Aperture al gerundio: valori modali
e configurazioni informative
Angela FERRARI
Università di Basilea
[email protected]
Luciano ZAMPESE
Università di Ginevra
[email protected]
RIASSUNTO
Si dice che il gerundio modale non possa mai essere anteposto alla reggente (per es. – da leggere con
intonazione piana – *zoppicando, camminava) e che ciò abbia una spiegazione sintattica unita a una
spiegazione logico-semantica. La realtà della comunicazione linguistica mostra che tale restrizione è
meno sistematica di quanto si creda. A partire da questo dato, mostreremo anzitutto che gli strumenti
dell’analisi informativa dell’enunciato sono in grado sia di spiegare le restrizioni d’impiego osservabili – assorbendo il dato sintattico-semantico – sia di spiegare perché in certi casi la soluzione sintatticamente marcata sia in effetti quella preferibile.
In un secondo momento mostreremo che il paradigma informativo è in grado di trattare restrizioni e
potenzialità d’impiego di un costrutto gerundiale in sé ancora più marcato, quello che al gerundio modale anteposto fa seguire una reggente presentativa (per es. – da leggere con intonazione piana – *zoppicando, camminava Giovanni). Tale costruzione alle restrizioni sintattico-semantiche che pesano sull’anteposizione del gerundio aggiunge infatti la difficoltà generale della coreferenza di un soggetto sottinteso con un soggetto in Focus.
Parole-chiave: anteposizione del gerundio modale, frase presentativa, analisi sintattica, analisi logicosemantica, analisi informativa.
The Italian Gerund: Modal Values and Informational Structure
ABSTRACT
It is generally claimed that the Italian modal gerund cannot precede the main clause (for instance *zoppicando, camminava is not a well-formed sentence structure), and this is accounted for in terms of both
syntactic and logico-semantic restrictions. However, authentic data show that this restriction is not as
systematic as it is claimed to be. In this paper, we will demonstrate that, by analyzing the informational structure of the sentence, we are able to account for the conditions under which it is either possible
or impossible to use the gerund before the main clause.
In the second part of the paper, we will demonstrate that an informational analysis of the sentence
accounts for yet another and more marked usage of the Italian gerund: the structure in which the modal
gerund is followed by a presentative main clause (in most of the cases, one example being *zoppicando, camminava Giovanni, this sentence pattern is also ill-formed). A similar sentence structure is more
difficult to find since it is ill-formed not only for syntactic and semantic reasons but also because it is
generally difficult to find coreference between a non-expressed subject and a subject in focus.
Key words: anteposition of Italian modal gerund, presentative sentence, syntactical analysis, logicosemantic analysis, informational analysis.
Cuadernos de Filología Italiana
2006, vol. 13,
49-71
ISSN: 1133-9527
Angela Ferrari - Luciano Zampese
Aperture al gerundio: valori modali e configurazioni informative
RESUMEN
Se dice que el gerundio modal no se puede anteponer nunca a la regente (por ej., leído sin realce prosódico, *zoppicando, camminava) y que esto tiene una explicación sintáctica y una explicación lógicosemántica. La realidad de la comunicación lingüística indica que tal restricción es menos sistemática de
cuanto pudiera creerse. A partir de este dato, mostraremos en primer lugar que los instrumentos del análisis informativo del enunciado son capaces de explicar tanto las restricciones de empleo observables
– absorbiendo el dato sintáctico-semántico – como por qué en ciertos casos la solución sintácticamente marcada sea, en efecto, la preferible.
Mostraremos, además, que el paradigma informativo es capaz de tratar restricciones y posibilidades de
empleo de una construcción de gerundio aún más marcada todavía, como es aquella en la que al gerundio modal antepuesto le sigue una regente presentativa (por ej., leído sin realce prosódico, *zoppicando, camminava Giovanni). Tal construcción añade, en efecto, a las restricciones sintáctico-semánticas
que inciden sobre la anteposición del gerundio, la dificultad general de la correferencia de un sujeto
sobreentendido con un sujeto en foco.
SOMMARIO: 1. Introduzione – 2. Il gerundio modale nel costrutto con reggente predicativa – 2.1. La
struttura informativa canonica del costrutto con gerundio modale – 2.2. Analisi informativa dell’anteposizione del gerundio modale: entro i confini dell’enunciato – 2.3. Analisi informativa dell’anteposizione del gerundio modale: oltre i confini dell’enunciato – 3. Il gerundio modale nel costrutto con reggente presentativa (con soggetto postverbale) – 3.1. L’incompatibilità della reggente presentativa con la
gerundiale anteposta: argomenti sintattico-semantici – 3.2. L’incompatibilità della reggente presentativa con la gerundiale anteposta: la soluzione informativo-testuale – 3.3. La reggente presentativa con il
gerundio anteposto di carattere modale – 4. Conclusioni.
Rombando s’ingolfava
dentro l’arcuata ripa
un mare pulsante, sbarrato da solchi,
cresputo e fioccoso di spume.
(E. Montale, da «Ossi di seppia»)
1. INTRODUZIONE
1.1. Come illustra il confronto tra i due seguenti esempi:
(1) Camminava zoppicando
(2) *Zoppicando, camminava
la posizione canonica del gerundio1 modale prevede una sua collocazione postverbale sintatticamente integrata. A questo stato di cose si dà caratteristicamente
una spiegazione che combina la prospettiva (semantico)–sintattica (Lonzi 1991)
1
Per un orientamento generale sul gerundio, nelle sue proprietà sintattiche e semantiche, rimangono ancora validi gli studi di Antonini 1974-5 e Halmøy 1982. Sul quadro tracciato da quest’ultimo si
fonda il lavoro di Olsen 1999, che cerca di allargare il campo d’osservazione alla dimensione comunicativa; prospettiva testuale nello studio del gerundio anche in Zanola 1998.
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con quella (semantico–) logica. Dal punto di vista sintattico, il gerundio modale si
lega non alla reggente in toto ma al predicato di questa, onde la difficoltà a separarlo da esso senza l’intervento dell’enfasi; dal punto di vista logico, il gerundio
modale crea un legame così stretto tra l’evento ‘reggente’ e l’evento ‘subordinato’
che essi fanno sostanzialmente tutt’uno, rendendo particolarmente marcato l’acquisto di indipendenza prodotto dall’anteposizione del gerundio. Questo secondo
punto di vista è stato argomentato e approfondito in particolare da Manzotti 2002,
il quale contrappone la coppia di esempi (1)-(2) alla coppia di esempi (3)-(4):
(3) Camminava saltellando
(4) ??Saltellando, camminava.
Se un esempio come (2) può essere definito come chiaramente agrammaticale, è perché tra i due eventi esiste una vera e propria relazione di presupposizione:
«lo stato di cose scelto come sfondo è una modalità dello stato di cose principale,
e quindi lo presuppone» (Manzotti 2002: 330). L’esempio (4) non presenta lo stesso legame presuppositivo, ed è dunque ‘migliore’ di (2); esso continua tuttavia a
essere marginale in quanto «è poco naturale il presentare ad es. come contesto d’azione di uno stato di cose una sua modalità» (Manzotti 2002: 333).
1.2. Tali analisi sono perfettamente condivisibili; privilegiando in modo
eccessivo gli aspetti logico-sintattici, esse hanno tuttavia un doppio limite. Dal
punto di vista descrittivo, questo tipo di analisi proietta anzitutto un uso del
gerundio modale in italiano che non corrisponde alla realtà: il gerundio modale
in posizione pre-reggente è molto più diffuso di quanto prevedano le restrizioni
sintattico-logiche a cui si è fatto riferimento. Dal punto di vista esplicativo, il criterio sintattico-logico ha, in secondo luogo, una forza limitata, si lascia sfuggire
– non vede o non spiega – fenomeni decisivi.
Nei punti seguenti adotteremo una prospettiva informativo-testuale,
mostrando come essa sia in grado di attribuire al fenomeno della distribuzione
del gerundio modale rispetto alla reggente una spiegazione convincente, tale da
rendere conto delle regolarità riscontrate e da dare una sistemazione coerente ai
casi meno usuali e alle eccezioni. In tale strategia interpretativa, il dato sintattico-logico – si noterà – non viene eliminato, ma assorbito all’interno di un sistema esplicativo nel contempo più duttile e preciso.
1.3. L’organizzazione informativa dell’enunciato è, come mostra bene
Lambrecht 1994, plurilivellare. Tra i livelli che vanno senz’altro considerati, vi è
quello ‘cognitivo’ che organizza i contenuti dell’enunciato in funzione del loro
grado di ‘attivazione’ all’interno della Memoria Discorsiva del destinatario; quello ‘Topic-Comment’, il quale articola l’enunciato in base alla relazione di ‘aboutness’ che la predicazione centrale dell’enunciato intrattiene con uno dei suoi
argomenti semantici; e quello ‘gerarchico-illocutivo’ – non trattato da Lambrecht
1994 –, cui va il compito di definire quale sia l’Unità Informativa che caratterizza la funzione illocutiva dell’enunciato nella sua globalità, e quali siano – qualoCuadernos de Filología Italiana
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ra ci siano – le Unità Informative con un ruolo sussidiario. È a quest’ultimo livello che troviamo gli strumenti concettuali che permettono di capire fino in fondo
le combinatorie possibili e impossibili del gerundio modale con la sua reggente.
Il livello informativo di tipo gerarchico prevede, più precisamente, che il contenuto semantico-pragmatico di un enunciato si articoli in più tipi di Unità
Informative, caratterizzati ognuno da una specifica funzione. Per quanto riguarda
lo scritto2, si riconosce anzitutto l’Unità di Nucleo, che è portatrice della funzione
illocutiva e del movimento di composizione testuale dell’intero enunciato. A questa unità fondamentale se ne affiancano altre tre: l’Incipit (che qui trascuriamo), il
Quadro e l’Appendice. L’Unità Quadro offre la cornice cognitiva entro cui vanno
considerati pertinenti la funzione illocutiva e l’apporto logico-testuale che caratterizzano il Nucleo. La sua collocazione canonica è in apertura di enunciato, prima
del Nucleo di cui rappresenta, anche iconicamente, una sorta di premessa. Una
proprietà macro-testuale caratteristica delle informazioni Quadro consiste nella
loro salienza testuale: un contenuto Quadro entra tipicamente in interazione con le
analoghe Unità Informative del cotesto precedente (offrendosi come loro precisazione, ripresa o sostituzione), e permane valido, in assenza di informazioni analoghe, negli Enunciati successivi. Quanto all’Unità di Appendice (che qui ci interessa meno), essa è funzionalizzata al Nucleo o al Quadro, a cui offre integrazioni
semantiche secondarie, chiamate a sostegno di un più chiaro e consistente sfruttamento illocutivo e macrotestuale dell’enunciato.
1.4. Collocandoci nel sistema di analisi informativa dell’enunciato appena
tratteggiato, nei punti seguenti affronteremo dunque in modo nuovo la problematica della distribuzione del gerundio modale rispetto alla reggente. Nella sezione
2, ci occuperemo – fondandoci sui risultati delle argomentazioni proposte in
Zampese (2004) e Zampese (2005), a cui si rinvia per un’analisi approfondita –
della combinazione del gerundio modale con le reggenti di carattere predicativo,
a cui si può cioè riconoscere un’articolazione interna in Topic e Comment. Nella
2
La precisazione diamesica è resa necessaria dai dati intonativi e comunicativi: si pensi da un
lato ai complessi fenomeni che presiedono alle scelte interpuntive di un testo scritto, e dall’altro alla
tendenziale ‘monotonia’ illocutiva della comunicazione scritta bilanciata dalla diversificazione e dalla
complessità delle movenze logiche e compositive.
La concezione qui adottata deve molto alle riflessioni condotte oramai da più di due decenni da
Emanuela Cresti, da Massimo Moneglia, da Antonietta Scarano e dagli altri collaboratori del
Laboratorio di Linguistica Italiana dell’Università di Firenze (cfr. in particolare Cresti 2000). Le variazioni ‘di sostanza’ rispetto all’idea originale sono il risultato dell’applicazione delle ipotesi formulate
in Cresti (2000) all’analisi dello scritto e di un dialogo serrato con le più attuali concezioni relative
all’analyse du discours praticata in Francia, in Svizzera e in Germania cfr., per una presentazione dettagliata, i lavori raccolti in Ferrari a c. di 2004 e Ferrari a c. di 2005. Il vistoso mutamento terminologico è motivato in parte dalle differenze teoriche a cui si è alluso, e in parte dall’esigenza di un maggiore trasparenza e precisione semantica delle etichette, così da evitare pericolose sovrapposizioni con
la coppia oppositiva Tema / Rema, tanto consolidata nella tradizione di studi linguistici quanto soggetta a reinterpretazioni, a infinite varianti combinatorie tra proprietà cognitive, informative, semantiche
e sintattiche.
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sezione 3, focalizzeremo invece la nostra attenzione sulle reggenti presentative,
caratteristicamente costruite con un soggetto sintattico postverbale prosodicamente integrato nel predicato (cfr. infra per una definizione più precisa). Dal
punto di vista della frequenza d’impiego, siamo certamente di fronte ad un
costrutto marginale; la sua analisi è tuttavia di grande interesse dal punto di vista
teorico. Ancora una volta, verranno confermati il carattere parziale dell’analisi
eminentemente sintattica (sintattico-semantica) e il carattere costruttivo di una
descrizione integrata sul piano informativo e testuale.
2. IL GERUNDIO MODALE NEL COSTRUTTO CON REGGENTE PREDICATIVA
2.1. La struttura informativa canonica del costrutto con gerundio modale
Quando occupa la sua posizione canonica, dal punto di vista informativo il
gerundio modale è linearizzato all’interno dell’Unità Nucleare dell’enunciato, il
che traduce a livello informativo il forte legame semantico che connette predicato e forma gerundiale:
(5) //Camminava zoppicando//Nucleo.
In questa configurazione, il Fuoco, inteso come quella sottocomponente
semantica del Nucleo provvista del grado di dinamismo comunicativo più elevato (cfr. ad esempio De Cesare 2004), può estendersi su tutto il Nucleo – e allora
l’obiettivo dell’enunciazione consiste nell’evocare in toto ‘evento + modalità’ –;
oppure, esso può limitarsi al solo gerundio, nel qual caso l’enunciazione è destinata a sottolineare la modalità con cui si svolge l’azione del «camminare».
L’anteposizione del gerundio modale scombina tale ‘normalità’ semanticoinformativa, creando di conseguenza strutture interpretative marcate. Se il gerundio è provvisto di enfasi prosodica, si ottiene una configurazione quale:
(6) //ZOPPICANDO/Nucleo camminava//Appendice,
che è realmente adeguata solo in contesti di correzione, in cui il predicato non è
che l’eco in minore di un’enunciazione precedentemente effettuata. Se il gerundio non è prosodicamente in rilievo, viene realizzata l’architettura seguente:
(7) //Zoppicando/Quadro camminava//Nucleo,
che va letta con il tipo di intonazione che caratterizza una costruzione con gerundiale causale quale:
(8) //Lavorando così poco/Quadro sarà difficile che tu riesca a superare l’esame//Nucleo.
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La marcatezza di un costrutto come (7) si spiega anzitutto valutando l’interazione tra semantica denotativa e funzioni informative. Poiché esprime caratteristicamente l’ambito semantico in cui il Nucleo trova la sua pertinenza, è chiaro
che l’Unità di Quadro sia molto più facilmente saturata da indicazioni spaziali,
temporali, causali, condizionali ecc. piuttosto che da indicazioni che riguardano
il modo dell’azione predicativa. In effetti, una modalità è davvero accettabile in
Quadro solo quando sia possibile attribuirle un’altra funzione sintattica rispetto a
quella che la caratterizza in posizione postverbale integrata, come ad esempio in
(10), in cui gentilmente non è più un avverbio di predicato ma diventa un avverbio di frase con funzione pragmatica, chiamato a esprimere un giudizio del locutore riguardo a un particolare stato di cose:
(9) //Le ha risposto gentilmente//Nucleo
(10) //Gentilmente/Quadro le ha risposto//Nucleo.
Un altro indizio semantico-informativo della marcatezza dell’attribuzione
della funzione informativa di Quadro al gerundio modale risiede nella stranezza
di esempi quali:
(11)
(12)
??
//Sbattendo la porta/Quadro forse uscì//Nucleo
//Zoppicando/Quadro non camminava verso casa//Nucleo.
??
Una caratteristica tipica dei contenuti semantici in Quadro consiste nella loro
autonomia rispetto alle valutazioni epistemiche, deontiche, assiologiche ecc. operanti sulle informazioni Nucleari. In effetti, le subordinate gerundiali temporali o
causali – che accettano di precedere la reggente in modo del tutto naturale – sono
tipicamente ‘esterne’ alla portata di operatori epistemici che portano sulla reggente:
(13) //Passeggiando nel parco,/Quadro forse ha respirato del polline.//Nucleo
(14) //Piovendo a dirotto,/Quadro non hanno potuto partire/ Nucleo.
L’inaccettabilità degli esempi (11) e (12) è un ulteriore dato semantico-informativo che conferma la ‘tensione’ fra connessione logico-semantica e funzione
informativa che si manifesta nell’anteposizione del gerundio modale3.
3
Per una più articolata presentazione della spiegazione denotativo-informativa, cfr. Zampese
(2004: 92-93) e Lahousse (2003: 120-121). Per Charolles (1997) gli avverbiali di maniera, pur potendo
valere per più Enunciati successivi, rientrano in una serie di costrutti inadatti ad esplicitare «un critère
destiné à partitionner l’information», criterio che rappresenta la funzionalità unificante e soggiacente
dei vari tipi di cadres; con simili costruzioni tale funzionalità può realizzarsi solo in contesti particolari caratterizzati da una relazione di contrasto tra il cadre (più precisamente il «domaine qualitatif») inaugurato dal costrutto in esame e un analogo «domaine qualitatif» presente in un altro enunciato.
Sembrerebbe insomma che la natura modale della relazione abbia una ‘portata’ più locale, offrendo una
caratterizzazione strettamente legata alle condizioni che regolano l’evento primario.
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2.2. Analisi informativa dell’anteposizione del gerundio modale: entro i
confini dell’enunciato
Come si sarà notato, il dato informativo permette di assorbire e di ampliare
la spiegazione sintattico-semantica – generalmente invocata – della marcatezza
del gerundio modale preposto. Ma l’interesse di una sua attenta considerazione
non si ferma qui. Interrogare l’articolazione gerarchico-informativa dell’enunciato permette di costruire altre spiegazioni e di ‘vedere’ altri fenomeni, in particolare di capire quei casi in cui la forma marcata dal punto di vista sintatticosemantico si rivela in realtà la forma comunicativamente preferita.
2.2.1. La maggiore naturalezza di (15) rispetto a (16):
(15) //Parlando sottovoce/Quadro aveva finalmente confessato tutto//Nucleo
(16) //Aveva finalmente confessato tutto parlando sottovoce//Nucleo
contraddice l’analisi denotativo-informativa convocata per spiegare gli esempi
(1)-(4), mostrando la necessità di superarla. Il comportamento di questa coppia
di enunciati si spiega piuttosto osservando che cosa succede nel Nucleo. Sullo
sfondo del significato complessivo del costrutto, la semantica e la portata dell’avverbio finalmente sono tali da richiedere la focalizzazione dell’atto e della quantificazione del confessare, piuttosto che della modalità della confessione: ora, tale
focalizzazione è realizzata da (15) ma non da (16). L’analisi è confermata dal
fatto che il costrutto è naturale anche nel caso in cui il modo della confessione sia
presentato in Appendice inserita o conclusiva:
(17) //Aveva finalmente,/parlando sottovoce,/Appendice confessato tutto//Nucleo
(18) //Aveva finalmente confessato tutto/Nucleo parlando sottovoce//Appendice.
Anche queste configurazioni impediscono infatti alla modalità del confessare di essere il Fuoco del Nucleo, e quindi il Fuoco dell’avverbio finalmente.
Le ragioni dell’accettabilità e dell’inaccettabilità del gerundio modale preposto vanno dunque cercate anche nella semantica del Nucleo. Se tale costruzione
non è naturale, ciò può dipendere anche dal fatto che l’anteposizione del costrutto sfoci in un impoverimento del Nucleo difficile da giustificare testualmente o
contestualmente. È così per quanto riguarda gli esempi (2) e (4); e infatti basta
arricchire di poco il contenuto semantico del Nucleo per rendere i due enunciati
più naturali:
(19) //Zoppicando,/Quadro camminava verso casa//Nucleo
(20) //Saltellando,/ Quadro camminava verso casa// Nucleo;
naturalezza che diventa ancora più nitida qualora si costruisca un enunciato con
chiara giustificazione della focalizzazione del Nucleo a prescindere dal gerundio:
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(21) //Zoppicando,/Quadro veniva verso di noi con uno strano pacco sotto al
braccio//Nucleo.
Le ragioni che rendono conto dell’accettabilità accresciuta del gerundio
modale iniziale in esempi quali (19) e (21) possono spiegare anche che in alcuni
casi l’anteposizione sia addirittura da preferire alla collocazione canonica, come
nell’enunciato (15) – vs (16) – commentato sopra.
2.2.2. La collocazione sintattica canonica del gerundio modale può essere
anche ostacolata da fattori legati al peso fonosintattico delle componenti del
costrutto in esame, che coinvolgono l’aspetto informativo senza tuttavia esaurirsi in esso. Si consideri l’enunciato seguente:
(22) Scegliendo deliberatamente di ignorare gli aspetti culturali e ideologici posti al centro da tante analisi sinologiche, lo storico tedesco propone un’indagine polifonica del lungo e complesso processo attraverso il
quale, a partire dal XVIII secolo, con la costruzione degli imperi coloniali in Oriente e l’espansione della Russia zarista, si sono intrecciate
le due storie della Cina moderna: quella della sua introduzione nel
sistema economico mondiale e quella politica del suo ingresso nella
comunità degli stati nazionali. (L’Indice 9, 2000).
Qualunque sia la focalizzazione comunicativa che questo testo intende perseguire, è difficile pensare a una collocazione canonica, ossia postreggente, della
subordinata gerundiale. La reggente è costituita da una sequenza specificativa
che espande il sintagma argomentale un’indagine polifonica giungendo fino al
termine dell’enunciato; data la sua ricca articolazione interna sintattica e semantica, essa si pone naturalmente come il Fuoco dell’enunciato; e l’inserimento di
un costrutto gerundivo in posizione postverbale porterebbe a uno squilibrio informativo, alla giustapposizione di due centri di interesse distinti la cui complessità
interna è di ostacolo ad un’elaborazione unitaria e progressiva del Nucleo. Una
riprova dell’adeguatezza di questa analisi sta nel fatto che una semplificazione
del componente argomentale della reggente rende cognitivamente possibile, e
comunicativamente plausibile, la creazione di un Nucleo unitario in cui il costrutto gerundivo può sostenere il Fuoco dell’enunciato:
(23) Lo storico tedesco analizza la Cina moderna ignorando deliberatamente gli aspetti culturali e ideologici.
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2.3. Analisi informativa dell’anteposizione del gerundio modale: oltre i confini dell’enunciato
Se l’anteposizione del gerundio può trovare in alcuni casi una giustificazione ‘interna’ all’enunciato, è su un piano testuale – oltre l’enunciato – che la configurazione manifesta appieno le proprie potenzialità.
Come hanno riconosciuto in molti (Virtanen 1992, Reichler-Béguelin 1995,
Charolles 1997 e 2003, Combettes 1998, Ferrari 2003, Zampese 2004 e 2005), la
periferia sinistra dell’enunciato è uno spazio cruciale per quanto riguarda la
gestione dell’architettura del testo. Rispetto al cotesto precedente, l’Unità di
Quadro si offre come una zona di interscambio4 particolarmente preziosa per
assicurare la coesione dei contenuti – basti pensare a quanto volentieri essa accolga forme anaforiche – e la gradualità della loro progressione; rispetto al cotesto
successivo, essa ha la capacità di aprire ‘spazi mentali’ che restano attivi fintantoché il locutore non decida di disinnescarli esplicitamente. La scelta di anteporre il gerundio modale può essere ricondotta alla volontà di mettere in opera proprio questi meccanismi testuali e di assegnare loro una particolare salienza. Si
consideri, a questo proposito, il brano (24), che sfrutta in modo esemplare le proprietà testuali a cui abbiamo accennato:
(24) […] Sentivamo fluirci per le vene, insieme col sangue estenuato, il
veleno di Auschwitz: dove avremmo attinto la forza per riprendere a
vivere, per abbattere le barriere, le siepi che crescono spontanee durante tutte le assenze intorno ad ogni casa deserta, ad ogni covile vuoto?
Presto, domani stesso, avremmo dovuto dare battaglia, contro nemici
ancora ignoti, dentro e fuori di noi: con quali armi, con quali energie,
con quale volontà? Ci sentivamo vecchi di secoli, oppressi da un anno
di ricordi feroci, svuotati e inermi. I mesi or ora trascorsi, pur duri, di
vagabondaggio ai margini della civiltà, ci apparivano adesso come una
tregua, una parentesi di illimitata disponibilità, un dono provvidenziale ma irripetibile del destino.
Volgendo questi pensieri, che ci vietavano il sonno, passammo la prima
notte in Italia, mentre il treno discendeva lentamente la val d’Adige
deserta e buia. Il 17 di ottobre ci accolse il campo di Pescantina, presso Verona, e qui ci sciogliemmo, ognuno verso la sua sorte: ma solo
alla sera del giorno seguente partì un treno in direzione di Torino.
(Primo Levi, La tregua).
Siamo in un momento cruciale del romanzo – lo testimonia il riferimento al
titolo, La tregua, presentato come un giudizio collettivo e complessivo dell’espe-
4
Marie-José Reichler-Béguelin parla per il gerundio di «rôle de pivot dans la planification textuelle» (1995: 250) analizzando un esempio in cui il contenuto di un gerundio in apertura di frase sviluppa un’inferenza dell’enunciato precedente e anticipa un’informazione dell’unità successiva.
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rienza del ritorno –, e alla configurazione informativa in esame va il compito di sottolinearlo. Il costrutto gerundivo modale unito al valore del dimostrativo (questi)
crea una progressione testuale di particolare intensità fondata su una duplice direzione coesiva: da un lato assistiamo ad un movimento anaforico che lega un’ampia
sezione precedente e ne offre una caratterizzazione unitaria («questi pensieri, che
ci vietavano il sonno»), dall’altro la natura sintattica del gerundio e soprattutto la
natura logica del legame modale accentuano un movimento cataforico, di forte
compenetrazione con il predicato reggente. Con la collocazione del gerundio in
incipit di capoverso, la nuova sequenza testuale si apre con una sintesi-bilancio
della sequenza precedente e si impone gradualmente come una sequenza narrativa
di natura fortemente divergente rispetto alla precedente: l’ampio e intenso contenuto di un capoverso riflessivo viene ripreso e costituisce l’aggancio testuale del
nuovo capoverso in cui si inaugura una sequenza narrativa fitta di indicazioni temporali e spaziali, orientata insomma verso un andamento cronachistico e oggettivo.
Restando sempre in un’ottica testuale, va osservato ancora che la collocazione iniziale di un gerundio modale può essere utilizzata per orientare il lettore sull’identità del soggetto del nuovo enunciato, sfruttando il meccanismo della coreferenza. Tale sfruttamento comunicativo del gerundio può essere illustrato, quasi
caricaturalmente, con il seguente esempio fittizio, in cui appare chiaro che, a
seconda del contenuto del gerundio, il soggetto sottinteso sarà identificato in chi
è stato sconfitto o nel vincitore:
(25) Quel colpo alla gamba fu decisivo per le sorti del duello.
Zoppicando/Ridendo, se ne andò verso casa.
A questa funzione di marcato orientamento interpretativo, potremmo dire
disambiguante, si affiancano casi più comuni in cui il soggetto e il contenuto del
gerundio sono in linea con le attese del lettore, e allora riemerge la funzionalità
coesiva di cui abbiamo parlato sopra. Un esempio può essere il seguente:
(26) Il poeta fece quindi una pausa nella sua declamazione. Il re pensò che
avesse concluso e cominciò a rialzarsi in piedi pronunciando parole di
ringraziamento scelte con cura. Ma il poeta non aveva terminato; aveva
solo fatto una pausa per riprendere fiato.
Passando bruscamente dall’arabo classico della poesia all’arabo colloquiale del linguaggio quotidiano disse al re: «Aspetta un momento,
non ho ancora finito». Il re, obbediente, si rimise a sedere e lasciò che il
poeta completasse il suo ditirambo. (Il Sole 24 ore, 16 novembre 2003).
Qui l’assenza di un soggetto esplicito si fonda sulla continuità tematica del
testo: il gerundio modale non ha tanto lo scopo di orientare verso l’identificazione di un referente (già chiara dal contesto), quanto piuttosto di offrirne una caratterizzazione pertinente: il brusco mutamento di registro linguistico conferma le
attese del lettore che si aspetta una reazione del poeta all’equivoco in cui è caduto il re.
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Aperture al gerundio: valori modali e configurazioni informative
3. IL GERUNDIO MODALE NEL COSTRUTTO CON REGGENTE PRESENTATIVA (CON SOGGETTO POSTVERBALE)
3.1. L’incompatibilità della reggente presentativa con la gerundiale anteposta: argomenti sintattico-semantici
3.1.1. I costrutti finora analizzati erano costituiti invariabilmente da una
subordinata gerundiale e da una reggente predicativa con soggetto preverbale, il
cui obiettivo comunicativo consisteva, dunque, nel trasmettere un’informazione
del tipo Comment attorno a un referente Topicale (veicolato, appunto, dal soggetto collocato prima del verbo, lessicalmente nullo o espresso). Ci occuperemo ora
dei costrutti con gerundiale la cui reggente presenta un soggetto postverbale prosodicamente integrato nel predicato, vale a dire di Enunciati quali:
(27) *Uscendo di casa, cadde Giovanni (Salvi 1986: 38).
Questo tipo di reggente può essere definita come ‘presentativa’5, nella misura in cui la sua funzione comunicativa consiste nel ‘presentare’, nell’inserire
nell’Universo del Discorso un referente testuale assente dal campo di attenzione
dell’interlocutore, perché Nuovo o perché già Noto ma cognitivamente NonAttivo nel momento dell’interpretazione. In generale, la frase presentativa con
soggetto postverbale può essere realizzata con una struttura Topic-Comment,
come nell’enunciato Mi si è rotto un dente in cui il pronome mi evoca il Topic e
quanto segue ‘presenta’ il referente testuale coinvolto nell’accadimento descritto; o con una struttura tutta Comment, come nel caso di Cadde Giovanni in cui
la ‘presentazione’ di Giovanni trova posto in un contenuto eventivo (non predicativo). Noi ci concentreremo su questo secondo caso, a cui ci riferiremo dunque
sistematicamente quando utilizzeremo il sintagma ‘reggente presentativa’.
3.1.2. Le reggenti presentative sono caratterizzate da un’incompatibilità
sostanziale con qualunque subordinata implicita le preceda e chieda una coreferenza con il loro soggetto sintattico6. Questo perché, come si dice nella vulgata
generativista, il soggetto della reggente non occupa una posizione sintattica tale
da poter ‘controllare’ il soggetto sottinteso della subordinata, come invece succederebbe in:
5
Entriamo qui in un campo particolarmente complesso della semantica frasale, nella cui analisi si incrociano osservazioni generali di carattere logico-semantico e osservazioni più strettamente
semantico-linguistiche. Per questo conviene aprire la nostra riflessione con una breve definizione delle
accezioni da noi scelte. Per una ricostruzione del concetto di presentatività cfr. Venier (2002); il lavoro
di Fuchs e Fournier (2003) costituisce un esempio di analisi linguistica che mette in relazione il ruolo
cadratif di elementi localizzatori (tipicamente, circostanziali di tempo e di spazio) con la posizione del
soggetto rispetto al predicato, anteposto o posposto.
6
Si escludono dunque gli usi cosiddetti assoluti della subordinata, così come i casi – per la
verità rari – di estrapolazione del soggetto implicito dal cotesto precedente.
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(28) Uscendo di casa, Giovanni cadde malamente.
Più precisamente, se (27) è inaccettabile, è perché il soggetto della reggente
non è il Topic della proposizione semantica a essa associata. Come osserva giustamente Salvi (1986), l’accettabilità o la non accettabilità del tipo di costrutti in
esame non è tanto legata alla funzione di soggetto sintattico, quanto piuttosto alla
funzione informativa di Topic: «L’elemento che controlla l’interpretazione del
soggetto non espresso non può essere identificato col soggetto sintattico della
frase matrice, come si pensa generalmente, ma deve essere identificato col tema
[nei nostri termini: Topic] della predicazione» (Salvi 1986: 37). Basti pensare a
un enunciato come:
(29) Mangiando la pizza, mi si è rotto un dente,
il quale va bene malgrado non ci sia corefenza tra i due soggetti. In questo caso,
infatti, la reggente contiene un Topic (mi) che ha la capacità di controllare, e dunque saturare, il soggetto implicito della gerundiale. Un Topic, per poter svolgere
con successo il suo ruolo di ‘controllore’, deve peraltro essere caratterizzato da
un ruolo semantico che, nella scala di salienza cognitiva argomentata in generale dai semanticisti7, occupi una posizione più elevata di quella associata al soggetto sintattico della reggente. Questo spiega, sempre secondo Salvi, la ragione
per cui l’enunciato (29) – in cui il Topic è ‘paziente’ e il soggetto è ‘oggetto’ è
migliore di (30) – in cui il Topic è ‘oggetto’ e il soggetto è ‘agente’ –:
(30)
??
Appena uscito di casa, mi si avvicinò deliberatamente Maria.
3.2. L’incompatibilità della reggente presentativa con la gerundiale anteposta: la soluzione informativo-testuale
3.2.1. L’argomentazione di Salvi (1986) in favore di una spiegazione sostanzialmente informativa dell’interpretazione del soggetto implicito delle gerundiali prereggente di tipo presentativo acquista ulteriore forza e viene superata qualora si aggiungano al livello Topic-Comment gli altri livelli informativi (nella fattispecie, cognitivo e gerarchico-illocutivo: cfr. supra). Continuiamo a ragionare
per ora in generale, vale a dire senza restringere l’attenzione ai valori modali del
gerundio.
Si consideri l’esempio (31), una variante di (27) visto sopra:
(31)
??
Uscendo di casa, è stato colpito da una tegola Giovanni;
7
Cfr. con le parole di Salvi (1988: 40): «La scala dei ruoli semantici rilevanti è la seguente: 1)
agente 2) esperiente/dativo 3) oggetto».
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e lo si paragoni con (32) e (33):
(32) Uscendo di casa, è stato colpito da una tegola un anziano pensionato di
Rimini.
(33) Uscendo di casa, è stato colpito da una tegola Giovanni, il figlio della
portinaia.
Queste due ultime formulazioni sono senz’altro migliori della prima: eppure
il soggetto della reggente continua ad essere postverbale e non c’è nessun Topic
che controlli il soggetto implicito della gerundiale. La differenza sostanziale tra
(31) da una parte e (32)-(33) dall’altra sta nel fatto che nel secondo caso il referente testuale associato al soggetto della reggente è cognitivamente Nuovo, in
diversi modi: non enciclopedicamente Noto agli interlocutori (come in (32)) o
non Attivo nella Memoria Discorsiva dell’interlocutore (come in (33)): la presenza dell’unità informativa di Appendice il figlio della portinaia è il sintomo del
fatto che il locutore non dà per scontata l’accessibilità immediata del referente da
parte del destinatario. A questo tipo di proprietà informativa vanno dunque ricondotte le diverse accettabilità riscontrate, come del resto conferma la netta stranezza di (34) con soggetto pronominale:
(34)
??
Uscendo di casa, è stato colpito da una tegola lui.
Ora, è chiaro che il fenomeno non riguarda la frase presentativa in sé, la
quale, se enunciata in modo autonomo, si rivela infatti naturale in tutti i casi considerati:
(35) (a) È stato colpito da una tegola Giovanni
(b) È stato colpito da una tegola un anziano pensionato di Rimini
(c) È stato colpito da una tegola Giovanni, il figlio della portinaia
(d) È stato colpito da una tegola lui8.
I diversi gradi di accettabiltà visti sopra riguardano dunque specificamente il
fenomeno della combinazione tra gerundiale iniziale e reggente presentativa. E
allora, come mai nel costrutto ‘gerundiale-reggente presentativa’ una modifica
della natura cognitiva (nei sensi visti sopra) del referente soggettuale riesce a
influenzare l’accettabilità del costrutto, superando le tensioni interpretative legate al fenomeno del controllo sintattico da parte del Topic? La risposta ci viene
offerta dall’analisi della configurazione gerarchico-informativa del costrutto.
8
Se quest’ultima formulazione è meno ‘naturale’ delle precedenti, è perché l’esiguità fonologica del soggetto crea uno squilibrio prosodico nell’enunciazione. In questo caso si preferirebbe una scissa con fuoco sintattico non enfatico: è lui che è stato colpito da una tegola.
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3.2.2. Come tutte le dipendenti incipitarie non enfatiche, la subordinata
gerundiale iniziale ha caratteristicamente la funzione di Quadro – nel caso degli
esempi visti sopra, di tipo spazio-temporale – nella cui cornice si iscrive l’evento denotato dalla reggente. Nel caso in cui il referente testuale evocato dal
costrutto (Giovanni, lui) sia enciclopedicamente Noto e cognitivamente Attivo,
esso è normalmente già saliente nella situazione fisica o discorsiva in cui avviene l’enunciazione. Ora, se è così, nell’atto interpretativo viene immediatamente
naturale considerare tale referente come l’individuo coinvolto nella situazioneQuadro; ma ciò rende difficile la sua successiva riproposizione come Fuoco di
una struttura presentativa. Quando il referente soggettuale è (già) saliente per
l’interlocutore, si crea insomma una configurazione testuale incongrua come la
seguente:
(36)
??
Giovannii non è proprio fortunato. Uscendo di casa (Giovannii), è
stato colpito da una tegola Giovannii.
Non è invece così quando il referente soggettuale della reggente è Nuovo. La
Novità del referente (un anziano pensionato di Rimini; Giovanni, il figlio della
portinaia) è infatti tale da essere in sintonia con la discontinuità testuale creata in
modo convergente (i) dall’esplicita informazione Quadro di natura spazio-temporale in posizione incipitaria, la quale marca una distanza dal cotesto immediatamente precedente in cui valevano altre coordinate9, e (ii) dall’impiego canonico
delle presentative di introduzione e prima definizione di un individuo Nuovo o
Nuovamente riproposto nel discorso: «Sentences with initial verbs are typically
found in connection with some kind of discontinuity or unexpectedness, either in
the structure of the discourse or in the course of the events» (Luraghi 1995: 356).
L’introduzione di nuove, o nuovamente poste, coordinate spazio-temporali si
coniuga dunque perfettamente con la presentazione di un individuo escluso in quel
momento dal centro di attenzione dell’interlocutore, individuo che si configura
come candidato ideale per sostenere il centro tematico delle unità successive.
3.2.3. Sempre in chiave informativa, trovano una spiegazione anche altre
manifestazioni del costrutto gerundiale con reggente presentativa, o altri fenomeni a esso collegati. Pensiamo per esempio al recupero di accettabilità semantica
di un costrutto come:
(37)
??
Uscendo di casa, si è rotto una gamba Giovanni
attraverso la dislocazione a destra del soggetto, che va letto con un’intonazione
in minore rispetto al predicato verbale:
9
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Se così non fosse, non sarebbe necessario ri-lessicalizzarle.
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(38)
Aperture al gerundio: valori modali e configurazioni informative
??
Uscendo di casa, si è rotto una gamba, Giovanni.
Se (38) è interpretativamente coerente, è perché la funzione informativa di
Appendice attribuita a Giovanni fa del suo referente il Topic della reggente, rendendolo così strutturalmente capace di controllare il soggetto implicito della
gerundiale.
Pensiamo ancora a un enunciato quale:
(39)
??
Uscendo di casa, si è rotto una gamba qualcuno.
Anche se la quantificazione esistenziale che funge da soggetto della reggente convoca un referente indubbiamente Nuovo – il che, secondo la nostra analisi,
dovrebbe favorire l’accettabilità della combinazione della gerundiale con le reggenti con soggetto postverbale – l’enunciato (39) è chiaramente inaccettabile. Il
fatto è che una proposizione come si è rotto una gamba qualcuno non è, a ben
guardare, una struttura presentativa, ma una struttura genuinamente eventiva:
risponde cioè alla domanda Cos’è successo?, non alla domanda Chi si è rotto una
gamba? Data questa sua caratteristica semantico-informativa, tale struttura non è
in grado di fornire al costrutto il referente individuale necessario per diventare
l’agente del predicato subordinato uscire di casa.
Ci si soffermi poi, per concludere, sull’enunciato (40) che va letto in modo
compatto, come singola unità informativa:
(40)
??
Cadde Giovanni uscendo di casa.
Esso mostra, ancora una volta, l’insufficienza degli argomenti sintatticosemantici per spiegare il fenomeno della coreferenza soggettuale. Secondo l’analisi sintattica, tale costrutto dovrebbe infatti essere migliore di ??Uscendo di casa,
cadde Giovanni, in quanto l’integrazione della gerundiale favorisce il controllo
strutturale del soggetto implicito da parte del soggetto principale. La stranezza di
(40) va in realtà connessa al fatto che l’enunciato presenta due Fuochi informativi contigui e altrettanto forti, su Giovanni e su uscendo di casa, il che è comunicativamente fuorviante (in un’unità informativa Nucleare ci può essere un solo
Fuoco rilevante, cfr. ad esempio De Cesare 2004).
3.3. La reggente presentativa con il gerundio anteposto di carattere modale
Veniamo ora alle costruzioni con reggente presentativa posposta e gerundio
modale. Ci aspettiamo, naturalmente, che esse siano impossibili o fortemente
marcate, in quanto riuniscono sia le restrizioni logico-sintattiche legate a una
modalità che anticipa l’evento primario (Lonzi 1991, Manzotti 2002) sia le tensioni sintattico-informative legate ai meccanismi di controllo del soggetto (Salvi
1986). Ora, ciò non è vero. Benché tali costruzioni non possano certo dirsi fre-
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quenti, esse esistono e sono sentite come del tutto normali; lo mostra il seguente
esempio:
(41) Pamela stava sempre nel bosco. S’era fatta un’altalena tra due pini, poi
una più solida per la capra e un’altra più leggera per l’anatra e passava
le ore a dondolarsi assieme alle sue bestie. Ma a una certa ora, arrancando tra i pini, arrivava il Buono, con un fagotto legato alla spalla.
Era roba da lavare e rammendare che lui raccoglieva dai mendicanti,
dagli orfani e dai malati soli al mondo; e la faceva lavare a Pamela,
dando modo anche a lei di far del bene. Pamela, che a star sempre nel
bosco s’annoiava, lavava la roba nel ruscello e lui l’aiutava. (Italo
Calvino, Il visconte dimezzato),
e ancora il testo:
(42) Maestri
Ottima nella tradizione italiana la figura del maestro e frequente la contiguità fra il mestiere di maestro e la voce d’autore.
Grande poeta e maestro amato dai suoi scolari, scuola elementare
Francesco Crispi a Monteverde in Roma, è stato Giorgio Caproni
(1912-1990). Era maestro elementare il Lucio Mastronardi (19301979) autore di un grottesco «Il maestro di Vigevano» (1962, nel pieno
del boom). Lavorando per l’infanzia sono cresciuti a scrittori Gianni
Rodari (1920-1980) e Mario Lodi (1922). (L’Indice 3, 2000).
L’esistenza e la naturalezza di questi esempi è un dato significativo, a cui
occorre dare una spiegazione.
3.3.1. Notiamo anzitutto che, a rendere conto della scelta delle costruzioni in
rilevo, ci sono certamente anche ragioni ex negativo. Se il gerundio modale occupasse la sua naturale posizione sintattica, avremmo costruzioni informativamente poco perspicue: sbilanciate dal punto di vista fonosintattico ((43b), (43b’)) e/o
caratterizzate da un conflitto di Fuochi ((43b), (43a’) e/o con Fuoco sulla modalità ((43a)) – si era osservato che il gerundio modale conclusivo tende fortemente ad attrarre il Fuoco su di sé – , il che non è in sintonia con l’architettura della
narrazione o del ragionamento in corso:
(43)10 (a) Arrivava il Buono arrancando tra i pini.
(a’) Arrivava arrancando tra i pini il Buono.
10
Gli esempi vanno letti in modo intonativamente unitario (altrimenti ricadiamo in un altro tipo
informativo di costruzione, su cui cfr. infra).
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(b’)
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(b) Sono cresciuti a scrittori Gianni Rodari (1920-1980) e Mario Lodi
(1922) lavorando per l’infanzia.
Sono cresciuti a scrittori lavorando per l’infanzia Gianni Rodari
(1920-1980) e Mario Lodi (1922).
A queste ragioni ‘negative’ si aggiungono tuttavia anche ragioni ‘positive’.
Soffermiamoci dapprima sul testo (41), a cui aggiungiamo il parallelo testo (44):
(44)
bili:
A veder arrivare come sposo soltanto il Buono che s’appoggiava alla
sua stampella, la folla rimase un po’ delusa. Ma il matrimonio fu regolarmente celebrato, gli sposi dissero sì e si scambiarono l’anello, e il
prete disse: – Medardo di Terralba e Pamela Marcolfi, io vi congiungo in matrimonio.
In quella dal fondo della navata, sorreggendosi alla gruccia, entrò il
visconte, con l’abito nuovo di velluto a sbuffi zuppo d’acqua e lacero.
E disse: – Medardo di Terralba sono io e Pamela è mia moglie.
Il Buono arrancò di fronte a lui. – No, il Medardo che ha sposato
Pamela sono io.
Il Gramo buttò via la stampella e mise la mano alla spada. Al Buono
non restava che fare altrettanto. (Italo Calvino, Il visconte dimezzato).
I due costrutti in esame, che estraiamo dal loro contesto per renderli più visi(45)
(a) Ma a una certa ora, arrancando tra i pini, arrivava il Buono, con
un fagotto legato alla spalla
(b) In quella dal fondo della navata, sorreggendosi alla gruccia, entrò il
visconte, con l’abito nuovo di velluto a sbuffi zuppo d’acqua e lacero,
permettono allo scrittore di sfruttare il forte rilievo testuale insito nella loro configurazione semantico-informativa, rilievo che deriva – utilizziamo qui osservazioni già proposte – dalla combinazione della discontinuità testuale creata dalla
Focalizzazione associata alla frase presentativa con l’attesa connessa alla tensione referenziale prodotta a sua volta dall’anticipazione della modalità dell’azione
rispetto all’identità dell’agente.
Si noti che sul forte parallelismo dei due costrutti, sia dal punto di vista della
loro struttura sintattico-semantico-informativa sia dal punto di vista del loro funzionamento testuale, si iscrive una differenza interessante, che riguarda le possibilità di identificazione immediata – cioè sin dalla subordinata – del referente del
soggetto implicito della gerundiale. Nel primo caso (es. (41)) si deve attendere la
frase presentativa per definire chi si avvicina arrancando tra i pini (entrambi i
protagonisti sono innamorati di Pamela e una loro visita è in linea di massima
ugualmente plausibile); nel secondo contesto (es. (44)) invece, in cui Pamela
aveva organizzato un duplice matrimonio con i due protagonisti, il lettore identiCuadernos de Filología Italiana
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fica subito il soggetto del gerundio, che pur in ritardo giunge all’appuntamento.
Questa differenza produce degli effetti sull’interpretazione della reggente.
Mentre nel primo caso la frase presentativa resta genuinamente tale – è destinata alla presentazione dell’individuo che entra in scena, e risponde implicitamente a una domanda quale Chi sta arrivando? – , nel secondo caso, quando cioè il
referente soggettuale è già individuato, si ottiene un effetto di ‘eventività’, che
orienta il lettore verso una domanda del tipo Cosa sta per succedere?.
Veniamo ora – continuando a riflettere sulle ragioni testuali del costrutto in
esame – all’esempio (42), già visto e riprodotto qui:
(42)
Maestri
Ottima nella tradizione italiana la figura del maestro e frequente la
contiguità fra il mestiere di maestro e la voce d’autore.
Grande poeta e maestro amato dai suoi scolari, scuola elementare
Francesco Crispi a Monteverde in Roma, è stato Giorgio Caproni
(1912-1990). Era maestro elementare il Lucio Mastronardi (19301979) autore di un grottesco «Il maestro di Vigevano» (1962, nel
pieno del boom). Lavorando per l’infanzia sono cresciuti a scrittori
Gianni Rodari (1920-1980) e Mario Lodi (1922). (L’Indice 3, 2000).
Da un punto di vista logico, il gerundio veicola un valore modale: lavorare
per l’infanzia è stato il modo attraverso cui è avvenuta la crescita artistica di
Rodari e Lodi. Altre interpretazioni, a cui si potrebbe plausibilmente pensare,
sono infatti in ultima analisi da escludere: il valore strumentale implicherebbe
una sorta di finalizzazione esterna dell’attività rivolta all’infanzia; l’interpretazione causale metterebbe in secondo piano la personalità dei soggetti coinvolti e
ridurrebbe il perfezionamento artistico ad un mero effetto dell’attività lavorativa;
con il nesso temporale ci si limiterebbe a inquadrare un processo (la maturazione come scrittore) all’interno di un intervallo definito da una particolare azione
(il lavorare per l’infanzia), il che è semanticamente troppo povero. La scelta del
costrutto in esame trova una sua giustificazione entro l’architettura del testo.
Anzitutto dal punto di vista stilistico: l’autrice, Lidia De Federicis, realizza sistematicamente, con un’esibita attenzione alla forma linguistica, il secondo capoverso con strutture lontane dall’ordo verborum più comune con soggetto in posizione preverbale. Ma naturalmente la combinazione tra gerundio modale e reggente presentativa ha soprattutto una ragione di essere semantico-comunicativa.
Il testo si apre con un capoverso di un solo enunciato in cui l’autrice riconosce il
prestigio della figura del maestro nella tradizione italiana e segnala una «frequente contiguità fra il mestiere di maestro e la voce d’autore». Il capoverso successivo affianca una serie di enunciati destinati a esemplificare e al contempo sostenere argomentativamente non solo la frequenza ma anche il grande valore di tale
contiguità. Poiché il loro obiettivo sta nel nominare i maestri-scrittori, non ci sorprende che il loro Nucleo illocutivo sia, per tre volte, di tipo presentativo con
soggetto postverbale. La presenza del gerundio modale nell’ultimo enunciato ha
essenzialmente la funzione di esplicitare lo stretto nesso logico (appunto, moda66
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le) tra l’attività di insegnamento e quella artistica, nesso che rimaneva implicito
e vago nella struttura coordinativa iniziale (Grande poeta e maestro amato dai
suoi scolari) e nella costruzione della seconda unità (Era maestro elementare il
Lucio Mastronardi (1930-1979) autore…). In definitiva, l’enunciato in esame,
che riproduciamo qui di seguito:
(46)
Lavorando per l’infanzia sono cresciuti a scrittori Gianni Rodari
(1920-1980) e Mario Lodi (1922)
realizza pienamente la funzione argomentativa fondamentale del secondo
capoverso: mettere in rilievo gli individui scelti come paradigmatici (le figure di
Rodari e Lodi) e contemporaneamente segnalare lo stretto legame tra il mondo
della scuola per l’infanzia e quello della letteratura. Quanto alla posizione iniziale del gerundio, essa – come si è già detto sopra – evita l’anomalia fonosintattica e informativa della tensione di un Fuoco forte sul soggetto accostato a un
Fuoco forte sulla modalità dell’azione. Per evitare tale anomalia con un gerundio
postreggente, la sola soluzione possibile che rispetti la presentatività globale del
costrutto consisterebbe nel collocare la subordinata sullo sfondo informativo dell’enunciato, come in (47); ma ciò non è in sintonia con l’architettura argomentativa globale del testo:
(47)
Sono cresciuti a scrittori, lavorando per l’infanzia, Gianni Rodari
(1920-1980) e Mario Lodi (1922),
la quale, come abbiamo visto, vuole una posizione di rilievo informativo
anche per la componente modale, che coincide con l’attività di maestro. In posizione iniziale, il gerundio ha, oltre a quella di creare un Quadro semantico, la
possibilità di integrarsi nel Nucleo informativo dell’enunciato, cioè nella sua
componente comunicativa primaria.
3.3.2. A questo proposito, conviene soffermarsi più attentamente sull’articolazione informativa degli enunciati costruiti attorno alla sequenza ‘gerundio
modale-reggente presentativa’. Il suo emergere in testi realmente prodotti, così
come la sua naturalezza, hanno mostrato che le sue potenzialità comunicative
sono in grado di superare la doppia marcatezza sintattico-semantica che la contraddistingue. Detto questo, va tuttavia osservato che nei casi riscontrati la funzione informativa della gerundiale si scosta da quella che caratterizza più tipicamente le subordinate in prima posizione, vale a dire la funzione di Quadro (cfr.
supra). La marcatezza sintattico-semantica del costrutto in esame sembra dunque
ripercuotersi sulla sua configurazione informativa, che non è quella usuale per le
costruzioni complesse con la stessa distribuzione sintattica.
Si torni al secondo capoverso del testo (42), che riproponiamo qui:
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Francesco Crispi a Monteverde in Roma, è stato Giorgio Caproni
(1912-1990). Era maestro elementare il Lucio Mastronardi (19301979) autore di un grottesco «Il maestro di Vigevano» (1962, nel
pieno del boom). Lavorando per l’infanzia sono cresciuti a scrittori
Gianni Rodari (1920-1980) e Mario Lodi (1922).
In questo caso, la gerundiale modale non crea un Quadro semantico all’interno del quale va considerata la struttura presentativa: gerundiale e reggente
sono integrate nell’unità informativa Nucleare dell’enunciato:
(49)
//Lavorando per l’infanzia sono cresciuti a scrittori Gianni Rodari
(1920-1980) e Mario Lodi (1922)//Nucleo.
Se così non fosse, il terzo enunciato spezzerebbe, senza ragione, il parallelismo che distingue la costruzione del capoverso in esame, la quale prevede l’accostamento di tre strutture sintatticamente marcate secondo lo stesso principio e
globalmente presentative, cioè con predicato e soggetto riuniti nella stessa unità
Nucleare. Una conferma di questa analisi viene data dall’intonazione di lettura
attivata dai contenuti del capoverso, che conduce in modo del tutto naturale a
linearizzare intonativamente il gerundio preverbale. Anche se il ‘peso’ testuale
della virgola è sempre delicato da valutare (cfr. Ferrari 2003), la sua assenza ai
confini della gerundiale potrebbe essere vista come un sintomo di tale configurazione prosodica.
Non ha funzione di Quadro neppure il gerundio modale che compare nei testi
di Italo Calvino visti sopra. Dati i contenuti complessivi degli enunciati e il cotesto, i due costrutti esaminati hanno infatti la seguente configurazione informativa:
(50)
(a) //Ma a una certa ora,/Quadro arrancando tra i pini,/App arrivava il
Buono,/Nucleo con un fagotto legato alla spalla.//App
(b) //In quella/Quadro1 dal fondo della navata,/Quadro2 sorreggendosi alla
gruccia,/App entrò il visconte,/Nucleo con l’abito nuovo di velluto a sbuffi zuppo d’acqua e lacero.//App
In questi due casi, l’appartenenza del gerundio modale al Nucleo è bloccata
dal profilo intonativo: la coppia di virgole che racchiude la subordinata porta in
modo automatico a staccarla prosodicamente dalla reggente a cui si aggancia dal
punto di vista sintattico. La gerundiale modale non può neppure essere considerata un Quadro informativo. Questa funzione spetta piuttosto alle unità iniziali
(«Ma a una certa ora»; «In quella, dal fondo della navata»), il cui compito consiste nell’‘ancorare’ l’enunciato al cotesto precedente, fornendone al contempo il
quadro cognitivo, le coordinate generali entro cui collocare il nuovo evento. Una
configurazione iniziale di questo tipo permette alla gerundiale di proporsi come
unità di Appendice, ossia di informazione accessoria, a minore dinamismo comu68
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nicativo, il che è in sintonia con il modo della progressione del testo: la narrazione procede per semplici connessioni temporali la cui determinazione non è
influenzata dalla modalità d’esecuzione dell’evento primario.
La naturalezza comunicativa del costrutto ‘gerundiale modale-reggente presentativa’ sembra dunque essere legata a un trattamento informativo speciale
della subordinata, integrata nel Nucleo o nell’Appendice, ma non, come è più
usuale per le altre subordinate prereggente, Quadro. È come se, insomma, la marcatezza sintattico-semantica della costruzione non si traducesse tanto nella sua
agrammaticalità (come si è potuto pensare), quanto piuttosto in una sua manifestazione informativa che si scosta da quella più comune per le strutture dello stesso tipo. Alla luce di queste conclusioni sarebbe del resto utile tornare sulle costruzioni analizzate nei punti precedenti, che legano un gerundio modale a una reggente predicativa o un gerundio non modale alla reggente presentativa, in quanto non è difficile immaginare una trattazione informativa unitaria di tutti i
costrutti con subordinata gerundiale. Se un enunciato quale (27) visto sopra:
(27)
*Uscendo di casa, cadde Giovanni
è effettivamente sentito come inaccettabile, ci pare di poter dire che la versione
con gerundio in Appendice risulta (poco o tanto a seconda della sensibilità individuale) migliore:
(51)
Improvvisamente, senza che ce l’aspettassimo, uscendo di casa, cadde
Giovanni.
4. CONCLUSIONI
Nei punti precedenti ci siamo soffermati su alcuni enunciati costruiti con un
gerundio modale preverbale. Partendo dalle ipotesi formulate in una prospettiva
sintattico-semantica e semantico-logica, abbiamo riscontrato anzitutto una più
ampia flessibilità del costrutto rispetto alle restrizioni previste. Abbiamo mostrato poi quanto il ricorso a uno strumentario informativo e testuale sia prezioso per
produrre analisi i cui risultati si adeguino meglio alla realtà della comunicazione
e, attraverso precise generalizzazioni, abbiano un forte valore esplicativo.
L’analisi proposta, che si è concentrata in particolare sui casi in cui il gerundio iniziale si combina con le reggenti presentative, continua idealmente le osservazioni proposte in Zampese (2004), e che sono state riassunte nel secondo paragrafo. Sempre idealmente, essa si apre a future applicazioni – a volte quasi automatiche, come per quanto riguarda le participiali – a sequenze costruite con altri
tipi di subordinata non temporalizzata, la cui reale comprensione strutturale
necessita di assorbire il dato sintattico e logico-semantico in una prospettiva
informativa e testuale. Una prospettiva che, nonostante sia fondamentalmente
ascrivibile alla pragmatica, non viene sollecitata per cogliere eccezioni legate
all’uso, ma si rivela capace di definire importanti generalizzazioni iscritte nella
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