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Accordare gli strumenti

2017, Rivista Plexus

Using analogy with music, this paper develops from a clinical case - centered on separation and divorce – some reflections on the psychotherapist's ability to "tune his instruments" in relation to the understanding, orchestration of the network operational and collaborative devices of several professionals aimed at a shared therapeutic project and the "rewrite a new score" of the patient's history.

“Accordare gli strumenti” Paola Marinelli Utilizzando una analogia con la musica, il lavoro sviluppa a partire da un caso clinico - che ha al centro le vicissitudini di separazione e divorzio – la riflessioen sulle possibilità dello psicoterapeuta di "accordare i suoi strumenti" in rapporto alla comprensione, alla orchestrazione della rete di dispositivi operativi e di collaborazione di diversi professionisti finalizzata a un progetto terapeutico condiviso e alla "riscrittura di un nuovo spartito" della vicenda del paziente. Psicoterapia multipersonale, complessità, setting, campo terapeutico, separazione, trasformazione. “Tuning the tools” Using analogy with music, this paper develops from a clinical case - centered on separation and divorce – some reflections on the psychotherapist's ability to "tune his instruments" in relation to the understanding, orchestration of the network operational and collaborative devices of several professionals aimed at a shared therapeutic project and the "rewrite a new score" of the patient's history. Multipersonal psychotherapy, complexity, setting, therapeutic field, separation, transformation. 1. Premessa Nonostante la ricerca empirica abbia dimostrato in modo attendibile l’efficacia dei trattamenti di gruppo, i fattori terapeutici e i processi che possono produrre il miglioramento clinico dei pazienti non sono stati studiati in modo sistematico. Infatti la processualità di un gruppo è difficilmente riconducibile a quella della psicoterapia individuale, che finora è stata studiata in modo più approfondito. Mentre il processo terapeutico individuale si fonda sulla relazione tra paziente terapeuta e sugli interventi di quest’ultimo, nelle terapie di gruppo lo scenario diventa notevolmente più complesso. Il singolo paziente in quanto 80 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi membro del gruppo, costruisce delle relazioni con tutti i membri del gruppo non soltanto con il terapeuta. Inoltre egli vive un’atmosfera emozionale determinata dall’intero gruppo e dall’insieme degli interventi che caratterizzano la seduta. Il livello relazionale che si attiva in gruppo è pertanto leggibile come insieme delle relazioni tra pazienti del gruppo, tra pazienti e terapeuta e tra pazienti con il gruppo nel suo insieme. Il gruppo fornisce un ambiente unico per sperimentare, all’interno delle relazioni reali nel “qui e ora” della seduta, la complessità delle proprie reazioni emotive. Questo livello relazionale molteplice comporta per il singolo paziente il poter comprendere la natura dei propri problemi psicologici anche a partire dalle risposte degli altri membri del gruppo e non solo dagli interventi del terapeuta. Nei gruppi terapeutici, infatti, i membri esprimono una grande varietà di riflessioni, idee, emozioni, esperienze, che possono essere utilizzate da tutti come materiale per attivare domande e riflessioni negli altri, oltre che essere delle potenti task force interpersonali. Questa complessità si rispecchia nelle difficoltà della ricerca empirica che con grandi sforzi deve realizzare un set di variabili intrecciate tra loro e difficilmente riconducibili a un unico livello di analisi inoltre tutto questo si traduce nell’ulteriore difficoltà a rintracciare strumenti capaci di cogliere tali livelli (Lo Coco, Prestano, Lo Verso, 2008). L’approccio gruppoanalitico soggettuale, a cui si riferisce l’esperienza clinica di cui parliamo, non può sottrarsi all’intreccio delle variabili fin qui descritte, anzi deve considerarne anche altre, in ragione del fatto che i setting utilizzati si sono succeduti e alternati, come già detto, a più livelli e in più direzioni: individuale, gruppo, coppia. “In musica l’espressività è data dal collegamento fra le note, che noi chiamiamo con l’espressione italiana legato. Il legato impedisce a una nota di sviluppare il suo io naturale, ovvero di diventare tanto 81 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi importante da mettere in ombra la nota precedente. Ogni nota deve essere consapevole di sé, ma anche dei propri limiti; le stesse regole che si applicano agli individui nella società si applicano anche alle note musicali. Quando si suonano cinque note legate, ognuna lotta contro la forza del silenzio che vuole prenderle la vita e ognuna è in relazione con la nota che l’ha preceduta e con quella che la segue. Nessuna nota può farsi valere, cercando di essere più forte di quelle che l’hanno preceduta; se lo facesse, sfiderebbe la natura della frase cui appartiene. Un musicista deve possedere la capacità di legare le note” (Barenboim, op.cit.). La difficoltà di Giulio è proprio questa: lottare con la forza di quel silenzio, quel vuoto esistenziale che é dentro di sé e che vuole prendergli la vita e in questa lotta impari é come se perdesse la visione d’insieme, come se non riuscisse a vedere altri che se stesso e il suo percepirsi “perdente” nonostante evidenti riscontri del reale dicano altro. Tutti in quei momenti sono in ombra: cosa tutto questo abbia determinato per lui e i suoi familiari, è stato ed è tuttora oggetto del lavoro terapeutico attraverso il quale, si tenta di dare luce e un nuovo senso alla sua storia conducendolo su “diversi palcoscenici, sui quali poter visualizzare il proprio copione per poterne ri-scrivere la colonna sonora” (Lo Verso, Ferraris, 2011). In altri termini per consentirgli di “abitare altri luoghi dove il conflitto possa essere reso parlabile relazionandosi a referenti simbolici discontinui rispetto agli originari codici familiari” (Lo Coco, Lo Verso 2006). 2. La lettura dello spartito M Incontro Giulio per la prima volta circa dieci anni fa. È’ un cinquantenne secondogenito di due figli maschi; non ricorda momenti 82 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi felici legati né all’infanzia, né alla giovinezza. Verso la fine degli anni ‘60 circa, una società, frutto di un investimento finanziario di suo padre e di alcuni soci, è coinvolta in uno scandalo e lui è il solo a pagare per questo, tanto che è costretto a trasferirsi con tutta la famiglia in un’altra regione. Intorno a questa vicenda si crea un alone di mistero:i ricordi sono pochi e confusi; l’unica cosa certa è che questo cambiamento viene vissuto e narrato dal paziente, come uno sradicamento che ancora oggi rappresenta una ferita aperta. Un altro evento significativo nella sua vita era però già accaduto, segnandolo profondamente, ovvero quando del tutto casualmente si era imbattuto “nell’intimità” dei suoi genitori, in seguito alla visione di alcune istantanee imbarazzanti. Rabbia, dolore, delusione condivise solo molti anni più tardi con una sua amica. Anche questo episodio tornerà ciclicamente nei suoi racconti. Descrive suo padre come amante della vita, generoso, curioso,buono, ingegnoso, ma anche iracondo. Frequenti le liti e le discussioni, tra i suoi genitori, durante le quali i due venivano spesso alle mani. L’esperienza con sua madre è quella con una persona scostante (non ha ricordi piacevoli legati a lei) è il padre che lo ascolta, che si racconta. Una donna molto bella, buona, ma infantile, ansiosa, un po’ apatica; pessimista, lamentosa e svalutante al punto di denigrare il marito; la passione per l’arte e il tema della sessualità, così come faceva intuire sua madre parlando con lui, ne erano spesso la causa: la prima come evidente discredito nei confronti di un’attività così poco remunerativa, l’altra come insoddisfazione e fastidio forse, per richieste troppo ardite. Una coppia in perenne conflitto: Giulio ricorda di aver vissuto con sollievo l’allontanamento, seppur momentaneo, del padre da casa. Ma i genitori torneranno insieme ed insieme vivranno fino a quando lui si spegnerà dopo una lunga agonia. Questo lutto rappresenta per Giulio 83 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi il passaggio dalla condizione di figlio a quella di padre: funzione e ruolo per cui non si sente pronto, percependosi sempre inadeguato; un dolore intenso e profondo che lo pone di fronte alla realtà della malattia e della sofferenza anche degli altri, di cui lui sembra assumere consapevolezza per la prima volta. Ma facciamo ancora qualche passo indietro nella sua storia. Rientrato nella sua città di origine conosce Carla, che sposa. e da cui ha due figli: Barbara e Aldo, oggi adolescenti. Carla è una donna piuttosto concreta, con una mente scarsamente speculativa: è impiegata in un ente pubblico e rappresenta per il marito un contenimento ed un ancoraggio al mondo reale. Anche lei porta con sé un familiare complicato, ma questo non trova in lei una consapevolezza, infatti ostenta serenità ed equilibrio. Quando i bambini sono ancora piccoli e Giulio si invaghisce di un’altra donna andandosene di casa, riverserà sui figli, che fatica a rendere autonomi, tutto quell’amore che a tutt’oggi secondo chi scrive, nutre ancora nei confronti del suo ex marito, sebbene frequenti un nuovo compagno. Negli anni Giulio, si afferma professionalmente, tanto da poter acquistare una casa, quella dove vivono ancora la sua ex moglie e i figli. Nei periodi in cui le cose vanno bene, non pone una grande attenzione al denaro che spende. La separazione da Carla non viene formalizzata legalmente in alcun modo e Giulio continua a frequentare la sua abitazione, di cui conserva le chiavi; pur non condividendo le scelte pedagogiche dell’ex moglie e giudicando eccessive le spese sostenute per i figli, le eroga puntualmente un mantenimento cospicuo, continua a pagare il mutuo e le lascia gestire il suo conto corrente attraverso l’utilizzo delle sue carte di credito. Quando i bambini sono con lui per il fine settimana, alla prima difficoltà le telefona perché possa toglierlo d’impaccio. Loro, vedendolo comunque così presente, ma anche lontano emotivamente 84 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi e spesso incline alla collera, non comprendono perché il padre non viva più con loro e un po’ lo temono. È in questo momento della vita che lui arriva in terapia : il rapporto con Carla è finito, per lui è una sorella, le vuole molto bene, ma la passione per questa nuova donna, lo consuma, togliendogli però la serenità. Furibonde discussioni si alternano a periodi di vacanza trascorsi insieme ai suoi due figli, alla nuova compagna e al figlio di lei (per brevi momenti c’è anche Carla) in una ridente località montana, tutto a sue spese. Lo scenario è tale da evidenziare un’enorme sofferenza del paziente dilaniato da un femminile opposto e antico: Carla con la sua concretezza che lo coinvolge nel quotidiano e lo richiama ai suoi doveri di padre che però non esita a svalutare; Carmen oggetto di una passione travolgente, ma con la quale discute, si insulta, si lascia e si riprende. Una sorta di febbre che viene portata nel corso dei colloqui individuali nei quali vengono affrontati i temi relativi al rapporto con la moglie e con Carmen, come aspetti diversi di una relazione con il materno interiorizzata come ambivalente e dalla quale non riesce a separarsi. Inoltre porta la sua inadeguatezza nei confronti dei figli che ama, ma vive come fonte continua di problemi a cui lui non riesce a far fronte se non economicamente. In quel periodo anche la gestione degli anziani genitori rappresenta per lui un tema caldo: suo fratello, impiegato in un ente pubblico, vive una situazione familiare molto scomoda, da separato in casa in un appartamento di proprietà della moglie. La figlia nata da questa unione, coetanea di Barbara, spesso trascorre le vacanze con suo zio Giulio che si farà carico, a suo modo, delle sue crisi adolescenziali. I suoi genitori infatti sono completamente in balia di se stessi: la madre piuttosto distante emotivamente; il padre un debole, vessato dalla sua ex moglie anche lui insanamente attaccato alla propria madre e completamente incapace di dare alla sua vita una svolta 85 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi positiva. Spesso si lamenta con il fratello delle sue difficoltà economiche e Giulio si sente in colpa, non guadagnando abbastanza secondo lui, per riuscire ad occuparsi, come vorrebbe, di tutto. Giulio porta nel corso delle sedute un livello di ansia crescente che trova una canalizzazione in una serie di somatizzazioni che lo affliggono quasi costantemente. Si sente responsabile di tutto questo mondo familiare che lo tira da più parti e lui pensa che solo guadagnando sempre di più riuscirebbe a poter accogliere le loro richieste: una casa più grande dove poter ospitare i suoi figli; un’altra casa per sua madre e qualcuno che possa fornirle assistenza a tempo pieno; l’estinzione del mutuo della casa che un domani sarà dei suoi figli. È molto difficile tentare di condurlo su un altro piano: forse i suoi figli potrebbero giovarsi di una sua maggiore serenità, di poter dialogare con lui, di trovare in lui uno spazio di ascolto; potrebbe trascorrere più tempo con sua madre…. In altre parole non è solo il denaro, l’espressione dell’interessamento e dell’affettività! Ma lui non intende ragioni: lui si è fatto da solo, ”parte svantaggiato”gli altri hanno tutti qualcuno alle spalle mentre lui è solo. Questa rappresentazione di sé lo rende rabbioso nei confronti del mondo e questa rabbia non infrequentemente si trasforma in invidia nei confronti degli altri che sono dei privilegiati mentre lui non ha nulla. La confusività delle relazioni con i figli, l’ex moglie da cui è separato solo di fatto e con la compagna del momento, nonché l’alternanza di fasi di consapevolezza del proprio valore a crolli a picco del livello di fiducia nelle proprie possibilità, legati alla precarietà del suo lavoro, rappresentano i temi ricorrenti: la sua scarsissima tolleranza alla frustrazione subisce costanti e violenti colpi ogni qual volta si palesa un ritardo, un intoppo una difficoltà nella committenza di incarichi. Ne conseguono continue variazioni umorali: picchi ipomaniacali in cui la sua narrazione diventa brillante ironica affabulante; durante il down 86 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi depressivo, invece, lunghi silenzi si alternano a vistose manifestazioni aggressive, nonché l’incidenza di una dimensione ipocondriaca presente sullo sfondo. In quei momenti, come già sottolineato, il vuoto esistenziale che é dentro di lui sembra prendergli la vita. Tutti sono in ombra compresi i suoi figli: lui in un pozzo profondo e buio dal quale è impossibile risalire e scorgere la luce. Anche le relazioni interpersonali sono caratterizzate da una variabilità che oscilla dall’idealizzazione, alla denigrazione del soggetto di turno e collegata all’interazione con lui. Questa modalità relazionale è una costante: Giulio investe totalmente sull’altro nella fase dell’idealizzazione per poi distruggerlo, nel momento in cui emergono limiti, debolezze, tanto più se queste si inseriscono in una cornice che lo vede essere il prescelto o l’escluso. Si ipotizza, alla luce di quanto descritto da Kernberg (2006), che questa regolazione anormale dell’autostima possa essere stata causata da un funzionamento in cui la mancanza di gratificazione dei bisogni istintuali di natura sia libidica che aggressiva, si rifletta in desideri di dipendenza, sessuali e aggressivi; l’eccessiva autoreferenzialità e autocentratura nonché manifestazioni infantili che lo fanno dipendere in modo patologico dall’ammirazione altrui, coincidono con una ricerca costante di accudimento da parte del femminile e la ricerca di una sicurezza economica che però, nel suo immaginario, si testa su standard molto alti e l’attribuzione del “valore” è molto soggettiva. L’emergere di una produzione sintomatologica stabile, in tal senso, depone per una struttura di Personalità Narcisistica caratteristica di un quadro nosografico descritto da Kohut (1971): la fragilità di questo sé arcaico che necessita di una madre empatica come di un “oggetto-sé” il cui amore, le cui cure e la cui accettazione rispecchiante permettano al piccolo di sviluppare il proprio sé arcaico, appunto, in forme più 87 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi mature di autostima e sicurezza in se stesso. Secondo Kohut infatti, la psicopatologia narcisistica deriverebbe dal fallimento traumatico della funzione empatica della madre e dal fallimento di uno sviluppo normale dei processi di idealizzazione. Ciò causerebbe un arresto evolutivo al livello del sé grandioso infantile e una ricerca senza fine dell’oggetto - sé idealizzato di cui si ha bisogno per completare la formazione delle proprie strutture psichiche. Secondo l’autore queste strutture di personalità oscillano fra due poli: uno connesso alla grandiosità del sé che si consolida nelle ambizioni della prima infanzia; l’altro che riguarda la dimensione idealizzata del sé che si acquisisce in un momento successivo dello sviluppo. Questi due poli deriverebbero dall’accettazione rispecchiante della madre che conferma la grandiosità del piccolo e dalle sue capacità di cura e sostegno che permettono allo stesso, di fare esperienza della fusione con l’onnipotenza dell’oggetto sé idealizzato. Pur tenendo presente il pensiero di Kohut si prova ad effettuare un’ulteriore lettura della storia del paziente. Secondo un vertice gruppoanalitico soggettuale “il mondo relazionale interno del singolo non è determinato solo dalle logiche desideranti dell’inconscio, ma dalle logiche desideranti/intenzionanti di un network relazionale che va oltre l’individuo” (Lo Coco, Lo Verso 2006). Possiamo perciò pensare che la trama di connessione fra Giulio e la sua famiglia non sia stata sufficientemente ordita da consentirgli di rimodellare quei codici simbolici generatori di senso, attraverso i quali entrare in relazione con il mondo e fondare una propria identità in discontinuità con quella delle proprie appartenenze. Il disturbo nell’equilibrio della rete intima di cui egli fa parte rappresenta perciò per lui un vero e proprio universo identificatorio all’interno del quale è in un certo senso rimasto intrappolato (Ferraro, Lo Verso, 2007). 88 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi 3. Il progetto terapeutico La sofferenza psichica che Giulio porta in terapia è l’espressione di una sofferenza e di un dolore di tutta la sua famiglia, una risposta terapeutica multipersonale1 può quindi essere più adeguata rispetto al solo trattamento individuale. Condividendo con Pontalti che percorsi terapeutici precostituiti non sempre consentono di raggiungere efficacemente lo spazio psichico del paziente, mentre al contrario ampliare il campo terapeutico e modificarne i setting in corso d’opera, possa garantire allo stesso una migliore possibilità di visualizzare quanto gli sta accadendo, nonché di elaborarlo e trasformarlo, valuto di accogliere la sua richiesta e di incontrarlo una volta con Carmen. Successivamente ritengo utile fare altrettanto con la sua ex moglie e dopo circa un anno si proporrà l’inserimento di Giulio in un gruppo analitico a lento ricambio, condotto secondo un setting bimodale (una seduta di gruppo settimanale della durata di un’ora e mezzo e una individuale quindicinale). Giulio e Carmen concluderanno la loro relazione e dopo qualche tempo lui e Carla formalizzeranno legalmente la loro separazione e insieme spiegheranno ai figli i motivi per i quali sono giunti a questa decisione. Anche l’assegno mensile sarà ridimensionato. In seguito si potranno pensare dei progetti terapeutici anche per entrambi i bambini, oggi ragazzi che, oltre a nutrire una profonda gelosia nei confronti non solo delle donne che frequenta il padre, ma anche dei figli di queste, i quali vengono coinvolti nella loro vita familiare, con un’estrema disinvoltura e superficialità, esprimono tutta una serie di 1 “Con il termine terapia multipersonale ci riferiamo non soltanto alle tradizionali terapie di gruppo, ma alla più ampia definizione di dispositivi di cura e progetti terapeutici che coinvolgono diversi soggetti ritenuti significativi all'interno dei piani di esperienza del singolo paziente” (Lo Coco, Lo Verso 2006, p.65). 89 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi disagi psicologici legati all’autostima. Dopo la storia con Carmen, Giulio coltiverà altre due passioni, che avranno però breve durata, ma non minori tormenti. Fino a che non farà la conoscenza dell’attuale compagna Enza, la quale ha una figlia Antonella. I due non vivono insieme per comune accordo: un modo per non porre mai fine alla condizione di amanti. Madre e figlia, sono comunque coinvolte nella relazione di Giulio con i suoi figli scatenando risentimenti, gelosie in considerazione delle attenzioni che lui riserva ad entrambe. Per le ragioni appena descritte vengono proposti e accettati ulteriori incontri di coppia con Carla e Giulio; questa volta co-condotti assieme al terapeuta del figlio Aldo. Nel corso di questi incontri si cerca di far dialogare la coppia genitoriale, affinché possa mutare gli equilibri di un rapporto con i figli sbilanciato: lei quella buona, accudente, che accondiscende ad ogni richiesta e lui, l’orco che, nel tentativo di imporre qualche regola, perde sistematicamente le staffe, dovendo poi ricorrere a lei. Gli incontri si protraggono per circa un anno con cadenza prima quindicinale, poi mensile ed hanno l’obiettivo condiviso di dipanare l’intreccio affettivo non solo individuale, ma anche di coppia. Cercare di scalfire l’apparente alessitimia di Carla e modulare l’impetuosità delle emozioni di Giulio non è impresa da poco; né è facile individuare il punto di rottura di una serie di processi relazionali in cui entrambi sono coinvolti, con la finalità di condividere delle linee educative comuni per i loro figli. Attraverso lo scontro ed il confronto tra Giulio e Carla si tenta di aiutarli a sviluppare e condividere dei temi culturali che possano dare senso al mondo interno dei propri figli tessendo quella trama relazionale idonea a renderli capaci di un’operazione di significazione di sé e della propria storia. Ovvero definire per loro stessi e per i bambini, dei confini, dei limiti a cominciare dall’opportunità di un proprio spazio per dormire, fino al 90 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi non celare al papà le comunicazioni da parte della scuola. Infine con fatica si riescono a calendarizzare anche le giornate in cui Barbara e Aldo avrebbero potuto fermarsi a dormire a casa del padre, piuttosto che a casa con la mamma, ponendo fine ad una continua precarietà che vedeva i ragazzini come degli eterni viaggiatori la cui meta è ignota. Inoltre si accolgono le richieste dello stesso di individuare un terapeuta per la sua nuova compagna e da lì anche uno spazio per la piccola Antonella. Successivamente anche Barbara potrà fruire di una presa in carico da parte di un’altra psicoterapeuta che, nel tempo, anche dopo un confronto con me, riterrà di incontrare anche i genitori.2 4. Un progetto terapeutico Sintetizzare il percorso terapeutico di Giulio non è semplice. A momenti di maggiore consapevolezza, una sorta di bonaccia rispetto alle burrasche emotive che lo sommergono, si alternano periodi durante i quali riesce ad emergere dall’onda e respirare. A periodi di lucidità in cui è possibile analizzare la sua aderenza ad un’immagine materna vittima sacrificale, ne seguono altri durante i quali, tollerare la positività della propria esistenza è un’operazione molto complessa e insidiosa, ma ci prova. Rinegoziare con i figli oggi adolescenti, una modalità relazionale altra, lo affatica; ora li vorrebbe più vicini perché si sente solo quando non è in preda alle sue crisi d’ansia e li evita. Aldo ha superato molte delle sue paure e pur presentando ancora 2 La scelta di non partecipare a questi incontri di coppia nasce dalla consapevolezza di un transfert negativo di Carla nei miei confronti, ritenuta evidentemente responsabile del ridimensionamento dell’assegno e della riappropriazione delle carte di credito da parte dell’ex marito. Negli anni,anche la nipote ed il fratello di Giulio, saranno inviati ad altri colleghi che ne hanno assunto il carico in seguito a vicende contingenti che fanno saltare una serie di equilibri. 91 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi delle aree di immaturità affettiva è molto più sicuro di sé ed impegnato nello studio. Rappresenta per suo padre il rispecchiamento di un Giulio piccolo solo e indifeso in balia di un mondo dove non è consentito sbagliare: “nel gruppo ci si sente protetti, ma fuori di esso la realtà è terribile come ti muovi ti tagliano in due”. Il rapporto con la figlia è ancora difficile: è come se non trovasse il modo di rassicurarla rispetto a un’ansia di vivere la propria femminilità. Attualmente lei frequenta le scuole superiori con brillanti risultati, è ormai una donna che, sebbene afflitta dal desiderio di incontrare un ragazzo con cui vivere una sessualità adulta, così come fanno tutte le sue amiche, é più consapevole di se stessa e delle sue possibilità e non più gelosa né di Antonella, né di sua cugina. Nell’autunno di qualche anno fa una componente del gruppo, successivamente ad alcune sedute in cui le interazioni con Giulio erano state faticose a causa dei suoi momenti di grande collera, pur riconoscendogli l’enorme apporto positivo nel lavoro gruppale, porta in seduta il libro di Daniel Barenboim “La musica sveglia il tempo” e chiede di poterne leggere un passo perché lo considera pertinente a quanto sta accadendo nel gruppo: “In molto musica l'espressività è data dal collegamento fra le note, che noi chiamiamo con l'espressione italiana legato. Il legato impedisce a una nota di sviluppare il suo io naturale, ovvero di diventare tanto importante da mettere in ombra la nota precedente. Ogni nota deve essere consapevole di sé ma anche dei propri limiti; le stesse regole che si applicano agli individui nella società si applicano anche alle note musicali. Quando si suonano cinque note legate, ognuna lotta contro la forza del silenzio che vuole prenderle la vita, e ognuna è in relazione con la nota che l'ha preceduta e con quella che la segue. Nessuna nota può farsi valere, cercando di essere più forte di quelle che l'hanno preceduta; se lo facesse, sfiderebbe la natura della frase 92 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi cui appartiene. Un musicista deve possedere la capacità di legare le note. Questa operazione così semplice mi ha insegnato la relazione fra individuo e gruppo. Per l'uomo è necessario contribuire alla società in maniera individuale; ciò fa sì che l'intero sia maggiore della somma delle parti. Individualismo e collettivismo non devono essere reciprocamente esclusivi; in realtà, insieme riescono a potenziare l'esistenza umana”. Sul momento Giulio interviene commentando che si tratta di un bellissimo brano, ma che è utopistico soprattutto in quanto scritto dal direttore d’orchestra che è l’emblema dell’egocentrismo e dell’esibizionismo. Poi continua dicendo che non è possibile evitare che una nota prevalga sull’altra, così come nella vita non è possibile che non ci siano prevaricazioni nei rapporti interpersonali. Conclude dicendo che ci sono solo due modi per tenere in piedi un’orchestra: avere un carisma mostruoso o terrorizzare i musicisti. L’invito del gruppo a non prevaricare, nel timore di sentirsi escluso rappresenta per Giulio una preziosa occasione di rispecchiamento empatico e non punitivo. Infatti, come ci ricorda Corbella (2003) citando Claudio Neri “il contesto gruppoanalitico ha la possibilità di innescare un ciclo positivo di proiezione e introiezione alternando e presentificando concretamente quella alterità che sola consente l’evoluzione e la crescita”. Giulio però avrà bisogno ancora di tempo per questa elaborazione e risponde continuando a tenere separati e al di fuori di sé la dimensione narcisistica e la polarizzazione “carisma” e “autorità”, aspetti che gli appartengono entrambi. Lo scorso anno sua madre si è dovuta sottoporre urgentemente ad un intervento chirurgico in seguito al quale sorgeranno complicazioni e la stessa verserà in pericolo di vita. Lui subisce una vistosa regressione alla quale si aggiungono problemi di lavoro sempre presenti, seppur alternati ad attimi di gloria. Le manifestazioni aggressive ed una 93 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi severa depressione ad esse sottostante si protraggono per diverse sedute e rendono necessario l’invio ad un collega psichiatra perché valuti l’opportunità di un sostegno farmacologico che viene prescritto. Seguono una serie di sedute in cui il gruppo diviene il contenitore della disperazione e della rabbia di Giulio. I compagni lo ascoltano in silenzio con qualche intervento confortante, ma nelle sedute individuali portano anche l’imbarazzo, il fastidio per qualcosa rispetto alla quale non riescono a reagire. Lavorando su questi aspetti, nel corso delle sedute individuali, finalmente queste difficoltà per il cliché ripetitivo di Giulio trovano una parlabilità nel gruppo. Lui è fortemente arrabbiato, offeso perché non si sente capito; un particolare astio è diretto nei confronti di una persona nel gruppo che, stava riscuotendo notevoli soddisfazioni professionali. Lui la sente molto vicina e l’ammira, ma le numerose assenze, proprio per ragioni professionali, lo fanno fortemente irritare. Anche la terapeuta è oggetto di quella aggressività in quanto, secondo Giulio, più propensa ad ascoltare i successi dell’altro, piuttosto che accogliere la sua angoscia. Appare evidente che questo non trovi riscontri nella realtà. Il gruppo s’interroga e questiona fino a far emergere la gelosia di Giulio nei confronti della relazione affettiva del fratello con sua madre dalla quale si sente escluso. E’ una seduta molto intensa nella quale emerge l’antica rivalità: l’uno considerato da sempre quello bravo, serio e affidabile, l’altro l’eterno fanciullo, paragonato al padre. Nelle sedute successive Giulio appare più calmo e racconterà che finalmente, per la prima volta, è riuscito ad accarezzare sua madre, a dirle che le vuole bene e a parlare con lei del suo rapporto con il padre. Nella stessa seduta una compagna di gruppo comunica di aspettare un bambino e la gioia di Giulio sarà enorme. Chiederà infatti al gruppo se, nonostante il suo caratteraccio, possa anche lui, come tutto il gruppo, considerarsi “il padre” di questa creatura che 94 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi nascerà. Il desiderio di Giulio di assumere una funzione paterna all’interno di una dimensione gruppale generativa, abdicando alla condizione di figlio, ritengo possa essere letto come un importante movimento evolutivo. Si ritiene infatti che egli, transitando in vari setting, abbia potuto rispecchiarsi interrogandosi sull’ interiorizzazione di una matrice familiare satura che lo ha condotto a ripetere gli schemi relazionali propri della sua famiglia di origine; schemi rigidi rispetto ai quali il margine del sé individuale di attuarne di nuovi è pressoché inesistente (Cigoli 2006): due polarità in perenne conflitto e dunque impossibilitate a dialogare. Secondo un vertice antropologico - gruppoanalitico i disturbi della personalità rappresentano un fallimento più o meno grave della dialettica tipicamente familiare tra appartenenza e separazione – individuazione (Pontalti, Menarini, 1985). Accompagnare Giulio e i suoi familiari, nella conoscenza e nella ricostruzione di una storia relazionale rappresenta ancora una sfida terapeutica. “Nella musica vige una gerarchia permanente dell’ascolto che consiste nella differenza fra voci principali, secondarie e di accompagnamento […] Quest’ultimo per quanto importante, non deve mai azzardarsi a mettere in discussione l’importanza delle voci principali. Ogni volta che si suona in un’orchestra, si devono fare nello stesso tempo due cose molto importanti. Una esprimersi, l’altra è ascoltare gli altri musicisti il che è indispensabile per fare musica” (Barenboim, 2007). Continuo ad accompagnare Giulio nel lavoro di gruppo e individuale con la “speranza” di poterlo aiutare nella trasformazione del binomio “carisma e autorità”, in quello “comunicazione e ascolto”. 95 Rivista del Laboratorio di Gruppoanalisi Bibliografia Barenboim D. (2007), La musica sveglia il tempo, Feltrinelli, Milano. Castellano R., Velotti P., Zavattini G.C. ( 2010), Cosa ci fa restare insieme? Attaccamento ed esiti della relazione di coppia, Il Mulino, Bologna. Cigoli V. (1998), Psicologia della separazione e del divorzio, Il Mulino, Bologna. Cigoli V. (2006), L’albero della discendenza. Clinica dei corpi familiari, Franco Angeli, Milano. Corbella S. (2003), Storie e luoghi del gruppo, Raffaello Cortina, Milano. Ferro A. (2010), Tormenti di anime. Passioni sintomi, sogni, Raffaello Cortina, Milano. Kernberg O.F. (2006), Narcisismo, aggressività e autodistruttività nella relazione psicoterapeutica, Raffaello Cortina, Milano. Kohut H. 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