Academia.eduAcademia.edu

Medicina historica

con il contributo incondizionato di: co-organizzato da: con il patrocinio di:

Med. Histor. - Vol. 4 -Suppl. 1 - February 2020 | ISSN 2532-2370 MEDICINA HISTORICA SUPPLEMENT Organo Ufficiale della Società Italiana di Storia della Medicina Medicina Historica is indexed in: SCOPUS Atti del 52° Congresso Nazionale della Società Italiana di Storia della Medicina A cura di: Michele A. Riva, Vittorio A. Sironi, Marta Licata, Roberto Mazzagatti Mattioli 1885 MEDICINA HISTORICA O R G A N O U F F I C I A L E D E L L A S O C I E T À I TA L I A N A D I S T O R I A D E L L A M E D I C I N A DIRETTORE RESPONSABILE DIRETTORE SCIENTIFICO DIRETTORE EDITORIALE Federico Cioni Giuseppe Armocida Marta Licata COMITATO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE Alfredo Buzzi Universidad de Buenos Aires Celine ChericI Université de Picardie Jules Verne Mike Davidson British Society of History of Medicine Peter English Duke University Ethel Felice Psychiatry Faculty of Medicine and Surgery, Medical School, Mater Dei Hospital, Malta. Elhem Hamada Hamdoun University of Tunis Victoria Angela Harden Office of NIH History and the Stetten Museum at the National Institutes of Health, Bethesda Maja Mirocevic University of Montenegro Dario Piombino-Mascali Vilnius University Roberto Martin Universidad de Barcellona Mario Picozzi Insubria University, Varese Ayse Gunbey Serifoglu Ege University Turkey Ewa Skrzypek University of Warsaw COMITATO SCIENTIFICO COMITATO DI CONSULENZA EDITORIALE E CULTURALE Mariarosa Alibrandi Emanuele Armocida Luca Borghi Serena Buzzi Gian Carlo Cerasoli Rosagemma Ciliberti Stefano De Carolis Ilaria Gorini Franco Manti Paola Binetti Giancarlo Cesana Paola Cosmacini Gianni Iacovelli Martino Ruggieri Antonino Zichichi COMITATO DI INDIRIZZO COMITATO REDAZIONALE Stefano Arieti Giuseppe Armocida Alessandro Bargoni Adelfio Elio Cardinale Paola Badino Andrea Cozza Omar Larentis Chiara Tesi Mattioli 1885 srl- Strada di Lodesana 649/sx Loc. Vaio - 43036 Fidenza (Parma) tel 0524/530383 fax 0524/82537 www.mattiolihealth.com E-mail: [email protected] 52 Congresso Nazionale della Società Italiana di Storia della Medicina 12 giugno 2019, ore 16.00 Monza, Villa Reale 13-14 giugno, ore 9.00 - 17.30 Monza, Dipartimento Medicina e Chirurgia, Università degli Studi Milano-Bicocca co-organizzato da: con il patrocinio di: con il contributo incondizionato di: ASSOCIAZIONE LOMBARDA DI MEDICINA DEL LAVORO e di ASST MONZA e ATS BRIANZA Index Volume 4 / Supplement n. 1 February 2020 Mattioli 1885 srl- Strada di Lodesana 649/sx Loc. Vaio - 43036 Fidenza (Parma) tel 0524/530383 fax 0524/82537 www.mattioli1885.com Direzione Generale Direttore Generale Paolo Cioni Vice Presidente e Direttore Scientifico Federico Cioni Direzione Editoriale Editing Manager Anna Scotti Editing Valeria Ceci Foreign Rights Nausicaa Cerioli Marketing e Pubblicità Responsabile Area ECM Simone Agnello Project Manager Natalie Cerioli Massimo Radaelli Responsabile Distribuzione Massimiliano Franzoni MEDICINA HISTORICA Registrazione Tribunale di Parma n. 20/1997 52° Congresso Nazionale della Società Italiana di Storia della Medicina - 12-14 Giugno 2019 a cura di Michele A. Riva, Vittorio A. Sironi, Marta Licata, Roberto Mazzagatti 13 Adelfio Elio Cardinale Presentazione 15 Michele Augusto Riva Introduzione Storia della sanità pubblica 16 Giancarlo Cesana Il concetto di salute: attualità, storia e aspetti critici 19 Alessandra Kiszka, Michele Augusto Riva, Stefania Di Mauro Alle radici della professione infermieristica. Gli hospitales lariani lungo l’antica Via Regina nel tardo Medioevo 21 Idamaria Fusco Il regno di Napoli e la peste nel Seicento: sintomi e rimedi 24 Gianraimondo Farina Per una nuova sanità pubblica nella Monza asburgica. Aspetti economici e finanziari in merito alla soppressione del convento di San Francesco ed al trasferimento dell’ospedale dal vecchio plesso di San Gherardo (1767- 1792) 27 Roberta Fusco I sacerdoti medici nella Milano del XVIII secolo 29 Cristina Tornali Storia della malaria 31 Cristina Cenedella, Marco Zanobio Carità, assistenza e cura a Milano: le riforme del Settecento e il Pio Albergo Trivulzio 34 Lucio Boglione Lo studio filologico applicato alla descrizione della “pestilenza” di Atene di Tucidide: dall’analisi del testo agli aspetti di epidemiologia e malattie infettive ISSN 2532-2370 Periodicità quadrimestrale Journal Director / Direttore Responsabile Federico Cioni I dati sono stati trattati elettronicamente e utilizzati dall’editore Mattioli 1885 spa per la spedizione della presente pubblicazione e di altro materiale medico scientifico. Ai sensi dell’Art. 13 L. 675/96 è possibile in qualsiasi momento e gratuitamente consultare, modificare e cancellare i dati o semplicemente opporsi all’utilizzo scrivendo a: Mattioli 1885 srl - Casa Editrice, Strada della Lodesana 249/sx, Loc. Vaio, 43036 Fidenza (PR) o a [email protected] Medicina Historica 2020; Vol. 4, Suppl 1: 31-33 © Mattioli 1885 Storia della sanità pubblica Carità, assistenza e cura a Milano: le riforme del Settecento e il Pio Albergo Trivulzio Cristina Cenedella1, Marco Zanobio2 Museo Martinitt e Stelline, Milano; 2Amici del Trivulzio Onlus, Milano Il Settecento rappresentò per la Lombardia “austriaca” un periodo di grandi riforme, in un contesto storico in cui si assistette – sulla spinta delle idee illuministiche – a trasformazioni in ambito politico, economico, culturale, scientifico e sociale, con una costante interrelazione fra i diversi ambiti, favorita da un fervore intellettuale, grazie all’azione riformatrice di matrice teresiana. Le riforme coinvolsero il sistema amministrativo ed economico (che concentrava le direzioni politiche e finanziarie del Regno), il sistema giudiziario, l’istruzione, la sanità e la beneficenza, con una sempre maggiore attenzione all’aspetto culturale, grazie ad una partecipazione attiva degli intellettuali alla vita pubblica. Grazie alle riforme e alla politica di Maria Teresa, volte alla creazione di uno Stato moderno, burocratico e accentrato, grandi furono i benefici per la città di Milano, che ebbe modo di riprendersi dai colpi subiti in passato. In questo contesto, importanti furono anche le riforme che coinvolsero il mondo scientifico ed universitario, in una fase in cui le profonde trasformazioni che la storia stava operando portavano a sostanziali cambiamenti anche nel campo della medicina, pronta ad adeguarsi ai nuovi schemi dottrinali. Si assisteva ad un intreccio fra politica e nuove idee della scienza, con un reciproco interscambio ed influenzamento. La medicina assunse così un ruolo “sociale”, portando allo sviluppo del concetto che la tutela della salute dei cittadini fosse compito di ogni buon governo, attento al bene del paese. In Lombardia si assistette ad una riforma dell’organizzazione sanitaria e degli studi medici, ad un’attenzione verso l’igiene e la politica sanitaria. La medicina non ebbe più solo il compito di curare il malato, ma anche quello di guidare i governi nelle scelte di “polizia medica”, intesa come “arte di difesa della salute”: si iniziò a parlare di prevenzione, di igiene, di salubrità degli ambienti, di alimentazione. Nel campo della Medicina si assistette ad una vera rivoluzione, che vide la “riabilitazione” dell’atto chirurgico, acquisendo una sua autonomia ed una propria dignità anche nel mondo accademico. Nacquero nuove specializzazioni, si sviluppò il ruolo della prevenzione e della medicina sociale, con il fine di superare il freno della malattia al progresso dei popoli. La medicina milanese si aprì così alla novità delle regole per un vivere salubre, della misurazione della qualità dell’aria e degli alimenti e Milano seppe trarne stimolo per il rinnovamento di molte sue strutture politiche e sociali. In questo contesto, Milano e la Lombardia furono animati da grandi nomi di medici e chirurghi, spinti ad aggiornare le proprie idee, adattando la pratica professionale al clima sociale e scientifico che si stava rinnovando. Con le riforme della Lombardia austriaca di metà Settecento, si assistette ad un graduale trasferimento sotto il controllo statale delle istituzioni di ricovero, attraverso una riorganizzazione del sistema assistenziale, finora affidato alla carità e alla beneficenza, verso un sistema volto a garantire un controllo sociale, anche nel campo dell’assistenza sanitaria. La riforma delle istituzioni sanitarie e di assistenza risentì dell’approccio scientifico, governato dal ruolo assunto dall’autorità della medicina, sempre più attenta a conservare la salute, operando nei luoghi delle grandi concentrazioni di uomini contro gli errori delle vecchie istituzioni. 32 Il medico si affiancò così al legislatore e al tecnico anche nella realizzazione dei luoghi destinati ad accogliere il malato. Ed anche il Pio Albergo Trivulzio, sorto nel 1771 in forza delle disposizioni testamentarie del principe Antonio Tolomeo Trivulzio, fu parte attiva in questo processo di trasformazione, come testimonia il “Primo Regolamento capitolarmente stabilito pel buon governo del Pio Albergo Trivulzi”, che nel 1791 affrontò in modo puntuale l’organizzazione dell’Istituto, che da luogo di profondo significato sociale si distinse anche per la cura delle patologie croniche, tenute spesso ai margini degli interessi degli ospedali dell’epoca. Il Pio Albergo Trivulzio fu così esempio di quell’intreccio fra politica dell’assistenza e della provvidenza e attenzione alla salute, promossa da una medicina in fase di aggiornamento dottrinale, di fronte alle innovazioni portate dal progresso scientifico. La lettura del richiamato Primo regolamento ci consente di comprendere l’organizzazione della vita all’interno dell’Istituto: dall’ammissione al ricovero al trasporto in infermeria per la pulizia e per dotare la persona di biancheria e vestiario, dal tipo di vitto all’organizzazione della giornata, che prevedeva attività lavorative all’interno dell’Istituto per le persone sane, dall’assistenza medica a quella farmaceutica. Le norme contenute nel Regolamento dimostrano un’attenzione verso il problema della cronicità, con una sensibilità nuova rispetto al passato, laddove gli ospedali erano soliti dedicarsi al campo delle malattie acute. Il Regolamento del 1791 rappresenta un punto di svolta, seguito alle riforme degli anni Ottanta del secolo, volute da Giuseppe II, che spinsero nella direzione di una trasformazione radicale, per l’affermazione di un completo controllo statale sui luoghi pii: nel 1784 vennero sciolti i Capitoli dei deputati, composti da ecclesiastici ed esponenti del patriziato cittadino, e vennero dati pieni poteri alla nuova Giunta per le Pie Fondazioni, attraverso l’attività di amministratori di nomina regia. A ciò seguirono le soppressioni di numerosi enti e ricoveri, la cui ridotta capacità di accoglienza, unitamente a una farraginosa gestione economica, rendeva gli stessi ormai inadeguati. L’intervento del sovrano nell’assetto degli enti assistenziali non costituiva una semplice riorganizzazione amministrativa; esso, invece, coinvolgeva ed esauto- C. Cenedella, M. Zanobio rava l’attività delle due sfere di potere che sino ad allora avevano gestito i luoghi pii: la Chiesa da un lato e il patriziato cittadino dall’altro. Gli interventi giuseppini disposero anche la concentrazione di tutti i luoghi assistenziali in quattro ordini distinti: ospedali, orfanotrofi e istituti di educazione, luoghi pii elemosinieri, ricoveri per vecchi e incurabili. Laddove mancavano, vennero create apposite strutture, come la Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso e la Casa di Lavoro Volontario, fondate entrambe nel 1784. Il ricovero di Abbiategrasso, in particolare, fu il primo esempio di ospedale per cronici e lungodegenti; collocato nel soppresso convento di S. Chiara, ristrutturato dall’architetto viennese Leopold Pollack: la pia casa accolse disabili, storpi, mutilati e coloro che, affetti “da male schiffoso”, si trovavano privi di mezzi di sostentamento ed erano costretti alla mendicità. I primi ricoverati, infatti, vennero raccolti dalle strade cittadine, mentre altri pervennero dalle corsie dell’Ospedale Maggiore e dal Pio Albergo Trivulzio, che sino ad allora li avevano ospitati. I mendicanti di professione, invece, abili al lavoro, venivano dirottati vero la casa di lavoro volontario di Milano, collocata nei locali del soppresso ospedale di S. Vincenzo in Prato presso Porta Ticinese: la sconveniente folla dei mendichi che deturpava il decoro delle vie cittadine avrebbe trovato così una “razionale” collocazione e ciò avrebbe contribuito a risolvere contemporaneamente problemi sociali e di ordine pubblico. In virtù della nascita dei nuovi enti specializzati, risale a questo periodo la trasformazione del ricovero voluto dal principe Trivulzio, che lo avrebbe in seguito qualificato esclusivamente come ospizio per vecchi. Le riforme radicali nella direzione e nell’amministrazione degli istituti assistenziali e benefici volute da Giuseppe II ebbero vita relativamente breve: nel 1791 il fratello Leopoldo II sanciva nuovamente la presenza dei Capitoli dei deputati, composti dal clero e dal patriziato cittadino, a capo dei luoghi pii. Nello stesso anno, con la dettagliata esposizione dell’operato di monsignor Daverio, regio economo, esecutore testamentario del principe Trivulzio e regio amministratore del luogo pio, si chiudeva apparentemente un’epoca densa di continui riforme tendenti a conferire un impianto sempre più pubblicistico nel 33 Carità, assistenza e cura a Milano campo dell’assistenza. In quell’anno il Capitolo dei deputati approvava il primo regolamento di gestione del luogo pio, basato sulla concreta esperienza del ventennio precedente. Non sembra esagerato affermare che questo primo regolamento rappresenta in un certo senso una sintesi dell’ideologia riformista del secolo. Al testamento stesso, la cui conoscenza risultava essenziale per l’esatto adempimento delle volontà del Trivulzio, i deputati avevano fatto seguire alcune brevi notizie storiche, articolando poi il testo del regolamento in 31 capitoli, che prendevano in esame ogni aspetto della vita amministrativa, economica e socio-sanitaria del luogo pio, a cominciare delle attribuzioni conferite al consiglio di amministrazione. Seguiva il complesso delle norme relative all’accoglienza e al trattamento dei poveri, che costituiva una parte importante nella strut- tura del regolamento stesso, anche se quella principale era occupata dalla dettagliata descrizione dell’organico del personale al completo, con la specifica delle funzioni e dei compiti per ciascuna figura, sulla scia delle riforme dei sovrani che avevano inteso creare, non solo a livello governativo ma anche nei singoli enti, apparati amministrativi moderni. Anche il regolamento del Trivulzio, come quello di altri enti assistenziali voluti o riformati per volere imperiale, fu sottoposto all’attento vaglio di Vienna, che lo approvò definitivamente. Corrispondenza: Cristina Cenedella Museo Martinitt e Stelline, Milano E-mail: [email protected]