Quinto, costituita il 17 novembre 1891. E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 45. Cooperativa di consumo di Querceto, costituita il 21 novembre 1891. E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 45. Società cooperativa di mutua assistenza ai malati in Colonnata, fondata a Colonnata nel 1883 contava, nel 1889, 450 soci E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 45; G. Bandini - M. Nesti, Associazionismo, cultura e politica: l’Unione Operaia di Colonnata, cit., p. 23. Nella primavera del 1896, dopo lo sciopero delle trecciaiole, si costituirono cooperative di lavoro tra donne a Sesto Fiorentino, Colonnata, Quinto e Castello, con circa 500 organizzate secondo la polizia e circa 1.200 secondo quanto riportato dalla Commissione d’inchiesta appositamente nominata. E. Ragionieri, Un comune socialista, cit., p. 45. Nel 1887 la Società del Circolo Operaio di Colonnata, che “ino allo scorso anno aveva avuto per solo scopo quello della istruzione e ricreazione” decideva di dare vita anche ad una cooperativa di consumo. G. Bandini - M. Nesti, Associazionismo, cultura e politica: l’Unione Operaia di Colonnata, cit., p. 47. 4. Il sopravvento della violenza squadrista* La notte fra il 27 ed il 28 ottobre 1922, alcune decine di migliaia di militanti fascisti armati si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d’Italia e minacciando, in caso contrario, la presa del potere con la violenza. Alle 6 di mattina di quel 28 ottobre, in seguito alle notizie di occupazioni di varie località del centro Italia ad opera di squadre fasciste si riuniva, in convocazione straordinaria, il Consiglio dei Ministri presieduto da Luigi Facta. Come si legge nel verbale della seduta, dopo una informazione preliminare da parte del Presidente “circa la situazione insurrezionale iniziata nella notte”, il Ministro dell’Interno Paolino Taddei esponeva le misure adottate “per impedire con tutti i mezzi l’occupazione dei pubblici poteri e istituti nel Paese da parte dei fascisti” e riferiva sulle disposizioni date dal Comando della Reale Divisione Militare a cui erano stati delegati i poteri per la difesa della capitale. Al termine della riunione il Consiglio dei Ministri, come si legge nel verbale, “delibera[va] all’unanimità di proporre al Re - ovvero al Capo dello Stato, come avviene nelle monarchie costituzionali - la proclamazione dello stato d’assedio e di autorizzare tutti i provvedimenti atti a fronteggiare la situazione politica e inanziaria, conferendo ai Ministri competenti le relative * Il presente contributo è stato redatto seguendo prevalentemente le indicazioni contenute in: U. Banchelli, Memorie di un fascista (1919-1923), Firenze, V.A.M., 1923; B. Frullini, Squadrismo iorentino, Firenze, Vallecchi, 1933; R. Cantagalli, Storia del fascismo iorentino 1919-1925, Firenze, Vallecchi, 1972; R. Cantagalli, Cronache iorentine del ventennio fascista, Firenze, Cadmo, 1981; nel volume 28 ottobre e dintorni. Le basi sociali e politiche del fascismo in Toscana, Firenze, Polistampa, 1994; oltre alla opere di carattere generale di R. De Felice sulla igura di Mussolini e di Enzo Santarelli sul Fascismo. 74 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo facoltà, con ogni più ampio mandato di iducia e delega al riguardo”, ainché l’Esecutivo fosse libero di assumere con tempestività le decisioni più opportune. Il Primo ministro Luigi Facta, presentatosi al Re con in mano il decreto per la proclamazione dello stato d’assedio, riceveva un diniego alla promulgazione del provvedimento fatto, questo, che lo costrinse a rassegnare immediatamente le dimissioni e, subito dopo, a revocare le disposizioni di preallarme già impartite alle Prefetture di tutta Italia. Il sommovimento eversivo si concludeva con successo quando, il 30 ottobre, il re Vittorio Emanuele III cedette alle pressioni dei fascisti e decise di incaricare Mussolini, rimasto a Milano in attesa degli eventi, di formare un nuovo governo. Per il Fascismo la strada verso la conquista del potere era oramai spianata, grazie al favore della monarchia, alla convinzione delle classi dirigenti liberali di poter “controllare” il movimento mussoliniano e di poterlo “scaricare” al momento giusto dopo averlo utilizzato in chiave antisocialista, in seguito alle divisioni della sinistra socialcomunista davanti alla crisi in atto da tempo. L’esito della “marcia su Roma” ebbe come conseguenza l’ascesa al potere del Partito Nazionale Fascista in Italia ed il dissolvimento deinitivo dello Stato liberale, già precedentemente in crisi. Era il successo di Mussolini e delle sue camicie nere che, organizzate in squadre, avevano da tempo iniziato a devastare le sedi dei partiti di sinistra, le organizzazioni proletarie, i sindacati, ad imporre le dimissioni alle amministrazioni democraticamente conquistate dalle forze progressiste ino a compiere numerosi assassinii di dirigenti politici e sindacali. Di breve periodo, e di impetuosa afermazione, era comunque la storia dello squadrismo: nel 1917, già prima del termine della Grande Guerra, il governo italiano aveva creato l’Opera Nazionale Combattenti, con l’intento di aiutare i reduci, che il più delle volte si erano ritrovati disoccupati e senza prospettive di lavoro, ad acquistare terra da coltivare. Il tentativo era però fallito e gli interventisti, insieme agli stessi reduci che cominciavano ad aluire sul territorio nazionale, avevano iniziato ad organizzarsi in maniera più o meno spontanea per reagire alle iniziative socialiste che, per le posizioni neutraliste assunte nei confronti della guerra, erano accusati di “disfattismo”. Con la smobilitazione il numero dei reduci aumentava in maniera esorbitante dando vita ad una fascia sociale estranea a quelle classiche (padronato, classe media e proletariato), legata principalmente agli ideali nazionalisti ed irredentisti. In particolare si trattava di soldati cui lo Stato non concedeva alcun riconoscimento per il ruolo ricoperto in guerra, sostanzialmente incapaci di rientrare nei ranghi della società borghese. Furono soprattutto Arditi, uiciali I dossier 75 e sottuiciali dell’esercito a divenire i più forti sostenitori di ciò che andavano afermando Mussolini e D’Annunzio, trovando in questi due capi il riferimento ideale per incanalare la loro ansia di lotta in una direzione politica precisa e, per loro, appagante. Le azioni - di norma caratterizzate dalla violenza esercitata contro persone e cose - avevano lo scopo, secondo ciò che afermavano gli squadristi stessi, di impedire la realizzazione, in Italia, di una rivoluzione di ispirazione bolscevica capace di rispondere alle crescenti rivendicazioni sociali degli operai e dei braccianti: gli squadristi cercarono di giustiicare ideologicamente la loro attività presentandola come una risposta alle violente azioni e al clima di agitazione politica che si era sviluppato nel biennio 1919-1920 (deinito per questo “biennio rosso”), nonché come un’afermazione di quei valori nazionalisti che, secondo gli squadristi, venivano vilipesi da socialisti, comunisti ed anarchici. Nonostante il carattere violento e intimidatorio, le azioni squadriste riscossero inizialmente un ampio consenso da parte degli strati della borghesia più reazionari e conservatori: verso la ine del 1920 anche esponenti popolari e repubblicani consideravano il fascismo uno strumento utile sia a ridurre la forza delle organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori, sia a fare pressione sul governo per indurlo a parteggiare in modo più risoluto a favore delle classi possidenti e ad abbandonare l’atteggiamento di neutralità nei conlitti sindacali che aveva caratterizzato il liberalismo giolittiano. Il 23 marzo1919, nel salone del circolo dell’Allenza industriale e commerciale, in piazza San Sepolcro, a Milano, Benito Mussolini aveva fondato i “Fasci italiani di combattimento”, ideale continuazione dei “Fasci di azione rivoluzionaria”, da lui promossi nel 1915 a sostegno dell’entrata in guerra, nei quali andò a conluire in breve tempo la maggioranza delle squadre formatesi autonomamente sul territorio nazionale. La motivazione principale della violenza squadrista fu la lotta di classe dei possidenti contro l’organizzazione sindacale operaia e contadina, condotta soprattutto per iniziativa dei proprietari ma talvolta anche per reazione alle violenze operaie del “biennio rosso”. Ad essa si accompagnarono però altre concause: la lotta per il potere amministrativo a livello locale; le inalità propagandistiche e intimidatorie degli atti di violenza; gli efetti psicologici e sociologici della Prima guerra mondiale da poco conclusa, che aveva esasperato i conlitti sociali e abituato alla violenza; la debolezza dell’apparato repressivo dello Stato, che non contrastò adeguatamente lo squadrismo; altre cause ancora, che tennero in vita le squadre anche dopo che quest’ultime ebbero vinto lo scontro di classe contro gli operai e i contadini, vale a dire: le ambizioni dei 76 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo comandanti locali, l’esigenza di mantenere il potere politico, le lotte di potere interne al fascismo, il cameratismo fra gli squadristi. La pratica delle spedizioni era stata mutuata dalle tecniche d’assalto e dalle tattiche degli arditi, conluiti in massa nelle squadre d’azione. La tattica seguita consisteva nel concentramento di uomini contro un solo obiettivo: di norma una sede socialista o sindacale (più raramente di altri movimenti rivali, come i popolari o i repubblicani). L’azione spesso era condotta anche con metodi spettacolari, tesi non solo a impaurire l’avversario, ma anche a scoraggiare eventuali suoi sostenitori, nonché a suscitare simpatia nell’ampia “zona grigia” che non intendeva schierarsi inizialmente né con l’una né con l’altra parte. Gli squadristi si avvicinavano a bordo di camion aperti (generalmente i BL 18 in dotazione all’Esercito), cantando inni e mostrando le armi ed i manganelli, quindi assalivano l’avversario praticando una sistematica devastazione: venivano colpite le sedi ed i luoghi di aggregazione dei partiti (principalmente il partito socialista), le Camere del Lavoro, le sedi di cooperative e leghe rosse. Queste venivano danneggiate o, spesso, completamente devastate, gli arredi e le suppellettili bruciate nella pubblica piazza, gli esponenti o i militanti degli schieramenti avversi bastonati e costretti a bere olio di ricino. Tali azioni di norma davano luogo a scontri isici, ma spesso, però, specialmente nelle fasi più calde del conlitto, era diventato frequente l’uso di armi da fuoco e persino da guerra, con relativo seguito di morti e di feriti. Il pressoché incontrastato successo dello squadrismo dipese comunque dal fatto che gli squadristi poterono avvalersi della connivenza di vasti settori dell’apparato dello Stato, soprattutto a livello periferico, che dimostrarono una signiicativa “tendenza a favorire, anche sfacciatamente, i fascisti”. Nelle zone in cui furono più forti, infatti, i fascisti furono favoriti dai funzionari statali (in particolare da quelli di livello inferiore), dalle forze dell’ordine, dalla magistratura e anche dall’esercito, che talvolta fornì loro armi ed equipaggiamenti. Infatti, molti funzionari e militi delle Forze dell’Ordine tendevano a considerare come “naturale” una loro alleanza con il fascismo contro il comune nemico “sovversivo” e “bolscevico” (anche perché, durante il “biennio rosso”, i socialisti avevano spesso inierito contro di loro con insulti e violenze). Tale atteggiamento favorevole agli squadristi da parte di forze dell’ordine e della magistratura è dimostrato da una statistica uiciale, secondo la quale nei due anni del “biennio nero” (così deinito in opposizione al “biennio rosso” che lo aveva preceduto) si erano veriicati 1.073 casi di violenza tra socialisti e fascisti (di cui 964 denunciati all’Autorità giudiziaria), in conseguenza dei quali, però, erano stati arrestati 1.421 socialisti e solo 396 fascisti. Ciò fece sì che, in I dossier 77 questo periodo, la situazione dell’ordine pubblico in Italia fosse caratterizzata dal dispiegamento su vasta scala della più brutale violenza fascista e dalla incapacità dello Stato non solo di contenerla, ma perino di far rispettare la legge laddove era più apertamente violata. Tra il 1921 ed il 1922 l’Italia fu pertanto scossa da una guerra civile tra fascisti e antifascisti, che fu vinta sul campo dai primi, sia perché militarmente più forti, sia perché, come si è detto, godevano sovente dell’appoggio di vasti settori dell’apparato statale: gli squadristi ebbero inoltre dalla loro parte la simpatia dell’opinione pubblica borghese e conservatrice rappresentata, in particolare, dai più importanti organi di stampa, che tennero spesso un atteggiamento tutt’altro che imparziale. Con il consolidarsi del movimento fascista, l’azione dello squadrismo iniziò ad assumere un carattere sistematico ed organizzato, avente come orizzonte una vera e propria contro-rivoluzione sia ai danni dei sempre meno determinati tentativi rivoluzionari (ma anche solo riformisti), sia dello Stato liberale, quando esso non si allineava alle posizioni fasciste o si mostrava troppo “tiepido” nei loro confronti. Lo squadrismo in deinitiva risultò lo strumento in mano a Mussolini per la conquista del potere e, al di là dei dissidi interni allo stesso fascismo, un mezzo per la tutela ed il raforzamento dello Stato fascista una volta conquistato il potere. Lo squadrismo attraverso la stampa (1921 1922) “Il Nuovo Giornale”, 2 marzo 1921 LA SEDE DELL’ASSOCIAZIONE COMBATTENTI DI SESTO INCENDIATA DAI SOCIALISTI Verso le 22,30 di domenica [27 febbraio] i nostri pompieri venivano avvertiti di recarsi di urgenza a Sesto dove era stata incendiata quella sede dell’associazione dei Combattenti. La notizia ci veniva più tardi confermata anche dall’autorità. I socialisti di Sesto a seguito degli incidenti avvenuti nella giornata a Firenze e specialmente dell’uccisione del Lavagnini, avevano deciso alla loro volta di fare un atto di rappresaglia che ebbe appunto il suo efetto nell’incendio di quella sezione Combattenti. Nelle due stanze dell’Associazione al momento del fatto non vi era alcuno 78 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo così i socialisti poterono con tutta comodità incendiare i mobili della stanza situata al piano terreno e devastare quello superiore. Inoltre i socialisti invadevano un’altra stanza laterale, nella quale i soci tenevano delle damigiane di vino e dei generi alimentari, producendo danni non lievi. Sul luogo dell’incendio accorrevano i carabinieri della stazione di Sesto con il maresciallo, però non rimase loro che avvertire i pompieri. “Il Nuovo Giornale”, 18 maggio 1921 SANGUINOSI INCIDENTI A SESTO FIORENTINO AL PASSAGGIO DI UN CAMION DI FASCISTI Un morto e due feriti – Le rappresaglie comuniste L’incendio della fattoria del Presidente dei Combattenti Ieri sera si spargeva in città la notizia di dolorosi incidenti avvenuti a Sesto Fiorentino. Abbiamo chiesto immediatamente informazioni a Sesto stesso. Secondo quanto di là ci hanno telefonato, in paese si aferma che verso le 17,30 da un camion di fascisti che venivano verso Firenze, in piazza Ginori sarebbero stati sparati dei colpi di rivoltella uno dei quali colpiva il giovinetto Ceccherini Renato. In seguito a questo incidente la popolazione si è riversata per le vie tumultuando e ci volle tutta l’autorità del maresciallo comandante la stazione di Sesto per ricondurre la calma. Sembra anche che oltre al Ceccherini vi siano altri due feriti fascisti. Il ferito a S.M. Nuova. Circa le 21 la Misericordi a di Firenze trasportava all’ospedale di S.M. Nuova il giovane Ceccherini, di anni 17, il quale, come abbiamo detto più sopra, era rimasto ferito poco prima, durante gli incidenti a Sesto Fiorentino. Il ferito, che è impiegato presso la fabbrica Richard Ginori, era accompagnato dal padre Antonio. Purtroppo lo stato del Ceccherini desta qualche apprensione per la gravità della ferita al basso ventre e specie per la forte emorragia. Infatti il medico di turno, dopo le cure del caso, si riservava la prognosi. Il Ceccherini non ha potuto essere interrogato, ma il padre suo ha confermato al vice ispettore De Marco, di servizio all’ospedale, il racconto già da noi fatto in principio. La morte. All’ospedale a vegliare il ferito erano rimasti il padre ed un parente, ma purtroppo alle 23 il giovane Ceccherini cessava di vivere senza avere potuto pronunziare parola. I dossier 79 La morte, secondo il referto medico, è stata causata da “ferita d’arma da fuoco penetrante in cavità addominale e da forte shok”. Ciò che dicono i fascisti. Abbiamo più sopra riportato la versione degli abitanti di Sesto. Per semplice dovere di cronaca ecco l’altra versione, cioè quella dei fascisti. Questi raccontano che si erano recati a Poggio a Caiano per i funerali che hanno avuto luogo colà oggi. Causa del cattivo tempo i funerali furono ritardati dall’ora stabilita così che quando i fascisti sul camion si accingevano a tornare a Firenze, era già scuro. Si dice anche che prima di partire i fascisti fossero stati avvertiti di non passare da Campi perché, si afermava, che un ponte fosse stato minato. Naturalmente a noi mancano gli elementi per accertare la verità o meno di questo particolare. Fatto sta che i fascisti decisero di passare dalla via di Sesto ma, giunti a questo paese, secondo quanto essi raccontano, sarebbero stati fatti segno ad alcuni colpi di rivoltella, ai quali essi risposero con una scarica senza scendere dal camion. Fu durante questa scarica che il Ceccherini rimase ferito. Altri incidenti al Sodo. Altri incidenti avvennero poi al Sodo, paese, come è noto, distante tre chilometri da Sesto. Giunti al Sodo il camion dei fascisti si è fermato, non si sa ancora bene se per un guasto oppure perché, come dicono i fascisti, dei grossi vetri sparsi a terra avrebbero forato un pneumatico. Fatto sta che anche qui furono sparati altri colpi di rivoltella, che causarono molto allarme fra gli abitanti. Truppa e autoblindate. Frattanto di questi gravi incidenti venivano informate le autorità di Firenze e di qui si disponeva per l’invio al Sodo e a Sesto Fiorentino di alcuni reparti di guardie regie, cavalleria e carabinieri, al comando del tenente Jassi, comandante la stazione di Prato. Più tardi, dalla caserma di Poggio Imperiale, partiva, per recarsi a Sesto, anche un’autoblindata. Tali provvedimenti su larga scala furono presi allo scopo di evitare altri incidenti, visto che i fascisti erano rimasti fermi al Sodo. Si aferma anche che i fascisti avessero intenzione di tornare dal Sodo a Sesto, ma che sarebbero stati impediti dalla forza pubblica. Dei due fascisti che sarebbero rimasti feriti si ignorano i nomi poiché, date le loro ferite leggere, essi non si sono presentati a farsi medicare ad alcun ospedale. Un’altra versione. Secondo un’altra versione, che perviene sempre da fonte fascista, e che completa la prima, i fatti che abbiamo narrato si sarebbero svolti nel modo seguente: al passaggio del camion dei fascisti reduci da Prato (e non da Poggio a Caiano, come era stato detto) dove avevano preso parte ai 80 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo funerali del fascista Cecchi, uno sconosciuto, uscendo dal portone di uno stabile in piazza Ginori, lanciò il grido “viva Lenin!” Il camion allora rallentò la sua corsa ed i fascisti in coro risposero sventolando la bandiera tricolore: “Viva l’Italia! Viva i fasci!” Allo stesso tempo si udirono due colpi di rivoltella, uno dei quali siorò la […] di uno dei fascisti i quali allora […] le rivoltelle sparando anche […] parte avversaria si rispose […] qualche altro colpo di arma da fuoco da uno dei quali fu raggiunto il camion che ebbe una gomma forata, tanto che appena rimessosi in marcia dovette arrestarsi per riparare il guasto. In seguito a ciò una parte dei fascisti rimase a Sesto e gli altri fecero ritorno a Firenze. L’incendio della fattoria del Presidente dell’Associazione combattenti. Verso le 23 si è appreso che questi incidenti hanno avuto un altro strascico assai grave, costituito da un atto di rappresaglia che sarebbe stato commesso contro una proprietà del sig. Donatello Vannini, Presidente dell’Associazione dei combattenti di Sesto Fiorentino. Infatti, secondo quanto risulta dalle prime notizie, il fuoco sarebbe stato appiccato, poco dopo gli incidenti suddetti, ad un locale annesso alla fattoria del sig. Vannini. Da notizie che ci pervengono a tarda ora sembra che l’incendio alla fattoria Vannini sia più grave di quello che si credeva in principio. Infatti alle due, da Sesto, ancora si vedevano le iamme che si innalzavano. Pare che il fuoco che fu appiccato allo stabile annesso al grosso del fabbricato e dove si trovano i ienili, si sia in seguito propagato al resto della fattoria così che l’incendio ha preso proporzioni notevoli. Si credeva che gli incendiari avessero adoperato per l’opera loro criminosa delle materie iniammabili, ma pare ormai accertato che la paglia e il ieno siano stati i migliori coeicienti per alimentare le iamme. Il primo allarme l’ha dato uno dei contadini della fattoria che, rincasando, ha veduti innalzarsi la lingua di fuoco. Subito, mentre si accorreva ad avvertire i pompieri a mezzo del telefono, si è cercato dai coloni stessi di portare la prima opera di spegnimento, ma ben presto si avvidero, date le proporzioni dell’incendio, che ogni loro fatica restava inutile. Frattanto, con la sollecitudine che sempre li distingue, giungevano alla villa Vannini i nostri bravi pompieri col carro da campagna agli ordini dell’uiciale sig. Marinello e del capo squadra Carnei. Le prese d’acqua collocate ad una cisterna che si trova presso la fattoria sono state messe in azione mentre altri militi iniziavano l’opera di circoscrizione del fuoco. I dossier 81 Da Sesto, intanto, si recavano alla villa Vannini, che dista dal paese appena un chilometro e rimane su un’altura, l’uiciale dei carabinieri Fossi con alcuni uomini e delle Guardie Regie col commissario cav. Basile il quale ino dalle prime notizie degli incidenti era stato dal questore comm. Tarantelli inviato sul posto per prendere la direzione del servizio di P.S. A proposito di questo incidente sappiamo che fascisti iorentini appena conosciuta la cosa si sono recati in camion a Sesto, ma ormai il paese era deserto ed i fascisti sono tornati a Firenze. Durante la nottata, a tardissima ora, un altro camion è tornato al Sodo per rimorchiare quello che si era dovuto fermare per il guasto già noto. L’inchiesta. Sappiamo che dallo stesso funzionario e dagli uiciali dei RR.CC. e della R. Guardia che si trovano ino da ieri sera sul posto, è stata iniziata un’inchiesta per stabilire le cause e le responsabilità dell’incendio alla Fattoria Vannini. Dai primi risultasti sembra si possa confermare che l’incendio è doloso e che ciò si possa dedurre non solo dalla strana coincidenza che si è sviluppato quasi subito dopo i noti incidenti de Sesto, ma anche da altri elementi emersi. Purtroppo degli incendiarii non vi è traccia alcuna, poiché data la solitudine della località ove si trova la villa Vannini, essi hanno potuto con tutta tranquillità compiere le loro gesta ed allontanarsi poi senza essere veduti. Mentre scriviamo i pompieri non sono ancora rientrati in città e seguitano infaticabilmente nella loro opera di estinzione e di smassamento. Sciopero generale? Come abbiamo già detto in paese è regnato ino a tarda ora un grande fermento, tanto che fra i maggiorenti del Partito Socialista di Sesto, v’era una forte corrente per la proclamazione dello sciopero generale in segno di protesta. Secondo però le notizie che ci sono pervenute ino a questo momento, sembra che lo sciopero generale sarà evitato. Per tutta la notte la truppa e i carabinieri sono rimasti sul posto. Tanto a Sesto che al Sodo la calma è però ritornata. “La Nazione”, 19 maggio 1921 GRAVE CONFLITTO TRA “FASCISTI” E SOVVERSIVI A SESTO – UN MORTO E ALCUNI FERITI Ieri sera, verso le 21, si difondeva in città la notizia di gravi incidenti avvenuti a Sesto tra fascisti e sovversivi. La notizia trovava quasi subito conferma nel 82 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo fatto che l’autoambulanza della Misericordia trasportava all’ospedale di Santa Maria Nuova un ferito, certo Renato Ceccherini, di Domenico, di anni 17, dimorante in via Torino n° 9, impiegato presso i magazzini dell’Annona di Sesto Fiorentino. Il giovane era in condizioni gravissime, disperate; presentava una ferita da arma da fuoco alla regione addominale destra, penetrante in cavità. Il dott. Carrossini, di servizio al Pronto Soccorso, apprestava al ferito le prime e più urgenti cure, quindi lo faceva trasportare nella sala chirurgica per l’operazione della laparotomia. Il prof. Marchetti, accorso immediatamente, doveva però constatare l’impossibilità di procedere all’atto operatorio, poiché il Ceccherini si trovava in uno stato di profonda prostrazione. Il racconto del padre del ferito. Il giovane era stato trasportato all’Ospedale di santa Maria Nuova dal proprio padre Domenico il quale veniva subito interrogato dall’ispettore di servizio De Marco. Il pover’uomo però, narrava piangendo di non essere stato presente al fatto e di ignorare come precisamente esso si fosse svolto. Egli si trovava in casa da pochi momenti allorché, verso le 19,30, udiva numerosi colpi di rivoltella provenire dal centro del paese. Afacciatosi alle inestra vedeva una quantità di persone fuggire un po’ da tutte le parti e intuendo che stesse per avvenire qualcosa di grave si ritirava chiudendo la inestra. Pochi istanti dopo alcuni amici lo avvertivano che in piazza Ginori era rimasto ferito suo iglio. Accorso sul posto il Ceccherini trovava infatti il igliolo steso in terra in un lago di sangue. La morte del Ceccherini. Alle 23,30 circa il Ceccherini, malgrado tutti i tentativi fatti dai sanitari per risollevarlo dallo stati di prostrazione determinato dalla grande emorragia, cessava di vivere. A S. Maria Nuova si erano recati poco innanzi il Giudice Istruttore avv. Gismondo e il sostituto Procuratore del Re cav. avv. Mele, senza però riuscire a interrogare il ferito. Come si sarebbe svolto il conflitto. Ecco ora come sarebbe avvenuto il conlitto secondo la versione raccolta dai carabinieri e che corrisponde pess’ a poco a quella che ne danno i fascisti. Ieri, a Prato, convennero tutte le rappresentanze dei “Fasci” della provincia allo scopo di partecipare al trasporto funebre del fascista Ettore Cecchi, rimasto ferito nel conlitto di Poggio a Caiano, e morto l’altro ieri all’Ospedale di Prato. A tale scopo partivano ieri mattina, con un camion, venti membri del Fascio Fiorentino. Avvenuti i funerali del povero Cecchi i iorentini si disponevano a fare ritorno in città allorquando una telefonata gli avvertiva che non sarebbe stati prudente prendere la via di Campi poiché sul ponte del paese erano stati sparsi I dossier 83 dei grossi chiodi e una quantità di frantumi di vetro con il proposito evidente di fare rimanere il camion in “panne”. Chi aveva telefonato: l’informatore non aveva voluto rivelarsi ad ogni modo, per misura di prudenza, i fascisti credevano opportuno accogliere l’avvertimento e cambiare itinerario: essi infatti prendevano per la provinciale Calenzano-Sesto. L’autocarro giungeva senza incidenti a Sesto Fiorentino procedendo a discreta velocità, allorché avveniva il conlitto. All’imbocco di Piazza Ginori, e cioè proprio nel centro del paese, un individuo usciva improvvisamente dal portone di casa ed esplodeva alcuni colpi di rivoltella contro il camion. I fascisti afermano che l’individuo, sparando i colpi gridava “Viva Lenin” e fuggiva precipitosamente. Uno dei proiettili siorava alla mano destra il fascista Sonnino che riportava una ferita leggera, di strisciamento. Nello stesso tempo i fascisti si accorgevano che la strada era cosparsa di frantumi di vetro e di chiodi. Ormai però era troppo tardi: le gomme dell’autocarro si erano alosciate. Era a questo punto che i fascisti, ritenendo di essere caduti in una imboscata, facevano alcune scariche e ferivano il Ceccherini. Allora, nel giro di pochi attimi, cento, duecento persone uscivano dalle case urlando contro i fascisti e sparando colpi di arma da fuoco contro di loro. Si aferma che anche dalle inestre di molte case vennero esplosi altri colpi. I fascisti, visto che sarebbero stati soprafatti, malgrado che, come si è detto, i pneumatici dell’autocarro fossero a terra, riuscivano ad allontanarsi dal paese senza altri gravi incidenti, soltanto un fascista, oltre il Sonnino, aveva riportato una leggera ferita alla guancia sinistra. Nei pressi del Sodo il camion era costretto a fermarsi e l’autista constatava che non era più possibile procedere oltre: i fascisti allora decidevano di lasciare il camion in una rimessa e di far ritorno in città in tranvai. Al Sodo, essendo giunta subito la voce dei fatti avvenuti a Sesto, molti gruppetti di individui si avvicinavano ai fascisti, i quali però potevano allontanarsi senza alcun incidente. L’invio di rinforzi. Lo sciopero generale? Verso le 21 i venti fascisti reduci da Prato facevano ritorno a Firenze ed informavano il Direttorio del fascio dell’accaduto. A Sesto veniva allora inviata una spedizione che però doveva fermarsi poco dopo Castello essendosi prodotto un guasto al camion. Ciò dava motivo alla voce che alcuni fascisti fossero stati sequestrati dalla popolazione, voce che il fascio si afrettava più tardi a smentire. In realtà a Sesto, subito dopo il conlitto, si determinava un fermento vivissimo e la popolazione usciva dalle case tentando d’improvvisare una dimostrazione. 84 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Giungevano però da Firenze rinforzi di guardie regie e carabinieri agli ordini del Commissario Barile, che sbarravano immediatamente la pizza Ginori e le strade adiacenti. Più tardi sopraggiungevano anche due auto-blindate. Da quanto ci è stato possibile sapere sembra che nel conlitto siano rimasti leggermente feriti anche individui che si sono fatti medicare nelle proprie case. Alla “Casa del Popolo” i capi delle leghe hanno tenuto alle 22 una riunione. Si dice che sia stato proclamato lo sciopero generale. L’incendio di una fattoria. Si tratta di una rappresaglia? Stanotte, verso le 23,30, i pompieri sono stati richiamati a Sesto per un incendio gravissimo veriicatosi alla fattoria di proprietà del sig. Donatello Vannini, Presidente dell’Associazione Combattenti di Sesto, situata subito fuori del paese, nei pressi della linea ferroviaria. Dalla caserma di piazza San Biagio è partito immediatamente il carro da campagna con una squadra di pompieri al comando dell’uiciale Marinello. Fino al momento in cui scriviamo i nostri pompieri non hanno fatto ritorno in caserma. Si crede però che l’incendio debba essere circoscritto perché non sono state richieste da Sesto altre squadre di militi. Si dice che l’incendio sia stato appiccato da alcuni elementi sovversivi per rappresaglia. Diamo però questa notizia a solo titolo di cronaca non essendo stato possibile controllarla data l’ora tarda. “L’Ordine Nuovo”, 20 maggio 1921 RISCOSSA PROLETARIA CONTRO IL FASCISMO Si minaccia una rivolta armata di contadini nell’Umbria Una intervista all’onorevole Labriola Le elezioni sono inite, ma la calma che il governo continua a reclamare con le sue stereotipate circolari alle autorità locali è ben lungi dall’essere ristabilita tanto meno poi nelle regioni in cui il terrore fascista assume forme più aspre. Il proletariato non è passato dappertutto all’ofensiva, ma qualche buon sintomo di ribellione si sta già delineando. Sono gli stessi dirigenti del fascismo che lo riconoscono lagnandosi di dover contare circa una quarantina di morti dei loro, caduti in questi pochi giorni. Questo primo movimento di eicace difesa operaia ha naturalmente impressionato non poco i capi terroristici che hanno immediatamente dato ordine di compiere più violente rappresaglie contro i comunisti e i socialisti autori, o supposti tali, degli attentati agli uomini e ai beni dei Fasci di combattimento. I dossier 85 […] Nella Toscana. Abbiamo anche da parte nostra delle vittime, come le avemmo nei giorni scorsi, ma ciò non ha nulla di singolare. La guerra è guerra. Fatti abbastanza gravi si sono ad esempio avuti in Toscana, A Firenze e a Sesto Fiorentino. A Firenze ieri vi furono scorrerie di alcuni individui che imponevano ai passanti di gridare: “Viva l’Italia!” Chi si riiutava veniva bastonato a sangue. Qua e là si veriicarono episodi del genere, in cospetto della popolazione indignata, ma passiva. Circa le 19 di ieri sera poi vi è stato un fatto gravissimo a Sesto Fiorentino. Un camion di fascisti ritornava da Prato passando a grande velocità per le vie centrali del paese si imbatté in un gruppo di cittadini che stavano forse commentando l’esito delle elezioni. Non vi furono provocazioni né tanto meno colpi di rivoltella come tenta di far credere la stampa con una delle sue versioni addomesticate. Mentre il camion era in corsa furono sparati diversi colpi di rivoltella e di moschetto contro il gruppo dei cittadini. Ai primi colpi tutti si gettarono a terra ma era troppo tardi. Il diciassettenne Ceccherini Renato cadeva riverso al suolo gravemente ferito. Insieme con lui rimasero ferite altre tre o quattro persone. Appena compiuta la strage il camion proseguì per Firenze indisturbato. Ciò era avvenuto alle 19 circa. Alle 22 giunse a Sesto Fiorentino un altro camion di fascisti provenienti da Firenze che avevano il compito di imporre le dimissioni al sindaco di Sesto. Questa volta i fascisti non erano soli perché erano iancheggiati e protetti dalla forza pubblica che – per colmo di ironia – era stata mandata colà per il ristabilimento dell’ordine. I fascisti circondarono il palazzo comunale e cercarono di penetrarvi per le inestre giacché il portone d’ingresso era chiuso. Saputo di quanto avveniva il sindaco Frilli, che dimora a Quinto, abbandonò la moglie che trovavasi gravemente ammalata e si recò al municipio a prendere il suo posto di responsabilità. Appena giunto gli furono imposte le immediate dimissioni dalla carica ma il Frilli riiutò energicamente. Rispose che avrebbe messo a disposizione dei fascisti la propria persona piuttosto che il mandato aidatogli dalla volontà popolare. I fascisti, visto che non potevano ottenere l’assurdo, lasciavano una lettera con la quale si imponevano le dimissioni a tutta l’Amministrazione nel più breve termine. Gli amministratori di Sesto, che è il primo Comune conquistato dai socialisti in Italia, sembrano risoluti a resistere e hanno fatto sapere che non subiranno, a qualunque costo, le imposizioni del Fascio. Dopo la brillante operazione compiuta a Sesto i fascisti risalirono in camion e proseguirono per Firenze. In località detta Sodo essi però venivano afrontati, a quanto si dice, da un gruppo 86 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo di operai e contadini armati che chiesero loro conto del precedente assassinio. Ne seguì una violenta zufa con scambio di revolverate. In difesa dei fascisti, che stavano per essere soprafatti, giunsero sul posto forti nuclei di guardie regie accompagnate da una autoblindata. Mentre questo episodio si svolgeva al Sodo la popolazione operaia di Sesto Fiorentino, indignatissima per quanto era avvenuto , reclamava dai dirigenti le organizzazioni che venisse proclamato lo sciopero generale ad oltranza. Contemporaneamente – dice la “Tribuna” – un gruppo di comunisti incendiava, per rappresaglia, la fattoria Vannini, di proprietà del presidente dell’Associazione dei combattenti, fascista notorio. In tutto i fascisti feriti sono stati uno. Anche a Livorno c’è stato ieri un conlitto in cui è rimasto ferito un uiciale fascista. […] “L’Azione Comunista”, 28 maggio 1921 CORRISPONDENZE – SESTO FIORENTINO Non sarebbe certo il caso di ritornarvi sopra anche per non rinnovare il dolore del padre del buon Renato Ceccherini, vittima non certo occasionale dell’orrenda tragedia, se non fosse doveroso ristabilire i fatti non completamente e serenamente narrati da altri giornali. La sera di mercoledì 18 corrente, mentre gli operai già usciti dal lavoro stavano numerosi come di consueto sulla via Vittorio Emanuele e sulla Piazza Ginori aspettando l’ora di cena, la maggioranza dei quali intenta a leggere i risultati ultimi della lotta elettorale, si sentirono degli squilli di tromba e fu avvistato un camion carico di fascisti che veniva a corsa sfrenata dalla parte di Prato. Non presago del pericolo che lo minacciava , il pubblico numeroso formato anche di donne e bambini, stette ad attendere, incuriosito, il passaggio. Appena il camion fu giunto fra la folla, i fascisti iniziarono una nutrita scarica di revolverate non in aria, ma contro i presenti come stanno a dimostrarlo il Ceccherini, deceduto, altri due feriti e le scalcinature che le pallottole hanno prodotto sui muri ad altezza toracica. Provocazioni? Ma se nessuno si aspettava il passaggio dei fascisti! Fatta la prodezza si fermarono a bere tranquillamente e poi, quando l’autolettiga della Misericordia, accorsa subito, ebbe trasportato i feriti, salirono in tram verso Firenze. Dopo vennero in gran numero carabinieri, soldati, guardie regie nonché un’autoblindata e un altro camion di fascisti da Firenze. Fu intimato a tutta la I dossier 87 cittadinanza di rincasare e Sesto, dopo quello che era successo, rimase in mano delle guardie regie e dei fascisti che perquisirono pochi ritardatari nella esecuzione di tali ordini. Quando lo credettero opportuno, e dopo essere penetrati in Comune forzando una porta ed avere lasciato sul tavolo di un uicio una lettera minatoria per eventuali rappresaglie, bene inquadrati, sotto gli occhi dell’autorità venuta per la tutela dell’ordine, si diressero verso il camion lasciato di faccia alla ditta Guicciardini, per fare ritorno tranquillamente a Firenze. Mentre i fascisti e le guardie facevano sgombrare le vie del paese, fu appiccato il fuoco ad una capanna contenete legna, attigua alla villa detta di Brincino ed ora proprietà di un certo Vannini di Prato. Questa è la verità sui dolorosi fatti che funestarono Sesto nella sera e nella notte di mercoledì 18 maggio dell’anno di grazia 1921. “l’Ordine Nuovo”, 23 febbraio 1922 UNA CITTADINA OPERAIA IN PIENA DISOCCUPAZIONE La comparsa del fascismo industriale – I ceramisti in lotta da 40 giorni – Il “Sindacalismo” delle camicie nere Con lo sciopero dei ceramisti della Richard-Ginori si può dire che è tutta Sesto operaia che non lavora e che sopporta con mille sacriici le dure diicoltà di questa lunga e aspra battaglia condotta con inlessibile intransigenza dai padroni e con magniica tenacia dai lavoratori. E son già più di 40 giorni che lo sciopero continua, né per ora si hanno motivi di giudicarlo vicino ad una conclusione. La Richard-Ginori spera di prendere per fame le maestranze e non dà cenno di voler scendere a più ragionevoli consigli. Mantiene inalterate le sue pretese e aspetta la capitolazione operaia. Con abilità evita di accedere a trattative, mentre si riiuta anche di accettare contradditori con le troppo buone ragioni operaie. Non desidera di concordare la vertenza, ma vuol vincere a pieno, completamente, per stroncare con la sconitta di queste forze sindacali, una delle migliori tra le organizzazioni di questa provincia. E accanto a questa decisa intransigenza padronale che afama le masse e, attraverso la tremenda minaccia della miseria, cerca di disorientarle e di iaccarne le energie bellissime che le mantengono in lotta ancora, malgrado i sacriici innumerevoli che esse sofrono, ora ci sono anche i fascisti a picchiare sulla re- 88 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo sistenza operaia, a dare, con la loro violenza, prezioso contributo al disegno degli industriali ceramisti. Sesto, ch’è operaia nella quasi totalità della sua popolazione ed è tutta sovversiva anche nella piccola borghesia esercentesca e artigiana, non aveva mai oferto un minimo decente di borghesi o di disperati bravacci necessari a costituire un Fascio di combattimento. E qua lo squadrismo non aveva così, ino ad oggi, allignato. Ci voleva lo sciopero dei ceramisti per fargli portare anche qui le sue bande di disperati. Le quali bande sono comparse una bella mattina dalla vicina Firenze e si sono accampate ed hanno preso a scorrazzare per le vie di Sesto, provocando gli operai comunisti, ofendendo, con ridicoli manifesti, la nobile tradizione di questa cittadina sovversiva, cercando la ragione di una di quelle solite, tragiche, rappresaglie che uccidono, incendiano, distruggono, travolgono, fanno deserto. Gli scioperanti si trovano ora tra due minacce: il tentativo dell’afamamento padronale; l’esasperante martellare delle piccole, continue, provocazioni, la violenta coercizione che comincia con la proibizione dei comizi, e inirà chissà come, con quali forme impensate. Perché il Fascio di Sesto non si cura neppure di mascherarsi del suo consueto abito patriottardo. Qui non ha pudore. È sorto per colpire direttamente, duramente, a fondo e ben dentro, la resistenza operaia e non ha scrupoli e non sofre di pudibonde ipocrisie. È al soldo degli industriali e s’adopera a far tornare vinti, umili, iaccati, gli scioperanti negli stabilimenti. E non ininge questa sua missione. Il carattere anti-proletario del fascismo ha qui assunto interamente la sua vera, esosa isionomia. Gli squadristi, piovuti da Firenze, come abbiamo detto, gridano che lo sciopero è un attentato diretto contro l’industria nazionale, voluto per oblique mire dei nemici della patria, i quali nemici della patria sarebbero, specialmente, oltre agli odiati comunisti, l’on. Paolino, il segretario della Federazione ceramista e confederalista, il Monicelli, e contro quest’attentato e contro questi nemici della patria gli squadristi della Richard-Ginori levano le loro stolide minacce, portano i loro sciocchi, pietosi, tentativi di disordine. E fanno dei comizi in piazza, che vanno deserti, ed aiggono dei manifesti che provocano insolentemente, e danno interviste per farsi prendere sul serio da chi vive fuori di Sesto. Però la massa scioperante resiste a questa duplice manovra industriale-fascista e resiste bene. Sopporta con sacriici – che hanno veramente gli aspetti eroici della disperata necessità di non essere vinti – la feroce, cinica serrata del ricco industriale e con abile tattica isola in un ambiente di ostilità insu- 89 I dossier perabile gli squadristi. Da più di 40 giorni i ceramisti sestesi sono in lotta, eppure tra di loro non v’è scoramento, né dubbiosità, né perplessità. Continuano nella battaglia ingaggiata, forti delle loro ragioni giuste e inoppugnabili, ieri del loro buon diritto, decisi a non cedere di un sol pollice, a non piegare, a non uscire vinti, sconitti, disfatti. È la prima volta che, nella nostra provincia, il fascismo mette la sua violenza al servizio degli industriali in un episodio speciico della lotta di classe. Finora lo squadrismo, ha battuto sì le campagne e gli stipendi dell’Agraria ha spezzato i ranghi delle organizzazioni sindacali dei coloni, dei braccianti, degli artigiani, ma mai, però, in uno sciopero di categoria, ha portato come in questo il peso delle sue bande di “colonizzatori”in favore della parte padronale. Ha compiuto sì, sempre, opera anti-proletaria, ma non ha mai assalito così decisamente, in un’azione locale e ristretta, una categoria d’operai in lotta. È questo il primo episodio della nuova campagna. Guai se questo tentativo d’applicazione del crumiraggio fascista nelle agitazioni sindacali dovesse essere subito senza reazione e avesse a riuscire utile per il padronato. Guai! Il proletariato iorentino sarebbe stroncato davvero e subirebbe per un pezzo le conseguenza di questa vittoria del violento, soprafattore squadrismo delle “camicie nere”. A Sesto, con la battaglia dei ceramisti, si combatte una più vasta, più larga, più profonda battaglia. Il fascismo che arieggia forme di sindacalismo e fa, senza pudore, del crumiraggio, conduce questa battaglia per tentare anche quaggiù l’esperimento ferrarese. Ed è una battaglia che non deve essere persa dal proletariato. “L’Ordine Nuovo”, 26 febbraio 1922 Il fascismo industriale tenta di afermarsi anche nelle città, approittando del necessario inasprimento della lotta di classe, dovuto alle pratiche afamatrici del capitale. Ogni qual volta sono in gioco gli interessi industriali, i “sindacati” e le “squadre” fasciste intervengono con tutto il peso della loro forza armata. Oggi i conlitti avvengono infatti dove gli scioperi perdurano e si inaspriscono. A Sesto Fiorentino scioperano i cementieri, e in aiuto agli industriali accorrono gli “squadristi”. […] 90 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo “L’Ordine Nuovo”, 10 marzo 1922 LA CADUTA DI SESTO FIORENTINO Dallo sciopero dei ceramisti all’occupazione fascista – Una domanda all’on. Paolino – Le responsabilità dei dirigenti Doveva essere così. Sesto, questa piccola oasi di tranquilla operosità proletaria doveva cadere anch’essa in mano agli squadristi, doveva venire occupata dalle guardie bianche come la quasi totalità delle cittadine, dei paesi, delle campagne della provincia di Firenze. È vero che la difesa di questo borgo operaio avrebbe potuto signiicare la ragione per una energica azione ofensiva delle forze proletarie del iorentino ed è vero anche che motivi per organizzare questa ofensiva e per concluderla ce n’erano nell’episodio della difesa di Sesto dall’assalto delle squadre fasciste. Bastava che a dirigere le masse organizzate della nostra provincia vi fossero stati uomini capaci di intendere la necessità di agire, adatti ad afrontare la battaglia. Ma invece anche quest’ultimo lembo di terra proletaria, questa superstite oasi “rossa”, è caduta senza resistere, in pugno a un branco di bravacci e anche per Sesto si è iniziata ora la triste occupazione dei Fasci di combattimento. Non c’è afatto da meravigliarsene. Lo sciopero dei ceramisti, impostato su un terreno diicile, uscito da una situazione ambigua, equivoca, oscura – è vero, on. Paolino, la storia del concordato da voi accettato e sottoscritto e poi fatto irmare dagli operai lanciati nella battaglia? – avrebbe dovuto essere condotto energicamente e disperatamente, senza indecisioni pericolose, senza perplessità, senza dubbi. Perché questo sciopero non era più una semplice battaglia da sostenersi con degli industriali reazionari, caparbi e intransigenti, ma dopo il violento intervento delle squadre fasciste, intervento portato a disordinare ed impressionare, a indebolire la resistenza operaia si era trasformato nel primo tentativo squadrista di impiegare la soprafazione e il sopruso nelle lotte sindacali. E si direbbe quasi che l’eccezionale signiicato di questa lotta sia sfuggito ai dirigenti le organizzazioni sindacali iorentine, ai confederalisti della Camera del Lavoro. Perché lo sciopero eseguito con meravigliosa compattezza, con magniica disciplina, dalle masse ceramistiche di Sesto, è stato abbandonato ad un tratto, con una ritirata inonorata, lasciando alla violenza di un centinaio di fascisti, accampati nel paese rosso, la gloria di questa nuova vittoria, riportata con tanta facilità da sbalordire gli stessi vincitori. I dossier 91 E ora cominciamo a raccogliere i frutti di questa sconitta. Accanto alle rappresaglie fasciste, che colpiscono i più attivi nostri compagni, si preparano infatti e si annunziano già le rappresaglie padronali. Pochi operai comunisti potranno da oggi guadagnarsi da vivere negli stabilimenti di Doccia, che la rioccupazione delle maestranze avverrà in modo da permettere alla Direzione la maggiore libertà nell’esercitare la vendetta tante volte promessa, tante volte sperata. E i migliori saranno i sacriicati, i perseguitati, i condannati alla miseria, alla fame. Con un atto di suprema vigliaccheria, ricorrendo l’anniversario dell’insurrezione di marzo, i dirigenti del proletariato iorentino hanno abbandonato una battaglia che non doveva essere persa, che non sarebbe stata persa. E con questa sconitta umiliante, dolorosa, piena di ripercussioni profonde, e pericolose, la cittadella operaia, questa piccola Sesto, miracolosamente ino ad oggi rimasta libera dal tempestare del terrorismo squadrista, è caduta alla mercé delle “camicie nere”. Dicemmo un’altra volta che il proletariato iorentino non doveva perdere questa battaglia. A costo di impegnarvi tutte le sue forze, di lanciarvi tutte le sue energie. Il contrattacco anti-fascista avrebbe dovuto muoversi nell’atto di solidarietà con gli scioperanti della “Richard Ginori”. Tutta la provincia nostra sarebbe insorta contro quest’ultimo più profondo, più pericoloso assalto delle guardie bianche e, partendo dalla disperata difesa delle sue ultime posizioni di resistenza, il proletariato iorentino avrebbe cominciato così la sua ripresa. Non si è voluto. Scientemente gli uomini che tengono in pugno i cinquantamila e più organizzati della provincia di Firenze hanno preferito alla battaglia disperata e diicile, e magari anche incerta, la sconitta senza precedenti, la ritirata disastrosa, la fuga. Ed hanno voluto così dimostrare la bella e coordinata logicità d’ogni azione loro diretta da un piano preordinato. Protestando con un lungo ordine del giorno hanno chiuso lo sciopero dei ceramisti. Ed hanno ancora in questo modo inoculato nelle masse nuovo e più difuso senso di scoramento, di vigliaccheria. Un atto di tradimento ha dichiarata chiusa la vertenza abbandonando gli scioperanti alle rappresaglie degli industriali, gli operai di Sesto alle violenze dei fascisti. Ed ora, forse, preparano nel chiuso del Corso dei Tintori le trame per colpire, per battere i comunisti, tanto per dimostrare poi che a qualcosa e a qualcuno valgono le diecine di migliaia di organizzati. 92 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo “La Difesa”, 1° aprile 1922 DALLA PROVINCIA ROSSA Sesto Fiorentino – Le conseguenza di una “vittoria” I nuovi difensori della classe operaia sono all’opera. I comunicati alla stampa, le elucubrazioni dei “comizi” tenuti in piazza per persuadere i ceramisti e gli insulti ai dirigenti della Camera del Lavoro, di Firenze, assicuravano ai fasci la paternità della sistemazione dello sciopero contro la “Richard Ginori”. Era paciico: il concordato che i fasci avevano ottenuto assicuravano che la diminuzione delle paghe non doveva eccedere di 96 centesimi al giorno. La garanzia dell’ex bolscevico prof. Fanciulli valeva bene la pena di essere messa alla prova. I risultati non si discutono. Si espongono soltanto facendo ammenda di ogni commento il quale deve essere lasciato al giudizio dei lettori. Le branche di maestranze ino ad ora sistemate non sono la totalità, ma quelle per le quali la Direzione della Richard si è pronunciata sono state davvero “sistemate”. Infatti mentre col vecchio metodo dell’aliquota derivante dai coeicienti che servivano da moltiplicatore alle ore lavorate era di £ 1,77, col nuovo concordato, voluto dai fasci, il coeiciente è di £ 1,03. Per una quindicina intera di lavoro, quindi, di ore 96, abbiamo un complessivo di minor guadagno di £ 70,45 che ciascun operaio viene a percepire. Può darsi che alcune branche vengano sistemate con minor sacriicio, ma vogliamo attendere la deinitiva assegnazione dei diversi coeicienti a tutte le branche per fare i conti approssimativi. Ma ino d’ora possiamo prevedere che la ditta “Richard Ginori” pagherà qualche milione in meno di mano d’opera per i soli operai di Sesto e Rifredi. Tutto ciò verrà naturalmente ad alimentare viepiù il tentativo che il signor Richard sta combinando nel suo paese di origine per soppiantare l’industria italiana. E se vi riuscirà i fascisti avranno il merito di essersi serviti della patria per potere permettere ai signori Richard di fotterla. Intanto, provetti operai che costituivano un nucleo che era vanto delle maestranze dello stabilimento ceramico si riiuta di accettare i patti e non rientra nello stabilimento. Altri, per i quali certe disposizioni segnano delle vere e proprie manomissioni del loro diritto, soggiacciono amareggiati in attesa di tempi migliori, reagendo così all’inizio di quella decadenza dell’industria cui ci si avvia allorché all’anima e alla dignità della maestranza più 93 I dossier cosciente si è costretti a sostituire la frusta dell’aguzzino. Primi risultati pratici di un movimento di incomprensione e di stupidità che nuoce più di tutto alla causa per la quale ha preteso di scendere in campo. “Il Nuovo Giornale”, 24 aprile 1922 UN MISTERIOSO FERIMENTO A SESTO ED UN ALTRO PRESSO VAIANO Alle 23 di stanotte l’auto ambulanza di Sesto Fiorentino trasportava allo Spedale di S. Maria Nuova il meccanico Giovanni Barducci del fu Cesare dimorante in via delle Balestre n. 26 di detto paese. Il chirurgo di guardia dott. Cecchi gli riscontrava una ferita d’arma da fuoco con foro d’entrata alla regione sacrale e foro d’uscita alla regione iliaca destra con penetranze in cavità ed una ferita lacero contusa alla guancia sinistra. All’Ispettore De Marco che lo ha interrogato il Barducci ha dichiarato che verso le 19,30 egli si trovava all’interno della “Società democratica ricreativa Avanguardia” di Sesto quando udì provenire dalla strada un gran rumore, come di persone che questionassero. Scese per vedere quel che avveniva e allorché fu alla porta d’ingresso scorse un individuo che impugnava una rivoltella in direzione del locale. Egli allora rientrò nell’interno, ma nel frattempo partì un colpo che lo ferì nel modo suddetto. Cadde a terra ferendosi anche alla faccia. Altro non sa. Fu medicato una prima volta a Sesto dal dott. Faulli(?), quindi trasportato all’ospedale. […] “Il Nuovo Giornale”, 26 aprile 1922 GRAVISSIMI INCIDENTI A SESTO Tremenda colluttazione all’interno di un circolo – Colpi di rivoltella a lumi spenti – Numerosi arresti Stanotte - mancavano pochi minuti alle 24 - a mezzo dell’auto ambulanza della P.A. di Sesto Fiorentino, venivano trasportati allo spedale di S.M. Nuova e vi rimanevano ricoverati, due giovani operai rimasti feriti gravemente di rivoltella in circostanze non bene precisate. 94 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo I feriti erano certi Dino Parenti di Emilio, di anni 19 abitante a Sesto in via Luigi Quattrini al n. 16, di professione falegname e Gino Targioni del fu Eugenio di anni 21, scultore, dimorante in via dei Ciompi al n. 5. Come abbiamo detto le condizioni di costoro erano gravissime. Condotti nella stanza del pronto soccorso vennero sottoposti alle amorevoli cure del chirurgo di guardia dott. Montagnani. L’egregio sanitario riscontrò al Parenti una ferita d’arma da fuoco penetrata nella cavità addominale con foro d’entrata al quadrante sinistro ed al Targioni una ferita d’arma da fuoco transfossa con foro d’entrata all’altezza del 2° spazio intercostale destro un centimetro addietro della linea emiclavicolare e con foro d’uscita all’altezza della 5a costa sulla linea scapolare media dello stesso lato. Tanto la ferita riportata dal Parenti che quella del suo compagno sembrano prodotte da una rivoltella di medio calibro e molto probabilmente dalla stessa arma. Il dr. Montagnani si riservò nella prognosi per ambedue i feriti; il Parenti però si trova in condizioni più gravi tanto che il prof. Oscar Marchetti, che era stato avvertito d’urgenza, non ha potuto operarlo. Dato lo stato dei feriti i sanitari hanno ordinato che non fossero sottoposti ad alcun interrogatorio. Il racconto degli agenti di P.A. Non potendo apprendere dalla bocca dei feriti le circostanze del fatto sanguinoso, l’ispettore di P.S. Di Marco rivolgeva qualche domanda ai militi della P.A. di Sesto che avevano trasportati a Firenze il Targioni e il Parenti. Essi dichiararono di non essere in grado di poter dare del duplice ferimento particolari difusi e precisi. Si trovavano in servizio nei locali della P.A. quando furono avvisati da un giovane che in piazza del Municipio avevano fatto alle revolverate e che vi erano due feriti gravi. Da raccogliere e da trasportare a Firenze allo spedale. I bravi militi accorsero subito colla autoambulanza sul luogo indicato e davanti alla sede del circolo democratico “Avanguardia” che non ha alcun carattere politico ma che è un circolo ricreativo trovarono un assembramento di persone eccitatissime, che imprecavano contro gli ignoti autori del ferimento di cui erano stati vittime due soci del Circolo. Intesero dire che i feritori dovevano essere fascisti. In una sala terrena del circolo i militi trovarono i feriti,così come erano caduti dopo essere stati colpiti. Furono caricati sull’ambulanza e trasportati allo spedale di S. Maria Nuova. I dossier 95 Partenza di rinforzi Dalla Questura si recava all’ospedale - testé che ebbe ricevuto la comunicazione di rito dall’ispettore Di Maria - il funzionario di servizio dott. Soldani. Egli però non poteva fare altro che prendere nota delle generalità dei feriti e delle notizie riferite da parte dei militi di P.A., persistendo da parte dei sanitari il divieto di procedere all’interrogatorio degli sventurati. Il questore comm. Tarantelli, informato degli incidenti, disponeva che il vice-commissario dott. Sabatino, con un camion di guardie regie ed agenti investigativi, si recasse senz’altro a Sesto Fiorentino per procedere alle indagini del caso, in modo da identiicare e rintracciare prontamente i feritori. Circa il tocco infatti il dott. Sabatino partiva col suo seguito alla volta di Sesto. La interruzione del servizio telefonico con la vicina cittadina ci ha impedito di avere dirette e sollecite notizie sul sanguinoso episodio sul quale non abbiamo, per il momento, che frammentarie informazioni, le quali peraltro permettono di ricostruire il fatto nelle sue linee principali. Come si sarebbe svolto il fatto Alle ore 23 circa il Parenti ed il Targioni, dopo aver passato la serata al Circolo Democratico giocando a carte, stavano per uscire quando sopravvenne una visita inaspettata. Un gruppo di sei o sette giovani riconosciuti, a quanto si assicura, per fascisti, facevano improvvisamente irruzione nel locale, con un atteggiamento che non poteva far dubitare sulle loro intenzioni. Avvenne una discussione tra i nuovi venuti e i due soci che si accingevano, come si è detto, ad uscire dal circolo e la contestazione dovette avvenire in uno stretto spazio interno che si trova subito dopo entrati dalla porta esterna. La discussione fu alquanto vivace, ad un certo punto uno dei fascisti avrebbe colpito con uno schiafo il Parenti il quale reagì scagliandosi contro colui che lo aveva percosso. Qui avvenne un trambusto infernale. Al clamore sarebbero sopraggiunti gli altri soci che si trovavano nel Circolo e tra gli avversari si sarebbe impegnata una furibonda colluttazione. Ma la situazione veniva ad un tratto ad essere resa più critica e grave da una circostanza inesplicabile: lo spegnimento improvviso dei lumi. Non si hanno elementi per accertare per opera di chi sia avvenuto tale fatto: certo è che nel buio echeggiarono sinistramente alcuni colpi di arma da fuoco seguiti da urla strazianti. Nel tempo stesso la comitiva che aveva invaso il locale si dava alla fuga: venivano riaccesi i lumi e con grande raccapriccio si constatò che il Parenti ed il Targioni erano rimasti gravemente feriti, colpiti uno all’addome, l’altro al torace dalla scarica tragica. 96 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Il rumore delle detonazioni faceva accorrere alla sede del Circolo una folla di cittadini, composta in gran parte dalle famiglie dei soci, giustamente allarmate da quella scarica notturna, quando si apprese l’esito della rissa sanguinosa fu un coro di imprecazioni all’indirizzo degli ignoti sparatori. Interveniva anche il comandante la stazione locale del RR.CC. con alcuni militi: dopo avere interrogato le persone che si trovavano nell’interno del locale al momento del fatto si procedette alle ricerche dei probabili feritori, ma essi ormai avevano preso la fuga, sottraendosi così alle ricerche. Non si dispera peraltro che le ulteriori indagini possano assicurare i colpevoli alla giustizia. Il fermento è vivissimo. Un precedente Ricordiamo intanto, a titolo di cronaca, che i fatti avvenuti questa notte a Sesto hanno un precedente storico recentissimo. Domenica sera verso le 19,30, alla porta del Circolo che è stato ora teatro della rissa tragica, si svolgeva un altro episodio che è rimasto avvolto in circostanze misteriose. Mentre il meccanico Giovanni Barducci usciva dal Sodalizio, spinto, a quanto egli ebbe a dichiarare, dalla curiosità di accertare le cause di un certo clamore che aveva udito, scorse un individuo, che puntava una rivoltella contro la porta del Circolo. Il Barducci fece per ritirarsi, ma nell’attimo medesimo in cui volgeva le spalle veniva raggiunto alla schiena da un colpo dell’arma. Egli fu trasportato al nostro ospedale di S.M. Novella, dove si trova tuttora degente avendo riportato una ferita alla regione iliaca guaribile in 15 giorni. Tali precedenti costituirebbero l’indizio sicuro di una certa ostilità che cingerebbe il Circolo in questione, che pure viene segnalato come un luogo di ritrovo senza inalità politiche ed a solo scopo ricreativo. Certo le indagini non dovranno trascurare questa circostanza che potrebbe facilitare enormemente la ricerca delle cause degli incidenti e la conseguente individuazione dei colpevoli. Arresti e perquisizioni Il commissario dott. Sabatino appena giunto a Sesto ha assunto la direzione delle indagini ed ha disposto nel tempo stesso le opportune misure per la tutela dell’ordine pubblico data l’eccitazione degli animi. Dall’arma dei RR.CC. sono state durante la notte efettuate numerose perquisizioni domiciliari e si è proceduto inoltre all’arresto di alcuni fascisti sui quali grava il sospetto di avere preso parte al ferimento dei due operai. Dalle informazioni assunte sul luogo dall’egregio funzionario si è accertato che entrambi i feriti militano nel Partito comunista. Ma non ha potuto invece stabilire con assoluta precisione le condizioni in cui si è svolto il fatto e I dossier 97 si è limitato perciò a raccogliere le varie versioni. Secondo una diversa versione il ferimento non sarebbe avvenuto all’interno del locale del Circolo, ma in piazza del Municipio dove il Parenti e il Targioni si erano recati a sorbire una consumazione. All’uscita del locale essi sarebbero stati fatti segno ad una diecina di colpi di rivoltella, da cui furono raggiunti. Compagni e cittadini sestesi avrebbero raccolto poi i due feriti trasportandoli nella sede del circolo “Avanguardia” in attesa dell’autoambulanza della P.A. Abbiamo riferito anche tale versione a solo titolo di cronaca. Le condizioni dei feriti Le condizioni dei feriti si mantengono sempre gravissime. Essi si trovano sempre nell’infermeria del Deposito, amorevolmente assistiti dagli infermieri. In mattinata, se le loro condizioni lo permetteranno, verranno trasportati nel reparto chirurgico del prof. Marchetti. Fino al momento in cui scriviamo, sono le 5 del mattino, nessun parente di loro si è recato allo Spedale. “La Nazione”, 26 aprile 1922 SANGUINOSO CONFLITTO NELLA SEDE DEL CIRCOLO DEMOCRATICO DI SESTO FIORENTINO Una disputa tra fascisti e operai – Un falegname e uno scultore moribondi Ieri sera a tarda ora la Questura veniva telefonicamente informata che un gravissimo conlitto, originato da odio politico, era avvenuto poco prima le 22 a Sesto e che si avevano a lamentare due morti e vari feriti. La notizia si difondeva rapidamente anche in città provocando, come è facile immaginare, molta apprensione. Fortunatamente il conlitto non ha avuto quelle tragiche conseguenze che le prime voci facevano apparire. Verso le 23,30 l’autoambulanza della Pubblica Assistenza di Sesto trasportava con grande urgenza all’ospedale di Santa Maria Nuova due giovani, feriti d’arma da fuoco, che apparivano in gravissime condizioni specie uno di essi a cui un colpo di rivoltella era penetrato nella cavità addominale. A stento, dato il loro grave stato, i due feriti potevano dare all’ispettore De Marco, di servizio all’Ospedale, le loro generalità. Essi dichiaravano di essere 98 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo certi Parenti Dino, di Emilio, di anni 19, falegname, dimorante a Sesto Fiorentino in via Luigi Quattrini n. 16 e Targioni Gino, del fu Eugenio, di anni 21, scultore, anch’esso dimorante a Sesto Fiorentino, in via dei Ciompi n. 5. I due feriti, adagiati sui lettucci della sala di pronto soccorso ricevevano le più amorevoli cure dal chirurgo di guardia dott. Montagnani il quale rilasciava i seguenti referti: “Parenti Dino, ferita d’arma da fuoco penetrante nella cavità dell’addome con foro d’entrata al quadrante inferiore sinistro. Prognosi riservata.” “Targioni Gino, ferita d’arma da fuoco transfossa del torace con foro d’entrata all’altezza del secondo spazio intercostale destro un centimetro all’indietro della linea emiclavare e con foro d’uscita all’altezza della quinta costola sulla linea scapolare media dello stesso lato. Prognosi riservata.” Come si ricostruisce il fatto - I precedenti Intanto dagli stessi feriti e dai militi della Pubblica Assistenza di Sesto, l’ispettore De Marco poteva apprendere i primi particolari. Da qualche giorno a Sesto si era creata una situazione assai tesa tra elementi del fascio e sovversivi e anche domenica sera si ebbero a lamentare dei vivacissimi incidenti. Si ricorderà infatti il ferimento del meccanico Barducci Giovanni, del fu Cesare il quale, mentre si trovava all’interno del Circolo Democratico Ricreativo “Avanguardia”, udendo dei clamori provenire dalla strada si precipitò all’ingresso e venne ferito con un colpo d’arma da fuoco da un individuo a lui sconosciuto. Più tardi il tessitore disoccupato Alessandro Romei, di Vaiano, mentre transitava da via Vittorio Emanuele nei pressi di Sesto, s’imbatteva in una ventina di sconosciuti con i quali non tardava a venire a parole. Si iniziava ben preso una violentissima colluttazione ed il Romei veniva colpito con pugni, bastonate e due colpi di coltello. Questi i precedenti ai quali, indubbiamente, deve riferirsi l’episodio odierno. La tragica scena Ieri sera verso le 22 un gruppo di sei o sette fascisti faceva irruzione nello stesso Circolo Democratico “Avanguardia”, in piazza del Municipio, con lo scopo – almeno a quanto pare – di ricercare un individuo che aveva poco tempo avanti insultato un loro compagno. L’arrivo dei fascisti provocava, come si immaginerà facilmente, una confusione grandissima. Coloro che si trovavano presenti nel Circolo si facevano presso l’atrio e molti approittavano della confusione per allontanarsi rapidamente mentre si accendevano le prime discussioni. I dossier 99 Ad un certo momento uno dei fascisti, slanciatosi contro il falegname Parenti lo colpiva con uno schiafo. Il giovane reagiva e così la lite si tramutava in una furiosa colluttazione. La situazione era a questo punto quando, improvvisamente, veniva tolta, non si sa da chi, la corrente elettrica e tutte le lampadine si spengevano immediatamente. Nello stesso istante echeggiavano numerosissimi colpi di rivoltella seguiti da grida strazianti che invocavano soccorso. La scena deve essere stata veramente tragica. Le detonazioni provocavano un fuggi fuggi ed uno sbandamento generale. Chi si allontanava uscendo precipitosamente in strada, chi per i giardini retrostanti al Circolo, chi si nascondeva nelle sale e nel bufet del sodalizio. Solo dopo qualche minuto, alcuni dei più animosi si inoltravano nell’atrio del Circolo dove giacevano, immersi nel loro sangue, il Parenti e il Targioni. Intanto sul posto accorrevano i militi della P.A. di Sesto che, raccolti i feriti, li trasportavano senza indugio a Firenze. Le indagini della Polizia Del gravissimo fatto l’Ispettore De Marco si afrettava ad informare il funzionario di notturna in Questura, vice commissario dott. Soldani, il quale si recava immediatamente all’ospedale di Santa Maria Nuova. Il funzionario non poteva però procedere all’interrogatorio dei due feriti perché il dott. Montagnani non lo permetteva. Il sanitario chiamava quindi a consulto presso il letto del Parenti il prof. Marchetti il quale, però, date le condizioni generali del ferito, non riteneva opportuno procedere all’operazione della laparotomia. I rinforzi sul posto - Gli arresti Il commissario cav. Cammarota, non appena informato del fatto, provvedeva ad inviare sul posto un autocarro carico di regie guardie e di agenti investigativi agli ordini del vice commissario dott. Sabatino incaricando questi di compiere un’inchiesta. Il dott. Sabatino ed i suoi agenti giungevano a Sesto un ora dopo la mezzanotte e si recavano direttamente al Circolo Democratico “Avanguardia” dove già si trovava il maresciallo dei carabinieri comandante la stazione di Sesto con alcuni militi. Il paese, non appena avvenuto il conlitto, si era fatto completamente deserto poiché ai primi spari tutti coloro che si trovavano in strada e nei pubblici ritrovi si erano afrettati a fare ritorno a casa per evitare di trovarsi a spiacevoli incidenti. Anche i cafè ed i bar avevano abbassato rapidamente le loro saracinesche. Il maresciallo dei carabinieri aveva subito disposto e collocato alcune pat- 100 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo tuglie nei punti più strategici del paese ed aveva fatto percorrere le vie centrali da un plotone di carabinieri. Quindi egli procedeva all’interrogatorio di coloro che si trovavano nell’interno del circolo “Avanguardia” al momento dell’irruzione dei fascisti i poteva così individuare alcuni che faceva immediatamente trarre in arresto. Il dott. Sabatino è stato, al suo arrivo, messo subito al corrente del risultato delle indagini del maresciallo dei carabinieri ad ha proceduto all’interrogatorio dei testimoni i quali, a quanto sappiamo, avrebbero dato del fatto delle versioni assai diverse. Sono state intanto prese per quest’oggi ampie misure perché l’ordine venga in ogni modo tutelato. Le indagini sul tragico conlitto continuano intanto alacrissime. Le condizioni dei feriti Nella nottata le condizioni dei feriti si sono mantenute stazionarie, per quanto gravissime. Entrambi sono stati ricoverati nel turno chirurgico del prof. Marchetti il quale ha confermato il divieto del sanitario di guardia, di procedere nel loro interrogatorio. Dall’esame delle ferite riportate dai due operai, i sanitari hanno riscontrato che i proiettili debbono appartenere a rivoltelle di calibro non inferiore a 7,05. “La Nazione”, 27 aprile 1922 I PARTICOLARI DEL CONFLITTO DI SESTO Una dolorosa catena di violenze e di rappresaglie La morte di uno dei feriti – Numerosi arresti – Il Quercioli, figura centrale del fatto, è un ex-comunista – I precedenti della spedizione punitiva B.B. ci telefona da Sesto: Sesto ha ripreso ieri la sua veste di tranquillità, ma in tutti è grandissima l’impressione per il tragico episodio. È giunto da Firenze il vice-questore cav. Faccioli che ha avuto l’incarico dal Prefetto di condurre una diligente inchiesta. Fino da ieri notte i fascisti più in vista del luogo si trovano nella camera di sicurezza della caserma dei carabinieri. Gli arresti sono stati operati la notte scorsa dal maresciallo Gonnella. L’arresto del prof. Fanciulli e di altri Egli si è recato prima di tutto nell’abitazione del prof. Pietro Fanciulli, se- I dossier 101 gretario Politico dei Fasci di Sesto, e lo ha dichiarato in arresto. Ha operato anche una perquisizione nel suo quartiere trovandovi una fondina da rivoltella e alcune capsule. Sono stati poi arrestati altri 6 fascisti sui quali pesano gravi indizi di avere preso parte al fatto. Essi sono: Alfredo Quercioli, di anni 22; Augusto Carmagnini, fu Cherubino, di anni 38; Oscar Bossi, fu Luigi, di anni 15, da Napoli; Corrado Stolli, di Lodovico, di nni 31, da Sesto; Luigi Permoli, di anni 24, ex-tenente, da Firenze, capo della squadra fascista di azione di Sesto. Nelle abitazioni del Quercioli e del Permoli sono state rinvenute delle rivoltelle. Invece la perquisizione della sede del Fascio, che si trova in piazza Ginori, non ha portato che al sequestro di documenti di poca importanza. La ricostruzione del fatto L’episodio, secondo le indagini della Polizia, si ricostruisce così: verso le 22,15 il Targioni era uscito dal circolo “Avanguardia” in via Felice Cavallotti ove si era incontrato con alcuni amici, a prendere il cafè e si era allontanato solo, per via Quattrini dovendosi recare a casa, in via dei Ciompi. È stato in via Cinque Maggio, all’angolo di via Fratti, che l’ha fermato una comitiva di 6 o 7 individui. Uno di costoro, che si dice essere il Quercioli, si è fatto avanti ed ha afrontato il Targioni: “Tu l’altro giorno mi hai bastonato, adesso facciamo i conti”. È sorta una viva colluttazione e il Targioni ha avuto degli schiai e poi una forte bastonata. Quindi il Quercioli si è tirato indietro. Allora altri, nell’ira e nel furore della mischia, hanno fatto fuoco e lo sventurato è caduto a terra. Più d’uno deve avere fatto uso delle rivoltelle, perché gli abitanti delle abitazioni asseriscono di avere udito una trentina di colpi e le porte delle abitazioni vicine recano infatti i segni dei proiettili. Disgraziatamente proprio in quel momento il Parenti usciva dal Circolo “Italia” in Piazza del Municipio e ha imboccato pure lui via 5 Maggio rimanendo investito dalle scariche micidiali. La tragica scena si è svolta in pochi secondi. Quasi subito gli aggressori si sono dati alla fuga e un silenzio penoso è tornato a gravare tutto intorno. I disgraziati, malgrado fossero feriti, hanno avuto la forza di trascinarsi, il Targioni ino alla pizzicheria Giachetti, il Parenti ino al cafè Italia. Finalmente superato il primo istante di terrore qualche cittadino è uscito fuori soccorrendo i feriti, poi la P.A. li ha trasportati a Firenze con l’autolettiga. Sul posto è giunto poco dopo il maresciallo Gonnelli che si è incaricato delle prime indagini procedendo all’arresto dei fascisti. Egli tra l’altro dice di avere accertato che la comitiva misteriosa da molto tempo si trovava in appostamento in via Maggio: molti passanti sono stati fermati e poi lasciati andare dopo un accurato esame. È indubbio che si trovassero lì ad aspettare il Targioni. Assai strana appare una interruzione della luce elettrica constatata in quella 102 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo strada verso le 21. Gli addetti alla oicina elettrica hanno ieri constatato che i ili dell’energia si trovano accavallati in modo da annullare la corrente e infatti quando avvenne il conlitto le tenebre regnavano in via 5 Maggio. I precedenti – Il Quercioli è un ex-comunista – Le bastonate ai fascisti e le rappresaglie Il Quercioli, che per ora è l’unico degli aggressori che sia stato identiicato, sostiene di essersi limitato a percuotere il Targioni. A sparare furono due giovani venuti, dice lui, da Firenze. Egli è un ex-comunista passato da poco tempo nelle ile del fascismo. Ha giustiicato quella spedizione punitiva con una questione sorta tra lui ed il Targioni qualche tempo fa. Infatti quest’ultimo bastonò il Quercioli producendogli delle lesioni non molto gravi. Una nuova questione ebbe a sostenere domenica scorsa il Quercioli con un certo Borri, e tutti questi episodi hanno valso a creare quella situazione gravida di minaccia tra fascisti e sovversivi. Ultimamente il prof. Fanciulli ricevette molte lettere minatorie dai comunisti di [...] e queste contribuirono ad eccitare maggiormente i fascisti. Il ferimento avvenuto domenica presso il circolo Avanguardia, non era che un preludio di quanto doveva avvenire ieri notte. Ci viene assicurato che il Targioni non sia iscritto a nessun partito a nemmeno il Parenti il quale, tra l’altro, era anche un po’ [...]. Egli lascia la madre e una sorella. Ieri il Vicecommissario dott. Sabatino è andato per arrestare tutti i componenti della squadra di azione, ma essi avevano pensato bene di darsi alla latitanza. Proseguono le indagini attivissime per identiicare gli altri feritori. Tutti gli arresti saranno mantenuti. L’inchiesta del Fascio Autonomo A Sesto sono arrivati in serata gli onorevoli Capanni, Tamburini e Pasella, del Fascio Autonomo. Essi hanno operato per loro conto una inchiesta interrogando anche alcuni abitanti di via Cinque Maggio. E dalle conclusioni della loro indagine è risultata una versioni un po’ diversa dalle altre. Sembrerebbe infatti che il Quercioli, tornando a casa, si sia imbattuto nel Targioni dal quale ebbe già a lamentare alcune legnate. Così, nell’oscurità, si sarebbe riaccesa la vecchia questione: il Quercioli, nel timore di ripetere l’avventura dell’altra volta ha adoperato per primo il bastone. Quello che è avvenuto in seguito non è stabilito con precisione: più in là, presso il luogo ove i due leticavano, si sono uditi degli spari e il Quercioli si è avvicinato per vedere cosa avvenisse, mentre il Targioni avrebbe tentato di darsi alla fuga, ma quest’ultimo è rimasto ferito. Poiché il Quercioli ha messo in campo la supposizione che a sparare siano I dossier 103 stati dei giovani iorentini, Tamburini ha escluso nel modo più assoluto che da Firenze siano partiti dei fascisti. L’on. Capanni si è interessato anche della sorte degli arrestati, sollecitando la libertà per quei fascisti contro i quali non gravano precise responsabilità. E il vice-questore ha dato assicurazioni. La morte del Parenti Ieri mattina alle 5,20, senza essere stato in grado di pronunziare parola, ha cessato di vivere uno dei feriti nel tragico episodio di Sesto Fiorentino, e precisamente il falegname Dino Parenti. Le condizioni dell’altro ferito permangono sempre gravi. In mattinata si è recato al nosocomio il Giudice Istruttore Capo avv. Barbero ma, per espresso desiderio dei sanitari, non gli è stato possibile procedere all’interrogatorio del Targioni. Ieri sono partiti per Sesto Fiorentino il vice questore cav. uf. Piccioli ed il tenente cav. col. Peano, comandante la Divisione dei Carabinieri, i quali hanno incarico di procedere ad una rapida inchiesta. Per Sesto Fiorentino sono pure partiti anche il commissario cav. Matassi e vari autocarri carichi di guardie regie. “L’azione comunista”, 6 maggio 1922 DALLA NOSTRA PROVINCIA – SESTO FIORENTINO Sesto proletaria ha tributato grandi onoranze alla salma del compianto Parenti Dino vittima innocente dell’agguato fascista. Infatti uno stuolo di lavoratori ha partecipato al trasporto. I comunisti di Sesto avevano per l’occasione redatto un manifesto che sotto pubblichiamo, e che l’autorità nelle parti più salienti ha censurato. “Lavoratori, gravi e luttuosi fatti hanno turbato ancora una volta il nostro paese, piombato nel lutto e nel dolore la grande famiglia proletaria. Da un agguato di morte, consumato con ferocia inaudita, cadevano immersi nel proprio sangue due nostri cari compagni, rei soltanto di essere igli della classe lavoratrice. In questo disgraziato lembo di terra, ove la vita è alla mercé di gruppi e di fazioni, il proletariato tutto levi la sua iera ed energica protesta, che serva di monito ai sicari dello schiavismo agrario. Lavoratori! 104 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Nell’agguato cruento trovava la morte uno dei nostri compagni: Parenti Dino mentre nella sua piena e lorida giovinezza la vita gli arrideva con tutte le sue gioie e i suoi dolori. Nell’esortarvi ora e sempre a ricordare, vi invitiamo ad intervenire numerosi e compatti al trasporto della cara salma, onde rendere l’ultimo tributo d’afetto al caro estinto. I comunisti, nel ricordare tutte le vittime dalla reazione, abbassano sul feretro i loro vessilli e spargono sulla tomba dell’amato compagno i rossi iori della fede e della speranza. La Commissione Esecutiva “La Difesa”, 20 maggio 1922 DALLA ROSSA PROVINCIA Sesto Fiorentino – Una data: 18 maggio Un anno fa, in questo giorno, all’ora del tramonto i fascisti iorentini attraversando in camion il paese di Sesto, senza avere ricevuto la minima provocazione, vigliaccamente, brutalmente, dimostrarono quanta ferocia stia nei loro ignobili cuori contro ogni fratellanza umana, uccidendo il povero Renato Ceccherini, a soli 17 anni. Lasciando il padre suo, la mamma, i fratelli e gli amici che pari ai suoi lo amavano, nel più angosciato pianto. Ricordarlo oggi nel primo anniversario della sua morte è necessario e doveroso per tutti quelli che lo conobbero ed ebbero agio di vivere con lui, ricordarlo oggi vuol dire piangere, e piangere sulla di lui tomba, inginocchiati ed umili, e baciamo quel marmo che racchiude esternamente le spoglie delicate di una fresca primavera accecata e spenta dal fulmine d’inferno che ringhia e scuote, devasta ed uccide. E piangiamo ricordandolo. […] 105 I dossier “Il Nuovo Giornale”, 6 agosto 1922 LE PROBABILI DIMISSIONI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI SESTO Ci telefonano da Sesto Fiorentino, 5: Il succedersi delle lotte fratricide, aumentate di intensità in questi ultimi giorni, hanno fatto accrescere le ostilità contro l’amministrazione comunale e contro le organizzazioni operaie e in seguito a ciò circola la voce che l’amministrazione comunale socialista di Sesto intenderebbe rassegnare le proprie dimissioni. Le dimissioni sarebbero motivate dal fatto che l’attuale amministrazione non ha più quella tranquillità necessaria per potere disimpegnare il proprio compito. Domani dovrebbe avere luogo l’adunanza del consiglio comunale, ma si ritiene che essa non avrà luogo. Intanto si ha notizia che dalla caserma dei carabinieri sono stati chiesti rinforzi. “La Nazione”, 6-7 agosto 1922 UN BRACCIANTE PERCOSSO DA UN IMPRENDITORE A SESTO Dalla Pubblica Assistenza di Sesto Fiorentino veniva trasportato ieri sera all’ospedale di Santa Maria Nuova certo Gino Biagioni, di anni 37, dimorante a Sesto, in via di Rimaggio n. 60, sterratore. Costui presentava una ferita lacero contusa al cuoio capelluto guaribile in 10 giorni. Interrogato dall’agente di servizio, il Biagioni narrava di essersi recato nel pomeriggio, insieme a un suo bambino, a Settimello, da certo signor Gasperini, imprenditore di lavori ferroviari, presso il quale aveva più volte prestato la sua opera. Essendo disoccupato e sapendo che il Gasperini aveva assunto in questi giorni nuovi operai, il Biagioni si era recato dal suo ex-principale allo scopo di essere riammesso al lavoro. Sembra che il Gasperini rispondesse allo sterratore in modo assai brusco, afermando di non poterlo occupare. Sta di fatto che fra i due nasceva un diverbio e che il Gasperini ad un certo momento si lanciava sul Biagioni colpendolo alla testa con una spranga di ferro. Il malcapitato operaio cadeva a terra e veniva poi raccolto da alcuni presenti. Del fatto si occupano i Carabinieri di Sesto. 106 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo “Il Nuovo Giornale”, 8 agosto 1922 UNA TRANQUILLA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SESTO Le voci che circolavano insistenti ieri sera [6 agosto] di possibili incidenti che dovevano veriicarsi oggi per l’adunanza del Consiglio Comunale, non si sono per niente avverate. Si diceva infatti che l’amministrazione del Comune non avrebbe tenuta altrimenti l’adunanza del Consiglio per evitare disordini che potevano prevedersi colla presenza dei fascisti. Prevedendo tutto ciò l’autorità aveva fatto venire dei rinforzi di carabinieri che sono giunti a Sesto di buon mattino per presidiare il Palazzo del Comune. Invece queste voci che anche noi raccogliemmo ieri sera sono risultate infondate, almeno per ora, ed il Consiglio Comunale ha potuto adunarsi senza essere disturbato. All’adunanza hanno preso parte 16 consiglieri della maggioranza socialista, deliberando dopo la conferma in seconda lettura della deliberazione 14 marzo 1922 relativa all’aitto del locale ridotto ad esercizio dell’ex Palazzo Pretorio e alla ratiica della deliberazione della Giunta di 8 marzo 1922 relativa alle modiicazioni del regolamento della Farmacia comunale. Il Consiglio ha potuto continuare indisturbato i suoi lavori approvando il bilancio consuntivo 1920 con un deicit di L. 151.000 e quello 1921 che segna pure un deicit di L. 165.000. Ha approvato inoltre, su relazione fatta dal Sindaco, la cessione di un locale del Comune come sede della Biblioteca Circolante di Sesto, approvando pure la donazione a questa buona istituzione della Biblioteca comunale formata da un’ottima raccolta di libri lasciati in eredità al Comune dai congiunti della famiglia del defunto sig. Chambon. Tra le deliberazioni che più meritano lode troviamo anche quella presa stamane della cessione gratuita del terreno situato a nord delle Scuole De Amicis all’Associazione degli ex-combattenti per la costruzione di case popolari per gli ex-combattenti più bisognosi. Tutte queste deliberazioni hanno trovato il Consiglio concorde ed hanno prodotto nella cittadinanza una impressione ottima. Comunque la situazione dell’amministrazione, se rimane ancora incerta, tutto fa credere però che presto avremo una decisione quando si pensa che gli organismi direttivi del Partito Socialista hanno appunto esaminato l’attuale 107 I dossier situazione per poter dettare una linea di condotta unica da seguirsi dalle pubbliche amministrazioni che sono rette dal partito socialista. Nel pomeriggio una comitiva di fascisti si recò all’abitazione del Sindaco a Quinto, reclamando l’esposizione della bandiera nazionale, ciò che fu subito concesso, e identica richiesta, prontamente appagata, fecero i fascisti alla società di m.s. “La Concordia”. Non si veriicò così il più piccolo incidente. “Il Nuovo Giornale”, 9 agosto 1922 L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE SOCIALISTA DI SESTO RASSEGNA IN MASSA LE DIMISSIONI Ci si assicura che oggi verranno consegnate la Prefetto le dimissioni della Giunta comunale e della maggioranza dei consiglieri, colla motivazione che agli amministratori è venuta a mancare quella necessaria tranquillità per potere continuare a prestare la loro opera nell’interesse della popolazione. Come avevamo già detto nelle nostre precedenti corrispondenze, il proposito di rassegnare le dimissioni da parte della Giunta comunale era cosa risaputa, ma tutto sembrava dovesse essere subordinato ad una decisione in merito che la Lega dei Comuni socialisti avrebbe dovuto prendere in questi giorni e che poi non ha preso altrimenti, rimettendo ogni decisione alla Direzione del Partito Socialista. L’Amministrazione comunale di Sesto avrebbe tenuta in questi giorni una privata riunione con la maggioranza per stabilire quale via poteva essere seguita dall’aggravarsi di una situazione in cui era messa a dura prova tutta la migliore volontà delle amministrazioni comunali le quali non si sentivano più garantite nella loro regolare funzione dall’appoggio del Governo. Una volta prospettate queste ragioni, la maggioranza dei consiglieri del comune di Sesto non hanno esitato a pronunziarsi favorevolmente alla proposta di dimissioni ed oggi stesso sappiamo che i consiglieri hanno irmata una lettera collettiva che il Sindaco consegnerà brevi manu al Prefetto. 108 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo “La Nazione”, 11 agosto 1922 LE DIMISSIONI DELL’AMMINISTRAZIONE DI SESTO La nomina del Commissario Prefettizio Contrariamente a tutte le voci corse, l’amministrazione socialista di Sesto ha rassegnato le sue dimissioni. Il Prefetto ha già preso atto di questa decisione e ha già provveduto a inviare sul posto un Commissario Prefettizio nella persona del generale Mignaghi. “Il Nuovo Giornale”, 11 agosto 1922 L’INSEDIAMENTO DEL COMMISSARIO PREFETTIZIO AL COMUNE DI SESTO FIORENTINO È pervenuto questa sera [10 agosto] alle ore 15,30 il commissario prefettizio comm. generale Ambrogio Magnaghi in attività di servizio. È il commissario prefettizio provvisorio ed è in attesa di ulteriori disposizioni. Il medesimo questa sera lancerà un appello alla popolazione annunciando il proprio insediamento. 5. Sovversivi e antifascisti schedati nel Casellario Politico Centrale 5.1 La nascita dello schedario L’avvio dell’organizzazione di una moderna polizia in Italia può essere individuato nell’anno 1880, data in cui i servizi di pubblica sicurezza ricevettero un primo ordinamento organico, ed in cui veniva istituito un uicio per la trattazione degli afari politici di natura riservata. Negli anni successivi seguivano altri provvedimenti, come la riorganizzazione degli uici di pubblica sicurezza, l’organizzazione del servizio per la sorveglianza ai pregiudicati, l’istituzione di un registro biograico dei sospetti, la creazione del ruolo degli agenti ausiliari, l’avvio di una statistica dei reati sui pregiudicati e sui minori, il servizio delle ispezioni e l’istituzione, a Roma, di un corso pratico di perfezionamento per gli impiegati di pubblica sicurezza In quello stesso 1880 iniziava anche a funzionare, nell’ambito del Ministero degli Afari Esteri, un servizio di informazione (di competenza della Divisione I, afari politici) relativo alla polizia internazionale con lo scopo di sorvegliare le attività di anarchici ed ailiati al movimento socialista e repubblicano. L’azione di vigilanza dei capi e la sorveglianza attuata su tutte le riunioni ed in generale sulle associazioni di italiani, veniva condotta soprattutto attraverso l’opera di informatori e di iniltrati che, oltre a riferire sull’attività di dette associazioni, dovevano provvedere anche alla raccolta della stampa repubblicana ed anarchica. Nel 1894, con il ritorno al potere di Crispi, veniva dato nuovo impulso al controllo dell’opposizione politica, sia perché le nuove situazioni interne ed internazionali richiedevano di porre maggiore attenzione al fenomeno, soprattutto anarchico, sia perché il nuovo Presidente del Consiglio era incline a trattare 110 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo gli afari relativi alla “questione sociale” come allora veniva deinita, come questioni di ordine pubblico e quindi di competenza della polizia. Veniva istituito il corpo degli agenti ausiliari, una polizia investigativa in borghese particolarmente istruita per la raccolta di notizie di carattere privato e per la sorveglianza dei soggetti pregiudicati o sospetti; veniva ripristinata la Direzione generale di pubblica sicurezza, per garantire accentramento ed unità d’azione; veniva organizzato, nelle grandi città sede di questura, il servizio di anagrafe statistica attraverso il quale si pensava di potere mettere sotto controllo le «classi pericolose della società». Questi nuovi strumenti si aggiungevano all’ammonizione e al domicilio coatto, già in uso, e per la loro natura amministrativa erano destinati a sottrarre alla giustizia penale, con le sue garanzie applicate tramite l’obbligo di prova, particolari settori della popolazione e in particolare quelli che venivano sempre più a coincidere con la deinizione di «classi pericolose» ovvero quanti si andavano organizzando politicamente. In realtà quello che stava cambiando era pertanto l’oggetto della legislazione civile e penale che si stava sempre più rivolgendo contro le organizzazioni di classe protagoniste della lotta politico-sociale di ine secolo. Infatti, tra gli eventi maggiormente signiicativi della storia italiana di questo periodo, deve essere annoverato l’ingresso sulla scena politica delle prime organizzazioni nazionali del proletariato laico e cattolico, che impressero uno stimolo decisivo all’attività politica e sociale della classe operaia e del mondo contadino. La risposta repressiva fornita dalla classe dirigente all’afacciarsi di soggetti sociali rimasti ino a quel momento ai margini, o del tutto esclusi dalla gestione del potere, spingeva il legislatore ad adottare, come abbiamo visto, misure repressive più incisive nei confronti delle «classi pericolose per la società». Furono gli anni in cui si afermarono metodi polizieschi (stato d’assedio, arresti in massa, detenzioni illegali, iniltrazioni di spie, pesanti condanne inlitte ai capi delle agitazioni) già in uso anche se applicati in maniera più blanda. I funzionari di polizia acquistarono un potere sempre maggiore, tendendo ad imporre la propria volontà sulla società civile. Sebbene le leggi in vigore non prevedessero un’esplicita connotazione politica di queste misure, furono sempre più i repubblicani, i socialisti e gli anarchici a subire il provvedimento dell’ammonizione o l’invio al domicilio coatto nelle isole. L’uso politico del domicilio coatto venne comunque introdotto in Italia con le leggi eccezionali del luglio 1894 nell’ambito della repressione crispina contro i movimenti sociali di Sicilia e di Lunigiana. Veniva per questa via colpita un’area di dissidentismo e di sovversivismo, oscillante tra la rivolta sociale 111 I dossier e l’attività politica, sfruttando le ambiguità e gli ampi margini di arbitrio che la deinizione «ordine pubblico», con la quale veniva indicato il bene sociale che le misure di prevenzione e di repressione erano chiamate a difendere, lasciava ai suoi interpreti. In queste condizioni si ebbe l’istituzione, presso la Direzione Generale della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, di un “Servizio dello Schedario biograico degli ailiati ai partiti sovversivi maggiormente pericolosi nei rapporti dell’ordine e della sicurezza pubblica” (tramite le circolari del 25 maggio e del 16 agosto 1894, aggiornate ed integrate in una terza circolare emessa due anni dopo, il 1 giugno 1896, con la quale si richiamavano gli uici periferici ad una maggiore disciplina nella compilazione delle schede biograiche e si dettavano nuovi, dettagliati criteri per la compilazione delle medesime e per rendere pertanto più eiciente il servizio). Dato che le norme per l’individuazione, la schedatura e la classiicazione dei «sovversivi di varia natura», ai quali sono state nel corso dei decenni intestate schede personali, sono rimaste sostanzialmente invariate, la circolare del 1896 costituisce di fatto l’atto di nascita di quello che era destinato a diventare il Casellario Politico Centrale. In essa veniva raccomandato, allo scopo di rendere omogeneo il materiale raccolto e le informazioni di rapida individuazione e di immediata comprensione, di seguire fedelmente, nella compilazione delle schede segnaletiche, la traccia fornita dalla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza alle autorità periferiche e contenente le seguenti: Norme per la compilazione delle Schede Biograiche Generalità complete: - Cognome e Nome - Paternità, e cognome e nome della madre - Luogo (Frazione, Comune, Circondario e Provincia), giorno, mese ed anno di nascita - Residenza (Frazione, Comune, Circondario e Provincia) - Professione o mestiere - Soprannome - Se è ammogliato, celibe o vedovo - Se ammogliato, nome della moglie e numero dei igli Condotta morale e civile: - Fama che riscuote nell’opinione pubblica - Carattere - Educazione 112 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Intelligenza Cultura Studi compiuti Titoli accademici Se è lavoratore assiduo o iacco, o dedito addirittura all’ozio Da quali mezzi trae sostentamento Quali compagnie frequenta Come si comporta nei suoi doveri verso la famiglia Se e quali cariche amministrative o politiche gli sono state aidate, in quale epoca, per quanto tempo ed in che modo le ha disimpegnate Sua condotta relativamente ai principi sovversivi che professa: - A quale partito è ascritto - A quale partito ha precedentemente appartenuto - Quale inluenza ha nel partito, se è circoscritta al luogo ove risiede, od estesa anche fuori, nel Regno o all’estero - Se, e con quali individui del partito, nel Regno od all’estero, è od è stato in corrispondenza epistolare - Se ha dimorato all’estero, in quali epoche, per quanto tempo, in quali città, se vi riportò condanne e se ne fu espulso e per quali motivi - A quali associazioni sovversive, di mutuo soccorso, o di altro genere, ha appartenuto od appartiene, e con quali cariche - Se ha collaborato o collabora alla redazione di giornali: quali ed in che epoca - Se riceve o spedisce giornali o stampe sovversive - Se fa propaganda, fra quali classi di persone, con quanto proitto - Se è capace di tener conferenze, se ne ha tenute, dove e in quale epoca - Quale contegno tiene verso le Autorità - Se ha preso parte, ed a quali manifestazioni del partito cui è ascritto, sia a mezzo della stampa, irmando manifesti, programmi ecc., sia in occasione di anniversari, commemorazioni, riunioni, assembramenti, dimostrazioni, ecc. - Tutto ciò, inine, che risulta dalle varie pratiche di Uicio, sia in materia giudiziaria che politica, esposto in ordine cronologico, con chiarezza, succintamente. - Seguivano altre indicazioni relative ad eventuali provvedimenti di ammonizione a cui fosse stato sottoposto il soggetto, assegnazione a domicilio coatto, imputazioni o condanne. I dossier 113 Gli anni di passaggio dall’età giolittiana all’inizio del regime fascista non furono caratterizzati da grandi novità nel settore del controllo dell’opposizione politica. Superato il momento di particolare preoccupazione legato all’attività degli anarchici, la Direzione generale della pubblica sicurezza aveva progressivamente assunto attribuzioni nuove, legate soprattutto all’espansione della legislazione sociale (legge sugli infortuni, sul lavoro delle donne e dei minori ecc.). Fu con l’avvento al potere del fascismo che la repressione veniva istituzionalizzata nella legislazione come nella prassi amministrativa diventando sistema di governo. La repressione, nel farsi sistema e nell’espandersi ino ad intervenire in aspetti della vita di privati cittadini in misura ino a quel momento mai raggiunta, non venne più aidata ai soli organi di polizia, ma estesa ad altri strumenti di controllo (partito, sindacati, organizzazioni giovanili). Nel 1926, a seguito della promulgazione delle “Leggi Speciali per la difesa dello Stato” veniva potenziato anche lo strumento della schedatura di massa che venne riorganizzata e gli venne attribuita le denominazione di Casellario Politico Centrale. Nello stesso tempo cessò di essere l’unico casellario a disposizione: negli uici di pubblica sicurezza vennero istituiti lo schedario delle carte di identità (nel quale dovevano essere annotati i “sospetti in linea politica”), l’anagrafe centrale degli stranieri, una schedatura dei parroci (solo iniziata) oltre alla schedatura degli oppositori del Governo in Italia ed all’estero, dei sospetti di spionaggio, delle minoranze etniche. Una delle principali preoccupazioni di Mussolini, dopo l’ascesa alla Presidenza del Consiglio, fu quella della riorganizzazione delle forze di polizia e, più in generale, dei corpi armati. Fra i primi provvedimenti adottati in questo senso dal nuovo governo vi fu la soppressione del Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza e l’istituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. La Guardia Regia, l’unico corpo armato in servizio di pubblica sicurezza, divenne l’Arma dei Carabinieri Reali presso la quale venne anche creato un «ruolo» investigativo specializzato con funzioni di polizia criminale. La milizia, il primo embrione di una polizia fascista, non svolse un ruolo importante nella tutela dell’ordine pubblico e nella difesa del regime dai suoi oppositori, limitandosi a compiti di sorveglianza. L’approvazione del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza promulgate nel novembre del 1926, i «provvedimenti per la difesa dello Stato», l’istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, sorto allo scopo di giudicare i reati in esse contemplati, e la creazione dell’Organo di Vigilanza dei Reati Antifascisti (OVRA), comportarono anche il potenziamento e l’ampliamento del Casellario Politico Centrale. Successivamente fu organizzato come uicio dipendente dalla 114 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo I Sezione della Divisione Afari Generali e Riservati. In questa sede il materiale esistente venne riordinato ed aggiornato, si provvide all’immediata radiazione dei deceduti e vennero avviate indagini su coloro che risultavano politicamente inattivi: a loro carico venne disposta una speciale vigilanza. Le questure dovevano aggiornare il Ministero dell’Interno, tramite «cenni biograici» trimestrali, redatti su appositi moduli, sul comportamento politico della persona. Nel caso degli espatriati si procedette, con indagini tramite consolati ed ambasciate, all’accertamento della residenza, alla conoscenza del comportamento tenuto, all’adesione a partiti, associazioni, sindacati stranieri, all’atteggiamento assunto nei confronti del regime. In genere questi soggetti inirono iscritti nella Rubrica di Frontiera con l’indicazione del provvedimento da adottare nei loro confronti in caso di rimpatrio permanente o temporaneo. I nomi che si aggiungono negli anni del fascismo, riguardano in primo luogo i processati dal Tribunale Speciale. Ad essi si sommano i condannati per reati politici dai Tribunali ordinari, gli ammoniti, i diidati, gli iscritti nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze, i detenuti per periodi più o meno lunghi senza però che nei loro confronti sia scattato il deferimento al Tribunale Speciale, coloro che vennero inseriti nel Casellario Politico Centrale per attività svolta esclusivamente all’estero. Seguendo questi criteri sono stati compilati circa 160.000 fascicoli personali di cittadini italiani, 21.500 circa dei quali relativi a toscani e 171 di questi relativi a persone nate e/o residenti a Sesto Fiorentino, la stragrande maggioranza dei quali riguarda oppositori del regime fascista. Le schede che seguono costituiscono delle sintetiche biograie politiche di varie persone legate, in maniera più o meno persistente ed incisiva, con il comune di Sesto Fiorentino. Queste schede riportano, in ordine: nome e cognome, paternità e maternità, luogo e data di nascita, luogo di residenza, colore politico, mestiere. 115 I dossier 5.2 Sesto nell’area iorentina Comune Abitanti (1930) C.P.C. Coninati Sesto Fiorentino Bagno a Ripoli Calenzano Campi Bisenzio Fiesole Impruneta Lastra a Signa Scandicci e Casellina Signa Vaglia 16.935 17.156 7.985 15.792 11.317 10.392 13.058 13.415 9.405 4.050 147 86 16 117 89 19 125 15 + 8 68 4 20 10 8 9 4 5 2+1 4 1 Tribunale Partigiani Speciale 26 18 2 5 12 5 13 2+2 7 - 132 46 44 20 53 55 19 54 24 16 5.3 L’elenco nominativo degli schedati - Ardinghi Francesco Leopoldo, di Settimo e di Cappellotti Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 31 ottobre 1846, emigrato in Argentina, anarchico. - Baldi Duilio, di Rafaello e di Donnini Marianna, nato a Sesto Fiorentino il 28 marzo 1888, residente a Firenze, comunista, lavorante scultore. - Baldi Gino, di Giuseppe e di Parenti Adelina, nato a Sesto Fiorentino il 4 ottobre 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tornitore. - Banchelli Egisto, di Ubaldo e di Turini Andreina, nato a Sesto Fiorentino il 2 dicembre 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, bronzista. - Banchelli Paolo, di Pietro e di Comparini Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 12 luglio 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Barducci Alfredo, di Egisto e di Cecchi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 25 settembre 1870, emigrato in Francia, anarchico, falegname. - Barducci Amneris Maria, di Rafaele, nata a Sesto Fiorentino il 22 giugno 1904, emigrata in Francia, comunista, ricamatrice. - Barducci Carlo, di Giovanni e di Gori Enrichetta, nato a Sesto Fiorentino il 14 novembre 1906, residente a Sesto Fiorentino, antifascista, imballatore di stofe. - Barducci Giovanni, di Cesare e di Papi Elisa, nato a Sesto Fiorentino il 20 maggio 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Barducci Giulio Pietro, di Cesare e di Papi Elisa, nato a Sesto Fiorentino il 30 aprile 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tornitore. 116 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Barducci Rafaello, di Pietro e di Ferroni Giuseppa, nato a Sesto Fiorentino l’11 settembre 1862, residente a Firenze, socialista. - Bartoli Guido, di Ottavio e di Frilli Carlotta, nato a Firenze il 4 febbraio 1883, residente a Sesto Fiorentino, socialista, falegname. - Becherucci Arnaldo, di Tommaso e di Manetti Marianna, nato a Sesto iorentino il 3 giugno 1864, residente a Pratovecchio (AR), anarchico, oreice. - Berti Renzo, di Tommaso e di Grassi Marianna, nato a Sesto Fiorentino il 30 agosto 1907, residente a Badia Settimo (FI), comunista, doratore. - Bertini Bruno, di Natale e di Ugolini Zaira, nato a Sesto Fiorentino il 29 settembre 1909, residente a Firenze, comunista, argentiere. - Bettarini Augusto, di Seraino e di Granchi Afortunata, nato a Sesto Fiorentino il 10 febbraio 1879, residente a Firenze, socialista, operaio ferroviario. - Biagioni Azzolino, di Federico e di Masini Albina, nato a Sesto Fiorentino il 9 marzo 1886, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore. - Biagiotti Alfredo, di Cesare e di Pratesi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 23 novembre 1878, residente a Sesto Fiorentino, socialista, lavorante alla manifattura Ginori. - Biagiotti Armenio, di Gaetano e di Conti Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 22 febbraio 1860, residente a Sesto Fiorentino, socialista, negoziante di iammiferi. - Biagiotti Arrigo, di Arturo e di Taverni Clementina, nato a Sesto Fiorentino il 23 ottobre 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio meccanico. - Biagiotti Gino, di Paolo e di Conti Luisa, nato a Sesto Fiorentino il 1° aprile 1893, residente a Firenze, comunista, scultore in marmo. - Biagiotti Stanislao, di Seraino e di Pecchioli Italia, nato a Sesto Fiorentino il 25 settembre 1886, emigrato in Francia, comunista, ceramista. - Biancalani Dino, di Seraino e di Morganti Felicia, nato a Campi Bisenzio il 20 novembre 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Bianchi Giovanni, di Giovanni e di Bacci Italia, nato a Firenze il 17 settembre 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, legatore di libri. - Bianchini Attilio, di Michele e di Nistri Ottavia, nato a Sesto Fiorentino il 14 aprile 1899, residente a Firenze, socialista, ferroviere. - Bianchini Vasco, di Edoardo e di Biagiotti Maria Amelia, nato a Sesto Fiorentino il 19 giugno 1907, residente a Santa Croce Sull’Arno(PI), comunista, meccanico. - Bigagli Pilade, di Francesco e di Quercioli Eleonora, nato a Sesto Fiorentino il 25 agosto 1878, residente a Sesto Fiorentino, comunista. - Biondi Arturo, di Antonio e di Fantechi Seraina, nato a Sesto Fiorentino il 29 novembre 1860, residente a Sesto Fiorentino, socialista, commesso. - Biondi Pilade, di Alessandro e di Villoresi Carlotta, nato a Sesto Fiorentino il 5 maggio 1866, residente a Sesto Fiorentino, socialista, possidente. I dossier 117 - Biricolti Amedeo, di Tobia e di Biagiotti Paola, nato a Sesto Fiorentino il 4 ottobre 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Biricolti Roberto, di Tobia e di Biagiotti Paola, nato a Sesto Fiorentino il 19 settembre 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Biscioni Gino, di Rafaele e di Fagossi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 12 agosto 1899, residente a Firenze, socialista, ferroviere. - Bonarelli Luigi, di Giovacchino e di Rossi Maria, nato a Ostiglia (MN) nel 1870, residente a Sesto Fiorentino, socialista, meccanico. - Boncinelli Ugo, di Rafaele e di Scarselli Caterina, nato a Sesto Fiorentino il 16 giugno 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Bonini Aliero Nello, di Cesare e di Bacci Maria, nato a Sesto Fiorentino il 6 aprile 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tornitore. - Borri Giovanni, di Remigio e di Matteuzzi Teresa, nato a Certaldo (FI) il 13 settembre 1879, residente a Sesto Fiorentino, socialista, facchino. - Bossoli Enrico, di Andrea e di Benelli Estere, nato a Sesto Fiorentino l’8 dicembre 1865, residente a Sesto Fiorentino, socialista, tipografo. - Brogi Renzo, di Alfredo e di Bruschi Anita, nato a Sesto Fiorentino l’8 aprile 1912, residente a Sesto Fiorentino, comunista, pittore. - Bruschi Giulio, di Lodovico e di Parri Adele, nato a Sesto Fiorentino il 20 novembre 1911, residente a Sesto Fiorentino, comunista, stagnino. - Bucherelli Vittorio, di Pietro e di maternità ignota, nato a Firenze il 26 giugno 1859, residente a Sesto Fiorentino, socialista, fabbricante di ceramiche. - Burgassi Ottavio, di Benedetto e di Manuelli Maria, nato a San Casciano Val di Pesa (FI) il 30 agosto 1863, residente a Sesto Fiorentino, comunista, facchino. - Caciolli Rigoletto, di Alipio e di Coppi Barbara, nato a Sesto Fiorentino il 31 gennaio 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tappezziere. - Calamai Arrigo, di Pietro e di Papi Cherubina, nato a Sesto Fiorentino il 25 maggio 1897, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Carraresi Giulio, di Emilio e di Tofani Giulia, nato a Sesto Fiorentino il 7 luglio 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, commesso. - Casciani Guido, di Gabriello e di Azzari Cesira, nato a Sesto Fiorentino il 27 aprile 1891, residente a Milano, socialista, avvocato. - Casini Mario, di Ottavio e di Pecci Orlandina, nato a Sesto Fiorentino il 10 novembre 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Castorani Maria, di Seraino e di Milli Luisa, nata a Sesto Fiorentino il 21 ottobre 1877, residente a Roma, antifascista, casalinga. - Catani Adolfo, di Antonio e di Giuntoli Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 22 febbraio 1879, residente a Firenze, socialista, muratore. 118 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Ceccherini Augusto, di Luigi e di Vannucchi Attilia, nato a Sesto Fiorentino il 20 giugno 1879, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, garzone di fornaio. - Ceccherini Libero, di Virgilio e di Banchelli Foscarina, nato a Sesto Fiorentinoil 4 settembre 1906, residente a Sesto Fiorentino, meccanico, comunista. - Cecchi Rafaello, di Benedetto e di Guarnieri Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 21 dicembre 1897, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Ceccuti Olinto, di Lodovico e di Calzolai Isola, nato a Casellina e Torri (FI) il 20 ottobre 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, doratore. - Cerreti Giulio, di Agostino e di Pecchioli Giulia, nato a Sesto Fiorentino l’11 ottobre 1903, emigrato in Francia, comunista, insegnante. - Cicianesi Silvio, di Stefano e di Mannini Adele, nato a Sesto Fiorentino il 19 agosto 1886, residente a Torino, socialista, commerciante di vini. - Ciulli Virgilio, di Pietro e di Romoli Elvira, nato a Sesto Fiorentino il 30 marzo 1886, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, scrivano. - Collini Gino, di Carlo e di Belli Clementina, nato a Sesto Fiorentino il 15 luglio 1886, residente a Castello (FI), antifascista, manovale ferroviario. - Conti Aldo, di Paolo e di Nannicini Giovanna, nato a Sesto Fiorentino il 26 aprile 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Conti Amedeo, di Giuseppe e di Quercioli Ester, nato a Sesto Fiorentino il 15 agosto 1883, emigrato in Svizzera, comunista, vetraio. - Conti Guido, di Cesare e di Nannicini Maria, nato a Sesto Fiorentino il 13 ottobre 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Conti Pilade, di Luigi e di Nesti Masina, nato a Sesto Fiorentino il 12 novembre 1876, residente a Firenze, comunista, commerciante, scultore. - Conti Primo, di Alessandro e di Cianchi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 28 dicembre 1886, residente a La Spezia, comunista, operaio fresatore. - Contini Alfredo, di Luigi e di Zoppi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 3 dicembre 1866, residente a Sesto Fiorentino, socialista, decoratore. - Contini Baldassare, di Leopoldo e di Faina Carolina, nato a Sesto Fiorentino l’8 settembre 1886, residente a Treviso, comunista, ferroviere. - Corsi Ugo, di Giuseppe e di Vannini Bruna, nato a Sesto Fiorentino il 15 giugno 1916, residente a Firenze, comunista, meccanico. - Corsinovi Leonardo, di Pietro e di Gori Marianna, nato a Calenzano il 16 dicembre 1869, residente a Sesto Fiorentino, socialista, impiegato. - Corti Lamberto, di Gino e di Arrighetti Paolina, nato a Sesto Fiorentino il 27 novembre 1917, residente a Sesto Fiorentino, antifascista, studente. - Del Grazia Arturo, di Rafaele e di Villoresi Albina, nato a Sesto Fiorentino il 27 maggio 1883, emigrato in Argentina, socialista, muratore. I dossier 119 - Donzelli Attilio, di Sabatino e di Norcioni Anna, nato a Sesto Fiorentino il 31 ottobre 1885, residente a Monte San Vito (AN), comunista, cantoniere ferroviario. - Drigani Enrico, di Eliseo e di Signorini Maddalena, nato a Sesto Fiorentino il 12 marzo 1883, residente a Vercelli, antifascista, rappresentante di commercio. - Faini Virgilio, di Giuseppe e di Conti Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 14 marzo 1876, residente a Firenze, studente, impiegato. - Fantechi Mario, di Giacinto e di Poggiali Cherubina, nato a Sesto Fiorentino il 21 luglio 1889, emigrato in Francia, anarchico, bracciante. - Fantechi Renato, di Cesare e di Caciolli Isola, nato a Sesto Fiorentino il 22 luglio 1902, residente a Sesto Fiorentino, antifascista, meccanico. - Fedi Dante, di Massimo e di Biagiotti Adele, nato a Sesto Fiorentino il 9 gennaio 1898, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Fei Armando, di Giuseppe e di Fissi Elvira, nato a Sesto Fiorentino il 23 maggio 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Fissi Leonello, di Luigi e di Ciami Teresina, nato a Calenzano (FI) il 12 aprile 1887, residente a Sesto Fiorentino, comunista, venditore ambulante. - Fissi Silvio, di Emilio e di Bonini Giustina, nato a Sesto Fiorentino il 25 ottobre 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, muratore. - Fortini Fosco, di Oreste e di Cianchi Cesira, nato a Sesto Fiorentino l’8 maggio 1892, residente a Castello (FI), antifascista, impiegato alle ferrovie. - Frosali Alemanno, di Emilio e di Paci Armida, , nato a Casellina e Torri (FI) il 31 gennaio 1898, residente a Sesto Fiorentino, comunista, stuccatore. - Frosali Oliviero, di Emilio e di Paci Armida, nato a Casellina e Torri (FI) il 1° agosto 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio, cementista. - Gamannossi Leontina, di Cesare e di Mannini Emilia, nata a Sesto Fiorentino il 28 agosto 1888, emigrata in Francia, comunista, casalinga. - Gambacciani Tullio, di Rafaello e di Ragionieri Isola, nato a Capraia e Limite (FI) il n 22 maggio 1891, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, negoziante. - Gelli Rolando, di Franco e di Frosali Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 14 giugno 1911, residente a Sesto Fiorentino, comunista, falegname. - Gemmi Edgardo, di Fosco e di Michelini Elvira, nato a Lastra a Signa (FI) il 18 maggio 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, commerciante in calzature. - Giachetti Ariberto, di Giuseppe e di Salvi Paradisa, nato a Sesto Fiorentino il 3 marzo 1886, residente a Sesto Fiorentino, socialista, ferroviere. - Giachetti Armando, di Benedetto e di Carraresi Cherubina, nato a Porretta (BO) il 29 luglio 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Giachetti Garibaldo, di Isaiae di Cellini Fortunata, nato a Sesto Fiorentino il 3 novembre 1881, residente a Firenze, comunista, piazzista di commercio. 120 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Giachetti Giuseppe, di Giuseppe e di Bottai Annunziata, nato a Sesto Fiorentino il 20 settembre 1869, residente a Firenze, socialista, falegname. - Giachetti Lelio, di Tito e di Giachetti Adele, nato a Sesto Fiorentino il 9 giugno 1907, residente a Sesto Fiorentino, comunista, saponaio. - Giachetti Oreste, di Carlo e di Centelli Faustina, nato a Sesto Fiorentinbo il 28 febbraio 1867, residente a Sesto Fiorentino, socialista, noleggiatore di biciclette. - Giachetti Renato, di Cesare e di Begali Anna, nato a Sesto Fiorentino il 2 luglio 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Gigli Attilio, di Angiolo e di Bencini Luisa, nato a Sesto Fiorentino il 18 novembre 1873, residente a Sesto Fiorentino, socialista, lattaio. - Giorgertti Orlando, di Averardo e di Fusi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 24 maggio 1898, emigrato in Francia, socialista, meccanico. - Giovannoni Pirro, di Cesare e di Becucci Scolastica, nato a Sesto Fiorentino nel 1899, Francia, socialista, facchino. - Giovannoni Ugo, di Cesare e di Becucci Scolastica, nato a Sesto Fiorentino nel 1894, Francia, socialista, manovale. - Grassi Augusto, di Alberto e di Musso Marietta, nato a Sesto Fiorentino nel 1900, residente a Firenze, anarchico, meccanico. - Grassi Opelio, di Emilio e di Mattolini Elvira, nato a Sesto Fiorentino il 7 aprile 1883, residente a Livorno, comunista, operaio. - Grassi Ruggero, di Arturo e di Diomira Biagiotti, nato a Sesto Fiorentino il 29 novembre 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, abbozzatore scultore. - Guarnieri Arduino, di Vittorio e di Ciami Elvira, nato a Sesto Fiorentino il 22 marzo 1887, residente a sesto Fiorentino, socialista, oreice. - Guarnieri Mario, di Amos e di Serri Armida, nato a Sesto Fiorentino il 22 novembre 1905, residente a Rifredi (FI), comunista, dipendente della cooperativa di Rifredi. - Guarnieri Sirio, di Francesco e di Lanzi Foscarina, nato a Sesto Fiorentino il 29 marzo 1887, residente a Firenze, anarchico, macchinista. - Guidi Ugo, di Giovan Battista e di Pieri Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 7 settembre 1887, emigrato in Francia, socialista, manovale ferroviario. - Ignesti Carlo, di Ferdinando e di Cianchi Giovanna, nato a Sesto Fiorentino il 14 aprile 1874, emigrato ad Asmara (Eritrea), socialista, impresario. - Ignesti Roberto, di Paolo, nato a Sesto Fiorentino nel 1906, residente a Livorno, antifascista. - Landi Giovanni Battista, di Romualdo e di Giorgetti Stella, nato a Sesto Fiorentino il 4 giugno 1882, residente a Sesto Fiorentino, comunista, facchino. - Landi Tullio, di Ugo e di Parenti Maria, nato a Sesto iorentino il 3 luglio 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, fonditore. I dossier 121 - Landini Artuto, di Giuseppe e di Dugani Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 23 gennaio 1887, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, operaio. - Lavoratti Carlo, di Cesare e di Baldini Seraina, nato a Villa Basilica (LU) il 27 novembre 1873, residente a Sesto Fiorentino, socialista, guardia municipale. - Lenzi Giordano Bruno, di Adolfo e di Segoni Artemisia, nato a Sesto Fiorentino il 30 maggio 1889, residente a Firenze, socialista, ragioniere alla Cassa di Risparmio. - Lenzi Luigi, di Adolfo e di Segoni Artemisia, nato a Sesto Fiorentino il 23 settembre 1899, residente a Sesto Fiorentino, socialista, commerciante. - Lorenzini Urbano, di Biagio e di Poli Settima, nato a Sesto Fiorentino il 16 febbraio 1897, residente a Livorno, comunista, meccanico. - Macherelli Spartaco, di Luigi e di Bencini Fiscarina, nato a Sesto Fiorentino il 27 gennaio 1908, residente a Firenze, comunista, meccanico. - Mannini Giulio, di Giocondo e di Pansechi Enrichetta, nato a Sesto Fiorentino il 27 giugno 1898, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Mannini Tito, di Iacopo e di Nannini Angela, nato a Sesto Fiorentino il 24 gennaio 1888, residente a Roma, antifascista, cameriere. - Marchi Armando, di Basilio e di Vannini Marianna, nato a Firenze il 6 febbraio 1881, residente a Sesto Fiorentino, socialista, fotografo. - Marconi Guido, di Casimiro e di Cecchi Silvia, nato a Sesto Fiorentino il 16 dicembre 1888, residente a Firenze, socialista, manovale ferroviario. - Mariotti Augusto, di Francesco e di Ceccheri Cristina, nato a Sesto Fiorentino il 23 marzo 1875, emigrato in Francia e successivamente a Milano, repubblicano, pittore. - Mattolini Wais, di Oreste e di Zuccherini Angelina, nato a Sesto Fiorentino nel 1909, residente a Sesto Fiorentino, antifascista. - Medici Aldo, di Leopoldo e di Matteini Carolina, nato a Sesto Fiorentino il 19 luglio 1860, residente ad Arezzo, socialista, medico chirurgo. - Melani Nello, di Adolfo e di Facchini Zoraide, nato a Campi Bisenzio (FI) il 4 agosto 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, fabbro. - Melani Renato di Annibale di Donnini Niccola, nato a Calenzano (FI) il 18 agosto 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, manovale. - Mengoni Ilio, di Filippo e di Vannini Ernesta, nato a Prato (FI) il 10n ottobre 1906, residente a Sesto Fiorentino, comunista, impiegato ferroviario. - Miniati Giovanni, di Leopoldo e di Grassi Sabina, nato a Sesto Fiorentino il 19 agosto 1873, emigrato in Brasile, socialista, pittore. - Moroni Bruno, di Cesare e di Bosi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 19 marzo 1903, residente a Firenze, antifascista, contadino. - Moroni Fosco, di Cesare e di Bosi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 14 dicembre 1904, residente a Firenze, antifascista, manovale. 122 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Moroni Gino, di Cesare e di Bosi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 6 dicembre 1907, residente a Firenze, antifascista, colono. - Mussio Aldo, di Alessandro e di Mangardi Stellina, nato a Firenze il 21 ottobre 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, cementista. - Nannicini Mario, di Cesare e di Moroni Annunziata, nato a Sesto Fiorentino il 10 febbraio 1898, residente a sesto Fiorentino, antifascista. - Nincheri Sirio, di Paolo e di Giagnoli Marianna, nato a Sesto Fiorentino il 22 novembre 1900, residente a Firenze, comunista, esattore. - Nistri Arturo, di Ludovico e di Piccioli Assunta, nato a Sesto Fiorentino il 12 agosto 1877, residente a Firenze, socialista, ferroviere. - Parenti Dante, di Torello e di Coppini Isolina, nato a Sesto Fiorentino il 30 gennaio 1885, residente a Firenze, antifascista, calzolaio. - Parenti Ezio, di Emilio e di Balli Ernesta, nato a Sesto Fiorentino il 30 novembre 1907, residente a Sesto Fiorentino, comunista, imballatore. - Parenti Giulio, di Emilio e di Parenti Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 29 ottobre 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Parenti Pietro, di Cesare e di Conti Elvira, nato a Sesto Fiorentino il 29 settembre 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore. - Parenti Vais, di Iginio e di Belli Selene, nato a Sesto Fiorentino nel 1909, residente a Sesto Fiorentino, comunista. - Parnasi Alfredo, di Mauro e di Bonaiuti Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 12 novembre 1900, residente a Firenze, comunista, incisore in metalli. - Pecchioli Adolfo, di Egisto e di Comparini Annunziata, nato a Sesto Fiorentino il 16 giugno 1877, residente a San Salvi (Firenze), comunista, inabile al lavoro. - Pecchioli Brunellesco Dante, di Paolo e di Masini Ida, nato a Sesto Fiorentino il 13 aprile 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Pecchioli Ugo, di Giocondo e di Ceccherini Albina, nato a Sesto Fiorentino il 24 maggio 1875, residente a Domodossola (NO), repubblicano, direttore casa di spedizioni. - Pieri Seraino, di Nicolò e di Pucci Marianna, nato a Travalle di Calenzano (FI), il 27 luglio 1868, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, legatore di libri. - Pierucci Andrea, di Gabriello e di Fantini Augusta, nato a Sesto Fiorentino il 10 dicembre 1883, residente a Firenze, antifascista, operaio. - Pillori Torquato, di Eugenio e di Calamai Zelinda, nato a Sesto Fiorentino il 22 agosto 1885, residente a Sesto Fiorentino, comunista, pizzicagnolo. - Pini Attilio, di Emilio e di Conti Armida, nato a Sesto Fiorentino il 15 marzo 1892, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore. - Poccianti Siro, di Romualdo, nato a Sesto Fiorentino nel 1897, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. I dossier 123 - Pozzi Guido, di Lapo e di Ceri Paolina, nato a Sesto Fiorentino il 3 dicembre 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Pratesi Arturo, di Guglielmo e di Picchi Silvia, nato a Sesto Fiorentino il 4 febbraio 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, fornaio. - Puliti Filomena, di Giuseppe e di Nigi Maria, nata a Sesto Fiorentino il 9 gennaio 1864, residente a Firenze, anarchica, cucitrice di bianco. - Puliti Giulio, di Enrico e di Romoli Assunta, nato a Sesto Fiorentino il 2 dicembre 1876, residente a Firenze, socialista, rappresentante di commercio. - Rindi Rindo, di Olinto e di Grassi Giustina, nato a Sesto Fiorentino il 24 novembre 1910, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Romoli Narciso, di Tito e di Mariani Anna, nato a Sesto Fiorentino il 10 ottobre 1884, residente a Sesto Fiorentino, socialista, fornaio. - Rossetti Francesco, di Silvio e di Campostrini Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 28 luglio 1905, residente a Sesto Fiorentino, comunista. - Rossi Giovanni, di Daniele, e di Banchelli Annunziata, nato a Sesto Fiorentino il 7 ottobre 1888, residente a Sesto Fiorentino, socialista, tipografo. - Salvestrini Alfredo, di Niccolò e di Signorini Ester, nato a Sesto Fiorentino il 22 gennaio 1883, residente a Sesto Fiorentino, socialista, litografo. - Sarri Igino Luigi, di Pietro e di Rossi Filomena, nato a Sesto Fiorentino l’11 gennaio 1883, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, manovale. - Scheggi Alfredo, di Antonio e di Fallani Annunziata, nato a Sesto Fiorentino il 23 aprile 1897, residente a Livorno, socialista, pasticcere. - Signorini Bindo, di Paris e di Vittori Luisa, nato a Sesto Fiorentino il 23 aprile 1883, residente a Firenze, comunista, ferroviere. - Signori Camillo, di Paris e di Vittori Luisa, nato ad Agliana (Pistoia) il 23 giugno 1879, emigrato in Francia, anarchico, ferroviere, gelataio. - Simonetti Guido, di Antonio e di Giardini Maria, nato a Sesto Fiorentino il 14 marzo 1892, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, facchino. - Soriani Brunetto, di Giuseppe e di Girardi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 15 agosto 1905, residente a Firenze, comunista, manovale. - Svicher Giuseppe, di Stanislao e di Bosi Maria Cesira, nato a Sesto Fiorentino il 28 marzo 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Targioni Gino, di Eugenio e di Fagioli Ermellina, nato a Sesto Fiorentino il 26 dicembre 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore in alabastro. - Tarli Ottorino, di Rafaele e di Salvadori Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 18 ottobre 1883, emigrato in Belgio, antifascista, meccanico. - Tinghi Neluno, di Antonio e di Chellini Armida, nato a Sesto Fiorentino il 31 marzo 1905, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore in alabastro. 124 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Tossani Guglielmo, di Ferdinando e di Settembri Teodora, nato a Barberino di Mugello (FI) il 13 aprile 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Trallori Dino, di Giovanni e di Cianchi Artemisia, nato a Sesto Fiorentino il 30 dicembre 1902, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Ugolini Ugolino, di Carlo e di Degli Innocenti Olga, nato a Sesto Fiorentino il 22 agosto 1898, residente a Firenze, antifascista, meccanico. - Venturini Ugo, di Eugenio e di Ragusa Natalina, nato a Sesto Fiorentino il 23 aprile 1900, emigrato in Francia, comunista, meccanico. - Veronelli Giovanni Giacomo, di Carlo e di Anelli Elisabetta, nato a Sesto Fiorentino il 28 febbraio 1886, residente a Genova poi emigrato in Francia, comunista, falegname. - Villoresi Ugo, di Seraino, nato a Sesto Fiorentino nel 1883, residente a Sesto Fiorentino, socialista, operaio. - Zoppi Attilio, di Giovanni e di Biagiotti Maria, nato a Sesto Fiorentino il 15 agosto 1868, residente a Sesto Fiorentino, anarchico, panettiere. - Zoppi Cesare, di Giovanni e di Biagiotti Maria, nato a Sesto Fiorentino il 5 gennaio 1864, residente a Sesto Fiorentino, socialista, operaio della manifattura Ginori. - Zoppi Guido, di Silvestro, nato a Sesto Fiorentino nel 1867, residente a Sesto Fiorentino, socialista, operaio. Alcuni di questi schedati vennero sottoposti a provvedimenti restrittivi delle libertà personali proprio in seguito al “reato” di avere svolto o di svolgere attività politica contraria al regime ed alla sua ideologia. Si è ritenuto utile fornire qui di seguito gli elenchi nominativi dei singoli cittadini sottoposti a questi provvedimenti dei quali si forniscono anche i caratteri essenziali. La presenza di un nominativo in più elenchi sta a signiicare che quella persona è stata sottoposta, nel tempo, alle misure preventive e/o restrittive delle quali si ritiene opportuno fornire alcuni cenni esplicativi e che sono: diidato; ammonito; coninato; Rubrica di frontiera; Tribunale Speciale. I dossier 125 5.4 I diidati La diffida è il provvedimento più blando. Consisteva in genere in un richiamo, scritto od orale, ad astenersi da qualsiasi attività politica ed a non frequentare persone sospette. - Baldi Gino, di Giuseppe e di Parenti Adelina, nato a Sesto Fiorentino il 4 ottobre 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tornitore. - Barducci Giovanni, di Cesare e di Papi Elisa, nato a Sesto Fiorentino il 20 maggio 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Barducci Giulio Pietro, di Cesare e di Papi Elisa, nato a Sesto Fiorentino il 30 aprile 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tornitore. - Berti Renzo, di Tommaso e di Grassi Marianna, nato a Sesto Fiorentino il 30 agosto 1907, residente a Badia Settimo (FI), comunista, doratore. - Biagiotti Arrigo, di Arturo e di Taverni Clementina, nato a Sesto Fiorentino il 23 ottobre 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio meccanico. - Biagiotti Gino, di Paolo e di Conti Luisa, nato a Sesto Fiorentino il 1° aprile 1893, residente a Firenze, comunista, scultore in marmo. - Bianchini Vasco, di Edoardo e di Biagiotti Maria Amelia, nato a Sesto Fiorentino il 19 giugno 1907, residente a Santa Croce sull’Arno (PI), comunista, meccanico. - Biricolti Amedeo, di Tobia e di Biagiotti Paola, nato a Sesto Fiorentino il 4 ottobre 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Biricolti Roberto, di Tobia e di Biagiotti Paola, nato a Sesto Fiorentino il 19 settembre 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Boncinelli Ugo, di Rafaele e di Scarselli Caterina, nato a Sesto Fiorentino il 16 giugno 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Burgassi Ottavio, di Benedetto e di Manuelli Maria, nato a San Casciano Val di Pesa (FI) il 30 agosto 1863, residente a Sesto Fiorentino, comunista, facchino. - Calamai Arrigo, di Pietro e di Papi Cherubina, nato a Sesto Fiorentino il 25 maggio 1897, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Carraresi Giulio, di Emilio e di Tofani Giulia, nato a Sesto Fiorentino il 7 luglio 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, commesso. - Casini Mario, di Ottavio e di Pecci Orlandina, nato a Sesto Fiorentino il 10 novembre 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Ceccherini Libero, di Virgilio e di Banchelli Foscarina, nato a Sesto Fiorentinoil 4 settembre 1906, residente a Sesto Fiorentino, meccanico, comunista. 126 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Cecchi Rafaello, di Benedetto e di Guarnieri Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 21 dicembre 1897, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Cicianesi Silvio, di Stefano e di Mannini Adele, nato a Sesto Fiorentino il 19 agosto 1886, residente a Torino, socialista, commerciante di vini. - Conti Aldo, di Paolo e di Nannicini Giovanna, nato a Sesto Fiorentino il 26 aprile 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Conti Primo, di Alessandro e di Cianchi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 28 dicembre 1886, residente a La Spezia, comunista, operaio fresatore. - Fissi Leonello, di Luigi e di Ciami Teresina, nato a Calenzano (FI) il 12 aprile 1887, residente a Sesto Fiorentino, comunista, venditore ambulante. Frosali Alemanno, di Emilio e di Paci Armida, , nato a Casellina e Torri (FI) il 31 gennaio 1898, residente a Sesto Fiorentino, comunista, stuccatore. - Giachetti Armando, di Benedetto e di Carraresi Cherubina, nato a Porretta (BO) il 29 luglio 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Landi Giovanni Battista, di Romualdo e di Giorgetti Stella, nato a Sesto Fiorentino il 4 giugno 1882, residente a Sesto Fiorentino, comunista, facchino. - Melani Nello, di Adolfo e di Facchini Zoraide, nato a Campi Bisenzio (FI) il 4 agosto 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, fabbro. - Mengoni Ilio, di Filippo e di Vannini Ernesta, nato a Prato (FI) il 10n ottobre 1906, residente a Sesto Fiorentino, comunista, impiegato ferroviario. - Parenti Pietro, di Cesare e di Conti Elvira, nato a Sesto Fiorentino il 29 settembre 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore. - Parnasi Alfredo, di Mauro e di Bonaiuti Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 12 novembre 1900, residente a Firenze, comunista, incisore in metalli. - Poccianti Siro, di Romualdo, nato a Sesto Fiorentino nel 1897, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Svicher Giuseppe, di Stanislao e di Bosi Maria Cesira, nato a Sesto Fiorentino il 28 marzo 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Targioni Gino, di Eugenio e di Fagioli Ermellina, nato a Sesto Fiorentino il 26 dicembre 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore in alabastro. - Tossani Guglielmo, di Ferdinando e di Settembri Teodora, nato a Barberino di Mugello (FI) il 13 aprile 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Trallori Dino, di Giovanni e di Cianchi Artemisia, nato a Sesto Fiorentino il 30 dicembre 1902, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Ugolini Ugolino, di Carlo e di Degli Innocenti Olga, nato a Sesto Fiorentino il 22 agosto 1898, residente a Firenze, antifascista, meccanico. I dossier 127 5.5 Gli ammoniti Ammonizione: il testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza approvato con R.D. n. 1848 del 6 novembre 1926, emanato al momento della promulgazione delle «leggi speciali per la difesa dello Stato» fascista, estese l’istituto dell’ammonizione, che ino a quel momento colpiva soltanto i pregiudicati per delitti comuni, ai sospetti ed ai pregiudicati politici. Migliaia di antifascisti vennero «ammoniti», vale a dire diidati ad astenersi da qualsiasi attività politica, a non frequentare persone sospette, a rincasare non più tardi delle 8,00 di sera ed a non uscire prima delle 7,00 del mattino, a non allontanarsi dal comune in cui dimoravano senza autorizzazione della polizia. - Banchelli Paolo, di Pietro e di Comparini Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 12 luglio 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Biagiotti Gino, di Paolo e di Conti Luisa, nato a Sesto Fiorentino il 1° aprile 1893, residente a Firenze, comunista, scultore in marmo. - Bianchi Giovanni, di Giovanni e di Bacci Italia, nato a Firenze il 17 settembre 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, legatore di libri. - Carraresi Giulio, di Emilio e di Tofani Giulia, nato a Sesto Fiorentino il 7 luglio 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, commesso. - Casini Mario, di Ottavio e di Pecci Orlandina, nato a Sesto Fiorentino il 10 novembre 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Cicianesi Silvio, di Stefano e di Mannini Adele, nato a Sesto Fiorentino il 19 agosto 1886, residente a Torino, socialista, commerciante di vini. - Cicianesi Silvio, di Stefano e di Mannini Adele, nato a Sesto Fiorentino il 19 agosto 1886, residente a Torino, socialista, commerciante di vini. - Conti Guido, di Cesare e di Nannicini Maria, nato a Sesto Fiorentino il 13 ottobre 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Fantechi Renato, di Cesare e di Caciolli Isola, nato a Sesto Fiorentino il 22 luglio 1902, residente a Sesto Fiorentino, antifascista, meccanico. - Fissi Leonello, di Luigi e di Ciami Teresina, nato a Calenzano (FI) il 12 aprile 1887, residente a Sesto Fiorentino, comunista, venditore ambulante. - Fissi Silvio, di Emilio e di Bonini Giustina, nato a Sesto Fiorentino il 25 ottobre 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, muratore. - Frosali Oliviero, di Emilio e di Paci Armida, nato a Casellina e Torri (FI) il 1° agosto 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio, cementista. - Gelli Rolando, di Franco e di Frosali Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 14 giugno 1911, residente a Sesto Fiorentino, comunista, falegname. 128 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Giachetti Garibaldo, di Isaiae di Cellini Fortunata, nato a Sesto Fiorentino il 3 novembre 1881, residente a Firenze, comunista, piazzista di commercio. - Moroni Bruno, di Cesare e di Bosi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 19 marzo 1903, residente a Firenze, antifascista, contadino. - Moroni Fosco, di Cesare e di Bosi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 14 dicembre 1904, residente a Firenze, antifascista, manovale. - Moroni Gino, di Cesare e di Bosi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 6 dicembre 1907, residente a Firenze, antifascista, colono. - Nannicini Mario, di Cesare e di Moroni Annunziata, nato a Sesto Fiorentino il 10 febbraio 1898, residente a sesto Fiorentino, antifascista. - Nincheri Sirio, di Paolo e di Giagnoli Marianna, nato a Sesto Fiorentino il 22 novembre 1900,residente a Firenze, comunista, esattore. - Parnasi Alfredo, di Mauro e di Bonaiuti Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 12 novembre 1900, residente a Firenze, comunista, incisore in metalli. - Pini Attilio, di Emilio e di Conti Armida, nato a Sesto Fiorentino il 15 marzo 1892, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore. - Pozzi Guido, di Lapo e di Ceri Paolina, nato a Sesto Fiorentino il 3 dicembre 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Pratesi Arturo, di Guglielmo e di Picchi Silvia, nato a Sesto Fiorentino il 4 febbraio 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, fornaio. - Puliti Giulio, di Enrico e di Romoli Assunta, nato a Sesto Fiorentino il 2 dicembre 1876, residente a Firenze, socialista, rappresentante di commercio. - Rossetti Francesco, di Silvio e di Campostrini Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 28 luglio 1905, residente a Sesto Fiorentino, comunista. - Tossani Guglielmo, di Ferdinando e di Settembri Teodora, nato a Barberino di Mugello (FI) il 13 aprile 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Ugolini Ugolino, di Carlo e di Degli Innocenti Olga, nato a Sesto Fiorentino il 22 agosto 1898, residente a Firenze, antifascista, meccanico. I dossier 129 5.6 Gli iscritti in Rubrica di Frontiera Rubrica di frontiera: in questo caso il nominativo dello schedato, in quel momento all’estero, dove però stava svolgendo attività politica antifascista, oppure vi era espatriato clandestinamente, sempre per motivi politici, è stato inserito in un apposito elenco di persone da arrestare al loro rientro nel Regno. - Baldi Gino, di Giuseppe e di Parenti Adelina, nato a Sesto Fiorentino il 4 ottobre 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tornitore. - Barducci Amneris Maria, di Rafaele, nata a Sesto Fiorentino il 22 giugno 1904, emigrata in Francia, comunista, ricamatrice. - Barducci Carlo, di Giovanni e di Gori Enrichetta, nato a Sesto Fiorentino il 14 novembre 1906, residente a Sesto Fiorentino, antifascista, imballatore di stofe. - Biancalani Dino, di Seraino e di Morganti Felicia, nato a Campi Bisenzio il 20 novembre 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Cerreti Giulio, di Agostino e di Pecchioli Giulia, nato a Sesto Fiorentino l’11 ottobre 1903, emigrato in Francia, comunista, insegnante. - Conti Amedeo, di Giuseppe e di Quercioli Ester, nato a Sesto Fiorentino il 15 agosto 1883, emigrato in Svizzera, comunista, vetraio. - Fantechi Mario, di Giacinto e di Poggiali Cherubina, nato a Sesto Fiorentino il 21 luglio 1889, emigrato in Francia, anarchico, bracciante. - Gamannossi Leontina, di Cesare e di Mannini Emilia, nata a Sesto Fiorentino il 28 agosto 1888, emigrata in Francia, comunista, casalinga. - Giachetti Renato, di Cesare e di Begali Anna, nato a Sesto Fiorentino il 2 luglio 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Giovannoni Pirro, di Cesare e di Becucci Scolastica, nato a Sesto Fiorentino nel 1899, Francia, socialista, facchino. - Giovannoni Ugo, di Cesare e di Becucci Scolastica, nato a Sesto Fiorentino nel 1894, Francia, socialista, manovale. - Ignesti Carlo, di Ferdinando e di Cianchi Giovanna, nato a Sesto Fiorentino il 14 aprile 1874, emigrato ad Asmara (Eritrea), socialista, impresario. - Lorenzini Urbano, di Biagio e di Poli Settima, nato a Sesto Fiorentino il 16 febbraio 1897, residente a Livorno, comunista, meccanico. - Miniati Giovanni, di Leopoldo e di Grassi Sabina, nato a Sesto Fiorentino il 19 agosto 1873, emigrato in Brasile, socialista, pittore. - Tarli Ottorino, di Rafaele e di Salvadori Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 18 ottobre 1883, emigrato in Belgio, antifascista, meccanico. - Tinghi Neluno, di Antonio e di Chellini Armida, nato a Sesto Fiorentino il 31 marzo 1905, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore in alabastro. - Veronelli Giovanni Giacomo, di Carlo e di Anelli Elisabetta, nato a Sesto Fiorentino il 28 febbraio 1886, residente a Genova poi emigrato in Francia, comunista, falegname. 130 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo 5.7 I giudicati del Tribunale Speciale Tribunale Speciale: il soggetto è stato giudicato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato. Si trattava di un particolare strumento giudiziario creato dal fascismo. Ad esso venne attribuita la competenza, insindacabile, di giudicare i reati previsti dalle «leggi speciali per la difesa dello Stato» fascista, ossia di colpire con sanzioni, in genere pesantissime, ino alla pena di morte, gli oppositori di qualsiasi genere, e ciò in aperto contrasto con gli ordinamenti costituzionali formalmente in vigore. La legge che istituì il Tribunale Speciale rientrava in un complesso di deliberazioni assunte dal governo fascista per distruggere deinitivamente ogni forma di opposizione. Prendendo spunto dall’ennesimo attentato contro il Duce (quello compiuto a Bologna il 31 ottobre 1926 e per il quale venne immediatamente linciato dai fascisti il quindicenne Anteo Zamboni) vennero sciolti tutti i partiti, le organizzazione e le associazioni contrarie al regime, nonché sospese le loro pubblicazioni; revocati tutti i passaporti per l’espatrio; emanate le norme di un nuovo testo unico di pubblica sicurezza che istituiva il conino di polizia e dava ai prefetti larghissimi poteri discrezionali. Inine il Governo presentò alle Camere un disegno di legge che stabiliva altri provvedimenti «per la difesa dello Stato». - Banchelli Egisto, di Ubaldo e di Turini Andreina, nato a Sesto Fiorentino il 2 dicembre 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, bronzista. - Berti Renzo, di Tommaso e di Grassi Marianna, nato a Sesto Fiorentino il 30 agosto 1907, residente a Badia Settimo (FI), comunista, doratore. - Bertini Bruno, di Natale e di Ugolini Zaira, nato a Sesto Fiorentino il 29 settembre 1909, residente a Firenze, comunista, argentiere. - Biagiotti Arrigo, di Arturo e di Taverni Clementina, nato a Sesto Fiorentino il 23 ottobre 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio meccanico. - Biancalani Dino, di Seraino e di Morganti Felicia, nato a Campi Bisenzio il 20 novembre 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Biricolti Roberto, di Tobia e di Biagiotti Paola, nato a Sesto Fiorentino il 19 settembre 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Brogi Renzo, di Alfredo e di Bruschi Anita, nato a Sesto Fiorentino l’8 aprile 1912, residente a Sesto Fiorentino, comunista, pittore. - Bruschi Giulio, di Lodovico e di Parri Adele, nato a Sesto Fiorentino il 20 novembre 1911, residente a Sesto Fiorentino, comunista, stagnino. - Caciolli Rigoletto, di Alipio e di Coppi Barbara, nato a Sesto Fiorentino il 31 gennaio 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tappezziere. I dossier 131 - Ceccuti Olinto, di Lodovico e di Calzolai Isola, nato a Casellina e Torri (FI) il 20 ottobre 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, doratore. - Cicianesi Silvio, di Stefano e di Mannini Adele, nato a Sesto Fiorentino il 19 agosto 1886, residente a Torino, socialista, commerciante di vini. - Conti Pilade, di Luigi e di Nesti Masina, nato a Sesto Fiorentino il 12 novembre 1876, residente a Firenze, comunista, commerciante, scultore. - Conti Primo, di Alessandro e di Cianchi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 28 dicembre 1886, residente a La Spezia, comunista, operaio fresatore. - Corsi Ugo, di Giuseppe e di Vannini Bruna, nato a Sesto Fiorentino il 15 giugno 1916, residente a Firenze, comunista, meccanico. - Fei Armando, di Giuseppe e di Fissi Elvira, nato a Sesto Fiorentino il 23 maggio 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Frosali Oliviero, di Emilio e di Paci Armida, nato a Casellina e Torri (FI) il 1° agosto 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio, cementista. - Giachetti Armando, di Benedetto e di Carraresi Cherubina, nato a Porretta (BO) il 29 luglio 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Giachetti Lelio, di Tito e di Giachetti Adele, nato a Sesto Fiorentino il 9 giugno 1907, residente a Sesto Fiorentino, comunista, saponaio. - Giachetti Renato, di Cesare e di Begali Anna, nato a Sesto Fiorentino il 2 luglio 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Grassi Ruggero, di Arturo e di Diomira Biagiotti, nato a Sesto Fiorentino il 29 novembre 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, abbozzatore scultore. - Macherelli Spartaco, di Luigi e di Bencini Fiscarina, nato a Sesto Fiorentino il 27 gennaio 1908, residente a Firenze, comunista, meccanico. - Mannini Giulio, di Giocondo e di Pansechi Enrichetta, nato a Sesto Fiorentino il 27 giugno 1898, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Parenti Ezio, di Emilio e di Balli Ernesta, nato a Sesto Fiorentino il 30 novembre 1907, residente a Sesto Fiorentino, comunista, imballatore. - Parenti Giulio, di Emilio e di Parenti Rosa, nato a Sesto Fiorentino il 29 ottobre 1899, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Pillori Torquato, di Eugenio e di Calamai Zelinda, nato a Sesto Fiorentino il 22 agosto 1885, residente a Sesto Fiorentino, comunista, pizzicagnolo. - Poccianti Siro, di Romualdo, nato a Sesto Fiorentino nel 1897, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Rindi Rindo, di Olinto e di Grassi Giustina, nato a Sesto Fiorentino il 24 novembre 1910, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. 132 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Svicher Giuseppe, di Stanislao e di Bosi Maria Cesira, nato a Sesto Fiorentino il 28 marzo 1896, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Tinghi Neluno, di Antonio e di Chellini Armida, nato a Sesto Fiorentino il 31 marzo 1905, residente a Sesto Fiorentino, comunista, scultore in alabastro. - Tossani Guglielmo, di Ferdinando e di Settembri Teodora, nato a Barberino di Mugello (FI) il 13 aprile 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. 5.8 I coninati Confino: il Governo fascista istituì questa misura di carattere politico amministrativo con la nuova legge di pubblica sicurezza n. 1484 del 6 novembre 1926. Questo provvedimento abrogò implicitamente la legge n. 6144 del 30 giugno 1889 sul domicilio coatto, che aveva colpito sino ad allora soltanto gli ammoniti, i pregiudicati ed i recidivi per reati comuni, ed estese la misura a tutti i cittadini ritenuti «pericolosi» per la sicurezza pubblica, anche semplicemente per avere manifestato un «proposito» ostile ai poteri dello stato fascista. Da quel momento ogni antifascista o sospetto tale, per questo solo fatto avrebbe potuto essere allontanato dalla sua abituale residenza, inviato in località remote del paese, in sperduti villaggi dell’Italia meridionale o in isole (Favignana, Lampedusa, Lipari, Ponza, Tremiti, Ustica, Ventotene) e ivi costretto a domicilio coatto per un periodo variabile da 1 a 5 anni. Nella sua applicazione tale legge venne inoltre costantemente violata dalle stesse autorità fasciste e numerosi coninati politici, trascorsi 5 anni, ovvero il massimo della pena, se li videro rinnovare senza avere potuto godere di un solo giorno di «libertà» e senza pertanto avere avuto la possibilità di svolgere azioni antifasciste o comunque atte ad alimentare i sospetti della polizia. - Biagiotti Arrigo, di Arturo e di Taverni Clementina, nato a Sesto Fiorentino il 23 ottobre 1895, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio meccanico. - Biagiotti Gino, di Paolo e di Conti Luisa, nato a Sesto Fiorentino il 1° aprile 1893, residente a Firenze, comunista, scultore in marmo. - Bianchini Vasco, di Edoardo e di Biagiotti Maria Amelia, nato a Sesto Fiorentino il 19 giugno 1907, residente a Santa Croce Sull’Arno(PI), comunista, meccanico. - Biricolti Roberto, di Tobia e di Biagiotti Paola, nato a Sesto Fiorentino il 19 settembre 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Bruschi Giulio, di Lodovico e di Parri Adele, nato a Sesto Fiorentino il 20 novembre 1911, residente a Sesto Fiorentino, comunista, stagnino. I dossier 133 - Carraresi Giulio, di Emilio e di Tofani Giulia, nato a Sesto Fiorentino il 7 luglio 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, commesso. - Casini Mario, di Ottavio e di Pecci Orlandina, nato a Sesto Fiorentino il 10 novembre 1893, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Cerreti Giulio, di Agostino e di Pecchioli Giulia, nato a Sesto Fiorentino l’11 ottobre 1903, emigrato in Francia, comunista, insegnante. - Conti Primo, di Alessandro e di Cianchi Maria, nato a Sesto Fiorentino il 28 dicembre 1886, residente a La Spezia, comunista, operaio fresatore. - Corti Lamberto, di Gino e di Arrighetti Paolina, nato a Sesto Fiorentino il 27 novembre 1917, residente a Sesto Fiorentino, antifascista, studente. - Drigani Enrico, di Eliseo e di Signorini Maddalena, nato a Sesto Fiorentino il 12 marzo 1883, residente a Vercelli, antifascista, rappresentante di commercio. - Fantechi Renato, di Cesare e di Caciolli Isola, nato a Sesto Fiorentino il 22 luglio 1902, residente a Sesto Fiorentino, antifascista, meccanico. - Fedi Dante, di Massimo e di Biagiotti Adele, nato a Sesto Fiorentino il 9 gennaio 1898, residente a Sesto Fiorentino, comunista, meccanico. - Gemmi Edgardo, di Fosco e di Michelini Elvira, nato a Lastra a Signa (FI) il 18 maggio 1904, residente a Sesto Fiorentino, comunista, commerciante in calzature. - Giachetti Renato, di Cesare e di Begali Anna, nato a Sesto Fiorentino il 2 luglio 1903, residente a Sesto Fiorentino, comunista, ceramista. - Mannini Tito, di Iacopo e di Nannini Angela, nato a Sesto Fiorentino il 24 gennaio 1888, residente a Roma, antifascista, cameriere. - Mattolini Wais, di Oreste e di Zuccherini Angelina, nato a Sesto Fiorentino nel 1909, residente a Sesto Fiorentino, antifascista. - Moroni Gino, di Cesare e di Bosi Teresa, nato a Sesto Fiorentino il 6 dicembre 1907, residente a Firenze, antifascista, colono. - Nannicini Mario, di Cesare e di Moroni Annunziata, nato a Sesto Fiorentino il 10 febbraio 1898, residente a Sesto Fiorentino, antifascista. - Parnasi Alfredo, di Mauro e di Bonaiuti Emilia, nato a Sesto Fiorentino il 12 novembre 1900, residente a Firenze, comunista, incisore in metalli. - Pozzi Guido, di Lapo e di Ceri Paolina, nato a Sesto Fiorentino il 3 dicembre 1908, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Tossani Guglielmo, di Ferdinando e di Settembri Teodora, nato a Barberino di Mugello (FI) il 13 aprile 1900, residente a Sesto Fiorentino, comunista, operaio. - Ugolini Ugolino, di Carlo e di Degli Innocenti Olga, nato a Sesto Fiorentino il 22 agosto 1898, residente a Firenze, antifascista, meccanico. 134 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo 5.9 Gli internati politici Internamento civile: durante la seconda guerra mondiale, il regime fascista utilizzò l’internamento civile per colpire le persone “indesiderabili” e che erano ritenute “pericolose e sospette sotto il punto di vista militare e politico”. Il primo giugno del 1940 il Ministero dell’interno, che ne gestiva l’applicazione, impartì ai prefetti l’ordine che “Appena dichiarato lo stato di guerra dovranno essere arrestate e tradotte in carcere le persone pericolosissime sia italiane che straniere di qualsiasi razza, capaci di turbare l’ordine pubblico aut commettere sabotaggi o attentati nonché le persone italiane aut straniere segnalate dai centri di controspionaggio per l’immediato internamento”. Alcuni giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, iniziarono i primi arresti e le traduzioni nei campi e nelle località di internamento. La destinazione al campo di concentramento od al soggiorno coatto nei comuni, il cosiddetto internamento “libero”, dipendeva dal grado di pericolosità attribuita all’arrestato. Sistema, questo, introdotto nell’ordinamento già a partire dal 1926, con l’istituzione del conino di polizia, misura inalizzata all’isolamento ed alla repressione del movimento antifascista, che prevedeva l’invio e la permanenza forzata in alcuni comuni della penisola oppure, rispetto a coloro che erano ritenuti maggiormente pericolosi in linea politica, nelle isole. Le persone da assoggettare a misura restrittiva della libertà personale erano individuate attraverso le segnalazioni provenienti da fonti numerose e diverse, quali prefetti, Ovra, ambasciate, ministeri, ma soprattutto attraverso le segnalazioni del Casellario politico centrale, nel quale già dal 1935 erano stati inseriti gli elenchi degli italiani e degli stranieri da sottoporre a speciale controllo in caso di conlitto. L’attività di coordinamento era aidata all’Uicio internati attivato nell’ambito della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’interno. - Caciolli Rigoletto, di Alipio e di Coppi Barbara, nato a Sesto Fiorentino il 31 gennaio 1901, residente a Sesto Fiorentino, comunista, tappezziere. Più volte segnalato e fermato, veniva condannato ad anni 7 di reclusione con sentenza emessa dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato in data 23 marzo 1937, in quanto riconosciuto colpevole di ricostituzione del disciolto Partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda sovversiva. Il suo nominativo veniva incluso in un elenco di “sovversivi pericolosi da arrestare in caso di guerra” trasmesso dalla Regia Prefettura di Firenze al Ministero dell’Interno in data 4 settembre 1939. I dossier 135 - Pillori Torquato, di Eugenio e di Calamai Zelinda, nato a Sesto Fiorentino il 22 agosto 1885, residente a Sesto Fiorentino, comunista, pizzicagnolo. Più volte segnalato e fermato, considerato uno dei più pericolosi sovversivi di Sesto Fiorentino, veniva condannato ad anni 14 di reclusione con sentenza emessa dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato in data 23 marzo 1937, in quanto riconosciuto colpevole di ricostituzione del disciolto Partito comunista, appartenenza allo stesso e propaganda sovversiva. Il suo nominativo veniva incluso in un elenco di “sovversivi pericolosi da arrestare in caso di guerra” trasmesso dalla Regia Prefettura di Firenze al Ministero dell’Interno in data 4 settembre 1939. Giulio Cerreti, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale Giulio Cerreti, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale Edgardo Gemmi, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale Edgardo Gemmi, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale Torquato Pillori, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale Torquato Pillori, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale Giovanni Veronelli, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale Giovanni Veronelli, riproduzione della scheda del Casellario Politico Centrale 6. Volontari antifranchisti nella guerra di Spagna* 6.1 La guerra civile spagnola La guerra civile spagnola, nota in Italia anche semplicemente come Guerra di Spagna, venne combattuta dal luglio 1936 all’aprile 1939 fra i nazionalisti, autori del rovesciamento militare del Governo democraticamente eletto, ed i repubblicani, composti da truppe fedeli al governo espresso dal Fronte Popolare. Il conlitto produsse una forte partecipazione all’estero, che vide l’intervento della Germania nazista e dell’Italia fascista a ianco dei nazionalisti e, per contro, la mobilitazione dell’antifascismo europeo a ianco dei repubblicani. * Tra la ricca bibliograia prodotta su un evento così centrale nella storia del XIX secolo, ci limitiamo ad indicare i contributi di: G. Ranzato, La guerra di Spagna, Firenze, Giunti, 1955; H. Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Torino, Einaudi, 1964; G. Roux, La guerra civile di Spagna, Firenze, 1966; G. Jackson, La repubblica spagnola e la guerra civile, Milano, Il Saggiatore, 1967; Broué-Temine, La rivoluzione e la guerra di Spagna, Milano, Ed. Sugar, 1962; A. Nin, Guerra e Rivoluzione in Spagna 1931/37, Milano, Feltrinelli, 1974; G. Ranzato, Rivoluzione e guerra civile in Spagna, Torino, Loescher, 1975; M. Tuñon de Lara, Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna, Roma, Editori Riuniti, 1976; N. Torcellan, Gli italiani in Spagna: bibliograia della guerra civile spagnola, Presentazione di Enzo Collotti, Milano, Angeli, 1988; P. Preston, La guerra civile spagnola, Milano, Mondadori, 1999; E. Collotti, Fascismo e antifascismo nella guerra di Spagna, in La guerra civile spagnola e le sue rappresentazioni, Bologna, Editrice Compositori, 2000; H. Browne, La guerra civile spagnola, Bologna, Il Mulino, 2000; P. Ramella, La Retirada, Milano, Lampi di stampa, 2003; G. Ranzato, L’eclissi della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini 19311939, Torino, Bollati Boringhieri, 2004; Bartolomé Bennassar, La guerra di Spagna. Una tragedia nazionale, Torino, Einaudi, 2006; L. De Llera Esteban, La guerra civile di Spagna (193639). Le cause e il contesto internazionale, Rimini, Il Cerchio, 2006. 146 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo La guerra era maturata in un contesto di profonde divisioni e di crisi: dopo l’abbandono del paese e la deposizione (14 aprile 1931) del re Alfonso XIII a seguito della vittoria delle forze repubblicane alle elezioni amministrative del 12 aprile, era seguito un periodo di instabilità politica con vittoria iniziale delle forze repubblicane e socialiste, seguita da quella delle forze di destra e nuovamente della sinistra riunita nel Fronte Popolare alle elezioni politiche del 16 febbraio 1936. In seguito a questo risultato si erano scatenate violenze nel paese, in parte dovute alle sinistre che, in preda all’euforia, assaltarono le chiese, le proprietà private dei benestanti e aggredirono i militanti della “Falange Española” (un movimento politico di ispirazione fascista fondato nel 1933), in parte dagli operai che, frustrati dalle lunghe attese per le riforme, proclamarono continui scioperi con i quali accompagnarono le richieste di aumenti salariali. Scontri di piazza e attentati contro singole personalità politiche si susseguirono e non furono infrequenti scontri tra falangisti e anarchici o tra anarchici e socialisti quando non si scontrarono direttamente le due opposte fazioni sindacali della Federazione Anarchista Iberica e dell’Unión General de Trabajadores, di ispirazione socialista. Da tempo, soprattutto i carlisti della “Comuniòn Tradicionalista”, il movimento di estrema destra, cattolico e monarchico, seguace della linea dinastica originatasi da Carlo Maria Isidro, fratello del Re Ferdinando VII, morto senza igli maschi, si preparavano per la guerra civile ed avevano la loro roccaforte storica nella Navarra. Dalla capitale, Pamplona, infatti, il generale di brigata Emilio Mola, che comandava la locale guarnigione, riuscì ad uniicare tutte le componenti della cospirazione nazionale e in particolare a convincere i carlisti a insorgere unitamente alle Forze Armate. La festa di San Fermín, che si svolge a Pamplona dal 7 al 14 luglio e si caratterizza per le sfrenate corse dei tori nelle vie della città, fu l’ideale occasione di copertura della cospirazione che assunse il nome di “Alzamiento nacional”. Il piano per il colpo di Stato era stato issato dal generale Mola. Gli epicentri della rivolta erano la Navarra, all’estremo nord e i territori del Marocco spagnolo, dove era insediato il “Tercio de los Extranjeros”, cioè la Legione Straniera, a capo del quale si sarebbe posto il generale Francisco Franco, Governatore militare delle Canarie e già Capo di Stato maggiore generale. L’insurrezione ebbe inizio con la sollevazione delle truppe di stanza nel Marocco spagnolo: i nazionalisti speravano di ottenere rapidamente il controllo della capitale Madrid e delle principali città spagnole: Siviglia, Pamplona, La Coruña, Cadice, Jerez de la Frontera, Cordova, Saragozza e Oviedo caddero I dossier 147 tutte sotto il controllo degli insorti, diversamente da Barcellona e Madrid (anche per la mobilitazione collettiva della cittadinanza e delle improvvisate milizie volontarie che riuscirono a contenere gli insorti). Questo risultato fece sì che il moto golpista si trasformasse in una guerra civile destinata a durare quasi tre anni. I partecipanti alla guerra civile coprivano l’intero arco delle posizioni politiche e ideologiche dell’epoca. Le ile nazionaliste comprendevano i fascisti della Falange, i carlisti e i monarchici legittimisti, i nazionalisti spagnoli, la maggior parte dei conservatori e delle forze politiche reazionarie e la parte preponderante del clero cattolico. Appartenevano allo schieramento repubblicano i repubblicani propriamente detti, la maggioranza dei liberali, gli autonomisti Baschi, catalani e asturiani, i socialisti, i comunisti, gli anarchici di vario orientamento e i trotzkyisti. I combattenti più eicienti, organizzati e motivati erano, in campo nazionalista, i “Requetés” carlisti, i legionari e i “Regulares”, le truppe coloniali marocchine; in campo repubblicano, anarchici e comunisti antistalinisti. Dal punto di vista sociale, i nazionalisti comprendevano la maggioranza dei cattolici praticanti di qualsiasi ceto sociale e del clero, importanti elementi dell’esercito, gran parte dei grandi proprietari terrieri, dei latifondisti e dell’alta borghesia imprenditoriale e capitalista. I repubblicani erano composti dalle masse operaie urbane, da quelle contadine e da una parte del ceto medio anti-cattolico, dalla massoneria, da numerosi intellettuali e dai cattolici baschi. Una delle motivazioni principali sostenute dalla propaganda nazionalista fu quella di contrastare l’anticlericalismo del regime repubblicano, in cui cresceva il carattere rivoluzionario, e di difendere la Chiesa cattolica, che era stata colpita per il suo esplicito appoggio alla monarchia e allo status quo e che molti, da parte repubblicana, ritenevano come il principale alleato della restaurazione conservatrice, complice delle spinte reazionarie e delle iniziative repressive portate avanti dalla destra. Alle truppe nazionaliste si opposero parte delle forze armate, la maggioranza dei “Carabineros” insieme a lavoratori e semplici cittadini. La sollevazione militare venne contrastata dal governo repubblicano con le truppe che gli erano rimaste leali, così come da milizie di volontari socialisti, comunisti, repubblicani, democratici e anarchici. Sia l’Italia fascista di Benito Mussolini sia la Germania nazista di Adolf Hitler inviarono corpi di spedizione (Corpo Truppe Volontarie, con 70.000 uomini, quello italiano), mezzi aerei (l’Aviazione Legionaria italiana e la potentissima Legione Condor tedesca), armi e pezzi d’artiglieria di ogni tipo in supporto a Francisco Franco. In aggiunta, ci furono 8 mila volontari portoghesi e 2 148 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo mila provenienti da altre nazioni e che combatterono al ianco dei nazionalisti. Se i nazionalisti ricevettero apertamente un massiccio aiuto sottoforma di armi e truppe da Germania e Italia, i repubblicani ne ricevettero molto meno e in modo semi-uiciale dall’URSS, e si trovarono costretti a comprare armamenti, equipaggiamenti e munizionamenti sui mercati clandestini di varie nazioni (Messico, Polonia, Cecoslovacchia, ed in qualche misura dalla Francia). Le potenze europee, come Regno Unito e Francia, erano uicialmente neutrali, ma incoraggiarono la partecipazione antifascista dei loro cittadini, sostenuta dalla stampa e dall’opinione pubblica. L’Unione Sovietica appoggiò in misura crescente e più o meno apertamente i repubblicani, inviando prima inanziamenti, armi ed equipaggiamenti e, in seguito, anche mezzi corazzati (con alcune unità di carristi sovietici), mezzi aerei e commissari politici. Più solidale e uiciale, ma in realtà ridotto a casse di fucili, fu il sostegno del Messico, allora governato da un partito rivoluzionario aderente all’internazionale socialista. Volontari antifascisti partecipi dello slancio rivoluzionario (circa 40.000 uomini e donne, un terzo dei quali cadde in battaglia), collettivamente conosciuti come Brigate Internazionali, giunsero da molte nazioni (circa 55). Gli antifascisti italiani formarono la Colonna Italiana e la Brigata Garibaldi, gli statunitensi la Brigata Abraham Lincoln, i canadesi il Battaglione Mackenzie-Papineau. Le forze straniere schierate a ianco dei repubblicani furono: - Brigate internazionali: complessivamente 39.000 volontari e 10.000 infermieri e sanitari, in particolare francesi (circa 9.000), tedeschi (circa 5.000), Italiani (3.500), statunitensi (2.800), britannici (2.000), canadesi (1.000), jugoslavi (1.000) e cubani (800). Quando furono sciolte, nell’ottobre 1938, ammontavano a 13 mila uomini. - Unione Sovietica: circa 3.000 uomini tra volontari (500), piloti e istruttori militari. - Polonia: 5.000 volontari organizzati nella “brigata Jarosław Dąbrowski”. - Messico: 300 uomini. - Francia: la causa della Repubblica spagnola ebbe subito la simpatia della Francia, il cui governo era allora marcatamente di sinistra (Fronte Popolare). L’aiuto fornito dai francesi, seppur non direttamente e in via uiciale, fu prezioso per la repubblica, soprattutto nelle fasi iniziali del conlitto. Dalle frontiere della Francia transitarono armi ed equipaggiamenti, tra cui numerosi aeroplani per l’Aviación Militar, che nel 1936 poteva contare solo su apparecchi I dossier 149 antiquati. Bombardieri e caccia venduti in via privata dalle industrie nazionali francesi diedero un po’ di ossigeno agli aviatori repubblicani. Moltissimi volontari che conluirono nelle Brigate Internazionali arriveranno in Spagna dalla frontiera francese, come pure moltissimi profughi spagnoli troveranno scampo grazie all’ospitalità della Francia. Le forze straniere schierate a ianco dei nazionalisti furono: - Italia: la propaganda fascista dipinse la guerra come una “crociata anti-bolscevica” per la civiltà europea e per la civiltà cristiana contro la “barbarie dei rossi”, rappresentati dalle forze repubblicane e la cui sconitta rinforzò, sia sul piano nazionale che internazionale, la posizione del “Duce” italiano che aveva inviato i 60.000 uomini del Corpo Truppe Volontarie. - Germania: 20.000 uomini, tra cui la Legione Condor. L’intervento della Germania nazionalsocialista fu più limitato nelle cifre, ma decisamente meglio pianiicato di quello italiano, ed estremamente più eicace per gli obiettivi tedeschi, che fondamentalmente erano quelli di sperimentare i nuovi armamenti in vista della guerra imminente. - Portogallo: circa 8.000 volontari. - Romania: una legione di volontari della “Guardia di Ferro”. - Irlanda: circa 700 volontari nazionalisti delle Blueshirts. - Legione straniera spagnola: 5.000 soldati del “Tercio” di stanza nel Marocco spagnolo. Queste truppe, in gran parte ispaniche, furono le prime a sollevarsi contro la Repubblica. - Volontari internazionali: 2.000 circa, tra cui 500 francesi della compagnia “Jeanne D’Arc”, 1.000 provenienti da Guinea spagnola, Norvegia, Brasile, Belgio, Gran Bretagna e Grecia, e una legione di “russi bianchi”. 6.2 Cronologia essenziale - 1936 / Febbraio. Successo elettorale del Fronte Popolare che riunisce i partiti di sinistra. Presidente del consiglio è il repubblicano M. Azaña, che nel giugno viene eletto presidente della Repubblica. - 1936 / Luglio. Rivolta militare nel Marocco spagnolo capeggiata dai generali J. Sanjurio (capo designato dei rivoltosi, che muore però in un incidente aereo), E. Mola, G. Queipo de Llana e Francisco Franco; Costituzione di una giunta militare a Burgos. - 1936 / Agosto. Il presidente del consiglio francese Leon Blum propone 150 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo un accordo di non intervento in Spagna, mentre i nazionalisti conquistano Badajoz. - 1936 / Settembre. Costituzione del nuovo governo repubblicano diretto dal socialista F. Largo Caballero; Francisco Franco diviene capo unico della giunta militare. - 1937 / Febbraio. I nazionalisti conquistarono Malaga con l’aiuto del Corpo Truppe Volontarie inviato dal governo italiano, che nel marzo è sconitto a Guadalajara dalle Brigate internazionali. - 1937 / Aprile. Aerei della Legione Condor tedesca bombardano a tappeto la città basca di Guernica. - 1937 / Maggio. Scontri tra comunisti e anarchici a Barcellona; Largo Caballero è sostituito a capo del governo dal socialista di sinistra J. Negrìz. - 1937 / Giugno. I nazionalisti conquistano Bilbao e occupano Asturie e Province Basche. - 1937 / Ottobre. I nazionalisti conquistano Gijon, completando l’occupazione della parte nordoccidentale della Spagna. - 1938 / Novembre. Le Brigate Internazionali vengono ritirate dal fronte. - 1938 / Dicembre. L’esercito nazionalista scatena l’ofensiva inale dell’Ebro per conquistare la Catalogna. A ine gennaio dell’anno successivo le prime avanguardie motorizzate e blindate franchiste e italiane entrano a Barcellona. - 1939 / Febbraio. Il governo di Franco è riconosciuto dalla Francia e dalla Gran Bretagna; il presidente della repubblica, Azaña, rifugiatosi a Parigi, rassegna le dimissioni. - 1939 / Marzo. I nazionalisti entrano a Madrid: Franco annuncia la ine della guerra civile. In totale i morti sono stati più di un milione. I dossier 151 6.3 I volontari - Fantechi Mario, di Giacinto e Poggioli Cherubina, nato a Sesto Fiorentino il 21 luglio 1899. Bracciante, anarchico. Noto per le sue idee antifasciste e sottoposto nel 1927 ad ammonizione. Nell’ottobre dello stesso anno emigra clandestinamente in Francia, stabilendosi a Lione. Il 5 ottobre 1936 è tra coloro che varcano la frontiera franco-spagnola per arruolarsi nelle Brigate Internazionali. È assegnato al battaglione Garibaldi e combatte a Cerro de los Angeles, Pozuelo, Marabueno, Mayadahonda e Guadalajara. Ferito a Huesca, deve essere riportato in Francia il 29 luglio 1937 per cure. Durante la seconda guerra mondiale è partigiano in Francia nei FTP. - Lorenzini Urbano, di Biagio, nato a Sesto Fiorentino il 16 febbraio 1897. Meccanico, comunista. Perseguitato e ripetutamente fermato per la sua attività politica, nel 1931 espatria raggiungendo l’URSS. Nel marzo 1937 è in Spagna proveniente dall’URSS ed è inizialmente alla scuola di Pozo Rubino. In seguito è commissario politico nella caserma di Albacete e poi nell’Artiglieria Internazionale. È anche capitano nel 3° battaglione della brigata Garibaldi, combattendo sul fronte dell’Ebro. Rientrato in Francia alla fine del 1938, partecipa alla Resistenza francese e poi a quella italiana. Dopo la Liberazione ricopre diverse cariche nelle associazioni democratiche. - Veronelli Giovanni, di Carlo e Anelli Elisabetta, nato a Sesto Fiorentino il 28 febbraio 1886. Disegnatore, comunista. Residente da giovane a Genova, esplica qui molta attività politica. Emigrato in seguito in Francia, si stabilisce a Chambéry. Il 28 dicembre 1937 è in Spagna, arruolato nella 4a compagnia del 3° battaglione della brigata Garibaldi e prende parte a tutte le azioni della brigata. Sul fronte dell’Ebro è delegato politico e rimane ferito. Rientrato in Francia, si porta in seguito in Italia dove opera con la Resistenza. Il 14 gennaio 1944, arrestato, viene condannato a morte nelle prime ore del mattino da un tribunale straordinario di guerra. Fucilato lo stesso giorno alle ore 8,15 nel forte San Martino a Genova. 7. Partigiani, patrioti, caduti nella Liberazione Gli elenchi che seguono sono desunti dai Bollettini uiciali della “Commissione regionale toscana riconoscimento qualiica partigiano”, nominata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per i riconoscimenti della qualiica partigiana, nell’immediato dopoguerra, depositati in copia presso l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana. Nell’elenco, ovviamente suscettibile di integrazioni o perfezionamenti, sono indicati il cognome, il nome e il nome di battaglia (quando presente); la data iniziale e inale del periodo di partigianato riconosciuto; la formazione partigiana di appartenenza; il titolo riconosciuto (partigiano o patriota) o il non riconoscimento, in base al livello di partecipazione alla guerra guerreggiata, stabilito dalla Commissione ministeriale (negli anni successivi i criteri sono stati ampiamente ridiscussi, perché considerati eccessivamente selettivi e basati su un’ottica prevalentemente militarista); il grado gerarchico; l’eventuale indicazione di caduto. All’elenco deve essere aggiunto il nome di Laura Mazzoni, nativa di Sesto, ma residente a Castello, appartenente alla Divisione “Giustizia e Libertà” Compagnia “Fondi”, rimasta uccisa durante un intenso fuoco di artiglieria, in località Pozzino, il 12 agosto 1944. 7.1 Partigiani e patrioti di Sesto Fiorentino - Albini Giorgio, attivo dal 2 giugno 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Alisi Riccardo, individuale, non riconosciuto. 154 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Banchelli Alvo, “Passatore”, attivo dall’11 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Banchelli Ernesto, attivo dal 1° marzo 1944 all’11 agosto 1944, Brigata “Bruno Buozzi”, patriota, gregario. - Banchelli Gino, attivo dal 1° luglio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, patriota. - Banchelli Tullio, individuale, caduto nella Liberazione. - Bandini Loris, attivo dal 1° marzo 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Bardazzi Sergio, “Carta”, attivo dal 10 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Bardazzi Bruno, “Zembe”, attivo dal 23 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Becocci Gino, “Mattone”, attivo dal 10 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Bellini Marcello, “Nieper”, attivo dall’11 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Bellucci Elio, attivo dal 12 febbraio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Benelli Enzo, “Benelli”, attivo dal 10 gennaio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, comandante di distaccamento. - Berni Dario, “Barberino”, attivo dal 10 febbraio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, caposquadra. - Berti Luigi, non riconosciuto, caduto nella Liberazione. - Bettini Renato, individuale, caduto nella Liberazione. - Bevilacqua Mario, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, non riconosciuto. - Biagiotti Vanda, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, non riconosciuta. - Biagiotti Norma, attiva dal 1° marzo 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, patriota. - Biancalani Angelo, attivo dal 29 maggio 1944 al 29 giugno 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario, caduto nella Liberazione. - Biancalani Lino, “Alì”, attivo dal 1° marzo 1944 all’11 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario, caduto nella Liberazione. - Biancalani Giovanni, caduto nella Liberazione. - Bini Alfredo, “Bini”, attivo dal 10 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. I dossier 155 - Bonaiuti Aurelio, individuale, caduto nella Liberazione. - Bonciani Giorgio, “Falco”, attivo dal 15 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Borri Varo, attivo dal 21 ottobre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Bortolotti Eligio, attivo dal 1° ottobre 1943 al 5 settembre 1944, individuale, partigiano, caduto nella Liberazione. - Bottai Lido, “Sbrana”, attivo dal 2 aprile 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, comandante di compagnia. - Brogi Renzo, attivo dal 20 giugno 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, patriota. - Bruni Dino, “Saltalamacchia”, attivo dal 10 giugno 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, patriota, gregario. - Bruni Dino, attivo dal 5 gennaio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano. - Bruschi Giulio, “Berto”, attivo dal 10 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, commissario politico. - Bruschi Olimpio, individuale, caduto nella Liberazione. - Bruschi Orlando, individuale, caduto nella Liberazione. - Caciolli Rigoletto, attivo dal 1° ottobre 1943 al 15 maggio 1945, Comando Piazza - Carrara, partigiano. - Calamai Remo, “To-Pum”, attivo dall’8 aprile 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Calieri Vittorio, attivo dall’11 marzo 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Canovai Mario, “Zigo”, attivo dal 18 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Capaccioli Mario, attivo dal 1° maggio 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, partigiano. - Carraresi Ivo, individuale, caduto nella Liberazione. - Cavini Angiolo, individuale, caduto nella Liberazione. - Cecchi Gino, individuale, caduto nella Liberazione. - Ceccuti Olinto, “Cecco”, attivo dal 10 settembre 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Cerbai Cesare, attivo dal 1° ottobre 1943 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, partigiano. 156 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Ciampi Carlo, individuale, caduto nella Liberazione. - Cioni Edo, “Tom”, attivo dal 29 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Cioni Armido, individuale, caduto nella Liberazione. - Ciulli Artemisia, attivo dal 1° gennaio 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, partigiano. - Cocchi Dino, “Gano”, attivo dal 10 gennaio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Conti Corrado, attivo dal 10 settembre 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Conti Contino, “Gancio”, attivo dal 22 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Conti Bruno, attivo dal 15 febbraio 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Conti Celso, “Cacini”, attivo dal 1° giugno 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Conti Umberto, attivo dal 5 marzo 1944 al 30 agosto 1944, Brigata “Bruno Buozzi”, patriota, gregario. - Conti Gino, attivo dal 1° marzo 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” Compagnia “Fondi”, partigiano. - Corsinovi Rino, “Tragedia”, attivo dal 15 febbraio 1944 al 29 giugno 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario, caduto nella Liberazione. - Cresci Emilio, individuale, caduto nella Liberazione. - Fanelli Bruno, caduto nella Liberazione. - Fiorelli Egizio, attivo dal 20 settembre 1943 al 14 luglio 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano, caduto nella Liberazione. - Fiorelli Marcello, “Bigon”, attivo dal 3 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Fiorelli Loris, attivo dal 1° giugno 1944 al 15 giugno 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano, caduto nella Liberazione. - Fiorelli Silio, “Saltamacchie”, attivo dal 20 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Fondi Ernesto, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, non riconosciuto. - Fondi Carlo, attivo dal 1° ottobre 1943 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” Compagnia “Fondi”, patriota. I dossier 157 - Fondi Renzo, attivo dal 1° ottobre 1943 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, partigiano. - Fondi Alio, attivo dal 1° ottobre 1943 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” Compagnia “Fondi”, partigiano. - Fondi Guglielmo, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, non riconosciuto. - Franchini Arcangelo, “Battaglia”, attivo dal 16 marzo 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Galeotti Giuseppe, attivo dal 10 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Galeotti Giuseppe, attivo dal 19 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano. - Gelli Rolando, “Mangia”, attivo dal 10 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, vice comandante di brigata. - Giachetti Teresa, individuale, caduta nella Liberazione. - Giachetti Alberto, “Camicia”, attivo dal 28 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Gianassi Alessandro, “Gordon”, attivo dal 6 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, caposquadra. - Giorgetti Silvano, attivo dal 15 gennaio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Giorgi Ivo, “Blum”, attivo dal 15 ottobre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Gori Valerio, “Cocco”, attivo dal 23 febbraio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Gori Fosco, “Fosco”, attivo dal 2 febbraio 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Guasti Delfo, “Quinto”, attivo dal 5 marzo 1944 al 13 aprile 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, caduto nella Liberazione. - Landi Bruno, “Lucci”, attivo dal 10 aprile 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Laschi Anacleto, attivo dal 1° novembre 1943 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, partigiano. - Lazzerini Mario, attivo dal 20 febbraio 1944 al 4 aprile 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. caduto nella Liberazione. - Lorenzi Enzo, attivo dal 5 giugno 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. 158 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo - Magni Siro, attivo dal 1° maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano, gregario. - Manzella Paolo, attivo dal 1° gennaio 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, partigiano - Materassi Luigi, “Barabba”, attivo dal 15 aprile 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Mengoni Bruno, attivo dal 1° maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Metti Lodovico, attivo dal 10 giugno 1944 al 7 settembre 1944, S.A.P. 2° Zona P.C. - Firenze, patriota. - Parenti Ezio, “Jack”, attivo dal 10 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Parenti Giorgio, attivo dall’8 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Pasqui Fabio, attivo dal 20 maggio 1944 al 27 luglio 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, caduto nella Liberazione. - Petracchi Vittorio, attivo dal 1° gennaio 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, partigiano. - Pillori Artano, attivo dal 10 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Poccianti Siro, “Naso”, attivo dal 1° gennaio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Poccianti Sergio, “Gu”, attivo dal 9 febbraio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Presciani Guido, attivo dal 15 marzo 1944 al 30 agosto 1944, Brigata “Bruno Buozzi”, patriota, gregario. - Pulivi Ferrero, “Diluvio”, attivo dall’8 marzo 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Quattrini Loris, “Cincilla”, attivo dall’8 ottobre 1943 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Ragni Adolfo, attivo dal 1° gennaio 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” - Compagnia “Fondi”, patriota. - Ricci Furno, attivo dal 1° maggio 1944 al 9 settembre 1944, Divisione “Giustizia e Libertà” Compagnia “Fondi”, partigiano. - Sarri Volmaro, attivo dal 15 aprile 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. I dossier 159 - Squilloni Marcello, “Bafo”, attivo dal 4 novembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, comandante di compagnia. - Stefani Lando, attivo dal 1° aprile 1944 al 14 luglio 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano, caduto nella Liberazione. - Svicher Giulio, attivo dal 10 settembre 1943 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, commissario politico. - Taiuti Edoardo, attivo dal 1° giugno 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, partigiano. - Toccafondi Gino, caduto nella Liberazione. - Valoriani Vandalo, “Vandalo”, attivo dal 18 dicembre 1943 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Vangi Guido, “Mitraglia”, attivo dal 3 maggio 1944 al 7 settembre 1944, Brigata “Caiani”, partigiano, gregario. - Vannini Siro, “Enzo”, attivo dal 1° luglio 1944 al 7 settembre 1944, S.A.P. 3a Zona P.C. Firenze, patriota - Zetti Emilio, “Molla”, attivo dal 29 aprile 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” Brigata “Lanciotto”, partigiano, gregario. - Zuppetti Raul, attivo dal 2 luglio 1944 al 7 settembre 1944, Divisione “Potente” - Brigata “Bruno Fanciullacci”, patriota. 160 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo 7.2 Elenco dei partigiani caduti stilato dal CLN di Sesto Fiorentino Elenco dei partigiani caduti Corsinovi Rino Giachetti Armando Guasti Delfo Biancalani Angiolo (recte Angelo) Biancalani Lino Fiorelli Loris Fiorelli Egizio Bruschi Renato Lazzerini Mario Bossoli Adriano Stefani Lando Ciolli Dino Salvanti Arsiero P. 4 Novembre, 5 Via Pascoli, 7 Via Vittorio Emanuele, 244 Via Strozzi, 7 Via Roma, 30 Via Ciompi, 74 Via Torrente, 4 Via Zambra, 38 Via Zambra, 40 Via Artieri, 18 Via Valiversi, 14 Settimello Settimello Fonte: elenco redatto dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Sesto Fiorentino, cfr. Istituto Storico della Resistenza in Toscana, CLN Sesto Fiorentino, b. 74. Comprensivo di due caduti non residenti a Sesto Fiorentino. Riproduzione dell’elenco redatto dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Sesto Fiorentino. I dossier 161 7.3 Caduti partigiani di Sesto Fiorentino - Frosali Oliviero. - Sarri Bruno. Fonte: Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Fondo CVL (Corpo Volontari della Libertà) Comando Militare, b. 5, f. 4/7. Le salme di Oliviero Frosali e Bruno Sarri insieme a quelle di Angelo Biancalani, Lino Biancalani, Adriano Bossoli, Renato Bruschi, Rino Corsinovi, Egizio Fiorelli, Loris Fiorelli, Armando Giachetti, Delfo Guasti, Mario Lazzerini e Lando Stefani sono tumulate nel sacrario dei partigiani del Cimitero Maggiore di Sesto Fiorentino. Ad esse si aggiungono quelle di Amedeo Barbieri, Paolo Berti e Varo Valoriani e di due carbinieri la cui identità è a tutt’oggi ignota. 7.4 Caduti partigiani nativi a Sesto Fiorentino - Bossoli Adriano, data di nascita: 14 luglio 1924, data del decesso: 15 giugno 1944. - Bruschi Renato, data di nascita: 11 novembre 1923, data del decesso: 24 giugno 1944. - Capanni Alvaro, data di nascita: 26 aprile 1925, data del decesso: 29 settembre 1944. - Giachetti Armando, data di nascita: 30 marzo 1912, data del decesso: 21 luglio 1944. - Giovannoni Sergio, data di nascita: 16 giugno 1920, disperso: 1° agosto 1944. - Guasti Delfo, data di nascita: 13 aprile 1924, data del decesso: 13 aprile 1944. - Nardi Vittorio, data di nascita: 31 ottobre 1927, data del decesso: 5 agosto 1944. - Pasqui Fabio, data di nascita: 15 luglio 1924, disperso: 27 luglio 1944. Fonte: Ministero della Difesa - Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra. 7.5 Sestesi nel partigianato italiano Furono numerosi i cittadini sestesi che, trovatisi in varie parti d’Italia, lontani dal comune nativo per motivi di lavoro o per servizio militare, inirono poi per unirsi alle forze partigiane e per militare nelle ile della Resistenza. Purtroppo la ricerca di questi nominativi è al momento attuale piuttosto diicile poiché non è possibile, fatta eccezione per alcune regioni o località (come il Piemonte e la zona del Bolognese), consultare tutti gli elenchi dei partigiani e dei patrioti. 162 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Gli elenchi completi dei riconoscimenti partigiani sono attualmente conservati presso gli archivi centrali dello Stato ed è auspicabile che al più presto possano divenire di pubblica e libera consultazione. Figura di grande spicco del partigianato sestese in Italia fu Giovanni Veronelli, di cui si tratta in altre sezioni di questo lavoro. Volontario antifranchista in Spagna, iscritto nella rubrica di frontiera del Casellario Politico Centrale, fu arrestato il 14 gennaio 1944, condannato a morte nelle prime ore del mattino da un Tribunale straordinario di guerra e fucilato lo stesso giorno, alle ore 8,15, nel forte San Martino a Genova. Elenco dei partigiani in Piemonte - Fedi Loris, n. il 3/2/1923 a Sesto Fiorentino. Adesione RSI – Divisione Littorio dal 25.5.1944 al 10.4.1945. Attività partigiana: nome di battaglia “Tempesta”, 104° Brigata Garibaldi, dal 10.4.1945 al 17.5.1945. Qualiica ottenuta: nessuna. - Lami Nicolò, n. il 2/8/1911 a Sesto Fiorentino. Adesione RSI – Divisione Littorio dal 1.5.1944 al 14.4.1945. Attività partigiana: nome di battaglia “Vaselina”, 104° Brigata Garibaldi, dal 10.4.1945 al 17.5.1945. Qualiica ottenuta: nessuna. - Lorenzini Urbano, n. il 16/2/1897 a Sesto Fiorentino. Forza armata: Esercito / arma: Fanteria. Attività partigiana: nome di battaglia “Augusto”, prima formazione: 76° Brigata Garibaldi, dall’1/3/1944 all’1/7/1944; seconda formazione: 7° div Garibaldi, dall’1/7/1944 al 7/6/1945. Grado conseguito: partigiano. Qualiica ottenuta: partigiano. Elenco dei partigiani nel bolognese - Cerbai Nello, di Luigi e Carolina Magnoli; n. il 30/9/1914 a Sesto Fiorentino. Nel 1943 residente a Imola. Licenza elementare. Vigile del fuoco. Collaborò con la Brigata SAP Imola. Riconosciuto benemerito dall’1/9/1944 al 15/4/1945. - Capanni Alvaro, di Angelo e Rosa Lastrucci; n. il 26/4/1925 a Sesto Fiorentino. Nel 1943 residente a Firenze. Dopo aver militato in una formazione SAP di Firenze, nell’estate 1944 salì sull’Appennino tosco-emiliano e si aggregò alla Brigata Stella rossa Lupo. Cadde in combattimento il 29/9/1944 a Monte Salvaro (Grizzana). Riconosciuto partigiano dal 28/8/1944 al 29/9/1944. [...] - Frilli Quirino, di Giuseppe Achille; n. il 27/10/1906 a Sesto Fiorentino. Nel 1943 residente a Firenze. Militò nella Brigata Stella rossa Lupo. Riconosciuto partigiano dall’1/7/1944 alla Liberazione. - Giachetti Armando, di Benedetto e Cherubina Carraresi; n. il 29/7/1900 a Porretta Terme. [...] Nell’agosto 1927 fu arrestato a Sesto Fiorentino, dove abitava, […]. - Giachetti Renato, “Giulio”, di Cesare e Anna Becagli; n. il 2/7/1903 a Sesto Fiorentino […] la Commissione provinciale di Firenze lo assegnò al conino per 5 anni per “organizzazione comunista a Sesto Fiorentino”. […] ispettore regionale del PCI, fu impegnato, dal novembre 1943, nella 163 I dossier preparazione dell’attività militare e politica delle federazioni emiliano-romagnole. […] Fece parte del CUMER (Comando Militare Uniicato Emilia Romagna) […] - Gigli Toledo, di Luigi ed Emilia Berlincioni; n. il 26/2/1924 a Sesto Fiorentino; ivi residente nel 1943. Operaio. Militò nella 5° Brigata Bonvicini Matteotti. Riconosciuto partigiano dall’1/3/1944 alla Liberazione. Fonte: A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), Comune di Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1985. 7.6 Elenco dei volontari arruolati nell’esercito di liberazione Elenco dei volontari partiti il 4 febbraio Cocchi Dino fu Paolo Conti Corrado di Giulio Zoppi Gino di Emilio Guasti Luciano di Terzilio Giachetti Valerio di Guido Biagiotti Ibisse di Ernesto Borri Varo di Agostino Castelli Luigi di Nazzareno Raimondi Elio di Raimondo Pini Renato di Pilade Chellini Mario di Cesare Saccomanni Egisto di Guglielmo Quercioli Vinicio di Alberto Guarnieri Menaldo di Ruggero Giachetti Vinicio di Renzo Conti Obles (recte Oublesse) di Michele Borroni Ursus di Giuseppe Banchelli Ademaro di Francesco Marinangeli Luigi di Giuseppe Giorgetti Guido di Angelo Parenti Alvaro fu Nello Marchionni Mario di Guido Ceccato Gino di Attilio Becocci Gino di Luigi Becagli Renzo di Ernesto Biagiotti Alvaro di Ginetto Risaliti Giorgio di Guido Giachetti Giorgio di Aurelio Aiazzi Arrigo di Carlo Capaccioli Romano di Renzo Giuliani Giorgio di Mario Giorgi Ivo di Ottavio Bettarini Giorgio di Gino Giorgetti Silvano fu Giuseppe Parigi Carlo di Ettore 1902 1925 1924 1926 1924 1922 1924 1922 1926 1918 1912 1920 1922 1923 1923 1925 1918 1923 1915 1922 1921 1926 1925 1926 1923 1925 1923 1925 1922 1924 1927 1925 1926 1925 1925 Via Vittorio Emanuele, 236 Piazza Chiesa, 181 Via Bernini, 12 Via Mazzini, 69 Via Galilei, 72 Via Scaldassieri, 37 Via Ugo Bassi, 4 Via Montemaggi, 8 Via Ciompi Via Finestroni Via Crispi, 10 Via Artieri, 23 Via Ciompi, 40 Via Montemaggi, 2 Via Guerrazzi, 40 Via Ugo Bassi, 5 Via Savonarola, 9 Via Carlo del Prete (Rifredi) Via Savonarola, 9 Via Quattrini, 1 Via Quattrini, 21 Via Galilei, 60 Via Roma, 51 Via Finestroni, 31 Via Montemaggi, 10 Via Cecchi 74 (Campi Bisenzio) Viale Ferraris, 19 Via Montemaggi, 10 Via Savonarola, 42 Via Vittorio Emanuele, 108 Via Garibaldi, 24 Via Ugo Bassi, 9 Via Garibaldi, 71 Via del Borgo, 38 Via di Calenzano (Settimello) 164 Pieralli Giuliano di Carlo Galeotti Vasco di Settimo Pieralli Roberto di Alfredo Gori Fosco di Michele Palli Gino di Quintilio Sarri Bruno di Michele Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo 1917 1924 1925 1924 1926 1918 Via Torri, 2 Via Robbia, 23 Via Cavour, 45 Via Carducci, 27 Via Foscari, 49 Via Galilei, 57 Riproduzione della prima pagina dell’elenco dei volontari arruolati nell’Esercito di Liberazione, redatto dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Sesto Fiorentino 165 I dossier Il primo gruppo partiti il giorno 28.1.1945 Benelli Enzo Baldini Dino Rocchi Marcello Contini Contino Quattrini Roris Berni Dario Valoriani Vandalo Bettarini Marcello Via Torino Via Vittorio Emanuele, 47 Via Vittorio Emanuele, 47 Via Torino, 28 Via Verdi, 18 Via Manzoni, 4 Via Vittorio Emanuele Via Casalini Fonte: elenco dei volontari arruolati nell’Esercito di Liberazione, redatto dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Sesto Fiorentino, cfr. Istituto Storico della Resistenza in Toscana, CLN Sesto Fiorentino, 74. 8. Deportati nei campi di internamento e nei campi di sterminio Già prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il sistema concentrazionario creato dal regime nazista, si trasformò rapidamente in una colossale e terribile macchina per l’eliminazione isica e lo sterminio di milioni di persone. Nei campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz, Dachau, Mauthausen inirono centinaia di migliaia di ebrei, di oppositori politici e sociali, di rom, di omosessuali. Anche Sesto pagò il suo tributo alla spietata logica della deportazione ed alcuni suoi cittadini inirono deportati a Dachau, Mauthausen, Gusen. Diicile, anche per coloro che riuscirono o ebbero la fortuna di sopravvivere agli orrori dei campi e delle camere a gas, il ritorno in patria e il reinserimento nella quotidianità, in una realtà spesso poco interessata ad ascoltare ed ancor meno a capire le tragedie dell’inferno concentrazionario. Oltre ai nominativi di seguito elencati, corre l’obbligo di rammentare anche il concittadino Silvano Lippi, sebbene all’epoca della sua odissea di deportato non fosse ancora divenuto sestese. - Bonamici Ferrero, nato a Sesto Fiorentino il 22 ottobre 1913. Detenuto presso il carcere militare di Peschiera del Garda (VR). Trasporto 2 partito da Peschiera del Garda il 20 settembre 1943, arrivato al campo di Dachau il 22 settembre 1943, numero di matricola 54542. Liberato a Dachau il 29 aprile 1945. Fonti: Aned Fi, Tibaldi. Note: Schutzhaeling, “internato per motivi di sicurezza”, poi Arbeitszwang Reich (AZR), “detenuto asociale assegnato a lavoro forzato nel Reich”. - Capecchi Siro, nato a Sesto Fiorentino il 29 gennaio 1912. Professione al momento dell’arresto: caporeparto (M). Arrestato da tedeschi e fascisti durante il rastrellamento nei paesi di Narnali 168 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo e Viaccia (nel pratese) il 4 giugno 1944. Detenuto presso la Fortezza di Prato - sede GNR, poi campo di Fossoli. Trasporto 53 partito da Fossoli il 21 giugno 1944, arrivato al campo di Mauthausen il 24 giugno 1944, numero di matricola 76282; campi successivi: Wiener Neustadt, Steyr. Liberato a Steyr nel maggio 1945. Fonti: Di Sabato, Tibaldi Standbuch Mauthausen (M.D.Prato). Note: rastrellato insieme ad un gruppo di 10, di cui qualcuno si salvò fuggendo, degli altri si ignora la sorte. Morto a Prato il 22 marzo 1985. - Faellini Renzo, nato a Sesto Fiorentino il 7 aprile 1924. Arrestato a Belluno il 10 giugno 1944. Arrivato al campo di Mauthausen il 18 giugno 1944 (ino al 2 dicembre 1944), successivamente ad Auschwitz (dal 2 dicembre 1944 al 28 gennaio 1945, numero di matricola 201508), poi a Mauthausen (dal 28 gennaio al 2 marzo 1945) e Gusen (dal 2 marzo 1945). Liberato a Gusen il 5 maggio 1945. Fonti: Aned FI, Archivio Mauthausen Memorial. Note: numero di matricola di Auschwitz tatuato sul braccio sinistro; non risulta immatricolato a Mauthausen. - Gigli Rigoletto, nato a Sesto Fiorentino l’8 maggio 1918. Arrestato individualmente da un repubblichino il 4 settembre 1944 a Barberino di Mugello (FI). Detenuto a Bolzano. Trasporto 73 partito da Bolzano il 5 agosto 1944, arrivato al campo di Mauthausen il 7 agosto 1944, successivamente a Gusen (dal 17 settembre 1944). Liberato a Gusen il 5 maggio 1945. Fonti: Aned Fi, Verri Melo, Tibaldi; Archivio Mauthausen Memoria; Libro dei Deportati 2009. Note: aiutava i partigiani, vedi Grazzini Adolfo e Piero, Mocali Brunetto [con incongruenze: non risulta a Bolzano né immatricolato a Mauthausen]. - Tinghi Luciano, nato a Sesto Fiorentino il 31 agosto 1914. Arrestato in Grecia e detenuto presso il carcere militare di Gaeta, poi di Peschiera del Garda (Verona). Trasporto 2 partito da Peschiera del Garda il 20 settembre 1943, arrivato al campo di Dachau il 22 settembre 1943, numero di matricola 54696. Liberato a Dachau il 29 aprile 1945. Fonti: Aned Fi, Verri Melo, reg. nastro, Tibaldi. Note: Militare, antifascista già processato in Grecia per disfattismo politico. Condannato a 7 anni di reclusione. Schutzhaeling poi AZR. 9. Eccidi e massacri nazifascisti* 9.1 Eccidi, stragi e rappresaglie come strategia e pratica di guerra In Toscana nell’estate 1944, nei circa quattro mesi compresi tra l’arrivo del fronte (inizi di giugno) e il suo attestarsi sulla Linea Gotica (ottobre), furono consumati oltre 240 eccidi, con circa 3.740 vittime civili (in tutto il periodo dell’occupazione nazifascista gli eccidi sarebbero saliti a 269 e le vittime a oltre 4.000): in media, per quanto possa valere una statistica del dolore, per ciascun giorno di quella terribile stagione di sangue, ci furono due eccidi con più di 30 morti alla volta. Anche prima di questo quadrimestre, la Toscana aveva subito altre stragi, come quella di Vallucciole in cui, il 13 aprile, erano state seviziate, torturate e massacrate 108 persone, per lo più donne, vecchi e bambini. E altri eccidi ancora furono compiuti nei mesi autunnali, invernali e primaverili, ino al giorno della liberazione degli ultimi lembi di suolo toscano, nell’aprile 1945. Ma la sequela di stragi dell’estate di sangue si presenta come un blocco compatto, la cui logica e le cui radici diicilmente possono essere ricercate nel caso o nel fato. In sede di rilessione storica, questo fenomeno occupa una posizione non secondaria; in quanto il tema degli eccidi, delle stragi, costituisce un nodo centrale, non solo perché proprio a causa di tali tragedie una parte cospicua della popolazione fu investita dalla guerra quando questa cominciò a imperversare * Il presente contributo è stato redatto seguendo prevalentemente le indicazioni contenute nei volumi di Giuseppe Battini, Mimmo Franzinelli, Lutz Klinkhammer, Paolo Pezzino, Gerhard Schreiber ed Ivan Tognarini. 170 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo sul suolo nazionale, ma anche perché le stragi furono non parte occasionale, ma strutturale, connaturata al carattere di fondo più essenziale della guerra stessa, che fu guerra totale, guerra di sterminio. Proprio attraverso la strategia delle stragi, i nazifascisti tentarono di inluire in maniera decisiva sugli esiti del conlitto, almeno per quanto concerneva lo scontro con i partigiani e con la Resistenza. Se con le rappresaglie si volevano colpire le popolazioni, perché ritenute colpevoli di aiutare i partigiani, ciò signiicava che il movimento partigiano, agli occhi dell’occupante nazifascista, doveva rappresentare un pericolo di dimensioni preoccupanti. In realtà i nazifascisti ritenevano che gli eccidi, le stragi, il terrore, fossero, non solo il mezzo più eicace per colpire la Resistenza, già in armi, e bloccare il suo sviluppo, ma anche la via per giungere alla legittimazione di ciò che legittimo non era, la Repubblica Sociale di Salò, e per porre le premesse di una vera e propria “guerra civile”. In situazioni tragiche come quelle create dalla catena degli eccidi e delle stragi, i fascisti repubblichini potevano nutrire la speranza di conquistare un maggiore rispetto e un più vasto consenso tra la popolazione, dal momento che avrebbero potuto atteggiarsi ad elemento intermedio tra popolazione e occupante nazista, di presentarsi come forza contrapposta ai partigiani (a cui, attraverso una campagna denigratoria, si sarebbero dovute addossare tutte le responsabilità delle tragedie in atto) e, inine, di qualiicarsi come forma legittima di governo, quindi in grado di amministrare la giustizia, ino alle più estreme e spietate conseguenze (simmetricamente, agli occhi della gente, i partigiani dovevano divenire sempre di più, grazie al meccanismo di spostamento della colpa delle stragi da chi le eseguiva a chi veniva accusato di averle provocate, dei “banditi”, dei fuorilegge da sterminare). Questo tentativo sostanzialmente fallì, poiché troppo atroci furono le eferatezze compiute e, perché, in ultima analisi, prevalse la scelta del terrore, che sembrava garantire più eicacia e più immediatezza, della rappresaglia come arma di guerra. Ciò però non signiica che la pratica delle stragi non abbia avuto conseguenze, anche ben al di là dei ini bellici che inizialmente le erano stati assegnati. Certe divisioni nelle coscienze della gente, la cosiddetta “coscienza dimezzata delle popolazioni”, sono fenomeni in parte riconducibili speciicatamente ai metodi prescelti dai nazifascisti per consumare i loro delitti. Gli eccidi dell’estate ’44 hanno proiettato la loro ombra su tutto il cinquantennio successivo in conseguenza della capacità di eseguire piani inalizzati a obiettivi bellici, quali la liberazione del terreno da una guerriglia insidiosa e tenace, la cui riuscita dipendeva dalla quantità e dalla immensità del terrore sparso, e di scaricare sul movimento partigiano la responsabilità delle atrocità commesse. I dossier 171 Osservando la mappa d’insieme delle stragi compiute dai nazifascisti in Toscana, si possono cogliere alcuni spunti di rilessione che ci aiutano a comprendere dinamiche e logiche che non è possibile neppure sospettare se restiamo imprigionati nell’ottica del singolo caso, per quanto sviscerato e analizzato nel profondo. Per esempio non è diicile accorgersi che questi eccidi, queste stragi, nei mesi di maggio e di giugno sembrano seguire degli assi che si muovono da sud a nord, lungo una linea costiera, a ridosso della strada statale numero 1, la via Aurelia o, meglio, nelle zone collinari e macchiose a ridosso di questa strada, dove più forte era la presenza di partigiani, e lungo una linea interna, coincidente con la via Cassia prima in direzione di Arezzo, poi da Arezzo verso Firenze, biforcandosi da un lato lungo il Valdarno, dall’altro verso il Casentino, ovvero lungo vie percorse dall’esercito tedesco in ritirata, incalzato dall’avanzata dell’esercito alleato. Nei mesi successivi la “guerra ai civili” si addensava nei tratti inali di queste assi via via che il fronte si avvicinava alla Linea Gotica; inine, proprio lungo una larga fascia che si estendeva, come una specie di antemurale, di fronte alla Linea Gotica, dalla Versilia e dal pisano al padule di Fucecchio, all’Appennino pistoiese e all’area iorentina. È noto che nella letteratura sulla Resistenza un certo spazio è dedicato ad alcuni dei casi emblematici come Boves, le Fosse Ardeatine, Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema. Altri episodi sono stati invece considerati minori e abbandonati a una logica di tipo localistico. Ma restringendo eccessivamente l’ottica, se da un lato si è dato spazio ad alcune analisi approfondite e di grande interesse, dall’altro si è dato un rilievo forse non proporzionato a certe dinamiche locali, e si è rischiato di perdere di vista il quadro generale, di cui non si è riusciti a scorgere le direttrici di fondo. Proprio da questa eccessiva limitazione degli orizzonti, ha acquistato più forza il binomio inscindibile guerriglia-rappresaglia, azione partigiana-reazione tedesca. In realtà non si possono sottacere alcuni elementi che caratterizzano molti di questi episodi e che ce li fanno leggere nel loro insieme e nei loro caratteri di fondo. Per esempio, nel caso di Civitella della Chiana, vediamo come, da testimonianze e documenti, emerga da un lato l’importanza strategica del luogo e dall’altro la pericolosità, dal punto di vista tedesco, per la presenza di partigiani. Questo fa pensare che, anche ammesso che non vi fosse un piano preciso e preordinato in base al quale in questo centro avrebbe dovuto comunque essere compiuta una strage, erano presenti tutti i requisiti perché i nazifascisti portassero comunque a compimento una operazione repressiva. Può essere che l’azione partigiana che portò alla uccisione di tre tedeschi sia stata la causa scatenante e il pretesto per compiere la strage; ma non si può escludere che anche altri siano stati i fattori entrati in gioco. Basti pensare che, nel caso 172 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo delle stragi di località vicinissime, come Cornia e San Pancrazio, non sembrano esservi stati precisi fatti di guerriglia da mettere in correlazione diretta. Ma tutte e tre le località, Civitella, Cornia e San Pancrazio, erano strategicamente importanti, trovandosi a cavallo di strade di raccordo fra le statali che collegavano la penisola da sud verso nord. Altro fatto che merita di essere sottolineato è la presenza, anche se discreta, un po’ appartata, di alti uiciali nazisti che sovrintendevano allo svolgimento dell’eccidio: non si trattava dunque di efetti di una furia selvaggia da parte di alcuni soldati, ma di operazioni ben studiate e ben dirette. Tra le truppe si erano fatte circolare voci che avevano accentuato odio e rabbia, come per esempio quella per cui i tedeschi uccisi dai partigiani erano 12 (e non 3) e che i loro cadaveri erano stati straziati e mutilati, ma l’operazione era stata comunque condotta come una operazione di guerra con gran dispiegamento di mezzi, nonostante che si avesse a che fare con gente disarmata e in prevalenza con donne, vecchi e bambini. 9.2 Le indagini dell’Arma Reale dei Carabinieri I documenti che seguono, di cui si trascrivono le risultanze relative al comune di Sesto Fiorentino, provengono dall’Archivio dell’Uicio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Si tratta dei risultati delle indagini svolte nell’immediato dopoguerra dall’Arma Reale dei Carabinieri e dai servizi segreti militari. La copertina del fascicolo con i risultati delle indagini svolte dall’Arma Reale dei Carabinieri e dai servizi segreti militari sugli eccidi e i massacri nazifascisti. I dossier 173 Specchio riepilogativo delle atrocità commesse dai tedeschi dall’8 settembre 1943 al 10 gennaio 1945 - Sesto Fiorentino, 19.5.1944. Carraresi Ivo, ucciso perché cercava di sottrarsi all’opera di spegnimento di un bidone di benzina che aveva preso fuoco. Colpevoli: soldati tedeschi. Ente che ha segnalato il fatto: Nucleo "I" presso la 5^ Armata (foglio nr. 1601/V del 26.11.1944) accertamenti compiuti dai capitani Gabelli Armando e Quinterio Gustavo. - Cercina (Sesto Fiorentino), 30.5.1944. Don Alfonso Nannini, ucciso perché accusato di aver fornito aiuto ai patrioti. Colpevoli: 4 soldati tedeschi delle SS. - Cercina (Sesto Fiorentino), 19.6.1944. Tre persone, fucilate. Colpevoli: militari tedeschi. Ente che ha segnalato il fatto: Nucleo "I" presso la 5^ Armata (foglio nr. 1601/V del 26.11.1944) accertamenti compiuti dai capitani Gabelli Armando e Quinterio Gustavo. - Cercina (Sesto Fiorentino), 10.4.1944. Fanelli Brunetto, Lamporesi Renzo, Bonaiuti Aurelio, Bruschi Olimpio, Bruschi Orlando, Cavini Angelo, Rossi Silvio, fucilati. Le rispettive abitazioni saccheggiate. Furono inoltre saccheggiati: abitazioni, negozi e magazzini di esercizi per un danno complessivo di L. 763.676. Colpevoli: un reparto della divisione SS. "H. Goering". Ente che ha segnalato il fatto: Nucleo "I" presso la 5^ Armata (foglio nr. 1601/V del 26.11.1944) accertamenti compiuti dai capitani Gabelli Armando e Quinterio Gustavo. - Sesto Fiorentino, 17.7.1944. Ulivi Andrea, ucciso con una fucilata senza motivo apparente. Colpevoli: un militare tedesco. Ente che ha segnalato il fatto: Nucleo "I" presso la 5^ Armata (foglio nr. 1601/V del 26.11.1944) accertamenti compiuti dai capitani Gabelli Armando e Quinterio Gustavo. Un dettaglio della prima pagina del rapporto "a documentazione della barbarie teutonica" redatto dal Nucleo "I" presso la 5^ Armata americana. 174 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo "Atrocità commesse dai tedeschi in varie località della Toscana. A documentazione della barbarie teutonica." Gli accertamenti sono stati compiuti dai capitani Gabelli Ercolao e Quintelio Gustavo con la collaborazione della "Commissione per la documentazione delle atrocità tedesche e fasciste" del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. 1. Il 10 aprile 1944 un distaccamento della Divisione SS "H. Goering" giungeva a Cercina (Sesto Fiorentino) per compiere un rastrellamento contro i partigiani alle pendici di Monte Morello ed eseguire rappresaglie contro i presunti favoreggiatori di questi. Sotto tale accusa furono arrestati (previo saccheggio delle abitazioni) e successivamente fucilati: - Dr. Fanelli Brunetto (a. 35) da Firenze, sfollato a Cercina in Via Fontaccia, 1; - Lamporesi Renzo di Paolo (a. 18), colono, abitante a Cercina, Via Fontaccia, 1; - Bonaiuti Aurelio di Giuseppe (a. 38), colono, abitante a Cercina, Via Fontaccia, 1; - Bruschi Olimpio di Anselmo (a. 38), colono, abitante a Cercina, Via Massoni, 2; - Cavini Angelo (a. 28), guardia notturna di Cercina; - Rossi Silvio fu Angelo (a. 53), bracciante, abitante a Cercina; - Bruschi Orlando di Anselmo (a. 29), operaio, abitante a Cercina, via Massoni, 2. I cadaveri furono rinvenuti il 15 aprile in località Castiglioni, ricoperti da una pila di sassi; il corpo del Rossi, invece, giaceva insepolto nel bosco di Vallerenzo. Nel corso di questa operazione le SS saccheggiarono varie abitazioni, negozi e magazzini di esercenti, apportando alla popolazione un danno complessivo di L. 763.676 (particolare emerso da analoga segnalazione fatta dalla Podesteria di Sesto ai fasci repubblicani di Firenze). Venne anche incendiato il polveriicio industriale della Ditta Faini, ove si determinarono esplosioni che produssero danni in vari fabbricati adiacenti. Molti coloni della zona furono arrestati e condotti in campi di concentramento, da cui furono successivamente rilasciati. [...] 6. Il 19 maggio 1944, a Sesto Fiorentino, mentre alcuni soldati germanici scaricavano da un autocarro dei bidoni di benzina, uno di questi prese improvvisamente fuoco. I soldati, con le armi in pugno, costrinsero alcuni cittadini presenti alla scena a provvedere all’opera di spegnimento, uccidendo Carraresi Ivo, a. 22, da Sesto, il quale cercava di sottrarsi con la fuga alla bisogna. 7. Il 30 maggio 1944, quattro soldati "SS" germanici uccidevano il Pievano di Cercina, don Adolfo Nannini, a. 63, accusato dai fascisti di aver fornito aiuto ai partigiani della zona. [...] 13. Il 19 giugno 1944 venivano rinvenuti in Cercina i cadaveri di tre sconosciuti fucilati dai germanici. [...] 29. Il 17 luglio 1944, mentre transitava per via Rimaggio a Sesto Fiorentino, certo Ulivi Andrea, abitante a Firenze in Via Mannelli 4, veniva ucciso da una fucilata sparatagli contro da un soldato tedesco. I dossier 175 Notizie sul saccheggio compiuto dai tedeschi nel popolo di Cercina Ecco una relazione del saccheggio compiuto dai soldati tedeschi nel popolo di Cercina nei giorni di lunedì e martedì di Pasqua (10 e 11 aprile). I particolari sono statu tutti controllati sul posto. Durante la notte fra la domenica e il lunedì i tedeschi si sono inerpicati su per le montagne, dove non sono potuti giungere con gli autocarri, hanno costretto i contadini, tratti fuori dalle loro case, a portare sul dorso le armi più pesanti e le cassette di munizioni. Occupate tutte le posizioni “strategiche”, al mattino è cominciata l’azione. Di bande, che hanno servito di pretesto per l’azione, nemmeno l’ombra. Ma tutte le case sono state accuratamente frugate, rovistate, saccheggiate. Nessuna cosa che avesse un qualche valore è stata lasciata. Grano, farina, olio, salumi, formaggi, bestiame (dal coniglio al pollame, ino al vitello), tutto è stato asportato. Sono state prese di mira particolarmente le camere da letto dei contadini, dove è stata rubata biancheria, coperte, calze, scarpe, oggetti preziosi (tolti questi anche di dosso alle donne), denari (si sono contentati del piccolo furterello di poche diecine di lire, ma in qualche casa sono state asportate anche parecchie diecine di migliaia di lire); e poi biciclette, macchine da cucire, interi corredi da sposa. In molte case hanno distrutto quanto non hanno potuto portar via: ad esempio hanno spezzato col calcio del fucile gli orci dell’olio. La mobilia e gli arredi hanno subito una distruzione vandalica. La villa “Gli Orci” ha subito più di mezzo milione di danni; il proprietario, dott. Fanelli è stato portato via e quindi, senza alcuna ragione, ucciso. I contadini stessi venivano obbligati a caricare sugli autocarri la roba loro rubata. Si sono veduti poi molti tedeschi afannarsi a cercare di rivendere la refurtiva, che ofrivano al più buon mercato; ad un contadino volevano imporre l’acquisto di alcuni vitelli rubati al contadino di sopra (salvo poi tornare a rubarli). A Sesto soldati tedeschi vendevano coperte, lenzuoli ed altri capi di biancheria. La popolazione stessa non è stata risparmiata. Moltissimi sono stati picchiati ferocemente e feriti, anche donne e bambini. Una donna trovata nella via di San Salvi è stata portata in un bosco, completamente denudata e violentata. Poi tutti gli uomini sono stati catturati (dalla chiesa di Castiglione fu portato via anche il parroco), prima rinchiusi in alcune ville, poi portati a valle da dove, mediante autocarri, sono stati trasportati a casaccio un po’ da per tutto. Un gruppo di cinquantuno è stato portato ino alla Rotta presso Pisa e la mattina seguente riportato a Firenze. Quando sono tornati alle loro case hanno constatato che alcuni mancavano. Ai comandi militari e agli uici di polizia si stringevano nelle spalle. Fatte le ricerche nei boschi circostanti, in una buca addossata a un chiosco per la presa dell’acqua potabile, che aveva servito di “muro” per l’ “esecuzione”, appena ricoperte di alcune palate di terra, sono state rinvenute ammonticchiate le salme del dott. Fanelli, dei contadini Renzo e Romolo Lamporesi e Aurelio Bonaiuti, degli sfollati Olimpio Bruschi e suo fratello, e di un agente notturno, ucciso perché, per quanto fornito di documenti attestanti la sua qualità di guardia giurata, era stato trovato in possesso di una pistola. Erano tutti e sette così crivellati di colpi di mitragliatrice, sparati evidentemente a così breve distanza, che i corpi si disfacevano nel rimuoverli. Analoghe notizie, che non si sono però potute controllare personalmente, ci sono giunte dalle altre vallate di monte Morello e cioè da Paterno, da Cerreto (dove ci sono stati sette morti), da Legri, dalla Chiusa, da Settimello (dove sarebbero state uccise donne e ragazzi), da Baroncoli (dove è stata incendiata una casa), da Gualdo, da Carmignanello (dove è stata incendiata la Torre di Baracca). In tutta la zona i morti, generalmente contadini e qualche sfollato, sarebbero più di cento. CRONOLOGIA DELLA RESISTENZA* * Il presente contributo è stato redatto seguendo prevalentemente le indicazioni contenute nel volume: Cronologia della Resistenza in Toscana, a cura di G. Verni, Roma, Carocci editore, 2005. Cronologia della Resistenza 179 Cappella di Ceppeto, Cercina (Sesto Fiorentino) Il 7 ottobre 1943 elementi della Brigata Garibaldi “Bruno Fanciullacci”, conluita nella Divisione Garibaldi “Arno”, quindi “Potente”, disperdono forze fasciste in rastrellamento, inliggendo loro cinque morti. Ceppeto, Monte Morello (Sesto Fiorentino) Il 14 ottobre 1943 la formazione comandata da Giovanni Checcucci si scontra con un reparto della Guardia Nazionale Repubblicana. Nel corso del combattimento cadono il comandante stesso, Giovanni Checcucci, prima vittima della Resistenza iorentina, e alcuni militi. La formazione si scioglie. Sesto Fiorentino Tra le azioni compiute fra il 1° ed il 30 novembre 1943 dalla SAP di Firenze, 2a Zona, vi è la distruzione di un automezzo tedesco a Sesto Fiorentino. Sesto Fiorentino L’8 novembre 1943 elementi della Guardia Nazionale Repubblicana, compiono devastazioni di case, arresti di civili ed uccidono Gino Cecchi, un passante. Sesto Fiorentino La sera dell’8 novembre 1943 ignoti uccidono il gerente di una mescita di vini, assieme ad un avventore. Il fatto provocherà la rabbiosa risposta della Guardia Nazionale Repubblicana, aluita in forze da Firenze. Numerosi arresti ed un ferito: Ruggero Matucci. Scontro di Baroncoli (Calenzano – FI) Il 21 novembre 1943 la formazione comandata da Giulio Bruschi si scontra con una pattuglia tedesca: nello scontro cade il partigiano Siro Romanelli, primo caduto di Sesto Fiorentino nella Resistenza, il cui nome verrà preso dalla formazione. Zona di Sesto Fiorentino Nel mese di dicembre 1943 si ripetono lanci di chiodi tricuspidali nella zona ad opera di gruppi di patrioti poi conluiti nella SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino. 180 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Battaglia di Valibona (Calenzano – FI) La località è nota per la battaglia del 3 gennaio 1944 (primo esempio di Resistenza militare in Toscana dopo la resistenza armata opposta in alcune località all’occupazione nazista dopo l’8 settembre), combattuta tra la formazione partigiana dei “Lupi Neri” ed i fascisti repubblicani di Prato, contingenti della Legione Autonoma Mobile “Ettore Muti” ed i carabinieri dei Comuni limitroi. La Formazione d’Assalto Garibaldi “Lupi Neri” è stata una delle prime formazioni partigiane organizzate dal Partito comunista nella provincia di Firenze, con base a Monte Morello in dalle prime settimane del settembre 1943. Comandata da Lanciotto Ballerini e dal commissario politico Ferdinando Puzzoli, era composta da antifascisti locali, militari italiani ed ex prigionieri stranieri (inglesi, russi, jugoslavi). Al momento della battaglia la formazione partigiana era composta da 17 uomini: Lanciotto Ballerini di Campi Bisenzio; Loreno Barinci di Sesto Fiorentino; Tommaso Bertovich di Belgrado (ex prigioniero jugoslavo scappato dal carcere dopo l’8 settembre 1943); Corrado Conti di Sesto Fiorentino; Benito Guzzon di San Bellino (Rovigo); Stuart Hood (capitano scozzese fuggito da un campo di prigionia al momento dell’armistizio); Matteo Mazzonello di Trapani; “Mirko” (soldato ucraino fuggito dalla prigionia); Mario Ori di Firenze; Ciro Pelliccia di Afragola (Napoli); Antonio Petrovich di Ogulin (Croazia); Ferdinando Puzzoli di Campi Bisenzio; Danilo Ruzzante di Anguillara Veneta (Padova); Guglielmo Tesi di Campi Bisenzio; Vandalo Valoriani di Sesto Fiorentino; Luigi Giuseppe Ventroni di Oristano; “Vladimiro” di Mosca (URSS, altro ex prigioniero fuggito dalla prigionia). Sesto Fiorentino A seguito degli scontri di Valibona e di Campo Tizzoro, che hanno visto coinvolti partigiani della zona campigiana e sestese, vengono efettuate ricerche per scovare altri elementi coinvolti, oltre ai caduti ed ai feriti catturati sul posto. Il 15 gennaio 1944 Oliviero Frosali, ex detenuto politico, viene così ferito a morte mentre cerca di sottrarsi alla cattura. Colonnata (Sesto Fiorentino) Il “Collegino San Pietro” era nato nel 1943 per opera della marchesa Maria Teresa Pacelli Gerini (cugina di papa Pio XII) che aveva messo a disposizione alcuni locali della propria villa per ospitare ragazzi di famiglie indigenti. La cura del piccolo collegio era stata aidata alla Congregazione di Don Orione Cronologia della Resistenza 181 ed il sostentamento dei ragazzi era assicurato, oltre che dalla nobildonna, da altri benefattori. Nei mesi successivi, il “Collegino” era diventato anche luogo di appoggio della Resistenza locale, in particolare della banda di Lanciotto Ballerini. La mattina dell’8 febbraio 1944, poco prima delle undici, suonava l’allarme aereo nella zona di Firenze. A quell’ora i bambini si trovavano in una scuola della vicina frazione di Quinto ed un giovane chierico, il ventunenne Teoilo Tezze, si preoccupò di andare a prenderli per ricondurli alla villa. Mentre il gruppetto si trovava lungo il muro di cinta della vecchia sede della Richard-Ginori, in quella che oggi è via delle Porcellane, una squadriglia di aerei alleati bombardava la zona: alcune bombe colpivano in pieno i bambini ed il sacerdote, provocando 24 vittime: Teoilo Tezze (il chierico accompagnatore), anni 21, di Montecchio Maggiore; Giacomo Arrighetti, anni 10, di Firenze; Gaetano Balsamo, anni 11, di Grottaglie; Littorio Barinci, anni 10, di Sesto Fiorentino; Romano Baroni, anni 8, di Livorno; Valdemaro Maestrucci Bellandi, anni 8, di Firenze; Oscar Bellò, anni 9, di Annij Cron; Brunellesco Cantini, anni 10, di Firenze; Fabio Capaccioli, anni 11, di Firenze; Marcello Cappellini, anni 11, di Firenze; Aldo Colletti, anni 7, di Tunisi; Romano Innocenti, anni 9, di Calenzano; Piero Marconi, anni 10, di Sesto Fiorentino; Silvano Mazzanti, anni 10, di Sesto Fiorentino; Piero Moretti, anni 9, di Firenze; Rafaello Oleandro, anni 10, di Palermo; Gino Orvieto, anni 11, di Firenze; Giuseppe Parigi, anni 8, di Firenze; Marcello Ragionieri, anni 12, di Sesto Fiorentino; Remo Tani, anni 12, di Torino; Romano Tarli, anni 9, di Firenze; Athos Toccafondi, anni 11, di Firenze; Luciano Toccafondi, anni 9, di Firenze; Simone Vanella, anni 9, di Trapani. Cimitero di Quinto (Sesto Fiorentino) Il 3 marzo 1944, nell’ambito delle iniziative di lotta compiute in quel mese, un GAP di tre persone, tra cui Rindo Rindi, mina gli scambi all’uscita del deposito dei tram, bloccando il servizio in concomitanza con lo sciopero delle fabbriche. Vicchio (FI) Il 6 marzo 1944 i sestesi “Mangia”, “Cecco”, “Contino”, “Ancilla”, “Vandalo”, “Barberino”, “Gu”, “Marinaro”, “Rino”, “Bafo”, “Lanciotto” e “Uragano” partecipano all’attacco su Vicchio. 182 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Castiglioni di Cercina (Sesto Fiorentino) Il 22 marzo 1944 vengono prelevati generi alimentari dalla locale fattoria ad opera della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino. Monte Morello (Sesto Fiorentino) Sul inire del mese di marzo 1944 (23 marzo) il distaccamento Garibaldi “S. Romanelli” (poi conluito nella Divisione “Arno”, quindi “Potente”, 22a Brigata Garibaldi “Lanciotto”) stabilisce contatti col distaccamento Garibaldi “Lanciotto”. Fonte dei Seppi (Sesto Fiorentino) Il 24 marzo 1944 reparti della Wehrmacht, Heeres Gr. C, compiono un rastrellamento contro il distaccamento Garibaldi “S. Romanelli” dislocato in quella zona. Firenze-Bologna, linea FFSS – Sesto Fiorentino – Calenzano (FI) Il 2 aprile 1944 viene fatta saltare la linea ferroviaria nel tratto suddetto ad opera di un GAP di Firenze, inquadrato nella Divisione Garibaldi “Arno”, quindi “Potente”. Scontro della stazione ferroviaria di Montorsoli (Sesto Fiorentino) Il 4 aprile 1944 elementi poi conluiti nella divisione “Arno” e nella “Fanciullacci” occupano la stazione ferroviaria di Montorsoli, della linea ferroviaria Firenze-Faenza. Vengono distrutti gli impianti telefonici ed attaccato un treno di passaggio. Nello scontro che ne segue con elementi tedeschi e della Guardia Nazionale Repubblicana presenti sul convoglio con funzioni di scorta, rimangono uccisi i partigiani: Dino Ciolli, di Calenzano; Mario Lazzerini (“Bafo”), di Sesto Fiorentino; Carlo Cremonini, di Firenze. Monte Morello, Cercina (Sesto Fiorentino) Nel mese di aprile del 1944 iniziano a farsi sentire gli efetti dell’avvicinamento del fronte. Vengono infatti compiuti numerosi rastrellamenti allo scopo di boniicare il territorio e rendere sicure le linee di trasporto e di comunicazione. Il 10 aprile, nei pressi di Cercina, soldati tedeschi prelevano una ventina di uomini, li caricano di materiali e munizioni e li costringono a risalire il monte. Sette di loro verranno successivamente fucilati. Cronologia della Resistenza 183 Cercina (Sesto Fiorentino) Il 10 aprile 1944 nel corso del rastrellamento di monte Morello ad opera di reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, ArmeeGr. v. Zangen, Fallschirm PzGr Divisione “H. Goering”, vengono catturati e fucilati 7 uomini: Aurelio Bonaiuti, Olimpio Bruschi, Orlando Bruschi, Angelo Cavini, Brunetto Fanelli, Renzo Lamporesi, Romolo Lamporesi. Non lontano dal luogo del rastrellamento i militari uccisero anche il boscaiolo Silvio Rossi, originario di Cerreto Maggio (Vaglia – FI), falciandolo mentre era dentro al proprio capanno. Croci di Baroncoli (Sesto Fiorentino) Il 10 aprile 1944, nel corso del rastrellamento di monte Morello compiuto da reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, ArmeeGr. v. Zangen, Fallschirm PzGr Div “H. Goering”, viene ucciso da una raica di mitra Gino Toccafondi, nei pressi della sua abitazione. Sesto Fiorentino Il 10 maggio 1944 viene gravemente ferito il maresciallo della stazione dei carabinieri di Sesto Fiorentino ad opera di un GAP di Firenze, inquadrato nella Divisione Garibaldi “Arno”, quindi “Potente”. Sesto Fiorentino Il giorno 15 maggio 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino, feriscono il comandante della locale stazione dei Carabinieri. Sesto Fiorentino La mattina del 22 maggio 1944 un GAP composto di due elementi attenta al maresciallo Emilio Giorgi, comandante la stazione dei carabinieri di Sesto, ferendolo gravemente. Scontro nella razione di Settimello (Calenzano – FI) La sera del 22 maggio 1944 elementi del GAP di Sesto Fiorentino uccidono il commissario del Fascio repubblicano mentre torna a casa. Sesto Fiorentino Il 29 maggio 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, 184 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Sesto Fiorentino, giustiziano il delatore che aveva provocato il rastrellamento di Valibona. Cercina (Sesto Fiorentino) Secondo quanto riportato dal rapporto dell’Arma Reale dei Carabinieri (Nucleo “I” presso la 5^ Armata americana) “Il 30 maggio 1944, quattro soldati ‘SS’ germanici uccidevano il Pievano di Cercina, don Adolfo Nannini, a. 63, accusato dai fascisti di aver fornito aiuto ai partigiani della zona”. L’uccisione di don Alfonso Nannini, cappellano della Milizia, ino alla pubblicazione di tale documento, si riteneva avvenuta per mano di elementi di un GAP di Firenze, inquadrati nella Divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”. Sesto Fiorentino Il giorno 6 giugno 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino, lanciano una molotov contro un camion tedesco. Sesto Fiorentino Il 7 giugno 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino, lanciano una molotov contro un camion. Colonnata (Sesto Fiorentino) Il giorno 10 giugno 1944 elementi appartenenti alla Brigata Garibaldi “Bruno Fanciullacci”, conluita nella Divisione Garibaldi “Arno”, quindi “Potente” attaccano la caserma di detta località e respingono i rinforzi tedeschi successivamente sopraggiunti. Cercina (Sesto Fiorentino) Il 12 giugno 1944 reparti della Guardia Nazionale Repubblicana, 92a Legione, Uicio Politico Investigativo (banda Carità), fucilano 6 prigionieri: Anna Maria Enriques Agnoletti, del Movimento Cristiano Sociale, Enrico Bocci, dirigentte del servizio Radio CORA, Italo Piccagli, capitano dell’aeronautica, Pietro Ghergo, sergente, Dante Romagnoli, caporale e Ferdinando Panerai, soldato, alla memoria dei quali venne successivamente concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Cronologia della Resistenza 185 Case Macie (Vaglia – FI) La notte del 13 giugno 1944, durante il trasferimento di un consistente numero di giovani che intendono aggregarsi alle formazioni partigiane sul monte Giovi, avviene uno scontro con truppe tedesche che provoca lo sbandamento del gruppo. Vengono catturati i sestesi Adriano Bossoli e Loris Fiorelli, il iorentino Paolo Berti e due carabinieri non identiicati. Venivano tutti fucilati nei pressi del quadrivio per Montesenario. Sesto Fiorentino Nella seconda metà del mese di giugno 1944 si costituisce il locale CLN. Sesto Fiorentino Il 16 giugno 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino incendiano un treno carico di carburante, provocando l’interruzione del traico sulla linea ferroviaria. Sesto Fiorentino La sera del 16 giugno 1944 viene incendiato un treno carico di bidoni di benzina in sosta alla stazione ferroviaria. A seguito dell’esplosione accorrono militari tedeschi che cercano di catturare chi incontrano. Ivo Carraresi viene rincorso da un soldato tedesco ed ucciso sulla porta di casa. Via Rimaggio, via Vittorio Emanuele (Sesto Fiorentino) Il 21 giugno 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino, lanciano chiodi tricuspidali. Sesto Fiorentino Il 28 giugno 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino aiggono manifesti. Sesto Fiorentino Il 17 luglio 1944 Andrea Ulivi, mentre transitava per via Rimaggio a Sesto Fiorentino, veniva ucciso da una fucilata sparatagli contro da un soldato tedesco. 186 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Querceto (Sesto Fiorentino) Il 14 luglio 1944 un reparto della Wehrmacht impegnato in un vasto rastrellamento nelle campagne di Querceto, circondava un gruppo di contadini cercando di raccogliere informazioni sulla dislocazione dei partigiani. Alle mancate risposte seguiva la fucilazione sul posto del colono Emilio Cresci. Monte Morello, fonte dei Seppi (Sesto Fiorentino) Il 14 luglio 1944 reparti della Wehrmacht, HeeresGr. SS in rastrellamento circondano un plotone della Divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”, Brigata Garibaldi “B. Fanciullacci”. Nello scontro a fuoco rimangono uccisi undici partigiani: Rafaello Biancalani, Nello Braccesi, Pietro Bugamelli, Pietro Ferrantini, Egizio Fiorelli, Corrado Frigidi, Alfredo Landi, Roberto Lumini, Silvano Mazzoni, Osvaldo Monselvi, Aristodemo Poli, Emilio Sarti e Lando Stefani. Monte Morello (Sesto Fiorentino) Sulle pendici di monte Morello, nell’ultima settimana del luglio 1944, viene costituita la Brigata Garibaldi “Bruno Fanciullacci”, inquadrata nella divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”. Monte Morello (Sesto Fiorentino) Il 3 agosto 1944 reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, catturano alcuni partigiani sulle pendici del monte. Sesto Fiorentino Il 4 agosto 1944 reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, in ritirata distruggono gli stabilimenti: Arrigoni, Del Vivo, Magazzini Farmaceutici, e la stazione ferroviaria. Sesto Fiorentino Il 4 agosto 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino, si scontrano con pattuglie tedesche al campo sportivo. Sesto Fiorentino Il 7 agosto 1944 un reparto tedesco arresta tutti gli uomini validi che incon- Cronologia della Resistenza 187 tra in una zona centrale di Sesto e li deporta a lavorare alle fortiicazioni della Linea Gotica nei pressi di Montepiano. Cercina (Sesto Fiorentino) Il 12 agosto 1944 reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, fucilano una partigiana appartenente alla Compagnia “Fondi”. Sesto Fiorentino Nei giorni 17 e 18 agosto 1944 muoiono, a seguito di cannonate, Pierina Bongianni, Antonio Nincheri ed Ersilia Pieri Moscardi. Sesto Fiorentino Il 27 agosto 1944 reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, efettuano un lancio di granate contro la popolazione civile provocando la morte di 5 persone e il ferimento di altre 14. Sesto Fiorentino Nel pomeriggio del 27 agosto 1944 muoiono per cannoneggiamento Anchise Faggi, Alessandro Corsi e Luigi Favilli. Monte Morello (Sesto Fiorentino) Il 31 agosto 1944 reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, fucilano in via di Chiosina il partigiano iorentino Guido Cecchi. Sesto Fiorentino Il 1° settembre 1944, la 3a compagnia della “Lanciotto” (Divisione Garibaldi “Potente”, 22a Brigata Garibaldi “Lanciotto”) prende posizione verso Sesto Fiorentino allo scopo di difendere la località, assieme alle SAP, da eventuali contrattacchi delle retroguardie tedesche. Sesto Fiorentino Il 1° settembre 1944 la Giunta comunale, davanti al pericolo di un ritorno tedesco in paese ed alla mancanza di truppe alleate, organizza una linea difensiva che garantisce la popolazione per tutta la nottata e per il giorno successivo. 188 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo Firenze-Faenza, linea FFSS – Cercina (Sesto Fiorentino) Il 2 settembre 1944 reparti della Wehrmacht, HeeresGr. C, lanciano gas nella galleria ferroviaria causando la morte di due civili. Zambra (Sesto Fiorentino) Il 4 settembre 1944 elementi della SAP di Firenze, 2a Zona circondariale, Sesto Fiorentino, catturano e fucilano 2 soldati tedeschi. Querceto (Sesto Fiorentino) Il 4 settembre 1944 i tedeschi si presentano in canonica dove prelevano don Eligio Bortolotti, lo conducono a villa Daddi, nella zona di Baroncoli, ed il giorno dopo lo fucilano. Carmignanello (Sesto Fiorentino) Il 4 settembre 1944 elementi della SAP PCI 2a zona Firenze si scontrano con le retroguardie tedesche. Un partigiano rimane ucciso. 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Firenze, stf. Divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”, Brigata Garibaldi “B. Fanciullacci”, Relazione dell’attività svolta dalla Brigata. - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Fondo relazioni uficiali delle formazioni partigiane, b. 2, fasc. Firenze, stf. Divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”, 22a Brigata Garibaldi “Lanciotto”, Rel. dell’attività svolta dalla Brigata. - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Fondo relazioni uficiali delle formazioni partigiane, b. 2, fasc. Firenze, stf. SAP Sesto Fiorentino, Rel. dell’attività svolta dalle SAP Sesto Fiorentino. Cronologia della Resistenza 191 - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Fondo relazioni uficiali delle formazioni partigiane, b. 2, fasc. Firenze, stf. Divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”, Brigata Garibaldi “B. Fanciullacci”, Rel. dell’attività svolta dalla Brigata, all. 2. - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Fondo relazioni uficiali delle formazioni partigiane, b. 2, fasc. Firenze, stf. SAP Sesto Fiorentino, Rel. dell’attività svolta dalle SAP Sesto Fiorentino. - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Fondo relazioni uficiali delle formazioni partigiane, b.2, fasc. Firenze, stf. Divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”, Brigata Garibaldi “B. Fanciullacci”, Rel. dell’attività svolta dalla Brigata. - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Fondo relazioni uficiali delle formazioni partigiane, b. 2, fasc. Firenze, stf. Divisione Garibaldi “Arno”, poi “Potente”, 22a Brigata Garibaldi “Lanciotto”, Rel. dell’attività svolta dalla Brigata. - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Fondo relazioni uficiali delle formazioni partigiane, b.2, fasc. Firenze, stf. SAP PCI - Firenze II Zona, Rel. dell’attività svolta dalle SAP PCI - Firenze II Zona. - istituto storiCo dellA r esistenzA in tosCAnA, Miscellanea di piccoli fondi privati. Carte Luciano Scarlini, Relazione uficiale della 2a Zona Circondariale SAP. CLN e Giunte comunali 195 CLN e Giunte comunali Alla vigilia del 25 luglio si erano avuti i primi contatti uiciali tra i principali partiti antifascisti (Fosco Fantechi e Alberto Giachetti per i cattolici, Loris Parenti ed Ernesto Banchelli per i socialisti e l’organizzazione comunista) che preludevano alla costituzione del Comitato antifascista destinato a divenire operante dopo la caduta di Mussolini. Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 186. COMITATO INTERPARTITI ANTIFASCISTA - Pubblico dopo il 25 luglio Fosco Fantechi Alberto Giachetti Annibale Frilli Arduino Saccenti Arrigo Biagiotti Rigoletto Caciolli cattolico cattolico socialista socialista comunista comunista Bibliograia: D. Danti - G. Batistoni, Sestesi nella Resistenza, Firenze, Ed. Polistampa, 1994, p. 33; G. Perra G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 193. All’indomani dell’8 settembre 1943 il Comitato Antifascista di Sesto Fiorentino si trasforma, a seguito della costituzione, a Roma, il 9 settembre 1943, del Comitato di Liberazione Nazionale, in CLN di Sesto Fiorentino. - Ne facevano parte: Rindo Rindi Giulio Bruschi Fosco Fantechi Alberto Giachetti Ernesto Banchelli Umberto Conti (PCI) (PCI) (DC) (DC) (PSI) (PSI) Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 196-198. 196 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo CLN AGOSTO 1944 - Galileo Corsi Roberto Biricolti Alberto Giachetti Fosco Fantechi Ernesto Banchelli Umberto Conti (PCI) (PCI) (DC) (DC) (PSI) (PSI) Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 236. GIUNTA COMUNALE COSTITUITA IL 1° SETTEMBRE 1944 - Torquato Pillori Guido Presciani Galileo Corsi Ernesto Banchelli Umberto Conti Alberto Giachetti Fosco Fantechi Dante Fedi (PCI) (PSI) (PCI) (PSI) (PSI) (DC) (DC) (PCI) sindaco vicesindaco ordine pubblico lavori pubblici annona pubblica istruzione igiene e sanità inanze Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 247. CLN NOMINATO A META’ DICEMBRE 1944 - Giulio Bruschi (PCI) (sostituito nel marzo 1945 da Rindo Rindi) - Lorenzo Vezzosi (DC) - Alio Paoletti (PCI) (sostituito nel marzo 1945 da Edgardo Gemmi) - Lamberto Corti (DC) - Loris Parenti (PSI) - Ulisse Cecchi (PSI) - Ernesto Conti (Pd’A) - Delio Granchi (Pd’A) presidente segretario Bibliograia: G. Perra - G. Conti, Sesto Fiorentino dall’antifascismo alla Resistenza, Milano, Vangelista, 1980, p. 260. 197 CLN e Giunte comunali GIUNTA COMUNALE ELETTA DOPO IL VOTO AMMINISTRATIVO DEL 7 APRILE 1946 - Torquato Pillori Ernesto Banchelli Galileo Corsi Delio Granchi Parigi Gastone sindaco vicesindaco assessore assessore assessore Bibliograia: Sesto Fiorentino 1946-1951. 5 anni di amministrazione popolare, numero unico a cura dell’Amministrazione Comunale di Sesto Fiorentino, 15 maggio 1951, Stampa F.lli Parenti, Firenze; Archivio Storico Comunale di Sesto Fiorentino, II, 49, Verbali delle riunioni del Consiglio comunale, seduta del 1° maggio 1946. 198 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo I documenti che seguono sono delle relazioni indirizzate al CLN di Sesto Fiorentino; una sul lavoro di vigilanza agli stabilimenti svolto dalle SAP (Squadre di Azione Patriottica) locali e l’altra sull’attività del Comitato di Agitazione Sindacale (6 agosto 1944). Al Comitato L.N. Sesto Fiorentino Relazione in rapporto sul lavoro svolto in forma di vigilanza da parte delle squadre d’azione per quello che riguardano gli stabilimenti, ferrovie, piccole industrie, campagne, e altri servizi. 1. Con l’avvicinarsi della guerra, ogni industria, in questo comune, cessava le proprie funzioni, abbandonando i propri stabilimenti, compreso le direzioni. Per quello che riguarda l’Arrigoni fu proprio così che avvenne e se non fosse stato per opera di un gruppo di volontari, facenti parte delle squadre d’azione, che col loro sacriicio giunsero a portare in salvo parte delle macchine, compreso gli attrezzi, e inoltre molti quintali di generi alimentari, sarebbe tutto questo andato certamente in mani tedesche oppure, penso, di quei proittatori che sempre sono pronti per tali occasioni. 2. Con questo non terminò il lavoro di dette squadre, ma bensì si dovette intensiicare, dato che ebbe inizio, la distruzione degli stabilimenti e ferrovie. Anche qui parlando delle Ferrovie si ebbe un lavoro molto assiduo e rischioso con la sua distruzione di binari, paloni, ponti e magazzini o stazioni, fu proceduto al recupero di vario materiale, con l’impiego per molti giorni di un numero di circa 20 elementi facenti parte delle squadre d’azione restando dall’alba al tramonto intenti alla vigilanza, sotto il tiro del cannone e la deportazione tedesca. 3. Per quello che riguarda la Ginori fu così che fu deciso d’intervenire, con la sua distruzione parziale, lo stabilimento venne a mancare di un controllo su quello che poteva essere disciplina e osservanza dato che parte della Direzione lasciò il proprio posto, cominiciando dall’ingegnere Merlini a altro personale. Così che preso dagli elementi delle squadre, del settore di Colonnata, fu proceduto in questo sistema ino alla liberazione del paese. 4. Sempre più diicile e caotica si faceva la situazione dato che ogni giorno si avevano avvisi di nuove distruzioni così come lo stabilimento Ferlito sia L’ausonia e que[llo] nel viale ferraris dove molto fu il compito che ebbero le nostre squadre, dato che per tutte le 24 ore rimasero al proprio servizio, per la durata di oltre un mese e mezzo, con l’impiego di circa 20 persone. 5. Ma con questo non inì il nostro impiego dove parte delle squadre, dove furono mandate alla vigilanza dello stabilimento Piazzesi presso Quinto il quale fu demolito e parte delle macchine distrutte dai tedeschi, e così poi lasciato in abbandono. 6. Ancora sempre vigilanza sia da Querceto e ??? la fabbrica di ceramiche del Vivo, e in mano tedesca ed essi cercano di devastare, e anche vendere, oppure cambiare in altra merce, quello che più le fa pro con chi gli avesse soddisfatti, delle loro richieste, e così si pensò di mettere all’opera nostri elementi di squadra, avvertendo di controllare quanto loro era possibile, e richiamare l’attenzione di taluni proittatori. 7. Per quello che riguarda la ceramica S.A.C.A. si tratta di avere reso molto servizio, quanto che abbiamo dato loro aiuto, nel lavoro di occultamento di tale articoli a loro più cari, anche questo è avvenuto da parte di elementi di squadra, facenti parte del settore di Panicaglia. 8. Si pensi bene che questo non portò al compimento del lavoro svolto da queste squadre ma così fu provveduto a tutto e cioè anche alla vigilanza dei campi, che molti rammarichi giungevano da parte dei contadini , e se non fosse stato per opera di queste squadre ben poco avrebbero potuto salvare del loro raccolto. Oltre 20 persone vigilavano tutti i giorni estesi nella zona. CLN e Giunte comunali 199 Al C.L.N. di Sesto Fiorentino: relazione dell’attività svolta dai C.A.S. nella zona di Sesto Fiorentino È trascorso un anno dalla ine vergognosa del fascismo, inteso non soltanto come organo politico di governo, ma come organismo rappresentativo della massa operaia: la corporazione. Questa, che secondo un concetto fascista doveva essere lo strumento di difesa delle classi lavoratrici, si è rivelata chiaramente quale è, mettendo in evidenza la sua ragione di essere: ingannare gli operai; servire gli interessi degli industriali. E questa opera a danno delle masse operaie, intellettuali e contadine non ha bisogno di lunghi commenti. Doveva risorgere e risorse, la vera organizzazione operaia capace di rappresentare e tutelare gli esclusivi interessi delle classi operaie, e questa fu la commissione di fabbrica. L’Unione Provinciale dei lavoratori dell’industria dette l’incarico, per questo lavoro, all’attuale rappresentante dei Comitati di Agitazione Sindacale. Ebbe anche allora gli unanimi consensi delle maestranze e ponendosi al lavoro si attenne scrupolosamente alle istruzioni ricevute. A far parte di queste commissioni designò i rappresentanti delle diverse correnti politiche che facevano capo allora, alla concentrazione, incluse dei senza partito, poiché queste dovevano - come sono anche gli attuali C.A.S. – essere non l’espressione di questa o quella determinata corrente politica, ma la rappresentazione di tutta la massa lavoratrice. Le commissioni ebbero dei successi. Fu l’Arrigoni che per merito della Commissione concesse il premio delle “mille lire”, seguito poi dagli altri industriali. Dopo l’8 settembre, con la presa di netta posizione dei tedeschi e quei pochi fascisti rimasti che, vistosi sfuggire i lauti stipendi che per tanti anni avevano immeritatamente percepito come funzionari sindacali, parve che fosse ritornato il giusto momento per la riscossa. Imposero, con minacce, alle commissioni di fabbrica di continuare nella loro opera a nome della defunta organizzazione, nella vana speranza di continuare a mungere alle classiche mammelle, anche di crearsi una verginità di fronte alla classe operaia. Ma ogni tentativo comunque escogitato fu reso vano dal contegno delle nostra Commissioni, poiché cessarono, come tali, di funzionare. Si ricorse necessariamente al lavoro clandestino e pertanto fu necessaria una nuova denominazione. Da quel momento le Commissioni di Fabbrica si chiamarono Comitati di Agitazione Sindacale. Con l’intenso precipitare degli avvenimenti politici e militari, s’imponeva un’azione più concreta e immediata, non solo per diminuire la capacità bellica del nemico, ma anche quella di conoscere e misurare la capacità di lotta del popolo italiano, ed in particolar modo quelle della classe operaia, per stabilire atteggiamenti e azioni future. E nel marzo c.a. fu proclamato in tutta l’Italia occupata dai tedeschi, lo sciopero politico, il quale, iniziato nel settentrione con esito ottimo, fu in un secondo ma brevissimo tempo attuato anche nella nostra zona. Per la preparazione e la direzione di questo movimento di protesta furono incaricati i C.A.S. i quali condussero l’agitazione al successo, specialmente se si pensa a che cosa era ridotta la classe operaia da oltre un ventennio di schiavitù fascista. Gli stabilimenti Richard-Ginori e Arrigoni diedero un esempio di compattezza e combattività. Dall’Arrigoni le autorità militari e fasciste dalle minacce passarono alle violenze e fra le colpite ci fu anche una donna incinta. Anche la direzione fece opera di intimidazione appoggiando così i nazi-fascisti. Tuttavia la maestranza non mollò, ma fece capire agli sgherri prezzolati la sua precisa, indomita volontà di lotta per liberare la patria da qualunque oppressore. L’opera dei C.A.S. non si arresta ma prosegue indefessa. Questi comprendono la necessità del momento e accettano il programma del C.L.N., si pongono a sua disposizione. I C.A.S. si ritengono mobilitati e saranno più attivi, più eicienti, poiché sanno che sono le giornate del riscatto per la riconquista della libertà e dei diritti delle masse che rappresentano. Sanno che l’attesismo è sinonimo di morte, mentre solo con la partecipazione e la lotta è la salvezza del popolo italiano. L’imperativo categorico del momento era di abbandonare il lavoro , sabotare tutto ciò che doveva servire al tedesco. Ciò fu fatto nel modo che fu possibile. Con l’abbandonare le fabbriche gli operai 200 Sesto Fiorentino nella lotta contro il fascismo ed il nazismo si sarebbero trovati in serie diicoltà inanziare ed allora i C.A.S. intervengono energicamente e costringono i datori di lavoro a dare ai suoi dipendenti la possibilità di vivere. E sotto la pressione di questi organismi gli industriali concedono delle somme sotto forma di anticipazioni, premi e regalie. Ai renitenti la minaccia di severe sanzioni per il loro comportamento egoistico e anti italiano. Questo in accordo con codesto C.L.N. Proseguendo nella sua opera di difesa delle masse i C.A.S. si sono occupati anche dell’alimentazione del paese. In collaborazione con le squadre d’azione, hanno requisito un certo quantitativo di generi alimentari, come già sa codesto C.L.N., una certa parte è stato distribuito alla popolazione e l’altra posta al sicuro. Sempre in unione alle squadre d’azione i C.A.S. hanno partecipato al salvamento della merce sottratta alla furia selvaggia dei novelli Unni allorquando essi hanno devastato le fabbriche. Tempestivamente sono intervenute ed hanno anche impedito così che alcuni elementi luridi approittassero della confusione per far bottino. Le fabbriche di vitale importanza sono state sottoposte ad una severa vigilanza, vigilanza che all’Arrigoni, Ferlito, Ceraria e Berteli viene ancora eseguita dalle squadre d’azione. La merce rimasta negli stabilimenti è stata annotata. Questa in breve l’attività, il lavoro svolto dai C.A.S. La guerra di liberazione anche per la nostra zona è già entrata nella sua fase risolutiva. I C.A.S., espressione concorde della volontà delle maestranze che rappresentano, portano nella battaglia tutta la loro fede. Ogni energia, tutte le loro volontà pongono a servizio della giusta causa che il popolo combatte. Essi si stringono ancora più compatti, decisi più che mai, intorno al C.L.N., poiché riconoscono in esso lo strumento che porterà comunque alla liberazione della nostra Patria e quindi a quella delle classi lavoratrici. per I COMITATI DI AGITAZIONE SINDACALE Biagiotti Arrigo Sesto Fiorentino , 6/8/44 Fonte: Istituto Storico della Resistenza in Toscana, CLN Sesto Fiorentino, 66 Appendice fotograica Un gruppo di partigiani a Monte Morello. Tra questi si riconoscono (da destra) Silio ed Egizio Fiorelli (quest’ultimo caduto nella battaglia della Fonte dei Seppi). (Archivio privato Stefano Fiorelli) Il documento di identità di Lando Stefani, uno dei due caduti sestesi della battaglia della Fonte dei Seppi. (Archivio privato Stefano Fiorelli) Partigiani nei pressi di Sesto Fiorentino. (Archivio privato Stefano Fiorelli) Immagini dei funerali dei partigiani caduti nella battaglia della Fonte dei Seppi del 14 luglio 1944. (Archivio privato Stefano Fiorelli) Proclama indirizzato ai cittadini sestesi dai partiti membri del CLN locale all’indomani della liberazione di Sesto Fiorentino, 2 settembre 1944. I certiicati della “Commissione regionale toscana riconoscimento qualiica di partigiano” di Egizio e Silio Fiorelli. (Archivio privato Stefano Fiorelli)